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Autore: BlackWendy    19/12/2015    3 recensioni
«Nico, sei un ragazzo del terzo anno, ormai sei entrato tra quelli più grandi e.. beh hai quell’aria misteriosa..»
«Cosa stai cercando di dirmi?»
«Di Angelo, sta cercando di dirti che le ragazze stanno facendo la fila per uscire con te» il moro quasi sta per strozzarsi con il succo di frutta «EH?!»
«Un paio di ragazze della mia classe di matematica mi hanno anche chiesto se hai una ragazza»
«State scherzando vero?»
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Will Solace
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era al terzo anno di superiori eppure era ancora sopravvissuto, non è mai stato uno dei più popolari della scuola ma grazie al suo gruppo d’amici non è mai stato preso di mira da nessun bullo in particolare, certo qualcuno ogni tanto gli ha fatto cadere “per sbaglio” i libri nel corridoio ma nulla di eccessivo è successo durante i suoi anni da liceale. Eppure quell’anno sapeva che qualcosa sarebbe cambiato, Percy e Jason si erano diplomati ed erano pronti a cominciare la loro vita al College, anche Annabeth, Piper e Frank lo avevano abbandonato, quest’ultimo era partito in Erasmus in Giappone per avvicinarsi di nuovo alle sue tradizioni.
Annabeth aveva colto la palla al balzo e dopo la rottura con Percy l’ultimo giorno di scuola, aveva deciso di cominciare l’università in Europa, aveva letto che li si trovano le migliori università di architettura e aveva confessato a Piper che l’unico modo per dimenticare l’unico ragazzo con cui era stata per così tanti anni era partire per un po’, la ragazza non se l’era sentita di abbandonare la sua migliore amica e dopo tanti anni di flirt con un Jason un po’ restio, ha deciso anche lei di non perdere quell'opportunità e trasferirsi insieme all'amica a Parigi.
Quindi eccolo, Nico Di Angelo, lasciato ad affrontare un nuovo anno di scuola con al fianco Leo Valdez – un ragazzino riccioluto, dai tratti ispanici e il sorriso sempre pronto sul viso – e al fianco opposto Hazel, sua sorellastra da parte di padre e più piccola di un anno, non un gruppo così rassicurante. L’unica cosa positiva è che insieme ai suoi amici anche la maggior parte dei bulli della scuola si erano diplomati, il problema è che per uno che se ne va ne arrivano altri tre, ma non gli andava di rovinarsi con quei pensieri il primo giorno di scuola.
Nico dal canto suo però può vantare una sostanziale crescita negli ultimi mesi estivi, è riuscito a mettere su un paio di centimetri e con i suoi due migliori amici fissati per il fisico è riuscito anche a non sembrare uno stuzzicadenti, anche se la maggior parte delle volte lui si fermava dopo la prima mezz’ora di esercizi e continuava a guardare Jason e Percy fare a gara a chi sollevava più peso con il bilanciere. Fino a pochi mesi fa portava i capelli lunghi fino a sfiorargli il collo, con l’estate anche quelli sono spariti, porta ora un taglio più ordinato che termina dietro alla nuca ma più folto sulla parte anteriore, con il ciuffo che delle volte gli ricade davanti agli occhi. Il suo modo di vestire però è rimasto quello di sempre, completamente di nero con quella pelle diafana che quasi lo fa sembrare uno spettro che cammina – e quest’anno quindi puntiamo sul terrore per spaventare gli altri.
«Terra chiama Nico, Terra chiama Nico»
«Eh? Cosa?»
«Ho detto, cosa hai la prima ora? Io ho matematica» dice Leo andando a controllare il foglio con l’orario che poco prima hanno ritirato tutti e tre in segreteria
«Io ho storia» dice l’altro andando a controllare sul suo foglio
«Ragazzi io sono arrivata, ci vediamo dopo a pranzo okay?» a parlare è Hazel, che li saluta con un cenno della mano prima di sparire nella classe di letteratura inglese
«Bene, allora non ci rimane che vederci anche noi a pranzo, io devo andare al secondo piano»
«Okay Valdez, ci vediamo dopo al solito tavolo» gli fa un cenno della testa prima di incamminarsi verso il corridoio che affaccia sulla classe di storia.
«Uh-Uh Di Angelo senza i suoi bodyguard?» il sangue di Nico si gela nelle vene, la voce la riconosce quasi subito, era convinto che si fosse diplomato insieme a tutti, quella voce apparteneva all’unica persona che per quanto Percy e Jason lo affiancassero non ha mai smesso di cercare di avvicinarsi a Nico. Il ragazzo va a voltarsi, e i suoi occhi scuri incontrano la figura alta e slanciata di Will Solace, capelli biondi e ricci che incorniciano il volto abbronzato contornato dalle lentiggini, a completare il tutto un fisico del nulla invidiabile, l’altro ingoia l’aria e quindi si guarda attorno in cerca di qualche figura a lui conosciuta «Tu non ti eri diplomato?»
«Cos’è non sei contento di vedermi?»
«Dipende.»
«Mi sono diplomato, ma matematica mi ha bocciato e devo seguire un paio di corsi quest’anno mentre frequento contemporaneamente il college.»
«Capisco.. beh io sono in ritardo e.. devo andare» dice il più piccolo provando a svincolare la figura del biondo, che però allunga la mano andando ad afferrargli il polso «Nico, possiamo parlare?»
«Will devo andare a lezione.» conclude andando a strattonare il polso, la presa viene lasciata dal più grande e Nico senza voltarsi indietro si incammina verso il corridoio.
Quando l’anno scorso ha frequentato Will per un paio di mesi sembrava che tra i due stesse per nascere qualcosa di reale, non era mai stato pronto a confessare i suoi gusti sessuali, e a Will era sempre andato bene frequentarsi di nascosto e non lasciar capire nulla a scuola e non si è mai fatto scappare niente con nessuno se non con Jason, l’unico con cui è sempre riuscito a parlare dei suoi sentimenti e l’unico con cui si è sentito a suo agio. Certo, Percy gli vuole bene come se fosse un fratellino più piccolo, ma non è mai riuscito a parlargli di certe cose così personali.
Solo che una sera, quando i due uscirono per andare a fare un giro con la moto del più grande, una macchina non si era fermata allo stop e li aveva travolti. Will se l’era cavata con una gamba rotta ed escoriazioni di piccola entità, mentre il più piccolo anche se aveva il casco aveva dato una brutta botta sul ciglio del marciapiede e per un giorno dovettero tenerlo in coma farmacologico per far ritirare emorragia celebrale.
I genitori di Nico si erano separati quando lui aveva solo quattro anni e sua sorella Bianca sei anni, ma i suoi genitori sembravano essere rimasti in buoni rapporti, un giorno d’estate quando sua madre li stava portando a casa di lui per passare li il week end, un camionista aveva perso il controllo del mezzo e li aveva praticamente travolti. Sua madre e sua sorella non erano riuscite a sopravvivere all’incidente, da quel giorno in poi Nico non saliva in macchina con nessuno che non fosse suo padre, Jason o Percy. Non gli piaceva viaggiare con i mezzi pubblici, ma quella sera proprio non era riuscito a rifiutare l’invito di Will, forse per paura di piacergli meno, forse perché per la prima volta un ragazzo si dimostrava così disposto a concedergli attenzioni e fato volle che proprio quella sera quella macchina non doveva fermarsi allo stop. Dall’incidente non era riuscito più a parlare con Will, per quanto l’altro ci provasse, i suoi amici gli bloccavano sempre la possibilità di avvicinarsi.

Il giorno sembra passare abbastanza tranquillamente, non ha incontrato Will per il resto della giornata e le lezioni non sono sembrate neanche così noiose, nessun bullo che si sia avvicinato e neanche qualcuno che per sbaglio gli abbia fatto cadere i libri a terra, per quanto le cose sembrassero andare bene mentre è seduto al solito tavolo della mensa con i due amici, si sente gli occhi addosso, ha anche controllato che non gli fosse rimasta carta igienica sotto le scarpe almeno tre volte.
«Ma cosa hanno tutti da fissare?» sbotta a un certo punto innervosito, Hazel si lascia sfuggire una piccola risata andando a coprire le labbra con la mano «Sputa il rospo» dice il fratello andando ad alzare entrambe le sopracciglia
«Io? No, nulla»
«Hazel» richiama l’altro con tono atono
«Oh su Di Angelo, non fare tanto il santarellino» bofonchia l’ispanico mentre gioca con la forchetta con un paio di broccoli, mentre gli occhi sono fissati sul tavolo delle cheerleader, e come suo solito non riesce a togliere lo sguardo dalla capitana: Calipso, una ragazza dalla pelle ambrata, gli occhi verde a mandorla e lunghi capelli castano chiaro, ormai era palese che Leo avesse una cotta per lei ormai da un anno, eppure tutti gli dicevano di togliersela dalla testa. Sembrava che a Calipso i ragazzi proprio non interessassero, o almeno mai nessuna l’ha vista aggirarsi con qualcuno, e anche se era una delle ragazze più popolari a tutti i balli scolastici non si presentava, per quanto nessuno riuscisse a credere che qualcuno più grande non la invitasse.
«Santarellino? Io proprio non capisco»
«Nico, sei un ragazzo del terzo anno, ormai sei entrato tra quelli più grandi e.. beh hai quell’aria misteriosa..»
«Cosa stai cercando di dirmi?»
«Di Angelo, sta cercando di dirti che le ragazze stanno facendo la fila per uscire con te» il moro quasi sta per strozzarsi con il succo di frutta «EH?!»
«Un paio di ragazze della mia classe di matematica mi hanno anche chiesto se hai una ragazza»
«State scherzando vero?»

Eppure per il resto della giornata gli è sembrato che anche alcune ragazze più grandi di lui quando passasse lo seguissero con lo sguardo, ma gli sembrava ridicolo che davvero qualcuno pensasse che lui è “carino”. Certo anche l’anno scorso le ragazze si avvicinavano a lui, ma la maggior parte delle volte o era per chiedere i suoi appunti o il numero di telefono di Percy e Jason. Lui è sempre stato “l’amico sfigato” del capitano della squadra di nuoto e del capitano della squadra di calcio. Per sua fortuna la giornata era giunta al termine e poteva tornarsene a casa.
Di solito a casa ci tornava insieme ad Hazel dato che Leo abitava fuori città e usufruiva del trasporto studenti messo a disposizione dalla scuola, ma quel giorno sua sorella sarebbe andata a pranzo da una compagna e quindi doveva tornarsene a casa da solo. Quindi infila le cuffiette nel lettore mp3 e comincia a camminare sul marciapiede con le mani in tasca.
Una mano gli si poggia sulla spalla, si blocca e va a voltarsi trovando di fonte Will, che a quanto pare l’ha seguito per tutto il tragitto ma lui non se ne è accorto avendo la musica a palla nelle orecchie. Esasperato toglie le cuffiette e alza gli occhi neri in quelli chiari del più grande «Solace la smetti di seguirmi?»
«La smetto se mi darai la possibilità di parlare»
«Senti Will, lascia perdere. Non è stata colpa tua, va bene? Ti ho perdonato. Ora però lasciami in pace.»
«Certo, e allora perché non rispondi alle mie telefonate? O messaggi? Mi ritrovo a fare lo stalker per parlarti solo due minuti.»
«Perché..io..»
«..se non è colpa mia, allora perché non siamo più usciti insieme?»
«Perché non mi interessavi più.» il tono di voce che gli esce è gelido e distaccato, è da molto che non usava quel tono, da ragazzino ha sempre avuto problemi con il suo carattere schivo, ma con l’aiuto dei suoi amici è diventato leggermente più amichevole. Certo, sembra sempre che voglia ucciderti con una sola occhiata, ma almeno adesso se gli chiedono l’ora è abbastanza gentile da rispondere «Non ci credo.»
«Senti, Solace, io uscivo con te solo perché volevo togliermi dalla testa un altro, a quanto pare non ci sei riuscito. Quindi non mi sei servito più» a quelle parole Will sposta la mano dalla spalla del più piccolo che non aveva ancora mosso. Fa un passo indietro e stringe le labbra tra di loro, per un attimo Nico viene attraversato da una fitta al cuore, sapeva di avergli fatto male, sapeva che Will in passato aveva sofferto per una storia: un ragazzo che l’aveva usato solo per far ingelosire un suo ex, un ragazzo che era stato con lui per quasi un anno, e che l’aveva abbandonato proprio nel momento in cui sua madre aveva iniziato ad avere problemi economici. Quando invece aveva più bisogno di qualcuno al suo fianco, e ricorda anche come lui gli aveva raccontato quella storia con gli occhi lucidi, come gli dicesse che mai a nessuno aveva raccontato quelle cose così personali. Eppure eccolo li, Nico Di Angelo, un altro ragazzo pronto a trafiggere il cuore del biondo. Il ragazzo abbassa la testa e annuisce piano «Capisco.» conclude andando a sospirare «Non..non ti darò più fastidio. Scusa.» detto questo si volta e si allontana a lontane falcate.

E’ in camera sua, con le tende tirate davanti alla finestra e con le coperte fin sopra alla testa, si sentiva un totale schifo per le cose che aveva detto a Will. Nel periodo in cui uscivano insieme gli piaceva realmente, si sentiva protetto e accettato, gli piaceva il modo in cui Will accettava i suoi tempi, era rimasto sorpreso di quando una sera accompagnandolo a casa gli aveva dato un bacio sulla fronte sapendo che non era pronto a qualcosa come un “vero bacio”, ed era stato altrettanto piacevole quando per la prima volta si era avvicinato con circospezione per essere sicuro che Nico volesse quel bacio, ricorda anche che quel bacio era stato piacevole. Ma non si sentiva uno schifo perché gli aveva mentito, in realtà si sentiva uno schifo perché sapeva di avergli detto la verità. Non era colpa di Will, lui era perfetto, il ragazzo che chiunque desideri al suo fianco, ma lui, Nico Di Angelo, era in realtà innamorato di qualcun altro da.. beh da quando non se lo ricorda neanche.
Il cellulare comincia a squillare e interdetto l’altro caccia solo la mano da sotto le coperte per afferrarlo, non legge neanche il nome sul display e lascia scorrere il dito sullo schermo
«Che vuoi?»
«Oh oh qualcuno qui è di cattivo umore» al sentire quella voce si mette seduto sul letto lasciando che le coperte gli scivolino sulle ginocchia
«Jason?»
«Eh sì, amico, proprio io.. Senti sono qua con Percy e ci domandavamo se.. beh se questo week end ti andava di venire a passarlo da noi. Non abbiamo corsi, e nella casa che abbiamo preso in affitto vicino al campus c’è un divano abbastanza comodo dove dormire.»
«Io.. beh.. non lo so»
«Nico non puoi dire di no.» questa seconda voce apparteneva all’altro suo amico, il piccoletto rotea gli occhi e quindi arriccia le labbra «Grace sei con il vivavoce?»
«Eh già»
«Non si saluta?»
«Ciao Percy… comunque.. fatemene parlare con mio padre e vi faccio sap-»
«Sally l’ha già chiamato e ha detto di sì.»
«Ti pareva.. e va bene, verrò da voi.»


*Note dell'autrice*:
Eccomi, da quando non mettevo mano alla tastiera? Ecco, da un bel pò, ma non riuscivo proprio ad avere ispirazione. Quindi mi sono messa a leggere qualche storia su EFP eppure non riuscivo a trovare qualcosa che realizzasse le mie fantasie e quindi ecco che penso "Perché allora non la scrivi tu?". Ed eccomi tornata.
Questo è un piccolo esperimento, sto tornando alla tastiera con molta moderazione.
Premetto, ho notato che io e le storie lunghe non abbiamo un gran rapporto, quindi non vi prometto nulla. Lascerò questa storia vada avanti nel modo in cui si sviluppa nella mia testa, ho un'idea di partenza e vedremo come portarla avanti. Per ora penso che sicuramente può contenere dai 3 ai 5 capitoli, se la cosa non mi soddisferà allora forse ne farò qualcun'altro o qualcuno in meno. In tanto qualche vostro commento mi farebbe MOLTO piacere.
Blackwendy is come back (?)
  
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