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Autore: Vanel    20/12/2015    1 recensioni
"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Nata per sbaglio'
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L di Luce







La mattina dopo, Ambra mi chiese se avessi bigiato, io le mentii di proposito, le stavo dicendo bugie troppo spesso, e la cosa non mi piaceva.
Feci colazione svelta e turbata, avevo sognato Luca quella notte.
Non mi importava cosa lui dicesse, io volevo salvarlo.
E non c'era un vero e proprio perché, volevo farlo perchè mi sembrava giusto.
Volevo farlo, perchè conoscevo quella sensazione, la bravura nel celare le paure, la forza di fronte agli altri, la repulsione verso l'aiuto.
Volevo andare avanti.
Ebbene, questo dovevo farlo.
Se volevo essere una persona migliore, dovevo essere brava a metter da parte l'odio e il rancore.
Lo incontrai sul bus, era con i suoi amici.
Adesso vedevo come quel suo sorriso, fosse tanto falso.
Luca non sorrideva mai per davvero.
Andai in un angolo, lui si girò verso di me ma non mi disse niente.
Aspettai che scese, e poi lo presi da parte.
"Non devi affrontare tutto da solo"-Dissi
"Anastasia, lascia stare"-nel suo tono di voce percepì... stanchezza? Non saprei dirlo.
"No"
"Lasciami stare"-mi rispose gelido senza però guardarmi.
Si staccò ed io come di consuetudine, andai a scuola.

La lezione fu lenta, troppo.
I miei pensieri volevano essere ascoltati, ancor di più rispetto alla voce ordinaria della Prof.
Luca aveva bisogno di aiuto.
Mi ripromisi che ce l'avrei fatta.
"An, a cosa pensi?"
"A niente, Mat"
"Ti vedo strana in questo periodo"
"Mat, se dovessi aiutare una persona ma questa non vuole il tuo aiuto, cosa faresti?"
"La lascerei in pace"
Restai in silenzio, il consiglio di Mat mi era servito a ben poco.

Arrivò febbraio,  e le mattine si fecero gelide.
Non pioveva da settimane, però in compenso, c'era un vento freddo, e neanche i migliori e caldi Napajiri e Parka erano in grado di mitigare la situazione.
Mat sbatteva i denti e si muoveva da una parte all'altra.
Aspettavamo alla fermata del bus, erano le 13:45.
"Quanto tempo ci mette!? Brr"-Fece lei.
"Sto diventando un ghiacciolo!"
"Io sto nella fase buble"
"Che?"
"Quella delle case fatte di Ghiaccio che si fanno in Alaska... lascia perdere!"-Disse notando la mia faccia.
Risi, avrei voluto dirle che non si chiamavano buble.
"Anastasia?"
Mi voltai, era Luca.
Indossava i suoi classici pantaloni grigi da ginnastica e il giubbino blu, in mezzo alla neve i suoi occhi e i suoi capelli sembravano avere un colore più intenso.
Ma ciò che più mi fece battere il cuore fu la sua voce.
Mat mi diede una gomitata, era intenditrice di bei ragazzi, e Luca, era davvero un ragazzo carino.
Avrei voluto dirle che io in realtà quel ragazzo l'avevo odiato, poi perdonato, e adesso...
"Luca"-risposi semplicemente con lo stesso tono di voce.
"Posso parlarti?"
Annuii, intanto Mat stava diventando rossa.
"Poi me lo presenti!"-Mi disse in labiale.
"Io..."-Iniziò grattandosi la testa con fare imbarazzato
"Dimmi"
"Voglio salvarmi, così come hai detto tu, ma non voglio farlo da solo"
"Allora lo affronteremo insieme"
Gli strinsi la mano.
Quel gesto e quelle parole, avrebbero confuso uno sconosciuto, ma sia io che lui sapevamo bene che era tutt'altro.
Un'alleanza.

Luca entrò dentro la centrale di polizia ed io aspettai fuori.
Ero piuttosto nervosa.
"Luca!"-Feci appena lo vidi uscire.
Era stanco ma sembrava... libero.
Sorrisi.
"Tu... tu mi hai salvato"-Balbettò.
"Tu ti sei salvato"
E poi, finalmente, la luce entrò.









NOTE AUTRICE



Sentivo il dovere di aggiungere qualcosa, anche se in pochi si prenderanno il disturbo.
Avrete notato che uno dei temi principali di questa storia è l'apparenza, devo assolutamente dirvi perché.
Trovo la nostra società un posto pieno di maschere, a volte vi siete mai chiesti chi siete davvero? Sembra che per ogni circostanza si indossi una maschera diversa, si è di creta.
Anastasia era così, ve la ricordate quella ragazza?
Luca.
Luca non è solo un personaggio, ma è anche una denuncia.
Io non per il momento non posso fare di più, ma con Luca voglio esortare tutti coloro che vivono una situazione che nega la libertà a reagire, come dice per l'appunto Anastasia:"Che te ne fai dell'immagine della famiglia perfetta se poi non è vero?"
Questo vale in tantissimi campi, persino quello delle relazioni.
Ragazzi, esorto tutti voi ad andare oltre la maschera delle persone, osservatele meglio, Dio, vi renderete conto quanti di quei sorrisi non sono in accordo con gli occhi!

Vanel



  
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