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Autore: Fanni    20/12/2015    1 recensioni
In certe situazioni non sai davvero come comportarti.
Fingi di sapere tutto, di avere la soluzione a quel problema, fingi di stare bene e di non aver paura..
ma quelle sono tutte bugie, bugie dette cercando di far bene.
Ma la verità è sempre la miglior cosa, è sempre la miglior cosa affrontare le proprie paure, è sempre la miglior cosa ammettere di aver bisogno di aiuto.
Ma in certe situazioni, la confusione è cosi grande che dimentichi come ci si comporta, dimentichi le cose importanti.. dimentichi chi sei davvero.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Christian Beadles, Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutte le storie son diverse, ma alla fine hanno le solite cose in comune.
Due persone totalmente diverse si innamorano, prima odiandosi e poi pian piano imparando ad amarsi.
Ma alla fine, c’è sempre qualcosa che le rende diverse.
Quei piccoli particolari che vengono presi meno in considerazione, ma che rendono la storia unica.
Una storia deve prenderti, deve far rimanere il lettore con la blocca spalancata e col fiato sospeso, in attesa del prossimo avvenimento.
Io ci proverò, proverò a scrivere qualcosa di particolare.


:PILOT:


_________
Iniziava tutto cosi, con la febbre, una tosse di troppo e la gola gonfia che ti impediva di respirare.
Questo era l’inizio di tutto, sintomi che portavano alla morte e poi di nuovo alla vita.
Quella sera tutto era tranquillo, anche il vento aveva smesso di soffiare ed in pieno inverno era cosi strano.
-“Devi per forza andare? Non mi va di restare sola, non stasera.”- Stringevo il labbro tra i denti, cercando però di no stringere troppo forte, ma la cosa mi era difficile.
-“Non sei sola, Ronnie.”- mi sorrise, un piccolo sorriso senza preoccupazione. –“Ci sono i tuoi genitori, e tuo fratello.” – mi attirò a sé per un fianco, lasciandomi un piccolo bacio sula fronte, poi si allontanò.
-“Stanno male, Justin, stanno davvero male e non posso farcela da sola.”- Continuavo a camminare per il salotto, stringendomi le braccia dopo averle incrociate.
-“Mike è un’idiota, a lui non importa e si è chiuso in camera.”-  Mi avvicinai a lui, di nuovo, poggiai la testa sul suo petto ed iniziai a sussurrare svariati ‘ti prego’.
Accennò una risata, sentii il suo petto vibrare.
Poggiò una mano sulla mia testa. –“Va bene, ma è tempo di dormire.”-
Sorrisi e premetti le mie labbra sulla sua guancia.
-“Grazie, davvero.”- mi allontanai lentamente da lui e con passo lento salii le scale, aprii di scatto la porta della camera di Mike, intento ad imprecare contro il suo computer.
-“Che vuoi, rompipalle?”- lanciò la tastiera verso la scrivania, sbuffando, ed accese la televisione.
-“Volevo solo accertarmi che non stessi combinando guai, Mike.”- entrai in camera mettendo a posto la tastiera del suo pc.
-“Siamo in America, e solitamente quando qualcuno deve entrare nella camera di un’altra persona, bussa.”-
rimase con lo sguardo fisso verso la tv, senza girarsi nemmeno una volta, continuava a guardare quello stupido film.
-“Solitamente gli altri non hanno un’idiota come fratello.”- sbuffò ancora una volta, ed inziò ad urlarmi contro, dicendo quanto fossi orribile come persona e sorella.
Mi veniva quasi da ridere, alla fine era ancora un bambino di soli quindici anni.
Sentii dei passi per le scale e Justin spuntò sulla porta.
-“Che succede?”-
-“Nulla, Justin.”- Mike aveva una venerazione per Justin, lo considerava fantastico, in ogni cosa che faceva.
Scoppiai a ridere vedendo la sua espressione, ma mi bloccai di scatto quando lo schermo della tv si oscurò e Mike iniziò ad imprecare anche contro questa.
-“Stupido aggeggio, inutile, orribile..”- Justin lo zitti, si avvicinò alla tv che parti con un programma nuovo, un telegiornale che iniziò con una scritta ‘AVVISO URGENTE’
Corrugai la fronte, prestando totale attenzione al giornalista.
Parlavano di un’epidemia, dicevano che i medici non erano riusciti ad isolarla, dicevano che si era diffusa e si presentava come un’influenza, portatrice di morte.
Il respiro mi si bloccò, la testa mi scoppiava e le immagini che venivano mandate sembravano irreali, tratte da un film.
Le persone si risvegliavano, si risvegliavano dalla morte.
Persone che non potevano essere più definite tali, morti che camminavano, che davano la caccia ai vivi.
Uscii dalla camera di Mike e corsi verso la fine del corridoio, dove c’era la camera dei miei genitori.
Poggiai la mano sulla maniglia e l’orecchio sulla porta.
Riuscivo a sentire solo dei lamenti , dei lamenti che mi colpivano costantemente.
Avevo paura, avevo paura di aprire quella dannata porta e trovare qualcos’altro al posto dei miei genitori.
Ma lo feci comunque, con lentezza la aprii, e le mie paure divennero reali.
Li vidi li, davanti a me con le mani protese che cercavano di afferrarmi, mi sentivo come bloccata.
Nulla di questo era possibile, iniziai ad indietreggiare, ma dopo qualche secondo il mio braccio fu afferrato da Justin, che con uno scatto veloce mi chiuse in camera di Mike.
Avevo il respiro affannoso, gli occhi mi bruciavano e le mie gambe erano pesanti.
-“Zombie.”- Mike sembrava elettrico, quasi entusiasta della situazione.
-“Bisogna colpirli alla testa.”- annui con una certa convinzione.
Justin si guardò intorno ed afferrò una delle mazze da baseball di Mike, la strinse tra le mani ed usci dalla porta.
Sentii solo del rumore, e quando uscii dalla camera ciò che una volta erano i miei genitori, ora erano dei corpi senza vita con teste completamente inesistenti, ormai.
Mi sentivo male, mi trattenevo dal vomitare.
-“Prendete qualche cambio, è ora di andare.”- Mike iniziò a preparare la sua borsa, io ero bloccata.
-“Vado a prendere del cibo, Ronnie, tu sbrigati.”- il suo sguardo era perso, ed io mi sentivo arrabbiata con lui.
Ma sapevo di non doverlo essere, loro non erano più i miei genitori.
Corsi in camera mia non avendo il coraggio di guardare quel macello, afferrai una borsa ed iniziai a riempirla di vestiti, la richiusi ed andai verso la camera dei miei genitori.
Mi inginocchiai e con mezzo busto mi infilai sotto il letto, afferrai una scatoletta di metallo e con velocità la aprii.
Erano ancora li, proiettili e pistola.
Li presi e corsi giù. –“Prendili, ti prego.”- strinsi gli occhi porgendo a Justin proiettili e pistola e lui, senza esitare, li prese.
-“Mike ci sta aspettando in macchina, le strade sono piene di militari e se ci trovano qui, con loro, ci spareranno.”- annuii lentamente mentre lo guardavo riempire una delle borse di cibo.
Premetti le labbra tra loro e corsi fuori.
Le strade erano piene di terrore, gente che urlava, spari che echeggiavano dovunque, le macchine sembravano volare.
Velocemente salimmo in auto ed andammo via.
Mi guardavo intorno, tutto mi sembrava irreale, tutto era incerto.
Niente era più come prima, ed io continuavo ad essere in una bolla, non riuscivo a mettere a fuoco la situazione.
Tutto stava cambiando.











 
SPAZIO AUTRICE:
Non scrivevo da tantissimo, da più di un anno.. forse.
Spero che questo possa piacervi.
Se ha un aspetto confusionario, è un bene.
Volevo scrivere in questo modo, per dare idea della confusione che in quel momento c’era..
non so se ci sono riuscita o meno, ma mi scuso per eventuali errori.
Ci ho perso la  mano.

Spero vi piaccia e spero che possiate lasciarmi un parere.
Bacioni, Fanni.
  
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