Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: mischiri    19/12/2015    4 recensioni
Ciao a tutti! Eccomi qua con la mia prima storia su Versailles no
Bara! Dopo essermi ampiamente dedicata a Xena, ho deciso di
mettere a frutto un'idea particolare anche in questo caso!
Nessuno di noi fan ha mai apprezzato la morte di Oscar e così
mi sono chiesta: cosa sarebbe accaduto se Oscar fosse
sopravvissuta e avesse combattuto in prima linea con i ribelli? E
soprattutto come avrebbe gestito un sentimento che mai prima
di allora aveva provato? Riuscirà a voltare pagina? L'unico
modo che avete per scoprilrlo è LEGGERE! hahaha ovviamente
ogni commento o critica sarà accettata con piacere! Buona
lettura a tutti e mi raccomando recensite!!!
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui!! Sì, sì, lo so... Chiunque sano di mente mi guarderebbe in cagnesco e mi direbbe: "Ti sembra il caso di aggiornare a distanza di QUATTRO ANNI?" Avete ragione, non ho scuse, a parte il fatto che l'ispirazione era perduta e sono sempre costantemente persa dietro i libri universitari... Comunque.... Il vento della rivoluzione ha ripreso a soffiare e sono in un periodo di ispirazione incredibile, per cui.. Rieccomi.. Spero che la mia storia possa continuare a piacervi! Premetto che non sempre nel corso dei capitoli rispetterò la scansione cronologica della Rivoluzione Francese o l'andamento degli eventi: pertanto ci saranno fatti che avranno esiti, cause o protagonisti completamente o leggermente diversi da quanto si legge sui libri di storia!! Detto questo, buona lettura e recensite, mi raccomando!!

 

Il mattino seguente

Il sole spuntava lentamente dall'orizzonte, illuminando con i suoi raggi ancora obliqui la città addormentata. I flutti della Senna risplendevano e parevano oro fuso che silenziosamente si dirigeva verso il mare.

Rosalie si riscosse piano dal sonno profondo in cui era caduta. Sbattè più volte le palpebre e si riparò gli occhi con il palmo di una mano,sebbene la luce fosse ancora piuttosto debole e fioca. Si mise a sedere e si stiracchiò silenziosamente, godendosi la piacevole sensazione delle vertebre che schioccavano rilassate lungo la schiena.

Si voltò e la visione che si presentò ai suoi occhi quasi la fece svenire dall'emozione.

Parzialmente illuminato dai raggi dell'astro splendente, il volto di Oscar era ancora perso nel sonno, l'espressione finalmente rilassata e serena; la bocca socchiusa a mo di sorriso faceva intravedere i denti dritti e bianchissimi.

Rosalie si riscosse con un tremito da quel lungo momento di contemplazione e tentò di scendere dalla balaustra che l'aveva ospitata fino a quel momento.

Una leggera presa intorno alla gonna attirò la sua attenzione: la mano di Oscar era saldamente ancorata alla stoffa del suo semplice vestito azzurro,quasi a impedirle di allontanarsi. La ragazza sorrise e scuotendo leggermente la testa, strattonò piano le pieghe dell'abito nel tentativo di divincolarsi dalla stretta.

Il tentativo non sortì l'effetto sperato: le dita di Oscar si serrarono ancora di più intorno alla gonna, solleticando involontariamente la pelle della coscia avvolta dal tessuto. Rosalie arrossì nervosa e si guardò intorno: non c'era nessuno nei paraggi.

Devo tornare al rifugio. Se Bernard non è ancora venuto a cercarmi significa che non si è accorto di nulla... devo riuscire ad essere lì prima che lui scopra della mia fuga. Tra poco si sveglieranno anche Alain e gli altri.. Ah.. se solo potessi rimanere in questa posizione per sempre...”

Si voltò nuovamente e sentì le guance avvampare ancor di più.

Aprì la bocca, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono. Sospirò, maledicendo la sua timidezza e prese un profondo respiro. Riaprì le labbra, ma di nuovo non ebbe il coraggio di dire nulla. Un lampo malizioso attraversò per un momento i suoi occhi azzurri ancora persi nella contemplazione dell'altra, che era così beatamente addormentata da non potersi accorgere di nulla.

Rosalie sorrise e delicatamente riappoggiò la schiena al petto di Oscar come aveva fatto la notte precedente. Dalla sua posizione poteva vedere il mento e il collo candidi a poca distanza dal suo naso. Il cuore le martellava in petto, mentre il respiro le era diventato più pesante. Fremente per l'emozione e il timore di essere scoperta, allungò il viso e depositò un bacio leggero alla base del mento.

Oscar non si svegliò né si mosse. Rosalie sospirò di nuovo e allungò il volto, sfiorando prima la mandibola e poi la guancia sinistra,solleticandola appena.

Come il suo corpo volesse inconsciamente rispondere alla dolce effusione, Oscar si mosse, voltando leggermente la testa verso di lei e appoggiando la guancia alla colonna di pietra, le labbra a poca distanza da quelle della ragazza.

Rosalie per poco non svenne per l'imbarazzo “E ora come faccio?” pensò nervosa, arrovellandosi la mente nel tentativo di trovare una via di fuga da quella situazione.

Ma mentre il suo cervello cercava disperatamente una soluzione, il suo cuore la spingeva ancora verso quel volto angelico.

Non se ne accorgerebbe nemmeno... e se invece si svegliasse? Cosa mai potrei dirle? Oscar perdonami ma ti ho baciato perchè sono innamorata di te...”

Scosse la testa e si diede della stupida: non avrebbe mai potuto ammettere i suoi sentimenti.

Distese un braccio e con la mano accarezzò piano la guancia dell'altra,che sembrava aver ripreso un po' di colore rispetto alla sera precedente. Il ricordo della tosse cavernosa le attraversò rapido la mente, facendola rabbrividire. Passò delicatamente la mano intorno all'orecchio di Oscar, saggiando la morbidezza delle sue ciocche bionde. Non avrebbe mai potuto sopportare la sua morte e se le fosse capitato qualcosa, Rosalie era certa di quello che sarebbe accaduto: si sarebbe lasciata morire anche lei.

Rosalie...” sussurrò Oscar con la voce impastata dal sonno

La ragazza ritrasse velocemente la mano dalla sua guancia e la posò sulla fredda pietra del ponte “Si, monsieur Oscar sono io.. dovremmo andare. Il sole ormai è sorto e se non torniamo al rifugio, Bernard si spaventerà. Solitamente è molto mattiniero, non escludo che sia già in piedi pronto a venirci a cercare...”

Oscar non rispose. Aprì piano le palpebre, strofinandosele con il palmo della mano sinistra. L'azzurro profondo dei suoi occhi sembrava un abisso oscuro e senza fondo: nessuna luce li animava. Il risveglio le aveva sbattuto in faccia la realtà, senza che lei potesse opporre la minima resistenza.

Che giorno è oggi?” domandò inespressiva.

Rosalie aggrottò la fronte pensierosa “Il 14 luglio monsieur Oscar. Perchè?”

Oscar sollevò le spalle “Un giorno come tanti... o forse no?”

Rosalie non seppe cosa rispondere e si mise a sedere.

Oscar in quel momento notò la sua mano stretta intorno alla gonna della più piccola

Scusami Rosalie.. credo di non aver fatto dei bei sogni stanotte” mormorò, facendo scorrere le dita lungo la stoffa morbida in una leggera carezza.

Rosalie tremò appena “S..spero che la mia gonna vi sia stata d'aiuto..” disse,cercando di regolare il tremore della propria voce, mentre scendeva dal parapetto.

Oscar sorrise, portando le gambe al petto e stiracchiandosi, facendo scricchiolare le vertebre e il collo. “Chi può dirlo? E' possibile” esclamò, scendendo a sua volta dal ponte con una smorfia. Le gambe erano intorpidite e le formicolavano per il peso che avevano sostenuto per tutta la notte.

E tu? Hai dormito bene?” domandò gentilmente, incamminandosi verso il rifugio.

Rosalie si affrettò a seguirla “Si, anche se...”

Anche se?” domandò Oscar incuriosita

Ecco... credo di aver sognato Andrè monsieur Oscar.”

La donna si irrigidì sensibilmente “Capisco...” mormorò, tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé.

Rimasero in silenzio per il breve tratto di strada che le separava dalla porta

sotterranea. Il fatto che fosse ancora socchiusa tranquillizzò non poco Rosalie, che piano spinse il battente ed aprì l'uscio, cercando di fare il minimo rumore.

Una presa ferrea intorno al suo polso la inchiodò sul posto, impedendole di avanzare.

Aspetta Rosalie, non entrare” sussurrò Oscar con voce flebile e tremante.

Rosalie si voltò e non si stupì vedendo le lacrime che sgorgavano copiose dagli occhi della donna di fronte a lei. Oscar si sedette sul gradino,nascondendosi il volto tra le mani. “Non credo di potercela fare... Alain, i ragazzi, questo posto... non fanno altro che ricordarmi lui... lo vedo in tutto quello che mi circonda. Come posso essere una guida, se non posso nemmeno orizzontare me stessa?”

Rosalie si sentì stringere il cuore per la tristezza. Si sedette al suo fianco e le prese una mano tra le sue. “Monsieur Oscar.. so che in questo momento vi sentite perso, vi sentite come se la vita non fosse più degna di essere vissuta. Ma dovete trovare la forza di reagire... lui non vorrebbe vedervi in questo stato. Vorrebbe vedervi fiero e coraggioso come sempre, pronto a combattere per quello in cui credete! So che è difficile, so che la disperazione vi sta attanagliando il cuore, ma dovete reagire! Reagite per voi stessa, reagite per lui! Combattete insieme a noi per la nostra Francia!”

Oscar la guardò impressionata e per la seconda volta percepì la grande forza d'animo che quella ragazza nascondeva dietro la sua profonda timidezza.

Le accarezzò la fronte e annuì: aveva ragione, doveva cercare di mettere da parte il dolore e la disperazione che le straziavano il cuore. Da lei dipendevano le vite di molte persone e non poteva permettere che la sua tristezza e le sue paure le attanagliassero la mente.

Hai ragione Rosalie... Il mio destino è combattere al vostro fianco fino alla morte!”

Rosalie la guardò orgogliosa e stringendole la mano, si alzò in piedi.

Allora andiamo?” propose,aspettando pazientemente la sua risposta.

Oscar le lanciò uno sguardo scintillante “Certo... andiamo!”

 

Rifugio, qualche minuto prima

Un brivido di freddo gli percorse rapido la schiena,destandolo dal sonno profondo in cui era caduto. Confusamente si guardò intorno, riconoscendo sotto la moltitudine di incartamenti il tavolo della cucina che aveva usato come letto per tutta la notte.

La candela smozzicata e oramai spenta. Sbadigliò sonoramente e si mise a sedere, distendendo le braccia dietro il collo. Si grattò piano il mento e si alzò, strofinandosi gli occhi cisposi per il sonno. Immaginò che fosse mattina e aprì la porta, dirigendosi nell'altra stanza. Il piccolo orologio di legno sul camino battè le ore: erano le sei e mezzo. Ancora barcollante Bernard si guardò intorno, osservando i visi dei suoi compagni addormentati. In punta di piedi attraversò la stanza e si diresse verso il suo giaciglio, desideroso di svegliare Rosalie. Scostò le tende che separavano la minuscola stanza dal resto della cantina e a stento trattenne un gridolino. Il letto era vuoto e perfettamente sistemato, come se nessuno ci avesse dormito. Nervoso, ritornò sui suoi passi e guardò l'angolo vicino al camino: come sospettava era vuoto.

Il cuore gli sprofondò nel petto e un sentimento che non aveva mai provato fino a quel momento lo colse con tutta la sua forza: la gelosia.

Guardò e riguardò più volte intorno a lui, ma non c'era traccia di nessuna delle due. Mancava Oscar e insieme a lei anche Rosalie.

Siamo alle solite... possibile che debbano sempre sparire? Mi chiedo dove si vadano a cacciare ogni volta! Come possono essere tanto avventate? E Rosalie poi! Non era mai uscita dal rifugio senza di me!!!” pensò nervoso,dirigendosi verso la porta.

Era socchiusa e il guardiano ancora profondamente addormentato.

Michel!!! Michel!!” chiamò Bernard spazientito. Il ragazzo non rispose, limitandosi a russare ancora più forte.

Rum...” sussurrò arrabbiato, notando la bottiglia scura nelle braccia dell'altro.

Scosse la testa e aprì la porta, salendo velocemente le scale. Si voltò a destra e a sinistra, ma non vide nessuno nei paraggi.

E ora dove saranno??” si chiese arrabbiato, mentre si incamminava sul retro del palazzo e saliva la scala di pietra che conduceva al tetto. Da lì avrebbe sicuramente avuto una visuale migliore.

Appoggiatosi al parapetto, si godette il tepore del caldo sole estivo. I suoi occhi scuri vagavano qua e là tra le strade e i vicoli deserti. Era stupendo osservare Parigi a quell'ora: non sembrava l'arena dei combattimenti e delle stragi che la animavano da qualche tempo, ma la città che era sempre stata, silenziosa la mattina, vivace il giorno e scalmanata la notte.

Sospirò sonoramente, stringendo le esili dita intorno alla sottile stoffa dei pantaloni lisi e malandati. Percepiva che qualcosa di immensamente importante gli sfuggiva, si sentiva, senza sapere né come né perché, come uno spettatore, fermo e immobile in attesa del finale a sorpresa dello spettacolo che si stava svolgendo di fronte a lui.. Uno spettacolo che aveva come protagoniste assolute Oscar e la sua rosalie.. Sua.. Incredibile come in quel momento quell'aggettivo stonasse nella sua mente se collegato all'esile fanciulla bionda. Bernard la amava, l'aveva amata dal primo momento in cui l'aveva vista, ma lei..? Lei lo amava quanto lui amava lei..? Scosse la testa, imbarazzato e arrabbiato per quegli strani pensieri che per la prima volta gli riempivano la mente. Sembrava tutto così strano e così ovvio in quel momento, esattamente come era strana e ovvia la pace che regnava in quella città spaccata dal dolore e dalla fame. Sollevò lo sguardo e suo malgrado sospirò di sollievo quando vide Oscar e rosalie avvicinarsi. Camminavano svelte, la più alta davanti alla più piccola e nulla di importante sembrava essere accaduto. Eppure.. Eppure c'era ancora qualcosa che stonava in quel quadretto così innocente..
In lontananza una porta si aprì e si richiuse, annunciandogli il rientro delle due donne. Bernard prese un profondo respiro e si voltò, scendendo in fretta i gradini di pietra. Gli bastò una sola occhiata per individuare Oscar e Rosalie in piedi, lontano dai compagni addormentati. La sua fidanzata stava salutando Oscar, a giudicare dai suoi gesti e l'altra, solitamente impettita e austera, sorrideva come mai aveva sorriso. Bernard si morse il labbro inferiore, impedendosi di gridare e silenziosamente si avvicinò ad entrambe, facendo un cenno per attirare l'attenzione di Oscar. La donna sollevò sorpresa entrambe le sopracciglia, prima di annuire e far voltare rosalie verso di lui. La fanciulla aveva un'espressione colpevole sul volto, accentuata dal rossore delle guance e dalla lucentezza dei grandi occhi azzurri. Non disse nulla, limitandosi ad incamminarsi con attenzione tra i corpi addormentati e a precedere Bernard lungo il corridoio e fino alla cucina. Il ragazzo seguì i suoi passi e con lui, in un silenzio di tomba, Oscar stessa. Fu proprio lei, una volta entrata nella stanza spoglia, a prendere la parola per prima "Bernard.. Prima che tu possa sgridare rosalie per essere uscita senza dirti niente, voglio chiarire che non è colpa sua, ma mia..." 

Il moro scosse la testa, sollevando il braccio per interromperla, lo sguardo fisso su rosalie "quante volte ti ho detto di non uscire da sola?"

"Tante volte.." Rispose la giovane con voce tremante

"E quante volte hai trasgredito a questa regola..?" Domandò ancora Bernard, richiudendosi in fretta la porta alle spalle, per evitare che la sua voce, insolitamente alta, svegliasse gli altri.

"Mai fino a ieri.." Ammise rosalie, le mani che si tormentavano il vestito all'altezza del grembo.

"Esatto.. Mai.. Vorrei proprio capire cosa ti è passato per la mente ieri notte.. Hai idea di cosa poteva capitarti..? Sei stata una stupida!"

"Adesso basta, Bernard, mi sembra di aver già chiarito che la colpa è solo mia.." Intervenne Oscar, irritata dalla piega che aveva preso la conversazione. Bernard sorrise sornione e sollevò di nuovo il braccio, puntando l'indice contro il soldato.

"È soprattutto con te che sono arrabbiato infatti.. So quanto sia difficile per te questo momento, credimi, lo so.. Ieri tutti noi abbiamo perso un amico, un fratello e un compagno d'arme eccezionale, ma non possiamo permettere al dolore di schiacciarci. Tu sei un soldato, Oscar, anzi, sei un comandante e come tale dovresti comportarti. Eppure sembra che la morte di Andre ti abbia reso incapace di distinguere le cose.. Pensi che lui sarebbe felice di vederti in questo stato..? Il dolore ti ha ottenebrato la mente, non te ne rendi conto?"

"Smettila Bernard!" La voce sottile di rosalie si erse imperiosa, mentre le fanciulla si spostava, posizionandosi di fronte ad Oscar "come puoi parlarle così..? Non hai un cuore?"

"E' proprio perché ho un cuore che le sto parlando in questo modo!" Ribattè Bernard tagliente, senza distogliere lo sguardo da quello freddo e altero di Oscar "io ho puntato tutto su di te.. Ho scommesso sulla tua saggezza e sulle tue capacità, nonostante molti inizialmente vedessero di cattivo auspicio l'aiuto di un ex comandate delle guardie reali, per di più donna. Ho messo in discussione la mia posizione, la mia credibilità per te, perché credevo di poterti affidare i miei compagni in battaglia, perché pensavo che ti saresti ersa tra la polvere e le fiamme e ci avresti condotto verso la vittoria! Ma da come ti stai comportando, da come, senza battere ciglio, hai messo in pericolo te stessa e la mia fidanzata, nonostante quanto sia accaduto ieri ad Andrè e a voi stesse, ebbene.. Ebbene forse dovrei dubitare delle mie sensazioni e scegliere qualcun altro al tuo posto.."

Un silenzio di ghiaccio scese tra di loro, interrotto solo dal soffiare del vento mattutino che sbatteva un'imposta lontana.

Oscar era immobile, gli occhi socchiusi e lo sguardo indecifrabile

"Se le cose stanno così.." Si limitò a dire, dando loro le spalle e lasciando la stanza senza degnarli di uno sguardo. 

Bernard sbuffò, portandosi una mano tra i capelli e sedendosi al polveroso tavolo ricoperto di pergamene.

Rosalie lo guardava con una strana espressione di rimprovero, un'espressione che mai il ragazzo aveva visto dipinta sul suo viso angelico.

"Ti rendi conto di quello che hai fatto? Sei stato un mostro!" Commentò la giovane, mentre lacrime di rabbia le scorrevano lungo le guance. Come aveva potuto Bernard, il ragazzo che si era sempre contraddistinto tra i rivoluzionari per il suo carattere dolce e gentile, essere così cattivo?

"Io.. Io non volevo essere così duro, ma l'ho fatto per lei.. E anche per te!"

"Per me..?" ripetè confusa Rosalie, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano

"Devi smetterla di seguire Oscar in tutto quello che fa e che dice.. L'hai sempre fatto e questo non ti fa bene.. Dovresti essere tu a guidarla in questo momento difficile e a mostrarle il giusto cammino, non il contrario. Da quando è tornata sembri aver dimenticato per cosa stiamo combattendo.. Oscar non è l'unica ad aver subito lutti a causa della rivoluzione.. Non serve che ti rammenti tutta la sofferenza di cui siamo stati testimoni.."

"La rammento perfettamente infatti, ma io.." Cominciò rosalie, senza tuttavia sapere come continuare. Cosa avrebbe potuto dire del resto..? Che da quando Oscar aveva deciso di combattere al loro fianco, per lei tutto era tornato come un tempo..? Che avrebbe potuto sopportare la caduta della Francia e la loro disfatta, ma mai e poi mai la sofferenza o la morte del suo unico amore..? Che la amava in maniera tale che sarebbe fuggita con lei, abbandonando tutto e tutti, qualora lei glielo avesse chiesto..? A lungo aveva creduto di poter seppellire quel sentimento che nutriva per il comandante e per un periodo di tempo sotto certi aspetti ci era riuscita , illudendosi di aver trovato in Bernard quello che Oscar mai avrebbe potuto darle.. Che amara illusione la sua! Era bastato uno sguardo per cambiare tutto ed annullare quanto accaduto fino a quel momento.

 

Rosalie! Rosalie! Dove sei?” la voce squillante di Bernard fece sollevare di scatto lo sguardo alla fanciulla, intenta a fasciare il braccio di Auguste, il più piccolo membro del loro gruppo ribelle, ferito il giorno prima da una scheggia di legno.

Sono qui Bernard, ho appena finito di sistemare la benda ad Auguste!” rispose Rosalie, asciugandosi le esili dita sporche di sangue sull'ormai lercio grembiule che portava. Il giovane le si avvicinò, una pergamena arrotolata in mano e una pistola nell'altra “Molto bene, mi serve che porti questa lettera a Victor, è in Rue de la libertè, dunque non molto distante da qui..” La fanciulla sorrise e annuì, prendendo la lettera e incamminandosi in fretta attraverso i mobili rotti che costituivano la loro trincea. Avevano deciso di erigerla lì, in Rue Jacques, una via abbastanza larga e lunga, vicina a quella in cui si trovava il loro rifugio, proprio con l'intento di bloccare qualunque avanzata nemica verso il loro quartier generale e poter controllare meglio la zona circostante. Rimasta sola, Rosalie affrettò il passo, stringendo nervosamente la lettera al petto. Qualunque rumore, seppur insignificante, era capace di farla sobbalzare quanto un colpo di cannone.

La ragazza emise un sospiro, socchiudendo gli occhi e imponendosi di essere coraggiosa. Del resto aveva già compiuto commissioni simili a quella, cosa mai poteva andare storto in quell'occasione..? Ma non ebbe nemmeno il tempo di terminare quel pensiero che un rumore di zoccoli attirò la sua attenzione. Dovevano essere diversi cavalieri, a giudicare dall'intensità del suono e lei non conosceva altri cavalieri che non fossero soldati e non conosceva altri soldati che non fossero nemici. Si guardò disperatamente intorno, certa che avrebbe attirato la loro attenzione se fosse rimasta ferma in mezzo alla strada con una lettera tra le mani, ma non c'era alcun rifugio disponibile. Avrebbe dovuto tornare indietro..?

No, non poteva, altrimenti avrebbe condotto i nemici nella trincea!
E allora..? Cosa fare..? “Buon Dio aiutami!” pensò disperatamente Rosalie, mentre la luce del sole illuminava il gruppo in avvicinamento,costituito da soldati smagriti, che indossavano una divisa blu notte ed erano guidati da un'esile figura bionda.

Fu in quel momento che il cuore della fanciulla si sciolse e lacrime di felicità le rigarono le guance: avrebbe riconosciuto quella donna, impettita e altera ovunque... Era Oscar, la sua Oscar!!
“Comandante!! Comandante Oscar!!” gridò, incurante del fatto che avrebbe potuto essere sentita da chiunque, lanciandosi verso il cavallo candido come la neve.

Oscar, dal canto suo, sollevò il sopracciglio sinistro sentendosi chiamare, sorridendo felice non appena riconobbe la fanciulla che correva e agitava il braccio sopra la bionda nuca. “Rosalie!” esclamò, scendendo in tutta fretta da cavallo e accogliendo l'altra tra le braccia. La giovane si strinse a lei, nascondendo il viso nel suo petto e mormorando parole confuse e spezzate.

Cosa ci fai qui, Rosalie..? Stai bene, non è vero?” le domandò gentilmente Oscar, facendole sollevare il viso umido a causa delle lacrime.

Oh monsieur Oscar, come sono felice di vedervi! Sì, sto bene.. Sono con Bernard, abbiamo eretto una trincea a Rue de Jacques e ho una lettera importante da consegnare a Rue de la libertè al nostro amico Victor!”

Ma sentitela.. Si è trasformata in una vera ribelle!” una dolce voce maschile attirò l'attenzione di Rosalie, facendole voltare il viso verso destra
“Andrè! Ci sei anche tu!” commentò la giovane e il ragazzo ridacchiò, annuendo “Sai bene che dove c'è la mia Oscar ci sono anche io..”
“La mia Oscar..?” ripetè Rosalie, confusa per il tono intimo usato dall'amico e spostò lo sguardo su Oscar, che, in silenzio, teneva gli occhi bassi, le gote insolitamente rosse e un sorriso felice ad incresparle le labbra.
“Lui.. Lui si è dichiarato e lei ha accettato dunque..?” pensò Rosalie, stringendo convulsamente la lettera che ancora teneva in mano. Possibile che fosse accaduto davvero..? Deglutì, incapace di fare altro se non annuire: era così bella Oscar in quel momento, così felice, così.. innamorata..? Il cuore di Rosalie ebbe un tremito e qualcosa si spezzò dentro di lei. Se da una parte era contenta di sapere Oscar finalmente in pace con se stessa, dall'altra il suo amore, mai sopito, si ribellava a quella triste realtà. Perchè Oscar si era innamorata di Andrè e non di lei..? Perchè aveva scelto lui come suo compagno di vita..? Perchè...

Ma la voce di Oscar, tornata altera e pratica come sempre, le impedì di porsi altre domande“Una trincea.. Dunque state combattendo.. Dammi la lettera Rosalie, Alain la porterà a Victor a nome di Bernard.. Accompagnaci da lui, abbiamo deciso di combattere dalla parte dei ribelli e di portare la libertà nella nostra amata Francia!”

“Rosalie! Rosalie! Mi stai ascoltando??”

Rosalie ritornò bruscamente alla realtà, sbattendo con forza le palpebre e rivolgendo uno sguardo istupidito a Bernard, che, rialzatosi in piedi, si era avvicinato a lei e la osservava stupito e perplesso.

Io.. Io devo andare.. Scusami..” si limitò a dire la ragazza, fuggendo nella stanza adiacente e chiudendosi la porta alle spalle.

Aveva disperatamente bisogno di parlare con Oscar, di rassicurarla, di dirle che tutto sarebbe andato bene e che Bernard aveva parlato senza pensare a causa del nervosismo e del dispiacere. Si incamminò dunque lungo il corridoio e quando vide Oscar parlare con Alain, sveglio e in piedi vicino alla porta, sospirò di sollievo, stringendo le mani lungo i fianchi per darsi coraggio.
“Monsieur Oscar, monsieur Oscar!” mormorò per evitare di svegliare gli uomini ancora addormentati, facendo voltare la donna verso di lei.

Alain annuì e con un cenno del capo salutò Rosalie, prima di inforcare la porta d'ingresso insieme agli altri soldati, che ancora traballavano a causa del sonno.

Cosa succede Rosalie..?” domandò Oscar con voce più fredda di quanto in realtà volesse. La fanciulla si morse il labbro, spaesata a causa del tono così distaccato dell'altra, ma decise ugualmente di parlarle, troppo spaventata dalla discussione appena avvenuta. “Ecco, monsieur Oscar io volevo.. Volevo parlare con voi di quanto appena successo con Bernard.. Lui.. Lui non voleva dire quelle cose, lo sapete, non è vero..? Lui ha solo..”
“Lui ha solo ragione, Rosalie..” la interruppe Oscar, un sorriso triste a curvarle le labbra “Bernard ha ragione, non c'è altro che io possa dire. Ieri notte mi sono comportata da egoista, sono uscita dal rifugio in piena notte senza pensare a quello che poteva succedermi e, soprattutto, senza pensare che con il mio comportamento avrei potuto mettere in pericolo altre persone e te prima degli altri..”
“Ma io..” tentò Rosalie, prima che l'altra la interrompesse nuovamente
“Lo so, Rosalie, so che mi avresti seguito in ogni caso, ma questa non può essere una giustificazione. Non lo è per me, come non può esserlo per Bernard.. Adesso perdonami, ma devo andare..” concluse Oscar, allungando le braccia verso uno dei giacigli e indossando un mantello di panno scuro che Alain le aveva rimediato.

Dove.. Dove volete andare..?” le domandò Rosalie spaventata, afferrandola per un polso “Non.. non potete andare via.. Noi.. Noi abbiamo bisogno di voi.. Io.. Io ho bisogno di voi! Vi ho appena ritrovato!”
Le lacrime scendevano ormai implacabili lungo il viso della giovane, la quale, incapace di fare altro, abbassò lo sguardo, rafforzando la presa intorno alla stoffa dorata della manica della divisa. Oscar sorrise intenerita e le poggiò l'indice sotto il mento, costringendola a risollevare lo sguardo “Non piangere Rosalie.. Io.. Io devo trovare la mia strada.. Devo scegliere quello che è meglio per me, ma non posso farlo a discapito della vostra vita. Alain e gli altri ragazzi resteranno con voi, siete la loro famiglia e loro non hanno un altro posto dove andare. In quanto a me.. Andrò in chiesa stamattina e insieme a loro darò l'ultimo saluto ad Andrè, prima di decidere cosa fare.. Tornerò sicuramente più tardi, se non per rimanere, almeno.. almeno per salutarti un'ultima volta..”

Un'ultima volta..?” ripetè Rosalie trasognata, mentre il cuore minacciava di esploderle nel petto.

Oscar non rispose, limitandosi ad annuire e a divincolarsi dalla sua presa.

Saluta Bernard da parte mia e ringrazialo per le sue parole sincere, sono state capaci di aprirmi gli occhi” furono le sue ultime parole, prima di aprire la porta e svanire nella luce del splendente sole estivo.

 

Più tardi, chiesa di San Germain de Pres

Oscar sedeva in silenzio in una delle ultime panche disposte lungo la navata centrale.
Tutto, oramai, era finito. Il funerale, intimo e semplice come Andrè avrebbe voluto, era giunto al termine, lasciando null'altro che un enorme vuoto dentro di lei.

La vita ancora una volta si dimostrava ironica fino alla fine: lei, malata di tisi, era viva, Andrè, invece, era morto per un colpo destinato alla donna amata.

Oscar sospirò, massaggiandosi la radice del naso e coprendosi gli occhi con il palmo della mano. Perchè non era morta anche lei..? Perchè era destinata a sopportare tutta quella sofferenza..? Non sarebbe stato più semplice morire al suo posto e dimenticarsi di tutto..? Si morse il labbro, nell'estremo tentativo di impedire ad altre lacrime di scenderle lungo le guance. “Mi hai lasciata da sola, Andrè, dopo avermi promesso che saresti rimasto al mio fianco per sempre. Ora.. Ora sei partito per Arras e mi hai lasciata qui, piena di ricordi...”

La pioggia picchiettava imperterrita contro la finestra da tutta la notte.. Oscar sollevò lo sguardo dal volume, puntandolo contro il cielo scuro, ricco di pesanti nuvoloni neri.

Non accenna a smettere, non è vero, Oscar..?”

Evidentemente no, Andrè..” Andrè sospirò, avvicinandosi alla finestra, lo sguardo guercio fisso davanti a sé“Il cielo assomiglia a Parigi, non ti pare..? Così scuro e nuvoloso, riversa tutta la sua rabbia sulla terra, usando l'acqua come arma..”
Oscar non disse nulla, chiudendo il volume e appoggiandolo al tavolino al suo fianco. “Preferirei non parlare di queste cose, almeno nelle poche volte in cui sono a casa..”
“Eppure sai qual è la verità, purché, come tutti, cerchi di ignorarla..”
“Io non ignoro nulla.. Sono semplicemente stanca, mi chiedo perché tu non riesca a capirlo..”
Andrè scrollò le spalle, voltando appena il viso per poterla guardare con l'unico occhio sano

Hai ragione Oscar, ti chiedo di perdonarmi..” continuò con lo stesso tono dolce, mettendosi le mani in tasca

Ti dirò solo un'altra cosa e poi non ti disturberò più..”
“Sarebbe..?” ribattè Oscar, irritata per l'impudenza dell'amico
“Se sarò io a morire per primo, voglio essere sepolto ad Arras, sulla collina più alta dalla quale guardavamo il mare..”
“Tu hai sempre voglia di scherzare, Andrè.. Mi è sembrato di averti detto che non mi piace parlare di queste cose. Sei forse sordo..?”

Andrè non disse nulla, voltandosi completamente verso di lei e passandosi una mano tra i corti capelli scuri.

"Come vedi, sei tu a non voler capire purtroppo.."

 

I ricordi si dissolsero, interrotti dal suono del martello e dei chiodi sul legno. Oscar risollevo' lo sguardo e si alzò in piedi, avvicinandosi a rapidi passi alla semplice bara che ingombrava la parte più larga del transetto.

"Comandante, è tutto pronto.." mormorò Alain con una voce triste e spenta che mai gli era appartenuta.

Ti ringrazio, Alain.. Sei riuscito a trovare qualcuno per il viaggio..?”
Il soldato annuì e con un cenno del capo indicò il portone principale della chiesa, accanto al quale stava un uomo, magrissimo e sbilenco.

E' un brav'uomo, un vero francese.. Si chiama Reneé, ha una gamba di legno ed è senza un occhio, ma ha un cuore d'oro. Non può combattere a causa della sua invalidità, però si è offerto volontario non appena ha saputo di Andrè..”

Oscar sospirò, appoggiandosi una mano al petto adornato di medaglie

Dagli questa allora..” sussurrò, strappandosi una croce dorata e porgendola ad uno stupefatto Alain

Digli di mostrarla alle guardie che eventualmente incontrerà per la strada e di dire a chiunque gli domanderà dove è diretto che sta conducendo a casa il nipote del generale de Jarjeyes.. La medaglia e il nome di mio padre saranno un lasciapassare sufficiente..”
“Ma comandante..”

Fa come ti ho detto Alain, niente discussioni”

Il ragazzo battè i tacchi e si allontanò, sistemandosi accanto agli altri soldati della guardia nazionale. All'unisono i giovani tirarono la bara sulle proprie spalle e si diressero all'esterno, lasciando Oscar da sola nel freddo della navata di pietra. La donna tirò indietro il capo, sospirando pesantemente e come un fantasma seguì il passo dei propri commilitoni, fermandosi sulla soglia nel momento esatto in cui il feretro, deposto su un carretto sgangherato, partì, pronto a lasciarsi alle spalle Parigi e le sue sofferenze.

Lente, le lacrime cominciarono a scendere lungo le guance di Oscar, raccogliendosi alla base del mento affusolato. Non c'era altro da fare per lei, nulla se non la disperazione dell'ultimo, tremendo saluto. Non aveva avuto nemmeno la forza di dargli un'ultima carezza, né di parlare alla bara come erano solite fare le vedove. Sì, perché in quel momento lei, la donna soldato, come tale si sentiva, una vedova, persa nel dolore della morte del proprio compagno.

Un'improvvisa raffica di vento sferzò la piazza, mentre il carretto, ormai divenuto un piccolo puntino scuro, svaniva definitivamente tra le vie stranamente silenziose.

Poco distante da lei Alain si asciugava il viso nel fazzoletto rosso che portava sempre al collo e gli altri commilitoni, solitamente così giovali e chiassosi, stavano in rigoroso silenzio, istupiditi da quanto appena accaduto

Cosa avrebbero fatto senza Andrè..?

Era quella la silenziosa domanda che serpeggiava nelle menti disperate di tutti, un quesito al quale, in quel momento, nessuno pareva trovare risposta.

Oscar rabbrividì, stringendosi nel mantello e, scese le scale, si avvicinò allo sparuto gruppetto, strettosi intorno alla figura svettante di Alain.

Cosa facciamo, comandante..? Ritorniamo al rifugio?”

Oscar non rispose, mordendosi nervosamente il labbro.

Adesso che il funerale era terminato e che la salma di Andrè aveva cominciato il suo lungo viaggio, era giunto per lei il momento di decidere.

Aveva promesso a Rosalie che sarebbe comunque ritornata da lei, ma poi..?

Cosa avrebbe fatto..? Sarebbe rimasta a combattere o sarebbe andata incontro ad un diverso destino..?
“Alain io..” cominciò la donna, ma un grido improvviso li fece sobbalzare

Bernard e Robespierre si sono incontrati! Bernard e Robespierre si sono incontrati!” urlava un giovane, correndo a perdifiato attraverso la piazza

Progettano di attaccare la Bastiglia!! Dobbiamo andare tutti alla Bastiglia!!”

Oscar e Alain si lanciarono uno sguardo teso.

Attaccare la Bastiglia voleva dire una sola cosa: dichiarare definitivamente guerra ai sovrani.. (nota 1)

Comandante...”

Non dire altro Alain.. Sbrigatevi, dobbiamo andare da Bernard..”

Nello stesso momento, rue Montmatre, rifugio ribelle

Era da diverso tempo ormai che Bernard parlava, gettando ogni tanto lo sguardo sugli incartamenti poggiati davanti a lui sul tavolo di legno scuro.

In religioso silenzio, Robespierre e tutti i leader dei gruppi rivoluzionari ascoltavano il suo discorso, portato avanti con voce ferma e sicura.

L'idea che il giovane giornalista esponeva con tanta foga era semplice quanto efficace: come i sovrani disponevano di un esercito, così i ribelli avrebbero dovuto unire le forze e formare un'armata, la quale, seppur meno numerosa e peggio equipaggiata, sarebbe stato in grado di usare un fucile e adempiere agli ordini.

Solo agendo in questo modo potremmo evitare altre morti inutili! A che pro combattere disuniti..? Non riusciremmo mai a vincere e non faremmo altro che perdere uomini e mezzi! L'assalto fallito agli uffici daziari è solo uno dei numerosi esempi..”

Rosalie, seduta in un angolo della sala, sospirò pesantemente, rigirando tra le mani la penna d'oca. Pur essendo consapevole di stare assistendo ad una delle riunioni più importanti dopo quella della Sala della Pallacorda, non faceva altro che distrarsi, lanciando di sottecchi sguardi alla finestra alla sua sinistra. La sua presenza, in realtà, era più necessaria di quanto sembrasse: su espressa richiesta di Bernard, infatti, la giovane era stata autorizzata a partecipare a tutti gli incontri, persino i più intimi e segreti, con l'incarico di verbalizzare quanto discusso e deciso.

Era una delle poche ribelli a saper leggere e scrivere fluentemente, senza contare il fatto che, essendo la fidanzata di Bernard, era considerata da tutti i rivoluzionari una persona dell'assoluta onestà morale e intellettuale.

Rosalie aveva sempre preso molto sul serio quel ruolo, si era sempre sentita lusingata e onorata dell'importanza che, attraverso Bernard, le era stata riconosciuta, eppure in quell'occasione tutto quello che riusciva a fare era pensare ad Oscar e alle ultime parole che si erano scambiate.

Non osava immaginare quale sarebbe stata la sua reazione qualora il comandante, ferito nell'orgoglio dalle franche parole di Bernard, avesse deciso di lasciarli, ritirandosi ad Arras o in un qualunque altro luogo lontano da Parigi.

E' impossibile che decida di andar via.. Lei.. Lei non lo farebbe mai, soprattutto non in un momento così disperato. Lei.. non mi abbandonerebbe.. Eppure.. Eppure quelle sue parole.. quel suo sguardo.. Oh Oscar, se solo potessi aiutarti.. Se solo potessi alleviare le tue sofferenze in qualche modo.. Se solo.. Se solo potessi amarti come vorrei, io..”

Insomma Bernard taglia corto!” l'esclamazione di uno dei leader quasi la fece cadere dalla sedia. “Si può sapere come pensi di organizzare un esercito se non hai nessuno a cui affidarlo?”

Calmati, Arnò, non c'è bisogno di scaldarsi..” intervenne Robespierre pacatamente, i polpastrelli congiunti davanti al viso “In effetti, mio caro Bernard, devi ammettere che il nostro focoso Arnò ha centrato il punto debole della tua proposta. Per formare un esercito, servono soldati e un comandante. Ora, i soldati li abbiamo, ma in quanto ai comandanti...”

Potremmo chiedere a Saint Just!” esclamò uno dei presenti, battendo il palmo della mano sul tavolo

Assolutamente no.. L'abilità nel travestimento di Saint Just ci è indispensabile altrove, non possiamo sacrificarlo in battaglia!” ribattè Robespierre con tono aspro, suscitando delle risatine beffarde da parte degli astanti, consapevoli del particolare legame che univa il leader indiscusso della rivoluzione al famosissimo angelo della morte (nota 1).

C'è anche chi parla di un certo Napoleone Bonaparte.. Era nella batteria dei cannoni in Ausonia!”

Nemmeno lui è disponibile.. Ha approfittato di una licenza del re per andare in Corsica.. E' nato lì e si occuperà del movimento rivoluzionario dell'isola! (nota 3)”

Robespierre sospirò, sollevando il braccio destro per prendere la parola

Come vedi, Bernard, non c'è nessuno che possa occupare il posto che desideri.. Pertanto non abbiamo altra scelta che rigettare la tua..”

Ci sarebbe il comandante Oscar!” la voce squillante di Rosalie non ebbe difficoltà ad imporsi su quella melliflua di Robespierre.

Il comandante Oscar..? Quella donna..? Oscar François de Jarjeyes..?” ripetè Arnò, storcendo le labbra carnose e sollevando le sopracciglia “Non mi farei comandare da una donna nemmeno se fosse l'ultimo soldato rimasto in Francia!”

Ma voi non capite, Oscar ha tradito la sua famiglia, ha tradito i sovrani per passare dalla nostra parte! Ha combattuto a lungo e ha dimostrato in ogni occasione la sua arguzia e le sue capacità!” insistette la ragazza, sollevandosi in piedi ed avvicinandosi al tavolo scuro “Bernard stesso...”

Oh.. Bernard condivide il tuo pensiero, quindi..?” interloquì Robespierre, interrompendola e puntando il suo sguardo freddo sul giornalista.

Il ragazzo deglutì e per la prima volta parve perdere quella sicurezza che l'aveva contraddistinto durante tutto il discorso. In un altro momento, sarebbe stato lui stesso a proporre il nome di Oscar, ma dopo la discussione che avevano avuto quella mattina, non era certo di quale sarebbe stata la decisione del comandante: che figura avrebbe fatto se avesse raccomandato lei e poi lei avesse comunicato che voleva andarsene..?

Io...” balbettò Bernard, ma le urla degli altri coprirono la sua voce tremante.

Pensate forse che una donna potrebbe guidare un esercito nell'assalto alla Bastiglia? E' una follia!” esclamò Arnò, sollevandosi in piedi.

E cosa dovremmo fare, secondo te..? Meglio una donna esperta che un contadino sdentato!”

Che razza di idee! Quale uomo e quale donna si getterebbe volontariamente in un impresa del genere..? Nessuno vorrà farlo, è questo il problema della nostra Rivoluzione, mancano le iniziative!!!” commentò un altro, un certo Gilbert, sbattendo il bastone da passeggio contro il fondo del tavolo

Ma cosa dici? Dovresti essere cacciato da questa stanza solo per quello che hai detto! Andiamo da quella donna e vediamo cosa risponde!! Io sono sicuro che fuggirà a gambe levate, esattamente come tutti i suoi simili!” gli fece eco Arnò, mentre Robespierre rimaneva ad osservarli sorridendo sornione.

Io non fuggirò da nessuna parte, anzi, sono pronta a guidare il vostro esercito per liberare la Francia, chiunque sarà il nostro nemico!”

La porta d'ingresso si spalancò, rivelando sulla soglia Oscar in tutto lo splendore della sua divisa.

Rosalie spalancò le labbra e così tutti i presenti, raggelati dal tono imperioso con cui la donna aveva pronunciato quelle parole.

Ordunque.. Siete voi la famosa donna soldato.. Molto interessante..” Robespierre fu il primo a prendere la parola, alzandosi in piedi e avviandosi verso il centro della stanza.

Sono io. E voi dovete essere Robespierre.. (nota 4)” commentò di rimando Oscar, rispondendo allo sguardo dell'uomo con un altro altrettanto altero.

Bernard ci stava parlando della sua proposta di creare un esercito rivoluzionario che sarà chiamato a compiere un impresa storica, la conquista della Bastiglia... Voi, comandante, cosa rispondete..? Pensate di essere all'altezza della situazione?”

Il comandante piegò le labbra in un sorriso sghembo, allungando il braccio verso Robespierre e osservandolo con occhi scintillanti “Sono sempre stata all'altezza della situazione e lo sarò ancora, se voi mi darete la fiducia che merito.”

Seguirono degli istanti di silenzio teso, nei quali nessuno osò fiatare. Gli sguardi di tutti, da quello focoso di Arnò a quello terrorizzato di Rosalie, erano puntati sulle due figure immobili come statue al centro della sala.

E sia... Sarete voi, dunque, comandante Oscar a guidare i nostri uomini nell'impresa del secolo.. Del resto sapete il fatto vostro e oggettivamente non avrei nessuno più qualificato di voi come alternativa.”

La mano di Robespierre si strinse intorno a quella sottile di Oscar e i presenti, loro malgrado, si lasciarono andare ad un applauso.

Per quanto fosse una donna, era certo che Oscar fosse il soldato più coraggioso che tutti loro avessero mai visto.

 

Plaze de la bastille, tramonto

La guida di Oscar diede immediatamente i suoi frutti.

La mattina stessa dell'incontro con Robespierre, infatti, il biondo comandante era stato protagonista della prima vera vittoria rivoluzionaria, guidando i suoi nuovi uomini all'hotel del invalides e compiendo una vera e propria razzia: più di ventottomila fucili furono trafugati, insieme a cannoni, munizioni (nota 5) e viveri in gran quantità. Galvanizzati dall'inaspettato successo, i francesi cominciavano a credere in loro stessi e nella possibilità di riuscire in un'impresa alla quale chiunque, dal più piccolo al più anziano, pensava trepidante.

Sarebbero morti? Non lo sapevano, né volevano pensarci, perché qualunque cosa fosse accaduta, essi sarebbero stati ricordati in eterno come degli eroi.

Oscar sospirò e si massaggiò la radice del naso, le spalle appoggiate al muro di pietra, mentre Alain e gli altri trasportavano nello squallido vicolo in cui si erano appostati l'ultimo cannone disponibile.

"Abbiamo finito comandante, attendiamo soltanto il vostro segnale"

Oscar annuì, sollevando il viso e puntando lo sguardo verso i torroni che svettavano al di sopra dei tetti delle case. La bastiglia si ergeva a poca distanza da loro, silenziosa e ignara di quello che di lì a poco sarebbe successo..

Molto bene Alain.. Vado a controllare le ultime cose e poi.. Poi potremo andare incontro al nostro destino..”

Il soldato le lanciò uno sguardo enigmatico, calcandosi il berretto sulla nuca e allungando il collo verso il castello di fronte a loro

Siamo francesi, capitano, siamo dei veri francesi e combattiamo per una giusta causa.. Non saremo noi a morire, non oggi..”

Oscar non rispose, limitandosi a stringergli per un attimo la spalla muscolosa, prima di tornare sui propri passi e svoltare l'angolo.

Non molto distante dalla loro postazione, Rosalie e Bernard avevano organizzato un altro rifugio di fortuna, attrezzandolo con bende e lettighe in vista dell'imminente battaglia. Rosalie in particolare si era occupata di curare ogni minimo dettaglio, nonostante la sua mente e il suo cuore fossero in tumulto: se da una parte, infatti, era orgogliosa di Oscar, del suo coraggio, della sua vittoria e della stima che molti avevano già cominciato a nutrire per lei, al tempo stesso era angosciata e tremendamente preoccupata per quello che di lì a poco sarebbe accaduto.

Tutti sapevano che l'assalto alla Bastiglia avrebbe sancito il destino dei rivoluzionari, spingendoli verso il baratro della disfatta oppure indirizzandoli verso un nuovo futuro e ben pochi, tralasciando i giovani combattenti infervorati, credevano davvero in una vittoria. Molti parlavano di suicidio di massa, altri sussurravano di follia e i più colti non disdegnavano di equiparare l'attacco alla Bastiglia alla battaglia delle Termopili (nota 6), durante la quale Leonida e i suoi intrepidi spartani avevano trovato la morte.

Rosalie aveva rabbrividito nell'udire quei discorsi: ricordava perfettamente le illustrazioni dei libri di storia greca, che con tanta passione aveva studiato a villa Jarjayes e il solo pensiero che Oscar avrebbe potuto vestire i panni di Leonida la faceva tremare. Per di più, qualora le fosse successo qualcosa, sarebbe stata solo colpa sua: chi altri, se non lei, aveva suggerito il nome di Oscar come comandante del neonato esercito rivoluzionario?

Quella terribile consapevolezza, accompagnata da un pesantissimo senso di colpa, aveva ottenebrato il cuore della ragazza per tutto il giorno e non faceva che peggiorare con il passare delle ore. Se solo avesse potuto parlarle, dirle...

Cosa potrei dirle in fin dei conti..? Che ho detto il suo nome presa dall'entusiasmo di difendere il suo onore, senza pensare alle conseguenze del mio gesto..? Penserebbe che sono una stupida e avrebbe ragione, tremendamente ragione.. Cosa accadrà al tramonto..? Avrà paura..? Mi odierà per averla costretta a combattere..?”

Rosalie, abbiamo bisogno di altre bende, puoi andare fuori a prenderle..?” le chiese Bernard dall'altro lato della stanza, costringendola a ritornare nel mondo reale.

Arrivano subito!” disse la ragazza meccanicamente, scendendo le scale di legno e fermandosi sulla soglia a contemplare il sole morente.

Era giunta l'ora, dunque..?

Eccoti, Rosalie.. Ti stavo cercando..”

La giovane si voltò di scatto, riconoscendo in quella voce gentile la sua Oscar

Comandante Oscar, voi...”

Possiamo parlare un momento..?”

Rosalie annuì, recuperando in fretta il cesto con le bende e affidandolo alle cure di una delle donne di passaggio con l'incarico di portarlo a Bernard.

Venite con me, qui.. qui potremo parlare tranquillamente..” balbettò, scortando Oscar in un altro vicoletto scuro e solitario.

Il soldato la seguì, posizionandosi di fronte a lei non appena si furono fermate

Sono venuta a salutarti..” cominciò Oscar, regalandole un sorriso che voleva essere rassicurante

Salutarmi..?” ripetè stupidamente la giovane, tormentandosi le mani all'altezza del ventre.

Oscar sospirò, prendendole inaspettatamente la mano e stringendola con forza

Sai che non ti ho mai mentito, Rosalie e soprattutto adesso non voglio farlo.. Io..” si interruppe per un istante, lo sguardo più scuro e intenso che mai “Io non so davvero quale sarà l'esito di questa battaglia. La Bastiglia non è protetta come un tempo, questo è certo, ma rimane pur sempre una fortezza e noi.. noi rimaniamo sempre un esercito esiguo, con più speranze che risorse..”

Ma comandante voi..”

No, Rosalie, ti prego, lasciami finire.. La mia guida ha giovato a questi uomini e a queste donne, non c'è dubbio, però.. Però questo per la prima volta potrebbe non bastare.. Voglio solo che tu sappia che ho vissuto la mia vita come ho voluto, che non rinnego nulla di ciò che ho detto e fatto in passato.. Voglio.. Voglio che tu possa ricordarmi come una donna determinata, forte e felice e non come il fantasma che dalla morte di Andrè ha agito e pensato al mio posto.. Tu sei stata l'unica in grado di confortarmi e di farmi ritornare come ero un tempo e per questo ti ringrazio dal profondo del cuore..”

Fece un'altra pausa, durante la quale i loro sguardi si incatenarono l'uno all'altro, due azzurri così diversi, eppure così simili tra di loro.

Oscar sorrise, un sorriso triste, ma al tempo stesso sereno, come quei sorrisi che sempre l'avevano caratterizzata, le dita ancora intrecciate a quelle della giovane.

Ho paura, Oscar..” disse Rosalie, cercando disperatamente di trattenere le lacrime e il soldato scosse appena la testa, tirandola a sé e stringendola forte tra le braccia esili

Anche io, Rosalie..” mormorò, le labbra appoggiate al suo orecchio “Ma combatterò ugualmente, perché questo è il mio destino. Sono nata comandante e morirò comandante, lottando finché avrò fiato in corpo. Sei stata una delle persone più importanti della mia vita e l'unica che mi dispiacerebbe lasciare, qualora..”

No, vi prego, non ditelo..” la stretta della ragazza si fece più intensa, mentre la sua fronte carezzava piano il morbido tessuto blu della divisa.

Oscar annuì, baciandole prima la guancia e poi la fronte, rese bollenti dall'emozione del momento.

Allora.. arrivederci piccolina..” mormorò, dandole le spalle e cominciando ad avviarsi

No, vi prego, aspettate!” la richiamò Rosalie, correndo verso di lei e afferrandole il polso con forza.

Oscar la squadrò perplessa, ma l'altra le sorrise, portando le mani al collo e slacciandosi una sottile catenina d'oro, ornata da un crocifisso altrettanto minuto

Questa collana è l'unica cosa che mi rimane di mia madre.. Nonostante fossimo tanto povere, non l'abbiamo mai impegnata, né venduta.. Lei.. Lei diceva sempre che era il suo portafortuna ed è stato così anche per me... Vi prego, monsieur Oscar..” la sua voce tremava dall'emozione esattamente come le sue mani, mentre chiudevano la collanina nel palmo dell'altra “Tenetela sempre con voi, vi proteggerà!”

Oscar richiuse il pugno, annuendo, uno sguardo indecifrabile sul volto magro

Ti ringrazio Rosalie,..” mormorò, allungando il viso e depositando un altro bacio sulla guancia della giovane, prima di allontanarsi definitivamente lungo il corridoio illuminato dai raggi del sole color del sangue.

Rosalie si strinse nelle spalle, rimanendo ad osservarla finché fu visibile, un puntino lontano destinato ad affrontare le fiamme della battaglia

Signore mio, ti supplico... Falla tornare da me sana e salva..”

 

Nota 1: La Bastiglia

La Bastiglia fu una fortezza eretta a Parigi per volontà di Carlo V di Francia tra il 1367 e il 1382 per rafforzare le mura orientali della città, e a difesa della Porte St-Antoine. Assaltata il 14 luglio 1789 per rubarne le armi e liberare i prigionieri, fu poi lentamente demolita per recuperarne materiali edili. Era alta 24 metri (come un palazzo di 7 piani ai nostri giorni), aveva pianta rettangolare, otto torri, due cortili interni detti Cortile grande e Cortile del pozzo, ed era circondata da un fossato alimentato dalla Senna vicina, sicché vi si accedeva solo tramite ponte levatoio.

Nel XVII secolo, con Richelieu, divenne prigione di stato dove custodire le vittime delle lettres de cachet, e vi furono rinchiusi celebri personaggi: tra gli altri, "Maschera di ferro" (presunto fratello gemello di Luigi XIV), Voltaire nel 1717, il Marchese de Sade, Cagliostro, Fouquet, Mirabeau. Va detto che la prigionia degli aristocratici era condotta in ambienti e con stili di vita (servitù, alimentazione, spazi) molto meno inospitali di quelli destinati ai detenuti comuni.

Fu assaltata il 14 luglio 1789 per rubarne le armi e liberare i prigionieri.

Nota 2

Non mi dilungo sulla biografia di Robespierre e Saint Just, perchè conto di descriverli nel dettaglio nei prossimi capitoli.

Dico solo che c'è una leggenda metropolitana circa una loro presunta storia d'amore e io ho pensato di trarre spunto da questo per creare una coppia nella mia storia.. Una coppia che darà parecchio filo da torcere ai nostri eroi!!!

Nota 3 Napoleone va in corsica

Allo scoppio della rivoluzione nel 1789, Napoleone, ventenne e ormai ufficiale del re Luigi XVI, riuscì a ottenere una lunga licenza grazie alla quale poté ritornare al sicuro in Corsica. Una volta stabilitosi qui si unì al movimento rivoluzionario dell'isola assumendo il grado di tenente colonnello della Guardia Nazionale.

Nota 4 Oscar non conosce Robespierre

Sì, lo so, Oscar conosce Robespierre! Chi se lo dimentica quel ragazzetto che beveva alla taverna di Arras nell'episodio 13..? Oppure quel giovane che leggeva il discorso all'incoronazione dei sovrani? Ebbene, ho pensato che ai fini dei miei piani diabolici che, ovviamente, NON svelerò, sarebbe stato più intrigante se non si fossero conosciuti.. Quindi aspettate e vedrete!

Nota 5 Assalto all'hotel de invalides

L'Hôtel national des Invalides è un grande complesso di edifici del classicismo barocco francese costruito nel XVII secolo a Parigi allo scopo di ospitare soldati invalidi. La cupola, tutta dorata, è stata costruita per la cappella privata di Luigi XIV, e ospita oggi al suo interno la tomba di Napoleone.

Fu assalito la mattina del 14 luglio dai rivoluzionari, che rubarono più di ventottomila fucili e qualche cannone. Nella realtà non trovarono polvere da sparo, ma nella mia storia gli ho voluto facilitare le cose :3

Nota 6 Battaglia delle Termopili

La battaglia delle Termopili fu combattuta dalle città-Stato greche, unite in un'alleanza e guidate dal re di Sparta Leonida I e dall'impero persiano governato da Serse I. Si svolse in tre giorni, durante la seconda invasione persiana della Grecia, nell'agosto o nel settembre del 480 a.C. presso lo stretto passaggio delle Termopili ("Le porte calde") contemporaneamente alla battaglia navale di Capo Artemisio.

L'ho citata in questa occasione per rimarcare la difficile impresa in cui si imbarcarono i francesi: come i trecento spartani si ersero contro le migliaia di persiani, perendo dal primo all'ultimo, così i francesi si armarono con quel poco che avevano e combatterono impavidi per conquistare la fortezza.

Ovviamente, per rendere le cose più tragiche, ho pensato bene di accomunare Oscar a Leonida, il re spartano che guidò il proprio esercito nell'impresa e perì lui stesso, rimanendo impresso nella storia per il suo coraggio.

 

 

  
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