14)I'm sorry, I can't be
perfect.
Leah
p.o.v.
Non
mi era mai capitato un caso del genere e sono un po’
preoccupata.
Ok,
c’è stata Sofia l’anno scorso, ma
lì si trattava solo di suturare perché per
fortuna non aveva perso troppo sangue.
Oggi
devo trovare il modo di calmare una ragazza che vuole morire e che
nemmeno
quattro ragazzi grandi e grossi riescono a tenere del tutto calma. Devo
trovare
una soluzione e non c’è certo parlarle
perché dubito che mi ascolterebbe.
Prendo
la mia decisione in dieci secondi: scendo dal pullman e busso
furiosamente a
quello dei Pierce The Veil.
Un
Jaime sorpreso mi apre la porta.
“Leah,
cosa…”
“Chiamami Delilah, è urgente!”
Lui
deve capire che non sto scherzando perché la rosa arriva
subito.
“Cosa
succede, Leah?”
“Asia ha scoperto di essere incinta ed è andata
fuori di testa. Sta avendo una
crisi isterica, prima ha tentato di buttarsi in mezzo
all’autostrada e solo
Jacky l’ha salvata.
Ho
bisogno del parere di una collega.”
Sputo tutto d’un fiato.
“Ok,
ho una siringa e un calmante nella mia borsa da medico. Adesso le vado
a
prendere, tu va a comprare calmanti e ansiolitici.”
“Va bene.”
Lei corre dentro e prende la sua valigetta nera da medico,
io mi dirigo al
convenient store seguita da Mike.
“Ma,
è vero?”
“Dannatamente vero, la situazione mi è sfuggita di
mano. Faccio schifo sia come
medico che come essere umano.”
“No. Le hai parlato pima che impazzisse?”
“Sì, le ho detto di fare degli esami e che
comunque sarebbe stata una buon
madre, ma dubito che lei mi abbia ascoltato.
Dovevo
accorgermi prima che le cose non andavano!
Se l’avessi fermata…Forse comunque non sarebbe
cambiato nulla, non avevo
ansiolitici o cose del genere con me. Mi sono informata sulle schede
dei
ragazzi e sembrava che nessuno ne avesse bisogno così non li
ho presi.
Per
evitare tentazioni…
Cazzo,
avrei dovuto prenderli invece.”
Entro
nel convenient store e punto la zona dei farmaci, dico il nome di un
paio di
ansiolitici alla donna al bancone e le mostro il mio tesserino da
medico.
Lei
lo esamina con una lentezza e una meticolosità irritante, se
qualcuno stesse
per morire per colpa sua non potrei comprargli le medicine che gli
servono!
Alla
fine mi dà quanto richiesto e io esco dal negozio,
maledicendola mentalmente.
Saluto
Mike con un bacio e torno al mio pullman, i ragazzi sono tutti seduti
in
salotto.
“Come
va?”
“Delilah
le ha fatto un’iniezione e adesso stanno parlando. Secondo
lei tra poco
dovrebbe addormentarsi.”
“Scusatemi,
ragazzi.
La
situazione mi ha presa in contropiede e non sapevo cosa fare,
così sono andata
da lei.
Perdonatemi,
sono un pessimo medico, vi meritate di meglio.”
Nessuno
dice nulla.
“Diventerò
davvero padre?”
Chiede con voce sottile Jacky.
“Sì,
a quanto pare sì o almeno così dicono i test di
gravidanza, ma non sono sempre
affidabili.
Asia
dovrebbe fare delle analisi per esserne certa del tutto.”
“Sì, così si butterà dal
testo dell’ospedale quando saprà il risultato.
Ho
fatto un casino!”
Esclama con una certa disperazione nella voce.
“Lo
so, ma possiamo uscirne. Per prima cosa Asia deve tornare stabile, poi
parlerete e arriverete a una soluzione.”
“Vorrei
avere il tuo ottimismo, Leah. Asia non lo vuole un bambino e non vuole
nemmeno
me ed è comprensibile.
Se
potessi tornare indietro non la mollerei.”
“Ma
non puoi, quindi cerca un modo per riconquistare la sua fiducia nel
presente,
perché credo che se tu la convincessi che la ami non
abortirebbe.”
Dice Ronnie.
“E
come?”
“Non so, pensaci su.”
Proprio
in questo momento arriva Delilah con un’aria pallida e
sbattuta.
“Come
sta?”
Le
chiedo ansiosa.
“Il
calmante è entrato in circolo e si è
addormentata. Credo si sia trattata di una
reazione allo shock, una specie di crisi isterica.”
“Grazie mille per averci aiutato.”
Jacky la ringrazia da parte nostra, ma lei lo trafigge con i suoi occhi
di
ghiaccio.
“Trattala
bene, perché altrimenti te la vedrai con me.
Stalle
accanto, falle capire che il bambino lo vuoi sul
serio e che le cose si possono aggiustare.
Asia
è una ragazza fragile e spaventata in questo momento e ha
bisogno di conferme e
rassicurazioni, per quanto possibile evitatele ogni tipo di
stress.”
“Va
bene, grazie.”
La
ragazza ci lascia da soli.
“Siamo
in tre a dirti la stessa cosa, cioè che le devi dimostrare
che tieni a lei. Lo
farai?”
“Ci
proverò, ma non so ne sarò capace. Le relazioni
non sono mai state il mio
forte.”
Biascica
lui a testa bassa.
“Vuoi
il bambino, Jacky?”
Gli chiedo dura.
“Sì.”
“E allora un modo lo troverai, devi solo dare ascolto al
cuore invece che al
cazzo ogni tanto.”
“Leah!”
“Che
c’è?
Ho
detto la verità, che i ragazzi ragionino con quello lo sanno
tutti. Arriva
però, per tutti, qualcuna che ti costringe a usare il
cervello oltre al pene e
Jacky l’ha trovata.”
“Hai perfettamente ragione, Leah. Ho ancora paura.”
“Anche io ho paura e, se hai ascoltato Delilah, anche Asia ha
paura. Devi farti
forza per te, per lei e per il bambino. So che puoi farcela.
Ho
fiducia in te, Jacky Vincent.
L’ho
avuta sin dalla prima volta che ci siamo incontrati ed eravamo due
inglesi
persi negli Stati Uniti.
Ce
la farai!”
Lui
annuisce.
“Me
ne siamo certi?”
Chiede Ryan.
“Due
test di gravidanza hanno dato risultato positivo, ma possono sbagliare.
Adesso
cerco l’ospedale più vicino per fare delle
analisi.”
Accendo
il mio computer – annotandomi mentalmente di parlare di
gravidanze indesiderate
e possibili reazioni suicide della futura mamma – e cerco.
L’ospedale più
vicino è a Portland e io lo chiamo subito. Mi risponde una
donna, declino le
mie generalità e una volta accertatasi che io sia davvero un
medico mi lascia
parare.
“Sì, sono il medico di una band, i Falling in
Reverse.
Sì,
il mio nome è Leah Marie Eulalie Lancaster, sono laureata,
abilitata alla
professione e regolarmente iscritta all’albo.
Le
vorrei chiedere se è possibile fissare
un’ecografia tra due giorni, dovremmo
raggiungere Portland per quella data.
Sono
consapevole che ci sono persone che hanno prenotato prima di me, ma
questa è
un’emergenza, non potrebbe fare un’eccezione?
Sì,
aspetto.”
Aspetto un quarto d’ora al telefono e poi finalmente torna a
parlarmi.
“Generalmente
non concediamo eccezioni, ma ho valutato il carattere di
eccezionalità della
domanda: tra due giorni alle dieci mezza la sua paziente deve
presentarsi qui,
possibilmente accompagnata.”
“Sarà
fatto. La ringrazio infinitamente.”
Chiudo
la chiamata e mi detergo il sudore dalla fronte, è stata una
chiamata
estenuante, nessuno mi crede mai quando mi annuncio.
Mi
dirigo verso l’armadietto dei liquori e verso tre dite di
Jack Daniel in un
bicchierino per me e tre per Jacky.
“Te
le sei guadagnate, amico.”
Dico con voce monocorde, lui lo prende senza dire nulla.
Io
bevo il mio e poi mi siedo.
“Scusatemi
ancora.”
Sussurro
con voce spezzata.
Poi
sento un gemito dalla zona dei bunk e noto che Asia è
sveglia.
“Buongiorno,
Asia.
Come
ti senti?”
“Una merda. È vero che mi hanno sedata?”
“Sì, hai avuto una reazione esagerata. Vuoi
qualcosa?”
“Da
bere, se possibile.
Come
ha reagito Jacky?”
“Bene.
Ha paura, ma non ti lascerà sola.”
“Lo
sono già.”
“No, tesoro. Ci siamo noi.”
Vado in cucina e verso un bicchiere d’acqua, poi torno da lei.
Si è
già riaddormentata e io mi porto via il bicchiere, non
voglio lasciarle un
possibile arma con cui farsi male.
“Ho
sete davvero.”
“A me sembra che ti interessi più il bicchiere che
l’acqua.”
“Sempre
acuta. Dammi un po’ da bere, poi te la porti via.”
“Sta
bene.”
Lei beve un lungo sorso e poi tenta di mandare in pezzi il bicchiere.
“Bella
prova, ma non ha funzionato.”
Son completamente inzuppata d’acqua, ma il bicchiere
è integro. Torno dagli
altri e guardo Jacky.
“Va
da lei, calmala.
Io
non posso fare nulla.”
E mi
sento sconfitta come non mai, come quando hanno diagnosticato il cancro
mortale
a mia nonna e io non ho potuto fare che accompagnarla e sorreggerla nel
suo
percorso di dolore e sofferenza.
Alla
sera ci fermiamo, si fermano anche i Pierce The Veil.
Delilah
si informa sulla salute di Asia e poi le parla a lungo, quando torna
dice che è
stata una buona idea affiancarla Jacky perché sembra
calmarla.
Io
annuisco, ancora momentaneamente muta.
“Delilah!”
La
chiamo poi.
“Sì,
Leah?”
“Ecco, io volevo scusarmi con te.
Ti
ho giudicata male, pensavo fossi solo un’oca senza cervello e
i capelli rosa da
finta alternativa, invece sei un medico molto competente.
Grazie
mille per aver aiutato Asia e scusami se ti ho trattata male a
volte.”
Lei rimane un attimo in silenzio.
“Scuse
accettate, anche io te ne devo.
Pensavo
fossi il medico e la donna perfetta, invece sei umana come tutti noi,
scusa se
a volte ti ho trattato non molto bene.”
“È
tutto a posto.”
Ci
sorridiamo a vicenda, qualcosa doveva venire da questa tempesta
perfetta.
Almeno adesso i nostri rapporti sono migliorati e abbiamo smesso di
farci la
guerra fredda e mi va bene che frequenti Ronnie.
Prima
– lo ammetto – pensavo che lei non fosse per nulla
adatta a lui, adesso ho
cambiato idea, ho visto che sa essere intelligente e svelta
all’occorrenza.
A me
pesa ancora la mia crisi di questa mattina, così esco a
fumarmi una sigaretta.
“Ehi!”
Dice
una voce nel buio: è Tony.
“Ehi
a te, Turtle.”
“Come ti senti?”
“Una merda. Stamattina mi sono fatta prendere dal panico come
una novellina,
nemmeno le pischelle del primo anno hanno simili blocchi”
“Sei solo umana, a volte succede di paralizzarsi. Io sono il
campione delle
paralisi, ma qualcuno mi ha aiutato a muovermi.”
“Ti riferisci a te e Sofia?
A
proposito, come va?”
“Benissimo,
ogni giorno che passa mi convinco che è la mia ragazza
ideale, molto meglio di
Erin o di qualunque mia ex. Si è anche appassionata di
tartarughe anche lei
come me.”
“Manca solo Star Wars, insomma.”
“CI
sto lavorando.”
“Tony, per te sono un buon medico?”
“Sì.
E ci manchi.”
“Anche
voi mi mancate, vi ho pensati molto spesso in questo anno.”
“I spent this years as a ghost…”
“And now I’m not sure where is home
anymore.”
Ridiamo
insieme.
“Ho
fatto un errore lasciandovi, ma avevo paura di soffrire
troppo.”
“Ti
capisco. Ho fatto anche io questo errore!”
“Ehi,
Franklin tartaruga! Non mi starai rubando la ragazza?”
La
voce stentorea e dolce allo stesso tempo di Mike ci fa ridere.
“No,
stavamo solo parlando. Mi sento ancora un pessimo medico.”
Lui mi abbraccia e mi bacia sulla fronte.
“Per
me sei la dottoressa migliore del mondo, nonché la
più sexy.”
Io
arrossisco come un pomodoro.
“Mike,
che schifo!
Stai
diventando dolce!”
Lui
fa una linguaccia al suo migliore amico.
“E
tu e Sofia?
Siete
disgustosamente diabetici e vi preferisco così che in guerra
uno contro
l’altro.”
Tony rimane senza parole e le sue guance si dipingono di un rosa
delicato.
“Metti
sempre a disagio le persone, Mickey WhiskyHand.”
Borbotta
lui, calandosi il cappellino sul volto.
“Ma
cosa avrò mai detto di male?”
Se la ride il maggiore.
“Ma
sei sicura di volerlo, Leah?”
“Più
che sicura, adesso che è mio non lo lascerà
andare maaaai più.”
“È
il tuo schiavo insomma! Chissà cosa farete a
letto!”
“Tony!”
Urliamo
tutti e due, facendolo scoppiare a ridere.
Un
finestrino si apre sopra di noi.
“Smettetela
di fare casino, Asia sta cercando di riposare.”
Urla un seccato Jacky, l’allegria finisce subito e il peso di
quello che non ho
fatto mi ripiomba addosso.
“Hai
ragione, scusaci immensamente, Jacky.”
Lui
annuisce e chiude il finestrino, io sospiro pesantemente.
“Sono
un pessimo medico.”
“No,
Leah, no. Ti prego non buttarti giù così. Hai
avuto una crisi e può capitare a
tutti, non devi buttarti giù così, sono sicuro
che la prossima volta sarai la
Leah che conosciamo.
Se
Turte può fare il piccioncino con Sofia è
perché tu l’hai salvata, non te ne
devi dimenticare. Un pessimo medico l’avrebbe lasciata
morire.”
Io
annuisco piano e lascio che le prime lacrime escano, è stata
una giornata lunga
e pesante e non so cosa fare per raddrizzarla. Una mia amica vorrebbe
essere
morta e io non so come convincerla a uscire dal suo tunnel buio e a
guardare la
luce
Non
è sola.
Ci
siamo noi e c’è Jacky.
Jacky
che non la vuole lasciare.
Jacky
che vuole il bambino che lei aspetta.
Jacky
che ha fatto finalmente pace con il suo cervello.
Come
posso farglielo capire?
“Piccola,
ehi, piccola!”
“Scusa,
Mike. Ero immersa nei miei pensieri, cosa stavi dicendo?”
“Hai
bisogno di rilassarti, dormi da me.”
Io rimango un attimo in silenzio.
“Sento
gli altri che ne pensano.”
“Tu vieni da noi e noi mandiamo loro Delilah.”
“Adesso vado a dirglielo.”
Entro
nel pullman sentendomi a disagio.
“Mike
avrebbe una proposta da farvi.”
“Del genere?”
Mi risponde Ronnie, sembra in qualche modo seccato.
“Ecco,
vorrebbe che io andassi da lui e lui vi manderebbe Delilah.”
“Non
ti sembra egoista da parte tua?”
“È
quello che ho pensato anche io, ma non ho osato dirglielo,
perché
egoisticamente piacerebbe anche a me stare con lui. Vado a
dirglielo.”
Esco dal pullman e comunico la risposta, Mike vorrebbe protestare, ma
Tony
fortunatamente lo trascina via e io mi fumo un’altra
sigaretta in pace.
Tornata
dentro, rimango con la band giusto cinque minuti prima di scappare a
letto e
scoppiare a piangere. Non so dopo quando qualcuno tira la tenda e io mi
asciugo
le lacrime.
“Asia
ha bisogno di qualcosa?”
Chiedo
a Ronnie, lui per tutta risposta mi dà un bacio in fronte.
“Va’
da Mike e mandaci Delilah. Si vede che sei stanca e hai bisogno di
dormire e di
conforto, è stata una giornata lunga per te.”
“Sono
stata un pessimo medico, Ronnie.
Non
mi merito tutta questa comprensione.”
“Sei
stata un essere umano e a volte gli esseri umani sbagliano e non
reagiscono
come dovrebbero. Succede a tutti, una notte di riposo con lui e sarai
come
nuova.”
“Grazie,
Ronnie. Sei un vero amico.”
Lui
ridacchia.
“Volevo
una scusa per stare con Luna.”
“Luna?”
“Delilah.”
“Capisco.”
Prendo
un cambio per la notte e me ne vado, quando busso al pullman dei Pierce
The
Veil è un Jaime sorpreso ad aprirmi. Delilah mi sorride e se
ne va, credo che
ci sia il suo zampino dietro a tutto questo, devo ricordarmi di
ringraziarla.
Mike
mi prende tra le braccia e mi porta al suo bunk, con gentilezza mi
toglie il
corpetto e il vestito, massaggiandomi a lungo le spalle nude, poi mi
passa una
delle sue canottiere e io la indosso annusando con piacere il suo
profumo.
Erba, whisky e qualcosa di mascolino.
Qualcosa
che sa di Mike.
Si
sdraia a letto e io lo raggiungo, sono subito attirata sul suo petto e
mi va
bene. Non c’è altro posto dove vorrei essere
adesso.
Lui
mi accarezza e mi sussurra qualcosa all’orecchio, io non lo
sento perché il
peso della giornata mi sta chiudendo le palpebre.
“Mike.”
Sussurro
mezza addormentata.
“Ti
amo.”
“Anche
io.”
Mi dà un bacio sulle tempie e io mi addormento serena.
Angolo di Layla.
Grazie a Nico_Ackerman per la recensione. Asia è molto confusa e non sa cosa fare, ma prima o poi lo capirà. Grazie per continuare a seguire questa storia.