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Autore: Sognatrice_2000    18/12/2015    2 recensioni
"Non è sbagliato?" Lo sussurrai piano, mille domande arrotolate sulla lingua, mille interrogativi schiacciati sul cuore. E il mio corpo trema, forse per la paura, forse per l'emozione. O forse entrambe.
Due occhi azzurri mi fissano con dolcezza. Il mio angelo, l'altra metà della mia anima.
Un luccichio li fa scintillare nella penombra della stanza.
E con poche, sincere parole, cancella tutti i miei timori e le mie incertezze.
"Perché, esiste un modo sbagliato di amare?"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 1: La verità che non può essere narrata Le mani mi tremano, convulsamente, senza che io possa fare niente per arrestare quella reazione involontaria e terrorizzata. Il mio respiro affannato è l'unico suono che riecheggia in questo vicolo buio e sporco, mentre il fiato si condensa in una densa nuvoletta di vapore. Davanti a me, seduto per terra, addossato alla parete, c'è un corpo riverso su se stesso e zuppo di sangue. E' solo un ragazzo, avrà poco più di vent'anni, eppure no, non mi sono lasciato impietosire. E' esattamente come tutti gli altri, sporco, terribilmente sporco. Un essere del genere non è degno di vivere. Come una bestia, ogni notte si acoppiava senza scrupoli con altri individui, solo per dello sporco denaro. Ho solo liberato il mondo da un po' di immondizia, dopotutto ce n'è talmente tanta in giro. Dovrebbero essermi grati per questo, invece di soprannominarmi "il pericoloso serial killer che sta terrorizzando Tokyo." Stringo il coltello ancora sporco di sangue tra le mani, sospirando. Adesso non tremo più, non ho più paura. Sento solo freddo, tanto, tanto freddo. E non so se nel cuore, o se è solo la rigida temperatura di questa notte a farmi rabbrividire. Scuoto la testa con vigore: no, non devo pensarci. Adesso devo andarmene il prima possibile, altrimenti potrei anche... "Ehi, Kaito! Sbrigati, se il capo vede che sei qui invece che alla base te le suona di santa ragione!" Sobbalzo, al suono di quella voce maschile un po' troppo volgare. Allora c'è qualcuno... qualcuno che mi ha visto mentre commettevo il delitto! No, non è possibile, eppure sono stato attento... Lentamente, porto lo sguardo appena dietro le mie spalle, sentendomi in trappola. C'è un ragazzo, alto e magro, proprio dietro di me. Ha i capelli castani che ricadono in modo disornato sulla fronte, e due occhi azzurro cielo che mi fissano seri e inespressivi. Tiene nelle mani nelle tasche della giacca di pelle aperta sul petto, tranquillo e sicuro, come se non avesse paura. E continua a fissarmi, con quei suoi occhi magnetici e privi di calore... Ma che diamine sto facendo? Devo andarmene di qui, e alla svelta. "Kaito, mi hai sentito?" La voce di prima, sempre più vicina. Stringo più forte il coltello, e alzando i lembi del cappotto fino a coprirmi il viso, urto il ragazzo che sta entrando nel vicolo proprio in quel momento. Lo colpisco ad una spalla, correndo, e sparendo rapidamente dalla sua vista, incurante delle sue urla. Continuo a correre fino al mio appartamento, ansante, confuso, sfinito. E terribilmente impaurito. Quel ragazzo, Kaito, mi ha visto in volto, ne sono sicuro. E adesso cosa posso fare? Cosa faccio? ** "La ringrazio molto, signor Kudo."L'uomo di fronte a me, sulla cinquantina, con due folti baffi neri e un sorriso cordiale, mi stringe calorosamente la mano. Ricambio compito, senza dimostrare eccessivo entusiasmo. Casi come questi me ne sono capitati a bizzeffe: l'uomo o la donna che sospettano un tradimento da parte del parthner, e mi chiedono di seguirlo e di documentare le mie scoperte. In questo caso, è stato solo un falso allarme, e il mio cliente sembra eccessivamente felice. "Ho solo fatto il mio dovere." Rispondo, leggermente annoiato. Quel sorriso così esagerato mi infastidsce sempre di più, per fortuna l'uomo, dopo un altro cerimonioso inchino, saluta radioso ed esce dall'agenzia. Sospiro stanco, passandomi una mano tra i capelli. Che noia, spero davvero che ci sia qualche caso interessante nelle prossime ventiquattr'ore. Con un sonoro sbadiglio, mi sistemo meglio sulla sedia in pelle dietro la scrivania. Proprio in quel momento, sento bussare alla mia porta. "Avanti." "Scusami, Shinichi, sono venuta a portarti il caffè."Sulla soglia si allunga la figura aggraziata ed elegante di Ran Mouri, la mia giovane segretaria. Ha appena venticinque anni, ma è molto competente, e soprattutto, possiede un'innata gentilezza che si rivela molto utile con i clienti. Ha i classici lineamenti giapponesi, occhi lilla a mandorla, e i capelli mori e lisci che le ricadono ordinamente sulle spalle. Devo confessare che è molto carina, ma non mi è mai passato per la mente di invitarla a uscire o altro. Ci conosciamo bene, ma il nostro è solo un rapporto professionale, e credo, anche di amicizia. Ran mi distrae dai miei pensieri, appoggiando delicatamente la tazza colma di caffè bollente sulla scrivania in legno chiaro, e portandosi il vassoio circolare ormai vuoto al petto. "Il cliente di prima sembrava molto soddisfatto."Osserva con un sorriso, il tono leggermente più confidenziale del solito. Ignoro il suo commento, alzando le spalle e portandomi la tazza alle labbra. Inizio a soffiare piano sulla bevanda, mentre lei apre un poco le tende per far entrare un po' più di luce nell'ufficio. "Era un caso noioso. Voleva solo scoprire se la moglie lo tradiva, nient'altro."Spiego disinteressato, gli occhi ridotti a due fessure. Ma Ran non sembra notare il mio disagio, e sorride ancora, incalzandomi, sempre più curiosa. "E poi? Alla fine lo tradiva davvero?" "Figuriamoci, era solo frutto della sua fantasia. Anzi, il motivo per cui pareva più stanca e nervosa, e usciva spesso senza rivelare la destinazione, era che andava dalla ginecologa." "Non mi dire che..." Ran si porta la mano alla bocca, gli occhi sgranati. Non capisco perchè sia così interessata. "Esatto, era incinta. E quando il mio cliente l'ha saputo, mi ha ringraziato mille volte, come se il merito fosse mio. Pazzesco, io ho solo contribuito a riordinare quello squallido intreccio." Ribatto aspramente, bevendo il primo sorso di caffè. E' senza zucchero, come piace a me. "Non capisco perchè sei così insofferente, Shinichi. Dopotutto ti ha anche pagato."Mi riprende Ran, leggermente piccata. Ma io non mi faccio intimidire. "Vorrei ben vedere. Dopo tutta la fatica che ho fatto."Mi passo una mano sulla fronte, esasperato. "Per una volta, dopo tutti questi mesi, vorrei che mi fossero affidati casi veri. Come ai vecchi tempi..." Già, ricordo con nostalgia quei giorni di ragazzino pieno di ambizioni, che si divertiva a giocare all'investigatore e a collegare gli indizi. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno sarei diventato così famoso e avrei addirittura aperto un'agenzia tutta mia. "Mi sembri un po' pessimista in questi ultimi tempi. Ma non ce n'è ragione, credimi."Ran mi sorride con la sua solita dolcezza. "Sarai sempre tu il detective migliore, Shinichi." Sorrido amaramente. Già, il migliore. Quello dotato di un innato senso della giustizia e di un'intelligenza geniale, quello che ha catturato innumerevoli criminali e ha reso il mondo un posto più sicuro, quello coraggioso e generoso che non esita ad affrontare il pericolo e a mettere a rischio la sua vita per una buona causa. Quello che sorride sicuro e anche un po' arrogante davanti alle telecamere, stretto nella sua giacca grigia, professionale e irreprensibile. Anche Ran conosce solo l'apparenza, solo quello che io voglio mostrare. L'altro lato della mia anima, quello più oscuro, lei non è a conoscenza. Se solo sapesse... cosa penserebbe di me? Con che occhi mi guarderebbe? Esattamente come tutti gli altri: proverebbe odio, rabbia, disgusto, paura. Non capirebbe, esattamente come gli altri. Certo non direbbe che sono il migliore. E' buffo, nonostante la veda ogni giorno, lei non ha la minima idea di chi sia veramente. Così come tutti, ignora che questo infallibile, brillante, perfetto detective, è il serial killer che sta terrorizzando Tokyo e che ha già ucciso sei giovani. Tutti ragazzi che si prostituivano, vendendo il loro corpo per ricevere dello sporco, squallido denaro. Tutte ignobili, deprecabili creature. Stringo i pugni con forza, cercando di contenere la rabbia. E rivedo due occhi che ben conosco, spaventati, terrorizzati, che chiedono aiuto... e sangue, sangue dappertutto... "Shinichi! Shinichi!"Il richiamo di Ran mi fa tornare prepotentemente alla realtà. Sobbalzo, osservandola spaesato. "Ma che hai?"Domanda lei preoccupata, inarcando un sopracciglio. "Sei impallidito..." "Non è niente, Ran, davvero..."Mentre penso ad una scusa plausibile da rifilarle, arriva il trillo del campanello a disturbare le nostre orecchie. "Senti, se è di nuovo l'uomo di prima che vuole ringraziarmi, inventati una scusa qualsiasi e mandalo via."Sbuffo nervoso, sorseggiando di nuovo il caffè. "Cosa?" Ran sembra incredula e sconcertata, ma io non ho certo tempo da perdere. Questa mattina il mio umore non è certamente dei migliori. Il campanello suona di nuovo, e Ran sospira. "D'accordo." Esce dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Ma poco dopo la riapre con un sorriso smagliante. "E' venuto a trovarti Kaito." "Chi?"Aggrotto le sopracciglia, perplesso. Non ricordo di avere amici o conoscenti con questo nome. Lei sbuffa, sembra spazientirsi. "Insomma, Shinichi, Kaito Kuroba, non lo riconosci? Eppure ha detto di essere un tuo amico..." Sto già per dirgliene quattro, ricordandole che ha la memoria corta e che io non conosco nessun Kaito, quando il ragazzo alle sue spalle, che finora non avevo potuto vedere bene, fa un passo avanti e punta il suo sguardo su di me. Improvvisamente, ricollego quel volto e quel nome, e tutto si fa chiaro nella mia mente. Inizio a sudare freddo, e il cuore aumenta i suoi battiti. Capelli spettinati, occhi azzurri, camicia un po' aperta sul petto... Non è possibile... è il ragazzo di ieri sera. Ma come ha fatto a trovarmi? E cosa vuole da me? "Ciao, Shinichi. Passavo di qui, e sono venuto a farti un saluto."Quegli occhi inespressivi e profondi che sembrano intuire tutto mi fissano con insistenza, ma il suo tono è assoluamente naturale. Anzi, mi fissa persino con un mezzo sorriso un po' insolente. Ma come si permette, perchè si sta comportando così? "Cosa vuoi?"Gli domando rabbioso, senza badare minimamente all'occhiata di rimprovero che mi lancia Ran. Lui ride sommessamente, avvicinandosi e alzando una medaglietta chiara che tiene tra le dita, mostrandomela bene. La riconosco, quella è... la medaglietta che porta al collo il mio cagnolino Waston. Ma come fa ad averla lui? Improvvisamente capisco: su quella medaglietta è stampato anche il numero di telefono, oltre al mio nome. Allora deve essere risalito a questo posto grazie al numero, non c'è altra spiegazione. "L'hai dimenticata ieri, dopo che ci siamo salutati."Prosegue imperterrito, forse per non insospettire Ran. E' davvero un attore nato. Eppure che bisogno c'è di mettere in atto questa pagliacciata? Stupito, lo vedo agganciarsela alla catenina che porta al collo, e sorridere in modo strano, provocante. "Allora, mi sta bene?"Chiede spavaldo, con quell'odioso sorriso, una mano sul fianco che fa aderire ancora di più la camcia alla pelle. Ma cosa sto pensando? Questo ragazzo... questo ragazzo è strano. Cos'ha in mente? Se ieri sera ha raccolto quella medaglietta, perchè non l'ha portata direttamente alla centrale di polizia come prova? Sempre più confuso, lo vedo scrivere velocemente qualcosa su un bigliettino, e poi avvicinarsi a me. Mi mette il biglietto tra le mani, avvicinandosi ulteriormente al mio orecchio. "Stasera, vieni nel posto indicato nel biglietto."Bisbiglia, piano. Allora avevo ragione, ha qualcosa in mente. Vuole ricattarmi? Mi paralizzo, appena sento le sue labbra sfiorarmi la guancia, e il suo caldo sussurro che mi accarezza il lobo. "Se non vieni, ciò che ti ho preso resterà appeso al mio collo." Rimango immobile, pietrificato, il respiro irregolare,anche quando si stacca come se niente fosse e mi saluta allegramente, agitando la mano. Lo fisso fin quando non sparisce dietro la porta, ancora atterrito. Deglutisco, in preda al panico. Cosa vuole da me? Eppure... eppure lui conosce la mia vera natura... non ha paura che possa fargli del male? Non è disgustato, non vuole prendere le distanze da me a tutti i costi? E' diverso... questo ragazzo è diverso dagli altri. "Ehi, Shinichi, non mi avevi mai detto di avere un amico così carino!" Il tono di Ran non è malizioso, anzi, sembra soltanto stupita, ma quel commento mi innervosisce lo stesso. "Non siamo amici."Sbotto, seccato. Se la situazione fosse diversa, potrei mettermi a ridere. Altro che amici, mi ha visto commettere un delitto. E potrebbe denunciarmi da un momento all'altro. Solo al pensiero mi vengono i sudori freddi. "Come? Che vuol dire che non siete amici? Ma se quel ragazzo, Kaito mi pare, ha appena detto che vi siete visti anche ieri sera!" Mi mordo la lingua, pententendomi subito di aver detto quelle parole che potrebbero tradirmi. "Sì, ehm... a dire il vero lo conosco da poco."Improvviso con un sorriso imbarazzato, prima che possa chiedermi altro. Ma lei non demorde. "E come vi siete conosciuti? Mi sembra molto più giovane di te, non credo che frequentiate gli stessi ambienti..."Oh, no, sta iniziando ad avere dei sospetti. Meglio chiudere in fretta la conversazione. "E' il figlio di un mio amico, l'ho incontrato ieri per la prima volta quando siamo usciti a bere qualcosa." Spero di essere stato convincente, ma so perfettamente che Ran, ingenua com'è, non potrebbe mai sospettare nulla. Infatti mi sorride, come se niente fosse, e con un piccolo inchino esce dalla stanza, lasciandomi finalmente solo, a rimuginare su quello che mi aspetta questa sera. Estraggo dalla tasca della giacca il bigliettino che mi ha lasciato Kaito, e lo rigiro per un po' tra le dita, nervoso e pensieroso. Non vorrei andare, ma non ho scelta, altrimenti lui si terrà quella medaglietta che potrebbe incriminarmi. Sospiro preoccupato, lanciando distrattamente un'occhiata fuori dalla finestra. Il sole è ancora alto. Non si prospetta una giornata facile.
  
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