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Autore: Mymlen    22/12/2015    1 recensioni
Dopo la caduta di Voldemort, tutti gli studenti che, a causa della guerra e dell'arrivo dei Mangiamorte, non hanno potuto frequentare appropriatamente il settimo anno sono stati chiamati a ripeterlo. Il controllo del potere sta cambiano, fra i Serpeverde, ora che i capifamiglia purosangue più politicamente influenti sono stati assassinati o imprigionati - e Draco sta cercando di risollevare le sorti della famiglia Malfoy. Nella scuola, tutti stanno cercando di fare i conti con quello che è successo durante la guerra e ciò che essa li ha fatti diventare. Voldemort può anche essere morto, ma dire che tutto va bene sarebbe una bugia. [Traduzione a cura di GwenCassandra.]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Erano passate due settimane dall’inizio dell’anno scolastico e Harry provava ancora una strana sensazione nell’indossare l’uniforme. Si sentiva stupido, come un adulto che si finge bambino – come se stesse diventando calvo, l’uniforme fosse troppo piccola e tutti potessero notarlo, facendo però finta di niente. In ogni caso, lui stesso aveva avuto problemi a distinguere i ripetenti del settimo anno dagli alunni in corso, quindi probabilmente si stava solo immaginando tutto. 
D’altro canto, passando accanto a certe classi, aveva notato gli sguardi cupi di alcuni studenti più giovani – ed erano semplicemente sbagliate, su volti della loro età.
Pensò che comunque, non appena si sarebbe abituato a tutto ciò, sarebbe stato felice di essere tornato. Gli piaceva condividere di nuovo la stanza con Ron, Neville, Seamus e Dean. Sembrava quasi di essere tornati a prima della guerra, a parte la nuova abitudine di silenziare i letti con un incantesimo durante la notte, così da non essere svegliati ogni volta qualcuno di loro avesse avuto un incubo.

“Tu vieni, Harry?”
Ron e gli altri lo stavano aspettando accanto alla porta.
“Sì, solo un momento,” rispose.
Finì di allacciarsi le scarpe e scesero tutti le scale, dirigendosi verso la Sala Grande per fare colazione.
Non se l’era immaginato – Hogwarts era diversa, quell’anno. Per prima cosa, la divisione fra Case sembrava essersi indebolita significativamente. Harry e i suoi compagni trovarono posto al tavolo Grifondoro, ma attorno a loro c’erano tanti stemmi e cravatte blu e gialli quanti ve ne fossero di rossi.
Harry suppose che dovesse trattarsi dei membri dell’Esercito di Silente, che si era riformato, in sua assenza, sotto la guida di Ginny, Neville e Luna. Riconobbe alcuni ragazzi del vecchio gruppo, ma tanti altri erano nuovi e tutti interagivano fra loro in modi molto differenti. Fu quando vide i suoi amici radunati in quel modo, che divenne ovvio, per lui, quante cose fossero accadute mentre non c’era.
Seamus sembrava più vicino a Neville e Luna di quanto fosse mai stato Harry, che, tra l'altro, era rimasto sorpreso quando , durante l'estate, Cho aveva visitato La Tana – evidentemente, lei e Ginny erano amiche. E ora che le persone si sedevano ignorando la divisione per Case, sembrava strano che in precedenza fosse stato diverso. In fondo, non era mai esistita una vera e propria regola riguardo al tavolo da scegliere, a parte per i banchetti di inizio e fine anno, lo Smistamento e l’annuncio del vincitore della Coppa delle Case.
Così, quello era uno dei cambiamenti. C’erano diversi aspetti quasi insopportabilmente normali, nel tornare a scuola. Avevano rattoppato il castello durante l’estate e difficilmente si notavano segni della battaglia. Gli studenti del primo anno si perdevano girando per i piani superiori, i Prefetti si perdevano a loro volta cercando di trovarli e, accanto a lui, Ron e Hermione stavano battibeccando riguardo ai compiti, con un tono di voce leggermente troppo alto per una tranquilla conversazione mattutina.
“Per l’ultima volta, Ron, no, non puoi copiare il mio tema!”
“Non lo voglio copiare, voglio solo dargli un’occhiata – almeno all’introduzione. Potresti aiutarmi con l’introduzione.”
“Dopo l’anno scorso si presume che tu sia in grado di scrivere un paio di pagine riguardo la difesa contro le Arti Oscure. E dai, Ron, non abbiamo fatto altro.”
“Sì, ma quella era pratica, questa è teoria. Odio la teoria.”
“Perfetto, allora è bene che tu lo faccia da solo così da poter migliorare, no?” rispose Hermione, trionfante.
Ron si sporse e le diede un bacio sulla guancia – e sì, quella parte era una novità.
“Ti prego?” disse.
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
“No e ancora no.”
“E’ strano che abbiano permesso ai Mangiamorte di tornare, no?” commentò Ernie Macmillan.
Stava guardando oltre la spalla di Harry, verso il tavolo Serpeverde.
“Non sono Mangiamorte,” disse Padma.
“Lo so, ma è ciò che hanno in comune, ecco perché si isolano così.”
Harry si girò per guardare il tavolo Serpeverde. Era quello con meno studenti ed era ancora decorato dai soli verde e argento.
“No, non è vero. I figli dei Mangiamorte non sono tornati.”
“Alcuni sì.”
Tipo Draco Malfoy. Harry poteva vedere il ragazzo biondo mentre se ne stava seduto con altri due ripetenti del settimo anno, conversando con due ragazze che davano le spalle ad Harry.
Era rimasto sorpreso nel vederlo sul treno, nonostante sapesse della sua scarcerazione. Harry era stato chiamato a testimoniare nei processi di Malfoy e della madre, e aveva raccontato di quando il ragazzo aveva mentito per lui. Aveva anche rivelato che Draco aveva abbassato la bacchetta, sulla Torre d’Astronomia, e si era sorpreso di ricordarselo. Comunque, le sue dichiarazioni non erano servite a molto. L'elemento più rilevante del processo era stata l'età del giovane Malfoy quando aveva preso il Marchio: era minorenne al momento della maggior parte dei crimini commessi, e aveva subito forti pressioni da parte della sua famiglia perché si unisse al Signore Oscuro. Il numero dei voti a suo favore era stato più o meno equivalente a quello dei voti a suo sfavore. Rammentò che ci era voluto molto tempo per contare tutte le mani alzate. Ciò che aveva diviso Draco Malfoy da una sentenza a vita ad Azkaban erano stati tre voti. Non che avesse mostrato interessamento; durante il processo era stato praticamente irriconoscibile per Harry. La sua carnagione era spenta, quasi grigia, i suoi occhi infossati e i suoi zigomi erano parsi sul punto di squarciare la pelle da un momento all’altro. A Harry ricordò l’aspetto che aveva avuto Sirius quando si erano incontrati per la prima volta.
I capelli di Draco erano arruffati e sporchi, molto lontani dalla morbida seta che Harry si era aspettato di vedere, e tutta la sua arroganza, la sicurezza in se stesso che di solito emanava erano state spazzate via: davanti a loro si erano ritrovati un ragazzo dall’espressione vuota e occhi morti, ciechi. La sua voce era stata monotona nel rispondere alle domande, e Harry aveva sospettato che fosse completamente indifferente al processo, se solo non si fosse irrigidito ogni volta che venivano menzionati i Dissennatori, con una reazione più istintiva che consapevole.
Quando avevano letto le accuse, avevano anche rivelato che Malfoy si era dato alla macchia per un paio di settimane, dopo la battaglia di Hogwarts, e che, prima del processo, era stato tenuto in custodia sotto il controllo dei Dissennatori per una settimana. Harry sapeva più che bene quale effetto i Dissennatori potessero avere sulle persone, ma mai avrebbe pensato che fosse possibile ridursi in quello stato in così poco tempo.
Il Malfoy che aveva davanti agli occhi in quel momento era completamente diverso rispetto a quello del processo, forse appena più magro del solito – non che fosse tanto evidente da saltare all’occhio.
“Penso stiano cercando di prendere le distanze dai loro genitori. Insomma, mi sembra che i Serpeverde siano gli studenti che più si applicato in Babbanologia”.
Ginny sbuffò.
“Oh, certo, si impegnano in una materia obbligatoria, sono tutti cambiati, perché non perdonarli per quello che hanno fatto l’anno scorso.”
“Non essere cattiva, Ginny,” disse Hannah.
“Scusatemi,” mormorò Ginny, passandosi una mano fra i capelli. “Ho passato una notte terribile. Non volevo essere acida”.
Hermione scrollò le spalle.
“Non importa.”
Neville si alzò in piedi.
“Io vado a lezione, qualcuno viene con me?”
I Serpeverde e i Grifondoro avevano lezione di Trasfigurazione insieme, quell’anno. Veniva ancora insegnata dalla professoressa McGranitt; a quanto pare, non erano riusciti a trovare un sostituto – o, forse, era stata la professoressa a non essere in grado di abbandonare l’insegnamento. C’erano dei precedenti di preside che avevano continuato ad insegnare, Silente era stato semplicemente troppo impegnato con la sua attività politica per avere la possibilità di farlo.


Sarebbe stata anche la prima lezione di Trasfigurazione di Draco, quell’anno. Il piano consisteva nel concentrarsi in tutti i corsi, fare i compiti e lavorare il giusto per prendere buoni voti – così da bilanciare la cattiva nomea di Malfoy. Comunque, il suo coraggio o sicurezza – o qualunque cosa fosse – gli era venuto meno, ultimamente, ed aveva saltato le prime lezioni di Trasfigurazione. Era stato uno stupido, ma sarebbe stato comunque tardi per provare a fare una buona impressione sull’insegnante. Quindi si sedette in fondo alla classe e sperò di poter riparare alla sua assenza in qualche modo, nel tempo. Aveva seguito le stesse lezioni l’anno precedente, quindi conosceva già il programma. Stava sfogliando le pagine del libro quando alzò lo sguardo e notò che Potter lo fissava. Alzò un sopracciglio e l’altro ragazzo si girò subito.
Potter era un altro dei suoi problemi.
Draco aveva capito di poter risalire gli scalini della gerarchia Serpeverde durante l’anno, in un modo o nell’altro. Blaise non sarebbe riuscito a mantenere il pugno di ferro e, nonostante non avesse mai avuto molto a che fare con Nott, era sicuro che sarebbe riuscito a farselo alleato. Non gli interessava un legame sincero, fondato sulla consapevolezza di essere entrambi figli ormai senza padri, di sicuro, ma a Nott erano rimasti più membri della famiglia in libertà e veniva da una nobile e antica stirpe politicamente molto influente – sarebbe stato un importante alleato, se fossero stati in grado di superare la pessima reputazione associata ai Mangiamorte. In quel campo, Nott se la stava cavando assai meglio di Draco: anche i più stupidi Grifondoro sembravano essere in grado di distinguere Nott da Cantakerous, diversamente da come accadeva con Draco e Lucius.
Comunque, la parte difficile sarebbe stata capire quanto potere politico avesse acquistato la fazione di Potter. Senza dubbio, i Paciock e i Bones avrebbero provato ad usare la notorietà dei loro parenti per migliorare la propria posizione, ma con ogni probabilità solo i veri e propri eroi sarebbero riusciti ad affermarsi. Era solo una questione di come sarebbero – o non sarebbero – stati in grado di gestire quel potere. Ad ogni modo, l’Esercito di Silente aveva formato dei combattenti e non dei politici, il che lo avvantaggiava. Non erano stati cresciuti come lui.
“Draco Malfoy,” chiamò una voce tagliente.
Restò visibilmente sorpreso – era rimasto intrappolato nei suoi pensieri e non aveva notato la professoressa entrare. Ella alzò lo sguardo dalla pergamena quando non lo sentì rispondere.
“Presente,” rispose.
“Sì, me ne ero accorta. Quale onore averti qui con noi, è da un po’ che non ti vedo. Ma forse non consideri questa materia alla tua altezza?”
“No, professoressa.”
“Bene, non voglio che qualcuno creda di essere esentato dalle lezioni, solo perché l'anno scorso ha potuto frequentare. Signor Malfoy, ci vediamo stasera in punizione, così che lei possa rimediare al lavoro perso.”
“Mi scusi?” la sua voce risuonò più di quanto non avrebbe dovuto.
“In punizione, signor Malfoy. Nel mio ufficio, alle nove.”
Strinse le labbra e non aggiunse altro.
“Theodore Nott?” continuò la McGranitt.
“Eccomi.”

Passò il resto della lezione a contrarsi sul libro, imparando abbastanza in fretta. Sperò che la McGranitt se ne fosse resa conto e che avesse cambiato idea riguardo la punizione – cosa che, ovviamente, non avvenne. 

   
 
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