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Autore: Duncneyforever    21/12/2015    4 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Un paio di occhi color ghiaccio, freddi come la neve, mi indagano suscettibili ai tratti dolci da sud europea, come se ritenesse un insulto la presenza d'una donna, per di più una straniera, in casa sua.  

Il comandante, che parlottava concitatamente con un sottufficiale, ha alzato un sopracciglio scuro, chiedendosi chi sia e perché sua qui. È alto, molto più di me che sono uno scricciolo, così poco conforme ai canoni di bellezza del Reich... 

- Fried, mi sta fissando. -

- Chiarirà il colonnello il motivo della tua partecipazione. Si conoscono, possono reputarsi amici. Hanno gli stessi occhi, non ti pare? Vuoti. - 

- Credevo fosse solo una mia impressione. - Sussurro, cercando di parlare il più silenziosamente possibile. 

- Anch'io. - Mi guarda negli occhi per dieci secondi buoni, abbozzando un sorriso. - I tuoi sono di tutt'altro stampo. -

- Non hanno nulla di speciale. - Colpita... è proprio questo uno dei miei punti più deboli. 

Io non ho nulla contro i miei occhi, trovo che siano profondi; una caratteristica molto importante, almeno per quel che riguarda me, ma non sono per nulla valorizzati, né apprezzati nel luogo in cui vivo, dove si prediligono occhi chiari, che costituiscono la " rarità ". 

Era la mia amica a ricevere complimenti riguardo ai suoi occhi azzurri " color mare ", mai io. 

E questo, nel corso del tempo, mi ha creato un po' di complessi. 

- No, sono affascinanti invece. Non ne ho mai visti di così... intensi. - Dolce e sincero come al solito.

Forse troppo. 

- Così mi fai arrossire - statuisco, cercando di coprirmi il volto con i capelli. 

- È una cosa brutta? - 

- Ti prego, non ti affezionare Fried. Ci conosciamo ancora da così poco... - Mi rivolge una tenera occhiata, prendendomi sotto braccio e accompagnandomi all'interno. 

Tuttora non saprei spiegarmi il perché di tante persone... A malapena riusciamo a farci spazio.

- Pensavo fosse solo un pranzo, non il Gran Ballo di corte. - Faccio presente, sgomitando per oltrepassare due uomini di grossa mole. La verità, è che si erano accostati loro, l'uno all'altro, per farmi dispetto. 

Infantile! Ma che siamo, all'asilo?!

- Herr Kommandant ama le cose in grande. - Sì sì, ho notato; non era previsto che venissi a contatto con così tante SS però. A Berlino, non avevo potuto identificare chi lo fosse o meno, ma qui gli invitati indossano l'uniforme con il Totenkopf, il teschio che certifica la loro appartenenza al temutissimo corpo d'élite. Sono assassini, tutti loro ed è angosciante trovarsi nella tana del lupo. 

Finalmente riesco a raggiungere un angolo tranquillo, nella saletta d'aspetto adiacente al soggiorno. 

- Fried? - 

- Sono qui. - Risponde, raggiungendomi. - Come fai a non sentirti a disagio, in mezzo a questi... signori... - Ho dovuto tenere a bada la lingua, temendo che qualcun altro potesse capirmi.  

- Sopporto. - Asserisce, guardandosi intorno, senza proferire parola. 

Io, sono senza parole. 

Le fotografie che rimiravo sui libri, le stesse foto che scrutavo con tanto interesse, si sono come materializzate davanti ai miei occhi. Lontane immagini, testimonianza di una realtà irraggiungibile, ora sono diventate parte della mia quotidianità. 

- Dio, svegliami... - 

- Hai detto qualcosa? - 

- Eh? Oh! No, niente di importante. - Balbetto, adombrandomi un poco.

- Penso sia meglio andare, comunque. - Suggerisce, facendosi strada verso la sala da pranzo. Si ferma in mezzo al corridoio, dopo essersi accorto che non mi sia smossa di un passo. - Vieni? - 

- Perché? Non si è smosso nessuno... - Ribatto, voltandomi per mostrargli la calca ancora compatta. 

- Quando si tratta di posti a sedere è sempre meglio affrettarsi, credimi. - 

- Va bene, sarà meglio muoversi allora. - Anche perché, se lui insiste così, ci dev’essere sicuramente una buona ragione. Io, dal canto mio, non vorrei assistere a qualche brutto spettacolo, ma non sono molto fiduciosa a riguardo.

C’è da dire che il tedesco abbia fatto di questa stanza un’arte: per quanto il pavimento a scacchiera possa accostarsi con eleganza alla tinta scura delle pareti,  il vero tocco di classe è dato indubbiamente dalla tappezzeria costituita da vere assi di legno, di sicuro molto costosa.

- Posso sedermi dove voglio? - Domando, accarezzando le rugosità grezze del legno... Castagno. 

Alla sua risposta affermativa, decido di sedermi nel mezzo, presumendo che Schneider e Schurmann si siedano all'altro capo della tavola. 

Ci sono molti posti, per quale strana avversione del destino dovrebbero sedersi accanto a me? 

- Ti prego siediti. - Lo richiamo, dopo aver avvertito il vociare di alcuni uomini. 

Fried annuisce, prendendo posto accanto a me. 

Presto tutti gli ospiti imitano il suo esempio, ma del padrone di casa non vi è ancora alcuna traccia. 

- Se non arriva si mangia comunque? - Arriva un profumo dalla cucina! Non vorrei che si freddasse... 

Il biondo si lascia scappare una risata, attirando l'attenzione dei presenti. 

Tutti ci fissano. Alcuni con curiosità, altri con sufficienza. 

Ma che abbiamo fatto? 

Il momento imbarazzante termina quando tre uomini fanno la loro entrata " trionfale " nella stanza. 

Tre sedie di fronte a noi sono rimaste vuote. Perché? Avevo calcolato tutto e invece... Ma è una congiura! 

- Tu! - Sibilo, serrando i pugni. 

È opera sua, ci scommetto la testa... 

- Ti sono mancato, ragazzina? -  

... La sua, però. 

 

  
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