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Autore: AndreMCPro    17/12/2015    2 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
E se vi siete inseriti nella vostra stessa storia? Ecco cosa è successo a me...
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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 Alternative Dimensions
Il Diario della Profezia

Cap.18 Ritorno – L’Angelo Cremisi
 
Il tizio riapre gli occhi e da come li socchiude mio fratello deve avergli dato una bella botta! La prima cosa che sente è Massimo e il Dottore che ancora discutono sui mezzi poco ortodossi del primo, e ovviamente la prima cosa che chiede è…
«Liberatemi, o i miei compari vi faranno la pelle!»
Lui ci guarda con aria di sfida ma subito si rende conto che non ha a che fare con dei poveri sprovveduti.
Io alzo la mano e faccio fuoriuscire volontariamente i miei fulmini rossi. Massimo impugna la sua amata ascia e il Dottore… Beh, lui gli punta contro il cacciavite… e un po’ sprovveduto lo sembra davvero!
«Ecco, visto? Gli ho menato anche troppo piano, ancora è convito di cavarsela con poco»
«Io ho altri sistemi. O a modo mio o me ne vado» replica il Dottore.
«CIAO!» Gli risponde Massimo senza pensarci due volte.
«Ah, la metti così? Vediamo se questo ti piace!» E punta l’armatura con il suo cacciavite sonico. Questa si irrigidisce impedendo a Massimo di muoversi.
«Dottore, per favore! Ok, avrà esagerato, ma se non avesse fatto cosi c’era il rischio che ci facessimo male! Oltretutto se ci avessi pensato io con i miei fulmini avrei potuto polverizzarlo!»
«E va bene, ma adesso si fa a modo mio» Si volta verso Massimo e gli riabilita l’armatura. «Ringrazia tuo fratello»
«Io ho i miei motivi per comportarmi così, giusto o sbagliato che sia»
«Non mi importa. Ora torniamo a noi» Si volta verso il prigioniero e inizia ad interrogarlo ma quest’ultimo non accenna a rispondere.
«Basta, adesso ci penso io» Massimo si avvicina ma il Dottore gli si para davanti guardandolo in malo modo.
«Ecco perché non mi piaci, sei un soldato» Poi si volta e Massimo indietreggia senza ribattere, per poi uscire fuori alle prime luci del sole.
«Bene. Se non vuoi parlare userò un metodo più drastico »
«Ah sì, e quale? Hai l’autorità di tenere a bada quello più grosso e pericoloso… Che fai, adesso mi prendi a capocciate finche non ti supplico pietà?» Lo deride, ma il Dottore si avvicina fino quasi a toccarlo con il suo naso.
«Sai che non è una cattiva idea?»
Il prigioniero resta in silenzio mentre il Dottore gli fa’ un bel sorriso. Da lontano invece Massimo scoppia a ridere e io lo seguo a ruota. Un attimo dopo il Dottore da’ una testata al bandito che inizia ad urlare dal dolore. Il dottore a sua volta barcolla per la botta e solo dopo qualche istante si riprende, mentre il bandito è ancora intontito.
«Ok , grazie delle informazioni. Ora non ci servi più»
Il bandito rimane scioccato. Il Dottore tira fuori dalle sue tasche una specie di penna e gli spara un dardo al sonnifero, addormentandolo.
«Bene, dobbiamo andare verso est. È a circa  mezza giornata da qui, dentro un montagna »
«Cosa? Dentro una montagna?» gli chiedo io. Mi ricorda Tronjheim.
«Beh, il passaggio è li, ma non sono sicuro che sia proprio dentro. Dovrei dargli un’altra testata, ma i suoi pensieri… No, preferisco non farlo»
«Per me sta bene. Andiamo e vediamo cosa c’è, poi decidiamo come agire» Interviene Massimo che da lontano aveva ascoltato tutti i discorsi. Il Dottore lo guarda in maniera non troppo amichevole, ma lui si volta senza dargli peso.
«Come vuoi tu, ma se mi trovo alle strette non guardo in faccia nessuno. È meglio che te lo ricordi»
«Tuo fratello non mi piace. Non sembra cattivo, ma non mi piace comunque»
«Ha degli sbalzi di umore, ma non dipendono da lui. Sta cercando di imparare a controllarli. Certo, è una vita che lo fa, ma adesso è diverso… qualcosa glielo rende molto più difficile»
«Tu sai cos’è, vero?» Chiaramente una domanda retorica.
«Dottore, andiamo, non posso dirti tutto. Sai bene anche tu quanto sono pericolosi gli… spoiler»
Sottolineo particolarmente l’ultima parola. Lui annuisce rassegnato, e poi usciamo entrambi dalla costruzione. Massimo ha già preparato i cavalli e ci avviamo verso il covo dei predoni. Essendo a cavallo ci impieghiamo solo un paio d’ore. Il dottore si ferma e prova a puntare il suo cacciavite, ma qualcosa fa’ interferenza. Massimo fa cenno di arrampicarsi su di un versante.  In effetti la base è troppo estesa per essere una normale montagna, soprattutto una minecraftiana, e infatti una volta raggiunta la sommità ci rendiamo conto che in realtà è una piccola catena montuosa che nasconde una vallata. Al suo interno vi è nascosto un villaggio di medie dimensioni. Il dottore tira fuori dalle sue tasche un binocolo e osserva il villaggio, poi mi passa l’oggetto.
«Guarda, credo che questo sia il villaggio dei malviventi. Gli abitanti però… penso che i banditi stiano approfittando di questa gente per i loro scopi»
«Attenti, c’è qualcuno!» Ci avverte Massimo. Un tizio vestito in maniera simile al nostro prigioniero si avvicina, ma sembra non ci abbia visto.
Massimo prende un sasso da terra e fa’ per lanciarlo, ma il Dottore lo blocca. Lui subito si libera, guardandolo innervosito. Poi effettua un lancio sul lato opposto e la guardia si allontana a controllare.
«Ho detto a modo mio!»
«E io ti ho detto ok, ma adesso andiamo»
Scendiamo lungo una gola apparentemente non controllata e ci andiamo a nascondere dietro un capanno, protetti da occhi indiscreti.
«Bene, adesso che facciamo Dottore?» Chiede Massimo a mo’ di sfida.
«Dobbiamo trovare il modo per cacciarli via. Senza far male a nessuno» Specifica, scandendo nettamente le parole.
Io li guardo e do’ una pacca a entrambi. «Basta bisticciare come bambini, e prepariamo un piano»
«Questo villaggio sembra infestato. Bisognerebbe spaventarli» Dice Massimo.
«Sì, magari impersonando una divinità di questo mondo per terrorizzarli» Aggiunge il Dottore.
Massimo mi guarda. Sembra aver avuto un’idea e mi sorride. Credo -anzi, temo- anche di aver capito.
«Massimo… io ancora no so controllare i fulmini. Potrei colpirli senza volerlo, o peggio colpire qualche innocente»
«Non se mettiamo qualche parafulmine in giro che attiri i lampi nella direzione che vogliamo» Dice subito il Dottore. Poi si gira e mi guarda. «Tu mi devi spiegare come fai a sparare fulmini»
«Dottore, quante volte te lo devo dire? Non posso spiegarti proprio niente»
«Ok, ok… Allora, questa è la mappa della zona. se noi mettiamo dei parafulmini in questi punti potrebbe funzionare» Annuiamo tutti d’accordo.
Ognuno di noi prende la sua strada e rimediando qualche pezzo di metallo e senza farci vedere piazziamo i parafulmini. Verso sera, al calar del sole, siamo pronti per il nostro scherzetto.
Tutta la banda, circa una quarantina di persone, si raduna nel centro, dove sembra ci sia una piazza. L’unico che manca è Massimo, che tarda ad arrivare.
«Ma dov’è tuo fratello? Non era un compito difficile»
«Eccomi, eccomi. Ho avuto un imprevisto, dei bambini»
«Cosa è successo?» Interviene subito il Dottore, ma Massimo nemmeno lo guarda.
«Rispondi, cosa hai fatto?» Lo prende per un braccio e Massimo fa’ una smorfia di dolore lui subito lo lascia e gli guarda il braccio. Non ha più l’armatura.
«Cosa è successo? Perché quel livido? » Gli chiedo.
«Ero in giro a piazzare i parafulmini. Mi ero appena tolto il braccio sinistro per usarne il ferro quando ho visto uno di quei brutti ceffi prendersela con un bambino. Non potevo rimanere fermo senza fare niente» Poi guarda il Dottore fisso negli occhi «Sì, Dottore, l’ho pestato e l’ho messo a tacere, ma non l’ho ucciso. Solo che nel farlo le ho prese anche io. Poi l’ho portato fuori. Quando si riprenderà sarà troppo tardi»
Il Dottore lo guarda senza dire una parola. Io mi appresto a curarlo, ma lui mi ferma dicendomi che non c’è tempo e che dobbiamo procedere con il piano.
Mi metto in posizione. Visto che il mio Jetpack è fuori uso abbiamo piazzato una carrucola per fare lo “spettacolo”. Il sole cala dietro le montagne e subito si fa’ buio su tutto l’accampamento. Inizia il divertimento! Con una bella spinta mi calo sull’accampamento, ricoprendomi completamente di fulmini e scagliandoli tramite sia braccia che gambe. Urlo ai malviventi di fuggire e questi un po’ intontiti dall’alcol si spaventano a morte e iniziano a correre in tutte le direzioni. Sinceramente, non ho idea di come possa apparire agli occhi degli altri, ma mi immagino come un essere umanoide fatto completamente di energia rossa, e la cosa a quanto pare deve essere veramente traumatizzante! Massimo, vedendo che non accennano a prendere la via che porta fuori, estrae un boomerang borchiato in ferro e chiama il Dottore, poi lancia. Il Dottore in qualche modo riesce a prenderne il controllo con il cacciavite costringendo i malcapitati a prendere la strada giusta, mentre i miei fulmini continuano a colpire tutto intorno e alcuni finiscono anche per colpire il boomerang.
Tutti i malviventi prendono la via del non ritorno e scappano a gambe levate imprecando e maledicendo quel posto.
Ovviamente la gente è spaventata e subito il Dottore tenta di rassicurarli dicendo che siamo amici e che volevamo solo aiutare, ma senza riuscirci. Io cesso subito la tempesta di fulmini. Massimo nel frattempo mi tira giù e mi aiuta a scendere, e a quel punto uno dei bambini si fa’ avanti. Mio fratello si gira, lo riconosce e subito lo saluta a suo modo ossia con il saluto vulcaniano. Il bambino cerca invano di imitarlo, poi lo abbraccia.
A quel punto la gente inizia a capire e si avvicina per capire chi sono questi tre strani personaggi accorsi in loro aiuto.
Dopo circa un’ora inizia una gran festa per celebrare la liberazione del villaggio. Un anziano ci offre subito un giaciglio per riposare e cosi possiamo passare la notte al coperto.
Il giorno dopo Massimo è di nuovo già in piedi e lo trovo nella piazza centrale a confabulare con il consiglio degli anziani.
«Vieni, Andrea, ti voglio presentare questi signori »
«Fammi indovinare, vuoi fortificare il villaggio?»
«Beh, in realtà le difese già ci sono grazie a quei malviventi. C’è solo da organizzare le ronde»
Il Dottore nel frattempo si fa’ un giro del posto e gioca un po’ con i bambini. Dopo circa mezza giornata possiamo ripartire in direzione nord e ci lasciamo il villaggio alle spalle.
 
«Sai, Andrea, mi piace quel villaggio. Un giorno tornerò a trovarli» E si volta indietro come per fare un fermo immagine del posto. Io gli sorrido, forse già so cosa ha in mente, ma se c’è una cosa su cui posso contare è che  la geniale follia di mio fratello non ha limiti. E la cosa un po’ mi preoccupa.
Poi Massimo accelera e si mette in testa la gruppo. Il Dottore mi si avvicina.
«Andrea… beh, forse mi sbagliavo su tuo fratello. Io raramente mi sbaglio, ma stavolta sono contento che sia cosi… Anche se…»
«Sì, lo so, i suoi modi non ti piacciono. Ma fidati, la tua strigliata l’ha colpito più in profondità di quanto credi. Dagli un po’ di tempo e vedrai che cambierà atteggiamento»
  
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