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Autore: TheSims1991    15/12/2015    2 recensioni
«Cosa sei venuto a fare qui?» Chiese.
«È così che si salutano i vecchi amici?»

Una persona dal passato di Killian arriva a Storybrooke. Le sue intenzioni sono nascoste, imprevedibili. Nascosta è anche la storia di quel ragazzo, ferma nella mente del Capitano, mai rivelata ad anima viva, mai rivelata ad Emma. Un'ombra nella mente del giovane pirata torna a farsi spazio dal passato, ora che, finalmente, aveva trovato ciò che aveva rincorso per una vita intera. La paura di riscoprire dissapori vecchi ormai di secoli, il timore di perdere chi gli è vicino...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Chiedo scusa per la lunghissima attesa nel postare questo quinto capitolo, spero che vi piaccia e che vi faccia capire cosa sta succedendo (gli indizi ci sono)!
Grazie a tutti/e quelli/e che continuano a leggere!


I personaggi citati in questa fanfiction non sono di mia proprietà ma appartengono ai rispettivi proprietari.
Questa storia è scritta e pubblicata senza scopo di lucro.

Souls

La lampada che dava luce alla scrivania di Emma si spense di colpo. La ragazza si guardò in giro, sorpresa e all’erta, temendo che qualcuno potesse essere entrato. Dopo pochi istanti, la luce lampeggiò per qualche istante prima di fissarsi, nuovamente accesa.

“Accidenti, devo ricordarmi di cambiarla…” si disse. Guardò l’orologio. Era passata oltre un’ora da quando sarebbe dovuta uscire di lì e raggiungere Killian ed Henry.

“Accidenti…” Riammucchiò i fogli che aveva sulla scrivania senza badare troppo all’ordine. Li posò sul lato destro del tavolo e recuperò il cellulare. Sul display comparve l’avviso di batteria scarica.

“Dannazione!” Emma premette il pulsante sul bordo superiore e lo infilò in tasca. Dopo poco la lampada sulla scrivania lampeggiò di nuovo. La ragazza si voltò e vide un foglietto di piccole dimensioni proprio sotto alla lampada. Non ricordava di averlo lasciato lì, ed erano passati solo pochi istanti. Alzò gli occhi e osservò il resto della stanza, fissando gli angoli bui dell’ufficio, attendendo qualche istante che la sua vista si abituasse a quell’oscurità. Non notò nulla. Nessuna strana presenza in quel piccolo ufficio. Non che la cosa la preoccupasse: sapeva come difendersi, con le mani e con la magia. Prese la sua giacca rossa e, uscendo, allungò la mano a prendere quel bigliettino. Tirò fuori il cellulare e compose rapidamente il numero di Killian.

«Ho perso la cognizione del tempo, sto arrivando. Dove siete?» Il cellulare gracchiò per qualche secondo poi non si sentì più nulla. Guardò il display del suo smartphone e vide che si era completamente spento. Mormorò qualcosa tra i denti e si diresse verso il suo maggiolino. Per un attimo le sembrò di vedere qualcuno. Si guardò intorno e, ancora una volta, non vide nessuno. Si disse che aveva lavorato troppo quella sera e si infilò in macchina. Mise in moto e partì ma dopo pochi metri i suoi fari illuminarono qualcosa. No, non qualcosa, qualcuno. Emma, occhi spaventati e viso in preda al terrore e alla sorpresa, inchiodò e sterzò, andando quasi a sbattere contro uno degli alberi sul ciglio della strada. Scese immediatamente dall’auto e si guardò indietro. Era sicura di averla vista, questa volta. Era davvero lei. Fece qualche passo, accese la torcia e la diresse verso gli alberi, cercando di capire se ci fosse qualcuno lì attorno. Sussultò al sentire il clacson del pick-up di David ma si sentì rincuorata.

«Tutto bene?» Domandò Killian, scendendo dall’auto all'istante. Emma lo abbracciò e annuì. David intanto aveva spento il motore e si era avvicinato.

«Stai bene? È successo qualcosa?» Chiese. Emma annuì anche a lui e riprese fiato. Si voltò verso l’auto e vide che lo sportello era ancora aperto.

«Mi è sembrato di vedere… qualcuno di fronte all’auto, ho sterzato per evitarla e sono scesa a vedere…» Killian non le aveva lasciato la mano. Nell’altra Emma stringeva ancora quel piccolo biglietto bianco che aveva trovato al dipartimento. Era così tesa da averlo praticamente accartocciato. Killian prese dolcemente la sua mano e glielo sfilò. La mano di Emma si rilassò immediatamente. Guardò Killian aprire il foglietto e si sporse leggermente per osservarlo.

«Era sulla scrivania dell’ufficio.» gli disse Emma. C’era uno strano disegno. Uno strano rettangolo con gli spigoli allungati. Al suo interno due linee oblique convergevano verso il basso, nel centro, e dal lato opposto una sorta di campana. Killian e David guardarono Emma.

«Non ricordo di averlo mai visto lì. Potrebbe non essere niente. Sto diventando paranoica con questa storia di Lily.» Killian la strinse a sé. Decisero di vedersi da Granny mentre David andava a recuperare Mary Margaret e il piccolo Neal a casa. Mentre Emma guidava, silenziosa, Killian la osservava.

«Ho visto Crudelia.» Disse la Swan di colpo. «E non era un’allucinazione o qualcosa di simile. Era lei, davanti ai fari della mia auto. È per questo che ho sbandato.» Non aveva dato tempo a Killian perché rispondesse. Sapeva che, probabilmente, lui avrebbe dato la colpa alla stanchezza. Aveva dormito pochissimo negli scorsi giorni: voleva aiutare l’amica ma non c’era ancora riuscita.

«Sei sicura che fosse lei?» Emma annuì. Killian rimase in silenzio, pensieroso.

 

«Come mai così pensieroso, Jones?» Damien aveva raggiunto Killian sulla prua.

«Sono ancora il tuo capitano, Damien», rispose lui senza neanche voltarsi a guardare.

«Oh, siamo di cattivo umore stamattina. È successo qualcosa con Milah?» Killian diede le spalle alla balaustra di legno della Jolly Roger e guardò l’amico.

«Mi chiedo se non dovrei abbandonare il mare e darle la vita che merita.» Damien rimase un po’ spiazzato dalla risposta. Si appoggiò anche lui al parapetto e attese che l’amico continuasse.

«È partita con me perché voleva l’avventura, ma credo senta la mancanza di una famiglia. Forse dovrei…»

«Forse dovresti semplicemente parlarne con lei, Jones. Non mi sembra il tipo che manda a dire le cose.» Damien sorrise. Conosceva bene Milah. L’aveva osservata, all’inizio. Si diceva portasse male avere a bordo delle donne, ma lei era stata una boccata d’aria fresca. Era una donna estremamente bella con un’anima vivace e desiderosa di conoscenza, di vita. Il suo viso si colorava di entusiasmo con estrema facilità: le bastavano i colori straordinari di un tramonto per renderla felice. Aveva imparato ad amare Killian non solo perché era l’emblema dell’avventura, ma perché aveva capito la sua anima.

Killian gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla, richiamando Damien dai suoi pensieri.

«Milah ti ama» Disse. «Non importa dove siete. Quel che importa è che voi due siete insieme.» Killian strinse la mano sulla spalla dell’amico. Sapeva quanto doveva essere difficile per lui pronunciare quelle parole.

«Ti ringrazio. È bello sapere di poter contare sulla sincerità di qualcuno.» Killian si diresse sotto coperta mentre Damien rimase lì sul ponte. Sincerità. Era esattamente quello che mancava tra loro. Il segreto che Damien aveva scelto di non rivelare a Killian pesava come un grosso macigno. Sapeva che probabilmente l’amico avrebbe capito la sua situazione ma non era il caso di sbandierare ciò che era ai quattro venti. Aveva iniziato a navigare per sentirsi una persona normale, e voleva rimanere tale. Non usava il suo dono da anni. L’ultima volta l’aveva fatto di nascosto, cercando di salvare Liam dal destino che il Rubus Noctis gli aveva riservato. Aveva quasi canalizzato la magia oscura del veleno dentro di sé. Sapeva qual era il prezzo da pagare e l’avrebbe fatto per il suo amico, ma l’incantesimo che aveva tentato era talmente potente che l’aveva steso pochi istanti dopo. Se avesse resistito, Liam sarebbe sopravvissuto. Da allora aveva promesso che non avrebbe più usato la magia.

 

«Sbaglio o è il caso di dire promesse da marinaio?» L’oscuro ghigno sul volto dell’uomo si trasformò in una sonora risata.

«Che cosa vuoi ancora?» Domandò Damien, spazientito.

«Ti ho procurato gli oggetti che mi avevi chiesto, a cosa ti servo ancora?» L’uomo smise di ridere e si schiarì la voce.

«Credi che sia già finita? Credi che rubare uno stupido ciondolo da una ragazzina e un anello dal corpo di un morto abbia esaurito il tuo compito?» Damien non rispose. Sapeva che non era così. L’uomo sorrise ancora.

«È stato bello poter usare Crudelia per spaventare un po’ la Salvatrice, vero? Hai fatto davvero un buon lavoro.» Damien sbatté i pugni contro il tavolo dove l’uomo era seduto.

«Dimmi. Che. Cosa. Vuoi.» L’uomo tornò serio e scuro in volto. Puntò l’indice contro Damien e a poco a poco avvicinò le altre dita, quasi a stringerle. Damien si sentì mancare il fiato. Nel profondo, un dolore straziante gli attanagliò tutto il corpo, impedendogli di muovere. Sentiva la testa leggera e un acuto dolore irradiarsi dall’addome a tutto il corpo, quasi venisse diviso in due da artigli feroci che penetravano dalla testa ai piedi, cercando di ghermire ogni singola parte di lui, fin giù nel profondo dell’anima stessa.

«Con te. Io. Non ho ancora. Finito.» Scandì l’uomo.

Un calore intenso e devastante sembrò invadere completamente Damien e avvolgere ogni membra del suo corpo. Si sentiva bruciare, ardere senza mai consumare, in un fuoco che aumentava la sua forza istante dopo istante. Avrebbe voluto sfogarsi urlando e, per un attimo, pregò che quell’uomo lo uccidesse.

L’istante dopo, nulla. Tutto era passato, come se niente fosse successo. Il dolore era praticamente svanito e per una frazione infinitesima di secondo Damien dubitò di averlo provato. Il giovane si lasciò cadere su una sedia sgangherata e restò in silenzio. L’uomo agitò in aria la mano e una cassetta rettangolare finemente decorata apparve davanti a lui.

«Siamo appena a metà dell’opera, mio caro.» Il ghigno tornò a spadroneggiare sul suo viso, mentre l’uomo apriva la scatola. Una luce verdastra illuminò il suo viso e con estrema cautela estrasse una fiala con un liquido trasparente.

«È ora di incontrare la corte. Usa le tue doti speciali

 

«Lui cosa?» Regina era sorpresa.

«Non so quale sia la definizione precisa, ma sembra che possieda la magia fin dalla nascita. Non ha dovuto mai “studiare” la magia, ce l’ha e basta.»

«E quando pensavi di dircelo?» Domandò Regina, indispettita dai segreti del pirata. «Potrebbe diventare un problema serio» Emma afferrò la mano di Hook, impedendogli di rispondere a Regina: non sarebbe finita bene.

«Non sappiamo se è stato lui a far comparire Crudelia. Se vuole vendicarsi di Killian non avrebbe tentato di spaventarmi, se è così determinato come sembra.» Killian spostò la sedia e uscì dal locale in fretta. Emma lo seguì.

«Dove stai andando?» Domandò la ragazza.

«A risolvere questa maledetta situazione! Non so cosa vuole, ma lo costringerò a dirmelo.» Rispose Hook, senza fermarsi. Emma lo raggiunse e gli pose le mani sulle spalle.

«Calmati. Fare in questo modo non ti ha mai portato nulla di buono. Non sappiamo ancora se Damien c’entri qualcosa in questa storia.» Killian fece un respiro e guardò Emma negli occhi. Era stanco di tutta quella situazione, stanco di non sapere e di non riuscire a proteggere le persone a cui teneva. Emma intrecciò le sue dita a quelle del capitano e gli diede un bacio sulle labbra. I due tornarono nel locale di Granny e raggiunsero gli altri al tavolo. Regina stava parlando del braccialetto che aveva usato per Zelena e che avrebbe provato a potenziarlo per contenere anche i poteri di un “puro”.

«Che ci sia lui o meno dietro questa storia, è utile essere pronti, per una volta.» Disse, osservando il biglietto che Emma aveva trovato sulla scrivania del distretto.

«Pensavo fosse uno scarabocchio, ma con tutto ciò che succede…» Disse Emma. Regina annuì, rigirandosi quel foglietto tra le mani. Cercava di guardare il simbolo in diversi modi, ma niente, non l’aveva mai visto.

«Da dove viene?» Belle era seduta al tavolo dietro di loro e aveva notato il disegno. «Scusate, non volevo origliare.» Disse, avvicinandosi al tavolo. Emma spiegò come l’aveva trovato e Regina le consegnò il bigliettino.

«Lo guardate nel modo sbagliato.» Disse la ragazza. Ruotò il simbolo di mezzo giro, e la punta si trovò verso l’alto.

«Ecco» Disse. «Nell’antichità si diceva che un simbolo simile fosse impresso sulla chiave di volta della porta dell’Ade, il Regno dell’Oltretomba.» Afferrò un tovagliolino di carta ed una penna e iniziò a disegnare un rettangolo aperto alla base.

«Questa è la pi greca, iniziale di πόρτα, pòrta. Questa invece,» Disse, disegnando le due diagonali e la linea centrale. «È un’alfa, sta per άδης, Ades, mondo sotterraneo. Mentre quest’ultimo segmento che unisce la pi indica la fine della vita, la chiusura.»

«Sai qualcosa di questo, invece?» Emma indicò il simbolo a forma di fiore al centro del rettangolo. Belle scosse la testa.

«È la prima volta che vedo il simbolo disegnato in questo modo. Domattina posso provare a guardare tra i libri della biblioteca.»

«Ed io ti darò una mano.» Adam le cinse i fianchi con le mani e Belle sorrise, poggiando la nuca al suo petto. Erano mesi che i due si frequentavano e finalmente Belle poteva essere felice. Da quando Gold era tornato l’Oscuro e le aveva nuovamente spezzato il cuore, Belle aveva smesso di sorridere. Solo Adam era stato capace di restituirle quella stupenda luce che da sempre aveva avuto negli occhi. L’aveva conquistata a poco a poco, andando in biblioteca praticamente tutti i giorni, leggendo ogni genere di libro gli capitasse a tiro, aspettando pazientemente che il suo cuore ricucisse le ferite che l’Oscuro aveva provocato.

«Grazie Belle» Rispose Emma, felice di vederla così serena. I due si allontanarono e uscirono dal locale. Gli altri decisero di pazientare fino all’indomani, e intanto di cenare con le famose lasagne di Granny.

«Ai problemi penseremo domani, ok?» Disse Emma nell’orecchio a Killian.

 

«Già, domani.» Disse l’uomo a Damien. «Sai com’è devo rendere conto ai miei… amici, nell’aldilà.»

  
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