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Autore: tsubasa_rukia3    21/12/2015    0 recensioni
Estratto dal secondo capitolo:" C'era chi si nutriva di sesso, chi di gelosia, chi di sangue e chi semplicemente del dolore altrui. Tutti rispettavano la regola non scritta: uccidere SOLO se si viene scoperti.
A parte i caduti, fae abbastanza stupidi da essere stati corrotti dalla loro essenza sovrannaturale.
Per questo esistevano i Galath: per difendere la pace del mondo umano, o questa era la favola ufficiale dell'Agenzia. Jasmine, sapeva fin dall'inizio che gli umani non potevano combatterli ad armi pari, pertanto il lavoro sporco dovevano farlo quei bastardini usciti dai fae e unirsi all'Agenzia; altra scelta era la morte; ma la triste mietitrice, in un modo o in un altro, ti prendeva al suo fianco".
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una macchia di luce che si accendeva e si spegneva sulla finestranon vedeva nient'altroCuriosa di scoprire cosa producesse quella luce decise di avvicinarsi e vide una minuscola fatina scintillante che danzava leggiadra saltando di foglia in foglia.
Nessunafae era riuscita ad incantarla come quella minuscola fata.
Le aliecco cosa la affascinavanoSebbenefin da piccola fosse in grado di vederlisi era tenuta a debita distanzama in quel momento si sentì tranquilla nel seguirla nel fitto bosco.

Due generazioni dopo

Jasmine si apprestò a dare il colpo di grazia, prima di pulire, con un movimento stizzito, la sua fedele lama dal sangue di quell'abominio.
Non si accorse, di come un'ombra furtiva, alle sue spalle stette per attaccarla. 
Quest'ultima non aveva fatto i conti con il lupo, dal folto pelo, nascosto dietro ad una delle colonne della chiesa sconsacrata, che sadicamente affondò le sue zanne alla giugulare e tranciò la testa di netto.
«Tobias, lo sai che non voglio vederti mangiare», ricordò la donna, disgustata all'animale, mentre esso infieriva sul corpo e se ne cibava.
Si allontanò da quel macabro spettacolo, il suo compito era uccidere, non assistere ai pasti del suo partner.
Un guaito acuto la fece girare di scatto e quando lo fece elargì un linguaggio piuttosto squerrile per una donna, secondo alcuni.
Sotto i suoi occhi, il predatore era appena diventato la preda.
Con calma glaciale sfoderò i suoi fedeli pugnali e ne lanciò due, mirando rispettivamente al cuore e ad un'occhio. Mentre la creatura, che aveva appena ucciso il lupo, li scansava, Jasmine saltò a cavalcioni su di essa e con un grido spezzò le ossa del collo. Non soddisfatta, iniziò una macabra melodia con le altre parti del copro dopo aver estratto a mani nude il cuore ancora palpitante.
Guardò Tobias, tornato alle sue sembianze umane, divenuto il solito scorbutico di mezza età che conosceva. Normalmente, senza un braccio si sarebbe salvato, ma quelle infide creature avevano la saliva e il sangue velenosi.
Fece un cenno alla sua compagna e Jasmine rispose con un piccolo inchino del capo.
«Mi mancherai, piccolo bastardino», confessò usando il nomignolo che gli aveva affibbiato da quando lo aveva incontrato la prima volta, cinque anni or sono.
La lame, incisero il cuore e una tempia, regalandogli una morte veloce e indolore. La donna non avrebbe mai più potuto udire il suo ringraziamento.
Facendo suonare i tacchi contro la dura pietra, lasciò il compito di ripulire alla squadra specializzata, I Pulitori, che sarebbe arrivata lì in pochi minuti. Non ci teneva ad incontrarli, quelle larve disgustose ingoiavano qualsiasi cosa.

Si lavò dal sangue e si cambiò i vestiti, sembrando una comune donna sulla trentina che stava uscendo a fare baldoria. Nessuno avrebbe mai notato le lame, sottili come spilli, nascoste nell'interno coscia o gli spilli avvelenati che si celavano nelle ricuciture del reggiseno.
Jasmine, raccogliendo la sua chioma color ruggine in una coda alta e senza truccarsi, indossò gli stivali in pelle e si diresse verso il suo locale preferito.
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«Tesoro, questo è il tuo terzo Black Lagoon, nel giro di un quarto d'ora. Non voglio doverti trascinare a casa», la rimproverò bonario il barista.
«Sta zitto, Antonio!», lo rimproverò sbattendo il bicchiere sul bancone, «E dammene un altro!», ordinò leggermente brilla.
«Un bicchiere di quella roba contiene 43 gradi alcolici!», le ricordò preparando un'altra dose di quel veleno, «Dovrei chiamarlo Black Poison...», rifletté mentre le porse un tulipano pieno di un liquido scuro come la pece.
«Fidati, Tony, il nome che ha adesso va più che bene. Sto sprofondando in una laguna nera, senza riemergerne più», confessò prima di bere il bicchiere a goccia.
«Ehi, bellezza, ti va di divertirti?», biasicò una voce aliticcia.
«Lo stavo facendo finché non sei arrivato tu», gli confessò facendo un cenno al barista per un'altra dose di veleno. Non le importava affatto del mal di testa che si sarebbe ritrovata la mattina.
«Eh, dai...», insistette, facendo l'errore di poggiare una mano sul braccio nudo della femmina. 
Antonio sospirò, chiamando l'assistente col capo, sapendo già come sarebbe finita.
Come previsto, l'uomo svenne dopo pochi istanti, facendo un grande rumore e subito fu scortato fuori da Marco, l'assistente barista.
Antonio porse un altro Black Lagoon a Jasmine, in silenzio, tenendola d'occhio per il resto della nottata.
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Quello che aveva in testa non era un uragano. No, era il figlio di un terremoto ed una frana, dentro una grotta cava cosicché ogni singolo rumore percepito dalle sue povere orecchie sarebbe stato amplificato fino a romperle la testa. Per non parlare della continua sete e del senso di nausea, senza dimenticare gli occhi gonfi per carenza di sonno.

Senza salutare i suoi colleghi, si diresse verso l'ufficio del capo, nonché colui che l'aveva addestrata e cresciuta come una figlia.
Maximilian era un uomo burbero, discendente di un fae della pietra, pertanto quando si arrabbiava scatenava piccoli terremoti. Il problema, era che in presenza di Jasmine lo faceva abbastanza spesso.
«JASMINE!», urlò appena questa varcò la porta. Per la potenza della voce, in quelle sue particolari condizioni, indietreggiò di tre passi prima di decidere di entrare, conscia che scappando avrebbe solo rimandato l'inevitabile.
«Buon giorno, Capo», sebbene l'uomo era sprovvisto di orecchie ci sentiva meglio degli umani.
«PERCHÉ CAZZO NON SEI VENUTA A FARMI RAPPORTO IERI, DOPO LA MISSIONE?», sbraitò la fonte dei suoi insulti peggiori.
«Perché, non ero dell'umore adatto», rispose sincera tappandosi le orecchie, sebbene non sarebbero servite molto allo scopo.
Fu leggermente sorpreso dell'atteggiamento remissivo e quasi non la fece uscire per mandarla a smaltire l'evidente sbornia, quasi.
«FIGLIA DI UN GOLEM! È IL TUO TERZO PARTNER CHE MUORE NEL TUO TURNO! ORA NESSUNO VUOLE FARE COPPIA CON TE!», si lamentò.
«E IO TI AVEVO DETTO, FIN DALLA PRIMA MISSIONE CHE POTEVO FARCELA DA SOLA! NON HO BISOGNO DI UN BEL TUBO PER UCCIDERE DELLE SCHIFOSE SANGUISUGHE PARANORMALI!», urlò anche lei esasperata, provocando un dolore atroce alle sue tempie, ma ben decisa a non retrocedere.
«PER LA REGINA DI TUTTI GLI GNOMI! CONOSCI LE REGOLE DELL'AGENZIA! SOLO I LIVELLI SS VANNO IN MISSIONE IN SOLITARIA!», ricordò quello che era il frutto di precedenti dispute.
«ALLORA FATEMI FARE L'ESAME! COSA È QUESTA CAZZATA DEI QUINDICI ANNI DI ESPERIENZA SUL CAMPO?! SONO UNA DANNATA LIVELLO S! LA PIÙ GIOVANE DELLA MIA ETÀ E IL DIAMANTE DELL'AGENZIA!», urlò stringendo le dita nelle maniche dello spolverino in pelle.
«Ne sei sicura?», chiese con una scintilla negli occhi. La cacciatrice fu spaventata dal sorriso malizioso del capo e del suo repentino cambio d'umore, nessuno dei due era un buon segno. Anzi, presagivano una sciagura per lei e anche bella grossa se posti nello stesso momento e sulla stessa faccia .
«Cosa hai architettato questa volta?», domandò, non volendo sapere la risposta.
«Entra pure!», ordinò Maximilian allargando il sorriso, questo provocò un brivido di paura lungo la schiena della donna. Lei, che non provava paura nemmeno davanti ad un Incubus.
Dalla porta dietro le sue spalle, fece l'ingresso un uomo, apparentemente, sulla tarda ventina. Non sapendo con quale razza si era mischiata la sua famiglia, non poteva capire se l'età che dimostrava coincideva con quella vissuta. 
I capelli corvini erano legati in un piccolo codino, mentre un filo di barba regolare circondava i dintorni della sua mascella squadrata, il naso pronunciato si armonizzava con le spesse sopracciglia, mentre le labbra sottili e violacee erano attraversate da una bianca cicatrice trasversale. Jasmine non lo guardò negli occhi, anche perché essi erano nascosti dietro una barriera scura di plastica. L'unico punto a suo favore era l'abbigliamento: interamente in pelle di daino. Lo sentiva, l'odore dei trattamenti all'antica le stuzzicava leggermente il naso. Nonostante quelle vesti, ad ogni suo minimo movimento avvertiva la musculatura, mettendola in guardia della sua potenza; ma ciò che più di tutto la mise in allarme fu l'odore di vaniglia che lo circondava, l'odore dei sigilli.
«Jasmine, ti presento il tuo nuovo e ultimo partner. Tratta bene il nostro nuovo acquisto, Borislav Anton», sentendo nominare il suo nome si avvicinò e porse una mano alla donna dai capelli color papavero.
«Per favore, chiamatemi Andrej», chiese con tono gentile, con quell'accento roco. Estremamente, profondo.
Jasmine era persa in fantasticherie tutt'altro che innoque quando fu richiamata dal suo tutore.
Evitando il contatto col nuovo arrivato sbatté le mani sulla scrivania completamente adirata, le guance avevano preso fuoco assecondando il suo umore.
«Ho detto che mi rifiuto di avere un partner! Sono una fotuttissima livello S!», ribatté per l'ennesima volta.
«Ah, dimenticavo di dirti che il tuo partner è un livello S+...», disse con estrema calma, assaporando l'espressione sconvolta della sua protetta. 
Non è possibileSi girò a guardare l'uomo, ma non notò nessun particolare potere.
«Oh, quasi dimenticavo. Questa è la vostra prossima missione», informò mentre Jasmine era intenta ad uccidere con lo sguardo l'intruso, «Una comune missione di rodaggio. Ci sono due Randagi nella provincia vicina, trovateli, uccideteli e tornate a fare rapporto. Ah, visto il vostro livello, penso che tre giorni siano più che sufficienti», insinuò velenoso prima di condurre fuori la coppia. Jasmine zitta e sottoschok e Andrej con il fascicolo della missione in mano.
Perché cazzo è contro le regole uccidere i colleghi della stessa agenzia?! Imprecò mentalmente mentre si dirigeva al bar personale dell'azienda a fare colazione. Volente o nolente avrebbe dimostrato la sua superiorità, se era realmente maledetta, entro pochi anni sarebbe morto in servizio. Tanto vale almeno conoscere il nome che verrà inciso nel momentorum.
Con questi allegri pensieri si preparò ad ordinare, conscia che il novellino la stava silenziosamente studiando.

  
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