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Autore: EvgeniaPsyche Rox    20/12/2015    4 recensioni
“ Come un sussurro o come l'onda di un sussurro che si placa piano piano... ”
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Trasferitosi a Cork per fuggire dai demoni del suo passato, Thomas si ritrova circondato da ragazzi e ragazze che, a loro volta, incassano colpi, sotterrano segreti ed affrontano situazioni più grandi di loro.
Vi è Minho ed il suo immancabile sarcasmo; Teresa con le sue amate sigarette; l'imponente villa di Sonya; Aris, Harriet, Brenda, Mr. Jorge, il rigore di Janson, i modi bruschi di Gally...
... E Newt.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Newt/Thomas, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Primavera.



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«Avete dei soldi da prestarmi?»
«Sparisci, Gally, che è meglio.»
«Minho, piantala», la voce di Newt, ferma e vagamente severa, fece ammutolire l'asiatico, anche se solo per poco, dal momento che dopo riprese a borbottare e a lamentarsi tra sé e sé.
Mentre Thomas ridacchiava, Newt aveva tirato fuori il portafoglio bordeaux e aveva dato una manciata di monete a Gally che si era limitato a ringraziarlo velocemente prima di precipitarsi al bancone, seguito a ruota dai suoi due inseparabili compagni.
«Sei proprio un cretino, Newt», lo ammonì Minho, lanciando un'occhiataccia a Gally, nonostante fosse ormai girato di schiena. «Un cretino coi fiocchi, perché continui ad ascoltarlo?»
«E chi lo ascolta. Gli ho solo dato due monete.»
«Quello non meriterebbe nemmeno il nostro sputo.»
«Sei volgare, Minho. Smettila.»
«Ma sentilo!», sbottò l'amico, tirando un pugno sul tavolo e facendo voltare praticamente l'intera caffetteria; Thomas soffocò con enorme fatica l'ennesima risata, al contrario di Newt che si limitava a scuotere la testa. «Meno male che Thomas è dalla mia. Lo odia anche più di me. Vero o no, Thomas?»
Il diretto interessato, seppur detestasse andare contro il biondo, annuì leggermente. «Mi tratta sempre da schifo, giuro. Ce l'ha a morte con me.»
Newt girò distrattamente il cucchiaino nella fumante tazza di caffè, facendo roteare lo sguardo. «Tommy, devi sapere che Gally non è cattivo. Ha un sacco di schifo a casa, suo padre lo riempie di pugni dalla mattina alla sera.»
«E allora?», interruppe Minho, stringendosi le spalle. «Abbiamo tutti lo schifo dietro, ma mica ci mettiamo a fare gli stronzi con chi ci va.»
«Sei proprio un testone. E' uno schifo diverso, il suo. Non conosce linguaggio differente da quello della violenza. Hai visto che fatica ha fatto a ringraziarmi?»
«Psicoanalista dei miei stivali. Tienitele per te le tue teorie freddiane.»
«Freudiane», lo corresse pazientemente il biondo, sospirando. «E' Freud, mica Freddy.»
«E' uguale», tagliò corto l'asiatico, voltandosi verso Thomas, il quale parve perso a contemplare Newt. Non era la prima volta che si ritrovava rapito dal suo modo di analizzare le situazioni. Aveva una spiccata vena riflessiva che lo portava a comprendere gran parte delle persone circostanti; sembrava fosse portato a trovare i frammenti mancanti, incollandoli poi con dedizione. Lui invece domandava, domandava sempre, e spesso non capiva comunque.
Newt aveva taciti dubbi e, osservando, comprendeva. Chissà come, chissà perché.
«Tommy, la tua cioccolata rischia di raffreddarsi». Thomas sussultò, forse sentì anche le gote diventare improvvisamente calde; abbassò lo sguardo e sorseggiò un po' troppo velocemente la bevanda, facendo ridacchiare il biondo, mentre Minho si era già precipitato a riprendere la parola: «Mr. Bizzarro ad ore sei.»
Thomas e Newt si voltarono all'unisono; il primo individuò immediatamente il soggetto e tornò a guardare l'asiatico. «Oh, Aris, sì. Me ne ha parlato Teresa giusto la settimana scorsa. Sembra simpatico.»
«E' gay, credete a me.»
Newt sbuffò sonoramente con il naso e non si degnò nemmeno di commentare. Thomas, al contrario, corrugò la fronte: «Perché mai?»
«Sta sempre con le ragazze. Non l'ho mai visto uscire con uno.»
«E questo non dovrebbe significare l'opposto, tipo che è etero fino al midollo?»
«Figurati! Un vero macho man esce con gli amici e con la fidanzata. Solo i gay escono con gruppi di migliori amiche.»
«Sei propria la dimostrazione vivente che discendiamo dalle scimmie, tanti complimenti Minho», intervenne sarcasticamente Newt, «io credo che sembriamo più gay noi di lui.»
E mentre Thomas era intento ad immaginarsi impegnato con Newt, non senza un sorrisetto ebete sul volto, Minho si era affrettato a replicare: «Cazzate! Non ne capisci proprio un cavolo tu». In quel momento l'imponente figura di Gally attraversò la caffetteria, recandosi verso l'uscita. Minho allora si voltò verso i due amici e con un ghigno malefico dipinto sul volto disse: «Invece Gally è proprio l'anti-sesso sceso in Terra.»
«Minho!», tuonò Newt, un poco imbarazzando.
Thomas notò che l'espressione del biondo era comunque divertita e scoppiò a ridere.



 

 

Sonya li aveva invitati tutti a casa sua.
O meglio, nella sua imponente villa accerchiata da un maestoso e lindo giardino.
Nonostante l'aria fosse ancora piuttosto fredda, i primi germogli erano sbocciati; intorno all'immensa dimora spiccavano soprattutto rose rosse o bianche. Al centro vi era un piccolo tavolino decorato, circondato da tre sedie, e, poco distante, un'altalena decisamente troppo piccola per Sonya.
Gli ultimi raggi di sole della giornata riempivano di chiazze arancioni il prato, creando un'atmosfera di irrealtà lontana e nostalgica: erano queste le constatazioni che stava facendo Thomas, seduto accanto alla finestra e sospirando ripetutamente.
Quella villa, per quanto grande e splendida, gli metteva addosso una sconfinata sensazione di malessere. Forse era soltanto l'arredamento vintage e retrò, però tutto dava l'impressione di vissuto, ogni oggetto sapeva di cicatrice, di lividi e malinconie pomeridiane.
La dimora era assente di adulti, con la sola eccezione di Ava Paige, la badante di casa, una donna dal viso scarno ed i capelli scoloriti; era perennemente irrigidita come un pezzo di ghiaccio, dedicava cenni di sorrisi e fredde cure soltanto a Sonya; gli altri ospiti li snobbava abbastanza, come se non li ritenesse degni di metter piede in quella casa. Soprattutto Minho, che con i suoi imponenti rutti non aiutava affatto.
In quel momento l'asiatico, spaparanzato sul divano, stava discutendo di qualcosa con Brenda; dietro la tavolata, Aris, Harriet e Sonya continuavano a raccontarsi aneddoti sulla loro infanzia, ridendo a crepapelle. Alla fine con il ragazzo Minho aveva optato per un accordo basato sulla reciproca sopravvivenza, anche se durante la prima mezz'ora aveva continuato a prenderlo in giro con commenti come: «I negozi dove di solito vai a fare shopping con le tue amiche sono tutti chiusi?»
«Che hai, Tom?». Thomas sobbalzò e spostò la nuca, incrociando lo sguardo indagatorio di Teresa. 
«Che spavento, cavolo.»
«Guarda che sono qui da qualche minuto.»
«E mi hai chiamato?»
La ragazza inarcò un sopracciglio. «Sì. Ben tre volte.»
«Oh, mi dispiace.»
«Fa nulla», sospirò Teresa, spostando la propria attenzione verso la finestra. «Sembri molto giù, Tom. Che hai? Tua madre sta ancora male?»
«Mia madre sta sempre male... Ma no, quello non c'entra, credo.»
«E allora qual è il problema?»
Il ragazzo appoggiò la guancia sul vetro e si stupì di quanto fosse freddo. «Malinconia passeggera, credo. Tante domande, le solite... Penso a Dublino, a mio padre, e a... Beh, lo sai. Non capisco se sto andando avanti o se sono sempre bloccato allo stesso punto, soltanto in una città diversa.»
Teresa fece un leggero cenno con la nuca. «E' tutto molto triste.»
«E tuo padre?»
«Non so. Va e viene. Credo continui a drogarsi. Proprio non ce la fa a smettere.»
«Mi spiace.»
«Va bene così, Tom». La corvina si alzò e, dopo aver lasciato un leggero bacio sulla fronte di Thomas, sorrise, tirando fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette. «Vado a prendere una boccata d'aria.»
«Strano modo per definire la tua voglia di ingerire nicotina.»
A quell'osservazione Teresa accennò una breve risata; scosse la testa in quel modo che la rendeva unica, quel modo che faceva stare bene Thomas, perché gli trasmetteva familiarità, tristezza, abitudine. La salutò sventolando la mano e la vide svanire tra i lunghi corridoi.
Si guardò attorno, osservò i presenti, tutti intenti a chiacchierare o a sgranocchiare pasticcini, e sbuffò, in preda ad un'assoluta noia. Non poteva raggiungere Teresa perché sapeva bene che quando fumava voleva restare sola con i suoi pensieri, né gli andava di abbandonare la villa con la scusa di un impegno improvviso: avrebbe fatto solo la figura dell'asociale. Così decise di alzarsi e di andare in esplorazione, saziando la sua impellente curiosità
Non lo notò nessuno, mentre superava il soggiorno, ritrovandosi nel bel mezzo del corridoio semibuio; porse la testa e scoprì Ava Paige in cucina, impegnata a scrivere qualcosa di indecifrabile su un taccuino, con un paio di occhiali indecenti sulla punta del naso.
A passo felpato, raggiunse l'imponente rampa di scala che portava al piano superiore; i gradini erano in legno, ma Thomas si sorprese di constatare che, nonostante ciò, non scricchiolavano particolarmente.
Ne contò una ventina con il cuore in gola: se Sonya o la signora Paige lo avessero scoperto, si sarebbe strappato i capelli dalla vergogna. Stava pur sempre ficcando il naso in posti che non lo riguardavano minimamente, inoltre Sonya non era che poco più di una conoscente.
Giunto al secondo piano, fece per tirare un sospiro di sollievo, ma il respiro gli si bloccò in gola: sentì una pressione spaventosa alla cassa toracica, si ritrovò con ogni muscolo pietrificato e gli occhi spalancati.
Dall'altra parte del corridoio, proprio dinnanzi ad una vetrata colorata dalla luce del tramonto, c'era Newt.


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Note dell'autrice:
vi ringrazio di cuore per le dolcissime recensioni a cui spero di rispondere il prima possibile. Nel frattempo, spero di trovarne nuove e, beh... Auguri di buon Natale in anticipo! 

 

   
 
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