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Autore: mischiri    15/11/2011    8 recensioni
Ciao a tutti! Eccomi qua con la mia prima storia su Versailles no
Bara! Dopo essermi ampiamente dedicata a Xena, ho deciso di
mettere a frutto un'idea particolare anche in questo caso!
Nessuno di noi fan ha mai apprezzato la morte di Oscar e così
mi sono chiesta: cosa sarebbe accaduto se Oscar fosse
sopravvissuta e avesse combattuto in prima linea con i ribelli? E
soprattutto come avrebbe gestito un sentimento che mai prima
di allora aveva provato? Riuscirà a voltare pagina? L'unico
modo che avete per scoprilrlo è LEGGERE! hahaha ovviamente
ogni commento o critica sarà accettata con piacere! Buona
lettura a tutti e mi raccomando recensite!!!
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Revolution of life Capitolo I

Capitolo I
I battiti del cuore”

13 luglio 1789

Bang

Bang

Due spari si susseguirono veloci nel tramonto di Parigi. Oscar rilassò la schiena e sospirò sollevata. “Un altro nemico è caduto sotto i colpi della rivoluzione” pensò contrita. Sporse la testa dal vicolo,trattenendo i suoi uomini con la mano sinistra sollevata. La via era deserta e la Senna scorreva placida di fronte a loro. Dovevano nascondersi nel canale sottostante alla loro posizione per avere una minima speranza di raggiungere Bernard e i rinforzi dall'altra parte dell'isolato.
Il vento soffiò impetuoso,portando sulla sua scia urla disperate di feriti e prigionieri.
Oscar abbassò il braccio e si allontanò dalla parete,precedendo la sua misera truppa.
Nessuno interruppe la loro avanzata. “Che strano... come mai è tutto deserto? Pensavo volessero presidiare tutte le zone di collegamento tra gli isolati di Parigi...”
I suoi pensieri vennero interrotti da una stretta familiare al braccio. Andrè la osservò ammirato con l'occhio verde sbiadito: stava facendo uno sforzo immane per la sua vista,ma nonostante questo le era sempre accanto,pronto a fare di tutto per lei.
Oscar rispose alla leggera effusione stringendogli la mano con la propria. Era cambiato tutto tra loro. Il loro amore era esploso in tutta la sua forza e né la Rivoluzione né la morte avrebbero potuto separarli. Peccato che Oscar se ne fosse resa conto troppo tardi: se fosse stata consapevole del sentimento che li univa sarebbe scappata insieme a lui da parecchio tempo, lontana dalla Francia e da suo padre.
Un rumore sospetto la riportò alla realtà.
Erano scesi nel canale indisturbati,percorrendolo fino alla fine.
Solo quattro gradini e un altro vicolo li separavano dal loro obiettivo.

Tlack

Oscar udì distintamente il suono di un fucile che veniva ricaricato. Qualcuno si stava preparando al fuoco. Alzò lo sguardo e il cuore si bloccò impietrito. Di fronte a lei una guardia imperiale si preparava a sparare. Con uno scatto fulmineo Oscar estrasse la pistola

Bang

Bang

Il nemico cadde in acqua di fronte ai suoi occhi. Oscar si guardò confusa il petto,aspettandosi di vedere una macchia rossa allargarsi sulla giacca,ma non c'era nulla.
La guardia aveva mancato il bersaglio.

Oh no!!! Comandante!! Comandante!! Andrè è ferito!! E' ferito!!” l'urlo di Alain riecheggiò nel silenzio generale.
Oscar si voltò incapace di formulare alcun pensiero e vide Andrè con una mano sul petto sanguinante e le gambe tremanti muoversi barcollando verso di lei,protendendo un braccio “O..scar” sussurrò flebile prima di cadere a terra svenuto.
Il biondo comandante sentì il cuore che si lacerava nel petto “Andrè!!! Andrè!!” urlò,avvicinandosi al corpo agonizzante del suo uomo.
Gli spostò la mano insanguinata per esaminare la ferita, per poi voltarlo ed osservare la schiena.

Non c'è foro d'uscita...” sussurrò Alain disperato,concretizzando tutte le sue paure.
Dobbiamo muoverci... dobbiamo andare da Bernard!! Lì lo salveranno!! Presto andiamo!!!” esclamò Oscar concitata,sollevando di peso Andrè dal selciato.
Alain cercò di trattenerla per un braccio “Ma comandante...”
Oscar gli lanciò uno sguardo omicida e con la mano libera gli strinse il bavero della camicia consunta e sporca “Ho detto di andare soldato!!!”
L'altro la osservò con affetto e compassione,contrastando senza difficoltà la sua debole stretta e mettendo un braccio intorno alla vita di Andrè.

Almeno lasciate che lo porti io. Non ce la fareste a trascinarlo fin laggiù.”
Gli occhi azzurri di Oscar si riempiono di lacrime silenziose,mentre a malincuore si staccava dal corpo ferito del compagno. “Si... hai ragione.”
Velocemente salì gli scalini e guidò i suoi uomini lungo gli oscuri vicoli della città.
Vide altre due guardie pattugliare la zona e riuscì a liberarsi di loro senza difficoltà.
L'ira e la disperazione le sorreggevano il braccio tremante,impedendole di sbagliare un colpo.
In pochi minuti arrivarono in una piccola piazza presidiata dai ribelli. Su un cumulo di sedie e mobili rotti Bernard Chatelet attendeva il loro arrivo,abbracciando un fucile.

Oscar!! Oscar!!” esclamò felice non appena li vide sbucare dalla stradina laterale.
I seguaci di Bernard uscirono dai loro nascondigli e si avvicinarono festanti,pronti ad accogliere le truppe ribelli. Ma la supplica di Oscar raggelò il sangue di tutti i presenti. “Bernard! Bernard! Andrè è ferito!! Abbiamo bisogno di un medico!!! E' molto grave!”
Il giovane giornalista lanciò uno sguardo spaventato al corpo esanime di Andrè ed esclamò “Avete sentito ragazzi?? Chi di voi è un medico? Abbiamo bisogno di aiuto per un figlio della Rivoluzione!!! Forza!!!”
Immediatamente alcuni dei presenti avanzarono tra la folla

Io sono un medico!”
Anche io!!”
Vi aiuterò io!!”
Alain adagiò il corpo di Andrè su una lettiga,permettendo ai volontari di circondarlo e di esaminare la ferita da vicino.
Oscar,in disparte,osservava la scena svuotata di ogni pensiero e sentimento.
Una leggera carezza sul braccio la destò dall'oblio. I suoi tristi occhi azzurri incontrarono quelli di Rosalie,che silenziosa al suo fianco la osservava preoccupata.

Comandante Oscar... come state? Siete ferito anche voi?”
Oscar scosse la testa,sospirando “Il mio corpo sta bene Rosalie,ma il cuore sanguina copiosamente. E' spezzato...”
La giovane le strinse la vita in un tenero abbraccio,mentre lacrime silenziose le rigavano le guance rosate “Povero Andrè... ma non preoccupatevi comandante. Si salverà, deve salvarsi... per voi...”
Quelle parole accorate ruppero il velo di freddezza di Oscar,che disperata e bisognosa di affetto si abbandonò disperata alla stretta della ragazza.

Ti prego Rosalie non te ne andare. Non credo di poter resistere a tutto questo da sola. Ho bisogno di qualcuno vicino a me.” Rosalie annuì e circondò con le esili braccia le larghe spalle dell'altra. “Non preoccupatevi comandante. Non voglio andarmene. Rimarrò sempre con voi...” sussurrò gentilmente nel tentativo di rassicurarla.
Comandante... comandante” la voce di un uomo interruppe il loro contatto.
Oscar a malincuore si staccò dal caldo e sicuro abbraccio di Rosalie e si voltò,riconoscendo di fronte a lei uno dei medici volontari. Aveva le mani sporche di sangue,le maniche arrotolate fino al gomito,la fronte sudata e lo sguardo spento. Prima di parlare sospirò pesantemente,chiudendo leggermente le palpebre. “Mi dispiace,ma gli rimane molto poco da vivere. Abbiamo tentato di medicare la ferita,ma ha perso molto sangue e il suo fisico era già debilitato. Non possiamo fare altro per lui. Venga con me”
Rosalie le strinse di nuovo i fianchi con un braccio e insieme seguirono l'uomo fino all'improvvisata lettiga che giaceva poco lontano.
Andrè aveva l'occhio verde sano socchiuso e respirava affannosamente.
Oscar silenziosa si inginocchiò vicino a lui e gli prese una mano tra le sue.
Il giovane la guardò pieno d'amore “Oscar... ma dov'eri? Non sono riuscito a vederti”
La donna deglutì e si sforzò di sorridere “Oh lo sai... Alain è un testone. Ho dovuto dare ordini per domani. Sai che vuole fare sempre di testa sua... Abbiamo avuto una piccola discussione...” Ma le lacrime che cominciarono a rigarle copiosamente il volto tradirono le sue parole. Il giovane la guardò per un attimo confuso,prima che una terribile consapevolezza gli invadesse il cuore

Oscar... perchè piangi?? Sto forse per morire? No.. non è possibile... non ora... non sarebbe giusto. Solo ora abbiamo scoperto il nostro amore... non posso accettare un destino così crudele...”
Andrè... ascoltami. Tu non morirai. Non puoi morire. Appena starai meglio ce ne andremo da Parigi. Andremo ad Arras e lì ci sposeremo in una piccola chiesa. Lontano dalla Rivoluzione,lontano dalla guerra e dalla morte. Che ne dici?”
Andrè cercò di sorridere,cullandosi nell'immagine che si era formata vivida nella sua mente. “Oh... sarebbe meraviglioso... Non sai quanto ho desiderato che accadesse...”
Oscar gli accarezzò piano i capelli, incapace di fermare il tremito della sua mano “Perdonami Andrè... perdonami se ti ho fatto soffrire tanto. Non meritavi tutto ciò che ti ho causato. Se solo avessi capito le cose prima.... tutto questo non sarebbe mai successo... Mi dispiace...”
Andrè sollevò piano il braccio e le accarezzò una guancia “Oscar non è colpa tua. Non preoccuparti. Io ti avrei aspettato ancora a lungo,lo sai... Perchè.. io... ti..”
Non potè continuare. Il braccio ricadde piano e la mano stretta tra quella di Oscar si rilassò. La donna osservò muta il corpo del suo compagno ormai privo di vita. L'occhio verde ormai spento,la labbra pallide,il petto freddo. Strinse con forza i pugni e urlò. Urlò la sua disperazione,la sua ira,il suo amore spezzato troppo in fretta,urlò la sua solitudine. Urlò il suo nome prima di accasciarsi esausta al suolo.
Alain e Rosalie le si avvicinarono piano e presala delicatamente in braccio la portano lontano dalla folla. Il giovane soldato aveva il viso spento e le labbra arrossate dopo averle morse più volte per trattenere le lacrime che prepotenti volevano sgorgargli dagli occhi. “Rosalie ti occuperai tu di lei? Io devo andare dai miei compagni... Andrè era un vero amico per tutti noi. Hanno bisogno di me...”
Rosalie annuì singhiozzando rumorosamente. “Vai Alain. Rimango qui con lei. Per una volta è Oscar che ha bisogno di me,non il contrario.”
Il giovane si allontanò, mentre Rosalie si preoccupò di avvolgere il corpo del biondo comandante in una calda coperta.

Non ti abbandonerò Oscar. Sai che non posso farlo... Il mio sentimento per te è forte come il primo giorno... Anche se tu stai soffrendo enormemente per Andrè,io non posso fare a meno di amare te... Voglio molto bene a Bernard,ma quando ti guardo e quando sei vicina a me... Tutto sparisce... come la prima volta che ti ho visto...”

Il silenzio di Parigi venne spezzato da un grido accorato.
Fermate la carrozza vi prego!! Fermatevi!!”
Oscar e Andrè si guardarono incuriositi e confusi.

Cocchiere ferma” ordinò il comandante,aprendo leggermente lo sportellino della vettura. Una fanciulla dai grandi occhi azzurri le rivolse uno sguardo implorante
Vi prego...vi prego signore... compratemi per una notte!!” esclamò tutto d'un fiato,nascondendo il volto tra le mani per la vergogna.
Una fragorosa risata la costrinse a risollevare il volto,facendole incontrare il luminoso sguardo di un giovane che rideva fragorosamente,battendosi una mano sulla coscia.

Mi dispiace deluderti,ma non potremmo combinare molto. Guardami bene... io sono una donna...”
Rosalie si coprì la bocca con le mani in un impeto di stupore: una donna vestita da soldato!!!

E' così bella...” pensò sognante,osservando la perfezione dei lineamenti e la lucentezza dell'uniforme.
Andrè hai con te del denaro? Io non ne ho...” chiese Oscar rivolgendosi al ragazzo nascosto alle sue spalle,che teneva lo sguardo fisso sul tetto della vettura per cercare di contenere le risate in ogni modo.
Si... dovrei avere qualche moneta...” mormorò il giovane,frugando nelle tasche. Dopo qualche minuto ne estrasse finalmente una “Ho solo questa...” mormorò a mò di scusa.
Oscar annuì e la porse a Rosalie, che era rimasta a terra immobile, persa nella contemplazione dell'altra.

Come ti chiami?” le domandò gentile
Ehm.... io sono... Rosalie” rispose la fanciulla balbettando,mentre il viso le si colorava di un bel rosso cremisi
Oscar sorrise,sporgendosi dalla vettura e stringendole un poco la mano

Che nome carino... Rosalie.... Mi raccomando non fare più una cosa del genere.... Buonanotte” Poi rivolgendosi al cocchiere ordinò di ripartire.
La carrozza si allontanò silenziosa lungo la Senna,perdendosi nelle flebili luci della città. Rosalie prese a correre e seguì per qualche metro la vettura “Aspettate!! Chi siete??”
Ma non ottiene risposta. Si fermò ansante e osservò da vicino la moneta:era una libbra d'oro

Una libbra??? Una libbra d'oro!!! Non ne avevo mai vista una!!” mormorò entusiasta,lasciandosi cullare dal ricordo del biondo militare appena incontrato.
E' la donna più bella che io abbia mai visto... Non la dimenticherò mai... E un giorno le ricambierò il favore...”

Le voci concitate intorno a lei dissolsero il ricordo.
Rosalie scosse leggermente la testa e si asciugò le lacrime con il palmo di una mano.
Quei ricordi erano sempre stati belli da rivivere. Belli,ma al tempo stesso molto dolorosi. Oscar riposava ancora,persa nell'oblio del suo dolore.
Rosalie la osservò,saggiando la morbidezza dei suoi capelli biondi con una dolce carezza. Quante volte quella donna l'aveva protetta,quante volte l'aveva aiutata e quante volte aveva raccolto le sue lacrime. “Per me sei come una sorellina...” le aveva sempre ripetuto.

Già una sorellina.... solo e soltanto una sorellina... non sono nulla di più per te...” mormorò rassegnata.
Oscar si girò nel sonno e socchiuse piano gli occhi “Rosalie.. sei tu?”
La giovane,rossa in volto, si affrettò a ritirare la mano dal viso dell'altra

Si comandante.. sono io...”
Gli occhi di Oscar si riempirono nuovamente di lacrime “Non era un incubo vero??? E' successo davvero... E' morto davvero...”
Rosalie trattenne a stento un singhiozzo “Si... è vero” riuscì a dire tra un singulto e l'altro.
Oscar si sollevò piano da terra e le porse la coperta “Grazie per avermi tenuto compagnia...” e si allontanò.
Rosalie confusa la seguì “Ma comandante dove andate ora? Dovreste ripo...”

Vado da lui” la interruppe l'altra, camminando velocemente verso il centro della piazza. Si fermò vicino ad un gruppo di ragazzi e uno di loro si offrì di accompagnarla dove il corpo di Andrè era stato adagiato.
Era in una piccola chiesa non molto lontano. Il giovane soldato era circondato da mazzolini di fiori, gli unici che Alain era riuscito a trovare in così breve tempo.
Arrivati lì,il suo accompagnatore si congedò,lasciandola finalmente da sola con i suoi pensieri. Oscar sospirando attraversò il portone di legno e si inginocchiò vicino alla misera panca che ospitava il cadavere.
Fuori il sole rosso tramontava e il fumo ingombrava il cielo di Parigi.
Rosalie si sedette su uno dei gradini antistante alla chiesetta,attendendo pazientemente che Oscar uscisse.
Dopo pochi minuti la raggiunse Bernard, stravolto per la fatica e sconvolto per il dolore “Rosalie!! Ti ho cercato dappertutto!! Ma che ci fai qui???” le domandò preoccupato.
La fanciulla appoggiò il viso al palmo della mano,impedendo alle lacrime di scendere lungo il collo “Louis si era offerto di accompagnare Oscar da Andrè e io li ho seguiti. Bernard... come è potuto accadere?? Perchè proprio Andrè???”
Il giovane sollevò le spalle sconsolato,sedendosi accanto a lei

Io... non lo so... Non voglio ancora crederci... Ma di una cosa sono sicuro... Andrè è morto da vero figlio di Francia! E' e sarà sempre uno di noi... Lui ed Oscar sono gli amici più cari e fedeli che abbiamo... Non dimenticarlo mai Rosalie...” mormorò abbracciandole la vita. Rimasero per qualche minuto in silenzio.
Io devo andare... sicuramente i ragazzi si staranno chiedendo che fine ho fatto. Tu rimani ancora qui?”
Rosalie annuì e si volse verso il portone della chiesa. Spiò all'interno e vide Oscar ancora ferma e immobile vicino al corpo.

Non posso abbandonarla. Rimarrò qui con lei fino alla fine.”
Bernard imbracciò il fucile e scese i bianchi gradini per poi voltarsi di nuovo indietro “Mi raccomando state attente. Vi aspettiamo al solito posto...”
Rosalie guardò il suo fidanzato allontanarsi nel buio del vicolo. "Oh Bernard... se solo sapessi quello che nascondo nel cuore... è così difficile a volte stare al tuo fianco.. sentire le tue carezze sulla mia pelle e desiderare che le tue mani siano quelle di un'altra persona..."
Un rumore di passi alle sue spalle la destò dall'oblio dei suoi pensieri.
Oscar camminava lentamente, il viso pallido come quello di un fantasma, le labbra grigie e le spalle curve. Era come se un enorme peso invisibile la schiacciasse,affaticandola e rendendola sempre più debole.
"Rosalie.. cosa ci fai qui? Pensavo fossi rimasta in piazza..."
sussurrò la donna, sedendosi al suo fianco su un gradino.
"No monsieur Oscar.. vi ho seguito fin qui. Non potevo certo lasciarvi solo.. questa chiesa è così triste oggi per tutti noi, ma soprattutto per voi.."
"Già... soprattutto per me... per me! Che non sono riuscita a rendermi conto del suo sentimento! Per me che sono stata cieca, egoista e non so che altro! Per me! Per me che non faccio che pensare a me stessa, trascinando gli altri dietro di me! Per me..."
Rosalie si morse il labbro inferiore per trattenere le lacrime, ma non osò fiatare di fronte a quello sfogo. Percepiva l'immenso dolore della donna seduta al suo fianco e sapeva che parlare in quel modo l'avrebbe tranquillizzata almeno un pò.
Oscar rimase con il fiato mozzo, i suoi occhi guizzavano da una parte all'altra nervosamente. Non si era mai sentita così vuota in tutta la sua vita. Si passò le mani sul viso nel tentativo di allentare il bruciore dei suoi occhi stanchi ed arrossati per le troppe lacrime non versate.
Una leggera carezza sul braccio le fece risollevare lo sguardo e voltare il viso alla sua sinistra. Rosalie le sorrideva gentile e i suoi grandi occhi azzurri erano velati di lacrime. Oscar le sorrise e la abbracciò, sorprendendola per quella spontaneità.
"Scusami Rosalie, non volevo urlare in quel modo... Ma tutto quello che ho detto è vero... e la morte di Andrè non ha fatto che dimostrarlo...sono solo una e.."
"NO!" esclamò Rosalie con forza interrompendola e staccandosi dall'abbraccio per poterla guardare negli occhi.
"Voi non siete un'egoista.. non lo siete mai stata e non lo sarete mai! Non vi permetterò di ripeterlo nè di pensarlo! Voi siete la persona più buona, gentile e altruista che io abbia mai incontrato nella mia vita. Chi altri avrebbe fatto per me tutto quello che avete fatto voi? Mi avete accolto in casa vostra, mi avete educato, mi avete dato una casa, un letto caldo e comodo, mi avete donato la felicità.. nonostante io avessi tentato di uccidere vostra madre!! Mi avete dato un libbra d'oro la sera che ci siamo incontrate per la prima volta! Non lo rammentate?"
Lo sguardo di Oscar si addolcì "Certo che me ne rammento. Tu avevi fermato la mia carrozza e mi avevi pregato di comprarti per una notte... Eri così giovane, così ingenua.. sembravi un pulcino appena uscito dal suo ovetto. Come potevo abbandonarti su quel lurido marciapiede? Se avessi saputo come sarebbero andate le cose, avrei aiutato anche tua madre e forse lei non sarebbe scomparsa così presto..."
"E questi vi sembrano forse i desideri di una persona egoista? Io non credo.. voi siete speciale monsieur Oscar, per tutti.."
Rosalie deglutì e si morse il labbro prima di continuare "e... e.. soprattutto per me.."
Oscar sorrise,accarezzandole piano la testa "Sei sempre stata molto gentile Rosalie. La gentilezza è una virtù che ti ha sempre contraddistinto. A differenza di tutte le altre persone che ho conosciuto,forse tu sei l'unica che non ha mai perso la purezza dello spirito. Come ci riesci? Sembra che nessun sentimento cattivo possa attecchire nel tuo cuore... è una cosa che mi ha sempre sorpreso di te.. piccola, eppure così forte."
Rosalie abbassò gli occhi e appoggiò le braccia al ventre, nel tentativo di calmare i battiti assordanti del suo cuore. Lo sguardo intenso di Oscar era insostenibile per lei. Ogni volta che le era così vicina il suo cervello si annebbiava e tutto il suo corpo sembrava impazzire. Nulla aveva più importanza e Bernard non era che un ricordo sbiadito nei meandri della sua ragione.
Il movimento improvviso di Oscar la fece sobbalzare. La donna si era alzata in piedi di scatto e aveva portato la mano al fianco, immobile come una statua ascoltava.
"Cosa c'è monsieur Oscar?" domandò Rosalie confusa,notando l'improvviso cambiamento dell'altra.
Oscar scosse la testa e appoggiò un indice affusolato alle labbra. Poi le tese la mano e la invitò ad alzarsi.La giovane obbedì e si ritrovò stretta tra le sue braccia.
"Ma monsieur Oscar cosa?"
"Shhh Rosalie.." le sussurrò la donna, spiando la piazza antistante la chiesa da sopra la sua spalla "Sento che sta arrivando qualcuno.. dobbiamo andarcene!"
Velocemente scesero i gradini e imboccarono una stradina laterale. Il lezzo dei cadaveri e della sporcizia giunse prepotentemente alle loro narici, costringendole a coprirsi il viso con un braccio. Avanzarono ancora senza che nessuno le incrociasse: sembrava che i combattimenti fossero finiti.. Non si udiva più nemmeno il rombo dei cannoni. Il sole era sparito all'orizzonte e la luna nascente si faceva strada tra le nuvole. Non erano molto lontano dalla loro destinazione: di sera i ribelli compagni di Bernard si riunivano in una cantina non distante dalla Senna. Per delle persone inesperte era il luogo ideale nel quale nascondersi, discutere e difendersi da eventuali attacchi. Oscar invece l'aveva sempre reputato pericoloso.
"Non dovreste stare qui Bernard" gli aveva detto quando aveva visto lo scantinato per la prima volta "se vi attaccano in massa siete spacciati. Non ci sono vie di fuga... è.. un buco! E' una trappola per topi!"
Ma del resto non potevano ottenere niente di meglio, considerando la miseria che regnava sovrana a Parigi. E fino a quel momento nessuno li aveva mai trovati..
Si fermarono un attimo per riprendere fiato e per assicurarsi che nessuno le stesse seguendo. Rosalie soprattutto aveva il fiato corto dopo aver sostenuto le lunghe falcate del comandante. Oscar si guardò intorno e notò una targa quasi del tutto annerita dal fumo e dalla sporcizia alla sua destra. Con qualche difficoltà riuscì a leggere il nome della strada nella quale si trovavano "Rue des boucheries (nota 1)" mormorò a bassa voce.
Massaggiandosi la radice del naso riflettè sul percorso più rapido che avrebbero dovuto percorrere per arrivare sane e salve alla meta.
"Rosalie.. il rifugio è a Rue Victor se non mi sbaglio.. giusto?"
La giovane annuì "Si.. non è molto distante da qui monsieur Oscar.. dobbiamo attraversare solo un altro paio di strade e saremmo arrivate."
"Mmm arrivate a Rue de l'harpe non ci resta che tagliare per Rue des Noyers e.." ma un rumore non molto distante la interruppe.
Due uomini avanzavano barcollando verso di loro visibilmente ubriachi, imbracciavano due fucili malandati e tracannavano vino da una bottiglia che uno di loro portava in una sacca. Rosalie le si affiancò tremante, incapace di formulare un solo pensiero. Il biondo comandante osservò la strada alle sue spalle: tornare indietro era assolutamente inutile e folle; per evitare due ubriachi avrebbero potuto incontrare un intero plotone di guardie reali. Tuttavia avanzando verso i due avrebbero corso egualmente dei rischi: non potevano sapere come avrebbero reagito vedendo Oscar in divisa. Ubriachi com'erano avrebbero sparato a qualunque cosa fatta di tessuto e adornata con spalline e medaglie. "Signor Oscar.. cosa facciamo?" le sussurrò Rosalie spaventata, mentre i due uomini si avvicinavano sempre di più.
"Vieni con me! Non fiatare e fa tutto quello che ti dirò va bene?"
Stringendo una mano intorno al suo polso,la trascinò lontano dalla strada e le appoggiò le spalle alla parete di un palazzo malandato alla loro sinistra.
"Ora abbracciami e fa silenzio... se tutto va bene ci supereranno senza accorgersi di nulla.."
La giovane obbedì e sollevandosi sulle punte strinse le esili braccia intorno alle spalle dell'altra. Le sue guance si infiammarono quando Oscar le posò le mani sui fianchi e appoggiò la fronte alla sua, quasi annullando la distanza tra i loro visi e facendo aumentare a dimisura i battiti del suo piccolo cuore innamorato. Ormai gli ubriachi erano dietro di loro. Fu il più alto e presumibilmente il più sveglio dei due,a giudicare dalla sua espressione furbesca,a notarle. Diede un colpetto all'amico al suo fianco e entrambi iniziarono a ridacchiare. Lasciarono la strada e si fermarono a pochi passi da loro sul marciapiede.
Il più basso diede una pacca sul braccio di Oscar e sorridendo disse "Ehi amico hic.. perchè non.. hic.. vai a casa??? Eh?? Hic.. non vogliamo certo vedere le tue... hic.. cose private...qui in strada.."
Oscar sospirò e rispose con voce inespressiva senza voltarsi verso di loro "Hai proprio ragione amico.. ora me ne vado e porto la mia fidanzata con me."
"Ehi hic.. ma perchè non ci guardi in faccia? Ci consideri brutti forse?" domandò il più alto irritato e afferrata la spalla di Oscar la spinse, costringendola a voltarsi.
"Carina hic.. la tua fidanzata..." esclamò il più basso "Hai visto Antoine? Sembra proprio un angioletto!"
Ma il più alto non rispose. La divisa di Oscar aveva catturato la sua attenzione "Ma tu!! Ma tu sei un soldato!! Pierre!! E' un soldato!"
Solo in quel momento il più basso si rese conto della situazione e squadrò Oscar con occhi di fuoco "Hai ragione Antoine!! E' un soldato!!! Cospira contro di noi! Uccidiamolo!"
"Ma no... cosa dite??? Oscar è un soldato della Rivoluzione!! E' dalla nostra parte!!" tentò di spiegare Rosalie frapponendosi tra Oscar e i due.
"Non esistono soldati della Rivoluzione, angioletto! Chiunque abbia spalline e medaglie è un cane della puttana austriaca (nota 2)! E tutti i cani dell'austriaca sono nostri nemici!"
Oscar serrò i pugni nel tentativo di placare la rabbia: nonostante tutto nutriva un profondo affetto per la Regina e quegli epiteti scurrili la irritavano terribilmente.
"Sentite.. io non sto dalla parte della Regina! Conosco Bernard.. Bernard Chatelet!" esclamò nervosamente.
Antoine sputò per terra "Ah! Pensi di essere furbo? Tutti a Parigi conoscono Bernard e Robespierre!"
"Già! E' vero!" gli fece eco Pierre, puntando il fucile nella sua direzione.
"Pierre sparagli!" ordinò Antoine.
"Rosalie!!! SPOSTATI!!!" ruggì Oscar.

Bang

"Maledetto!!! Mi ha colpito!!! Antoine!!! Mi ha ferito!!! La mia mano!! La mia mano sanguina!!!"
Rosalie si voltò di scatto e prima che potesse formulare un pensiero si sentì trascinare lontano dal marciapiede. Oscar correva a perdifiato,mentre lei cercava di tenere il passo, evitando di incespicare nelle buche e nei fossi che i bombardamenti avevano provocato sul selciato.
Si fermarono solo quando giunsero a Rue des Noyers.
Rosalie si nascose sotto un porticato e si accasciò al suolo, il cuore le batteva per la paura e per lo sforzo appena compiuto. Oscar rimase in piedi,ansante e spiava la strada dal buio del loro nascondiglio.
"E' stato.. piuttosto.. faticoso... non è vero monsieur Oscar?" domandò la giovane, asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
"Decisamente si... e ora.... dobbiamo.. muoverci.. di nuovo.. non possiamo rimanere a lungo nello stesso posto."
"Monsieur Oscar.. cosa avete? Vi sentite male?" chiese Rosalie preoccupata.
Oscar tremava dalla testa ai piedi, la mano destra stringeva convulsamente la pistola, e il viso sembrava ancora più pallido di prima.
Rosalie le sfiorò l'altra mano che stava inerte lungo il fianco:era gelata.
"Ma monsieur Oscar.. voi state male! Siete gelato e state tremando!!!"
Oscar non rispose, limitandosi ad appoggiare le spalle alla parete. Continuava a boccheggiare come se le mancasse l'aria per respirare.
"Tranquilla Rosalie... ora mi passa.."
Si voltò e appoggiò la fronte alla fredda parete di marmo per ricevere un pò di sollievo. Sollevò il braccio destro e appoggiò il palmo della mano alle labbra.
Rosalie si sollevò di scatto. "Monsieur Oscar... cosa" ma la sua domanda rimase incompiuta.
Una tosse cavernosa ruppe il silenzio intorno a loro,scuotendo l'esile fisico della donna di fronte a lei. Oscar tossiva sempre di più e cercava di ridurre il tremito che le scuoteva le membra piantando i piedi al suolo e facendo forza sulla fronte e sul braccio appoggiati alla parete.
"OSCAR!" gridò Rosalie sempre più spaventata quando intravide la mano dell'altra macchiata di sangue.
Non sapendo che fare la abbracciò da dietro e prese ad accarezzarle il petto, sperando di alleviare con un pò di calore i suoi tremiti.
Dopo qualche minuto la crisi passò e Rosalie sentì il corpo di Oscar farsi più pesante tra le sue braccia.
Il biondo comandante si accasciò al suolo privo di sensi, le labbra livide e la fronte bollente.
"Oscar!! Oscar!!" chiamò Rosalie,scuotendola piano per le spalle.
Oscar aprì piano gli occhi e si guardò confusamente intorno.
"Monsieur Oscar!! Siete vivo!!"
"Rosalie.. Sta tranquilla.. è solo questione di minuti... è una crisi passeggera..."
La ragazza non ebbe il coraggio di replicare nulla e si limitò ad annuire,stringendole le braccia intorno alle spalle "Non vi preoccupate monsieur Oscar.. resterò qui con voi.. appena vi sentirete meglio andremo via. Siamo arrivate ormai...".
Nessuna delle due parlò per qualche minuto. La quiete della notte era intervallata solo dai loro respiri e da qualche gemito lontano.
Fu Oscar a interrompere il silenzio "Nemmeno Andrè lo sapeva Rosalie.. Nessuno lo sa.. l'ho scoperto da poco. Non ho voluto dirlo nè a lui nè a te per non farvi preoccupare.. ho visto il dottore la settimana scorsa e devo dire che non mi ha dato una buona notizia. Se continuo così credo che non vedrò la fine dell'autunno..."
Rosalie non rispose, calde lacrime le scendevano lungo le guance, raccogliendosi sul mento e scivolando sul collo candido.
"Su sbrighiamoci e andiamo. Non possiamo restare qui ancora oltre!" esclamò Oscar sciogliendosi dall'abbraccio e rialzandosi.
Rosalie si asciugò velocemente le lacrime e abbassò il volto,mentre l'altra estraeva la spada lucente pronta a difendersi da eventuali attacchi.
Raggiunsero senza intoppi Rue Victor, imboccarono un altro vicolo e scesero una rampa di scale seminascosta. I gradini conducevano ad una piccola porta di legno scuro.
Rosalie bussò quattro volte a intervalli regolari.
"Di che colore è il tuo fazzoletto?" domandò imperiosa una voce dall'interno
"Blu, bianco e rosso!" rispose Rosalie sicura.
La porta si aprì di poco,permettendo ad un uomo di sbirciare fuori.
"Ah sei tu Rosalie! E anche voi comandante Oscar!" esclamò Alain sollevato,spalancando l'uscio.
"Eravamo preoccupati! Tra poco avremmo organizzato una squadra per venire a cercarvi!"
"Abbiamo avuto un contrattempo..." rispose Oscar inespressiva, allontanandosi dalla porta e dirigendosi verso il camino acceso.
Allungò le braccia verso le fiamme e rabbrividì di piacere per il tepore che le scaldò le falangi.
Alain e Rosalie rimasero fermi ad osservarla.
"Come sta?" domandò il soldato
"E' disperata..." sussurrò Rosalie "non lo dà a vedere, ma sta soffrendo terribilmente. Io lo percepisco..."
Alain annuì gravemente "Anche per noi è stato un colpo durissimo. Sono riuscito a confortare un pò i ragazzi, ma come posso farlo se io stesso piango per lui? Oggi ho perso un fratello.."
"E io un caro amico..."
L'arrivo di Bernard interruppe la loro conversazione "Rosalie!!! Sei tornata!! E Oscar?? Dov'è?"
Alain indicò con un cenno del capo la donna appoggiata al camino.
"Rosalie perchè ci avete messo tanto? Dove eravate finite?"
"Abbiamo avuto un contrattempo Bernard.. due ubriachi armati hanno scambiato il signor Oscar per un soldato reale..."
"Per un soldato reale?" domandarono Alain e Bernard all'unisono
"Ma erano ciechi? Lo sanno tutti che la Guardia Nazionale è passata dalle parte dei ribelli!!" esclamò Alain infuriato
"Non tutti Alain.. solo il mio gruppo vi conosce e si fida di voi, ma molti altri che combattono da soli no... Appena vedono un'uniforme non guardano in faccia nessuno. Sparano senza pensare a nulla.. Per questo devono essere controllati... la fiamma della Rivoluzione ha trasformato la maggior parte di noi in belve feroci e questo non fa bene alla nostra causa. Li conoscevi Rosalie?"
La ragazza scosse la testa "No.. ma si chiamavano Pierre e Antoine. Il primo era basso e robusto e il secondo era più alto."
"Non preoccuparti Bernard li riconosceresti subito.. Uno porterà una vistosa benda al braccio sinistro per un bel pò... gli ho sparato per evitare che mi uccidesse o che colpisse Rosalie.." Oscar si era avvicinata e aveva udito uno stralcio della loro conversazione.
"Non erano dei tuoi.. questo è poco ma sicuro"
Bernard annuì pensieroso "Tuttavia questo non mi fa sentire più sicuro... dovremmo collaborare tutti per ottenere la libertà! Se restiamo divisi,non riusciremo a resistere a lungo. I soldati reali sono sempre più numerosi e ogni giorno aumentano...saranno più di ventimila oramai! La maggior parte di loro sono stranieri, inviati dalle altre famiglie regnanti preoccupate per quello che potrà accadere all'Europa se i figli della Rivoluzione ottenessero ciò che tutti noi speriamo."
"Perchè non organizziamo un incontro con gli altri rivoluzionari?? Come è successo il 20 giugno! Non vi ricordate? Erano tutti nella Sala della Pallacorda (nota 3)! Tutti hanno giurato di combattere finchè la Costituzione non fosse stata stabilita, rispettando il diritto di tutti i cittadini alla libertà e all'uguaglianza!!"
Oscar sorrise alla determinazione di Alain "Purtroppo non è così semplice. Dopo il giuramento si sono formati vari gruppi e ognuno di loro ha un piccolo leader. Ogni giorno ci sono degli attacchi, ma quasi nessuno di essi è pianificato."
"E' vero. Oggi per esempio gli artigiani hanno cominciato a distruggere gli uffici daziari e molti hanno saccheggiato i depositi, credendo di trovare viveri e vettovaglie. Sono rimasti delusi e molti di loro sono morti invano." aggiunse Bernard, allontanandosi un poco e camminando avanti e indietro pensieroso.
"L'unico modo è parlare con Robespierre. E' lui leader indiscusso della Rivoluzione. Io conto poco e niente... ma lui.. lui è un mito, un idolo per tutti. Dobbiamo decidere cosa fare, discuterne con lui e agire una volta per tutte."
Oscar annuì e avanzò di qualche passo,accostandosi a Bernard "Tu ti fidi di Robespierre?" sussurrò
Bernard la guardò sorpreso "Ma cosa dici Oscar? Certo che mi fido di Robespierre! E' lui l'anima della Rivoluzione!"
Oscar si massaggiò la tempia pensierosa e scosse la testa "Se lo dici tu, allora mi fido anche io. Beh ora vado a riposarmi un pò, il ritorno al rifugio è stato molto più movimentato del previsto. Ci vediamo domani mattina..." e si allontanò, sistemandosi seduta in un angolino vicino al caminetto.
Alain e Rosalie la raggiunsero dopo qualche minuto.
"Avete ordini per noi comandante?" domandò il ragazzo
"No Alain.. siete stremati. Oggi è stato un giorno terribile per tutti noi. Andate tutti a riposarvi. Ci vediamo domani mattina."
Alain annuì e fece per andarsene "Comandante... lui sarebbe molto fiero di voi. Non dimenticatelo mai.." aggiunse senza voltarsi.
Oscar distolse lo sguardo, puntandolo sulle fiamme danzanti del camino. Si limitò ad alzare le spalle e a piegare una gamba verso il petto con un mugugno.
Rosalie rimase ad osservarla in silenzio per qualche secondo "Avete fame monsieur Oscar? Non possiamo offrirvi molto, ma posso vedere se riesco a trovare qualcosa in magazzino."
"Non ho fame Rosalie. Sono solo stanca... molto stanca.. stanca di tutto.."
"Ma monsieur Oscar.. nelle vostre condizioni.."
Lo sguardo infuriato e raggelante di Oscar la fece tacere.
La giovane abbassò la testa "Mi dispiace.. non volevo offendervi. Non dirò niente a nessuno se è questo quello che volete. Vi lascio solo, se avete bisogno di qualcosa io sono nell'altra stanza."
Oscar la osservò allontanarsi, ma non disse nulla per fermarla. Si sentiva in colpa per la sua reazione eccessiva, in fin dei conti Rosalie si stava solo preoccupando per lei. "Sei stata un'idiota a dirglielo..." pensò affranta. Ma del resto che altro avrebbe potuto fare? Come avrebbe potuto spiegare quella crisi di tosse improvvisa e così violenta? Rosalie non era una stupida, aveva visto il sangue fuoriuscire dalle sue labbra e macchiarle il palmo della mano. Mentire sarebbe stato del tutto inutile.
Lei stessa non sapeva perchè aveva tenuto quella sconvolgente notizia per sè.
Subito le balenò alla mente l'immagine di Andrè: se il ragazzo avesse saputo cosa le stava accadendo l'avrebbe portata via di peso da Parigi. Quel pensiero le spezzò il cuore: se solo avesse parlato prima! Avrebbero potuto abbandonare Parigi quando le cose erano ancora relativamente tranquille, lei sarebbe stata meglio e lui non sarebbe morto... E invece non aveva detto nulla, non aveva parlato. Aveva tenuto tutto dentro di sè. Per quale motivo?
La sua mente sapeva la risposta "Per il tuo orgoglio. Per il desiderio di combattere fino alla morte per ciò che ritieni giusto. Perchè nonostante tutti i tuoi sforzi, tu sei un soldato Oscar. Tuo padre aveva ragione, tu hai una spada e non un fiore nel cuore. Sei destinata a lottare, a sacrificare tutte le tue energie."
Portò anche l'altra gamba al petto e si piegò abbracciandosi le ginocchia. La sua coscienza non era mai stata una interlocutrice confortante...
Il ticchettio di un vecchio orologio impolverato appoggiato sulla mensola del camino battè undici volte le ore.
"E' già così tardi? Il tempo vola... anche troppo per i miei gusti...".
Distese le gambe e si appoggiò alla parete fredda rabbrividendo. Avrebbe tanto desiderato un cuscino per poter appoggiare il collo, ma era inutile domandare a Rosalie se ne avesse uno, era già tanto che avessero un tetto sulla testa. Inconsapevolmente pensò alla sua enorme villa, alle stanze ben arredate, al lusso che vi regnava e al fatto che per lei tutto quello che possedeva non aveva mai avuto importanza.
Pensò a suo padre, lo immaginò in piedi, immobile come una sentinella vicino alle grandi vetrate del suo studio, intento a esaminare tutto il paesaggio circostante.
Il suo sguardo freddo e grigio, che non si era mai addolcito nè ammorbidito, avrebbe osservato le foglie, gli alberi, le fontane del giardino...forse avrebbe pensato a lei, alla figlia che l'aveva tradito e umiliato, a colei che aveva rifiutato il suo titolo, aveva abbandonato i sovrani che aveva giurato di proteggere e aveva dichiarato amore ad un plebeo, nipote di una vecchia governante.
Forse si sarebbe pentito anche lui delle sue scelte e delle sue decisioni... In quel momento Oscar si sentì più simile a lui di quanto avesse mai immaginato.
Aveva sempre pensato di essere diversa, di essere migliore di lui e delle sue paranoie. Si sbagliava, in realtà erano uguali. Pronti a combattere per l'onore e per quello in cui ritenevano giusto,sacrificando coloro che li circondavano.
Suo padre, François Augustin Reynier, aveva sacrificato lei, la sua ultima figlia per l'onore della famiglia Jarjeyes.
Lei, Oscar François, aveva sacrificato colui che l'aveva amata per ottenere la libertà.
Scosse nuovamente la testa per scacciare quei dolorosi pensieri. Socchiuse gli occhi, sperando che la stanchezza l'avrebbe cullata tra le sue braccia, concedendole un pò di riposo. Ma continuamente le immagini del giorno appena trascorso si susseguivano veloci l'una dopo l'altra, turbandola sempre di più.
Rassegnata, riaprì gli occhi e si guardò intorno. Il grande stanzone nel quale si trovava era quasi del tutto ingombro di pagliericci e letti di fortuna. Molti degli amici di Bernard dormivano, altri sussurravano piano parole incomprensibili,dettate dal vino e dalla stanchezza. Alain e i ragazzi si erano sistemati nell'angolo più lontano e russavano come campane. Bernard e Rosalie erano nell'altra stanza. L'orologio battè nuovamente l'ora: erano le undici e un quarto.
Silenziosamente Oscar si alzò e si allontanò dal suo giaciglio. Nessuno le prestò attenzione nè cercò di fermarla.
Si avvicinò alla porta e la aprì: il ribelle che doveva sorvegliare l'entrata era profondamente addormentato,abbracciato ad una bottiglia di rum scadente.
In un attimo fu fuori e si allontanò a grandi passi nel silenzio della notte.

In quel momento nell'altra stanza
Rosalie mordicchiava silenziosamente il tozzo di pane duro che aveva trovato nel magazzino. Bernard parlava infervorato,mentre lei si limitava ad annuire distrattamente. Non aveva capito nulla di quello che il suo fidanzato le stava dicendo.
Finalmente il ragazzo si fermò per riprendere fiato e prese ad osservarla. Notando la sua espressione persa e triste, le accarezzò piano una guancia.
Rosalie si scosse con un fremito e gli rivolse uno sguardo gentile "Scusa Bernard.. ero sovrappensiero. Dicevi?"
Bernard le diede un leggero bacio sulla fronte "Niente di importante non preoccuparti. Sei strana stasera, c'è qualcosa che ti turba? E' da quando sei tornata con Oscar che non dici nulla..."
Rosalie non rispose. Si alzò dalla sedia,avvolse quello che rimaneva del pane in un fazzoletto e lo ripose con cura nella credenza polverosa di fronte a lei.
Bernard la imitò e le si avvicinò abbracciandola da dietro "Ti sei spaventata per quei due ubriachi? Oppure stai pensando ad Andrè?"
"Entrambe le cose" mentì la ragazza, sciogliendosi dall'abbraccio e ritornando a sedersi al tavolo. Aprì il cassetto, prese ago e filo e cominciò a cucire.
Doveva rammendare i calzini per tutti. Bernard sembrò accontentarsi della risposta e riprese il discorso lasciato a metà.
Ma ancora una volta Rosalie non lo ascoltava: persa tra le trame della stoffa, la sua mente vagava lontano da quella stanza. Il suo cuore non aveva pensieri che per quello era successo poco tempo prima. Oscar che la abbracciava, Oscar che la osservava intensamente, Oscar che tossiva e le rivelava il suo segreto...
"Ahia!" esclamò dolorosamente, interrompendo ancora una volta la raffica di parole del fidanzato.
"Che c'è?" domandò Bernard,sollevando lo sguardo dalle carte che ingombravano il tavolo: stava terminando un discorso che avrebbe dovuto recitare il giorno successivo se non fosse riuscito a trovare Robespierre.
"Nulla.. nulla.. mi sono punta con l'ago tutto qui.." mormorò Rosalie, succhiandosi appena il dito medio della mano sinistra (nota 4).
Bernard aggrottò la fronte sorpreso "Tu che ti pungi mentre cuci? E' come dire che gli asini volano... Impossibile! Sarà la stanchezza...Perchè non vai a riposare? Io ne ho ancora per un pò.. vai su.. è stata una giornata difficile per tutti noi."
Rosalie sospirò e si alzò in piedi "Effettivamente sono stanca.. va bene allora buonanotte Bernard."
Fece il giro del tavolo e si piegò verso di lui,dandogli un leggero bacio sulla fronte "Non fare tardi mi raccomando"
"Sta tranquilla. Appena avrò finito, verrò di là. Buonanotte."
Rosalie annuì e dopo aver posato il lavoro di cucito sul tavolo si allontanò, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimase qualche minuto in silenzio, nel buio del corridoio, appoggiata con la schiena alla parete.
Sentiva il ronzio della monotona voce di Bernard attraverso la porta di legno. Non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto dirgli di Oscar e della sua cattiva condizione di salute? Bernard si fidava di lei, voleva che lei fosse il comandante dell'esercito rivoluzionario... ma come avrebbe potuto resistere in quelle condizioni?
"Io devo dirglielo... è meglio per lei..." non aveva fatto che ripetersi quella sera, ma il ricordo dello sguardo furente dell'altra le aveva impedito di farlo.
Sospirando,si staccò dal muro e prese a camminare lentamente per il corridoio, dirigendosi verso la grande stanza illuminata dal camino.
Il russare continuo di Alain e dei soldati fu il primo rumore che le sue orecchie percepirono.
Non potè fare a meno di sorridere,osservando il gruppetto di ragazzi addormentati in uniforme intorno ad Alain,sdraiato in mezzo a loro:era come vedere un padre circondato da tutti i suoi figli. Volse lo sguardo verso il caminetto e si stupì quando si accorse che l'angolo in cui Oscar si era sistemata era vuoto. Incuriosita, cominciò a camminare per la stanza in punta di piedi,attenta a non calpestare nessuno.
"Ma dov'è andata??" pensò affranta quando ebbe esaminato anche l'ultimo letto senza riuscire a trovarla. Lanciò un rapido sguardo alla porta e notò che la luce della luna penetrava nella stanza. “La porta è socchiusa!! Perchè mai Oscar è uscita a quest'ora della notte??? E se le fosse successo qualcosa?”
Il rintocco dell'orologio la fece sobbalzare: erano le undici e mezza.
Si voltò indietro e guardò indecisa il corridoio buio che conduceva alla cucina
"Bernard ha detto che sarebbe stato impegnato ancora un pò... Devo andare a cercarla..." pensò risoluta e si avvicinò piano alla porta. Attenta a non svegliare il guardiano, aprì silenziosamente l'uscio,socchiudendolo poi alle sue spalle senza farlo cigolare. Risalì la scalinata di pietra, mentre il fresco vento notturno la investiva, provocandole un leggero brivido lungo la schiena.
Giunta all'inizio di Rue Victor si fermò indecisa, volgendo il capo a destra e a sinistra. "Dove potrà mai essere? Non può essere tornata in chiesa.. è troppo lontano.. e allora?"
Decise di svoltare a sinistra e di recarsi verso la Senna: che si fosse fermata a guardare il fiume?

Mi piace molto guardare l'acqua sin da quando sono bambina. Ogni volta che sono nervosa, arrabbiata, delusa, vado a vedere l'acqua. E' l'unico modo che ho per trovare un pò di serenità... Chissa perchè..”
Forse perchè l'acqua sembra sempre così tranquilla... anche se c'è una tempesta, sotto le onde regnano il sereno e il silenzio. Non è vero monsieur Oscar?”
"Si Rosalie hai ragione.. Ma anche l'acqua ha i suoi segreti. Se lanci un sasso nel fiume, l'acqua si increspa, poi le onde si fermano e tutto sembra essere tornato come prima,ma non è così. Quel sasso è rimasto sul fondo anche se nascosto negli abissi..
(nota 5)

Il ricordo le investì vivido la mente. Era il suo primo pomeriggio trascorso ad Arras e lei ed Oscar si erano fermate sulla spiaggia a guardare le onde infrangersi sulla costa,chiaccherando spensierate,inconsapevoli di tutto quello che sarebbe accaduto dopo qualche tempo.
Finalmente l'odore del fiume le colpì le narici. Rapidamente si avvicinò alla balaustra di pietra e piegò la testa verso il basso: la Senna scorreva placidamente, silenziosa e maestosa come sempre. La rivoluzione non l'aveva intaccata, solo i detriti che ogni tanto erano visibili tra i flutti testimoniavano quanto era capitato in quei giorni tremendi. Bottiglie vuote, qualche fucile spezzato e un paio di cesti rotti.... ecco cosa aveva ereditato il fiume dalla Rivoluzione.
Un rumore non molto lontano attrasse la sua attenzione. Oltrepassò l'angolo e il cuore le balzò in petto.
Oscar sedeva sul muricciolo del ponte, le spalle appoggiate alla colonna e le gambe distese. Il viso rivolto verso il basso e lo sguardo perso nei ricordi.
"Monsieur Oscar!" esclamò Rosalie felice correndo verso di lei.
La donna si voltò e la osservò sorpresa, sollevando il sopracciglio sinistro "E tu che ci fai qui?" domandò perplessa
Rosalie deglutì e prese a tormentarsi il labbro inferiore con i denti "Ecco... io... io stavo andando a dormire, volevo vedere come stavate, ma non vi ho trovato. Mi sono preoccupata e sono uscita."
Oscar sorrise e le accarezzò piano la testa "Uscire da sola a quest'ora è pericoloso Rosalie. Non avresti dovuto farlo... io sono venuta qui perchè.."
"Perchè guardare l'acqua è l'unico modo che avete per trovare un pò di serenità, lo so." la precedette l'altra. "Me lo ricordo... il nostro primo pomeriggio ad Arras.."
Oscar la guardò con affetto "Come eravamo spensierate all'epoca.. se solo avessimo saputo tutto quello che stava per succedere... avremmo potuto cambiare molte cose brutte..."
"Non possiamo prevedere tutto monsieur Oscar.. forse solo il buon Dio può farlo.. Ma noi? Noi certamente no."
Oscar la osservò per qualche secondo in silenzio
"Vieni qui.." disse tendendole la mano "in questo punto c'è una vista magnifica.. sembra che il fiume avanzando ti abbracci con le sue onde.."
Rosalie deglutì nervosa, spostando rapidamente lo sguardo dalla mano tesa di fronte a lei al sottile davanzale di pietra sul quale avrebbe dovuto appoggiarsi.
"Stai tranquilla, ti tengo io. Non puoi cadere." la rassicurò Oscar, intuendo il motivo della sua preoccupazione.
La ragazza annuì e stretta la mano dell'altra si arrampicò, posizionandosi al centro della balaustra con le gambe penzoloni,mentre Oscar piegava le sue per farle spazio. Gli occhi di Rosalie brillarono di meraviglia: la Senna si era trasformata in un gigantesco mare, mentre loro assomigliavano a due naufraghi seduti su una piccola isola di pietra avvolta dalle onde.
"Avevate ragione monsieur Oscar.. Sembra che la Senna stia per avvolgerci un attimo prima di attraversare il ponte... Non l'avevo mai vista da qui.."
Oscar annuì e piegò la testa di lato , rimanendo ad osservare il profilo dell'altra illuminato dalla luna. Rosalie era cresciuta da quando l'aveva accolta in casa e con il passare del tempo era diventata ancora più bella: nemmeno la Rivoluzione era riuscita a macchiare la sua anima angelica.
"Hai ancora paura Rosalie?" chiese gentilmente, avvertendo un tremito attraversare la piccola mano stretta intorno alla sua.
"No... ho un pò di freddo" ammise la giovane arrossendo, senza rivolgerle lo sguardo.
"Vieni allora.." disse Oscar e presala per il polso la girò. Appoggiò la schiena alla colonna, distese le gambe e cinse il ventre di Rosalie con le braccia, facendole appoggiare la testa e le spalle al suo petto.
"Stai meglio così?" le sussurrò all'orecchio.
"Si.. grazie" rispose la ragazza, socchiudendo gli occhi e facendosi cullare dal respiro dell'altra. Con un sospiro raccolse tutto il suo coraggio e intrecciò le dita di una mano con quella dell'altra mollemente appoggiata alla sua veste.
Oscar non si mosse, assecondando il suo gesto.
"Ora mi sento protetta.." sussurrò Rosalie e si addormentò.
Oscar sorrise, ascoltando il respiro della ragazza farsi più pesante: in quel momento anche lei si sentiva insolitamente tranquilla. La disperazione e la paura che aveva provato quel giorno sembravano essersi dissolti nel nulla e per un attimo pensò di essere tra le braccia di Andrè lontano da tutto e da tutti, come se nulla fosse accaduto.
Chiuse gli occhi e la stanchezza della giornata la investì,trascinandola finalmente in un sonno profondo.

Ed ora spazio alle note!!!

Nota 1: Rue de Boucheries. Poichè la storia è ambientata nel 1789 non potevo certo inserire le strade della Parigi moderna! Difatti Rue de Boucheries, come tutte le strade che nomino nel capitolo, è il nome originale dell'epoca! Cercando su internet, ho avuto la fortuna di trovare una mappa della Parigi rivoluzionaria! Per cui semmai doveste andare a Parigi, non chiedete di Rue de Boucheries e affini, perchè non sono sicura che esistano ancora!!!

Nota 2: Puttana austriaca. Era l'epiteto con cui usualmente i ribelli apostrofavano Maria Antonietta. Sin da quando era giunta in Francia nel 1770, ben pochi sopportavano hce fosse straniera e la sua relazione con Fersen,ormai nota a tutti, non era che motivo di sdegno e di derisione da parte dei cittadini.

Nota 3: Sala della Pallacorda. Il 20 giugno 1789 il Re ordinò la chiusura della sala dove si riuniva abitualmente l'Assemblea Nazionale con il pretesto di cominciare dei lavori di manutenzione. I deputati allora, su proposta di Joseph-Ignace Guillotin, decisero di spostarsi nella vicina Sala della Pallacorda (sport molto in voga all'epoca) e lì giurarono di non separarsi in nessun caso e di riunirsi ovunque le circostanze lo avrebbero richiesto, finchè la Costituzione francese non fosse stata stabilita e affermata su solide fondamenta!

Nota 4: Dito medio della mano sinistra. Poichè sono amante dei dettagli, ma non so nemmeno rammendare un calzino, ho chiesto aiuto a mamma. Ora lei quando mi ha risposto era un pò distratta, ma spero che mi abbia dato la risposta esatta!

Nota 5: Scena del sasso. Ecco questo si che si chiama Cross-over! haha in effetti la scena è tratta dalla prima serie di Xena principessa guerriera da un dialogo tra Xena e Gabrielle!



  
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