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Autore: Gora_DC    19/12/2015    4 recensioni
Finalmente è arrivato il giorno del tanto atteso colloquio di lavoro e Blaine deve fare bella figura. Sono già due anni che si è laureato, ma né in campo professionale né in quello sentimentale sembra che la sua vita abbia preso una piega accettabile. E adesso eccolo, traballante su scarpe scomode e vestito di tutto punto, in ritardo cosmico – grazie alla simpatica sveglia che non suona quando dovrebbe e a un autobus che ha deciso di saltare una corsa – sotto la sede della rivista di moda e gossip più letta del momento. Blaine deve avere quel lavoro!!! Ma la giornata a quanto pare è nata storta e può solo peggiorare. E infatti, come una ciliegina sulla torta, l’ascensore che è riuscito a prendere al volo pensa bene di bloccarsi. Uno scossone prima e un altro a breve distanza ed è chiaro che non ripartirà. Ma Blaine lì dentro non è solo… Accanto a lui c’è qualcuno. Qualcuno che soffre di claustrofobia e che è sul punto di avere un attacco di panico. A meno che lui… non si faccia venire qualche idea geniale per impedirlo. Un’idea così geniale che lascerà il segno…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25
Sorpresa!
 
Era davanti alla sua porta – non aveva potuto fare a meno di andare lì – con la chiave tra le mani e l’illusione che tutto potesse aggiustarsi fra loro.
 
Sperava non fosse ancora arrivato dall’aeroporto, perché aveva intenzione di fargli una sorpresa, di farsi perdonare per la sceneggiata del giorno prima. Voleva sedersi con lui e parlare con calma di tutti i dubbi che gli serravano il cuore in un morsa. Gli aveva detto che lo amava, si era preoccupato per lui, era arrabbiato al telefono quando gli aveva accennato di un ipotetico Dave… Doveva pur significare qualcosa, doveva significare che teneva a lui e non voleva perderlo. Aveva addirittura anticipato il suo ritorno per parlargli.
 
Al solo pensiero il cuore gli andava a mille. Non era forse un buon segno?
 
Entrò nell’appartamento attendendosi un assalto di Spank, per poi ricordarsi che prima di partire Kurt l’aveva portata da Rachel, come spesso faceva per colpa dei suoi viaggi. Quindi i suoi jeans erano salvi.
 
Erano passate tre settimane dall’ultima volta in cui era stato lì. Amava l’attico, ma soprattutto aveva amato ogni istante che vi aveva passato con Kurt.
 
Si avvicinò al pianoforte e ricordò la prima occasione in cui gli aveva suonato un brano classico.
 
L’emozione che aveva provato, la sensazione di beatitudine e di completezza che gli avevano fatto capire che Kurt era quello giusto.
 
Per la prima volta nella vita ne aveva la certezza.
 
Si sedette sul divano per ricordarsi di quando avevano fatto l’amore, e di come l’aveva fatto sentire un vero uomo, plasmandolo come creta nelle proprie mani, regalandogli piacere e attenzioni, coccolandolo.
 
Dovevano assolutamente risolvere i loro problemi, dovevano trovare una soluzione perché non poteva stare senza di lui, senza la sensazione delle sue braccia che lo stringevano, senza il suo sorriso ad accarezzarlo. Aveva bisogno di credere che si sarebbero riappacificati.
 
Blaine per primo avrebbe dovuto imparare a dominarsi, ad accettare alcuni aspetti del lavoro di Kurt. Se lo voleva ancora nella propria vita non poteva fare altrimenti.
 
Ne valeva la pena.
 
Si alzò sospirando e si diresse verso la cucina con le due buste piene di tante cose buone. Voleva cucinargli qualcosa di speciale, anche se era difficile batterlo ai fornelli.
 
Ecco la cucina di Kurt, linda, ordinata eppure con quell’aspetto vissuto che la rendeva il cuore pulsante della casa.
 
Appoggiò le buste della spesa sul pianale quando sentì un rumore.
 
Che fosse già arrivato?
 
Accidenti, la sua sorpresa guastata sul nascere!
 
Si avvicinò alla porta e poté udire distintamente la sua voce.
 
Era tornato.
 
Tachicardia, rischio infarto imminente. Calma Blaine, calma.
 
Prese un respiro deciso a raggiungerlo, quando sentì uno stralcio della conversazione al cellulare.
 
«Lo so, Rachel, ma non ho alternative, così non posso andare avanti, è impossibile. Ci sono delle priorità nella vita e questa è la mia, dovrà farsene una ragione».
 
Blaine si aggrappò alla porta con una sensazione di oppressione al petto. Gli mancava l’aria.
 
Stava parlando di lui? Non poteva andare avanti con lui?
 
«Sì, certo mi ero affezionato, è una persona in gamba, piena di qualità, ma proprio non è possibile continuare così. Questa storia dei servizi fotografici è stata troppo, sono io che devo decidere cosa è meglio per me e per la mia carriera. Non lui».
 
Blaine era come inebetito. Gli sembrava di essere capitato in uno di quegli incubi in cui tutto sembra reale, ma lui non stava sognando, era nella cucina di Kurt a origliare una conversazione privata con la sua migliore amica, da cui emergeva con chiarezza quale fine avrebbe fatto lui nel piano delle cose.
 
Storia morta e sepolta, finita.
 
Lo aveva ammesso, per lui aveva provato affetto e nulla di più.
 
Era avvilente, umiliante e dannatamente triste. I suoi sentimenti erano stati calpestati, di nuovo.
 
Accidenti a lui che glielo aveva permesso. Basta, con Kurt aveva chiuso, non voleva perdere un istante di più.
 
Però doveva uscire da lì, e non poteva farlo finché lui era ancora in salotto. Non aveva nessuna intenzione di affrontarlo e di rendersi nuovamente ridicolo.
 
«Verrò a prendere Spank tra un paio d’ore. Mi fa piacere sapere che si è comportata bene in mia assenza. Mi è mancata tanto».
 
Blaine sbirciò dalla fessura della porta aperta. Era seduto sul divano, ma si stava alzando. Con un po’ di fortuna se ne sarebbe andato in camera da letto o in bagno e lui avrebbe avuto via libera.
 
Non voleva vederlo, non voleva parlarci, Kurt Hummel poteva andare al diavolo. Aveva una dignità e il signorino l’aveva calpestata una volta di troppo.
 
Ecco, finalmente quella telefonata era finita, e Kurt, jeans e felpa dello stesso colore dei suoi occhi, si stava dirigendo verso la zona notte.
 
Attento a non fare il minimo rumore, come se fosse stato un ladro intrufolatosi di soppiatto in un appartamento da svaligiare, Blaine si avvicinò alla porta d’ingresso. Sentì un rumore… acqua che scorreva. Kurt era in bagno, doveva sbrigarsi.
 
Mano sulla maniglia, ultimo lungo respiro.
 
Era fuori.
 
Si richiuse l’uscio alle spalle e si appoggiò un istante alla parete. Si sentiva tanto come il protagonista della serie White Collar, un Neal Caffrey che era uscito dal luogo in cui aveva rubato qualcosa, gli mancava giusto la cavigliera per essere rintracciato. Ma lui non aveva rubato niente.
 
Al contrario, era il suo cuore a essere stato rubato da un delinquente della peggiore specie.
 
Si incamminò per il corridoio e presto si ritrovò in strada, quando si portò una mano alla fronte con un’espressione di assoluto panico.
 
Le borse con la spesa e la sua chiave erano rimaste in cucina, in bella vista. Di lì a poco Kurt le avrebbe trovate. L’avrebbe cercato.
 
Aveva bisogno d’aria, si sentiva soffocare.
 
Appena raggiunta la macchina, telefonò subito a suo fratello Cooper, raccontandogli ogni cosa.
 
«Ma quando la smetterai di comportarti così? Dov’è finito mio fratello? Il ragazzo che affrontava tutto con esasperante razionalità?»
 
«Si è innamorato, e ha combinato un casino».
 
«Scappare via come se fossi in torto, perché non l’hai affrontato?»
 
«Perché… perché non me la sentivo, ok? Ero convinto che fosse tornato per stare con me, per farmi capire che mi amava ancora. Speravo che avremmo risolto i nostri problemi e invece sento che parla con la sua amica e gli dice che sono uno in gamba, ma che il mio tempo è finito perché ha le sue priorità. Ha scelto il suo lavoro, non contavo abbastanza». Aveva la voce incrinata, si sentiva così esposto, fragile, mentre guidava arpionando con le mani il volante, tanto da avere le nocche bianche.
 
«Su, vieni a casa, ti preparo una cioccolata calda e parliamo».
 
«Ho bisogno di staccare, Cooper».
 
«Che vuoi fare?»
 
«Ho un paio di giorni liberi, senza gruppi da accompagnare. Penso che andrò a trovare nonna e zia».
 
«Passi da casa per fare il borsone?»
 
«No, parto ora, direttamente. Non ho bisogno di niente».
 
«Va bene, però Blaine, prendila con filosofia, lo so che sei innamorato, ma cerca di ritrovare il tuo baricentro. Non voglio vederti stare così male».
 
«Cooper, ne uscirò, lo farò e tornerò quello di sempre, ma ora voglio solo staccare un paio di giorni. Affronterò tutto al mio ritorno».
 
«Bravo fratellino, ti voglio bene, lo sai?».
 
«Non diventare sentimentale pure tu» e aggiunse con voce commosso: «Ti voglio bene anch’io»
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ci siamo ragazzi!!! Siamo alla fine! Questo è il penultimo capitolo, ci sarà il prossimo e l’epilogo. Ormai si può dire che la storia è ormai giunta al termine. Cosa ne pensate? Blaine ha fatto bene a scappare? E Kurt intendeva davvero quello che ha detto???
 
Credo che prima di Natale concluderò la storia e valuterò se far partire la nuova durante le vacanze o direttamente a Gennaio. Fatemi sapere se siete curiosi di sapere cosa parlerà questa nuova storia e buon fine settimana… Per gli auguri aspetto di concluderla!
 
A Lunedì con l’ultimo capitolo e Mercoledì con l’epilogo!!!
 
 
 
  
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