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Autore: Mumei    20/12/2015    0 recensioni
Storia di un ordinaria vita di una teenager che punta a diventare straordinaria. Amore amicizia lacrime dolore angoscia illuminati da qualche raggio di felicità e piccole gioie quotidiane. La ragazza trova una nuova se stessa plasmata dalle persone che incontrerà nell'arco della storia, che inizia col ritrovamento della fede che la porta a fare alcune conoscenze che le porteranno inizialmente gioia, ma che la faranno poi sprofondare in un abisso.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu verso natale che iniziai a capirlo. Io odiavo il natale. Lo odiavo e lo odio tutt'ora per un motivo che va oltre le luminarie scadenti e tutte quelle maschere di falsa bontà che si vedono a giro in quel periodo specifico, lo odiavo per un motivo che solo Hayden sapeva, un motivo legato a mio padre, a quando tutto aveva cominciato ad andare a rotoli. E lo avevo detto solo a lui, al ragazzino dal sorriso infantile ma dallo sguardo così intenso che raccontava tutte quelle le sofferenze che aveva dovuto subire, colui che in così breve tempo si era guadagnato l'etichetta di mio migliore amico, colui che sapeva sempre come farmi sorridere, come farmi ridere. Durante gli incontri di catechismo spesso non avevamo modo di parlare poi più di tanto, lo facevamo più che altro tornando a casa. All'inizio uno accanto all'altra, poi per mano, con le dita intrecciate, chiaccherando e sorridendoci a vicenda. Era il mio migliore amico, e ci volevamo bene, era come un fratello minore. Prima delle vacanze ci eravamo potuti vedere solo frequentando la parocchia, l' ultima volta alla festa di natale. Lì ci eravamo salutati per la prima volta con un abbraccio fregandocene se qualcuno ci guardava, suo cugino compreso. Poi io partii per la Germania e non ci sentimmo molto durante le vacanze, gli inviai solo gli auguri di buon anno nuovo, auguri che lui visualizzò ma a cui non rispose. Questa cosa mi fece stare più male di quanto avrebbe dovuto. Infondo erano le vacanze, era impegnato e non dovevo preoccuparmi, eppure mi sentii abbandonata, anche prima gli scrivevo e spesso non rispondeva, avevo paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, di aver rovinato tutto come mio solito. Eppure tutte le sere, prima di andare a letto, lo pensavo. Pensavo al suo sorriso, alle sue risate, ai suoi occhi enormi, alla sua voce da vecchio, e pensavo a quanto fossi felice e fortunata ad aver trovato una persona che mi voleva bene e mi accettava per quella che ero, un vero amico. E non ero affatto arrabbiata con lui perché non mi rispondeva a qualche messaggio. Lui per me era perfetto. Non aveva niente che non andava. Era simpatico, dolce, gentile, adorabile, tenero e mi capiva, mi capiva davvero, o almeno così credevo. Il mio angelo, il mio amico. Così migliore di me, così incasinata, così problematica, così....difficile. Non mi spiegavo come lui poteva voler essere amico di una come me. Ora invece non mi spiego come io possa aver voluto essere amica di uno come lui. Tutte quelle sere sprecate a pensarlo....ma al ritorno dalla vacanze, alla festa di carnevale, la sua immagine perfetta che la mia testa aveva creato venne intaccata, e non sarebbe stata la prima volta. Io mi ero vestita da Tris, la protagonista di Divergent, libro che gli avevo prestato prima di natale, mentre lui era stato acconciato dalla madre a mo' di esploratore, era proprio un mammone, ma mi piaceva questo suo lato di lui, lo trovavo tenero. Quando lo intravidi mi avvicinai a lui e lo salutai con la voce"ehi"alzò lo sguardo verso di me"ehi cia...wauuu"mi squadrò da capo a piedi con occhi sgranati, io ridacchiai e mi avvicinai, mi aspettavo allargasse le braccia per stringermi la vita come al solito, ma non lo fece e tornò a guardarsi i piedi"ehi è tutto ok? Non mi saluti perbene?"cercai di decifrare la sua espressione"emh...si..."a quel punto mi circondò con le braccia, ma mi mollò quasi subito"sei sicuro sia tutto ok?"sospirò"tutti pensano stiamo insieme..."rimasi piuttosto sorpresa per un attimo. Si lo sapevo che molti pensavano fossi la sua ragazza, ma alcuni pensavano anche fossi la ragazza di Dylan, il ragazzo con cui avevo preso in giro la vecchietta in tram al toga party, e quindi non ci avevo dato peso."ah...e ti dà così fastidio?"sospirò di nuovo"bho...non lo so..."riflettei"è perché sono più grande? Ti da fastidio per questo?"continuava a non guardarmi in faccia"no...non è questo..."stavo per aggiungere qualcosa quando Dylan mi prese per le spalle allontanandomi da lui"Fantastico anche te ti sei vestita da mignotta!!"e così interruppe la mia conversazione con il mio amico, che colse l' occasione per darsela a gambe lasciandomi con Dylan e altri ragazzi, finché non me la svigniai per ricercarlo. Lo ritrovai a parlare con un ragazzo che avevo conosciuto a distanza di un anno spaccato, ad un altra festa di carnevale, e passai anche quella festa di carnevale con lui, dato che Hayden mi stette lontano per quasi tutta la sera. A fine serata riuscii a riparlarci chiedendogli se aveva finito con ste sciocchezze, lui mi disse semplicemente che non capiva di cosa stessi parlando, e che dal canto suo non c'era stato alcun litigio, e così stette con me fino al ritorno a casa. A quella festa mi ero guadagnata due numeri di telefono e un biglietto con scritto"sei bellissima<3" e ci scherzai con Hayden quando alcuni animatori vennero a chiedermi con chi stavo parlando poco fa, e cioè l' amico di uno dei ragazzi che mi aveva dato il suo numero, che non ci aveva pensato due volte a mettermi un braccio sulla spalla e ha chiedermi che intenzioni avevo con l' amico, io ridacchiai e spiegai agli animatori che non lo conoscevo"ah meno male ci sembrava un po' troppo grande per te e ci eravamo preoccupati.."Hayden inizialmente accanto a me restò in silenzio tenendosi lo sguardo sulle sue ginocchia, e mi chiesi se fosse geloso, ma scacciai il pensiero all'istante. Non ne aveva alcun motivo, e poi a me non me ne doveva fregare niente. Lo riaccompagnai a casa, davanti alla porta fece finta di controllare se c'era qualcuno in giro per vedere se poteva salutarmi con un abbraccio, facendomi scoppiare a ridere tra le sue braccia e facendosi perdonare. E mentre ero là, tra le braccia del mio migliore amico a ridacchiare come una cretina, iniziai a sentire qualcosa, qualcosa di diverso, di mai sentito. E quel "qualcosa di speciale"che credevo avesse Hayden, quel "legame che ci univa" iniziò a prendere forma.
   
 
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