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Autore: Amantide    21/12/2015    4 recensioni
AU [Percabeth] [Caleo] [Jasper] [Solangelo]
Annabeth è single, esattamente come lo sono le sue migliori amiche: Piper e Talia.
Sembra il presupposto ideale per organizzare una vacanza insieme al mare e rimuovere definitivamente il fantasma dell’ex fidanzato dalla sua vita. A sconvolgere quella che avrebbe dovuto essere una vacanza tranquilla ci penseranno Percy, Jason e Leo. Il primo è un bagnino affascinante che ha abbandonato la città e si è rifugiato al mare, dove conduce una vita sregolata lontano da tutti. Gli altri due sono amici da sempre, di quelli che viaggiano sempre in coppia e non perdono l’occasione di fare nuovi incontri, femminili soprattutto...
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason/Piper, Leo Valdez, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell'autrice: Ok, ci siamo, è di nuovo lunedì e voi non avete minimamente idea di tutto quello che accadrà in questa settimana (nella storia ovviamente). Spero di riuscire a sfruttare questi giorni di festa per portarmi avanti il più possibile con i capitoli successivi, ho tante idee e ci tengo a metterle giù al meglio quindi voi per ora godetevi questo capitolo e poi commentate che, lo sapete, i vostri commenti mi gasano e fungono da stimolo. Giuro che avrei voluto approfondire molto di più alcune cose che in questo capitolo sono solo accennate, ma cominciava ad allungarsi troppo... spero di trovare spazio nei capitoli successivi per dare ad ogni personaggio lo spazio che merita, quindi per favore non odiatemi. Auguro a tutti voi un Natale meraviglioso e spero per voi che sotto al vostro albero ci siano un sacco di libri con storie meravigliose pronte per essere lette, vissute ed amate.
 



 



Lunedì


 
 
Il lunedì si rivelò essere un giorno coperto e ventoso. Ciononostante, le ragazze non si fecero abbattere e raggiunsero la spiaggia sperando che il sole avrebbe fatto presto capolino dalle nubi.
Nonostante la brutta giornata la spiaggia era sempre uguale: i bambini scavavano buche nella sabbia, gli anziani facevano le parole crociate sotto l’ombrellone e Percy scrutava l’orizzonte in cima alla sua postazione mentre il Signor D si gustava la prima coca-cola del giorno comodamente seduto al bar con indosso una delle sue peggiori camicie.
Annabeth non poté fare a meno d’indugiare più del dovuto su Percy e puntualmente le sue amiche se ne accorsero e non persero l’occasione di prenderla in giro.
“Ti si consumeranno gli occhi a furia di guardarlo!” Le disse Piper ridendo.
Annabeth si affrettò a spostare lo sguardo, poi fece un gesto di stizza e disse: “Invece di prendermi in giro, perché non ci racconti un po’ com’è andata ieri sera con il tettomane?”
Piper scoppiò a ridere mentre Talia divenne bordeaux, non le riusciva per niente facile pensare a Piper e suo fratello che uscivano insieme.
“Avete fatto tardi per aver preso un semplice gelato…” adesso il tono di Annabeth era volutamente malizioso.
“No, no” fece Piper scuotendo il capo, “non è come pensi.”
“E allora come diavolo eh?” sbottò Talia, parecchio sollevata di sapere che tra loro non ci fosse stato nulla. Non era ancora sicura di volere Piper come cognata.
“Ok, lo ammetto. È andata molto meglio di come mi aspettassi, anzi, a dire il vero è andata molto bene.” Disse arrossendo lievemente.
Annabeth e Talia si scambiarono uno sguardo, ma fu Annabeth la prima a parlare.
“Scusa, stiamo parlando della stessa persona che ti ha toccato le tette appena gli si è presentata l’occasione?”
“Si, esatto, è veramente di mio fratello che stiamo parlando?” chiese Talia incredula.
“Credo di sì” ridacchiò Piper visibilmente imbarazzata.
La loro discussione fu interrotta dall’arrivo di una ragazza piuttosto alta e corpulenta che sbatté violentemente la borsa sul lettino dietro al loro mentre parlava al cellulare a voce esageratamente alta.
“Ma tu guarda se il primo giorno che arrivo al mare deve esserci questo tempo di merda!” Stava dicendo al suo interlocutore.
Talia scrollò le spalle. “Ecco a voi Clarisse La Rue” disse rivolta alle amiche. “Sembra simpatica” mentì Piper con un forzatissimo sorriso a trentadue denti.
“Come no” ironizzò Talia, “devi vedere dopo un paio di drink come diventa simpatica, detiene il record mondiale di discoteche da cui è stata buttata fuori a causa di una rissa.”
“Stavate parlando di me?” domandò Clarisse che aveva appena chiuso la chiamata.
“Eh già!” rispose Talia per poi fare le presentazioni. Clarisse stritolò sia la mano di Piper che quella di Annabeth, poi spiegò loro che aveva intenzione di organizzare una mega festa a casa sua per quella stessa sera e che erano tutte invitate.
“I miei non arriveranno pima di venerdì, il che significa che ho quattro interi giorni per spassarmela. Vedete di non mancare. Ah, Talia, vedi di dirlo anche a quell’imbecille di tuo fratello e a quel coglione di tuo cugino, più siamo più ci divertiamo.”
Talia annuì mentre Clarisse estraeva nuovamente il cellulare dalla borsa e attivava lo schermo. “Adesso creo l’evento su Facebook.” Disse entusiasta andando verso il bar.
“Addirittura l’evento su Facebook?” chiese Piper incredula.
“Tu non hai idea di quanto sia grande casa sua” le rispose Talia. “A dire il vero si tratta di una villa… con la piscina… e le vasche idromassaggio all’aperto.” Annabeth e Piper avevano sgranato gli occhi.
“Clarisse ha un carattere di merda però devo ammettere che le sue feste sono epiche.”
“Epiche?” le fece eco Piper. “Intendi tipo quelle feste che fanno nei film americani?”
“Qualcosa del genere…”
“Wow! Non vedo l’ora di questa sera. Ci andiamo vero?” domandò alle amiche con un tono che sembrava quasi una supplica.
“Assolutamente” disse Talia levando lo sguardo sul cugino, “ho un’unica paura…”
“Sarebbe?” domandò Annabeth che aveva notato la direzione del suo sguardo.
“Più le feste sono ricche e pompose, più alta è la probabilità di incontrarci Rachel… e non ho idea di come lui potrebbe reagire.”
 
Seduti al tavolo del bar, Jason, Leo e Grover stavano bevendo un caffè. Grover aveva tra le mani un mazzo di carte che stava mescolando con l’arte di un prestigiatore mentre Jason scrutava attentamente lo schermo del suo cellulare.
“Ragazzi!” Esclamò entusiasta, “stasera Clarisse dà una mega festa a casa sua! Ha appena creato l’evento su Facebook!”
“Davvero?” fecero gli altri due in coro.
“Sì, davvero!” Confermò Clarisse alle loro spalle. “Vedete di non mancare!” Aggiunse accendendosi una sigaretta mentre si allontanava.
“Cazzo! Una festa di Clarisse era proprio quello che ci voleva. Stasera vi voglio in splendida forma!” Li informò Jason scrutandoli attentamente.
“Potrei invitare Calypso!” Disse Leo con gli occhi che brillavano solo al pensiero. “Magari questa volta andrà meglio.” Jason e Grover si scambiarono uno sguardo ma non fecero in tempo a dire nulla perché Leo era già corso via dicendo che prima la invitava e meglio era.
In quel momento Percy li raggiunse al bar e occupò la sedia lasciata libera da Leo lasciandosi cadere di peso.
“Arriva pure quando vuoi! Era un’ora che ti stavamo aspettando per giocare a scopa!” Lo rimproverò Grover appoggiando il mazzo di carte sul tavolo. “Leo se n’è appena andato, quindi siamo un’altra volta in tre!”
“Grover, nel caso in cui non ti fosse ancora chiaro, io qui sto lavorando! Non posso mollare tutto perché tu hai voglia di giocare a carte!” Spiegò Percy passandosi una mano tra i capelli.
“Sei una palla!” Lo canzonò Grover stiracchiandosi.
“Ok, ora che avete finito di insultarvi possiamo parlare di cose serie?” Intervenne Jason che fino a quel momento era rimasto zitto.
Il ragazzo ebbe l’effetto desiderato perché entrambi i suoi amici si voltarono a guardarlo prestandogli attenzione.
“Percy, stasera c’è una mega festa da Clarisse…”
“No, Jason, no. Clarisse mi odia, lo sai! È meglio che io non mi faccia vedere…”
“Sei tra gli invitati” tagliò corto Jason mostrandogli la pagina Facebook dell’evento in cui figurava anche il suo nome. Percy sbuffò.
“Jason, avrà invitato tutte le persone che conosce… è qui in spiaggia, se avesse voluto invitarmi me l’avrebbe detto.”
“A dire il vero ha detto a me di invitarti.”  Annunciò Talia sedendosi al loro tavolo con una birra tra le mani.
“Ok, non hai scuse” sentenziò Grover riprendendo in mano il mazzo di carte. “Adesso che siamo quattro giochiamo?”
“A cosa?” chiese Talia curiosa.
“A niente” tagliò corto Jason. “Stavamo parlando di cose da uomini prima che tu arrivassi…”
“Ok, qualcosa mi dice che tra le cose da uomini rientrano anche le mie amiche… quindi è meglio che me ne vada.” E così dicendo si allontanò facendo la linguaccia al fratello.
“Di cosa stava parlando?” Chiese Percy scrutando il cugino con i suoi occhi verdi.
“Stava parlando del fatto che mentre ieri voi siete andati a letto con le galline perché eravate troppo stanchi per fare altro, il sottoscritto è uscito con Piper.” Spiegò Jason con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia.
“Alt, fermi un secondo” disse Grover posando sul tavolo il mazzo di carte, “Piper non è quella con le tettone che hai palpato l’altra sera?”
“Sì, è proprio quella” gli confermò Percy ridacchiando.
 
Come aveva giustamente detto Talia, il termine casa, per definire la dimora della famiglia La Rue, era decisamente riduttivo; Piper se ne rese conto subito. Si trattava, infatti, di un’antica villa ottocentesca perfettamente conservata e restaurata, avvolta da un grande giardino curato in ogni minimo dettaglio, e la cosa più assurda è che lei stava percorrendo il vialetto di una villa tanto lussuosa con ai piedi le infradito e in spalla una borsa di paglia contenente l’asciugamano e poco altro. Nonostante avesse fatto di tutto per sfoderare pochette e tacco dodici, Talia era stata chiara: “le feste a casa di Clarisse hanno sempre un solo dress code: costume e infradito!” E con quelle parole l’aveva convinta a riporre tubino e accessori sbrilluccicanti nell’armadio.
“Guarda la piscina!” Esclamò Annabeth rifilandole una gomitata non appena varcarono i cancelli. Quando Clarisse aveva parlato di piscina, la sua mente aveva subito pensato alla tradizionale piscina olimpionica, ma quella che aveva davanti non ci assomigliava minimamente.  Si trattava di una piscina dalla forma irregolare, con l’ingresso in acqua graduale, tanto che era possibile entrarci scendendo dei gradini in muratura che proseguivano fin sul fondo. Lungo il perimetro svettavano statue neoclassiche, come aveva prontamente notato Annabeth, e siepi potate a forma di animale da qualche giardiniere sicuramente ben pagato.
“Guardate!” Esclamò Talia additando un paio di ragazzi che stavano sorseggiando della sangria seduti sui gradini della piscina, “Grover e Frank sono già arrivati!” E così dicendo si trascinò dietro le amiche correndo nella loro direzione.
“Ditemi subito dov’è la sangria!”
“Ciao Talia!” la salutò Grover mentre Frank si limitava ad un gesto della mano, “la trovi sul tavolo laggiù, è davvero ottima!”
“Bene, io vado a prenderne tre bicchieri, voi aspettatemi pure qui.”
Piper e Annabeth si scambiarono uno sguardo poi entrambe si sfilarono il copricostume e si sedettero per metà a mollo nella piscina accanto ai ragazzi.
“C’è veramente un sacco di gente!” commentò Piper guardandosi intorno. “Non ho nemmeno visto Clarisse!”
“Sarà in giro da qualche parte, vedrai che salterà fuori! E comunque fidati, la maggior parte della gente deve ancora arrivare!” Spiegò Frank sorseggiando la sangria.
“Compresi i vostri uomini!” Le provocò Grover ridacchiando.
In un attimo Piper divenne bordeaux mentre Annabeth s’irrigidì e si affrettò a dire: “non so di chi parli!”
“Credo si riferisca a quei due che stanno scavalcando i cancelli!” Disse Frank additando due figure lontane un attimo prima di scoppiare a ridere.
“Ma il cancello è aperto!” Commentò Piper in tono preoccupato mentre osservava Jason lanciare lo zaino al di là della cancellata un momento prima di cominciare ad arrampicarsi per raggiungere Percy che era già in cima e si apprestava a scavalcare.
“Ma sono pazzi?” si lasciò scappare Annabeth che non riusciva a fare a meno di guardare la scena, “quei cancelli saranno alti almeno tre metri.”
“Non sono pazzi” intervenne la voce di Talia di ritorno con la sangria, “sono deficienti. I primi anni Clarisse non li invitava mai alle sue feste, e loro puntualmente si imbucavano scavalcando quel cancello in quell’esatto punto, da allora non hanno mai smesso, anche quando Clarisse ha cominciato ad invitarli ufficialmente, cosa che tra l’altro penso abbia fatto solo per evitare che si spezzassero l’osso del collo cadendo da lì. Ormai dicono che è una tradizione, si ostinano a voler scavalcare tutti gli anni. Valli a capire!”
In quel momento Percy e Jason saltarono giù dalla cancellata atterrando in contemporanea sul prato e Grover fece un urlo per attirare la loro attenzione. Annabeth vide Percy raccogliere lo zaino e voltarsi nella loro direzione e non poté fare a meno di notare quanto fosse bello. Aveva i muscoli delle braccia ancora gonfi per lo sforzo, i capelli scombinati e un sorriso strafottente stampato in faccia. Si stavano avvicinando a passo spedito quando una ragazza dai capelli biondissimi tagliò loro la strada e prese Percy a braccetto appoggiandosi alla sua spalla. Jason la salutò con un gesto della mano e continuò a camminare verso di loro, mentre la ragazza guidò Percy in un’altra direzione. Annabeth la sentì squittire qualcosa di stupido mentre le si attorcigliava lo stomaco per il nervoso. Com’era possibile che Percy fosse sempre circondato da oche?
Quando tornò a voltarsi verso gli altri, Piper la stava fissando ridendo sotto i baffi.
“Se non ti conoscessi bene, direi che sei gelosa…” le sussurrò all’orecchio. Colta alla sprovvista e non sapendo come ribattere, Annabeth scoppiò a ridere di gusto. Fortunatamente, a salvarla da quella situazione imbarazzante, ci pensò Jason che prese posto accanto a Piper catturando tutta la sua attenzione. Annabeth studiò attentamente l’amica; quella mattina, quando aveva cercato di sapere qualcosa in più sulla sua serata, lei si era rivelata parecchio misteriosa, cosa che non aveva fatto altro che sollecitare la sua curiosità. La conosceva abbastanza da sapere che al primo appuntamento non poteva essere successo nulla, ma il suo essere così vaga e soprattutto il modo in cui stava guardando Jason parlavano abbastanza chiaro. Talia si ostinava a fare finta di niente, Annabeth notò che evitava volutamente di guardare nella loro direzione e sembrava tutta presa dalla conversazione che stava avendo con Frank. Decisa a lasciare Piper un po’ sola con Jason, nuotò quanto bastava per avvicinarsi agli altri tre e s’intrufolò il più educatamente possibile nella loro conversazione.
“Cosa vi raccontate di bello?” chiese sperando di non sembrare un’impicciona della peggior specie.
“Frank si è preso una cotta per una cliente del suo bar!” Spiegò Talia senza troppi giri di parole.
“Ma quale cotta!” Ribatté lui toccato sul vivo. “Ho detto solo che è carina.”
“Sì, l’hai detto, ma continui a guardarti intorno sperando che compaia da un momento all’altro, quindi è evidente che non la trovi semplicemente carina…” gli fece notare Grover che stava sgranocchiando la frutta rimasta sul fondo del suo bicchiere.
“Non so nemmeno come si chiama” ammise Frank, “le avrò servito da bere mille volte e non ho mai avuto il coraggio di chiederle il nome. E comunque non è come pensate voi… non sono cotto di lei!”
“Sì, certo, quindi immagino che non t’interesserà sapere che ha appena fatto il suo ingresso dal cancello principale a braccetto con uno!” Gli disse Talia curiosa di provocargli una reazione spontanea. Come previsto Frank si voltò di scatto per controllare se Talia dicesse la verità e l’espressione sul suo viso mutò improvvisamente.
“Scherzavo! La tua bella sta arrivando per davvero, ma è priva di accompagnatore.” Talia accompagnò quest’ultima frase con un occhiolino e non ci fu bisogno che aggiungesse altro perché Frank aveva colto l’antifona e stava già camminando verso di lei col petto gonfio.
“E così sarebbe quella la misteriosa fanciulla che ha rubato il cuore del nostro Frank?” disse Grover osservando la scena.
“Io non so cosa abbia rubato quella fanciulla, ma quello che è certo è che io andrò a procurarmi dell’altra sangria” annunciò Talia, poi rivolgendosi ad Annabeth aggiunse: “e tu verrai con me.”
“Ragazzi non ci credo!” Esclamò Jason facendo trasalire tutti quanti, comprese Annabeth e Talia che stavano uscendo dall’acqua. “Leo è riuscito a convincere la gelataia a venire alla festa!”
“Beh, dovresti essere contento per lui, è un tuo amico dopotutto!” Gli fece notare Piper osservando l’improbabile coppia avvicinarsi. Lei aveva i lunghi capelli corvini acconciati in una treccia e indossava un copricostume bianco che abbinato ai sandali alla schiava la faceva sembrare una dea greca. Aveva un aspetto etereo e il portamento e l’eleganza innata si contrapponevano alla perfezione al suo accompagnatore che era spettinato, aveva in spalla un vecchio zaino logoro e le trotterellava accanto come un cagnolino felice di andare al parco.
“Lo sono infatti!” disse Jason sincero, “ma avevo scommesso con Percy che non sarebbe riuscito a convincerla e adesso gli devo cinquanta euro!”
“Tranquillo, di questo passo non si accorgerà nemmeno della sua presenza” sbuffò Talia rimirando il bicchiere vuoto, “quell’ingrato non è nemmeno passato a salutarci!” E così dicendo cominciò a camminare seguita da Annabeth.
“Ehi!” protestò Grover uscendo dalla piscina, “non vorrete lasciarmi da solo con quei due piccioncini.” Sussurrò quando fu più vicino.
Talia fece un gesto di stizza. “Non me ne parlare per favore” disse a denti stretti. “Non so se sono contenta di questa cosa…”
Annabeth e Grover si scambiarono uno sguardo d’intesa e nessuno dei due osò più toccare l’argomento.
“Comincio ad essere preoccupata per Percy.” Ammise Talia cinque minuti più tardi sollevando una grossa anguria scavata da cui spuntavano una decina di cannucce colorate.
“Qualcuna delle sue spasimanti l’avrà rapito, sono cose che capitano quando sei il bagnino più figo del paese.” Ipotizzò Grover assaggiando il contenuto dell’anguria.
Annabeth deglutì cercando di non darlo a vedere. Era veramente come diceva Grover? Una di quelle stupide ochette che si rifacevano gli occhi a guardarlo in spiaggia aveva sequestrato Percy per tutta la serata?
Talia sbuffò. “Avete intenzione di aiutarmi con quest’affare oppure no?” si lagnò stremata dal peso dell’anguria. Grover prese l’enorme frutto e se lo caricò in spalla, poi si voltò e fece per tornare verso la piscina ma dopo un istante si rigirò verso Talia rovesciando parte del contenuto dell’anguria in testa ad Annabeth.
“Ma cosa cavolo…” si lamentò lei toccandosi i capelli appiccicosi.
“Stavo pensando” improvvisò Grover poggiando l’anguria sul tavolo accanto a loro. “Perché mai dovremmo dividere questa fantastica anguria con gli altri? Diamo noi il via alle danze!”
Annabeth era perplessa e Grover se ne accorse, così le fece segno di guardare alle sue spalle e lei finalmente capì. Nell’angolo più lontano dalla piscina Piper e Jason erano avvinghiati in un abbraccio e stavano limonando senza ritegno, ignari degli sguardi indiscreti che stavano attirando. Annabeth approvò l’idea di Grover di mantenere Talia impegnata affinché non se ne accorgesse e non appena lui diede il la ad una conversazione lei gli diede corda cercando di coinvolgere il più possibile Talia.
 
“Talia, sai dirmi dove trovo il bagno?” domandò Annabeth mezz’ora più tardi.
“Se entri da quella portafinestra è la prima porta sulla destra.” Disse lei indicandole la via.
“Ok, arrivo subito” e così dicendo s’incamminò recuperando le infradito e avvolgendosi un asciugamano intorno alla vita. Poco prima di entrare quasi si scontrò con la bionda che aveva sequestrato Percy per tutta la sera.
“Scusa” fece lei con voce stridula, “hai mica visto Percy Jackson? È un ragazzo alto, con i capelli scuri e gli occhi verdi, un bel pezzo di ragazzo per intenderci. Stavamo bevendo qualcosa insieme quando una scema dai capelli rossi lo ha urtato facendogli rovesciare addosso la sangria. Lui ha incominciato a farfugliare qualcosa e poi è sparito.”
“Mi spiace, non l’ho visto” tagliò corto Annabeth che faticava a sopportare quella voce così falsa e fastidiosa.
“Ah, ok, se dovessi vederlo digli che lo stavo cercando… sono Drew a proposito.”
“Annabeth” si presentò lei controvoglia mentre la vescica rischiava seriamente di esploderle. “Ora devo proprio andare.” Riprese a camminare a passo spedito e finalmente raggiunse la porta del bagno. L’aprì velocemente ed entrò nell’antibagno dove trovò Percy chino sul lavandino. Puzzava di alcol e non solo perché doveva averne ingerita una dose smisurata ma anche perché sulla maglietta esibiva una macchia violacea che non poteva essere altro che sangria.
“Ah, sei qui… fuori c’è una bionda che ti aspetta.” Disse in tono asciutto. Lui non disse niente e la cosa irritò Annabeth che gli si avvicinò minacciosa, decisa a strappargli una risposta. Fu solo quando gli fu più vicina che notò che aveva una mano avvolta in una tonnellata di carta igienica sporca di sangue e la stringeva contro al petto soffocando dei gemiti.
“Percy!” Esclamò poggiandogli una mano sulla spalla, improvvisamente spaventata. “Cos’è successo?” Lui fece un respiro profondo e disse: “niente, va tutto bene.”
“Hai una mano che sanguina, non va tutto bene.” gli fece notare lei preoccupata. “Senti, adesso io vado in bagno e quando esco tu mi spieghi cosa cavolo è successo.”
“Ho, ho solo tirato un pugno al muro ok?” ammise lui un minuto più tardi.
“Non mi sembra una cosa normale tirare pugni al muro.” Osservò lei mentre, lavandosi le mani, notava una bottiglia di gin rigorosamente vuota appoggiata ai margini del lavandino.
“Tu mi vieni a parlare di cosa è normale e cosa non lo è? Ti ricordo che ti sei incazzata per le brioches e che mi hai preso a pugni per aver cercato di baciarti, quindi non so chi è più normale tra di noi onestamente…” sbraitò lui appoggiando la schiena al muro, la mano sempre stretta al petto. Annabeth notò che stava tremando, ed era impossibile che tremasse a causa del freddo visto che quella sera la temperatura non era mai scesa sotto i trenta gradi. Lui se ne rese conto e fece del suo meglio per distogliere lo sguardo, visibilmente in imbarazzo.
“Senti, scusa… non volevo urlarti contro. È solo che mi sento male, è meglio che tu vada, lasciami solo ti prego.”
“Quella è opera tua?” gli domandò indicando la bottiglia vuota.
Percy abbassò lo sguardo, evidentemente colpevole. Non provò nemmeno a negare, sapeva che quella di Annabeth era una domanda retorica.
“Può darsi” esalò concentrando tutta la sua attenzione alla mano sanguinante.
Annabeth lo fissava confusa, Percy sembrava seriamente a disagio e nonostante l’orgoglio non ce la faceva ad uscire da quel bagno facendo finta di niente.
“Va beh, visto che non te ne vai tu, me ne vado io!” sentenziò lui andando verso la porta.
“Aspetta!” Esclamò Annabeth bloccandolo, qualcosa era appena scattato nella sua testa. “È per Rachel?”
Lui non rispose, si liberò dalla presa di Annabeth con un gesto improvviso e fece per aprire la porta.
“Percy aspetta, Rachel è qui alla festa? È per questo che…”
“Devo andare a casa” tagliò corto lui evitando di rispondere, e così dicendo uscì dal bagno come una furia.
Annabeth rimase ferma sulla porta guardandolo allontanarsi. Era tremendamente combattuta; da un lato avrebbe voluto corrergli dietro per assicurarsi che superasse quel momento, dall’altro qualcosa le diceva di fregarsene, di continuare imperterrita sulla sua strada stando bene attenta a non farsi coinvolgere. Mentre rifletteva sul da farsi vide Drew in giardino, era sola e stringeva tra le mani un bicchiere di sangria, il suo sguardo continuava a vagare tra folla in cerca di Percy e solo in quel momento Annabeth decise cosa fare.
“Percy aspetta!” Gli gridò dietro correndo per raggiungerlo.
“Ti ho detto di lasciarmi stare” sbottò lui.
“Vuoi andare a casa? Ok, ma ti conviene recuperare lo zaino con le chiavi a meno che tu non voglia dormire in mezzo alla strada.”
“Giusto” si limitò a dire lui con l’aria di un cane bastonato.
“Bene. Adesso dimmi… dov’è il tuo zaino?”
Percy sembrò rifletterci un istante, poi ammise: “non lo so”
Annabeth sbuffò, perché doveva essere tutto così difficile?
“Ok, forse è il caso di fare un salto in pronto soccorso” gli fece notare Annabeth dedicando uno sguardo preoccupato alla sua mano, “delle chiavi ci occuperemo più tardi.”
“No, no, niente pronto soccorso.”
“Percy, non so se te ne sei reso conto ma potresti esserti rotto una mano!”
“No, non è rotta” la rassicurò Percy ritrovando un barlume di lucidità.
“E tu come lo sai? Sei forse un dottore oltre che un esperto di meduse?” lo canzonò Annabeth incrociando le braccia al petto.
Percy si voltò di scatto e le si avvicinò con i nervi a fior di pelle. Si fermò ad un passo da lei, nonostante la sovrastasse in altezza di parecchi centimetri Annabeth si sforzò di non sembrare intimidita.
“Lo so perché mi sono già rotto una mano, e mi ricordo il dolore, questa è solo una botta.” Senza aggiungere altro Percy imboccò il vialetto che conduceva all’uscita. Annabeth esitò un momento, poi tornò verso la piscina a recuperare la sua borsa. Lì trovò Talia in condizioni pietose, il cocktail a base d’anguria doveva aver fatto effetto perché quando le spiegò cos’era successo a Percy scoppiò in una risatina acuta che non era per niente la sua. Annabeth sollevò lo sguardo in cerca di aiuto e vide Leo e Calypso che bevevano spumante e mangiavano fragole dentro all’idromassaggio, poco più in là, su una sedia a sdraio, Jason e Piper erano ancora impegnati ad esplorare l’uno la bocca dell’altro. L’unico che si salvava era Grover che fortunatamente identificò lo zaino di Percy e le assicurò che si sarebbe occupato di Talia.
 
“È già la seconda volta che t’inseguo fin sotto casa per restituirti le chiavi.” Disse Annabeth sbucando dal vicolo sorprendendo Percy davanti al portone di casa sua.
“Grazie” disse lui freddo.
“Adesso per favore mi fai vedere quella mano?” chiese lei non appena furono all’interno dell’appartamento.
Percy serrò la mascella e aggrottò la fronte. “Va bene” borbottò cominciando a srotolare la carta imbevuta di sangue che gli ricopriva la mano. Annabeth gli si avvicinò e la studiò con attenzione. Era gonfia, di un colore violaceo con delle sfumature tendenti al verde e le nocche erano completamente spaccate con il sangue rappreso ormai scuro e incrostato.
“Bel lavoro!” Ironizzò lei aprendo il freezer in cerca di un po’ di ghiaccio.
Lui sbuffò, stufo di essere rimproverato, poi finalmente si decise a parlare: “Annabeth, senti, io lo so perché sei qui, ma stasera non sono in grado di fare sesso, mi sento male e voglio solo chiudere gli occhi, quindi ora ti accompagno a casa e la finiamo qui.”
“È un modo carino per darmi della zoccola?” domandò lei indispettita.
Lui s’irrigidì, faticava a comprendere se lei fosse seria o meno.
“No, non mi permetterei mai, ma ho capito che per te sono solo quello che ti scopi, quindi se ti sei disturbata ad accompagnarmi fino a casa è solo perché speri di fare sesso anche stasera ma…”
“Ma per chi cavolo mi hai preso?” Gridò Annabeth, un’espressione disgustata dipinta in volto.
Percy era spiazzato, non era minimamente sua intenzione offenderla ma con il senno di poi si rese conto che avrebbe dovuto dar voce ai suoi pensieri in un modo diverso.
“Io me ne vado!” Annunciò lei recuperando le sue cose in fretta furia.
“Annabeth aspetta” Le posò una mano sulla spalla e lei si voltò di scatto. Era rossa in volto e aveva l’espressione ferita. Fece un paio di respiri profondi poi parlò di nuovo: “Se sono qui in questo momento è solo perché mi hai fatto tenerezza, ho capito che stavi veramente male e mi sono offerta di aiutarti come tu hai fatto con me quando mi ha punto la medusa. Ma se è veramente questo quello che pensi di me allora per quanto mi riguarda puoi anche stappare una altra bottiglia di gin e tracannartela tutta d’un fiato.”
Percy ascoltò ogni singola parola concentrandosi sui suoi occhi, aveva già notato quanto fossero belli, ma lo erano ancora di più quando lei si arrabbiava, perché brillavano e diventavano incredibilmente penetranti. La lasciò sfogare, poi, sfoderando gli occhi più dolci che gli riuscivano disse: “è un modo carino di darmi dell’alcolizzato?”
Lei cercò di trattenersi ma poi, con grande rammarico, si lasciò sfuggire un sorriso e gli diede un pugno sulla spalla.
“Quegli occhi dovrebbero essere illegali!” commentò lei guardandosi bene dall’incrociare il suo sguardo una seconda volta, anche se con la coda dell’occhio lo vide increspare le labbra nel suo tipico sorriso strafottente.
“Dovresti vedere i tuoi” sussurrò lui, e poi a voce più alta: “Beh… mi aiuti o no con questa mano?”
  
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