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Autore: nephylim88    13/12/2015    2 recensioni
Mel. un marito. Un figlio. Un altro figlio in arrivo. Una vita felice, normale. Soprattutto felice. Ed è proprio qui, il problema.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Rimasi in silenzio per un tempo che mi sembrò lungo un'infinità. Sentivo il silenzio invadere i miei timpani. Il mio pesciolino si agitò ancora un po' dentro di me, prima di acquietarsi.

Mel, mi dispiace tanto, so che hai già tanti pensieri...”

Scossi la testa. Ancora non sapevo cosa pensare. Così alzai lo sguardo verso di lui. “A che punto è la malattia?”

Fortunatamente il tumore è ancora piccolo. Non è più allo stadio iniziale, ma i medici sono ottimisti. Tra una decina di giorni mi sottoporrò ad un intervento, poi mi faranno la chemioterapia.”

Non sapevo se sentirmi sollevata o infuriata. Optai per la seconda soluzione.

Perché diavolo non sei andato prima dal medico? Ma che ti è saltato in testa?”

Mel, calmati...”

Un corno! Spiegami perché hai aspettato così tanto prima di andare dal medico!”

Non pensavo fosse importante...”

Certo! Come no! Dopotutto, hai un mal di stomaco che non ti spieghi e lo trascuri! Tanto, chissenefrega di cosa potrebbe essere realmente! E a me non hai pensato??”

Scoppiai in lacrime. Lui mi accolse tra le sue braccia. Singhiozzai per un bel pezzo, fino a calmarmi. Aveva capito che ero sconvolta da tante cose tutte insieme. La gravidanza, che stavo vivendo malissimo, il fatto che non riuscivo a godermi mio figlio come avrei voluto, i miei incubi... e ora questo...

Cominciò a cullarmi.

Ti voglio bene, papà...”

Ti voglio bene anch'io, tesoro.”



Oh, amore, mi spiace tanto!” Alberto mi guardava comprensivo attraverso lo specchio, mentre si faceva la barba. Doveva uscire per una cena di lavoro. Dal salotto si sentivano le voci di Elisa e Paolo che giocavano.

Scrollai le spalle. A dire la verità non sapevo nemmeno cosa dire. Cosa si dice in circostanze simili?

Sicura di non voler venire?”

Annuii. “Sicura, tesoro.”



Mel, posso chiederti un favore?” Elisa interruppe il corso dei miei pensieri, mentre preparavo la cena per lei e Paolo.

Dimmi tutto!”

Potresti dare un'occhiata al mio compito, mentre nutro la piccola belva?”

Sorrisi. “Perché vuoi che sia io a guardare il tuo compito? Non puoi chiederlo a tua madre o a tuo padre?”

Mia madre è troppo impegnata a provarci con gli uomini delle altre, e mio padre ci ha abbandonate quando ero piccola.” quasi mi pento di averti fatto una domanda del genere.

Mi dispiace, non lo sapevo!”

Non preoccuparti, non potevi saperlo, non te ne ho mai parlato!”

Sì, ma ormai è da un pezzo che lavori qui, come minimo avrei potuto mostrare un po' di interessamento!”

Ma figurati, non è un problema! Anzi, apprezzo che tu non mi abbia mai fatto domande personali! Allora, darai un'occhiata al mio compito?”

Di che compito si tratta?”

Italiano. Scrivere un articolo di giornale su un fatto di cronaca che ci ha colpito. Personalmente, mi piace com'è venuto fuori, ma vorrei un parere esterno.”

Annuii, sentendomi anche vagamente lusingata. Lei mi allungò il foglio.

Dopo cinque minuti, glielo restituii. “Molto bello!”

Dici sul serio?”

Tieni conto che sono una capra, su questo argomento. I miei punti forti sono il disegno e la storia dell'arte. Ma mi sembra scritto bene!”

Grazie!”

Ma...” esitai “Come mai proprio quell'argomento?”

Il testo trattava di uno stupratore seriale che da un po' terrorizzava la città.

Lei scrollò le spalle. “Ho fatto alcune ricerche. Pare che 'Jack the Raper', come l'ha definito un giornalista che secondo me dovrebbero licenziare in tronco, se la prenda per lo più con ragazze della mia età. Non so, questo particolare mi è rimasto impresso. Senza contare il profilo psicologico ipotetico illustrato dagli psichiatri. Secondo loro, è probabile che 'Jack' sia un uomo piuttosto giovane, fra i trenta e i quarant'anni. Probabilmente è un uomo normale, apparentemente. Forse ha passato l'adolescenza a vedersi respinto dalle sue coetanee, e ora si rifà sulle ragazzine, essendosi accorto che ora, in confronto a lui, sono deboli e indifese.”

Un brivido corse lungo la mia schiena. “Lo sai che sei inquietante, vero?” cercai di scherzare.

Lei rise. “Sì, lo so, non è una cosa adatta a una ragazza della mia età. Ma... non so, questa cosa mi è rimasta impressa! E poi, è giusto anche informarsi, su certe cose, no?”

Le sorrisi “Farai un figurone, a scuola, te lo garantisco!”



Dopo due ore ero a letto. Elisa se n'era andata dopo aver messo a letto Paolo. Non riuscivo a dormire, mi sentivo stranamente inquieta, come se fossi in attesa di qualcosa. Il silenzio che era piombato in casa era pesante. Il caldo stava diventando afoso. Mi alzai per aprire la finestra e fare circolare un po' d'aria.

Mamma!” sentii Paolo chiamarmi con voce sonnolenta. Mi avviai verso la sua camera.

Mamma...” mi richiamò nuovamente. Ma la sua voce aveva qualcosa di strano, sembrava quasi sofferente. Cercai di accelerare il passo, ma mi accorsi che le mie gambe erano sempre più pesanti. La camera di Paolo sembrava così lontana, eppure era di fianco alla mia! Mi fermai a tirare il fiato. Poi riprovai ad avvicinarmi. A fatica , dopo un tempo quasi eterno, ci arrivai.

Mi avvicinai al lettino del mio cucciolo. Quello che vidi mi riempì di orrore. Portai la mano alla bocca, tentando di trattenere un urlo. Funzionò solo in parte, mi lasciai scappare un gemito.

Paolo era steso sul letto, le mani raccolte ordinatamente sulla pancia, il viso cereo. Attorno a lui, quasi a decorare un altare infernale, c'erano delle rose nere le cui foglie erano divorate da larve.

Cercai di trattenere un conato di vomito, mentre la mia mente pensava ossessivamente è solo un incubo, solo un incubo, uno stramaledetto, fottutissimo incubo. Mel, svegliati, svegliati, dannazione SVEGLIATI!

In quel mentre Paolo aprì gli occhi. Emisi un altro gemito angosciato. Non erano i soliti occhi verdi del mio Paolino, ma dei profondi buchi neri. Poi il corpicino del mio piccolo si levò nell'aria e prese a fluttuare davanti ai miei occhi inorriditi. Aprì la bocca. “Sei davvero sicura di conoscere le persone che ti circondano, mamma?” Poi scoppiò a ridere. Una risata acida, stridula, così diversa da quella di mio figlio. Indietreggiai, terrorizzata. Andai a sbattere contro qualcosa. Mi voltai, ritrovandomi a fissare il cane nero che già avevo visto altre volte. A quel punto urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.



Mel! Amore, svegliati!” la voce di Alberto mi riportò alla realtà.

Mi tirai a sedere prima ancora di svegliarmi del tutto. Ansimavo, sudata fradicia. Respirai a fondo. Una volta. Due volte. Una terza volta. Non mi portò la pace che speravo nella mia testa, ma almeno contribuì a calmare il mio corpo. Riuscii persino a non vomitare.

Hai avuto un incubo?” mi chiese mio marito, accarezzandomi i capelli. Annuii.

Stai meglio?” annuii nuovamente, sapendo di mentire. Guardai l'ora. Le due del mattino.

Come mai sei tornato così tardi?”

Non mi ero accorto dell'ora. Mi sono trattenuto con i miei colleghi fino a poco fa.”

Spero tu abbia passato una bella serata.” sussurrai, prima di stendermi nuovamente.

Pensavo che non avrei più dormito, ma ripresi sonno quasi immediatamente. Un sonno senza sogni.

  
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