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Autore: Queen_V_Introspective    14/12/2015    5 recensioni
Sequel di “Miedo a Perderte”
Alcune volte capita di smarrire se stessi: A causa di un lungo viaggio,
A causa di un rapporto difficile,
A causa di una separazione forzata o ad un'amnesia.
Il percorso per ritrovarsi talvolta si presenta lungo, doloroso e tortuoso.
Ma non sarà né il tempo, né un viaggio in un’era diversa, né la mancata memoria a causa di un maleficio a dividere ciò che l'amore unisce.
“L’odio è potente, ma mai quanto l’amore. Namunah gli ha cancellato la memoria, ma non ha nessun potere sui suoi sentimenti. Il tuo amore è più forte del suo sortilegio. Se riuscirai a riaccendere in lui l’amore che vi unisce l’un l’altra vedrai che ti riconoscerà.” (Miedo a perderte cap.18)
||AGGIORNAMENTO STORIA:Mercoledì||
Ringrazio Spirit99 per la disponibilità, la gentilezza e l'accuratezza nel revisionare tutti i miei testi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Akai Ito'
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***
Capitolo 4
Confusion.

***

L’odore della colazione mi inebria i sensi oltre che le narici, quasi sento il sapore del cibo che Kasumi, quando ancora vivevo insieme ai Tendo, si apprestava a preparare di primo mattino. Certe cose mi mancano. È impossibile dire il contrario, sarei soltanto meschino ed anche un bugiardo. Forse, a quest’ora per loro lo sarò lo stesso per quella lettera… mi chiedo spesso quale sia stata la reazione di Akane e soprattutto se l’abbia mostrata agli altri, conoscendola un po’. Posso ipotizzare che abbia lasciato correre le cose, che abbia nascosto la lettera e stia fingendo che tutto sia normale.
Non capisco perché quando penso a lei, sento sempre un vuoto, qui all’altezza del petto tra lo stomaco ed il cuore. Non ho una spiegazione, sono certo di non amarla, ma sono anche consapevole che l’averla ferita non mi fa sentire una brava persona anzi, mi sento sporco, meschino e doppiogiochista.
Come si possono provare tali sensazioni senza conoscere minimamente una persona?

Io conosco Akane? NO!

Questa è la risposta che ottengo ogni qualvolta pongo a me stesso questa domanda, non conosco nulla di lei, il suo cibo preferito, colore, personaggio famoso, luogo o film.
Io non so niente di niente.
E allora mi chiedo: com’è possibile sentirsi legati a qualcuno, sentirsi dire di essere l’altra metà della mela se quella mela non la si conosce?
Ho molti dubbi, ma ho preso la mia decisione, sono felice della scelta fatta e andrò avanti per la mia strada. Questo nuovo lavoro servirà a riscattarmi, a farmi dimenticare le vicende degli ultimi anni, la prigionia, Namunah ed anche Akane.
Voglio che il mio passato rimanga tale e non venga più tirato in ballo, la maledizione è stata infranta, sono un uomo libero e come tale voglio vivere. Mi dispiace per la giovane Tendo, ma non è giusto illudere qualcuno.
Oggi sono abbastanza teso e non è solo il fatto che sto per iniziare questo nuovo lavoro, tra poco so già che dovrò affrontare quella ragazza ed i suoi occhi.
Lei e le sue iridi profonde mi spaventano e non poco.
Ho visto qualcosa ieri sera, come una vecchia fiamma che riprende vita, che man mano arde di nuovo fino a divampare. Non vorrei che lei facesse pensieri assurdi su di me o magari si facesse strane illusioni. L’ultima cosa che voglio è quella di impelagarmi in una sorta di relazione con la figlia del maestro, sembra assurdo, ma ancora una volta la storia quasi si ripete con la differenza che io non voglio alcun legame e lei invece sembra celare altro dietro le sue iridi dorate.
Cerco di sistemarmi al meglio, dandomi una rinfrescata e infilando vestiti puliti, spero di rilassarmi quanto prima così da non mostrare al maestro e a sua figlia quanto io sia teso peggio di una corda di violino.
Scendo le scale adagio, anche se ci ho provato non sono riuscito a mascherare tutta la tensione.

« Buongiorno Maestro. Buongiorno Hessa. »

« Buongiorno Ranma, serviti pure. La colazione è pronta. »

« Grazie Maestro. »

« Allora mio caro giovanotto, hai dormito bene? »

« Sì, molto bene. »

« Mi fa piacere che ti sia trovato bene ragazzo, in fondo se le cose andranno come credo ti fermerai qui da noi a lungo… »

« Oh… bè… io, non so di preciso quanto fermarmi… viaggio spesso e… »

« Ma certo Ranma, so che hai viaggiato in quasi tutto il mondo, mi era parso di capire dalle tue parole di ieri che avessi intenzione di fermarti per un po’ questa volta. »

« Papà, credo che Ranma debba decidere da solo senza subire alcuna pressione su quanto e se restare qui. »

« Oh... io non intendevo di certo fare alcuna pressione. Ho solo menzionato una sua affermazione, tutto qui… convieni con me Saotome? »

« Certo. »

« Direi di iniziare la colazione allora, così da sbrigarci e dirigerci in palestra così iniziamo gli allenamenti e posso mostrarti tutto ciò che c’è da sapere per lavorare al meglio. »
 
 

 
***

 
 
La sveglia sta suonando ormai da un quarto d’ora, non riesco proprio ad alzarmi stamani, il solo pensiero di rincontrare Ranma tra i corridoi della palestra o in casa mi ha destabilizzato. Non ho mai provato una tale sensazione, tutto mi è nuovo... tutto è così strano.
Inutile provare a dormire ancora, manca poco alla colazione, credo che alzarsi e prepararsi per affrontare al meglio la giornata sia la cosa migliore.

Sperando che il meglio ci sia.

Ho paura della reazione di Ranma, per le mie parole di ieri, ho paura di quello che provo adesso e di cosa potrei provare o far trapelare dinanzi a lui. Sono confusa, e questo è solo dato dal fatto che lui mi piace o c’è dell’altro?
Non lo so.
Mi alzo e cerco il mio vestito panna di macramè, oggi voglio essere impeccabile, quello è tra i miei abiti preferiti. Sistemerò i capelli in uno chignon morbido, così da non apparire troppo in tiro, un filo di trucco e dei sandali abbinati andranno più che bene. Sono pronta per affrontare questa nuova giornata ed anche il nuovo ospite. Mettersi ai fornelli quasi all’alba mi mette sempre di buonumore, quindi decido di aiutare in cucina, voglio che sia tutto curato nei minimi dettagli da oggi in poi.
Insieme alla governante ci apprestiamo a preparare una colazione ricca di pietanze tipiche della nostra terra, ricordo bene che lui ama molto il cibo, a scuola a volte litigava con Akane per avere anche la sua razione.

Akane… Il maschiaccio…

Chissà lei dove sarà adesso, chissà perché non è qui con lui.
Persa tra i miei pensieri, non mi accorgo che ormai tutto è pronto e quasi manco solo io, per la colazione.
Finalmente mi accomodo, questa attesa è stata abbastanza snervante e piacevole allo stesso tempo, anche mio padre è già seduto e lo vedo guardarmi di sottecchi, di sicuro vorrà riaprire il discorso di ieri sera.

« Buongiorno Hessa, sveglia all’alba stamani? »

« Non avevo sonno così ho preferito dedicarmi alla preparazione della colazione. »

« Comprendo… e il motivo della tua insonnia ha per caso un nome? »

« Papà per cortesia non ricominciare con questa faccenda, ti ho già detto che… »

Le parole mi muoiono in gola, lui, Ranma, è dinanzi ai miei occhi, bellissimo.
Indossa una camicia blu ed un paio di pantaloni in tinta.
I suoi occhi brillano, mi scrutano attentamente quasi a voler cogliere cosa sia successo poco prima, per fortuna non ha avuto modo di udire molto. Non riesco nemmeno a rispondere al suo buongiorno, mio padre gioca d’anticipo tempestandolo di domande.

Che grande impiccione!

Non capisco perché si ostina ad insistere con Ranma, su quanto tempo si fermi e del perché sia qui, quasi sembra cercare una risposta a cui neanche lui stesso ha una domanda ben precisa. Per fortuna la colazione non è durata molto altrimenti quel povero ragazzo sul serio non avrebbe saputo più come sbrigarsela.
L’ho osservato quasi tutto il giorno allenarsi, allenare i bambini.
È bravissimo.
Tutto ciò che si dice sul suo conto lo valorizza anche poco a mio avviso, c’è dell’altro, qualcosa che quando si allena lo rende strano. Come se fosse altrove con la mente, qui è presente solo il suo corpo, ma la sua anima, i suoi pensieri più remoti... nessuno riesce a comprendere ove siano.

« Ciao! »
La sua voce affaticata mi fa trasalire, assorta nei miei pensieri non ho notato che lui si è accorto della mia presenza.

« Scusami, non volevo disturbare il tuo allenamento. »

« Non preoccuparti, avevo proprio bisogno di una pausa. »

« Ti va un po’ di limonata fresca?

« Limonata? »

« Sì! Limonata! Non ti piace? »

« Uhm… Certo è solo che qui non è proprio abituale offrire limonata… »

« Ah ah ah… hai ragione, tè o tisana giusto? »

« Già! » la sua risata cristallina dopo mi riempie il cuore di gioia.

« Allora preparerò un tè. Come lo preferisci? »

« Oh no, la limonata va bene, sono curioso di assaggiarne un po’. »

Gli faccio cenno di seguirmi in cucina, lui si accomoda mentre io mi appresto a preparare la caraffa, ove versare gli ingredienti per preparare una buona limonata.

« Ti starai chiedendo come mai ti ho scelto una limonata al posto di un tè o un infuso… »

« Bè in effetti… è un po’ insolito. »

« Non del tutto. Se come me sei abituato a viaggiare, saprai che ci sono culture, usanze, luoghi, cibi o bevande che alcune volte rimangono impressi nella nostra mente. Io e mio padre abbiamo vissuto a lungo in Europa, precisamente in Italia, lì la limonata è tra le bevande più diffuse. »

« Ah, non sapevo che avessi viaggiato. »

« I miei genitori hanno nazionalità diverse, mio padre è Italiano, mia madre orientale, è nata a Baghdad, in Iraq, infatti il mio nome è arabo. »

« Vero. Ha un significato particolare? »

« Sì. Hessa significa destino, Humavrah colore rosso o filo. Vedi mio padre è molto credente, ha una passione smisurata per la cultura orientale, lui adora la leggenda cinese del filo rosso del destino, e così di comune accordo con mia madre ha optato alla mia nascita per la scelta di questi due nomi. Voleva dare un significato profondo alla sua unica figlia. »

« Ah, bè è bello no? E tua madre, dov’è? »

« Mia madre è andata via quando avevo dieci anni. Lei e mio padre avevano opinioni differenti, così le divergenze e la diversità li hanno allontanati. »

« Scusami non volevo essere invadente. »

« Non preoccuparti, sono stata io a scegliere di restare con mio padre, è stato giusto così. Parliamo d’altro ti va? »

« Sì. »

« Come mai hai lasciato Nerima? »

« Io… io… »

« Non preoccuparti non voglio sapere di Akane, ero solo curiosa di sapere cosa ti ha spinto a viaggiare e lasciare una parte della tua famiglia. Puoi non rispondere se vuoi, non è un problema. »

« È complicato da spiegare, Hessa. Sono successe molte cose, fin troppe, nel corso di questi ultimi due anni. Posso solo dirti che io, Akane e alcuni amici abbiamo fatto un viaggio. Al ritorno tutto è mutato, ho sentito dentro che quella dimora e quella vita non mi appartenevano più. Così di comune accordo con Akane, sono partito ed eccomi qui. »

« Certo, è sempre spiacevole lasciare qualcuno a cui abbiamo voluto bene, a volte però è necessario per ritrovare sé stessi, il cambiamento è fondamentale per gli esseri umani. »

« Hai ragione. Ora devo riprendere gli allenamenti. Sono felice di aver chiacchierato con te e grazie per la limonata. »

« Prego, il piacere è stato tutto mio. »

Adesso inizio a comprendere che forse, dietro le sue parole vi sia tanto altro, sofferenza, dolore, angoscia. Riesco a percepire la sua frustrazione, il suo disagio e me ne rammarico. Vorrei tanto poter far qualcosa, ma l’unica cosa che per ora mi è concessa è quella di limitarmi ad osservare o ascoltare ciò che lui decide di farmi sapere quando sente di farlo.
Forse ci vorrà molto tempo, ma riuscirò ad aiutarlo e magari chissà... s’innamorerà di me.
 


 
***
 

 
Il mio malessere perenne stamani mi accompagna, mentre lentamente con movimenti faticosi tento di darmi una sistemata. Ho due occhiaie pazzesche. Cerco di trascinarmi in bagno, anche se le gambe quasi cedono al peso mentre tento di tenere in equilibrio il mio corpo avvilito. Cado rovinosamente dopo aver fatto quasi quattro passi verso la porta. Di questo passo non credo che arriverò lontano, non riesco a riprendere in mano la mia vita, ci sto provando ma proprio non va.
Ripenso a quella dannata lettera, alle sue parole che mi hanno letteralmente spezzato.

Sì, perché io mi sento spezzata dentro.

Il dolore è stato così forte e lancinante che mi sta annientando.
Avrei voglia di urlare, scappare via e dormire, per acquietare così un po’ il mio animo tormentato.
Non so neanche che scusa inventare con gli altri, la febbre o altri malanni non reggeranno a lungo, e se il dottor Tofu verrà a farmi visita, saprà per certo che sto mentendo. Devo fare qualcosa, devo cercare di apparire il più normale possibile senza destare sospetti. Non so proprio da dove iniziare, c’è troppa sofferenza qui all’interno del mio esile corpo. Riprovo ad alzarmi, questa volta con maggiore convinzione, mi aggrappo alla sedia e mi rimetto in piedi. Inizialmente barcollo, vedo la stanza girare, chiudo gli occhi un momento, devo farcela. Finalmente sembra che tutto vada meglio, la stanza ha smesso di vorticarmi intorno, riesco a fare qualche passo, man mano la mia camminata riassume un andamento normale, tranquillo, pacato ed equilibrato.

Decisamente meglio.

Dopo aver dato una rinfrescata al mio viso e una sistemata ai capelli finalmente riesco ad uscire dal bagno. Anche se il tempo è stato breve ho avuto modo di riflettere su molte cose, è inutile darsi pena per qualcosa che in fondo non è mai stato desiderato o voluto. È iniziato con una costrizione da parte dei nostri genitori, che per anni ci hanno tormentato con la loro stupida idea su di un matrimonio fatto di segreti, bugie ed inganni quasi. Abbiamo trascorso la nostra adolescenza a litigare, ad insultarci, lui verso la mia persona ha sempre provato un senso di protezione, un senso del dovere impostogli da due genitori strampalati. Nulla di più.
Mi sono illusa, anzi ci siamo illusi di aver provato altro, in quel periodo in cui le cose sembravano andar bene, in cui finalmente ci siamo dichiarati. Poi c’è stato il quasi matrimonio, anche se siamo scappati, ma lì abbiamo acquistato una consapevolezza sui nostri sentimenti.

O per meglio dire, io l’ho fatto, non so lui.

Non credo sia possibile dimenticare qualcuno che abbiamo amato, non in quel modo almeno. Non sono certa di niente a questo punto. Nemmeno più sulla realtà di questa storia, chi mi assicura che questo non sia il mondo sbagliato? Chi può confermare la verità su quale sia esattamente il mio posto nel mondo? E se mi avessero mentito?
Questo purtroppo non mi è dato saperlo e forse non potrò mai venirne a conoscenza.
Vorrei soltanto che questo senso di angoscia ed oppressione sparisse per un po’, che mi consentisse di ritornare con i piedi nel mondo reale. Lui e il suo maledetto orgoglio! Io lo odio! Quando non sapevo chi fosse, la mia vita non era forse la migliore del mondo ma almeno non ero quasi un vegetale.

Maledetto sia tu e la tua ostinazione, Ranma Saotome!

Fino ad oggi ho sperato in un suo ritorno, ma adesso mi ha ferito troppo, mi ha fatto troppo male. Non avrebbe dovuto, non so se riuscirò mai a perdonarlo ma sono certa di una cosa: nella mia vita per lui non c’è più spazio. Non posso consentirgli di calpestarmi in questo modo, di farmi star male, di regalarmi gratuitamente tutta questa sofferenza. Non mi lascio colpire più, questa è la promessa che faccio a me stessa più che a te. Vado avanti anche senza di te, lo faccio per me, perché lo merito. Ho fatto di tutto pur di farti restare al mio fianco, ho provato ad essere una buona fidanzata, ho provato a cambiare, ad esser diversa.
Tutto è stato vano.
Non so se questo sia un tuo capriccio, se tu stia fingendo di non ricordare o altro. Voglio credere che sia tutto reale, il Ranma che ho avuto modo di conoscere anni fa non avrebbe mai agito in questo modo. Il Ranma, il mio Ranma, quello che io, ho conosciuto ora sarebbe qui al mio fianco e non altrove chissà insieme a chi.
Magari hai saputo fingere, o l’odio nel tuo caso è stato più forte dell’amore. Ammesso che tu mi abbia mai amato. A questo punto io credo che tu abbia provato per me, forse, un gran bene con il tempo, ma come diceva quell’attrice che ho avuto modo di conoscere nella mia permanenza in Italia:
" Se po' vole' bene a tanti, ma l'ammore Ninnè... L'ammor è n'ata cosa! " (Sophia Loren) (1)



 
***


 
© Credits
(1) La frase sopra citata non mi appartiene, essa  appartiene all'attrice Italiana Sophia Loren, essa non è stata utilizzata con fini di lucro.
 
***
 
 
 Note dell'autrice:
Volevo scusarmi per il giorno di ritardo nel postare il nuovo capitolo, purtroppo ho avuto degli impegni improrogabili. Avviso tutti i lettori che la pubblicazione non avverrà più di Domenica ma verrà spostata al Lunedì.
Come sempre ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro che recensiscono e soprattutto ringrazio:  Spirit99  la mia dolce Beta - Reader per le dolci chiacchierate, le risate ed anche i suoi rimproveri che mi stanno aiutando a crescere e maturare stilisticamente (Nin sei formidabile).
Infine ringrazio tutte le mie dolci e bellissime Ladies! 

La storia verrà aggiornata ogni Lunedì.

Buona lettura con Affetto,
Annalucia.





 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
I personaggi Hessa Humavrah e suo Padre, Massimo, appartengono a me medesima. Io sono la loro creatrice, quindi nessuno al di fuori della sottoscritta può usufruirne senza le dovute autorizzazioni o consenso da parte mia.
La storia non è stata scritta con finalità di lucro.
 

 
 
 
   
 
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