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Autore: verichan    16/12/2015    1 recensioni
Fu una cosa piuttosto veloce: il giorno prima completava il suo Tormento, il giorno dopo lasciava il Circolo.
Ma partiamo dal principio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Leon? No, mi spiace.»

«È sicuro? Ha un carretto piccolo e un asino di nome Horlon.»

Il contadino scosse la testa, ansioso di toglierselo dai piedi. Elmer cercò un'altra persona da interrogare. L'unica che conosceva a Lothering era Leliana, ma dalle cattive notizie era consigliabile tenere un profilo molto, molto basso.

All'arrivo nella cittadina avevano scoperto che Loghain Mac Tir si era insediato come reggente e denunciato i Custodi Grigi per tradimento (a quanto pareva avevano, chissà come, causato la sconfitta e la morte del re) e istituito una grossa taglia sulle loro teste. Alistair era andato su tutte le furie e c'era voluta Regar per sedare il litigio tra lui e Morrigan relativo all'ipotetica strategia per fare secco il bastardo. Al mago non importava un accidente, il suo unico pensiero era che adesso Denerim era off limits. Certo al campo non aveva parlato con nessuno in particolare, la sua faccia non era nota, ma perché rischiare? Regar l'aveva riconosciuto. Ora, se solo fosse riuscito a trovare Leon e scroccargli un passaggio verso Orlais o il porto di Amaranthine...

«Mi scusi. Conosce-»

«Ripetilo! Ripetilo se hai il coraggio!»

Alistair stava dando di matto per l'ennesima volta, con una coppia di innocui paesani di fronte alla locanda, il luogo più stupido in cui dare spettacolo. Regar gli si avventò addosso prendendolo per la collottola e trascinandolo via. No, no, meglio stare alla larga da certi soggetti in modo che non li associassero.

“Coraggio, Leon, coraggio. Dove sei?”

«Covaltin, amico mio. Come stai?»

Quasi inciampò nei suoi stessi piedi. Porca trota. Aveva considerato di incrociarla tuttavia aveva sperato nella sua buona stella. Leliana era bella come la ricordava e le sue morbide labbra lo schernivano con un sorrisetto tutt'altro che innocente. Ci mancava solo una pedina imprevedibile sulla sua scacchiera. Cosa voleva? I soldi? Gli era comparsa alle spalle praticamente dal nulla, un maledetto fantasma, i peli delle braccia drizzati ne erano testimoni.

«Leliana. La mia Sorella preferita.» O era asserente? Oh, chissenefrega.

«Perché quel tono, Covaltin?»

«Precauzione. Sono tempi pericolosi, l'avrai notato.»

Era troppo nervoso per giocare. Aveva un coltello tra le pieghe della tunica? Avrebbe urlato per richiamare templari e soldati? Qual era la direzione migliore in cui darsela a gambe? Si arrischiò a immaginare quel che gli sarebbe capitato se l'avessero catturato. L'avrebbero giustiziato sul posto, condotto nelle segrete del palazzo della capitale, linciato pubblicamente dalla folla inferocita? O forse la prigione di Aeonar aveva una cella libera, accanto a quella di Lily. Rabbrividì.

«Il solito mago difficile.» ridacchiò coprendo la parte migliore del suo corpo con un elegante gesto della mano. Se aveva notato il suo sgranamento di occhi al termine mago pronunciato in pieno giorno, non lo dette a vedere. «So cosa sta succedendo. Voglio aiutare te e i tuoi compagni.»

«Perché dovrei crederti?» Sapeva che non era solo. Fantastico. Da quanto lo stava spiando?

«Non mi interessa la taglia, non mi interessa la politica, non mi interessa la gloria. Ho fatto un sogno.»

«Interessante. Parliamone la prossima volta, eh? Se vuoi scusarmi.»

Un sogno? Stava prendendo tempo con delle panzane mentre veniva circondato? Indietreggiò di tutta fretta, e dopo soli quattro passi andò a sbattere contro un rifugiato che trasportava una cassetta di preziosi viveri. Incavolato già per ovvi cazzi suoi, il paesano lo spintonò a terra accompagnando l'azione con una frase piena di improperi. Leliana si frappose tra loro, la sua veste clericale e la sua voce carezzevole calmarono abbastanza l'uomo da allontanarlo in relativa pace. Quando si voltò, invece di essersela svignata, Elmer la stava studiando guardingo. L'istinto gli consigliava caldamente di non fidarsi della bella tentatrice, la logica gli imponeva di rincorrere la fortuna che in quei giorni sembrava favorirlo.

“Perché aiutarmi? Non avrebbe senso...”

«Davvero non t'importa di soldi, politica e via dicendo?»

«Avrei potuto denunciarti appena ti ho riconosciuto, eppure non l'ho fatto. Lascia che ti spieghi la mia visione. Non ci crederai, ma ho fede che il Creatore mi abbia inviato un messaggio, e ho tutta l'intenzione di compiere il suo volere.»

Si appartarono in un angolo e l'orlesiana illustrò l'oscurità che l'aveva inghiottita nel suo incubo. Al risveglio aveva scoperto che nel cespuglio privo di vita nel giardino della cappella era nata una splendida rosa; opera del Creatore, secondo lei, che attraverso quella purezza naturale mormorava, ai volenterosi in ascolto, che perfino nella tenebra più assoluta esistevano speranza e bellezza. Bastava avere fede. Quando i suoi occhi azzurri si erano posati su di lui tra la miriade di povere anime tormentate, aveva capito che il Creatore le aveva affidato la missione di aiutarlo a sconfiggere l'oscurità rappresentata dalla prole oscura. Era un caso che l'avesse incontrato prima della sconfitta a Ostagar? Era un caso che lui fosse sopravvissuto per rincontrarla? No, era stata la mano del Creatore a intrecciare i fili del loro destino e Leliana non si sarebbe tirata indietro.

Elmer la fissò immobile per un lungo istante. Visioni.

«Ooookay.»

«Non mi credi.» tradusse lei con condiscendenza. «Tuttavia io sento che è vero, e verrò con te nella battaglia contro il Flagello.»

Lui non la voleva. Non gliene fregava una mazza di sogni e visioni dettati da divinità benigne o tremende indigestioni alimentari, aveva già tre persone e un cane di cui sbarazzarsi, aggiungerne una quarta era da masochisti. Il suo fulgido intelletto si mise in funzione. Lo intimoriva il fatto che una capace di muoversi così furtivamente fosse malata di mente, benché non ci fossero prove a sufficienza a dimostrarlo. L'avrebbe tenuta con sé per un'oretta, sfruttata per provviste, mappe e quant'altro lì a Lothering; la veste clericale l'avrebbe protetto dai sospetti, e poi l'avrebbe seminata con il piano B, una scusa della serie “vado un attimo a comprare degli impiastri curativi. Torno subito”. Pura genialità.

Però, sul serio, perché conosceva solo gente strana?

«Va bene. Non ho il lusso di scegliermi la compagnia. Perlomeno la mia vista non ne soffrirà.» blandì. «Hai per caso notizie di Leon, il mio amico carrettiere con cui sono arrivato a Lothering la prima volta? Sono preoccupato per lui.»

«È ripartito tre giorni fa per Redcliffe. Sia lui che l'asino erano in salute.»

«Mi fa piacere.» Dannazione.

«Ho un'altra notizia che potrebbe tornarci utile.» continuò. «Levi Dryden, un mercante. Afferma di essere amico del Comandante Duncan e non ha smesso di cercare Custodi Grigi dal suo arrivo in città.»

«Vale la pena indagare.» Mercante equivaleva a merci e amicizia con Duncan equivaleva a grandi sconti. La morte del barbuto gli avrebbe certamente aperto il cuore. «Dov'è?»

«Intendi incontrarlo ora?»

«Non siamo preparati. Ci servono rifornimenti se non vogliamo morire per strada prima di sconfiggere il Flagello.»

«Osservazione arguta. Ti condurrò da lui.» annuì Leliana, felice di essere stata accettata. Povera illusa.

Levi Dryden si rivelò una vera sorpresa: la sua bis bisnonna era stata Comandante dei Custodi Grigi due secoli prima e la causa dell'esilio dell'ordine dal Ferelden poiché aveva scatenato l'ira del re corrente; la sua nobile famiglia era stata spogliata di tutti i suoi averi e del suo status ma ognuno dei suoi componenti non aveva mai rinnegato il proprio nome, né il desiderio di conoscere le reali circostanze della sua disfatta. La richiesta di Levi era semplice e al contempo impegnativa, perciò il buon vecchio Duncan, occupato a reinsediare l'ordine nella nazione, non aveva avuto il tempo materiale di occuparsene: setacciare l'antica base dei Custodi, Picco del Soldato, ultimo baluardo della misteriosa lotta contro la corona, e ristabilire l'orgoglio della casata tramite la verità. Con questa impresa Duncan sperava di riconquistare la base strategica e di svelare una parte della storia e reliquie dei Custodi.

“Se questa non è una buona occasione per mettere le mani su certe ricette.” si compiacque il mago.

«Una nobile causa che ci aiuterà a vicenda, Levi.» dichiarò. «Quando partiamo?»

«Siete disposto a intraprendere la spedizione? Nonostante il Flagello?»

«Siamo accusati di tradimento, sparire per un po' non ci farà che bene.»

«È meraviglioso! Non avete idea di quanto il cuore mi si alleggerisca al pensiero che presto avrò le prove che ci occorrono per ripulire il nome dei Dryden. Possiamo partire anche subito. Ho la mappa e il mio carro è attrezzato.»

«Eccellente.» Si strinsero la mano. «Recupero i miei compagni. Vi incontrerò all'uscita ovest.»

Eh sì, doveva portare con sé l'allegra combriccola. Si prevedeva un mese di viaggio, non ce l'avrebbe fatta da solo con tutti gli imprevisti della strada. Uff, addio piano B e benvenuto piano B versione 2: convincere gli idioti a tentare l'alleanza con i nani come primo passo verso la salvezza del Ferelden. Il Modellatorio era pieno zeppo di mappe labirintiche, una l'avrebbe condotto fuori dalle Vie Profonde mentre strega, Custode e asserente l'avrebbero dato per disperso. Mh, ci stava prendendo gusto a formulare piani.

Al punto di ritrovo designato, Morrigan era immusonita, Alistair seduto con la testa tra le mani e Regar imperturbabile. Adro se la dormiva di brutto, cane sveglio.

«In piedi. Abbiamo una nuova missione.» esordì.

Si era presentato assertivo, pronto a recitare il ruolo del capo. Dopotutto la strega era lì per ordine di sua madre, Alistair non si era mosso per occupare la posizione, Regar era una presenza temporanea. Le qualità le aveva (dare ordini a destra e a manca? Praticamente una fantasia che si avverava) e la cosa sarebbe tornata a suo vantaggio a lungo andare.

«Cosa vuoi dire? Abbiamo già una missione.» si drizzò Alistair con aria alquanto contrariata. Certo, di tutti i momenti in cui avere una spina dorsale sceglieva proprio questo, il cane. Senza offesa a Adro.

«Di cosa si tratta?» domandò la strega.

«Esploreremo una vecchia base dei Custodi Grigi per conto della famiglia Dryden, in cerca di prove che scagionino un'antenata che ai tempi comandava l'ordine. In una roccaforte dei Grigi troveremo sicuramente informazioni chiave su Flagello e prole oscura.» riassunse. «Regar, apprezzerei molto l'aiuto tuo e di Adro.»

La lanciere acconsentì muta. L'ex templare scosse la testa.

«E i trattati? E Loghain? Non possiamo andarcene così. Le menzogne che ha sparso faranno il giro della nazione.»

«Quando salveremo la nazione dal Flagello sono sicuro che il popolo capirà di chi fidarsi.»

«Come puoi-» boccheggiò. «È colpa sua se i nostri fratelli e sorelle non ci sono più, è colpa sua se Duncan è morto! E adesso dovrei tacere mentre il nostro nome viene trascinato nel fango? Non ti importa?»

«Datti una calmata, Alistair.»

Duncan di qua, ordine di là, Loghain di qui, trattati di lì, e basta! Stava diventando impossibile con 'sto maledetto lutto. Credeva davvero che avrebbe dato un braccio per la causa Grigia grazie a un misero nomignolo? Custode Grigio. Ci sputava sopra. In passato si sarebbe sacrificato per Jowan, una persona con cui aveva condiviso anni, nel bene e nel male. Questo qua chi credeva di essere? Era Alistair, una delle palle al piede, un estraneo se non per il nome. Non era privo di sentimenti, ce l'aveva avuta anche lui una famiglia e degli amici, ma la sua compassione aveva un limite, specialmente per un “fratello Custode”.

«Darmi una calmata?! Sono loro- Se tu avessi sentito, se avessi-»

«Non mi interessa cosa abbiano o non abbiano detto quelle teste di cazzo.» sibilò picchiandogli un dito sul petto corazzato. Il linguaggio gli era scaduto di un pochetto, sintomo che gli era partita l'incazzatura. «Siamo Custodi Grigi, abbiamo un lavoro da svolgere malgrado quello che gli altri pensino o dicano sul nostro conto. Credi che Duncan si sarebbe messo a urlare come un ossesso contro chiunque l'avesse guardato storto?» La carta del vecchio Comandante vinse e il biondino si tappò la ciabatta pentito. «No. Lui avrebbe tirato dritto e ignorato le malelingue. Questo è quello che faremo noi. Fine della discussione.» Sul serio, se si azzardava a fiatare stavolta gli mollava un ceffone. «E questa è Leliana.» aggiunse ricordandosi di averla accanto. «Si è unita a noi contro il Flagello.»

La rossa fece ciao con la manina, imbarazzata dallo scambio acceso. Elmer non diede loro il tempo di criticare, raccattò i suoi pochi averi e marciò verso l'uscita ovest, imitato a ruota dagli altri. Mentalmente si complimentò con se stesso per la performance.

 

«Mi dispiace per... per prima.»

Picco del Soldato era lontano. Molto, molto lontano. Ventisette giorni. Potevano accadere un sacco di cose in ventisette giorni. Poteva morire in quei cacchio di ventisette giorni, ragion per cui aveva deciso di non andare da solo. D'altronde c'erano dei lati positivi non indifferenti: Regar e Morrigan avrebbero continuato a istruirlo, Leliana li avrebbe allietati con le sue storie grazie alla sua passata carriera di menestrello e Levi era contento di chiacchierare con i nuovi amici. Il singolo, brutto neo era Alistair. Che novità.

Si morse l'interno delle labbra. Doveva ripetersi che stava sacrificando la sua pace mentale per un bene più grande, il suo.

«Hai appena perso delle persone care, è normale cedere alla collera.» ricorse alla ragionevolezza. Non si scusò per la scenata, quella era stata pienamente giustificata.

«Abbiamo perso.»

«Mh?»

«Abbiamo. Tutti e due.» Stava venendo inondato di solidarietà. Perché? Non aveva socializzato con la famiglia dei Grigi a lungo. «So che tu e Sereda eravate molto vicini.»

Sereda? Non aveva più pensato alla nana. La stronza gli aveva causato un sacco di grane, fra tutte spiccava l'impedimento di fuggire da Ostagar all'alba dell'Unione. Morta e sepolta, che bisogno c'era di rivangare la sua fastidiosa memoria? E cosa rendeva Alistair talmente sicuro della loro amicizia?

«Non eravamo proprio vicini, vicini.»

«Mi ha raccontato che la prima volta che vi siete incontrati avete rischiato di uccidervi per un malinteso.» sorrise tenero il biondo, e soltanto la grande abilità di Elmer nella recitazione impedì al suo viso di contrarsi nella classica smorfia alla vomito.

«Sì, beh. Non è che fosse proprio una personcina facile con cui andare d'accordo. Non che io sia privo di difetti.» concesse magnanimo. Sapeva di avere un bel caratterino, ogni tanto, ma non se ne vergognava affatto. Non era mai cambiato neanche per Jowan, figuriamoci per Sereda.

«Lei ha detto la stessa cosa.»

«Davvero?» Quando avevano avuto questi dialoghi profondi, quei due?

«Davvero!» assicurò il Custode, elettrizzato di essere riuscito a intavolare una conversazione significativa con il compagno di sventura. «E mi ha confessato un'altra cosa.»

«Cosa?» lo assecondò.

«Che dal momento che avete sconfitto la donnaccia eretica vicino Redcliffe, ogni volta che litigavate, dopo le bastava guardare che continuavi ad indossare la sua collana per sapere che era tutto a posto.»

La collana? Il gioiello che gli aveva regalato a Orzammar aveva avuto per lei tanto valore? Lui manco ci faceva caso alla stupida collana! Anzi, aveva pensato di venderla a Lothering per racimolare denaro.

“Cos'è questa mania di appiopparmi roba sentimentale? Cazzo, sono bravo a fingere, ma quando mi girano non ci si può sbagliare!”

Non aveva niente contro le dimostrazioni d'affetto, era un essere umano con dei sentimenti e, al contrario di quel che si poteva desumere dal suo caratteraccio, Elmer non li considerava una forma di debolezza. Alla torre, i templari non comandavano le sue emozioni e lui si rifiutava di reprimerle e assomigliare agli Adepti della Calma; aveva il sacrosanto diritto di provare e pensare quel che voleva, fatto che il Comandante Greagoir aveva mal sopportato quando si era lasciato scappare parole di troppo. La Chiesa toglieva ai maghi la libertà di manifestare il proprio pensiero, se in contrasto con i suoi precetti o autorità, di conseguenza ogni occasione di esprimere quel che aveva dentro, anche in negativo, gli donava una sensazione di indipendenza. Una specie di riconquista del libero arbitrio dopo anni di prevaricazioni. Ed essendo un tipo piuttosto diretto, era stranissimo per lui venire male interpretato. Esempio lampante Sereda: con tutte le false carinerie che le aveva riversato, si era convinta che lui fosse totalmente un'altra persona, eppure si erano quasi pestati a sangue a Redcliffe, rivelando la sua vera natura. Come cacchio si equivocava una reazione del genere? Va bene la collana, poiché, ripensandoci, forse aveva involontariamente aiutato questa rappresentazione smielata; aveva preso a giocarci sovrappensiero, alle volte la portava alle labbra e ce la strofina sopra, o addirittura la mordicchiava, una specie di antistress; ma con cazzotti di pietra magica allo stomaco non ci si poteva confondere sul significato.

«Sono sicuro che dall'aldilà la conforterà sapere che è rimasta con te.»

«Sono d'accordo.» Come no.

«T'invidio, sai?»

«Perché?» sospirò. L'ex templare non mollava la presa.

«Io perdo la pazienza mentre tu tieni la testa sulle spalle.»

«Non essere duro con te stesso.» fu il suo pratico consiglio. Alistair non demorse.

«Sono contento di non essermi svegliato da solo nella capanna della vecchia strega.»

“Oh ma la finisci o no?”.

«Anch'io.» Assolutamente. Subito cambiò argomento. «Ci aspetta un lungo viaggio. Come te la immagini questa antica base dei Custodi?»

«Ehm, grande?»

«Che originalità.»

«Sereda non mentiva. Hai davvero un brutto carattere.»

“Non hai ancora visto niente.”

«Disse il ragazzo cresciuto coi cani.»

«Mabari. C'è differenza.» specificò divertito.

«Mi riempie di gioia sapere che riuscivi a distinguere i tuoi genitori e i tuoi fratelli nel branco. A me sembrano tutti uguali.» Adro sbuffò. «Te ti riconoscerei ovunque.» ammansì. Considerò l'idea di carezzarlo ma quel muso era stato tra le parti intime dell'animale.

«Ho sempre desiderato un mabari tutto mio.»

«Non mi dire.»

«Fedeli fino alla morte. Da piccolo sognavo di avere un compagno che non mi abbandonasse mai.»

«Non avevi amici? Attento, avresti una cosa in comune con Morrigan.»

«Che il Creatore mi fulmini.»

«Ora che ci penso, non avevi detto di essere cresciuto nella Chiesa?»

«Sbagliato. Nella Chiesa ci sono finito dopo, non ho cominciato da lì. Vediamo, come te lo spiego. Sono un bastardo. E prima che tu faccia commenti ironici, intendo che non ho un padre.»

«Capirai che novità.»

«Anche tu...?»

«Ci sono varie definizioni di bastardo. Continua.»

Non aveva voglia di condividere, tanto più che la sua nascita, in perfetto stile con le sue preferenze letterarie (che ironia), era un romanzo di bassa qualità. Che Alistair raccontasse pure, una storia era una storia e Elmer aveva tempo da spendere prima della prossima sosta e dei relativi lividi con Regar. L'ex templare lo fissò speranzoso ma ben presto capì che non avrebbe aggiunto nulla.

«Mia madre era una serva a Castello Redcliffe. Morì quando ero molto piccolo. Arle Eamon non era mio padre, ma mi accolse comunque e mi mise un tetto sulla testa. Rispetto quell'uomo e non lo biasimo per avermi mandato alla Chiesa quando sono stato grande abbastanza.»

Difatti non era nemmeno colpa di Eamon. Il nobiluomo aveva sposato una giovane nobildonna orlesiana che, sentendosi minacciata dalle voci che volevano Alistair figlio dell'Arle, aveva fatto pressione sul marito (innamorato perso) e reso la vita un inferno a Redcliffe per il povero marmocchio. Alistair disse che, dopo tutti quegli anni, l'odio per lei si era affievolito parecchio. Descrisse l'unico cimelio che aveva di sua madre, un ciondolo col simbolo di Andraste, che aveva scagliato contro la parete in preda all'ira alla notizia del suo trasferimento, e il mago ipotizzò che questo particolare contribuisse all'immaginazione sulla collana di Sereda.

«Se a Redcliffe non avevi amicizie per colpa di quella donna, ti sarai rifatto nella Chiesa.»

«Sbagliato di nuovo.» fece Alistair divertito. «La verità è che detestavo il monastero. Gli iniziati delle famiglie povere credevano che mi dessi delle arie, mentre i nobili mi davano del bastardo e mi ignoravano. In più, mi sentivo come se Arle Eamon mi avesse scacciato ed ero determinato a provare risentimento. Poi ho trovato sollievo nell'addestramento. Me la cavavo bene, credo.»

«Penso di capire.» ammise controvoglia. Il risentimento verso suo padre, il sollievo portato dal focalizzare tutte le sue energie su quel straordinario dono che era la magia... Era in buona parte grazie allo studio che aveva trovato la forza di superare l'abbandono del genitore e tutte le menzogne che gli erano state propinate sulla sua discendenza. «Educazione e disciplina. Ardui traguardi ma per questo specialmente gratificanti.»

«Esatto! Però... Non mi ero mai sentito a casa in alcun luogo prima di unirmi ai Custodi Grigi. E tu? C'è un posto che consideri casa tua?»

«La Torre del Circolo dei Maghi. Nonostante sia spesso... soffocante.»

«Però non lo è più, giusto? Non puoi più tornarci. Come con Duncan e i nostri fratelli e sorelle.»

Oh, santo cielo. Gli saliva la bile nel vederlo aggrapparsi a ogni singolo punto d'incontro delle loro vite. Questo grande bisogno di cameratismo proveniva dall'essere orfano e dall'abbandono dell'Arle, ovviamente, e Elmer iniziava a sentire il peso della responsabilità fraterna che Alistair tentava candidamente di sbattergli sulle spalle. Anche no, grazie. Una volta era stata sufficiente.

«Ne troveremo un'altra.» disse desideroso di chiudere il discorso. L'altro lo guardò al settimo cielo.

“Creatore salvami.”

«Custode.» Entrambi si girarono verso Morrigan, che regalò un'occhiata sarcastica all'ex templare e si rivolse unicamente al moro. «Niente ci impedisce di studiare mentre camminiamo.»

«Ottimo. Grazie, Morrigan.» E Creatore.

«Studiare cosa?»

«Cose da maghi.» fece sbrigativo Elmer, ma la strega volle stuzzicare la dottrina andrastriana del poveraccio.

«Un'antica arte magica tramandata di generazione in generazione all'interno di clan di incantatori lontani dalle grinfie della Chiesa. Mi auguro che questo non offenda la tua sensibilità di templare.»

«Allora, tanto per cominciare non sono un templare. Non ho preso i voti, quante volte devo ripeterlo? E seconda cosa, lo so che è tutto uno stratagemma per irritarmi. Beh, sappi che non ci riuscirai. Capito?» fu la sua pessima offensiva.

«Non potevi essere più chiaro.»

«Cioè?» chiese Alistair confuso dal tono scaltro.

«Andiamo, Custode. Abbiamo bisogno di silenzio e qui le mosche emettono un rumore assordante.»

«Aspettate, è un insulto?»

Alistair restò imbronciato e Elmer seguì la donna ridendo sotto i baffi.

«Dato che abbiamo un esemplare a portata di mano, la palla di pelo bavosa sarà la tua prima forma.» alluse schifata a Adro che trottava loro attorno con la bocca aperta e gocciolante.

«È pericoloso?» si informò protettiva Regar.

«No.» la liquidò la mora.

«Si tratta di semplici incantesimi di osservazione. Il massimo che Adro avvertirà sarà un leggero solletico.» la tranquillizzò Elmer. Regar diede il suo assenso.

«Esamina il suo corpo. Scoprine l'interno e l'esterno. È estremamente importante memorizzare tutto ciò che costituisce l'animale in sé.»

Eseguì le istruzioni. Si sarebbe applicato con costanza, come sempre. Le lezioni ripetitive erano le più noiose e al medesimo tempo le più fondamentali. La difficoltà stava nello svolgere l'esercizio in movimento, pecca che Morrigan evidenziò con stupida incomprensione. Le disse piccato che in una torre non c'era alcun motivo di correre, gli incantesimi venivano lanciati da fermi. Lei la intese come il centesimo difetto della sacra istituzione. Bah, che pensasse quel cazzo che le pareva.

Il mabari si divertiva. Camminava all'indietro (com'era possibile?!) per osservarlo o gli dava il sedere scappando avanti per essere rincorso. Quattro volte aveva tentato di leccargli la faccia a tradimento, una l'aveva spaventato a morte con un latrato senza preavviso, l'ultima trovata era quella di camminargli tra le gambe per farlo inciampare. Alistair e Leliana ne ridevano insieme a Levi, Morrigan brontolava riguardo alla dannata bestia, Regar spiava con un sorriso. In poche parole, sarebbe stato un lungo viaggio, tuttavia, se il peggio fossero state le birichinate del cane, Elmer decise che non si sarebbe lamentato.





Note dell'autore:
Avviso subito che ho soltanto un altro capitolo, leggermente più lungo, e poi basta. Insomma, questo dicembre è un buon mese, poi ci sarà il buio totale fino a chissà quando. Il continuo ovviamente ce l'ho in testa, sono solo pigra :D
La storia di Alistair e le sue parole sono prese dal gioco ;)
Riguardo al caratterino di Elmer: prima o poi una o più persone gli faranno notare un bel po' di suoi difetti e punteranno il dito su questa sua brutta abitudine di fingere con una bella faccia per poi mostrarsi per come realmente è. Ma mancano ancora un bel po' di pagine per arrivarci, mwahahhahahah!
  
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