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Autore: SofiFlo    18/12/2015    1 recensioni
Regina ed Emma sono due ragazze distanti dal mondo che si sono ritrovate ad abitare; ma forse sarà questo a far stringere le distanze tra loro.
[Swanqueen]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash | Personaggi: Cora, Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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In un primo momento, Regina si era sentita davvero molto agitata. Non solo l’idea di cantare in pubblico la innervosiva molto, ma inoltre aveva l’impressione, per la prima volta da quando era arrivata a Storybrooke, che tutto quel che stava facendo fosse sbagliato. Mettersi in mostra, pensò, avrebbe fatto sì che corresse il rischio di essere riconosciuta, perché, nonostante nessuno la vedesse da anni, non dubitava del fatto che la madre avesse mandato le sue guardie a cercarla, e, se Cora avesse saputo quel che stava facendo, la sua vita sarebbe diventata un inferno sicuramente peggiore di quello che aveva vissuto fino a quel momento. Eppure Regina non aveva potuto guardare quegli occhioni verdi e negare la propria partecipazione a quel progetto che le era appena stato presentato.
Così appena dopo cena era andata nell’angolino di Emma e la bionda le aveva sorriso entusiasta. Non c’era stato bisogno di parlare, Emma aveva iniziato a suonare e lei aveva cantato. Sembrava che avessero provato insieme per giorni interi, erano in perfetta sintonia e potevano sentire di non essere sole, di essere unite come una persona sola, di essere vicine, ma allo stesso tempo di sentire che il legame invisibile che in quel momento era tra di loro non si sarebbe spezzato neanche a chilometri di distanza, neanche in migliaia di anni. Era un momento che non avrebbero mai saputo dimenticare, che non avrebbero rimpianto, ma che avrebbero guardato con affettuosa nostalgia, senza il desiderio di ritornarci, ma amando la possibilità di riviverlo nel cuore. Regina cantò divinamente,  tutti amarono quella serata e le ragazze ricevettero tantissimi applausi. la musica meravigliosa attirò più clienti del solito e in poco tempo il locale si riempì. Verso metà serata un uomo si avvicinò, aveva i capelli castani chiari e degli occhi azzurri stupendi, che sembravano illuminati di luce propria. Fece un inchino di fronte a Regina “Mi concede questo ballo, milady?”

Regina si voltò in direzione di Emma che le fece segno, con entusiasmo di andare a ballare. Il ragazzo, che si presentò come Robin, fece ballare Regina per un paio di canzoni. I due sembravano divertirsi molto, ed Emma non poté fare a meno di sorridere nel vedere Regina divertirsi. Quando però un anziano signore le chiese di poter suonare la sua fisarmonica, nonostante non fosse solita prestarla ad estranei, decise di fidarsi e andare a ballare con Regina. Rubò la mora dalle braccia del ragazzo e le sussurrò che non avrebbe potuto rifiutare un ballo alla sua fisarmonicista. Le prese le mani, sfilandole con delicatezza e un sorriso, da quelle di Robin, e la portò in mezzo alla pista. Ballare con Regina era, se possibile, anche  meglio che duettare con lei. Emma sentì ogni muscolo del proprio corpo muoversi in automatico, come se tutto quel che dovevano fare fosse già stato scritto nei loro muscoli, come se fosse già programmato nelle loro cellule, come se non ci fosse niente di così definito al mondo. Le due ragazze ballarono, e quel brano passato a volteggiare, quasi senza toccare il pavimento, sembrò loro durare poco più di un istante. Tornarono subito alla loro musica, a quell’esperienza di unione che solo chi ha provato può capire, e produssero musica fino a tarda sera, con entusiasmo, divertendosi nel senso pieno del termine, e osservando la gente intorno a loro e l’una gli occhi dell’altra, occasionalmente, dicendosi che era necessario per mantenere la coordinazione.

Quando furono davvero troppo stanche per continuare, la locanda era praticamente vuota. Emma fece segno a Regina di seguirla nella sua stanza, si fece aiutare a mettere a posto la fisarmonica e poi le chiese, in tutta sincerità, se fosse pronta a raccontare la storia che le aveva promesso. Regina era titubante, non avrebbe potuto narrare un qualunque racconto dei suoi libri, e, in fondo, sapeva di dover dire a Emma chi fosse veramente, perché le bugie di cui si era circondata cominciavano già a tormentarla e non poteva credere di aver pensato di essere in grado di tenere i propri segreti per sé e di restare una sconosciuta per chiunque.
Il sorriso sulle labbra della bionda la incuriosì, mentre questa la faceva uscire dalla finestra e le mostrava una strada che terminava nel bosco, in un piccolo prato illuminato dalla Luna e dalle stelle. Sdraiata su quel prato stupendo che le faceva apprezzare ogni differenza dalla sua vecchia vita, Regina cominciò a parlare, ed Emma non poté notare il rossore sulle sue guance, perché troppo impegnata a fissare quel cielo che stava condividendo con la mora. “C’era una volta una ragazza che viveva in un castello triste ed elegante, e pieno di quello sfarzo che solo chi ci è abituato sa quanto sia fastidioso. La giovane non era felice, non perché non sapesse apprezzare la vita, ma perché non si sentiva viva in quelle mura, sottomessa ad una serie infinite di regole e scelte fatte già da prima che lei venisse al mondo. Anche solo il suo nome esprimeva i piani di chi le aveva dato, ma mai veramente donato, la  vita. Si chiamava Regina, perché un giorno, volente o nolente, avrebbe sposato un re, e portato la corona. La giovane aveva passato tutta la sua vita ad essere la ragazza che sua madre voleva che fosse, ad essere ubbidiente e a cercare di evitare di meritare punizioni, a non fare neanche un pensiero riguardo quel che contava veramente, ad occuparsi solo di proseguire al meglio con la propria educazione . poi, una sera, lasciò che la sua anima pensasse. Non lasciò che la rabbia e il dolore sfumassero, ma cercò di capirli, di vederne l’origine. E in quel momento realizzò che la sua vita non sarebbe più stata quella. La sera successiva lasciò tutto alle spalle, cambiò nome, cambiò storia. E si dedicò solo a diventare la persona che voleva essere.”

Emma si girò verso Regina, che continuava ad osservare le stelle, e asciugò le lacrime da quel volto meraviglioso. E quando Regina si volto, imbarazzata e piena di sensi di colpa, fece scontrare le loro labbra, con tutta la dolcezza di cui era capace, pensando solo al fatto che la delicatezza di Regina aveva sempre impedito che lei, attenta ai particolari,  pensasse che la mora potesse veramente appartenere a quel mondo pieno di ombre in cui si era trascinata. E che entrambe amavano alla follia.

[Chiedo umilmente perdono per la rapidità con cui questo capitolo è stato scritto, e per la lentezza che ci è voluta per cominciare a scriverlo. Per ora le settimane infernali dovrebbero essere concluse, quindi potrei riuscire a concludere questa storia decentemente…
Sono un po’ di fretta, ma ci tengo a dirvi che mi fa sempre piacere vedere molti lettori, spero che la storia coinvolga un po’ di più ora, soprattutto perché devo avvisarvi che amo gli amori tormentati. Sono più reali.
Opinioni / consigli /insulti sono sempre apprezzati
Buon fine settimana!
•Sofia]
   
 
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