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Autore: fandani03    13/12/2015    2 recensioni
Andò nella stanza di Oliver e gli chiese, senza giri di parole: - “Sei innamorato di Jamie??” -
- “Cosa? Marin ma che dici?” -
- “Rispondi, devo saperlo!!” -
Oliver abbassò lo sguardo, si scansò per farlo entrare e richiuse la porta.
- “Ascolta Marin, il punto non è se io sia o meno innamorato di Jamie.. il punto fondamentale è che lei.. Lei è per certo innamorata di te! Non di me, Marin. E questo, scusami, ma rende la tua domanda del tutto inutile!” –
Mi sono trovata per sbaglio a scrivere su questa storia, su un anime a mio avviso davvero bello, struggente e complesso. Per niente banale e tutt'altro che facile da comprendere ad una prima visione e in giovane età, come successe a me all'epoca.
Non mi è mai del tutto andata giù l'idea che l'eroe della storia debba per forza innamorarsi della "cattiva". Pur avendo ben chiaro il conflitto negli animi dei protagonnisti e la ragioni indiscutibili dell'attrazione tra Marin e Aphrodia, non volevo mollare la povera Jamie, bella, leale, innamorata e tifare, stavolta, per che rispecchia i canoni classici.
Ecco quindi lo svolgimento di una storia che, nell'anime forse, non è mai neppure iniziata!
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5 – Torture

Aprì gli occhi e non riuscì subito a realizzare quanto era accaduto e dove si trovava. Si sentiva ovattato, la sua mente e la sua vista non rispondevano al suo volere, non riusciva a mettere a fuoco ciò che lo circondava, se non sbiadite ombre.
Lentamente le immagini divennero più nitide, i ricordi più vividi. Un improvviso gelo lo percorse, tutto tornò a galla. Sapeva esattamente dove si trovava… e la vide, sapeva che era lei, sebbene i contorni non fossero ancora definiti.
Ed ecco che un altro calcio lo colpì in pieno stomaco, sentì spezzarsi il respiro, gli sembrava di avere le ossa del torace in pezzi.
Era durato un’ora, forse più. Dopodichè gli era parso che le percosse fossero cessate, oppure aveva semplicemente perso i sensi.
Si erano avventati su di lui come furie dopo un cenno del loro comandante. E ora sembrava volessero ricominciare. Ma un nuovo cenno di quello stesso comandante li fece smettere.
Marin era privo di forze, lucido ma totalmente incapace di reagire. La guardò dritta negli occhi. Non sapeva neppure lui cosa cercava…ma le sue emozioni così violente e rabbiose arrivarono a destinazione senza alcun dubbio, perché incontrando gli occhi del giovane Blue Fixer, il Comandante in Capo Aphrodia non riuscì a sostenerne lo sguardo.
Si voltò e lasciò la cella. Gli aguzzini che lo avevano massacrato la seguirono e si richiusero la porta alle spalle.
Il ragazzo vide farsi buio attorno a sé, si lasciò andare a terra ma non voleva perdere conoscenza di nuovo. Prima di trovarsi in quel posto maledetto ne avevano parlato, aveva già previsto tutto, sapeva che l’avrebbero catturato. Ma sperava avrebbe avuto un poco più di tempo per comunicare ai suoi compagni informazioni utili. Non ne era stato capace, lei era stata più veloce, più furba. E lui aveva fallito. E di questo non si dava pace.

La mente di Aphrodia, nella breve ora che trascorse nella sua camera prima di fare rapporto a Gattler, era volata in quella cella più volte. L’avevano pestato fino a fargli perdere conoscenza, ma non aveva parlato. Non aveva proferito parola o suono che non fosse quello cupo e sordo dovuto al dolore fisico.
Era forte quel maledetto Marin, era molto forte, nel corpo e nello spirito.
Era stato Gattler a volere tutto questo, a lei non piaceva ricorrere a certi mezzi. L’aveva già fatto in passato, ma mai per sua iniziativa. Torturare… piuttosto avrebbe ucciso a sangue freddo. Torturare Marin.. non riusciva a credere a ciò che il suo cuore le stava dicendo. Vedere quel ragazzo steso ai suoi piedi, esanime, le aveva provocato un fitta al petto che l’aveva destabilizzata. Non doveva provare questo, no, non doveva e non poteva, eppure…aveva avuto pena di lui. Lui, il suo nemico, colui che aveva ucciso suo fratello…
Devi riuscire ad ottenere le coordinate della loro base Aphrodia, non devi avere pietà…le aveva ripetuto Gattler.

Nel mentre tutto ciò accadeva all’interno dell’ammiraglia, le truppe di Gattler erano uscite in ricognizione. Era necessario stanare gli altri membri Blue Fixer, era certo fossero in agguato.
I velivoli dei Blue Fixer furono scovati e assaltati, il combattimento fu molto lungo e duro, resistettero in ogni modo all’attacco del nemico, ma erano consapevoli che senza Marin, senza poter formare il Baldios, non avevano speranze.
- “Non resisteremo ancora a lungo, ci abbatteranno…ma che diavolo di fine hai fatto, Marin!” - disse Oliver, imprecando ad alta voce.
- “Sono passate almeno ventiquattro ore, Oliver..” - aggiunse un’accorata Jamie.
- “Lo so, Jamie, avremmo dovuto avere sue notizie a quest’ora.” -
- “Non ha senso rimanere qui ad aspettare, dobbiamo fare qualcosa…” -
- “Cosa vorresti fare?” -
- “Dobbiamo andare a cercarlo…dobbiamo entrare nell’ammiraglia di Gattler…” -
- “E’ una pazzia, ci catturerebbero e sarebbe la fine per noi e anche per Marin.” -
- “Oliver, Aphrodia non aspetta altro che ucciderlo, quanto pensi sopravviverà ancora se non interveniamo?” -
- “Dovresti fidarti di lui, sa quello che fa…” -
- “Mi fido di lui, ma sento che qualcosa è andato storto, altrimenti si sarebbe messo in contatto con noi…non ricordi cosa ci siamo detti?” -
A quelle parole Oliver si rabbuiò. Sapeva che Jamie aveva ragione, sapeva che non avere sue notizie non era buon segno. Sapeva che tutte le possibilità da loro preventivate prevedevano anche un rischio del genere. Ma cosa potevano fare? Jamie si sarebbe gettata nel fuoco per Marin, in fondo ormai a questo si era rassegnato. L’idea che le succedesse qualcosa però lo turbava profondamente, ma sapeva anche che la ragazza non avrebbe trovato pace senza riuscire a ritrovare il suo Marin. E in fondo lui stesso era in ansia.
- “D’accordo, dirò a Raita di tenere occupati gli apparecchi nemici almeno per un po’, proveremo ad entrare nell’Ammiraglia, ma ci cattureranno, ne sei consapevole?” -
- “Sì, ma dobbiamo farlo…glielo dobbiamo Oliver, lui ci ha salvato la vita innumerevoli volte!” -
- “D’accordo allora, ehi Raita mi senti…aaahhh accidenti…!” – sussultò, incassando l’ennesimo colpo che li aveva raggiunti.
Non ebbe tempo di comunicare con l’amico che un raggio proveniente dalle navicelle nemiche li aveva catapultati a pochissima distanza dalla nave madre.
Sembrava un segno, sembrava il momento da cogliere. Oliver lanciò il Baldiprice a tutta velocità e l’apparecchio finì per schiantarsi contro la rampa di accesso dell’ammiraglia. Precipitò e slittò fino a fermarsi dopo aver roteato su se stesso.

Il piano era certamente quello di penetrare all’interno dell’ammiraglia, ma quando si riprese dal violento atterraggio e vide Oliver privo di sensi, si rese conto che le cose le erano state facilitate. Aveva già deciso che lo avrebbe messo fuori combattimento se fosse stato necessario. Sacrificarsi in due non aveva alcun senso. Sperava solo che rimanesse nascosto e che non lo trovassero.
Si catapultò fuori dal Baldiprice senza pensarci un attimo, consapevole che li avrebbe trovati lì ad aspettarla.
Voleva salvare Marin a tutti i costi. Forse stava agendo d’impulso, si stava attenendo al piano ma non completamente. Come già in passato, Marin l’avrebbe odiata per questo? Ma si chiese come avrebbe potuto agire diversamente, come avrebbero potuto aiutare Marin? Il contatto radio non c’era stato, era evidente che aveva bisogno di loro. Ma più di ogni altra cosa, lei aveva bisogno di lui. Perderlo, ora, non era immaginabile.
I soldati di Aphrodia le si pararono di fronte, le puntarono le loro armi addosso e la giovane Jamie non poté far altro che alzare le mani in segno di resa.
Una mano la raggiunse dietro la nuca e la costrinse ad inginocchiarsi, le legarono i polsi dietro la schiena e la trascinarono via.

- “AH AH AH! Quindi tu saresti una Blue Fixer?? Ma davvero? E da quanto ho potuto comprendere... sei innamorata di Marin..” - la voce del gelido Gattler risuonava potente nella sala del trono. Jamie giaceva inginocchiata di fronte a lui.
- “Io non risponderò mai alle tue domande..” - rispose intimorita ma risoluta.
- “Sta’ zitta! Non osare rispondere in questo modo a Sua Altezza!” - il Comandante in capo la schiaffeggiò con violenza. La ragazza cadde a terra con un gemito.
Aphrodia si rese conto che non riusciva a trattenersi e non poteva per giunta fare a meno di osservarla.
E’ molto bella, è assai probabile che anche Marin si sia innamorato di lei.
Pensò tra sé. Un pensiero che, si rese conto, le portava confusione, non era certamente il momento per soffermarsi su tali sciocchezze.
Fu la voce del Comandante supremo a distoglierla dai labirinti in cui la sua mente era andata a cacciarsi.
- “Bene, questo loro sentimento lo sfrutteremo a nostro favore!! Giusto Comandante Aphrodia?” -
- “Oh, sì, ovvio Altezza. Questa sciocca terrestre sarà il nostro asso nella manica…” - sorrise fredda e sprezzante, rivolgendo a Jamie il suo sguardo più cattivo. Voleva intimorirla e rimanere salda su se stessa, ma sapeva che la presenza di quella ragazza aveva alterato un equilibrio che credeva di aver creato. Quello interiore probabilmente..

Jamie Oshino rimase inginocchiata in quella posizione per ore.
Le sembrò fosse passata un’eternità quando finalmente lo vide. Il suo cuore si fermò per qualche frazione di secondo quando si rese conto che era ricoperto di sangue e lividi. Incontrò i suoi occhi che finalmente si rivolsero verso di lei. Era palesemente provato. Oh Marin, cosa ti hanno fatto…Marin… Il suo cuore aveva accelerato, traboccava di emozioni, avrebbe voluto correre verso di lui.

Sentimenti simili, quelli di Marin. Quando la vide, ai piedi di Gattler e Aphrodia, sentì quasi il suo sangue accelerare nelle vene, correre più veloce, farsi più caldo. Una rabbia quasi cieca lo stava assalendo. Dovette far ricorso ad ogni forza interiore per mantenere saldi i nervi.
I suoi sensi erano ovattati dalle torture subite, dal dolore diffuso che provava.
Ma ciò che vide era chiaro. Jamie…ma che diavolo…
Aphrodia teneva la sua arma puntata contro la ragazza.
- “Caro Marin..” - Gattler si rivolse al Blue Fixer utilizzando un suadente tono introduttivo di ciò che, in poche parole ancora, sarebbe diventata una minaccia. Un ricatto ovvio e prevedibile che sia Marin che Jamie si aspettavano dal momento in cui erano stati catturati - “..sono lieto di darti un’altra opportunità...mi sono a lungo domandato se potesse mai esserci un modo per farti parlare...e la risposta è apparsa davanti ai miei occhi improvvisamente! Ah ah ah..” – quella tetra risata risuonò nella grande sala provocando una diffusa eco. Un profondo silenzio li attorniava.
Lo sguardo di Gattler incontrò quello del suo giovane nemico, consapevole di aver colto nel segno, e continuò - “ …e non dubito che sarà molto facile per te, ora, riferirmi con calma le coordinate della vostra preziosa base terrestre. Non è così, Marin?” - mentre le ultime parole uscirono dalla bocca di Gattler, Aphrodia prese Jamie per i capelli, tirandola a sè con un braccio premendo con ancora più decisione la pistola sulla tempia.
La ragazza emise un grido soffocato.
I due giovani si scambiarono uno sguardo prolungato. Gli occhi di Marin mal celavano rabbia e preoccupazione. Già in passato Jamie aveva commesso errore con gesti istintivi, ma questa volta sapeva che non poteva essere arrivata fin qui da sola, l’aveva affidata ad Oliver ed era certo che lui non le avrebbe certamente fatto rischiare la vita in modo così insensato. Erano stati catturati, abbattuti, chissà cosa ne era di Oliver.
- “Marin…non devi dire niente, non credere a ciò che dicono, mi uccideranno lo stesso. Marin….perdonami, io credevo di farcela…” -
- “Jamie…” - gli uscì con un filo di voce - “non ti devi preoccupare, ce la caveremo..” -
Non riuscì a dire altro, non voleva dire altro. Sperava che la loro comunicazione visiva fosse efficacie come lo era sempre stata.
Aphrodia, osservando quello scambio languido e tenero, non riuscì a contenere un moto di stizza e strattonò la giovane.
- “Adesso smettetela di dire sciocchezze. Marin, devi rivelarci le coordinate della base FS…” -
- “Non avrete da me ciò che mi chiedete….” - disse con foga.
Aphrodia caricò il grilletto della pistola e lo premette sulla tempia di Jamie.
Gli occhi di Marin lanciarono fiamme e, suo malgrado, non riuscì a non reagire:
- “Non lo farai…” - disse tra i denti, sibilando un’accorata supplica.
- “si che lo farò…” -  rispose la donna senza scomporsi.
Gattler intervenne per sedare la disputa tra questi giovani impulsivi.
- “Ti do tempo fino a domattina all’alba, hai una notte intera per pensarci. Sono certo che giungerai a più sagge conclusioni, altrimenti dovrai dire addio alla tua giovane biondina terrestre. Lascerò che Aphrodia esegua la pena capitale.
Comandante, puoi portarla via.” -
Aphrodia fece alzare Jamie e con la forza la condusse fuori affidandola ai secondini. - “Nooo, Jamieee..” -  Marin si dimenò dando fondo alle ultime forze rimaste. Sapeva che non aveva speranze, strattonato a sua volta da due soldati di S1 che lo presero e lo trascinarono via. Fu in breve condotto nuovamente nella stessa cella in cui aveva trascorso le ultime ore.

La voce di Gattler che la richiamava verso di sé la costrinse a lasciare Marin ai secondini. Sapeva cosa stava per dirle e scelse di precederlo.
Quel pensiero continuava a girarle in testa.
- “Ho fatto proprio le tue stesse riflessioni, Aphrodia, non avevo dubbi che anche tu avessi le mie stesse perplessità. Soldati così esperti che si fanno catturare tanto ingenuamente? Certo, la cosa è poco chiara, e certamente sospetta..” – si strofinò il mento e si lasciò andare appoggiandosi sul suo robusto e imbottito schienale.
- “..devi farlo parlare…costi quel che costi. Hai capito, Aphrodia?!” - alzò di colpo lo sguardo ad incrociare quello di lei, la quale sbarrò gli occhi ma al tempo stesso non manifestò alcuna oscillazione.
- “Sissignore…” - si mise sull’attenti, battendo i tacchi. Come faceva sempre. Non avevi dubbi che il suo scopo di vita era obbedire a quell’uomo. E anche in quella circostanza avrebbe fatto ciò che le era stato ordinato.

Tornò nelle sue stanze, percorrendo i lunghi corridoi della loro astronave, con sguardo basso.
Marin doveva morire, sarebbe morto, lei ne era certa, doveva solo capire come e quando.
Forse però poteva farlo assistere prima alla morte della sua amata. La sua amata…Jamie.
Incredibile, Marin….ma come ti è venuto in mente di innamorarti di quella ragazza?
Scosse la testa, suo malgrado, rivelando, seppur celato dietro agli occhiali e al cappello, un sorriso amaro che raccontava mille sfumature.
Si richiuse la porta alle spalle. Aveva oltrepassato due uomini che si trovavano lì  fermi, di guardia di fronte al suo alloggio, e che le avevano rivolto il saluto militare. Era così da sempre.
Si tolse il cappello e i suoi lunghi capelli color nero corvino scesero avvolgendo le sue spalle. Si sbottonò la giacca e la lasciò cadere a terra. Non aveva tempo per pensare a sé, ma aveva bisogno di una doccia che le schiarisse le idee.
Il profilo di un corpo di donna apparve di fronte al grande specchio della sua spartana camera da letto.
La sua bellezza era accecante, osservandosi sembrò quasi esserne consapevole, ma altrettanto consapevolmente sapeva di non aver mai potuto, o forse voluto, donare il suo corpo a nessuno. A nessuno…o quasi.
Gli occhi freddi di Gattler, su di lei quasi bambina, le apparvero per un istante, ma se ne andarono subito, sostituiti da quelli azzurri dell’uomo che aveva giurato di uccidere. Scosse la testa. Si osservò ancora un attimo allo specchio, era inquieta. Sentì nuovamente quella sensazione percorrerla, la stessa che aveva provato quando si era trovata di fronte al ragazzo, privo di forze e incapace di reagire. Una sensazione che per lei si definiva in un solo modo: debolezza.
Ma si stava rendendo conto di non riuscire ad evitarlo. E a questa morsa doveva riuscire a sfuggire a tutti i costi.
Afferrò l’accappatoio in fretta e si diresse verso la sala da bagno. Rimase sotto l’acqua fredda per diversi minuti, dopodiché si lasciò andare ad una lunga immersione calda che le fece da balsamo per tutto ciò che dentro di lei era in subbuglio.

Dopo aver chiuso il rubinetto dell’acqua, con il vapore ancora caldo che aveva riempito la stanza, si avvolse nel suo caldo accappatoio, uscì dal bagno e a passi svelti si recò verso la porta d’ingresso. Aprì solo un piccolo spiraglio dal quale ordinò a gran voce: - “portatemi il prigioniero!” -


 

Nota: aggiungo un paio di osservazioni che prima non ho avuto tempo di inserire...
I capelli di Aphrodia: sono verdi, lo so! Nella mia realtà, un filo più reale di quella dell'anime, ho avuto difficoltà a defnirire i capelli...Verdi! Quindi mi sono orientata sul nero corvino, che vogliono essere comunque appariscenti e in contrasto con il biondo pure un po' slavato della povera Jamie!
Altra cosa: Gattler....lo so che è Gattler, ma forse per influenza involontaria mentre scrivevo mi sono trovata ad immaginare la faccia di Desslock, il cattivo con la faccia blu dei "guerrieri delle stelle. - Starblazers", qualcuno se li ricorda? Vi ricordate come parlava Desslock? Il doppiatore? Ecco, per me in questa storia, Gattler ha quella voce, calma, suadente e distaccata sempre e comunque!
Ultima precisazione...Jamie è indubbiamente spesso impulsiuva, quindi volente o nolente combina cose che non sono propriamente utili alla causa. Ma non tutto è come sembra...e prometto che smetterà presto di essere la palla al piede dell'eroe Marin!

 
  
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