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Autore: Recchan8    19/12/2015    2 recensioni
Il mio nome è Lidia Mormorai. Nobile giovane fiorentina, possedevo tutto ciò che una ragazza della mia età potesse desiderare: una ricca famiglia, una grande villa, un'eccellente vita sociale e l'amore delle persone più care. Ma un giorno in quell'ingranaggio perfetto si insinuò un granello di sabbia; il tutto si disarmonizzò e il macchinario si bloccò improvvisamente, fino a rompersi. La mia famiglia venne uccisa e la nostra villa saccheggiata. Per proteggermi mi macchiai di omicidio e fui costretta a fuggire e a rinnegare il mio nome.
La mia splendida vita si frantumò in mille pezzi che io gettai al vento.
Ma qualcuno si fermò, volse lo sguardo a terra e, incurante del fatto che potesse ferirsi, raccolse quei frammenti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le acconciarono i capelli in una crocchia alla base della nuca, lasciando che alcune ciocche le ricadessero sul viso; la truccarono e le sistemarono il vestito blu cobalto dall'ampia scollatura che aveva trovato sulla cassapanca.
-“E' la tua prima giornata di lavoro?”- le chiese una cortigiana squadrandola da capo a piedi.
-“No”- si intromise un'altra, quella che l'aveva truccata. -“O almeno, non ancora”-.
Lidia si guardò allo specchio in camera e sussultò. Adesso sembrava davvero una prostituta.
Le due cortigiane la accompagnarono al piano terra e la fecero uscire dal portone principale, secondo le indicazioni di Paola. Lidia si trovò così in mezzo alla strada, vestita e truccata da prostituta. Abbassò lo sguardo a terra, arrossendo, e si affrettò a trovare riparo in un vicolo lontano dalla via e dagli sguardi della gente. Aveva smesso di piovere, e ciò aveva portato alla fuoriuscita degli abitanti fiorentini dalle loro abitazioni.
Mi riconosceranno! Qualcuno mi riconoscerà!”, pensò allarmata.
Si guardò intorno; fortunatamente il vicolo era deserto. Col cuore che le martellava nel petto all'impazzata, si fece coraggio e uscì in strada, percorrendo la via a passo spedito. Prima avrebbe trovato Michele e prima avrebbe potuto tornare alla sua vita, nascosta da tutto e da tutti. Si recò in Piazza della Signoria e si appostò sotto al Palazzo, osservando i passanti nella vana speranza di trovare qualcuno che corrispondesse alla scarna descrizione di Paola. Attraversò il Ponte Vecchio e girò per Piazza del Duomo, i luoghi in cui, a suo avviso, avrebbe potuto trovare più facilmente un ragazzo di vent'anni.
Fu quando due donne la guardarono con aria molto preoccupata che interruppe la ricerca e si nascose nuovamente in un vicolo.
Mi avranno riconosciuta?!”.
Alzò una mano per sistemarsi i capelli e un'improvvisa fitta le attanagliò il braccio sinistro. Con orrore si accorse che la ferita si era riaperta e il sangue le aveva macchiato la manica dell'abito. Non poteva continuare la sua ricerca in quello stato, ma non poteva nemmeno tornare alla Rosa Colta, il bordello di Paola, senza aver trovato il famoso Michele. Decise di provare a resistere ancora per una mezz'ora, almeno finché il campanile non avrebbe segnato le sei del pomeriggio.
-“Ehilà!”- esclamò un uomo all'ingresso del vicolo.
Lidia si voltò di scatto e si pietrificò dal terrore. L'uomo, seguito da tre scagnozzi, avanzò con un sorriso sinistro sulle labbra. Si avvicinò a Lidia e si massaggiò il mento coperto da un'ispida barba bruna. Dai suoi abiti Lidia intuì che dovesse trattarsi di una persona molto ricca.
-“Sei libera al momento?”- le domandò soffermando gli occhi sulla scollatura della ragazza.
-“N-no. Sto aspettando il mio cliente”- rispose con voce tremante.
Gli scagnozzi dell'uomo scoppiarono a ridere, ma l'uomo li zittì con un gesto della mano.
-“Quanto ti pagherà il tuo cliente? Io posso darti di più”-.
Lidia non aveva la più pallida idea di quanto potesse costare un “servizio” di una cortigiana, così, trovatasi impreparata e con le spalle al muro, non rispose. Fece appello a tutte le sue forze per non crollare a terra; intanto il braccio continuava a sanguinarle.
-“Ho capito...”-.
L'uomo la afferrò per il braccio ferito; Lidia urlò di dolore e cercò di liberarsi dalla rude presa.
-“Vi prego!”- lo implorò con le lacrime agli occhi. -“Lasciatemi stare!”-.
-“Perché dovrei?”-.
-“Sono ferita!”-.
-“Non mi importa”-.
La afferrò per le spalle e la spinse verso i suoi tre scagnozzi.
-“Assicuratevi che stia zitta e che nessuno metta piede qui dentro”- ordinò loro.
Le gambe di Lidia cedettero al suo peso e la ragazza finì a terra. La testa aveva preso a girarle, sia per la paura che per il sangue perso.
Dio, perché?”, domandò al cielo mentre le strappavano l'abito di dosso tenendole un pugnale puntato alla gola. “Non ti bastava rovinarmi la vita? Merito io la morte? Ti prego, salvami!”.
Nessuno si accorse della figura incappucciata che era comparsa alle spalle dei tre scagnozzi, tranne quando, uno dopo l'altro, i tre uomini caddero a terra in un lago di sangue. Non diede nemmeno il tempo all'uomo di domandarsi cosa fosse appena successo che lo trapassò con la sua spada.
Lidia, ancora tremante, si alzò lentamente in piedi, reggendosi al muro. La persona di fronte a lei seguì i suoi movimenti e le tese una mano inguantata. Lidia la afferrò e la figura incappucciata la sorresse.
-“State bene?”- le domandò la voce di un ragazzo.
Lidia scoppiò a piangere e scosse la testa.
-“Grazie...! Grazie infinite!”- esclamò tra le lacrime.
Il ragazzo incappucciato notò il braccio sanguinante di Lidia; senza troppi complimenti la prese in braccio e uscì dal vicolo, dirigendosi verso La Rosa Colta.
-“Posso sapere... il vostro nome...?”- domandò Lidia con un fil di voce.
-”L'Arcangelo”- rispose il ragazzo.
Lidia, sorridendo debolmente, chiuse gli occhi e perse i sensi.
La sua preghiera era stata accolta.

 

 

 

 

 

   
 
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