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Autore: Thresh    16/12/2015    10 recensioni
STORIA INTERATTIVA | ISCRIZIONI CHIUSE
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LA STORIA PUÒ ESSERE SEGUITA ANCHE DA CHI NON PARTECIPA!
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Guardava l'enorme schermo che proiettava l'immagine dei corpi stesi, senza vita ai piedi della cornucopia. Dieci se n'erano andati, ora sarebbe toccato ad altri tredici.
-Lo stratega ha fatto un lavoro eccellente- mormorò - è una delle migliori arene degli ultimi anni.-
Continuando a sorseggiare il drink, che lentamente stava cambiando tonalità diventando sempre più rosso, ricapitolava la situazione dei giochi, i ragazzi ancora vivi e quelli che non ce l'hanno fatta. I 66esimi Hunger Games si preannunciavano estremamente emozionanti.
Riguardando il tabellone delle scommesse si accorse che il suo tributo preferito era ancora in vita.
- Ecco, deve vincere.-
Ma tanto, anche quell'anno, sarebbe stato lui il vincitore, Snow.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovi Tributi, Tributi di Fanfiction Interattive, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I'LL PRAY FOR YOU (parte 1)


DISTRETTO 1

Luke Cohen e Kora Foster
Kora era accovacciata nell'angolo della stanza, dove si era posizionata appena entrata. Piangeva, incredula per l'accaduto. Aveva assunto le sue pillole ed iniziava a rendersi conto di ciò che aveva fatto pochi minuti prima.
Si era offerta, non ci poteva credere...
-Lei ama solo me, lei mi preferisce- ripeteva continuamente, strappandosi un capello alla volta per poi mangiarlo, come faceva sempre quando era tesa. Dondolava avanti e indietro tenendosi per le ginocchia.
 Fu allora che entrò la madre, che si affretto a raggiungere la figlia per poi aiutarla ad alzarsi.
-Tranquilla, Kora, va tutto bene... -
-Mamma, mi sono offerta, non volevo, io... - continuò la ragazza singhiozzando.
-Shhhh, lo so - continuò la ragazza -ora concentrati, puoi farcela, tutti quegli anni di allenamento non saranno stati certamente inutili... Quando ti capita di nuovo respira profondamente, cerca di portarti nell arena le pillole, ti serviranno -.
-Sarò trai favoriti - rispose Kora -mi aiuteranno -.
-Sì, certamente. ma non fidarti troppo. Sceglio bene le tue alleanze. -
Il tributo si asciugò le lacrime con le maniche dell abito viola, notando nel riflesso del pavimento lucidissimo che il viso era color porpora e le vene gonfie come non mai.
 Il suo sguardo si spostò verso la porta argento, da dove entrò una figura femminile, fin troppo famigliare alla ragazza.
Juno.
Kora ebbe la sensazione che il suo corpo non era più suo e sentì il disperato bisogno di agire. Si alzò di scatto, prendendo in mano un vaso per poi rivolgersi alla sorella:
-TU, BASTARDA! SEI VENUTA QUA PER RUBARE L ATTENZIONE DELLA MAMMA! VATTENE! MI HAI ROVINATO LA VITA FINO AD ADESSO! SEI UN MOSTRO. E ORA PIANGI ANCHE! TI ODIO!- continuò Kora, lanciandole schiacciando talmente forte il vaso di vetro che aveva in mano da romperlo..
-Calmati, tesoro -. rispose la madre, che si portò accanto la secondogenita, quasi per difenderla dalla sorella.
Il sangue scendeva dal braccio dalla ragazza, che in preda al panico si nascose sotto il tavole rannicchiata su se stessa.
La porta si aprì con uno scatto e un pacificatore entrò per comunicare lo scadere del tempo. Le due donne uscirono salutando Kora, che si accovacciò di nuovo nell angolo, piangendo e urlando parole incomprensibili.
-Lei ama solo me, lei mi preferisce. -
***
-Ciao Luke - fece Tom appena entrato nella stanza. Il tributo sorrise all'amico dandogli la mano.
-Allora, sei forte e agile, puoi vincere. Sappi però che non sarà una passeggiata, gli altri favoriti saranno tanto forti quanto te. - continuò il ragazzo.
-Lo so, ma sono pronto. -
-Cerca di farti amici, mi raccomando. Ah, e poi dai un occhiata alle ragazze, alcuni anni sono davvero carine. - sospirò Tom.
-Tom, vado lì per ucciderle, non per rimorchiarle. -
Dopo una breve risata i due si salutarono dandosi una pacca sulla schiena, che ha Luke sembò fin troppogaia per la situazione.
-Beh, allora questo è tutto... In bocca al lupo, vecchio- ribatta Tom sorridendo.
 
Luke sbadigliò rumorosamente, per poi vedere il padre entrare nella sala.
-Ciao campione.- fece lui con tono gioioso -non puoi renderti conto di quanto sia fiero di te... -
L'uomo si sedette accanto al ragazzo, dandogli una pacca sulla schiena.
-Non farti scrupoli ad uccidere, è una cosa naturale. Cerca gli scontri ravvicinati, sai quanto sei forte nel corpo a corpo e... basta crederci. -
-La mamma non viene?-
-No, sai come tua madre la pensi riguardo ai giochi... Ha detto di darti un abbraccio da parte sua -
-E Harold? -
-Lui passa dopo, non potevo presentarmi qui da te con quel fallito. -
Luke si sentì rabbrividire, e il disprezzo verso l uomo che aveva di fronte salì rapidamente. Però non reagì, fece un profondo respiro, per poi continuare ad ascoltare il discorso di incoraggiamento del padre.
 
Il visitatore che più aspettava, però, non era ancora arrivato.
-Harold...- sospirò con tono freddo. -mi fa piacere che tu sia venuto.-
-Ciao, mi dispiace, non volevo - fece il visitatore in lacrime.
-Non fa niente, capita.- Il tributo non avrebbe voluto fare il freddo, ma infondo pensava che Harold avesse ragione.
-Grazie. - continuò il fratello.
-Non c'è di che. L'ho fatto per me stesso, ho sempre voluto partecipare i Hunger Games. -
-Allora niente, vado.-
Luke si sentì sciogliere e non poté non abbracciare Harold, che lo guardava con gli occhi lucidi.
-Scusa se ti ho trattato male... Ti prometto che quando tornerò le cose cambieranno. Te lo prometto. -
 

DISTRETTO 11
Richard Lackland e Green Rose
Green Rose sedeva sulla poltroncina della sala d'attesa, incredula per l'accaduto. Una serie di immagini confuse si offuscavano nella sua mente, prima la mietitura, poi l estrazione e infine la mietitrice in lacrime portata dietro il palazzo di giustizia dai pacificatori. La madre era entrata qualche minuto prima, con il viso in lacrime e ripetendo quasi compulsivamente "Green". I minuti a disposizione erano ormai terminati da tempo, ma la piccola era sempre la figlia del capo-pacificatore e per ciò le regole dei comuni mortali dell 11 per lei non contavano.
Green sorrise alla donna, che continuava a singhiozzare accarezzando con movimenti lenti e continui, quasi paranoici, i lunghi capelli biondi della figlia.
-Non ti preoccupare, mamma. - sussurrò la piccola - posso farcela, nel distretto piaccio a molti miei compagni di scuola... piacerò anche agli sponsor -
La signora Rose la guardò accennando un sorriso, per poi rispondere:
-Sei bellissima, pantofolina -
Fu allora che Green si accorse che era entrato il padre, che si tolse i guanti macchiati di sangue. La bambina lo vide per la prima volta assumere un'espressione diversa dalla solita fredda e concentrata.
-Credo che la mietitrice abbia capito che non deve più alzare la voce verso la mia ciabattina - sorrise.
Green prese un pasticcino che le fu portato dai pacificatori, osservandolo minuziosamente.
-Le hai fatto del male, papà? -
-No, ma le ho dato la lezione che merita. Di sicuro ha imparato la lezione. -
La bambina si asciugò una lacrima che, da qualche secondo, fece diventare lucidi i suoi bellissimi occhi azzurri.
-Allora, tesoro, parliamo di cose serie- continuò sedendosi difronte alla giovane -La cosa fondamentale sono gli sponsor. So che ci sono decine di ragazzini invaghiti di te e ciò deve succedere anche per gli sponsor. Pagherò per l'abito e per la stilista, per ciò non devi temere. Allora, la strategia è questa: cerca di sembrare quanto più adorabile e dolce possibile, per poi prendere un punteggio medio nelle sessioni private, contro ogni aspettativa. Fai vedere ai capitolini la tua bravura con le piante, nell'arrampicata e la tua agiliytà. -
-Per gli alleati,- aggiunse il fratello, entrato nella sala qualche minuto prima, -cerca qualcuno di forte ma affidabile. -
Il padre abbracciò Green, che fino a quel minuto galleggiava tra le braccia della madre.
-Ciao, ciabattina. -
-Ah, guarda che là fuori c'è la coda per salutarti.-
***
Richard non aveva pianto, lui non piangeva mai. Cercava di mantenerla la calma e tranquillità che lo caratterizzava, ma pareva  impossibile in quel momento.
Il pacificatore aprì la porta, facendo entrare i cinque fratelli. I ragazzi accennarono ad un sorriso, dando pacche sulla schiena al futuro.
-Ciao a tutti... allora, abbiamo poco tempo. Mi sembra inutile dire che cercherò di tornare, sembra una cosa ovvia. - fece una lunga pausa, per poi continuare -L'importante è che continuate a studiare, non dovete assolutamente abbandonare la scuola, dottori. -
Il volto del ragazzo si illuminò nel pronunciare il soprannome, con cui chiamava le persone che, diversamente da lui, sapevano scrivere. Aveva sempre voluto ricevere istruzione ma, essendo il figlio maggiore di una famiglia piuttosto povera, doveva aiutare nel lavoro nei campi.
-Non usate le tessere, mi raccomando, potete sopravvivere anche senza. -
I fratelli pronunciarono delle frasi di supporto, per poi uscire dalla sala scrutati dai pacificatori.
I minuti successivi sembrarono infiniti per il ragazzo, che giocherellava distratto con il flauto, con cui era piuttosto bravo. Aveva imparato qualche anno prima una sequenza di note che riusciva ad incantare gli aghi inseguitori per poi comandarli a suo piacere. Ovviamente avrebbe cercato di introdurlo nell'arena, magari come portafortuna.
Ripensava alla coccinella che si era posata sul suo braccio durante la mietitura, evidentemente segno di sfortuna.
-Mamma...-
Riccardo si alzò dalla poltroncina, abbracciando la donna in lacrime entrando nella sala.
-Mamma... Non scoraggiarti, tornerò a casa.- continuò il ragazzo -continua la tua vita, prenditi cura di Twill e glia altri, non abbatterti come dopo la morte della sorella. -
-Usa gli insetti - rispose la donna -sono la tua arma più forte. -
-Lo so... -
Richard si girò verso la finestra, da dove proveniva un ronzio quasi fastidioso. Il ragazzo intravide una falena regina, dal classico color nero, che sbatteva contro l finestra in cerca di libertà.
Ed era così che si sentiva il tributo.

 
DISTRETTO 2
Stephan Weiden e Olivia Matthews
Stephan si massaggiò il bicipite, osservando soddisfatto che era più gonfio del solito. Dopo un momento di stupore per l'estrazione, era stato portato nella sala, dove avrebbe dovuto aspettare che gli amici e i parenti fossero venuti a salutarlo. Il tributo non si aspettava tante persone, probabilmente sarebbe venuto lui, il nonno. Stephan non aveva mai conosciuto i genitori, deceduti quando era piccolo, e l'anziano era l'unica persona a cui teneva, e viceversa.
-Nonno... -
Il novantenne entrò nella stanza sorreggendosi  ad un bastone di legno, mostrando una certa fatica. Stephan si alzò per aiutare l uomo, che ansimando si sedette accanto a lui.
-Non ti preoccupare, nonno. Sono forte, posso vincere. Tu intanto tieni duro, non ti abbattere. Sono sicuro che i vicini ti aiuteranno, la signora White ti potrà porterà il formaggio, il farmacista ti darà le medicine gratuitamente e chiedi a Billy di prepararti da mangiare. Ah, una volta che torni a casa, cerca sotto il divano, ci dovrebbero essere i miei risparmi. So che non è molto, ma sicuramente ti dovrebbero bastare per qualche mese. -
L uomo ascoltava silenziosamente, tremando nel sentire tale discorso. Aveva provato a rispondere al nipote, ma però le parole erano bloccate da qualche parte nel profondo delle sue corde vocali, e dalla sua bocca uscì solo un "addio" molto sofferto. Non che non credeva nel ragazzo, sicuramente ce l'avrebbe potuta fare nell'arena e l'uomo credeva molto in lui, ma nel profondo del cuore non pensava di riuscire a sopravvivere da solo per così tanto tempo.
-Puoi vincere, ma non diventare come ti vuole Capital. - disse l anziano -sei un ragazzo buono come pochi in questa nazione, e rimani tale, ti prego. -
Le parole dell uomo erano deboli, quasi fragili, tanto da sembrare un sussurro nel vuoto.
I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, e una lacrima segnò la guancia del tributo.
-Addio -.
***
Olivia aveva un sorriso inquietante stampato in faccia. Sorrideva nell immaginarsi Stephan, l altro tributo, con la tasta divisa in due da un ascia. Non si aspettava nessuno, tutti nel distretto erano terrorizzati da lei, e ciò non dispiaceva alla ragazza. Lei odiava le persone ed era disgustata da solo l'idea di avere un qualunque tipo di rapporto, diverso dall'odio, con loro. Lei aveva da sempre preferito la compagnia dei libri, senza i quali non sarebbe mai riuscita a vivere. Amava l'odore della carta, il suono che producevano le pagine sfogliate e soprattutto quello che raccontavano.
 Erano l unico luogo, a parte l'arena, in cui si poteva uccidere.
A sua sorpresa vide entrare nella stanza la sorella.
-Ciao Mabel, sei venuta a salutarmi? -
-Sì, ciao Olivia. Sai che non approvo il tuo offrirsi, ma non potevo non venire a vederti. -
-Pfff, che senso ha? Tanto lo sai che ci rincontreremo tra meno di due mesi. Mi conosci, non mi farò scrupoli ad uccidere. -
-Olivia, pensaci, sono persone come te e tu li strapperai la cosa più preziosa che hanno... -
-Sciocchezze. Uccidere è l unica cosa che mi fa piacere, è un istinto dell uomo, come mangiare e dormire. -
-Ti prego, Olivia, non far soffrire molte persone. -
-Così mi togli il bello dei giochi. - fece la giovane sorridendo sadicamente -Tornerò nel 2 in modo glorioso, tutti mi acclameranno, sarò una delle persone più importenti di Panem. -
-No, tu non sarai più una persona anzi, non lo sei nenache ora. -
-Hahahahahah - la risata risuonò nella stanza dando un eco particolarmente inquietante. Olivia trattenne l impulso di sgozzare la sorella sul posto, pensando di poterlo fare anche dopo i giochi se avrebbe continuato a trattenere la sua sete di morte.
Il tributo si alzò, mostrando alla sorella la perfezione del suo aspetto.
-Attenta, che prima poi trala lista delle mie vittime ci sarà anche il tuo nome. -
 

DISTRETTO 3
Aris Chosen e Ivory Campbell
I primi due minuti di Ivory stavano terminando e i genitori dovevano ormai uscire. La madre piangeva, disperata, mentre il padre si prestava a consolarla.
-Non dovete preoccuparvi, ho molte possibilità. Sono da sempre stata una delle persone più furbe del distretto, e ho molte conoscenze scientifiche che sicuramente si riveleranno utili nell'arena. -
-Cerca di farti qualche alleato, magari qualcuno di forte. -
-Sì, certo, anche se nel socializzare non ho mai avuto molto successo... M anon importa, ho l'intelligenza dalla mia parte, e l'intelligenza ha sempre avuto la meglio sulla violenza.
-Ben detto, Ivory. Mostra la tua superiorità mentale, fai vedere a tutti quegli scimmioni di Capital chi comanda. - rispose la madre accarezzando il volto pallido della figlia.
La ragazza sorrise alla donna, abbracciandola.
-In bocca al lupo, piccola Newton
. -
I due adulti uscirono, lasciando la sedicenne sola nella sala.
Ivory sbadigliò, contando quanti secondi durasse per poi calcolare il numero di molecole di carbonio che aveva espulso.
Passarono numerosi minuti, e la porta rimaneva chiusa.
La ragazza sarebbe potuta sembrare insensibile, una a cui non ne importava niente delle emozioni e dell'amicizia, alla quale le persone apparivano solo come numeri di un complicato calcolo. Ma non era così, e chi la conosceva bene lo sapeva, primo dei quali Spencer, il suo "migliore nemico".
-Ciao, Ivory. - fece il ragazzo, che per Ivory forse rappresentava qualcosa di più di un amico. Il giovane inciampò, come al solito, per poi accennare un debole sorriso, anche se fosse evidentemente teso. Era la prima volta che il tributo vedeva l'amico avere quell espressione, in quanto durante le loro solite competizioni intellettuali si mostrava sempre molto sicuro e prepotente.
-Non ti lascerò andare prima di batterti in matematica... - continuò il ragazzo sorridendo.
Ivory sorrise evidentemente in modo forzato, stringendo la mano di Spencer.
-Non preoccuparti, accadrà mai... -
-Infatti, non ti lascerò mai. -
Ivory si distaccò dal ragazzo, inorridita da ciò aveva detto. La situazione stava diventando un po'troppo intima, e ciò non piaque al tributo.
La loro discussione venne interrotta da un pacificatore, che comunicò la scadenza dei due minuti.
Ivory si alzò, andando alla porta, assumendo un espressione quasi sollevata visto la situazione imbarazzante che si stava creando.
-Non preoccuparti, ci rivedremo prima che tu possa dire "Albert Einstein" - sospirò Ivory uscendo dalla stanza.
Spencer si sedette con aria sconfitta, evidentemente distrutto.
.-Albert Einstein... -
***
Aris uscì dalla sala, e fu allora che il ragazzo sentì Akiko, la sorella minore, urlare il suo nome.
Il tributo interruppe il suo lungo silenzio, rispondendole.
-TI PROMETTO CHE SE MORIRò, LO FARò COL SORRISO. -
Era certamente una frase triste, quasi tragica, ma agli occhi del giovane apparve come una promessa di ritorno.
Aris sia asciugò gli occhi, guardando la manica umida di lacrime. Aveva pianto, cosa che non aveva mai fatto: l incontro con i suoi genitori e con l'amica Michelle l'aveva distrutto e tanto più l'iniziale calma apparente della sorella, alla quale voleva un mondo di bene.
Si toccò l occhio cieco, per poi sistemarsi i capelli con un colpetto.
Era stato strappato dai suoi famigliari, dalla sua vita che tanto amava, dai suopi amici. Il mondo in quel momento non aveva senso per lui, tanto quanto non ne avevano le scarpe infilate nella parrucca della mietitrice che lo stava raggiungendo col suo smagliante sorriso.
-Ciao, tu devi essere Aris, piacere, Shokki!-
Il ragazzo di sedette accanto as Ivory, che osservava in modo un po' troppo attento il treno su cui nel giro di pochi minuti sarebbero dovuti salire.
-Tesori, certo che siete conciati male... Lo stilista dovrà fare  un miracolo per sistemarvi per piacere agli sponsor. -
Di sicuro i giochi per il distretto 3 non erano iniziati per niente bene: il palco della mietitura era ceduto e ciò era testimoniato dal pollice rotto di lui e dagli occhiali spaccati di lei. Dopo aver fatto un rumore agghiacciante, il soppalco cedette, cadendo sulla metitrice, che perse la parrucca mostrando al mondo i suoi capelli naturali color giallo fosforescente. Sarà stato un bello spettacolo per i capitolini, che probabilmente si saranno sbellicati dlla risate, ma Aris non lo trovava per niente divertente. Ciò non fece altro che peggiorare il suo umore, che già era pessimo.
-Tributini, di che colore volete le vestaglie? -
Ad Aris non ne importava niente, e perciò non rispose. Stava ripensando alla sorella, e alla frase che gli aveva detto appena arrivata:
-Ti prometto di sorridere sempre. -
 

DISTRETTO 8
Alexander Baston e Zoey Charlotte Baston
Zoey guardò il fratello come non aveva mai fatto e avrebbe sperato di non farlo mai più. Era un occhiata incenerente, di totale disapprovazione, quasi di disprezzo. Erano da poco entrati nel palazzo di Giustizia e la ragazza non riuscì a tacere.
-Ma cosa ti viene in mente?! Ti rendi conto di quel che hai appena fatto? Non hai pensato alla mamma, come credi che riuscirà ad accettare due figli morti? -
Zoey si accanì sul gemello, spingendolo violentemente contro il muro con l intento di dargli uno schiaffo. Il tributo fu ben prestofermato da un pacificatore, che sollevò la ragazza trascinandola nella stanza a lei dedicata, per poi chiudere a chiavce la porta. La giovane diede qulche pugno alla porta, sfogandosi contro l uscio di legno. Odiava non terminare delle azioni o degli impegni, e quello schiaffo non dato irritò Zoey, che si sedette iniziando a giocherellare con i ricci dei lunghi capelli castani, come aveva fatto per tutta la mietitura. Scroccò le dita, sentendo il sangue ribollire nelle vene.
Probabilmente era la prima volta nel distretto 8 che i due tributi avevano gli stessi visitatori, e probabilmente l'ultima. Zoey si aspettava che i genitori e i fratelli sarebbero venuti prima dal gemello, ma non fu così.
La ragazza si alzò nel vedere la madre e il padre entrare nella sala, assumendo il suo solito sorriso disarmante. Era chiaramente abbastanza forzato, ma era il massimo che Zoey porteva fare per incoraggiare i genitori.
-Ciao. -
-Zoey, tesoro... Cerca di vincere, ce la puoi fare. -
-Dovete stare uniti, nessuno nell'arena avrà un rapporto come il vostro. Non fidarti degli altri tributi, anche se sembreranno simpatici. Un mio paziente del due mi ha raccontato che preparano i favoriri facendo anche corsi di pricologia e teatro... - continuò la signora Baston cercando di avere un tono di voce il più tranquillo possibile.
-Non preoccupatevi, anche se non tornerò continuate la vostra vita come se non fosse accaduto nulla, vi prego. Occupatevi di Ralph e degli altri, non fateli prendere in nessun caso le tessere. -
La ragazza sapeva che quella non era la cosa più rassicurante che avrebbe potuto dire, ma non avrebbe mai potuto dire la classica parola "tornerò", perchè avrebbe significato uccidere il gemello, e Zoey non credeva che avrebbe mai potuto farlo.
-No, Zoey, non dire così... - le rispose la  donna singhiozzando.
Sarebbe stata la stessa cosa dire "vincerò" o "morirò nell'arena", poichè in antrambi i casi per la fimiglia sarebbe significato la morte di un figlio o un fratello, in entrambi i casi la famiglia Baston non sarebbe mai più ststa la stessa.
***
Alex non capiva la sorella, e forse non ci sarebbe mai riuscito.
Li aveva fatto male quella reazione, si aspettava almeno un "grazie", o un abbraccio, sicuramente non essere assalito in quella maniera.
I fratelli erano già passati, e ora toccava a Ralph, il primogenito, che Alex aspettava con la sua postura forte e fiera.
-Sai che se non fosse stato per l'età, mi sarei offerto io. -
-Sì, lo so. Ma tutto questo sarà inutile se lei non accetterà di farsi aiutare, la sua testargiaggine ci farà uccidere entrambi. Sai com'è fatta, quando vuole non ascolta nessuno. -
-Lo so, Alex, ma cerca di npensare un po'anche a te... per farla vincere devi sacrificarti. -.
Alex guardò il pavimento, non ci aveva pensato. E se fosserro rimasti solo loro due? come avrebbe reagito? -
-Prendi questo. - continuò Ralph, porgendo al tributo la fascia rossa che aveva da sempre portato al braccio -Sono sicuro che in caso di difficoltà ti aiuterà a decidere. -
Alex srotolò la propria fascia di stoffa, sostituendola con quella del fratello.
-Spero che tu abbia ragione... -
 

DISTRETTO 6
Ryan Pyvens e Jessica Stone
Jessica Stone fece un sospiro quasi liberatorio, scaricando tutta la tensione accumulata durante i saluti  con i genitori. Ripensando a quello che gli aveva detto, potè notare soddisfatta di aver fatto un ottimo lavoro, sicuramente gli aveva tranquilizzati. Sorrise, come sempre d'altronde,  nel vedere entrare le sue amiche. Assunse la sua abituale espressione solare e radiosa, salutandole facendo dei urlatti acuti. Le tre si abbracciarono caldamente.
-Tu vincerai. Senno andreamo da Snow a boicottare. - disse Ashley con tono scherzoso.
-Ragazze, siete fantastiche. - sospirò Jessica commossa.
-Resta positiva, in ogni caso. -
-Sei probabilmente l'unica persona in tutta Panem a sorridere sempre e comunque... -
Jessica arrossì nel sentire tali parole, facendo un sorriso ancora più ampio.
Dopo qualche minuto di consigli e raccomandazioni varie, le amiche dovettero uscire.
 
Al terzo turno di visite entrò nella stanza una persona, il cui volto era sconosciuto alla ragazza, che sussultò stupita.
-Ciao, sono Jennifer, la fidanzata dell altro tributo, Ryan - fece la giovane in modo imbarazzato, decisamente trovandosi a disagio.
-Ehm, ciao, sono Jessica. - rispose il tributo con fare gentile.
-Sono passata solo per augurarti buona fortuna... -
-Ah - Jessica notò gli occhi lucidi della visitatrice, e la mano che stava accarezzando il pancione -Non preoccuparti, - continuò - guarderò io le spalle a Ryan -
Le due si strinsero la mano, quasi come se si conoscessero da una vita.
-Grazie. -
***
-Ma sei davvero un cretino. Come ti è venuto in mente? Sarei potuto andare ai Giochi anche senza di te. -
Ryan fece una risata sonora, dando una pacca sulla schiena a Greg, migliore amico per cui si era offerto volontario.
-Ryan, stai aspettando un figlio, cosa sarà di lui e della madre se... - il visitatore fece una pausa duratura, per poi continuare abbassando la voce -se non torni. -
-Lo so, e lo sapevo anche quando ho pronunciato quel "mi offro" alla capitolina, ma non potevo vederti andare verso morte certa senza  fare nulla. Che poi non è tutto perduto, ho qualche possibilità, posso sempre usare la storia del figlio per attirare più sponsor... -
-Sappi che ti sarò per sempre grato e... non preoccuparti per Jessica, mi prenderò cura di lei e del bambino. -
-Grazie, sapevo di potermi fidare su di te. -
 
Ryan gaurdò Greg uscire dalla sala, rimanendo solo. Era terrorizzato da anche solo l'idea di incontrare la ragazza, che certamente non avrà preso bene la candidatura del fidanzato ai giochi. Il tributo guardò la maniglia della porta girare, e fu allora che si scatenò il finimondo.
-Infame!Sei solo un incosciente! Come ti è venuto in mente!? No, non ci posso credere! Sei un COGLIONE. - La ragazza piangeva in modo isterico, dando dei pugni tuttaltro che amichevoli sul petto del futuro padre.
-Scusami, io non volevo... -
-Ma non volevi cosa? Ci eravamo messi d'accordo, volontari in nessun caso, NESSUNO. -
-Lo so, ma ti giuro che tornerò, o almeno ci proverò.... -
Jennifer abbracciò Ryan stringendolo forte, appoggiando il volto sul suo petto.
-Ryan, perchè? Stava andando tuuto bene... Noi... Tu che hai trovato lavoro... il piccolo...perchè? - sussurrò.
Il tributo si limitò a baciare l'amata sulla fronte, senza rispondere.
Stessero in quella posizione per circa un minuto, per poi lasciarsi lentamente.
-Per favore, Ryan, promettimi che tornerai, ti prego... -
-Ti amo, Jen - rispose il ragazzo accarezzando il pancione, sentendo un calcetto. Il ragazzo sorrise, ma in qualche secondo la situazione mutò radicalmente.
 
Jennifer si accasciò di scatto, urlando a squarciagola. Strinse la mano del fidanzato tanto da provocarli un dolore acuto, per poi gridare il suo nome.
-Ryan, è arrivato il momento. -




Angolo dell autore:)
Eccomi qua con il primo capitolo dei i saluti! Devo dire che alcune parti sono state davvero difficili da scrivere... Boh, spero di aver fatto un buon lavoro:)
Sinceramente non sono pienamente soddisfatto di come sia uscito il capitolo, non mi convince fino in fondo. Fatemi sapere cosa ne pensate, tutte le critiche sono ben accettate ^.^
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito l ultimo capitolo, mi fa sempre molto piacere leggere i vostri commenti:) 
Ringrazio particolarmente S h y per i suoi consigli:)
Ho notato con gioia che le storie nella sezione Hunger Games stanno aumentando, perciò i capitoli finiscono velocemente nella seconda pagina... Vi chiederei se poteste seguire la storia, così almeno non rischiate di perderne pezzi:)
Pubblicherò il prossimo capitolo martedì, forse anche qualche giorno prima.
Con questo credo che sia tutto,
alla prossima,
Thresh
   
 
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