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Autore: AndreMCPro    19/12/2015    2 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
E se vi siete inseriti nella vostra stessa storia? Ecco cosa è successo a me...
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
Il Diario della Profezia

Cap.19 Finalmente Casa
 
Dopo i fatti del Villaggio di Predoni ci dirigiamo verso Nord, sempre in groppa ai tre cavalli donateici dai nostri amici. Viaggiamo per un altro giorno passando tra le montagne e poi sopra un grande ponte ferroviario, primo reale segno di una società più sviluppata dopo i piccoli villaggi che abbiamo incontrato. Superiamo quindi il grande fiume che il Dottore dice affluire al mare… O meglio, in realtà a dirlo è il cavallo.
Cambiamo direzione e ci dirigiamo verso nord-ovest. Secondo i nostri calcoli dovremmo raggiungere Enderia tra circa 3 giorni.
«Da quassù si riesce a intravedere il mare» Massimo si sporge oltre il crinale di una delle tante montagne che abbiamo superato. «Un’altra vallata e poi c’è tutta pianura»
«Bene, Dottore, a questo punto siamo quasi in dirittura di arrivo» Gli dico. «Questa sera ci accamperemo ai piedi della montagna, poi domani ci avvieremo verso Enderia e ti faremo conoscere il nostro amico Sethbling»
Il Dottore mi guarda sorridendo, ma il suo sguardo è strano.
«Cos’hai, Dottore?»
«Non lo so, dimmelo tu. Tu e tuo fratello siete persone particolari, e se il Tardis è precipitato proprio nelle vostre vicinanze ci sarà pure un motivo »
«Beh, che il Tardis ha una mente pensante lo sai già, vero?»
«Sì, ho avuto modo di conoscerla» e io suoi occhi si illuminano «Un’esperienza unica!»
«Sì, è vero, deve essere stato bellissimo» Gli sorrido anche io. Nel frattempo Massimo, che aveva raggiunto la vetta più alta, si avvicina.
«Di che parlate?»
«Cerchiamo una spiegazione all’”atterraggio forzato” del Tardis. Non ho trovato anomalie» Risponde il Dottore.
«Andrea, forse gli devi dire qualcosa del futuro»
«Lo sai che è pericoloso»
«Scommetto che chiedervi di cosa parlate è proibito, vero?»
Io e mio fratello ci guardiamo in faccia ma non rispondiamo.
Quando scendiamo dalla montagna è ormai buio e come d’accordo ci accampiamo sul versante ovest dell’ultima altura. Durante il viaggio con l’aiuto del dottore abbiamo esplorato qualche grotta, senza spingerci troppo in profondità, e sempre con lui ho effettuato qualche test per cercare di controllare i miei poteri.
Più mi esercito più prendo familiarità con questa “Maledizione di Herobrine”, come la chiamavo fino a poco tempo fa, e dopo due giorni di tentativi finalmente riesco a controllare il potenziale in uscita e a volte riesco addirittura a interrompere la produzione di fulmini, ma questo solo per brevi periodi. Una volta a casa con l’aiuto di Sethbling e in piena sicurezza potrò concentrarmi meglio e capire cosa sono in grado di fare.
Massimo invece ogni tanto sparisce. Per due giorni ho fatto alcuni incubi, niente di particolare, ma una volta svegliatomi di notte mi accorgevo che Massimo non c’era. Poi dopo circa due ore lo vedevo tornare e sdraiarsi, ma che io sappia non è sonnambulo.
Ci svegliamo il giorno dopo e il dottore si allontana per andarsi a sciacquare il viso su di una piccola pozza vicino la montagna.
«Massimo, posso farti una domanda?»
«Certo, dimmi» Mi guarda serio. Ok, questo è strano.
«Ho notato che la notte ti allontani e torni prima dell’alba… posso chiederti dove vai?»
«Certo che puoi» Ora sorride… ma perché non mi risponde?
«E quindi?» Insisto.
«Puoi chiedere, ma non ho detto che rispondo» E si mette a ridere.
«Ma sei normale?» Domanda stupida e anche dalla ovvia risposta; mio fratello inizia a ridere ancora più forte. In quel momento arriva il Dottore che incuriosito chiede perché Massimo sta ridendo così forte e la risposta arriva proprio dallo scemo.
«Mi ha chiesto se sono normale! Io… normale?» Torna serio all’istante e mette la mano destra sul petto. «Certo!» E poi torna a ridere a crepapelle.
«Sì, Dottore, è idiota. Non farci caso» Lui rimane perplesso, per poi ridere anche lui. Rendendomi conto dell’assurdità della scena non posso che ridere anche io.
In questa atmosfera scherzosa, succede l’inaspettato. Una freccia colpisce Massimo in pieno petto. Cade a terra.
«Massimo!» Urlo mentre il Dottore si volta guardando la montagna e scovando l’attentatore, o meglio, gli attentatori.
Io nel frattempo sono chino sopra mio fratello per soccorrerlo, ma lui si rialza come se niente fosse.
«Ah, gli allenamenti iniziano ad avere risultati concreti!» Dice sorridendo. Io sono turbato e perplesso; su di lui non c’è segno nemmeno del colpo della freccia: l’armatura è intatta.
«Ma… ti ha colpito, e tu non hai un graffio…  ho visto che ti prendeva in pieno!»
«Beh? Mi sembri quasi deluso» Mi risponde lui seriamente per poi mettermi una mano sulla spalla per rincuorarmi.
«Se avete finito è meglio andare… qui siamo troppo allo scoperto e siamo anche in inferiorità numerica»
«Ancora per poco, Dottore» Risponde Massimo che nel frattempo lo affianca e si prepara come se dovesse fare uno scatto»
«Cosa vuoi fare?» Gli chiedo. È un comportamento illogico, perfino per lui.
«Li voglio solo convincere a cambiare aria» Poi si volta verso il Dottore. «A modo tuo, non preoccuparti»
Uno scatto fulmineo, nel vero senso della parola: Massimo inizia a risalire la montagna ad una velocità impressionante, con dietro di lui una sottile e quasi del tutto trasparente nebbiolina scura. I poveretti provano a fermarlo con una scarica di frecce ma lui le evita senza problemi, e dopo pochi secondi i loro archi sono a pezzi. Nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che sta succedendo che Massimo ne afferra uno e lo mette a penzoloni sulla cima della montagna.
«Allora, avete capito che è meglio per voi che dimentichiate di averci visti?»
«Sì, sì, sì, sì, sì, sì, sì… ce… ce ne andiamo subito!» Risponde questo completamente terrorizzato.
«E sappiate anche che dovete lasciare perdere i villaggi, perché se vengo a sapere che disturbate qualcuno giuro che…»
«Non faremo più del male a nessuno non sentirete parlare di noi CAMBIEREMO LAVORO!» Grida tutto d’un fiato aumentando progressivamente il tono. L’espressione di Massimo cambia all’istante e mette giù il poveretto, che se credo non se la sia fatta sotto per molto poco.
«Bravi, ragazzi. Visto che siete intelligenti? Cambiate lavoro, anzi, perché non diventate delle guide? Tra queste montagne ci si perde molto facilmente e voi conoscete la zona come le vostre tasche»
Il poveretto continua ad annuire in preda al panico e come trova un po’ di spazio scappa via, scomparendo dietro il versante opposto della montagna con tutta la banda. Massimo li osserva soddisfatto dalla cima per poi raggiungerci.
«Quindi era questo il tuo segreto…» Massimo mi guarda e nel suo viso vedo molta stanchezza.
«Si, ma… ma è molto faticoso . . . Però è un buon punto di partenza, che dici?»
Annuisco. Sì, è decisamente un buon inizio. Sta imparando come me a controllare i suoi poteri. Il Dottore lo scansiona e i suoi valori risultano completamente fuori dalla norma. Ripete la scansione per sicurezza e adesso i valori sembrano normali.
«Questo è strano… il mio cacciavite non sbaglia mai» E ci guarda perplesso.
«Forse non ha sbagliato, ma semplicemente non vedi le cose dal giusto punto di vista»
«Mi date una spiegazione o devo tirare a indovinare?»
Durante l’intera giornata di viaggio il Dottore continua a parlare e a fare ipotesi sulla natura dei nostri poteri, e persino la sera è un continuo parlare e ipotizzare… forse era meglio confessare subito la verità, ci sta uccidendo a parole.
La mattina del giorno dopo sembra abbia finito le ipotesi e noi ci ritroviamo con una notte insonne poiché ci ha letteralmente impedito di prendere sonno… Ma lui non dorme mai? Adesso sono io che vorrei strangolarlo.
Finalmente verso sera vediamo qualcosa di familiare.
«Guarda massimo, quella montagna…»
«Sì, sembra un lupo… Le luci lì sotto devono essere quelle di Enderia!»
Il Dottore si ferma e scende da cavallo
«Perche ti sei fermato?» Gli chiedo sorpreso.
«E perché sei sceso da cavallo?» Chiede massimo scendendo a sua volta.
«Semplice: il mio viaggio con voi finisce qui. I patti erano di condividere con voi il vostro ritorno a casa, e ormai ci siamo»
«Ma volevamo presentarti i nostri amici…» Ma lui mi interrompe.
«Ormai ho capito che io sono qui per fare la vostra conoscenza, anche se le domande che ho adesso sono molte di più di quando sono arrivato, una su tutte la natura dei vostri poteri e il perché vi avrei portato qui… cioè, vi porterò qui » Ci guarda fissi e sorride. «Viaggiare nel vortice del tempo a volte può confondere»
«A chi lo dici…» Risponde Massimo. «Io volevo farti secco, la tua versione più vecchia, ma adesso credo addirittura di averlo perdonato, grazie a te che neanche ci conoscevi» Scuote la testa. «Bravo chi ci capisce qualcosa » E si mette a ridere. Il Dottore lo segue a ruota e io non sono da meno.
«Ma adesso, con il Tardis?» Gli chiedo.
«Beh semplice» Il Dottore attiva il suo cacciavite e dopo pochi istanti il Tardis inizia a comparire davanti a noi. «Ti basta come risposta?»
Apre la porta e fa’ per entrare ma io lo richiamo.
«Dottore, prendi questo!» Tiro fuori il mio libro, A journey into a cubic world, e glielo lancio. Lui lo prende al volo e lo guarda perplesso, poi torna a fissarmi.
«Cosa dovrei farci?» Mi chiede sorpreso.
«Un giorno o l’altro quattro nostri amici finiranno dentro il Tardis mentre stai viaggiando nel vortice… quel libro ti racconta della loro storia. Abbi cura di loro: sono strani, ma sono bravi ragazzi »
«Grazie, me ne ricorderò quando sarà il momento. Adesso vado, e in bocca al lupo!»
«Signorsì signore!» Dice Massimo mettendosi sull’attenti. Il Dottore lo guarda molto serio ma lui si porta il pugno sul petto, colpisce due volte all’altezza del cuore e poi fa’ il saluto vulcaniano… Il solito burlone. Tutti e tre ci mettiamo a ridere. Il Dottore poi entra dentro e sparisce con il suo Tardis. Rimango a fissare il posto vuoto prima occupato dalla macchina del tempo.
«Beh, che fai? Non vuoi dormire su un letto decente questa notte?» Mi chiede Massimo risalendo in groppa al cavallo «L’ultimo ad arrivare lava i piatti per una settimana!» E subito parte a tutta velocità.
«Ehi, non vale! Dovevamo partire insieme!»
«Io non ho voglia di lavare piatti!» Urla massimo voltandosi verso di me.
 
«Bravo, ragazzo, inizi a capire come puoi usare il portale. Anche se hai ancora parecchia strada da fare…»
  
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