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Autore: Vanel    19/12/2015    1 recensioni
"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Nata per sbaglio'
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IL GHIACCIO SI SCIOGLIE 






Scesi le scale di fretta e guardai Luca con diffidenza.
"Possiamo andare?"-Mi chiese
Lo guardai e feci un lungo respiro, la situazione poteva travolgersi da un momento all'altro, ma avevo bisogno di dirlo.
"Cosa hai fatto a tua madre?"
"Come!?"-sembrava sinceramente sorpreso.
"Quel livido che hai... cosa le hai fatto"
Feci appello a tutto il mio coraggio.
Semmai avesse voluto attaccarmi, sapevo comunque come contrattaccare, il territorio è mio, lo conosco bene.
"Io... cosa!? Non ho fatto niente a mia madre!"
"Stava piangendo! Era ferita, e tu hai un livido sulla mano, cosa le hai fatto?"
"Non guardarmi così!"-Mi gridò.
I suoi occhi nei miei, sembrava così fragile, erano così chiari i suoi occhi adesso...
Vulnerabile così, come non l'avevo mai visto.
E per la prima volta, guardai Luca.
Così, come non l'avevo mai guardato.

Si portò le mani sul volto e si sedette sulle scale singhiozzando sommessamente.
Restai ferma, incapace di muovermi.
Cosa avrei dovuto fare?
Cercai di calcolare le ipotesi più plausibili.
Pentimento? Rammarico? Senso di colpa?
Non sapevo cosa mi stesse accadendo, ma ero sicura di non provare più disprezzo nei suoi confronti.
"Lei... non sono stato io"
"Chi è stato?"-Chiesi cauta.
Non mi rispose.
"Luca, chi è stato?"
Si abbassò leggermente, la maglia si alzò appena, vidi un enorme livido viola.
Lui abbassò immediatamente la maglia, ma io avevo già visto.
"Luca, fammi vedere!"
Alla fine si arrese, sembrava sfinito.
Gli alzai cautamente la maglia fino a toglierla.
Lividi.
Tanti lividi, e molto grandi.
Sussultai per lo shock.
"Chi è stato a farvi questo... Luca..."-Chiesi con un filo di voce.
Pianse di nuovo, lo abbracciai attenta a non toccargli i lividi.
"Mio padre"
Piansi anche io.
Uscimmo di casa dopo tanti minuti, io avevo ancora le lacrime agli occhi mentre lui sembrava aver indossato nuovamente la maschera di tutti i giorni.
Dietro quel ragazzo, sbruffone e antipatico, c'era uno che aveva paura.
"E' una cosa che va avanti da quando ero solo un bambino"
Luca disse che suo padre picchiava lui e la madre ogni qualvolta che era ubriaco, il che accadeva spesso.
Suo padre era un alcoolizzato e violento, lui da piccolo non poteva difendersi, ma adesso che era cresciuto, ci provava. Ma in merito si guadagnava molte più botte del dovuto, suo padre era il doppio di lui.
E poi Luca mi disse una cosa che cambiò la prospettiva di tutto.
"Questo sarebbe il momento giusto per andartene, e non ti biasimo se lo fai"
"Io non me ne vado"-Dichiarai.
"Voglio che tu sappia la verità, del perchè ti facevo quei video"
Restai in silenzio, sentivo che mi mancava l'aria.
"Ti facevo quei video per proteggere l'immagine di mia madre... quanto ero stupido! Credevo che spostando l'attenzione sulla tua famiglia, la mia sarebbe rimasta perfetta agli occhi degli altri. Ne ero convinto. Ma poi, ho iniziato a capire che sbagliavo, ho capito che tu, passavi le stesse cose che passavo io. Io e te eravamo uguali, due angeli caduti dentro lo stesso inferno. Così mi sono detto:'A me nessuno può salvare, ma a lei ci penso io' così iniziai a far girare quei video sperando che i professori li vedessero, e magari intervenissero. Avrei dovuto fare di più, lo so, e sono un idiota. Potevo denunciare la cosa, solo che avevo paura di creare problemi a mia madre.  Poi quella notte, quando casa tua ha preso fuoco. Non ho mai desiderato tanto morire per qualcuno, pensavo che fosse finita, ero distrutto, non ti avevo detto mai la verità. E così sono fuggito di casa e ti ho raggiunto in ospedale, fortunatamente eri viva. Ho passato tutta la notte con te cercando di pensare ad una scusa per spiegare la mia presenza lì. Poi, ho mandato affanculo tutti i buoni propositi e mi sono comportato come sempre, e sono andato via, come un codardo. Nessuno se n'è mai fregato, né di te né di me. Abbiamo sempre dovuto fare tutto da soli."
Cercai più volte di dire qualcosa ma dalla mia bocca non usciva nulla, in merito continuavo a piangere.
"Odiami, non voglio procurarti dispiacere"
"Non ti odio, sono arrabbiata con te quanto... sconcertata"
"Lo so"
"Luca, se c'è una cosa che ho capito, è che dobbiamo salvarci da soli. Abbiamo passato esperienze simili, è vero, ma mentre la mia è, grazie a Dio, finita, la tua continua"
"Lo so"
"Devi essere tu a salvare te  e tua madre. Andiamo dalla centrale di polizia, devi denunciare tuo padre"
Luca mi guardò sconcertato.
"Non posso"
"Devi fregartene dell'immagine della famiglia perfetta se poi non è vera, devi salvare tua madre che, guardala: è piena di lividi e piange. Devi salvare te, a 17 anni non dovresti avere la schiena piena di lividi, per favore, salvati"
"Non puoi capire, per favore, non immischiarti"
Non mi disse più nulla, ed io feci lo stesso.
Mi riaccompagnò alla fermata, quando provai a dirgli qualcosa, lui non rispose, mi guardò velocemente negli occhi e poi con un breve cenno del capo andò via.

Quella sera, piansi.
Piansi per quel ragazzo che credeva di essere forte nascondendo la verità.
Piansi per quel ragazzo distrutto emotivamente e fisicamente.
Piansi per noi, ragazzi dell'era bruciata, con troppo o troppo poco in mano, con silenzi che abusavano della nostra posizione, con le paure che ci immobilizzavano, con il sorriso finto che tanto fuori tutto deve essere bello.
Piansi per ciascuno di noi, che a modo suo, porta la sua croce.
















NOTE AUTRICE


Doveroso, doveroso, Vanel!
Ragazzi, finalmente ho risolto i problemi di connessione, la frequenza per la pubblicazione tornerà ad essere la stessa.
Mi viene da piangere perché mi era mancato tutto questo, mi eravate mancate voi e anche Anastasia.
Cosa positiva: Sul PC la storia è terminata, ragion per cui dovrete solo essere pazienti ma penso che prima della fine dell'anno avrete tutto!
Mi siete mancati tantissimo, spero vi piaccia...
Un bacione enorme!



Vanel


  
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