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Autore: _miky_    14/12/2015    6 recensioni
Sequel di “Ci sei stata sempre e solo tu”.
Sana e Akito dopo non poche difficoltà sono finalmente riusciti a dichiararsi e a trovare il loro giusto equilibrio.
Ma come in tutte le relazioni dovranno affrontare nuove sfide, nuove gelosie e nuovi problemi.
Riusciranno a rimanere uniti e a superare gli ostacoli che il futuro gli riserverà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Nuovo Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO 45 ● ANNO NUOVO, VITA NUOVA...?
 
Era strano come il tempo in quel periodo stesse trascorrendo così rapidamente.
Come febbraio avesse preso il posto di gennaio da un giorno all’altro senza alcun preavviso.
Come con il tempo molte cose erano cambiate.
Già, il tempo. Non lo si poteva toccare concretamente ma si percepiva distintamente la sua presenza, osservando semplicemente l’ambiente che ci circondava.
Ogni cosa, dalla più piccola alla più grande, mutava e ognuno aveva quella sgradevole sensazione di sentirsi impotente.
Erano trascorse alcune settimane dal rientro delle vacanze invernali e Marco da quel giorno non aveva più avuto l’occasione di parlare con Sana. Le lezioni erano riprese da alcuni giorni e, fin a quel momento, credeva che il motivo di tanta freddezza fosse dovuto agli esami di metà corso.
Aveva più volte provato a telefonarle durante quelle ultime due settimane ma ogni volta era scattata la segreteria. Non aveva dato molto peso alla cosa poiché aveva immaginato quanto la ragazza potesse essere indaffarata nel recuperare le giornate perse di lavoro e di studio.
A confermare ciò era stata anche la gentile governante che lavorava a casa Kurata quando, trovandosi nei pressi della sua abitazione, aveva deciso di farle visita.

“Mi spiace ragazzo, ma Sana non è in casa”
“Sa per caso quando posso trovarla?”
“Non saprei proprio…” le rispose appoggiandosi una mano sulla guancia “Quella ragazza è sempre impegnata, vuole sempre strafare! Ti farei volentieri accomodare ma temo che passerebbero delle ore prima del suo rientro!”.
“Non si preoccupi. Le dica che sono passato!”


Pochi giorni dopo le lezioni erano ricominciate e Marco, arrivato in tardi mattinata in aula, trovò la figura di Sana poco distante da lui.
Lo sguardo di lei appariva attento e concentrato sulla spiegazione del professore e sinceramente il ragazzo non poteva che domandarsi se fosse reale o solo finzione. La conosceva fin troppo bene e sapeva quanto quelle lezioni avessero un potere soporifero.
Osservandola meglio, i lineamenti del suo viso erano tesi come se ci fosse qualcosa che la preoccupasse.
Era strano che non si era voltata a salutarlo, così per richiamare la sua attenzione compose il suo numero di telefono che qualche attimo dopo risuonò forte nell’aula.
Imbarazzatissima per aver scordato di togliere la suoneria, sprofondò rossa in viso.
Curiosa di conoscere la persona che aveva deciso di regalarle quella splendida figuraccia, andò immediatamente a visualizzare le ultime chiamate trovando il nome di Marco sul display.
Involontariamente si voltò verso di lui che come al solito ghignava salutandola con quel sorriso che solo lui poteva regalarle. Le era mancato, era inutile negarlo ma non aveva dimenticato ciò che aveva visto durante la vacanza in montagna.
Fulminandolo arrabbiata si voltò.
La resa dei conti era arrivata.
Infatti sapeva perfettamente che non appena i due si fossero trovati nella stessa stanza lui non avrebbe esitato a parlarle, e lei doveva evitare esattamente ciò.
Nessun confronto valeva dire nessuna spiegazione.
Però quanto era bello?
Violentemente sbatté il palmo della mano contro la superficie del tavolo.
Mancava un’ora alla pausa e avrebbe dovuto assolutamente correre alla porta mischiandosi nella folla.
Era la sua unica via di uscita. Si, ma per quanti giorni?
Marco rimase colpito dallo sguardo che gli aveva rivolto Sana, era diverso rispetto al solito. Le era sembrata abbastanza infastidita da tale gesto così, non appena il professore segnalò che la lezione era terminata si diresse verso di lei che, inutile precisarlo, stava scappando a gambe levate con scarso risultato visto la ressa che si formava ogni volta alla porta dell’aula.
“Rossa!” esclamò Marco raggiungendola mentre la ragazza fingeva di non aver sentito.
“Sana! Sana è forse successo qualcosa?”
Sana si voltò leggermente verso di lui.
Era estremamente tentata di urlargli contro tutto ciò che le frullava nella testa così da farlo sentire uno schifo. Proprio come si era sentita lei quando aveva scoperto il vero carattere di Marco: calcolatore e falso.
“Dai smettila di fare la bambina…” sorrise Marco “Che hai?”.
A causa di quell’affermazione, che a Sana risultò tutt’altro che amichevole, scattò in lei quel coraggio che le era mancato fino a qualche minuto fa.
“Sto bene Marco!” affermò pungente con un falso sorriso “Tu piuttosto, tutto bene?”.
Il ragazzo rimase sorpreso dal tono utilizzato dalla ragazza che titubante su cosa risponderle si limitò al “Si tutto bene”. Non voleva peggiorare la situazione visto che non conosceva il terreno di tale conversazione.
“Sono passato a casa tua ma mi hanno detto che sei stata molto impegnata…”
La ragazza si ricordò perfettamente di quel giorno. Era rientrata a casa con Rei in tarda serata e non appena fece piede in salotto, sua madre e la Signora Shimura le raccontarono della visita di Marco avvenuta nel tardo pomeriggio. Ovviamente la Signora Misako aveva iniziato a far i suoi commenti umoristici che contenevano l’ironica realtà mentre Rei cercava di capire chi fosse esattamente Marco.
“Non mi hai più richiamato”
“L’ultima volta che ti ho visto eri molto impegnato!”
“L’ultima volta?” ripeté mentre Sana ignorando tale affermazione continuava “Non volevo rovinare il tuo momento di gloria!”.
“Sana non capisco… Pranziamo insieme così mi spieghi che...” affermò Marco confuso ma interrotto dalla ragazza “Penso che hai già qualcuna disposta a farti compagnia per il pranzo, magari un’altra povera imbecille a cui rifilerai le stesse frasi con cui hai abbindolato me!”.
Il ragazzo rallentò il passo mentre osservava la figura di Sana allontanarsi da lui per proseguire nel lungo corridoio. Era rimasto totalmente basito da quella risposta sputata con tanto nervoso unito a quegli occhi che esprimevano delusione.

La mattina del primo dell’anno la testa di Marco girava in maniera vertiginosa, tanto che fece fatica ad alzarsi dal letto per dirigersi in bagno. Aveva assolutamente bisogno di farsi una doccia rigenerante. Era da parecchio tempo che non beveva così tanto da non ricordare perfettamente gli avvenimenti della sera precedente.
Il getto caldo dell’acqua riuscì a rilassare i muscoli tesi e ad alleviare quel senso di mal di testa che premeva violentemente sulle sue tempie. Si sentiva senza forze e il suo unico desiderio era quello di vomitare l’alcol ingerito poche ore fa per poi riposare possibilmente per l’intera giornata.
Mezzoretta dopo, avvolto semplicemente da un asciugamano, si diresse lentamente verso il letto che lo trovò occupato stranamente da una figura femminile avvolta nel lenzuolo.
Quello non era di certo Simon!
Che diamine aveva combinato?
Non si ricordava proprio di aver ospitato nel suo letto una ragazza… Per giunta nuda.
Nonostante la testa continuasse a girargli senza pace, non gli ci volle poi molto per capire cosa era successo. La parte difficile ora stava nel rianimarla e comunicarle senza troppi giri di parole che rivoleva indietro il suo letto e la sua libertà.
“Ciao…” sussurrò con voce rauca la ragazza aprendo gli occhi e sedendosi sul letto.
“Ciao…” ripeté il ragazzo raccogliendo il vestito per poi lanciarglielo.
“Bella serata!” affermò tranquillamente Samantha stiracchiandosi.
Dopodiché prese il vestito e si diresse in bagno mentre Marco apriva la finestra per far entrare aria fresca.
Cinque minuti dopo Samantha sistemata alla bell’è meglio uscì dal bagno.
“Senti Samantha…” iniziò a dire Marco.
“Wow… Ti ricordi il mio nome!” esclamò indifferente la ragazza mentre Marco si massaggiava le tempie seduto sul letto “Conosco la strada. Buon anno!”.
Per un attimo fu sorpreso dal corso degli eventi, non si aspettava tale reazione. Credeva che liberarsi da quella situazione fosse più complicato invece, fortunatamente, anche per Samantha quella notte era stato solo del buon sesso.


Come faceva a sapere di lui e Samantha?
Una cosa era certa però: Sana era estremamente gelosa di lui.
Il solito ghigno di Marco ricomparve sul suo viso.
Sapeva perfettamente cosa doveva fare.
 
***
 
In quel freddo e nuvoloso pomeriggio di febbraio, l’esile figura di Alex attendeva impaziente fuori dalla palestra di Akito.
Il viso sorridente era avvolto nella sua sciarpa di lana nera che la proteggeva da quell’aria gelida che aveva portato oscuri nuvoloni di pioggia che presto si sarebbero scaricati in città.
Era strano, finalmente dopo molto tempo si sentiva realmente felice. Dopo mesi impegnativi era riuscita con gran successo a superare l’esame pratico di guida.
Aveva comunicato immediatamente la notizia alla madre che naturalmente fu orgogliosa della promozione della figlia; per non parlare di Daniel. La ragazza infatti durante la breve telefonata aveva potuto udire distintamente le urla del fratellino.
“Evvai! Ora Alex non avrà più scuse nell’accompagnarmi a casa dei miei amici!”
Sorrise maggiormente nel ricordare ciò e automaticamente strinse ancora più forte il documento che teneva tra le mani.
“Sbaglio o quello che vedo è un sorriso?!” domandò improvvisamente una voce maschile.
“Akito!” esclamò la ragazza ricomponendosi “Mi hai spaventato!”.
“Ora ti riconosco…” ghignò Akito.
“Forza muoviti. Ti do un passaggio!” gli rispose staccandosi dal muretto e dirigendosi verso il parcheggio.
“Sei diventata un Facchino?” inarcò un sopracciglio il ragazzo mantenendo un’espressione divertita.
“Akito non l’hai ancora capito?” gli rispose decisa voltandosi di poco “Ovviamente guiderò la tua macchina!”.
“Mi hai preso per un istruttore di guida?” le disse raggiungendola.
“No, perché dici così?”
Il ragazzo, dopo aver aperto il baule della sua automobile per appoggiare il borsone della palestra, alzò gli occhi al cielo mentre lei, lì accanto, lo guardava con un piccolo ghigno mordendosi il labbro inferiore e senza aspettare ulteriormente, gli mostrò orgogliosa la patente ricevuta quel primo pomeriggio.
“Beh, non mi dici nulla?”
“Si…” affermò dopo un attimo di sorpresa “Ora non potrò più uscire di casa tranquillo!”.
“Stronzo!” si difese Alex dandogli un pugno sul braccio.
“Dai muoviti!” ghignò Akito lanciandole le chiavi della macchina.
Alex con un ghigno di vittoria salì nell’autovettura e ingranando la marcia uscì dal parcheggio per immergersi nel traffico cittadino mentre Akito, nascosto dal cappuccio della sua felpa, continuava a rivedere nella sua mente il sorriso di lei che per caso era riuscito a cogliere.
Quel sorriso così dolce e rilassato che era avvenuto senza alcun sforzo.
Quel sorriso così reale che si rifletteva nei suoi occhi.
Non avrebbe mai scordato il sorriso della ragazza dagli occhi blu.

Il tuo sorriso dolce è così trasparente
che dopo non c’è niente.
È così semplice.
Così profondo che azzera tutto il resto e fa finire il mondo.*
 
***
La cosa splendida del parlare con gli occhi
è che non ci sono errori grammaticali.
Gli sguardi sono frasi perfette.
(A. Sorge)

Sana e Akito il pomeriggio seguente si erano incontrati per dirigersi in un negozio di mobili e arredamento situato fortunatamente a pochi chilometri dal loro Paese. I lavori di ristrutturazione erano ormai cominciati e, siccome Sana si intendeva ben poco di edilizia, spettava ad Akito il compito di discutere con i vari operai sui vari lavori da eseguire. Non si poteva però dire che Sana rimanesse fuori da tali conversazioni; infatti la maggior parte delle volte si intrometteva esprimendo i propri dubbi e desideri al suo fidanzato che ovviamente il continuo cambiare di idee lo rendeva maggiormente nervoso.
Inutile dire che quella giornata sarebbe stata tutt’altro che tranquilla. Infatti si trovavano già nel terzo negozio e la scelta del mobilio ovviamente era risultato più complesso del previsto. I due ragazzi ogni qual volta si erano soffermati ad osservare aspetti estremamente diversi: Sana si basava principalmente sullo stile e il colore dei mobili mentre al contrario Akito guardava attentamente prezzi e misure, dettagli che alla ragazza risultavano evidentemente poco importanti.
Dopo aver fatto per la seconda volta il giro dell’intero negozio e aver acquistato alcuni attrezzi utili per la ristrutturazione, Sana e Akito decisero di alleggerire la giornata optando per un aperitivo in un bar situato sulla via principale della loro città.
Erano già stati in quel locale frequentato prevalentemente da giovani che molto probabilmente venivano a trovare le belle cameriere oltre che per guardare in compagnia le partite sportive trasmesse in diretta.
“Oh che meraviglia!” esclamò al settimo cielo Sana mentre appoggiava il suo cappotto sulla sedia “Hanno appena portato alcune prelibatezze al bancone!”.
“Kurata siamo appena arrivati… Cerca di contenerti!” la rimproverò Akito sentendosi osservato dalle persone intorno a loro.
“Ho fame!” si lamentò la ragazza “È tutto il giorno che camminiamo e non abbiamo ancora ordinato niente!”.
“Chissà perché!” affermò sarcasticamente Akito.
Con le guance gonfie per la frecciatina appena rivoltale, Sana era già pronta alla risposta quando fortunatamente la cameriera arrivò sorridente per l’ordinazione.
“Akito!” lo chiamò con una punta di rimprovero non appena la sorridente ragazza si allontanava.
“Vado a prenderti da mangiare…” le disse dolcemente alzandosi dal tavolo e lasciandola perplessa per tale gesto.
“Veramente io… Oh vabbè! Grazie Hayama!” sorrise la ragazza apprezzando quell’improvviso gesto.
Sana nel frattempo approfittò per rispondere velocemente ai messaggi del gruppo creato con le sue più care amiche e, dopo averle aggiornate sul corso della giornata rimise il cellulare nella sua comoda tracolla. Si riaccomodò meglio sulla sedia e in un attimo incrociò gli occhi dell’ultima persona che aveva voglia di vedere. Lui. Marco.
Ciò che provò in quel momento fu davvero orribile. Si sentiva come paralizzata dal suo sguardo attento e spavaldo e molto probabilmente Marco si era accorto di lei già da prima che Akito si alzasse.
Sconvolta e sorpresa per l'incontro inaspettato, Sana rimase immobile ad osservare i lineamenti sereni presenti sul suo volto. Non sorrideva come al solito e ciò sbalordì maggiormente la ragazza che lo fissò con maggior interesse. Non era sicura, ma sembrava che la stesse sfidando in qualcosa che per ora non era riuscita ancora a cogliere fino a quando un’esile figura dai lunghi boccoli biondi non gli si avvicinò sorridente stampandogli un affettuoso bacio sulla guancia che lo invitava ad uscire dal locale.
Inutile dire che rossa dall’imbarazzo e dalla gelosia che ovviamente si ostinava a non ammettere, Sana abbassò lo sguardo.
“Non è ancora arrivato da bere?!”
“Oh cosa?” si spaventò Sana “Ah no, non ancora!”.
“Sei più strana del solito…” commentò preoccupato Akito da tale atteggiamento.
“Ma che dici sono solo stanca!”
“Anch’io… “ deviò il discorso il ragazzo scrollando le spalle.
“Ti va di fermarti da me stasera Akito?”
“Credevo dovessi svegliarti presto domani!” ghignò.
“Se non puoi non fa nulla…” affermò giocherellando con la cannuccia del suo drink appena arrivato.
“Non ho detto questo” sottolineò Akito.
“Allora posso prenderlo come un si?” gli domandò guardandolo attentamente con quegli occhi grandi.
“Cosa mi dai in cambio Kurata?!” scherzò malizioso.
“Hayama! Sei sempre il solito!” esclamò dandogli un buffetto sul braccio ma felice che quella sera si sarebbe addormentata tra le sue braccia.

Ci sono certi sguardi di donna
che l'uomo amante non scambierebbe
con l'intero possesso del corpo di lei.
(Gabriele D'Annunzio)

 
 
* L’ultima notte al mondo – Tiziano ferro




Auguro a tutti un sereno Natale e un felice Anno nuovo!
Un bacione.

Miky


 
  
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