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Autore: Lory221B    20/12/2015    3 recensioni
Sono appena tornati da Las Vegas ma una nuova avventura li attende. Sherlock e John accantonano momentaneamente i preparativi del matrimonio a Londra e partono con Mycroft, alla ricerca del fratello misteriosamente scomparso a Bangkok. Ricorderanno almeno questo viaggio?
Seguito di "Una Notte da Leoni" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3035171&i=1
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una Notte da Leoni'
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir A.C.Doyle, Moffatt, Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento


Angolo autrice: ecco qui il seguito di "Una notte da Leoni" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3035171&i=1
Spero che chi aveva letto la prima parte apprezzi anche la seconda...e magari ci sarà qualche nuovo lettore :))



Prologo


Tre settimane dopo.

John entrò al 221b trascinando due borse della spesa. Come al solito non c'era verso che Sherlock lo accompagnasse; se fosse stato per lui si sarebbero nutriti di acqua e cibo take away. John più volte si era chiesto come vivesse Sherlock prima del suo arrivo e immaginava degli agenti di Mycroft costretti a controllare che il piccolo Holmes mangiasse adeguatamente.

Sherlock era chino sul microscopio, circondato da una serie di sostanze in ebollizione. John non disse una parola sull'uso della cucina come laboratorio e si limitò a sistemare i cibi in frigorifero, evitando di guardare il piede vicino la confezione di birra.

- Sherlock hai fatto la lista? - chiese John.

- Quale lista? Della spesa? Non l'hai fatta tu? - rispose, sempre assorto nell'esperimento.

John sbuffò - Come quale lista? la lista! Quella degli invitati al nostro matrimonio! -

- Ah quella - affermò pigramente il detective, il quale non capiva cosa servisse una nuova cerimonia a Londra quando si erano già sposati a Las Vegas - Non occorre che faccia una lista John, sono sicuro che quelli che inviterei io, sono già compresi nella tua lista -

- Quindi non manderai inviti via sms vero? - fece John stringendo i pugni, aveva la terribile sensazione che Sherlock avrebbe cercato di invitare Irene Adler.

- Mmh? - mugugnò Sherlock, troppo impegnato con i suoi esperimenti - Potresti mandare un invito a Victor Trevor però -

- Chi? - chiese John stupito.

- Un mio amico dell'Università -

- Perché è la prima volta che lo sento nominare? - fece John con una punta di gelosia.

Sherlock alzò lo sguardo dal microscopio e fissò intensamente il dottore - Anche tu non mi avevi mai nominato il Maggiore Sholto -

- Sherlock, lo sai, vero, che era solo il mio comandante? - fece John, un po' contrariato all'idea che Sherlock potesse aver pensato ad altro che ad un'amicizia.

- Si John, lo so che non eri gay - rispose Sherlock con ironia e una punta di fastidio, pensando a quante volte il dottore lo aveva ripetuto.

John rise - Continuo a non esserlo -

- Davvero? perché vista la notte  trascorsa a Las Vegas direi che...- rispose il detective, ma immediatamente se ne pentì perché questa affermazione avrebbe aperto le porte ad una conversazione che stava abilmente evitando da tre settimane.

- Non sono attratto da altri uomini genietto. E non lo sono mai stato. Questo fa di me, più che altro, uno Sherlock-sessuale - rispose John, ormai completamente a suo agio con la nuova situazione, a differenza di Sherlock.

Si, avevano fatto sesso e a quanto parte era stata una grande nottata. Probabilmente. In realtà non ne erano del tutto sicuri. Si erano trovati mezzi nudi, c'erano dei succhiotti, un video compromettente  che Mycroft aveva cancellato, di cui però nemmeno lui conosceva il contenuto fino in fondo. Ma in ogni caso, qualunque cosa fosse successo, non se lo ricordavano e questo faceva sì che la prossima volta sarebbe stata una sorta di "nuova prima volta". E qui sorgeva il problema. Il detective non era così propenso a lasciarsi andare da sobrio come lo era stato a Las Vegas sotto l'influsso di alcol e droghe varie, per cui a parte qualche sessione di preliminari da adolescenti sul divano, non era ancora successo niente.

Entrambi stavano pensando esattamente alla stessa cosa, quando John provò ad introdurre il discorso - Senti, a proposito. Lo so che siamo stati piuttosto impegnati ma...-

Sherlock deglutì nervosamente, sapeva che prima o poi dovevano parlarne, ma il provvidenziale arrivo di Mycroft rinviò la conversazione a un imprecisato poi. Il detective non era mai stato così contento di vedere suo fratello. Anzi, probabilmente, era la prima volta che era davvero contento di vederlo.

Sherlock si alzò dal tavolo della cucina, abbandonando la spinosa questione e accolse Mycroft con una certa perplessità. Il fratello sembrava piuttosto turbato.

- Sherlock, ti devo parlare - esordì il maggiore degli Holmes un po' concitato, rompendo la solita maschera di freddezza.

- Oh, sua Maestà, quale onore - rispose Sherlock.

- Non trattare così il tuo testimone! - gridò John dalla cucina.

- Ho bisogno del vostro aiuto. Tuo e di John. Non posso contare su nessun altro - continuò Mycroft.

Sherlock rimase stupito da tanta franchezza, per cui degnò il fratello di un briciolo di considerazione in più su quello che stava per dire.

- I miei contatti nella CIA mi hanno fatto sapere che Thomas è scomparso. Non so cosa gli sia successo ma è sparito nel nulla. Non posso usare  agenti dell'MI6, non sono affari della Gran Bretagna e comunque dovrei riferire che  sapevo che Thomas non è più in prigione  -

- Dovremmo andare in America a cercarlo? - fece Sherlock, poco allettato dalla prospettiva. Non voleva più vedere gli Stati Uniti nemmeno in cartolina.

- Non in America. Bangkok -

Sherlock sembrò soppesare la richiesta.

- Sherlock lo so, Thomas è quello che è, ma non possiamo lasciarlo morire o peggio nelle mani delle persone sbagliate -

Il detective storse il naso, ma c'erano il mistero, l'azione, la possibilità di non parlare di sesso ancora per qualche giorno.

- D'accordo, prepara l'aereo Mycroft. John, si parte - gridò Sherlock e corse nella sua camera. Si sentirono chiaramente i rumori dell'armadio spalancato e di una valigia fatta alla rinfusa.

John sbucò dalla cucina, la bocca aperta e uno sguardo di odio nei confronti di Mycroft, il quale, nonostante tutto, sembrava sorridere amabilmente.

- Dobbiamo sposarci, organizzare il matrimonio! E poi, questa preoccupazione per Thomas da dove viene? L'hai buttato tu in prigione -

- John è questione di sicurezza nazionale. E poi, mi sembra di capire che la vostra vita matrimoniale è a un punto morto. Non vi distraggo da chissà quale attività ludica -rincarò Mycroft. A dirla tutta non aveva ancora digerito la faccenda del bagagliaio e la sua vendetta arrivava ogni tanto con una qualche spruzzatina acida.

- Non voglio neanche sapere da cosa lo hai dedotto -

Mycroft fece per parlare, ma venne subito interrotto dal dottore.

- No, ho detto che non voglio saperlo. Sarebbe imbarazzante. Ma riderci sopra è veramente da str...-

- Volevo dire - sta volta lo interruppe Mycroft  - che non l'ho dedotto, me l'ha detto Sherlock -

La mascella di John cadde ancora più in basso, ma non ebbe modo di scoprire cosa Sherlock gli avesse detto perché il detective ritornò con due valige belle pronte.

- Il gioco è iniziato John! -  affermò allegro. E il dottore pensò che aveva in mente altri giochi, ma chi l'aveva detto che le cose sarebbero state facili solo perché finalmente si erano dichiarati, sposati e chissà cos'altro?

Un lungo viaggio li attendeva e John non poté fare altro che prendere il trolley e trascinarlo giù per le scale sbuffando. Reazione completamente differente da Sherlock che saltellava come un grillo.

Mycroft alzò gli occhi al cielo e chiuse la porta di Baker Street dietro di sé. Odiava partecipare in prima persona alle missioni e con i due coniugi Watson-Holmes sarebbe stato un calvario. Cominciava davvero a pensare che sarebbe stato meglio andare da solo.








   
 
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