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Autore: Neflehim    17/12/2015    4 recensioni
"Anche se é patetico dirlo dopo tutto questo tempo, mi dispiace Tetsu."
Il ragazzo lo fissò senza espressione, sembrava gli stesse scavando dentro, come se volesse capire se fosse sincero oppure no, stavolta.
" E' vero, é patetico Aomine-kun."
[...]
“Tu invece?”
Tetsu lo fissò “Io cosa?”
“Non fare il finto tonto! Che succede con Kagami?”
[...]
Se Taiga ci avrebbe davvero, messo un secolo prima di dichiararsi, allora era il caso che un esterno si intromettesse. E chi meglio di lui di cui Kagami era già geloso?
[AoKuro, Aokise,Kagakuro, Kurokise. Altri pairing nel corso dei capitoli.]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell'autrice:
Ebbene no! Non sono morta! Solo che ho avuto tremila cose da fare ed inoltre questo capitolo si é fatto molto desiderare.

Mi odierete probabilmente a fine capitolo, ma va bene così... mi piace.
Preciso non sono masochista ma se riceverò minacce di morte vorrà dire che la storia vi ha preso e la cosa non può che farmi piacere!
Ok, ora vi lascio!
Ci rivediamo alla fine!

Revival
[Act XIII ]



In pochi minuti la camera fu inondata di medici che li cacciarono via chiudendo la porta dietro di loro.
Taiga si appoggiò tremante alla parete, il volto pallido e il cuore che pareva pompargli sangue nelle orecchie.
Con la coda dell'occhio vide Chihiro e la madre stringersi in un abbraccio che serviva a sostenersi per non crollare a terra.
Gli altri erano seduti sulle sedie, distrutti.
Sapevano cosa poteva succedere una volta che i medici sarebbero usciti da quella stanza.
C'era il cinquanta percento che andasse bene e il cinquanta che finisse in tragedia.
Non ci voleva pensare all'ultima. Neppure minimamente.
Passarono i minuti che divennero ore.
Tatsuya rimase al suo fianco per tutto il tempo. Non lo lasciò autodistruggersi dai rimorsi da solo.
Si, perché in quel momento nella sua testa giravano solo cose come:
Avrei dovuto dargli appuntamento prima.”
Sarei dovuto andarlo a prendere invece di andare separatamente.”
E altra roba dello stesso tipo.
Continuava ad incolparsi per ogni cosa.
E si chiese se, nel caso si fosse fatto avanti prima, avrebbe potuto in qualche modo evitare tutto questo.
Sapeva che era una domanda stupida, ma non riusciva a non pensarci.
Non ci riusciva nonostante le rassicurazioni di Tatsuya.
Improvvisamente la porta della stanza si spalancò e ne uscì in medico con una cartella clinica.
La signora Hanako e Chihiro si avvicinarono immediatamente a lui per sapere qualcosa ma Taiga non ne ebbe il coraggio, così rimase poggiato alla parete cercando di interpretare l'espressione dell'uomo con il camice.
Non riuscì a sentire cosa dicevano ma improvvisamente Hanako crollò a terra piangente e Taiga sentì le ginocchia tremare mentre gli occhi si spalancavano fino all'inverosimile e la testa si svuotava.
NO!
Questo era l'unico pensiero che riusciva a girare nella sua mente completamente annebbiata dal panico.
Non poteva finire così .
Davanti ai suoi occhi passarono le immagini di quell'anno e mezzo assieme .
Dal giorno in cui l'aveva conosciuto … in palestra.
Quando era comparso all'improvviso attirando l'attenzione di tutti su di lui.
Quando lo aveva incontrato quello stesso giorno nel ristorante che aveva scelto per cenare.
La partitella dopo aver mangiato … quella in cui gli aveva detto di mollare il basket ed in cui il ragazzo gli aveva ribattuto mettendo in piedi il suo discorso astruso su luci e ombre.
Il giorno successivo, quando aveva scoperto per la prima volta la vera abilità del ragazzino fantasma.
Quando lo aveva accettato per il suo strano talento facendo di loro due un duo perfettamente sincronizzato e vincente.
Le partite sudate contro i Miracoli.
L'irritazione quando aveva scoperto che molte cose sul passato della sua ombra gli erano state nascoste.
La partita contro Aomine.
La notte in cui tutte le cose erano state sconvolte.
In cui erano iniziati i suoi tormenti.
Il giorno in cui aveva capito perfettamente i suoi sentimenti verso di lui.
La paura.
L'odio per se stesso proprio per quella paura.
La paura che fosse troppo tardi.
Quella contro Kise.
Poi Midorima.
Murasakibara.
Ed infine Akashi .
La partita in cui avevano vinto .
In cui avrebbe voluto baciarlo.
La scoperta di Chihiro.
Il ritorno dalle vacanze in America.
L'incontro al quartiere commerciale.
La promessa di chiarirsi.
La festa per il compleanno della coach.
Infine l'appuntamento designato l'attesa per un arrivo che non ci sarebbe stato.
Poi l'inferno.
Troppe cose erano successe per permettere che gli venisse strappata via la felicità così velocemente.
Le gambe non gli tennero più e alla fine si ritrovò seduto contro il muro,con le mani tremanti sulle ginocchia e solo allora riuscì ad alzare il volto di nuovo verso quel medico chiedendosi che tipo di espressione potesse avere un uomo dopo aver detto ad una madre di non essere riuscito a salvare suo figlio.
Il respiro gli si bloccò in gola.
Il volto dell'uomo non aveva nessun accenno di costernazione e se non avesse spostato lo sguardo verso le labbra, probabilmente lo avrebbe preso a pugni.
Poi lo vide, qualcosa non ci sarebbe dovuto essere dopo aver dato una simile notizia.
Un sorriso di sollievo.
Un sorriso che stonava con quello che vedeva.
Abbassò gli occhi verso la signora Hanako ancora a terra e solo in quel momento notò la sue labbra distese leggermente verso l'alto mentre le lacrime continuavano a scendere sul suo volto.
E capì e torno a respirare.
Capì e il suo cuore riprese a battere, mentre piano, sentiva il vuoto riempirsi nuovamente di calore e gli occhi bruciare.
Non impedì al suo corpo di piangere, di buttare fuori quel minuto in cui aveva davvero temuto il peggio. In cui era morto dentro.
Si prese il volto tra le mani mentre anche le sue labbra si stendevano in un sorriso pieno di sollievo.
Non si guardò attorno e si appoggiò d'istinto alla spalla di Tatsuya quando lo sentì sedersi al suo fianco.
E' tutto finito Taiga... tutto finito.”


*************************************


Due giorni dopo



Akashi li aveva "convocati" tutti sul terrazzo dell'ospedale e avevano quasi dovuto costringere Kagami a lasciare il capezzale di Tetsuya per unirsi a loro.
Il medico aveva detto che ora il ragazzo era completamente fuori pericolo e che quella crisi era solo dovuta alla volontà di quel corpo di tornare a svegliarsi.
Ora dovevano solo aspettare un risveglio che sarebbe avvenuto presto e Taiga si era convinto a voler restare al suo fianco per quando si sarebbe accaduto.
Akashi era arrivato perfino a chiederglielo per favore!
Solo allora, troppo scioccato da quell'avvenimento anomalo - Aomine aveva anche commentato uno stralunato " Ci invadono gli alieni!"- si era lasciato trascinare da Tatsuya sulle scale che portavano all'aperto.
Arrivati, avevano trovato l'ex capitano affacciato verso il basso con i gomiti appoggiati sulla ringhiera.
Li aveva sicuramente sentiti arrivare - dopotutto erano otto persone di cui tre facevano rumore anche solo respirando- ma non si girò verso di loro e aspettò che lo raggiungessero.
" Ho sempre pensato che fossimo collegati da un filo invisibile..." iniziò sorprendendo tutti " In qualche modo noi sei... " e non c'erano dubbi a chi si stesse rivolgendo " sin dalle medie, ci siamo cercati senza poterci dividere. Non ha importanza il fatto l'essere stati avversari. Siamo riusciti lo stesso a rimanere uniti nonostante tutto..."
Il silenzio accompagnò quelle parole, in un consenso approvato dagli interessati.
" Quest'anno e mezzo in squadre separate, ci ha fatto crescere. Abbiamo incontrato persone che ci hanno cambiato..." lanciò un'occhiata a Chihiro che gli sorrise " Ma la verità é che.... aver perso contro Tetsuya e Kagami ci ha fatto comprendere qualcosa di importante: il talento non basta per vincere. Ci vuole passione e amore, ma soprattutto la volontà di non arrendersi mai, per quanto possa essere disperata la situazione."
Nessuno disse nulla ma nuovamente si poteva leggere la condivisione negli occhi della Generazione dei Miracoli.
" Eppure, sono convinto che riusciremo a dare il nostro meglio solo stando assieme. Non so quale siano i vostri desideri, ma io non ho alcuna intenzione di abbandonare il basket, dopo il diploma."
Stavolta il silenzio si fece pesante.
Ognuno pensava, cercando una propria risposta.
Kagami fu il primo a ribattere senza neppure pensarci su " Io non ho alcuna intenzione di mollare il basket... é l'unica cosa che potrei fare nella vita."
Quelle parole parvero scuotere i presenti.
Aomine fu il secondo a confermare le parole di Kagami e in una reazione a catena tutti e otto asserirono dando le loro risposte.
Seijuro parve sollevato ma non lo diede a vedere apertamente " Nel prossimo anno e mezzo, saremo ancora una volta avversari, ma finita la scuola... ho intenzione di creare una nuova squadra e vorrei che voi otto e ovviamente anche Tetsuya quando si sveglierà, ne faceste parte."
Il silenzio avvolse di nuovo le sue parole mentre ognuno di loro rifletteva su quello che era stato appena detto.
Alla fine fu di nuovo Taiga a spezzare quella situazione pesante “ Per quanto mi riguarda ne riparleremo dopo il diploma. Ora non posso darti una risposta che non ho.”
Detto questo il ragazzo si voltò e tornò di sotto lasciandoli soli a riflettere su cosa fare.


**********************************

Passò i giorni a vegliare il suo risveglio, tornando a malapena a casa per un cambio o un doccia.
Rimaneva ore senza fare nulla, se non osservare il volto addormentato della sua ombra.
Non si annoiava mai, nonostante l'immobilità a cui era costretto.
Aspettava paziente.
Si stupiva di come riuscisse a restare fermo per ore senza provare alcun fastidio o voglia di alzarsi.
Ogni volta che si ritrovava nel suo appartamento vuoto, l'ansia di non poter essere al fianco di Tetsuya lo attanagliava, portandolo a compiere in pochissimo tempo tutte quelle azioni che prima della tragedia erano quotidiana routine.
Non ne sentiva mai la mancanza e neppure il non poter più mangiare i panini del Majin Burger gli dava noia.
Tornava di corsa all'ospedale subito dopo ogni faccenda e rimaneva lì, nell'attesa che quegli occhi solitamente inespressivi tornassero ad aprirsi, o che una sua mano emettesse anche un minimo movimento.
Dopo i giorni, passarono i mesi.
La scuola iniziò nuovamente e lui fu costretto a tornarci, sotto minacce di morte da parte della coach.
Si diedero i turni per vegliare Tetsuya, nonostante sua madre non lo mollasse un attimo.
Gli ex diplomati della Teiko passavano per l'ospedale almeno una volta al giorno sperando di ricevere buone notizie, inutilmente.
I medici avevano detto che era normale, questo sonno.
Il corpo di Kuroko aveva ricevuto un fortissimo shock e sarebbe stato un miracolo se non avesse riportato anche danni cerebrali.
Taiga non voleva neppure pensarci ad una simile possibilità.
Anche lui, nonostante fosse completamente avverso a quelle cose chiamate libri, aveva visto abbastanza film su queste cose , per saperne abbastanza degli effetti collaterali che poteva portare un coma così lungo.
No … davvero meglio non pensarci.
Quella mattina aveva deciso di passare presto all'ospedale, prima di recarsi a scuola.
Aveva di proposito lasciato la finestra aperta, per far entrare l'ultima brezza estiva prima del avvento dell'inverno.
Poggiò come tutti i giorni il frullato alla vaniglia sul comodino accanto al lettino e si mise in spalla la cartella dirigendosi verso la porta “ Oi Tetsuya... ci vediamo più tardi.”
Mise una mano sulla maniglia della porta.
Poi si bloccò improvvisamente .
Il cuore gli arrivò nelle orecchie in pochi secondi.
Lo aveva sentito.
Ne era certo.
Si voltò lentamente, mentre la borsa cadeva a terra e le mani gli tremavano.
Spalancò gli occhi quando lo vide: un piccolo movimento della mano e un leggero gemito proruppe da quelle labbra pallide.
Le gambe gli si mossero da sole, mentre la mente era completamente vuota – non che fosse una novità, quella - .
Arrivò accanto al lettino proprio nel momento in cui le palpebre di Tetsuya tremolarono prima di aprirsi.
Lo vide cercare di alzarsi per poi rinunciare.
Alzare un braccio e fissarlo inebetito mentre i raggi del sole vi si riflettevano.
Il respiro gli si bloccò in gola, nel momento in cui si specchiò con le iridi azzurre, ancora leggermente appannate.
Tetsuya...” mormorò mentre sentiva le lacrime imperlargli le ciglia.
Il giovane da poco sveglio, a quel suono si voltò verso di lui e strizzò le palpebre.

Tu … tu chi sei?”


***********************************


Ci stai ancora pensando?”
Il mormorio di Takao lo riscosse dai suoi pensieri, facendogli alzare lo sguardo su di lui.
Mh?”
Il moro alzò gli occhi al cielo.
Alle parole di Akashi intendo...”
Shintaro lo fissò perplesso “ Perché tu no?”
Takao gli rivolse un occhiataccia prima di sbuffare “ Ovvio che ci sto pensando, solo che non riesco a comprendere perché voglia anche me.”
Stavolta fu Midorima a sbuffare, cosa strana per il suo record di espressioni illeggibili, e si permise anche di dargli un colpo dietro la testa.
Smettila di sminuirti in quel modo Takao!”
Il compagno sospirò massaggiandosi il punto leso “ Quali credi che siano e intenzioni di Akashi?”
La guardia tiratrice ci pensò su un attimo prima di rispondere “ Credo che voglia sinceramente creare una squadra con tutti i vecchi membri della Generazione dei Miracoli... visto che stiamo parlando del vero Akashi. Ma penso anche che voglia creare un altra squadra molto forte... di cui tu e Mayuzumi farete sicuramente parte.”
Takao lo fissò un attimo sorpreso “ Un altra squadra? E da chi credi sarà composta?”

Midorima contò le persone che elencava sulle dita “ Tu, Mayuzumi... credo che coinvolgerà Kiyoshi quando tornerà dall'America... il Capitano del Seirin... Hyuuga. Himuro della Yosen é quasi certo. Penso che almeno loro verranno chiamati.”
Il moro dovette ammettere che Shintaro era di certo l'unico che riusciva a capire davvero per bene Akashi.
Cosa farai?” chiese prendendolo alla sprovvista.
Non parve comunque pensarci su molto “ Come ha detto Kagami... non posso dargli risposte che non ho ora. Ci penseremo dopo il diploma.”

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Da quanto tempo ci riflettevi?”
Akashi lo fissò alzando un sopracciglio.
Seduto sul letto lo fissava.
Erano passati tre mesi dal giorno in cui Chihiro aveva accettato di mettersi con lui e le cose andavano bene... ovviamente escludendo il fatto che Tetsuya non si fosse ancora svegliato e che Chihiro era qualcosa – o qualcuno- che non poteva controllare.
Il fratello di Kuroko pareva aver preso come impegno di vita il contrastarlo quando cercava di comandare.
Ed alla fine Akashi non faceva altro che arrendersi.
Eppure quando accadeva non sentiva minimamente il sapore amaro della sconfitta, anzi.
La resa a Chihiro era un qualcosa di piacevole a cui non avrebbe mai rinunciato.
Da un po'...”
Il ragazzo sbuffò scocciato “ E quando avevi intenzione di mettermene a parte?”
Ed Akashi comprese di aver compiuto un passo falso e abbassò lo sguardo sentendosi colpevole.
Chihiro era molto simile a Tetsuya quando ti fissava dritto negli occhi: aveva uno sguardo magnetico che sapeva mettere soggezione.
Ovviamente lui stesso non faceva testo, ma che fosse qualcun altro a fargli quell'effetto era una cosa a dir poco strabiliante.
Tra un po'...” mormorò improvvisamene giù di morale.
Era l'unico che riusciva a farlo sentire dannatamente fragile e lui odiava sentirsi in quel modo.
Erano in quei momenti che sentiva la presenza dell'altro se stesso farsi sempre più pressante nella sua anima.
Sapeva che a parer del fidanzato – era strano definirlo in quel modo e lo faceva sempre e solo nella sua testa- il suo gesto poteva essere interpretato come una costrizione o piuttosto un renderlo partecipe a fatto compiuto, ma non era stata sua intenzione.
Era semplicemente un qualcosa, un desiderio che aveva sentito nascere dentro e che alla fine aveva voluto esternare, in uno dei momenti per loro più difficili.
Rabbrividì quando l'immagine dell'amico steso su quel letto candido decise di aprire uno spiraglio nella sua mente.
Strinse gli occhi fino a quasi farsi male prima di mormorare un memorabile 'Mi dispiace' di cui nuovo solo Chihiro sarebbe stato testimone.
Senza che lo potesse vedere, il ragazzo sorrise quasi intenerito prima di sporgersi verso di lui e baciarlo.
Restarono parecchi minuti così, senza far nulla, prima che Chihiro si scostasse, con uno sguardo tormentato che Akashi aveva imparato a riconoscere in quei mesi.
Tetsuya é forte... supererà anche questa.”
E l'altro ci credette.
Perché ne aveva un immenso bisogno.

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Si portò la tazza alla bocca.
Non era il tipo da bar, ma poteva fare un eccezione se voleva dire passare del tempo con lui.
Alzò leggermente gli angoli della bocca verso l'alto, mentre lo vedeva agitarsi, parlando di non so quale video musicale.
Gli piaceva osservarlo gesticolare in modo plateale di un qualsiasi argomento.
Non importava di cosa trattasse ma gli metteva una certa serenità in quei mesi in cui si sentiva sull'orlo di un baratro, dove solo uno spiffero d'aria poteva gettarlo nel vuoto o farlo cadere all'indietro, al suolo solido e sicuro.
Era il suo unico appiglio alla realtà e sapeva, con estrema certezza, che per il biondo era lo stesso.
Per quanto quel comportamento, quel ciarlare di qualsiasi cosa gli passasse per la testa, fosse solitamente una cosa normale, la ruga pronunciata poco sopra le sopracciglia gli dava una chiara immagine di quanto quel comportamento fosse solo apparenza, per non far trasparire il suo stato d'animo effettivo.
Aominecchi...”
Il chiaro richiamo alla realtà da parte del compagno lo riscosse.
Alzò un sopracciglio chiedendo in quel modo cosa volesse. Non era mai stato un tipo di molte parole.
E' da cinque minuti che mi fissi solamente … é imbarazzante.”
Ed in effetti le guance erano leggermente colorate, dandogli un aria decisamente tenera e quello non era decisamente un pensiero da lui.
Ma si sa: Kise Ryouta faceva un effetto strano alla gente che lo guardava, uomini o donne che fossero. E che dovevano girare alla larga ora.
Non ti piace?”
Ryouta si grattò una guancia abbassando lo sguardo sul tavolino.
Non é che non mi piace ma... il modo in cui lo fai é... diverso.”
Lo fissò corrugando le sopracciglia perplesso “ In che senso?”
Le guance del biondo s'imporporano ancora di più “ Non … mi hai mai guardato in quel modo.”
Si dichiarò davvero fortunato ad avere quel tipo di carnagione scura ma non si fece abbattere dall'imbarazzo “ Ed in che modo ti guarderei?”
Kise fissò male il sorrisetto che era spuntato sulle labbra del moro, prima di rispondere “ Come se ti piacesse quello che vedi.”
Il sorriso di Daichi si allargò “ Perché mi piace” affermò come se fosse la cosa più naturale del mondo.
E fu così che Ryouta si ritrovò ad arrossire come un ragazzino.
Di nuovo.

********************************

Mosse le labbra sopra quelle dello sconosciuto, fregandosene del resto del mondo e mandando a quel paese tutto e tutti.
La Generazione di Miracoli.
Atsushi.
E se stesso che gli andava ancora dietro e che ci stava male.
L'unico che non si sarebbe mai permesso di allontanare, era Taiga, che decisamente era in una situazione emotiva peggiore della sua.
Aveva passato giorni ad accompagnarlo all'ospedale e a venirlo a riprendere.
Non lo faceva per dovere ma solo per profondo attaccamento a quello che era come un fratello.
Sentì le mani del ragazzo che stava baciando infilarsi sotto la sua maglia e glielo lasciò fare, reprimendo il brivido di opposizione che il suo corpo gli mandò lungo la schiena.
Spinse con rabbia quel corpo aitante contro il muro, mentre la musica assordante gli entrava nelle orecchie e l'alcool in circolo gli bruciava le vene.
Che ne dici di andarcene in uno dei privé?” gli mormorò lo sconosciuto, mordendogli il lobo.
Stava per accettare quando due mani – due grandi mani – lo afferrarono per le spalle spingendolo contro una schiena , rendendosi conto che probabilmente arrivava a malapena con la testa sotto il mento.
Inalò a fondo l'odore del suo presunto aggressore e s'irrigidì.
Conosceva quella fragranza, ma non aveva alcun senso.
Perché la persona a cui apparteneva odiava, quel genere di posti.
Per lui la musica era troppo alta e c'era troppa gente che si toccavano tra loro e ballavano scalmanati.
Decisamente non era un luogo per lui.
Si liberò da quella presa e si voltò verso il suo presunto ma conosciuto aggressore e trattenne il fiato.
Atsushi... che cazzo ci fai qui?”
Il ragazzo lo fissò inespressivo prima di spingerlo dietro di lui.
E tu chi diavolo sei?!” urlò lo sconosciuto baciatore ad Atsushi a cui bastò solo allungare una mano per fermarlo.
Lui stava con me bestione, sparisci!”
Murasakibara lo spinse via ed afferrò di nuovo Tatsuya per un braccio in modo da trascinarlo fuori di lì.
Il moro protestò cercando di ritrarsi ma era abbastanza ovvio che il compagno fosse più forte di lui.
Fu praticamente buttato verso l'uscita del locale e Himuro non aveva mai visto quell'espressione sul volto del centro.
Era un insieme tra l'arrabbiato ed una qualche emozione che non riusciva a comprendere.
Atsushi... che - diavolo - ci fai – qui!” sillabò scandendo per bene, mentre barcollava sentendo la testa girare.
Murasakibara lo afferrò prima che crollasse lungo disteso a tera e solo in quel momento si rese conto che probabilmente, in quel drink c'era stato versato qualcosa di anomalo.
Che di sicuro non doveva essere versato.
Droga ?
Medicine strane ?
Forse anche del GHB... non pensava comunque ce ne fosse stato bisogno.
Non si era dimostrato molto ritroso, dopotutto.
Sei ubriaco” affermò senza remore il gigante, cercando di tenerlo fermo in piedi.
Tatsuya si appoggiò al suo braccio, nonostante la sua mente si opponesse, affollata dalla totale confusione e strane nuvolette bianche.
Non si sentiva spesso in quel modo.
Gli accadeva solo negli ultimi tempi e quando, mesi prima, aveva pensato di avere una cotta per Taiga e lo aveva allontanato per cercare di capirci qualcosa.
Poi Taiga se ne era andato e lui si era sentito una merda per non averci nemmeno provato.
Mesi dopo, aveva deciso di andare in Giappone per risolvere la situazione ma aveva trovato il fratello già innamorato perso - anche se ancora non se ne era accorto – di Kuroko.
Subito dopo aveva incontrato Atsushi.
E si era reso conto quanto poco amore ci fosse nei sentimenti che provava verso Taiga.
Si … e drogato probabilmente...” affermò corrugando le sopracciglia pensieroso.
Atsushi strinse la presa sul suo braccio fissandolo con una rabbia che non lo caratterizzava “ Che ci fai qui?”
Tatsuya cercò fare un espressione accigliata ma gliene riuscì solamente una decisamente buffa, visto la leggera risata che uscì dalla bocca di un ragazzo che stava entrando nel locale.
Mi diverto?”cercò anche di sembrare ironico ma di nuovo non gli riuscì.
A Murasakibara non fece ridere anzi, la sua espressione si irrigidì ancora di più “ Ti diverti a farti drogare, Tatsuya?”
Quando sentì il suo nome senza strani nomignoli rabbrividì, spalancando gli occhi terrorizzato.
Si rimise dritto, riuscendo a malapena a restare indietro, ma si staccò comunque da lui come scottato.
Cercò di non far notare la sua espressione ma con la mente poco lucida gli era piuttosto difficile .
Chi ti dice che non sia stato io stesso a drogarmi?”
Non era la risposta - domanda giusta, visto che stavolta Atsushi parve davvero arrabbiato e riprese il suo braccio avvicinandoglisi pericolosamente.
Quella notte il ragazzone decisamente non sembrava in lui, esattamente come lui, ma almeno lui aveva un alibi per non essere se stesso. Cosa spingeva invece Murasakibara ad essere così stranamente arrabbiato?
Ti sei drogato, Tatsuya?”gli chiese sibilando.
Sul serio: dove era finito il ragazzo sempre bambino che s'ingozzava di dolci?
Da quando si era trasformato in un ragazzo di sedici anni normale?
Se normale s'intendeva per un bestione alto più di due metri che non sapeva far altro che mangiare e giocare a basket senza mai ingrassare, apatico, costantemente annoiato, bellissimo...
Aspetta. Quello non doveva assolutamente pensarlo.
Mai più.
Scosse la testa sia per togliersi dalla mente quei pensieri nocivi che per rispondere esasperato all'oggetto dei suddetti pensieri e che intanto aspettava una risposta, mentre poteva scorgere dettagliatamente – erano distanti solo due centimetri massimo – come la preoccupazione prendeva il posto della rabbia nei suoi occhi.
No Atsushi … non mi drogo,” Sorrise quando lo vide rilassarsi leggermente “ Probabilmente sarà stato il tizio di prima.”
Lo vide stringere l'unico pugno libero con forza, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa di avventato.
Alla fine parve decidere di lasciare perdere e riprese a trascinarlo per la strada verso una destinazione ignota.
Atsushi!”alla fine Tatsuya riuscì a dare il giusto tono irritato alla sua voce, che spinse l'altro a fermarsi.
Si può sapere dove stiamo andando? E che ci fai qui?”
Probabilmente Murasakibara stava pensando di poter evitare quella domanda infatti riprese a camminare come se nulla fosse, ma Himuro era troppo stanco – e ubriaco , anche se quello in minor dose – per giocare all'investigatore,così puntò i piedi e si oppose con resistenza.
Andiamo a casa... non sei in grado di guidare... devo chiamare un taxi” disse l'altro prendendo in mano il cellulare, ma Tatsuya non era dello stesso avviso così glielo sfilò dalle dita fissandolo male.
L'aria della sera gli stava facendo bene e piano si stava riprendendo, riacquisendo la lucidità mentale per pensare con razionalità.
Perché sei qui?” chiese di nuovo ma stavolta con un tono che non ammetteva repliche.
Atsushi non gli lasciò il braccio quando l'altro gli fece segno di togliere la mano ma lo fissò indifferente “ Tu perché sei qui?”
Himuro si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo “ Non rispondermi con un altra domanda... non siamo più dei ragazzini” gli disse con più durezza di quello che voleva.
Alla fine il ragazzone parve arrendersi all'evidenza che era impossibile evitare quella conversazione.
Sono qui per te” gli disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Tatsuya rimase interdetto, non aspettandosi di certo una risposta del genere.
Per me...” ripeté più a se stesso che a qualcuno in particolare, ma Atsushi annuì lo stesso “ E perché saresti qui per me?”
Il diretto interessato sbuffò infastidito “ Perché ero preoccupato.”
“ Tu … eri preoccupato” mormorò il moro abbastanza scioccato “ per me” concluse e spalancò gli occhi quando lo vide asserire.

Perché?” chiese ancora cercando di non soffermarsi su quanti 'perché' avesse pronunciato in meno di dieci o quindici minuti.
Atsushi stavolta parve un po' indeciso su cosa fare ma alla fine lo tirò per il braccio, ancora stretto nella sua mano, verso di sé schiacciandolo su di lui.
Perché ti sei allontanato da me … e non sapevo dove fossi e non mi piaceva. Non puoi andartene in giro a baciare la gente.”
Chiunque altro lo avesse ascoltato senza conoscerlo, sarebbe sembrato solo il amento egoista di un bambino possessivo verso il suo giocattolo, ma per Tatsuya non fu così.
Quella era molto meglio di una dichiarazione.
Perché Atsushi era possessivo verso le cose che pensava gli appartenessero.
Sorrise .
Quella serata era andata meglio di quello che credeva.

********************************

Vento. Qualcosa di morbido che gli avvolgeva il busto. Un universo nero tutto attorno e dolore in ogni muscolo.
Percepì una mano, da qualche parte. Mosse le dita debolmente e le sentì inondate di un lieve formicolio . Lentamente aprì gli occhi. Al nero si sostituì un bianco accecante. Fu come recuperare tutti i sensi in una volta : vista,tatto,olfatto, udito … beh il gusto non ero sicuro di averlo riacquisito .
Era avvolto da un caos continuo scoppiato all’improvviso. Sentiva dei passi poco lontani da lui, qualcosa di freddo e morbido sotto le dita, un odore acido e pungente gli arrivò alle narici ed infine la luce accecante della lampada al neon davanti ai suoi occhi mentre di conseguenza mille riflessi gli ballavano davanti alla vista.
Ne fu sopraffatto. Sbatté le palpebre e cercò di tirarsi su ma la sua schiena protestò non permettendogli di fare neppure un movimento, a parte muovere le dita.
Ogni muscolo del corpo gemette, mozzandogli il fiato. Nel bianco accecante ,poco a poco iniziò a distinguere un braccio pallido appoggiato su una coperta altrettanto bianca.
Dove sono?
La domanda emerse dalle sue membra semplice e terribile. Non seppe darsi una risposta. Si guardò la mano che rifletteva i raggi solari provenienti dalla finestra alla sua destra.
Chi sono io?
Neanche questa domanda ebbe una risposta. Una morsa gelata si strinse le tempie e si contrasse lo stomaco. Si toccò il petto, là dove il cuore batteva il tempo della sua ansia e della sua paura.
Era piatto.
Sono un uomo.
Nonostante tutto saperlo non lo rassicurò per nulla.
Tetsuya...”
A quel richiamo il suo collo si girò senza il suo consenso , provocandogli una scossa dolorosa.
Si ritrovò davanti un ragazzo enorme.
Cioè … non proprio un gigante ma nel senso che era davvero alto ed imponente: “muscoli” era la parola che probabilmente avrebbe usato come nomignolo. Eppure non erano eccessivi.
Non gli dava fastidio. Anzi.
Sollevò lo sguardo verso il suo viso e rimase per un attimo stupefatto : quel ragazzo aveva il volto più corrucciato che conoscesse. Cioè che conosceva. O che avrebbe dovuto conoscere.
Dannazione! Era davvero stressante.
Qualcosa nel suo volto attirò la sua attenzione : aveva davvero delle strane sopracciglia!
Ma era affascinante.
Molto affascinante.
Lo vide fissarlo completamente basito e si chiese perplesso...
"Tu... tu chi sei? "
Con una stranissima stretta al cuore vide quella persona perdere colorito mentre il volto gli si trasfigurava in un espressione sofferente.
"Aspetta un attimo Tetsuya... vado a chiamare un medico."
Gli voltò le spalle e a lui prese il panico.
Non riusciva a capire cosa fosse ma nel profondo della sua anima sentiva di non voler stare lontano da quella persona.
Di volerla al suo fianco.
Seguendo l'istinto gli afferrò una mano, cercando di ignorare i dolori atroci che gli produsse quel semplice movimento.
Quella persona si girò verso di lui fissandolo sorpreso.
" Non te ne andare" gli disse, con più sicurezza e fermezza nella voce di quanto pensasse di possederne.
Il ragazzo rimase in silenzio, come se fosse alla ricerca di qualcosa nel suo sguardo, così si sentì quasi in dovere di spiegarsi "Ti conosco non è così? Sennò non saresti rimasto al mio fianco aspettando che mi svegliassi."
La certezza nelle sue parole lo sconvolse.
Non riusciva a comprendere come poteva esserne così sicuro, ma si fidava del suo istinto... o almeno credeva di farlo.
Il sentimento che sentiva era incredibilmente forte ed inspiegabile.
Non aveva idea neppure di quale fosse il suo nome ma si fidava ciecamente.
Di certo non era una cosa che poteva essere spiegata in modo razionale e qualcosa gli diceva che doveva essere stato una persona radicalmente ragionevole,prima di ... dimenticarsi chi era.
Intanto il ragazzo dalle buffe sopracciglia era rimasto in silenzio per parecchi minuti prima di abbassare il capo in un assenso.
Cercò di comprendere come mai si sentiva tanto sereno con una persona a lui, almeno al momento, sconosciuta ma l'unica cosa che trovò fu solo il sentimento profondo che sentiva di provare verso quella persona.
" Noi ... siamo amanti o qualcosa del genere?"
Fu divertente vedere la faccia dello sconosciuto-buffo-ma-affascinante andare a fuoco a quelle parole e si stupì quando il ragazzo gli parlò con voce calma e controllata.
Qualcosa dentro di lui gli suggerì che era cambiato e che solo pochi mesi prima - mesi? O giorni? Per quanto tempo aveva dormito?- oltre ad arrossire avrebbe anche iniziato a balbettare imbarazzato in un modo divertente e tenero allo stesso tempo.
"Cosa te lo fa pensare?"
Non ebbe bisogno di pensarci su, prima di rispondere.
" Non lo so.... una sensazione."
Il ragazzo annuì più a se stesso che a lui ed abbassò lo sguardo sulla sua mano che ancora gli stringeva il polso e che non aveva nessuna intenzione di lasciare.
" No,non lo siamo...non proprio... o meglio, avremmo dovuto esserlo ... ma..."
Sembrò impicciarsi con le sue stesse parole e sorrise inconsciamente a quella reazione, stupendosi poi di averla avuta.
Sul serio non capiva, ma quel ragazzo gli stava simpatico a vista e ... c'era quel qualcosa che lo dilaniava.
Il non ricordare chi fosse era diventato più importante del ricordare chi fosse lui stesso.
Voleva riconoscerlo, perché sapeva che quella persona stava soffrendo anche solo a vedere il suo volto e faceva male.
Non voleva che quella persona penasse ancora a causa sua.
Ancora, perché dalla quantità considerevole di macchinari presenti nella stanza e da quanti tubi fossero attaccati al suo corpo poteva dedurre che non si era ritrovato in una bella situazione... qualunque essa fosse.
" Che mi è successo?" si costrinse a chiedere anche se non era certo di voler davvero una risposta.
Quella domanda parve agitare il ragazzone, che si allontanò di nuovo dal lettino suscitando a sua volta il timore che se stesse andando.
In realtà, quella persona si sporse solamente sul comodino, per prendere una sottospecie di telecomando - uh! ricordava cosa fosse un telecomando... un passo avanti!- e premere il pulsante per chiamare i medici nella stanza.
Pareva quasi che fossero appostati dietro la porta aspettando che fosse il momento adatto per irrompere nella stanza, perché dopo solo due minuti si ritrovò un folla di uomini in camice bianco accanto al letto .
Sentì la mano calda e grande di quella persona scivolare via dalla sua stretta ed il panico tornò a fargli visita, manifestandosi al resto del mondo sotto forma di un suono costante e martellante da parte di quelle dannate macchine attaccate al suo corpo.
Vide uno dei medici sorridergli cercando di essere rassicurante " Calmati ragazzo... va tutto bene."
Scosse la testa, gli occhi completamente spalancati dal terrore dell'ignoto e si sporse verso quella persona, cercando di richiamata a se ed imprecando perché si era scordato di chiedergli il nome. Ironico davvero.
Annaspò nella sua mente, mentre il petto si stringeva in una morsa ed il respiro tornava a mancargli.
Vide i medici cercare di capire quale era il problema ma lui sapeva di stare solo avendo un attacco di panico.
Alla fine qualcosa iniziò a tartassargli la testa.
Un nome che però continuava a sfuggirgli dalle labbra,mentre le braccia continuavano a protendersi verso la figura spintonata da quegli uomini in bianco fuori dalla porta.
Poteva sentirlo sulle labbra, saggiare il sapore eppure non riusciva ad afferrare il significato e questo non faceva altro che irritato contro se stesso.
Il cuore gli perse un battito quando lo vide fissarlo per l ultima volta dallo stipite, poco prima che la porta venisse chiusa e solo allora, gli uscì senza rendersene conto...senza che ne avesse il controllo.


" Taiga! Non andare!"








- End Part One -






Angolo dell'autrice: Spero davvero di restare viva per scrivere la parte due !
Ebbene si ! Con questo é finita la prima parte di questa storia, ma non preoccupatevi perché ho già in cantiere come continuarla e quindi cercherò di restare nei tempi soliti.
Inoltre non inizierò un altra storia ma continuerò semplicemente da questa,quindi con il capitolo quattordici e così via.
Mi serve decisamente una pausa temporale per farla allineare a quello che avevo in mente.
Spero davvero che nonostante la fine, vi sia piaciuto !
Fatemi sapere!

Neflehim







   
 
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