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Autore: SamuelaXx    22/12/2015    0 recensioni
"Il leggero venticello era presente in quella fredda e fresca giornata d' inverno, mentre era intento a scostare le piccole ciocche bionde dal viso della ragazza bionda, che era seduta in silenzio, sopra una piccola e gelata banchina. Il vento impetuoso si insinuava fra le foglie degli alberi lì presenti, che avevano ormai perso il loro splendente colore verde, creando un suono rilassante, quasi soave alle orecchie della ragazza che era intenta a scrutare, con le sue iridi azzurre, l'impetuosa e slanciata figura del ragazzo lì presente, non riuscendo a distogliere lo sguardo da codesta bellezza. In quel momento non desiderava nulla, desiderava solamente penna e carta. Desiderava penna e carta non per disegnare il volto di quel ragazzo, desiderava penna e carta per scrivere di lui, marchiando con l'inchiostro nero, quelle dannate pagine bianche che emanavano tristezza e solitudine."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sin da quando era piccola, Indiana Rose Evans, aveva sempre avuto un debole per la scrittura. Già da quando le sue capacità intellettuali stavano per svilupparsi, la sua mano afferrava quella fragile penna dall'inchiostro nero e macchiava le innumerevoli pagine del suo quaderno, scrivendo tutte le lettere dell'alfabeto, una dietro l'altra, senza stancarsi mai.
La scrittura era sempre stata parte fondamentale della sua vita quotidiana, non c'era mai stato un giorno in cui le sue mani poco ossigenate non scrivevano su quei fogli così bianchi che emanavano tristezza e solitudine.Aveva sempre amato scrivere. Il verbo 'scrivere' le ricordava tanto il termine 'libertà', perché secondo il suo pensiero, scrivendo era libera, libera da tutto ciò che la circondava.
Non era mai stata una bambina come tutte le altre, lei era sempre stata diversa, sin da subito. Si capiva già dai suoi discorsi, dagli argomenti che tirava fuori, dalle storie che riusciva ad elaborare mentre si annoiava guardando quel bianco soffitto; lei era diversa, e non c'era cosa più bella di quella. Aveva tutto un suo fascino. Non andava correndo dalla mamma chiedendole una barbie o un bambolotto, no, lei correva dalla mamma chiedendo un libro, un quaderno, per viaggiare nel mondo della fantasia senza aver paura di nulla.
Crescendo si era accorta di questo piccolo particolare che faceva la differenza, si era resa conto che ormai l'unica cosa che voleva fare era scrivere, scrivere e scrivere. Aveva già deciso cosa avrebbe fatto da grande, ed era sicurissima che ce l'avrebbe fatta, nessuno poteva infrangere il suo sogno, perché lei credeva in esso, ci credeva veramente, non voleva che quella sua bravura fosse sprecata. Scriveva giorno e notte, senza stancarsi mai, raccontando su quei quaderni le storie che le giravano per la testa, confrontandosi con se stessa. Aveva un obbiettivo, e voleva raggiungerlo.
Le sue compagne di classe l'avevano sempre definita 'strana', e lei ne andava fiera di quell'aggettivo, forse perché, in fondo, lo era veramente, e le andava bene così.
Era solo una ragazza inglese che credeva nei suoi sogni, niente di più, niente di meno, voleva solamente raggiungere una meta.
Ma la sua più grande paura era:"Riuscirò mai a far diventare il mio sogno realtà?"
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Un forte venticello freddo e ghiacciante entrò dalla finestra semiaperta presente nel salotto di quel piccolo appartamento che aveva comprato due anni fa, a Seattle. Un brivido di freddo le risalì lungo la spina dorsale mentre afferrava i lembi della coperta che aveva messo precedentemente sulle sue gambe, alzandola ancor di più, coprendola completamente, mentre il freddo la inondava con la sua freddezza.
Le mani iniziavano a diventare gelide, e il suo labbro roseo e carnoso, che ormai era screpolato a causa dei suoi denti che lo mordevano ripetutamente, e del freddo, iniziava a tremare.
Il libro che aveva fra le mani, era ormai caduto a terra, ed il rumore causato da quell'azione, rimbombò in quella stanza.
Era abituata a quel clima così agghiacciante, viveva lì da già due anni, ma nonostante questo, quella giornata le sembrò una delle più fredde.
I suoi occhi, dalle iridi azzurre, osservavano ogni piccolo spazio di quell'appartamento, osservando anche il più piccolo particolare.
Aveva sempre adorato osservare le cose, fin da quando era piccola, trovava un certo fascino in questo. Era dell'idea che più osservava qualcosa, non lasciandosi sfuggire nessun particolare, più conosceva quella cosa affondo, più riusciva ad avere un contatto ravvicinato con essa. Ma non solo, adorava specialmente osservare le persone; loro si che erano interessanti. Le persone erano strane, complicate, diverse l'uno dall'altra, e lei voleva cercare di capirle, di capire ogni loro pensiero attraverso ogni loro gesto. Era difficile, ma non impossibile.
Un sospiro fuoriuscì dalle sue labbra mentre il suo sguardo si posava sulla finestra lì presente. E fu proprio in quel momento in cui iniziò a pensare a tutto, tutto ciò che le era accaduto.
Un senso di soddisfazione, estasi e felicità la pervase, ma anche la nostalgia prese il sopravvento.
Era lì, a Seattle, in una bellissima città con un un lavoro stupendo che le permetteva di fare quello che le piaceva di più, leggere e scrivere, ma qualcosa le mancava, qualcosa non era presente in quel momento.
Sentiva come un vuoto perforarle l'anima, e non riusciva a fare a meno di chiudere gli occhi per qualche minuto, cercando di cacciare via quella malinconia. Si era trasferita lì per un motivo, per realizzare il suo sogno, quello di diventare una scrittrice, e ci stava riuscendo, a piccoli passi, ma ci stava riuscendo, ma qualcosa la fermava, la bloccava. Le mancava la sua città, le mancava tutto quello che l'aveva accompagnata sin da bambina.
Sospirava e sospirava, come se cercasse di colmare quel vuoto.
C'era voluto un bel po' per abituarsi al posto in cui viveva. Non era stato facile all'inizio, tutto era diverso lì, compreso il clima che in quel periodo, non era uno dei migliori.
In quel momento le venivano in mente le strade di Londra, il profumo dei biscotti che si sentivano infondo alla strada a causa del panificio, la sua vicina di casa che ogni mattina, cordialmente, la salutava. Le nuvole grigie che contornavano il cielo, il sole che si vedeva a malapena, la leggera nebbia presente al mattino e l'accogliente pioggia che le dava il buongiorno appena sveglia.
Le mancava tutto di quel posto, le mancavano gli amici che aveva lasciato lì per inseguire il suo sogno, le mancava la madre, le mancavano persino tutti i parenti. Avrebbe speso oro per ritornare in quel posto, anche solo per un giorno, per cercare di vivere la sua vita come una volta.
Poteva lasciare tutto, abbandonare tutti i suoi progressi fatti negli anni, per ritornare nella sua città Natale?
Scosse la testa cercando di ritornare al presente, per lasciare quei sentimenti così malinconici.
I suoi piedi toccarono il freddo e gelido pavimento, prima di alzarsi completamente, camminando verso la sua piccola cucina insieme alla sua coperta.
Il libro aperto era ancora presente sul pavimento dal colore bianco, la tristezza era ancora presente nell'aria, seguita da un animo un po' pieno di speranza.
Magari, un giorno, avrebbe comprato quei biglietti, pronta per partire verso quella destinazione tanto desiderata da lei. Chi lo sa, il destino è strano, pieno di insicurezze, non si sa mai cosa esso riserverà per il nostro futuro.

   
 
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