Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Celiane    13/12/2015    1 recensioni
Esiliato sulla terra.
Cacciato dal Paradiso.
Allontanato dai suoi fratelli.
L'Angelo custode dei giardini dell'Eden ha giurato vendetta nei confronti di chi l'ha privato delle sue ali, non importa a quale prezzo.
Dopo duemila anni Fylake ha finalmente la possibilità di vendicarsi, di impedire la risalita del signore dei demoni, di colui per cui aveva deciso di sacrificare tutto... Poco importa che questa ultima battaglia potrebbe decidere le sorti del mondo
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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Il ragazzo si svegliò di soprassalto, la pallida luce lunare filtrava dalla finestra della camera illuminando la sua fronte madida di sudore.

Aveva fatto di nuovo quello strano sogno, quell'incubo che ormai da qualche notte lo perseguitava, poteva sentirle ancora sulla sua pelle quelle fiamme bruciare incessantemente, quelle voci a lui familiari urlare di dolore, grida strazianti che gli offuscavano la mente e lo confondevano. Erano sensazioni sin troppo vivide e nonostante fosse consapevole si trattasse di mera immaginazione non riusciva a scacciarle dai suoi ricordi, poteva quasi sentirsi quel calore asfissiante togliergli il respiro sebbene intorno a lui non vi fosse che il silenzio della notte.

Lo sguardo del ragazzo percorse i profili dei mobili di quella stanza in cui dormiva da quando aveva memoria, per qualche secondo i suoi occhi si soffermarono su quel letto vuoto poco lontano dal suo, le lenzuola erano piegate come in attesa di ricevere il proprio ospite

Un'attesa inutile

Gli sembrava quasi di poterlo ancora sentire, il lento respiro di colei che per così tanto tempo aveva condiviso con lui quella stanza, i capelli corvini che facevano capolino dalle coperte in cui era solita avvolgersi anche nelle notti più calde.

Era proprio in quei momenti di apparente tranquillità che sua sorella gli mancava immensamente, quando la caotica vita di quella casa era ancora sopita non poteva fare a meno di pensare a lei, di come la sua silenziosa presenza fosse in realtà così assordante ora che non poteva più vederla.

Era trascorso un anno dall'incidente ma ancora sua madre non aveva avuto il coraggio di mettere via tutta la roba di cui sla figlia si era circondata nel corso degli anni, quella stanza era rimasta esattamente come il giorno della sua morte, quasi che quell'eterna venticinquenne dovesse ancora varcare da un momento all'altro quella porta per svegliarlo e raccontargli i fantastici avvenimenti della giornata.

Qualsiasi cosa per sua sorella era capace di trasformare una qualsiasi noiosa giornata in quel piccolo paese di provincia in un avventura, da un casuale incontro sulla spiaggia con una vecchia conoscenza a una passeggiata in quei boschi che da piccoli credevano pieni di segreti e misteri. Probabilmente tutto questo entusiasmo era dovuto al fatto che Eve trascorreva ormai solo le sue estati nella vecchia casa di famiglia, lavorare in città per il resto dell'anno doveva arricchire particolarmente il fascino di quel posto in cui invece lui era costretto a trascorrere tutta la sua esistenza, intrappolato in una vita che non aveva mai sentito sua ma dalla quale non riusciva a liberarsi.

Era sempre stata lei quella con il talento, con le ali in grado di spiccare ill volo e portarla a raggiungere una carriera di successo fuori da quel buco, l'aveva sempre superato in tutto, sia negli studi che nelle amicizie, era sempre stata lei quella che gli altri volevano conoscere, quella su cui i genitori avevano investito facendola studiare all'estero, mentre lui si era sempre sentito avere quasi il ruolo della comparsa in quel film di cui invece avrebbe dovuto essere il protagonista.

Certe volte l'aveva quasi odiata, invidiata per quello che era stata in grado di fare mentre lui non faceva che annaspare nella sua mediocrità

Non era quasi comico, adesso, il fatto che avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro?

I rumori provenienti dal piano di sotto lo scossero da questi pensieri, lentamente si alzò in piedi mentre si dirigeva verso l'origine di quei suoni ormai familiari, per qualche secondo gettò uno sguardo sullo specchio appeso lungo la vecchia scala di legno che collegava la soffitta con il resto della casa.

Le prime luci dell'alba illuminavano la striscia di vetro in corrispondenza del suo viso, due occhi verdi e dall'aria stanca ricambiarono il suo sguardo assonnato

- Ancora quell'incubo? Non è proprio da te svegliarti a quest'ora Thomas - la voce di sua madre fece capolino dalla base delle scale, Thomas distolse l'attenzione dal suo riflesso mentre raggiungeva una donna esile e dal viso scavato

- No, ho solo dimenticato di chiudere la finestra e la luce mi ha svegliato- mormorò mentre le dava un bacio sulla guancia e le toglieva dalle mani una tazza di thè fumante. Non aveva intenzione di farla preoccupare ulteriormente, quell'ultimo anno era stato pesante per tutti gli abitanti di quella casa e l'ultima cosa di cui sua madre aveva bisogno erano nuovi problemi di cui occuparsi

- Thomas - un sussurro provieniente da una sedia accanto a lui catturò la sua attenzione, un'anziana signora gli sorrideva in modo affettuoso, il viso rugoso illuminato dalle prime luci del mattino

- Nonna buongiorno - esclamò il ragazzo mentre le circondava le spalle in un abbraccio. Non erano molte le mattine in cui sua nonna era in grado di ricordare il suo nome, giorni del genere assumevano immediatamente un significato particolare

- Hai svegliato tua sorella? Doveva accompagnarmi al mercato stamattina e non voglio fare tardi- il sorriso si spense sulla bocca del ragazzo, poteva sentire sua madre sospirare alle sue spalle, era come se una lama infierisse su una ferita ancora non rimarginata.

- Mamma Eve è stanca appena si sarà alzata scenderà stai tranquilla, lasciamola riposare- il tono di sua madre era vuoto, privo di emozioni, avevano provato più volte a spiegarle che non avrebbe visto più il viso allegro della nipote scendere quelle scale come di consueto, ma provocare quel dolore immenso ogni giorno era fin troppo crudele, preferivano soffrire loro alimentando quella innocente bugia che costringerla a rivivere quel dramma più di quanto già normalmente accadeva durante quelle giornate in cui era in grado di tenersi aggrappata al presente e la sua mente non si rifugiava in qualche antro sicuro del passato.

- L'altro giorno l'ho rivista vicino quella casa, le abbiamo detto così tante volte di stare lontana da quel posto ma come al solito quella ragazza non ascolta nessuno...

- Le dirò io di non tornarci tranquilla- Thomas la interruppe mentre poggiava delicatamente la tazza sul tavolo, ormai era abituato ad assecondare quella storia, d'altra parte se anche un luogo può avere dei ricordi, la vecchia casa sul promontorio sarebbe stato il posto perfetto per essere infestato dal fantasma di sua sorella.

Se per i bambini del villaggio quel rudere rappresentava la perfetta prova di coraggio, per i più adulti era un luogo perfetto dove appartarsi o semplicemente dove trascorrere delle ore tranquille, durante le calde giornate estive anche Eve amava leggere all'ombra della grande quercia che svettava nel giardino della vecchia villa e se non fosse stato per lui anche quel fatale pomeriggio sarebbe stata li a sfogliare Dostoevskij o qualcun altro dei suoi autori preferiti.

Per colpa sua, adesso, quei libri non facevano che marcire sugli scaffali impolverati di quella libreria.

Quella mattina l'aria era leggermente più fresca del solito, pensò il ragazzo mentre usciva di casa, si avvicinò alla bici poggiata contro la bassa recinsione del vialetto, poteva quasi sentirlo, alle sue spalle, uno sguardo fisso sulla sua schiena, non aveva bisogno di voltarsi per capire a chi appartenesse, sentiva il peso della sua disapprovazione anche a quella distanza

-buongiorno papà- mormorò mentre faceva forza sul pedale e si allontanava da quella casa.

Dal giorno dell'incidente non gli aveva più rivolto la parola, non poteva biasimarlo, d'altra parte aveva ucciso la sua figlia prediletta, gliel'aveva portata via all'improvviso e non era riuscito a fare nulla per evitarlo. Istintivamente Thomas si portò le mani allo stomaco, dietro il fine tessuto della maglietta poteva quasi sentire l'ispessimento della sua pelle li dove c'era la cicatrice che per sempre gli avrebbe ricordato di quella notte.

Di quel crimine per cui avrebbe sempre avuto le mani sporche di sangue

Quei momenti erano impressi in modo indelebile nella sua memoria, quei filari di alberi che scorrevano veloci al suo passaggio erano gli stessi che quella notte avevano fatto da testimoni all'incidente, quella strada che adesso percorreva velocemente era la stessa che Eve aveva percorso quella sera mentre lo andava a prendere.

Riusciva quasi ad immaginarsela, i lunghi capelli raccolti sulla testa a causa della calura estiva, mentre tamburellava sul volante cantando, al suo solito, la canzone che in quel momento passava la radio, era sicuramente scocciata di dover uscire con la macchina a quell'ora ma non era riuscita a dirgli di no quando l'aveva chiamata per essere preso dalla stazione di polizia del paese dopo l'ennesima bravata.

Erano anni che lui e dei vecchi compagni di scuola praticavano la street art, solitamente si divertivano ad imbrattare i muri della periferia ma quella notte qualche bicchiere in più del solito li aveva resi più arditi e la fatiscente rimessa delle barche vicino al porto mai era sembrata loro così allettante.

Thomas scosse la testa per allontanare il lungo ciuffo ribelle di capelli lontano dal viso, per un momento socchiuse gli occhi lasciandosi cullare dal vento e lasciando che la bici percorresse da sola il lungo viale che collegava quella zona residenziale con il centro cittadino. Mentre si inoltrava sempre più tra quelle piccole abitazioni del tutto identiche l'una con l'altra, il ragazzo sospirò sonoramente, presto quelle strade si sarebbero riempite di gente e le solite voci non avrebbero tardato a ronzargli intorno

Sarebbe dovuto uscire prima

Thomas svoltò in modo deciso per una piccola strada laterale, poco dopo si ritrovò in una larga piazza circolare, i tavoli all'aperto dell'unico bar degno di quel nome in quel paese erano già colmi di gente intenta a fare colazione, sceso dalla bici il ragazzo si diresse verso una anonima bottega quasi nascosta dall'ombra che il grande salice proiettava su quel settore della piazza, una voce lo accolse calorosamente all'ingresso

-Thomas! Ti aspettavo ieri stavo per chiamare a casa..- un uomo dietro il bancone principale lo accolse con un sorriso, era un signore sulla cinquantina, leggermente brizzolato e con un candido camice indosso

- Si ieri non me la sono sentita proprio di uscire...

-Era una di quelle giornate vero? Beh con questi dovrebbe andare meglio- esclamò poggiando sul tavolo tre contenitori di plastica colmi di piccole pastiglie bianche. Thomas conservò velocemente le pillole dentro la borsa a traccolla mentre abbozzava un sorriso nervoso

- Hai parlato con il tuo psichiatra su come modificare la terapia? E' quasi un anno che vai avanti con questo dosaggio mi sembra, ormai la situazione dovrebbe essere migliorata...

- Il dottor Atkins è in ferie, non voglio disturbarlo- disse cercando di liquidare velocemente la questione, on era la prima volta che lui o altri gli facevano questo discorso, un anno di antidolorifici in quelle dosi a volte lo confondevano ma il solo pensiero di farne a meno e dover affrontare ancora quel dolore lo faceva rabbrividire.

Non poteva certo dirgli che il dottore in questione si rifiutava da più di tre mesi di prescrivergli quei farmaci, ma ne lui ne nessun altro poteva capire quello che altrimenti gli sarebbe toccato.

Thomas chiuse alle sue spalle la porta della farmacia, automaticamente poggiò una mano sulla superfice rigonfia della sua borsa, il contatto mediato con quei flaconi lo tranquillizzava, socchiuse gli occhi cercando di ricacciare indietro quel formicolio che poteva sentire all'altezza dello stomaco

- Thomas sei forse tu?- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare, si voltò di scatto per capire da chi potesse avere origine, per un attimo rimase quasi senza parole, davanti a lui un ragazzo alto e dai capelli chiari gli sorrideva amabilmente, dietro di lui due ragazze mormoravano sommessamente qualcosa di cui, temeva, era già a conoscenza

- Non ti vedo da un sacco di tempo! Ti trovo bene! Cosa ci fai qui così presto? - Thomas sorrise timidamente, sapeva che il ragazzo difronte a lui stava mentendo, dall'ultima volta che si erano visti era impossibile trovarlo meglio...

-Ho preso delle medicine per la nonna- rispose mentre distoglieva lo sguardo da quelli occhi nocciola che aveva davanti

- Tu sei tornato dal college Stuart?- chiese sommessamente mentre nascondenva la borsa alle sue spalle, quasi il ragazzo difronte al lui potesse vederne il contenuto e così smascherare la sua bugia

- Si, sono appena tornato dall' università, è stato un semestre particolarmente pesante non ho proprio avuto occasione di tornare prima...- esclamò sorridendogli, lui e Stuart erano stati per lungo tempo vicini di casa, praticamente cresciuti insieme prima che le loro rispettive inclinazioni gli facessero prendere strade diverse. Lui era il classico bravo ragazzo, destinato a seguire la strada di famiglia ed ereditare la farmacia del padre una volta finiti gli studi che l'avevano tenuto lontano da casa.

Per quanto riguardava il suo futuro, invece, aveva smesso di programmarlo già da tempo

- Dovremmo vederci una sera di queste non credi? Non ci vediamo da così tanto che dobbiamo aggiornarci su tante cose.- I mormorii alle sue spalle si fecero più insistenti, Thomas abbozzò un sorriso mentre annuiva distrattamente, con lo sguardo percorreva già la distanza che lo separava dalla sua bici, sarebbe stato superfluo accettare quell'invito, sapeva già che non appena avrebbe voltato le spalle le due ragazze gli avrebbero raccontato tutto, di quanto la morte di Eve lo avesse mandato fuori di testa, di come si fosse isolato da tutti e tutti da quella notte.

Non ricevendo alcuna risposta Stuart si morse imbarazzato il labbro, Thomas interruppe il silenzio ormai sceso tra loro congedandosi frettolosamente, stava riprendendo possesso della bici quando sentì Stuart dirgli qualcosa da lontano

- Ah e salutami Eve! L'altro giorno l'ho vista al promontorio ma probabilmente non mi ha riconosciuto- Thomas rimase a guardare il gruppo entrare nella farmacia, incapace di proferire alcuna risposta, il sangue gelato nelle vene

Era forse un sadico modo per deriderlo?

Il ragazzo era disteso sull'erba del giardino, la luce del sole filtrava tra le foglie degli alberi da frutto che suo padre aveva piantato tanti anni prima. Era come se quelle pillole avessero l'effetto di rinchiuderlo in una bolla di sapone, tutto attorno a lui diveniva più sfocato, gli oggetti perdevano il loro nitido contorno ma, al contempo, acquisivano dei colori più vividi e palesemente irreali. I rumori, i suoni che provenivano da ciò che lo circondavano erano come ovattati, si sentiva protetto in quell'isolamento, nessuno lo poteva disturbare ed anche i ricordi più dolorosi se ne stavano tranquilli in angoli oscuri della sua memoria senza minacciare di venire allo scoperto e ghermirlo nella loro crudezza.

Nella profondità di quel torpore anche il dolore che ormai era divenuto suo fedele compagno risultava dormiente, sentiva ancora la pelle del sue addome tesa e calda ma era come se il coltello che solitamente trafiggeva le sue carni si fosse acquietato e non continuasse ad infierire su quella ferita che solo apparentemente si era rimarginata.

Nonostante quella sensazione di pace apparente, un pensiero continuava a ronzargli in testa, non riusciva a scacciare le parole di Stuart dalla sua mente, frasi che si mescolavano con quelle che sua nonna aveva pronunciato quella mattina come tante altre.

Lentamente si alzò da terra, il movimento veloce rischiò di fargli perdere l'equilibrio, non sapeva se era il medicinale in circolo nel suo corpo o se effettivamente la sua fosse una scelta consapevole, eppure non riusciva a pensare ad altro: doveva andare in quella casa.

Non tornava sul promontorio da quel giorno, la vista di quel luogo che Eve tanto amava gli era quasi insopportabile ora che sapeva non l'avrebbe più trovata a leggere all'ombra di quell'albero secolare.

Lentamente si trascinava lungo l'impervia strada che portava verso quella casa abbandonata, trascinava i passi uno dopo l'altro mentre con la mano sfiorava i rami delle incolte siepi che costeggiavano l'irto sentiero.

Trascinata dal vento gli sembrava quasi di sentire la risata della sorella accompagnarlo lungo quella salita, tante versioni di Eve lo precedevano per quella strada, una bambina dai corti capelli corvini che si lamentava per essere caduta, una ragazza in bici che gli sfrecciava accanto con i lunghi boccoli neri mossi dal vento ed infine, in cima al promontorio, una sagoma che si faceva sempre più nitida, l'ultimo ricordo che aveva di lei quella notte in macchina, con la maglia sporca di sangue ed una profonda ferita sulla fronte.

Thomas sussultò mentre si asciugava il volto con il dorso della mano, cercò di scacciare dalla sua mente quei fantasmi che lo tormentavano, il profilo della vecchia villa era sempre più vicino, il vento, più forte data l'altezza, faceva tremare i rami dell'enorme quercia che dominava il cortile posteriore di quella casa ormai abbandonata.

Prima di lasciarsi alle spalle il cancello arrugginito dal tempo, Thomas non potè non notare un piccolo particolare

Da quando aveva intrapreso quel sentiero non aveva sentito il verso di nessun uccello

Il ragazzo si guardò intorno, era sul portico di quella casa ormai da qualche minuto, le vecchie assi di legno cigolavano sotto il suo peso risuonando nel silenzio di quel giardino.

Cosa pensa di ottenere salendo in questo luogo? Era davvero convinto di trovare sua sorella in quella casa?

L'aveva vista morire, era insieme a lei la notte dell'incidente eppure non era riuscito a non appendersi a quel barlume di speranza.

Era così forte il suo senso di colpa per essere stato l'unico a sopravvivere quella notte?

Nonostante il suo giudizio fosse annebbiato dagli antidolorifici, o forse proprio per questo motivo, non poteva non domandarsi come fosse possibile che ben due persone avessero visto qualcosa di simile a Eve in quella casa.

Finchè si trattava di sua nonna dargli peso sarebbe stato da folli, per un'anziana con problemi di demenza senile vedere la nipote morta non era poi così sorprendete, ma Stuart non era il tipo da fare scherzi così crudeli, erano stati amici in passato ed era possibile che non sapesse della morte di Eve visto che il giorno dell'incidente era già tornato al college.

Cosa aveva visto?

Thomas era così immerso nei suoi pensieri che quasi sobbalzò quando il suo piede urtò qualcosa di morbido adagiato sul porticato. Era quasi arrivato nel retro della villa e la cosa che aveva calpestato rotolò qualche metro più avanti, il ragazzo si avvicinò cuorioso, era una strana massa nera e solo quando fu abbastanza vicino si rese conto di avere davanti una sorta di uccello ormai morto.

Era uno strano animale, sembrava avesse le sembianze di un corvo ma non c'era traccia alcuna delle sue ali, il dorso del volatile era come dilaniato e dalla ferita si intravedevano contorcersi alcuni vermi... il ragazzo distolse lo sguardo disgustato

Fu allora che la vide

Stava in piedi sotto la quercia secolare, la mano poggiata contro il tronco dell'albero, gli occhi chiusi ed una espressione di pace dipinta sul volto, quasi stesse ascoltando la voce di quella pianta trasportata dal vento, i lunghi capelli nero corvino danzavano mossi dall'aria seguiti dal sottile vestito nero.

Per un attimo il respiro gli morì in gola

- Eve...- sussurrò mentre arrancava verso la ragazza poco lontana, la mano protesa verso quella figura che non poteva che essere irreale.

La ragazza si voltò lentamente verso di lui, era come se non fosse per niente sorpresa della sua presenza, come se già sapesse che lui si trovava in quel giardino, che quel giorno si sarebbero visti...

Sul viso della donna si dipinse un sorriso mentre apriva lentamente gli occhi, il ragazzo si bloccò mentre la mano prima protesa verso quella figura tanto familiare ricadeva al suo fianco, quello non era il sorriso di sua sorella, quella smorfia gelida non era mai comparsa sul viso di Eve..

Poi il suo sguardo incrociò quello della ragazza, due pozzi del colore dei più profondi oceani ricambiavano il suo sguardo, si sentiva quasi sprofondare in quegli abissi disumanni blu notte, catturato in una morsa che gli mozzava del tutto il respiro...

Per un attimo, mentre il cuore stava quasi per esplodergli nel petto, riuscì a scorgere cosa c'era ai piedi della ragazza....

Una distesa di piume scure come la pece lasciavano intravedere uno stuolo di corvi senza vita, contorti in una straziante nell'ultima straziante posa che avevano assunto prima di essere trucidati.

La ragazza iniziò lentamente a muoversi verso di lui, sebbene ancora non fossero vicini la sua presenza era incredibilmente soffocante, si sentiva come travolto, come se tutto l'ossigeno fosse stato risucchiato via da quel posto

Di certo quella cosa non era sua sorella

Fu questo l'unico pensiero che riuscì a formulare prima che la vista gli si annebbiasse del tutto.

Thomas crollò a terra, il corpo pervaso dagli spasmi, mentre le tenebre conquistavano il suo campo visivo la sconosciuta portò il viso vicino al suo, le dita affusolate erano incredibilmente fredde, la pelle, quasi diafana, era talmente chiara da dare l'impressione di riflettere la luce del sole...

Prima perdere conoscenza Thomas sentì una voce limpida risuonargli nella testa

- Finalmente sei arrivato-

Era un suono che non aveva mai sentito prima di allora, talmente cristallino da non sembrare nemmeno umano.

Mentre le tenebre oscuravano il suo campo visivo, non potè fare a meno di notare un particolare: era certo fossero soli in quella casa, ma nonostante fosse sicuro di avere sentito quelle parole, la bocca della ragazza era rimasta per tutto il tempo chiusa.

   
 
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