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Autore: Recchan8    15/12/2015    2 recensioni
Il mio nome è Lidia Mormorai. Nobile giovane fiorentina, possedevo tutto ciò che una ragazza della mia età potesse desiderare: una ricca famiglia, una grande villa, un'eccellente vita sociale e l'amore delle persone più care. Ma un giorno in quell'ingranaggio perfetto si insinuò un granello di sabbia; il tutto si disarmonizzò e il macchinario si bloccò improvvisamente, fino a rompersi. La mia famiglia venne uccisa e la nostra villa saccheggiata. Per proteggermi mi macchiai di omicidio e fui costretta a fuggire e a rinnegare il mio nome.
La mia splendida vita si frantumò in mille pezzi che io gettai al vento.
Ma qualcuno si fermò, volse lo sguardo a terra e, incurante del fatto che potesse ferirsi, raccolse quei frammenti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando riprese i sensi, si trovò sdraiata su un letto di una stanza di un bordello. Con orrore credette di essere stata scambiata per una prostituta; ci ripensò quando notò che qualcuno le aveva ripulito il taglio al braccio e glielo aveva fasciato con delle bende pulite: un trattamento che di solito non veniva riservato a una prostituta. Si alzò dal letto e vide che i suoi vecchi abiti, sporchi e stracciati, erano stati gettati con noncuranza in un angolo. Qualcuno aveva posato sulla cassapanca ai piedi del letto un vestito pulito. Non ci pensò su molto e lo indossò. Si guardò poi allo specchio accanto alla finestra: doveva assolutamente trovare il modo di legarsi i capelli, conciata in quel modo si sentiva davvero una "donna di facili costumi".
-"Come vi sentite?"-.
Lidia si girò di scatto e indietreggiò istintivamente, fino a scontrarsi contro il vetro della portafinestra.
-"Per caso non vi siete accorta del mio ingresso?"- le chiese una donna dai capelli mori e un vestito rosso rubino.
Lidia scosse vigorosamente la testa e deglutì.
-"Mi presento: sono Paola, la matrona"- disse la donna con un gesto che comprendeva tutto l'edificio. -"Voi siete...?"-.
Lidia non aveva nessuna intenzione di rivelare la sua identità. Era passato quasi un mese da quando la sua vita era stata distrutta, e tutt'ora si cercava l'assassino di Vincenzo Aloi. Il motivo per il quale la notizia dell'omicidio di un comune cittadino avesse fatto tanto scalpore era che diversi testimoni avevano sostenuto che l'assassino fosse una donna. Che qualcuno l'avesse riconosciuta e l'avesse denunciata? Forse era per quel motivo che si trovava in quel bordello e non più in strada.
Stanno cercando me, eppure nessuno si è preoccupato di rintracciare gli assassini della mia famiglia...”, si era trovata più volte a pensare Lidia.
-"Beatrice..."- mentì Lidia.
-"Colei che porta beatitudine!"- esclamò Paola rivolgendole un sorriso. -"Vi fa ancora male il braccio? Ho mandato a chiamare il dottore per controllare che non..."-.
-"Oh, non ce n'è davvero bisogno, avete già fatto fin troppo per me"- la interruppe Lidia sorridendo di rimando.
-"Ne siete sicura?"-.
Andarsene da lì. Era la cosa che la premeva più di tutte. Temeva che ci fosse qualcosa sotto e non aveva la minima intenzione di rischiare di venire arrestata e condannata al patibolo per omicidio. Era disposta anche a uscire per strada vestita da prostituta.
-"Ecco... C'è qualcosa che posso fare per sdebitarmi?"- chiese sbrigativa.
Paola inclinò un poco la testa di lato e, giocherellando con la sottile catenella d'oro che portava al collo, guardò la ragazza come se non avesse capito la domanda; poi sorrise lievemente.
-"Avete fretta di tornare alle vostre faccende?"-.
Lidia arrossì e gettò lo sguardo a terra, imbarazzata.
-"Però, se proprio sentite il dovere di fare qualcosa... Mi basta che ringraziate la persona che vi ha portato qui. Vi ha offerto un riparo dal temporale e una medicazione per la vostra ferita"-.
Lidia avrebbe accettato di tutto pur di abbandonare il prima possibile quel bordello e di ritornare al suo anonimato nei bassifondi della città.
-"D'accordo, mi sembra giusto” - annuì. -“Posso sapere il suo nome?"-.
La donna socchiuse gli occhi e le rivolse un sorrisetto compiaciuto.
-"Perché non rendere il tutto un po' più... divertente? Non mi avete detto il vostro cognome, quindi vi dirò solamente il nome del vostro salvatore. Si chiama Michele"-.
Lidia alzò un sopracciglio e mise su un'espressione scettica. La donna la vide e capì subito a cosa stesse pensando la ragazza coi capelli color cannella.
-"Probabilmente starete pensando di ignorare la mia richiesta, visto che rintracciare il Michele giusto a Firenze sarebbe come cercare un ago in un pagliaio; però vi invito a farlo ugualmente. Sapete, lui si chiama davvero Michele..."-.
Detto ciò si avviò verso la porta, lasciandosi alle spalle Lidia con gli occhi verdi spalancati.
-"In ogni caso sarete sempre la benvenuta qui"-.
Uscì dalla camera e chiuse la porta. Lidia si accasciò a terra e si concesse qualche secondo per riprendersi dallo shock emotivo subito. Quella donna aveva scoperto la sua bugia, e niente escludeva la possibilità che sapesse anche il suo nome, quello vero. Si portò una mano al petto, fece qualche respiro profondo e poi si alzò in piedi. L'unica cosa da fare al momento era trovare quel Michele e ringraziarlo; poi tutto sarebbe tornato alla normalità, e Lidia avrebbe potuto nuovamente svanire nella caotica vita di Firenze.
Spalancò la porta e si affacciò per le scale, ma non riuscì a vedere Paola da nessuna parte.
-“Cercavate me?”- le domandò Paola alle sue spalle. -“Sapevo che avreste accettato la mia richiesta”-.
-“Come fate a sapere che ho mentito?”-.
Paola alzò le spalle e strinse le labbra piene color porpora.
-“Sesto senso femminile, suppongo. O forse no. Chissà...”- disse divertita. -“Ad ogni modo, vi auguro una buona ricerca”-.
-“Aspettate!”- la fermò Lidia. -“Datemi almeno un indizio sul suo aspetto!”-.
-“Vent'anni, alto, porta una spada da lato e l'abito che indossa è prevalentemente bianco e rosso. Non posso dirvi altro; l'ultima volta che ho visto il suo viso è stata circa sei anni fa”- disse Paola. -“E con questo, mia cara fanciulla, non mi resta che augurarvi buona fortuna”-.
Lidia guardò la matrona scendere le scale e sentì lo sconforto e la disperazione impadronirsi di lei. Prima di trovare il Michele giusto sarebbero passati decenni.
-“E' assurdo...!”- mormorò scuotendo il capo.

   
 
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