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Autore: MissKiddo    21/12/2015    3 recensioni
Jessica Ludlow ha vent'anni e sta per affrontare l'avventura più grande della sua vita. I suoi genitori le hanno offerto un viaggio e lei ha deciso di partire per l'Alaska insieme alla sua migliore amica.
Quando arriverà al piccolo paesino rimarrà affascinata da quel luogo così suggestivo ma quando si perderà nel bosco in mezzo ad una bufera di neve si renderà conto che la sua scelta si è rivelata fin troppo estrema. In suo aiuto arriverà Vincent Sullivan, un ragazzo cresciuto nel bosco insieme a tutta la sua famiglia.
Tratto dalla storia: "Si incamminò nella direzione che pensava fosse giusta ma dopo cinque minuti ancora vagava per il bosco senza sapere dove fosse. Fermandosi vicino ad un albero il panico iniziò a prendere il sopravvento. Non aveva camminato così tanto per raggiungere lo scoiattolo. Il suo istinto di sopravvivenza iniziò a mandarle un messaggio molto chiaro. “Mi sono persa, mi sono persa, mi sono persa”. Iniziò ad urlare il nome di Fran senza sentire alcuna risposta."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 5

Ritorno alla civiltà

 

Jessica era ancora seduta sulla roccia, improvvisamente si sentì triste, il discorso che aveva appena intrapreso con Vincent non le piaceva. «Credi che sarebbe così complicato?» chiese Vincent osservando il cielo. «Cosa, esattamente?»
«Tenerci in contatto, vederci ancora...»
«Per come stanno le cose adesso, credo proprio di si» Jessica abbassò il viso ed osservò alcuni fiori. Vincent stava ancora guardando verso l'alto, non voleva guardare gli occhi tristi di lei. Rimase in silenzio per molto tempo, non riusciva a trovare le parole adatte, non voleva spaventarla. Poi dopo aver preso un respiro profondo, si voltò verso di lei. Quel giorno si era acconciata i capelli in una treccia che le ricadeva sulla spalla in modo da mostrare il suo viso ovale e candido. Gli occhi castani erano più chiari con la luce del sole, erano estremante caldi e profondi. «Forse l'avrai già capito, ma tu mi piaci» Jessica sentì un brivido correrle lungo la schiena. «Vincent... io» lui la zittì con un cenno della mano. «Non ti ho detto che mi piaci perchè penso che possa esserci qualcosa, volevo solo fartelo sapere. E soprattutto non voglio spaventarti...»
«Credimi Vincent, se fosse successo in un'altra occasione, in un altro luogo» Vincent deglutì a fatica. «Impossibile, vero?»
«Si, è così. Non andiamo oltre, ti prego, è già abbastanza difficile in questo momento. Cerchiamo di goderci questa giornata, senza pensare ad altro» Vincent annuì rimanendo in silenzio.
Poco dopo si alzarono e continuarono la passeggiata, questa volta senza tenersi per mano. Vincent la condusse vicino ad un piccolo laghetto, l'aria profumava di pino e il rumore dell'acqua era delicato e piacevole. «In estate io e miei fratelli veniamo quassù a farci una nuotata» disse Vincent osservando l'acqua cristallina. «Deve essere stupendo questo posto in estate»
«Lo è! Ma dimmi, tu sei figlia unica? Tu ormai sai tutto di me, ma io non so quasi niente» Jessica se ne rese conto in quel momento, non aveva mai parlato molto di se stessa. «Esatto, sono figlia unica. Che dire? Sono nata e cresciuta in California, i miei genitori sono entrambi medici e vorrebbero che anch'io lo diventassi»
«E a te piacerebbe?»
«Non proprio, insomma sono cresciuta con quest'idea per colpa dei miei genitori ma dopo due anni di università non ne sono più sicura» Vincent l'ascoltò con molto interesse, quella ragazza non solo era bella ma anche intelligente. «Pensi che questa scelta sia dovuta al fatto che i tuoi vogliono in un certo senso obbligarti o perchè vieni da dentro di te?» Jessica rimase in silenzio riflettendo. «Forse entrambe le cose, non voglio che mi impongano qualcosa, anche se ho sempre studiato medicina con passione»
«Beh potresti diventare veterinaria così accontenteresti i tuoi ma anche te stessa» Vincent sorrise e lei iniziò a ridere. «Sai che non è una cattiva idea?».
Rimasero nei boschi per molte ore, ma quando il sole iniziò a scendere dietro l'orizzonte, Vincent decise di tornare a casa. Non voleva che quei momenti con lei finissero, ma non poteva fare altro.
Jessica guardò per l'ultima volta il bosco, non sapeva se mai sarebbe tornata in quel posto, se mai avrebbe rivisto posti così belli.

 

Il cielo era gremito di stelle, in posti dove le grandi città non esistono, si può godere di uno spettacolo straordinario. Jessica alzò gli occhi e mise la mano sul pomolo della casa che l'aveva ospitata negli ultimi giorni, d'un tratto decise di memorizzare ogni cosa. Inaspettatamente Vincent, che si trovava dietro di lei, le prese la mano facendola voltare. Si osservarono per lungo tempo, fermi davanti alla porta. Quando lei cercò di parlare lui le diede un bacio sull'angolo della bocca. Jessica rimase paralizzata, quel bacio, seppur piccolo e innocente, le sembrò il più bello che lei avesse mai ricevuto.
Vincent non disse niente, le fece segno di aprire la porta e lei, ancora imbambolata, ubbidì entrando nel tepore della casa.

 

Jessica salì al piano di sopra, aveva bisogno di parlare con Cristel. La trovò seduta alla scrivania, stava scrivendo qualcosa su un foglio. «Ehi, ti disturbo?» Cristel smise di scrivere e posò il foglio nel cassetto della scrivania, poi si voltò e corse incontro all'amica. «Non mi disturbi mai! Dimmi, avanti sono curiosa» Jessica si portò le mani sul viso e si lasciò cadere su di una sedia. «Dio, non sai quanto sia difficile...» l'altra alzò un sopracciglio. «Cosa?»
«Resistere a tuo fratello!»
«E perchè devi farlo? Quando domani andrai via il cuore di mio fratello si spezzerà e se devo essere sincera anche il mio!» Jessica si tolse le mani dal viso e guardò Cristel. Si alzò e andò ad abbracciarla. «Ti prego, non dire certe cose, mi farai piangere»
«Ho sempre desiderato una sorella e da quando ci sei tu mi sembrava di averne una» disse Cristel con il viso imbronciato. «Dispiace anche a me lasciarvi, non sai quanto, ma è inevitabile» Jessica e Cristel rimasero in silenzio, abbracciate l'una all'altra.
Era strano trovare una amica in quelle circostanze, soprattutto in così pichi giorni. Jessica pensò che quando una persona si ritrova da sola, in un posto che non conosce, è inevitabile attaccarsi a qualcuno e cercare di costruire un rapporto. «Che ne dici se ci beviamo una cioccolata calda? È antidepressiva!» disse Cristel. «Ottima idea, sono contenta che i benefici della cioccolata siano arrivati anche in Alaska» le due ragazze scesero le scale ridendo.

 

Vincent era sulla sedia a dondolo che si trovava sul portico, muoveva leggermente le gambe per dondolarsi. La temperatura era scesa velocemente, ma essendo nato nel freddo non lo sentiva più di tanto. Era ridicolo pensare a quella ragazza in continuazione, però se una persona ti colpisce al primo sguardo non puoi farne a meno. Gli tornò alla mente la notte in cui la vide, sentì' istintivamente la voglia di proteggerla, di averla sua. «E così domani io e la ragazza ce ne torniamo alla civiltà!» disse Adam raggiungendo il fratello. «Ma almeno hai fatto pace con papà»
«Vero. Ma so che a te dispiacerà per Jessica e non per me» Vincent sorrise. «Ehi, sei mio fratello maggiore!»
«E non ho due occhi da cerbiatta. Senti non so davvero cosa consigliarti, voglio dire è impossibile!»
«È una conversazione che ho già intrapreso con Jessica e la parola “impossibile” è stata detta più volte...» Adam scosse la testa, suo fratello si era preso una bella cotta. «Io non vivo molto lontano dalla California, magari quando verrò a trovare voi la porto con me»
«Sarebbe un inizio» disse Vincent poco convinto. Adam guardò il bosco, in quei giorni, nonostante non volesse ammetterlo, era stato bene. Gli era mancata l'aria pulita e il freddo. «Andiamo a tavola, la mamma ci aspetta» i due fratelli entrarono dandosi delle pacche sulle spalle.

 

Betty si era data da fare per tutto il giorno, aveva cucinato un pollo arrosto con vari contorni, aveva preso il servizio buono e infine aveva apparecchiato con cura. Quando i ragazzi raggiunsero la sala da pranzo rimasero a bocca aperta, era tutto meraviglioso, inoltre il profumo invitante vagava per tutta la casa. «Tesoro, è magnifico!» disse Tom sedendosi a capo tavola.
«Ti sei superata anche stavolta» disse Noah stampandole un bacio sulla guancia. «Ogni tanto dovremmo ritrovare le buone maniere e mangiare come fa il resto del mondo» disse Betty sorridendo.
Vincent si sedette accanto ad Adam, Jessica e Cristel si trovavano proprio davanti ai due. Per tutto il tempo evitò lo sguardo di Vincent. Mangiarono di buon grado tutto quello che c'era sulla tavola, Betty era una cuoca eccezionale. Quando finirono Tom si alzò in piedi, prendendo un bicchiere. «Attenzioni ragazzi, volevo fare un brindisi. Brindiamo ad Adam, il mio figlio maggiore. So che mi sono comportato da stupido, ma anche i genitori sbagliano»
«Amen» disse Adam facendo un occhiolino al padre. Poi Tom riprese: «Voglio brindare a Jessica, che mi ha aiutato a far pace con mio figlio e perchè nonostante sia una di città sa il fatto suo»
«Ben detto papà!» esclamò Cristel alzando il suo bicchiere. Dopo poco tutti brindarono, ma Vincent aveva occhi solo per Jessica.

 

La stanza era completamente buia, ma la luce lunare filtrava attraverso la finestra. Jessica osservò tutto ciò che la diroccava, quella era l'ultima notte che passava in quel letto. La cena era andata bene, si erano divertiti e avevano mangiato benissimo, ma lei era triste, anche se cercava di non farlo trapelare. Guardando il soffitto si chiese se Vincent stesse dormendo, molto probabilmente era ancora sveglio, sul divano a contemplare la notte.
Si alzò lentamente dal letto e in punta di piedi camminò lungo il corridoio. Tutte le luci erano spente, ma non era detto che lui non ci fosse. Arrivò in salotto, sperando con tutto il cuore che lui fosse lì, ma quando osservò la stanza vuota la delusione fu enorme. Aveva perso la sua ultima occasione, non era destino, meglio lasciar perdere. «Cosa ci fai in piedi?» chiese Vincent bisbigliando. Jessica sobbalzò al suono della sua voce. «Sei pazzo? Stavo per morire d paura»
«Scusa, non volevo. Ero solo andato a prendere un bicchiere d'acqua» Jessica alzò una mano e la immerse nei capelli di lui. Quell'atmosfera era perfetta; il buio quasi totale, la luce lunare, il silenzio assoluto. I loro visi si avvicinarono. «Non avevi detto che è una cosa assurda?» disse Jessica in un sussurrò. «Infatti lo è...»
«Cosa stiamo facendo?»
«Non lo so. So solo che se non mi baci, qui, proprio adesso, domani non riuscirò a lasciarti andar via. Dammi solo un bacio, Jess, ne ho bisogno» Jessica si alzò sulla punta dei piedi e posò le labbra su quelle di Vincent. Il bacio più dolce.
Il bacio più buono.
Il bacio più giusto.
Il bacio più intenso, ecco come avrebbe potuto spiegare quel momento, se mai qualcuno glielo avesse chiesto.
D'un tratto le sembrò di volare, di poter fare qualsiasi cosa. Ma, purtroppo, come ogni cosa bella durò poco, dovettero allontanarsi. «Vince, mi dispiace...» Jessica si allontanò in fretta, salendo le scale senza guardarsi indietro. Vincent la osservò correre, ma non la seguì.

 

Il mattino seguente arrivò troppo velocemente, Jessica non aveva dormito, sentiva ancora il sapore del bacio della notte precedente. Sapeva di aver fatto un grosso sbaglio, ma non era una novità.
Scese al piano di sotto lentamente, sfiorando il legno delle pareti. Quando arrivò davanti alla porta, tutta la famiglia Sullivan, fatta eccezione per Vincent, la stava attendendo.
Li raggiunse, sentendo un nodo alla gola. «Sono felice che tu sia stata con noi, ma fa attenzione a non perderti di nuovo» disse Betty abbracciando la ragazza. «Lo farò» rispose lei sorridendo. «Sai che casa nostra è sempre aperta per te» aggiunse Tom. «Grazie per tutto quello che avete fatto per me, ve ne sarò eternamente grata» Jessica abbracciò Tom, Noah ed Adam. «Buon ritorno alla civiltà» disse quest'ultimo scompigliandole i capelli. «Anche a te, avvocato!».
Cristel si era tenuta in disparte, aveva le lacrime agli occhi. Jessica si rivolse a lei e l'abbracciò. «Ehi, non piangere. Siamo amiche, verrai a trovarmi in California» Cristel annuì, asciugandosi una lacrima. «Lo spero. Tieni prendi questa» disse porgendole una lettera. «Grazie, ma cos'è?»
«Leggila quando sarai di nuovo a casa, ti ricorderai di me» Jessica sorrise debolmente. «Come potrei dimenticarti? Io invece ho un regalo per te, prendi la mia macchina fotografica»
«Non potrei mai...»
«Ne posso sempre comprare un'altra, prendila» Cristel prese la macchina fotografica e la strinse al petto. «Grazie, Jess» le due ragazze si abbracciarono di nuovo.
Jessica aprì la porta ed uscì, ma prima osservò tutti i componenti della famiglia. «Grazie ancora! Siete delle persone stupende» gli altri la salutarono di nuovo e dopo qualche altro bacio e abbraccio finalmente rivide Vincent. Era in piedi vicino ad una furgone sgangherato. Jessica si avvicinò, non riusciva a guardarlo negli occhi. «Buongiorno...»
«Ho pensato che il furgone ci permetterà di arrivare prima» Jessica capiva la freddezza di Vincent, era una sorta di protezione, ma le faceva male comunque. «Molto meglio, avanti partiamo». Salirono entrambi senza aggiungere altro.

 

Durante il viaggio i due rimasero in silenzio, ogni tanto i loro sguardi si incrociavano, ma nessuno dei due aveva il coraggio di aprire bocca. Dopo circa un'ora e mezza le prime case del paese apparvero all'orizzonte. Jessica le osservò con malinconia, era tornata alla civiltà.
Vincent guidò fino all'albergo dei Rey, fuori non vi era nessuno. «Eccoci arrivati» disse Vincent spegnendo il furgone. «Perché non mi accompagni?» chiese lei. Vincent accettò e scese insieme a lei. Proprio mentre Jessica stava per fare un passo verso l'albergo una voce la fece voltare. «Jessica? Sei proprio tu?» Fran era dietro di lei. «Fran!» Jessica iniziò a piangere e corse verso l'amica. «Sei viva! Mio dio, sei viva!» urlò Fran emozionata. «Mi sei mancata tantissimo!» rispose Jessica abbracciandola con tutte le sue forze. «Ma dove diavolo eri finita?»
«È una lunga storia, ti racconterò tutto...» prima che potesse finire i suoi genitori le corsero incontro, erano stati richiamati dalle urla. Vivien e Roger l'abbracciarono, finalmente la loro piccolina era salva. «Jess, sei viva! Pensavamo fossi morta, bambina mia!» Vivien aveva la voce rotta dal pianto. Jessica era talmente emozionata che non riusciva a parlare, stava succedendo tutto troppo in fretta. «Lasciatela respirare» disse Roger asciugandosi una lacrima.
Vincent stava osservando tutto poco distante, non voleva intromettersi. Ma quando si voltò e vide un ragazzo uscire di corsa dall'albergo, capì immediatamente chi fosse. «Jess! Jess! Fatti abbracciare!» Jason le andò incontro e cercò di abbracciala ma lei rimase immobile. Vincent constasse la mascella dalla rabbia.
«Cosa ci fai qui?» chiese lei tesa. «Fran mi ha chiamato, e io sono corso subito qui»
«Ma che gentile...» disse Jessica spendendo un'occhiataccia all'amica. Fran mosse le labbra scusandosi. «Chi è quel ragazzo?» chiese infine Vivien. Jessica si avvicinò a Vincent e lo presentò a tutti i presenti. «Sapete, Vincent e la sua famiglia, mi hanno salvato la vita» iniziò a raccontare, a grandi linee, tutto quello che aveva passato. «Vi ringrazio davvero di cuore! Sono disposto a pagarvi per quello che avete fatto» disse Roger stringendo la mano del ragazzo. «Non c'è bisogno, l'abbiamo fatto con piacere»
Tutti lo imitarono, ringraziando e complimentandosi con Vincent, tranne Jason, che lo fissava con sospetto. «Adesso vorrei salutare Vincent, potete lasciarci da soli?». Gli altri ritornarono in albergo, dicendole che l'avrebbero aspettata. «Cosa ci fa qui il tuo ex?» chiese Vincent quando furono da soli. «Colpa della mia amica»
«Sei in ottime mani, ma fai attenzione a Jason, ho visto come ti guardava»
«Lo so, non voglio penarci adesso» i due si abbracciarono. «Ricorderò per sempre quel bacio» sussurrò Vincent all'orecchio di lei. «Anch'io...» si divisero e quella volta sarebbe stata l'ultima. Vincent salì sul furgone, non gli erano mai piaciuti gli addii e preferiva che finisse in fretta. «Arrivederci, Jess»
«Arrivederci» Vincent partì, lasciando da sola Jessica. Lo stava perdendo davvero, ed era impotente. Fissò il furgone finché non scomparì dalla sua vista.

 

Jason stava osservando la scena dal portico dell'albergo, quel ragazzo non gli piaceva affatto. Aveva notato subito il modo in cui Jessica lo guardava. Mentre con lui si era dimostrata fredda e distaccata, ormai lo odiava. Come si permetteva di trattarlo in quel modo? Dopo tutto quello che aveva fatto per lei. Decise di farsi una camminata, non sopportava di vederla abbracciata a quel dannato contadino.
Camminò per dieci minuti, ritrovandosi davanti all'unico bar del paese. Decise di entrare, una birra lo avrebbe tirato su di morale.
Sedendosi al bancone del bar ordinò una birra, poi decise di chiedere al barista informazioni sulla famiglia Sullivan. L'altro rispose che non erano fatti suoi e che non andava in giro a sparlare delle persone. Jason lo maledisse mentalmente, ed iniziò a bere la birra. «Ehi, ragazzo, conosci i Sullivan?» chiese un uomo seduto in un angolo del bar. «In realtà no, non proprio» rispose Jason avvicinandosi all'uomo. Quando fu abbastanza vicino sentì la puzza di alcool che emanava. «Io li conosco bene, è gente poco affidabile»
«Dimmi quello che sai»
«Che ne dici se inizi tu? Magari mi offri anche una birra» Jason ci pensò su, ed accettò. Ordinò una seconda birra ed iniziò a raccontare quello che era successo. L'altro ascoltò con molta attenzione, annuendo ogni tanto. «Cazzate, il vecchio Buckster ti racconterà tutta la verità».

 

Spazio autrice:
Salve a tutti! Il quinto capitolo è pronto per voi, cosa ne pensate? Fatemelo sapere tramite una recensione. Come al solito ringrazio tutti quelli che leggeranno la mia storia :)

A presto,
MissKiddo

 

   
 
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