Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: lucinda23    22/12/2015    2 recensioni
Questa è la semplice storia, secondo il mio punto di vista di come si sono incontrati Lyanna Stark e Rhaegar Targaryen e di come hanno vissuto la loro storia d'amore dal primo momento fino alla loro morte.
Dal primo capitolo :
"Correva, ormai sembravano ore che arrancava in mezzo alla neve, [...] il gelido vento del Nord le soffiava contro come se anche lui cercasse di riportarla a casa"
"- Andremo ad un torneo! - Lyanna aveva sempre sognato di partecipare ad un torneo, ma come concorrente vero e proprio"
Dai prossimi capitoli:
"- Siete voi... Il Cavaliere dell'albero che Ride, ma-ma... Siete una donna- - Senza offesa mio principe ma questa non è la più acuta delle osservazioni-"
"Lyanna non avrebbe mai pensato di potersi innamorare, ma quest'amore, il loro amore, avrebbe distrutto il regno, perché loro erano opposti ma si completavano, come il Ghiaccio e il Fuoco"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eddard Stark, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Robert Baratheon
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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The Knight of the Laughing Tree

 

Lyanna strabuzzò gli occhi, nel tentativo di a mettere a fuoco, nel buio della foresta, la figura che tra i cespugli, stava cercando di avvicinarsi a lei.
Naturalmente l'avevano seguita.
Certo, i suoi fratelli non avrebbero potuto, per una volta, fidarsi di lei e lasciarla da sola a pensare solo per qualche secondo. No, perché mai avrebbero dovuto farlo?! Del resto sarebbe certamente stata incolpata lei, per ciò che era successo, e non Benjen. In oltre, si sarebbe sicuramente dovuta sorbire una paternale sulla cattiva impressione che aveva dato della loro famiglia, davanti a metà del regno.
Sentì all'improvviso la rabbia ribollire e crescere dentro di se.
Senza pensare, si rivolse furiosa, verso la misteriosa figura, che credeva aver riconosciuto – Vattene via Ned! E' inutile cercare di convincermi, non tornerò a quello stupido banchetto! E giuro su tutti gli dei, che dovrà sciogliersi la Barriera prima che chieda scusa a quell'idiota di Benjen!
La figura uscì completamente dalla boscaglia, e Lyanna si rese conto che quello non era suo fratello. Poi pensò che quella giornata non sarebbe mai potuta andare peggio di così.
Davanti a lei, in tutta la sua bellezza e solennità, si ergeva il principe Rhaegar Targaryen, e la guardava con un misto di sgomento e divertimento. Probabilmente, perché aveva appena finito di gridare imprecazioni contro suo fratello.
Rimase a fissarlo meravigliata per qualche secondo, di tutte le persone possibili, mai avrebbe pensato che proprio lui l'avesse seguita. Lo sguardo del principe la percorse di nuovo, come aveva fatto quella sera durante il banchetto, i suoi occhi violetti sembravano quasi neri nel buio della notte.
All'improvviso il cuore di Lyanna iniziò a battere all'impazzata, si rese conto che erano completamente soli, in mezzo alla foresta dove nessuno avrebbe potuto vederli, dove non esistevano ne Robert, ne la sua famiglia, o i suoi obblighi da lady. Sentì l'impeto quasi irrefrenabile di avvicinarsi a lui, ma si rimproverò. Che diavolo le stava succedendo? Non avrebbe mai dovuto fare pensieri del genere, soprattutto visto che lui era sposato, e lei era promessa. In oltre, non poteva permettersi di farsi abbindolare così facilmente.
Cercò di ricomposi, e con tono duro disse – Che cosa ci fate voi qui? Perché mi avete seguita?
Non era stata molto cortese, ma era stanca e voleva delle riposte. E poi, perché mai lui avrebbe dovuto seguirla?
Il principe la guardò, quasi a disagio. Lyanna ne rimase sorpresa, non era di certo facile mettere a disagio un membro della famiglia reale.
– Io... Volevo assicurarmi che steste bene. – Rispose lui con aria titubante. C'era qualcosa nel suo tono di voce. Era come se fosse davvero preoccupato per lei, ma, allo stesso tempo, le stesse nascondendo una parte della verità.
– E perché mai dovreste essere preoccupato per me? Non mi conoscete neanche. – Era vero, anche se a Lyanna sembrava di conoscerlo da una vita intera, loro non si conoscevano, probabilmente lui non sapeva neanche chi fosse in realtà lei.
– Prima che... Beh, che scappaste nella foresta, ho visto che stavate piangendo. Con la mia canzone vi ho per caso turbata? Perché se è così, me ne dispiaccio, e mi scuso milady – Il principe aveva usato un tono cauto e gentile. Si comportava con lei, come se si fosse trovato davanti un animale selvatico, che da un momento all'altro sarebbe potuto scappare via. Se possibile questo la fece infuriare ancora di più. Anche se aveva buone intenzioni, nessuno lo autorizzava a comportarsi con lei come se fosse stata una ragazzina selvaggia e fuori di testa, cosa che probabilmente lui pensava.
– Molte lady piangono nel sentire le vostre canzoni, mio signore, questo non spiega il fatto che mi abbiate seguita. E poi, non chiamatemi mai più in quel modo, io non sono la lady di nessuno. – Concluse lei scandendo bene l'ultima frase.
– E allora come dovrei chiamarv, lady Stark?
Non c'era rabbia nelle sue parole, ma audacia, come se stessero giocando ad un gioco che lo divertiva parecchio. Lyanna si chiese come facesse a conoscere il nome della sua famiglia.
– Come sapete che sono una Stark? – Chiese lei.
– Non avete risposto alla mia domanda. – disse lui.
– Neanche voi, alla mia. – rispose lei di rimando. Forse quel gioco la divertiva più di quanto volesse ammettere.
Lui la fisso per un attimo come incantato dalla risposta sagace di lei – Il tavolo al quale eravate seduta, vi era impresso lo stemma del meta-lupo.
Lyanna si accorse che, per aver notato un così trascurabile dettaglio, doveva averla osservata più di quanto non se ne fosse resa conto. Cercò di non arrossire, nonostante l'imbarazzante constatazione, e rispose alla sua domanda.
– Lyanna... Chiamatemi Lyanna.
– E per rispondere alla vostra precedente domanda, Lyanna. Vi ho seguita perché c'era qualcosa di diverso in voi. Era come se il vostro pianto fosse indotto da ragione più profonda, rispetto a quella delle altre dame, come se il vostro dolore fosse incolmabile e reale, mi dispiaccio di avervi causato una tale sofferenza. E se non sono troppo indiscreto, posso permettermi di chiedervi, da cosa deriva tale sofferenza?
A quella domanda Lyanna sentì il respiro mancarle. Era come se fosse tornata al momento in cui il principe aveva suonato la ballata. Quel senso di impotenza che la opprimeva, quasi come se il suo destino fosse già scritto, e non avesse la forza di cambiarlo.
Si girò verso l'albero-diga, dando le spalle al principe – Non è affar vostro il motivo per il quale mi sono sentita a disagio. – Rispose lei distaccata. Cercando di non far trasparire dalla voce la sofferenza che provava. Chiuse gli occhi per qualche secondo
Poi lo sentì, mentre le afferrava il braccio destro braccio da dietro, facendola voltare verso di lui. Aveva un espressione dolce e comprensiva, come se cercasse di rassicurarla – Lyanna, non siete costretta a dirmelo, era solo una domanda, mi dispiace di avervi rattristata – La guardava con uno sguardo intenso negli occhi, e Lyanna si accorse che i loro visi distavano solo di qualche centimetro.
Si scostò leggermente, e lui lasciò la presa sul suo braccio – Scusatemi mio principe, avrei dovuto essere più cortese, nei vostri confronti.
Lui sorrise leggermente poi rispose – Chiamatemi Rhaegar.
Lyanna gli sorrise di rimando, si stava creando una certa confidenza tra di loro, e questo non le dispiaceva affatto.
– Vi capita spesso di rovesciare calici di vino in testa alle persone? - Chiese lui con aria divertita. Evidentemente la sua ultima bravata non era passata inosservata.
– Solo quando queste mi fanno arrabbiare. – Rispose lei cercando di trattenere una risata.
– Sarà meglio che non vi faccia arrabbiare allora, altrimenti mi ritroverei una caraffa di vino rovesciata in testa.
A quel punto Lyanna scoppiò a ridere, e fu come se tutta la tensione della serata fosse svanita, si sentiva leggera, come se con Rhaegar fosse libera di essere se stessa.
– Chi era il povero malcapitato sul quale avete scatenato le vostre ire? – Si poteva udire un tono giocoso nella sua voce, non sembrava il triste e malinconico principe che tutti descrivevano.
– Mio fratello Benjen, tengo molto a lui, come a gli altri miei fratelli, ma a volte è capace di essere una vera spina nel fianco. – Lyanna pensò che se Benjen non le fosse servito per procurarle quell'armatura, l'avrebbe strangolato.
– Lo credo bene, viso che fino a pochi minuti fa gli stavate dando dell'idiota. – Lyanna si disse che avrebbe seriamente dovuto iniziare a pensare a quello che faceva.
– In proposito, dovete scusarmi per avervi gridato contro, pensavo foste mio fratello Ned.
– Figuratevi, mi scuso io, non avrei dovuto seguirvi in quel modo, è stata una cosa... Avventata.
C'era un pizzico di malizia nella sua voce. Il cuore di Lyanna ricominciò a battere all'impazzata. Si avvicinò a lui di un passo, e sussurrò – Vi capita spesso di fare cose avventate? – Lui diminuì ancora di più la distanza tra loro, e gentilmente le sposto i lunghi capelli dietro la spalla, per sussurrarle qualcosa all'orecchio, nel farlo il suo naso sfiorò la base del collo di lei, che trattenne il respiro, mente brividi freddi le correvano lungo la schiena.
– A quanto pare sì, da quando vi ho incontrata. – Si scostò dal suo orecchio, per poi tornare a guardarla negli occhi, ora i loro nasi quasi si toccavano, Lyanna poteva sentire il respiro di lui farsi più pesante e sfiorare la sua pelle. Ebbe l'istinto di fiondarsi sulle sue labbra.
Ma si riscosse. Cosa stava facendo? Non aveva mai neanche pensato di poter fare pensieri del genere riguardo un uomo, e adesso eccola lì, completamente in balia di qualcun' altro. Non poteva permetterlo, era un uomo sposato, non avrebbe mai potuto esserci nulla tra loro due.
Si scostò improvvisamente, prima che potesse accadere qualcosa di irreparabile.
Lui la guadò per qualche secondo, quasi deluso, poi si schiarì la gola, per tentare di smorzare la tensione, e cambiando all'improvviso argomento le chiese – Perché siete venuta proprio qui?
Lyanna si volto verso il grande albero-diga dal volto sorridente, Rhaegar la seguì con lo sguardo.
Appoggiò una mano sulla corteccia e si rivolse a lui – Io sono del Nord, credo negli antichi dei. Vorrei dire che sono venuta qui a pregare, e in realtà è così, ma la verità è che posti come questo mi hanno sempre rilassata, sono tranquilli, solo qui riesco a pensare davvero, a prendere le decisioni importanti, mi capite?
Annuì come se avesse provato quelle stesse sensazioni sulla propria pelle.
Restarono in silenzio per qualche minuto, finché Rhaegar non ruppe quel silenzio imbarazzato con una domanda – Robert Baratheon, lo conoscete?
Ma era possibile che Robert la tormentasse ogni secondo della sua vita, anche quando, finalmente, non stava pensando a lui, o a come scongiurare il loro matrimonio?
– Perché me lo chiedete? – Domandò lei.
Rhaegar la guardò per un attimo, strinse i pugni e la sua mascella si irrigidì, come se fosse arrabbiato, Lyanna si chiese se avesse fatto qualcosa di sbagliato.
– E' che... Lord Baratheon vi stava fissando questa sera, durante il banchetto. – A quanto pare non era l'unico, pensò lei. Dal tono aspro con cui il principe aveva pronunciato quelle parole, Lyanna dedusse che la sua rabbia non era rivolta verso di lei, ma verso Robert. Era come se fosse stato geloso. Ma questo era assurdo perché avrebbe dovuto esserlo?
– Lord Baratheon forse dovrebbe riservare certi sguardi per quando dovrò diventare sua moglie. – La risposta di Lyanna era stata aspra e tagliente, era ancora disgustata dal modo in cui Robert l'aveva guardata, come se fosse stata un oggetto, che bramava di possedere, invece che la sua promessa sposa. Avrebbe dovuto trovare un modo per scappare di lì, il più in fretta possibile, se non voleva sposarlo.
Rhaegar non la guardava neanche in faccia, aveva uno sguardo inespressivo in volto, sembrava quasi disperato. Lyanna si avvicinò a lui preoccupata, e sfiorandogli un braccio gli chiese – Rhaegar, state bene?
Lui sembrò rinvenire per un momento, la guardò negli occhi con uno sguardo quasi avido, come se avesse paura che svanisse da un momento all'altro – Siete promessa a Robert Baratheon, perché non me lo avete detto?
Lyanna aggrottò la fronte – Perché avrei dovuto farlo? A voi che importa  se lo sposerò o meno? – Non c'era bisogno che le ricordassero che doveva sposarsi, lei lo sapeva bene, e stava cercando di fare tutto il possibile per evitarlo.
– Se avessi saputo che eravate promessa probabilmente io... Ma lo siete, siete promessa a Baratheon. Non avrei dovuto seguirvi, non avrei mai neanche dovuto parlarvi. Forse dovreste tornare dal vostro amato, lady Lyanna. – A quelle parole la rabbia di Lyanna esplose. Come poteva dirle una cosa del genere? Proprio lui che era sposato ed aveva una figlia. Le aveva risposto in quel modo solo perché era obbligata a sposarsi, con un uomo che odiava, per giunta, mentre lui poteva fare quello che voleva.
– Avete ragione! Non sareste mai dovuto venire qui, non mi avreste mai dovuta seguire. Voi siete sposato! Avete una figlia! E venite a rimproverare me, perché sono stata obbligata, dalla mia famiglia, a sposare un uomo che odio, che non fa altro che ubriacarsi e passare il suo tempo in bordelli, un uomo che non potrei mai amare! Non voglio sposare Robert Baratheon, è questo che volete sentirvi dire? Perché è questa la verità, è questo il motivo per il quale ho pianto alla vostra stupida canzone, perché non potrò mai amare nessuno, a causa della situazione nella quale sono incastrata, e dalla quale non ho il potere di uscire! Per cui, se volete, rimproveratemi pure, ma è questa la realtà. Se potessi essere libera abbandonerei tutto quello che ho, la mia famiglia, la mia casa, ma non posso! – Lyanna si sentì esplodere, quelle parole le erano uscite di bocca senza che potesse controllarle, non sapeva neanche lei perché le aveva dette, ma l'aveva fatto. E adesso lui la guardava come se fosse pazza. Probabilmente sarebbe andato a riferire tutto alla sua famiglia o a Robert, e lei sarebbe stata rovinata.
– Non avrei mai dovuto dirlo. – Sussurrò piano lei.
– No, non avreste dovuto. – rispose lui di rimando.
Poi la attirò a se, e si fiondò sulle sue labbra.
Forse sarebbe stato un semplice e innocente bacio se Lyanna non avesse risposto con più passione di quanta non credesse esserne capace.
Si aggrappò con una mano alla spalla di lui, mentre l'altra affondava nei suoi capelli soffici. Le mani di lui le percorrevano la schiena quasi frementi, mentre giocavano con i lacci del suo corsetto.
Le loro bocche si assaggiavano a vicenda irrefrenabili, continuando a morsicchiarsi e torturarsi tra loro.
A un tratto lei schiuse le labbra e le loro lingue si incontrarono, sfiorandosi e giocando insieme, in un esplosione di emozioni.
Lyanna si sentì libera e leggera, come non si era mai sentita prima. Non aveva mai baciato un uomo, non le era mai neanche passata l'idea per la testa, ma ora, non avrebbe mai più voluto staccarsi da lui, e non era solo per la forte attrazione che provava nei suoi confronti, sentiva che c'era qualcosa di più, lui la capiva veramente, come non aveva mai fatto nessuno.
Le labbra di Rhaegar si spostarono nell'angolo della sua bocca, per poi lasciare una scia di baci che passava per la guancia, soffermandosi per un attimo sulla linea della mandibola, e andando a finire sul collo di lei, che il principe stava baciando con passione, continuando il suo tragitto sempre più verso il basso.
Lyanna senti dei brividi attraversarle tutto il corpo, fino ad arrivare al basso ventre, rafforzò la presa sulla spalla di lui, cercando di avvicinarlo ancora di più a sé.
Rhaegar era arrivato a baciarle la clavicola, quando la voce li interruppe.
– Lyanna! – Era Ned, avrebbe potuto riconoscerlo tra un milione di persone. Fortunatamente le grida provenivano da lontano, ma si stavano avvicinando. Suo fratello la stava cercando, e lei doveva andarsene di lì prima che riuscisse a trovarla.
Si staccò da Rhaegar, che rimase a guardarla interrogativo per qualche secondo, finché anche lui non sentì la voce del fratello che la chiamava.
– E' meglio che io vada. – Gli disse lei ansimante, con la voce arrochita per la passione.
Stava per voltarsi quando lui la prese per le braccia e l'attirò a se.
Le loro labbra si incontrarono di nuovo in un bacio molto più veloce e dolce del precedente, appoggiò i palmi delle mani sul suo petto, mentre lui continuava a tenerla per le spalle.
Poi si staccarono piano.
Rhaegar annuì – Spero di rincontrarvi, Lyanna – le prese la mano, e vi ci posò un leggero bacio.
Lei lo guardò un'ultima volta, dopodiché si volto e scappò nel buio della foresta, in direzione della voce di suo fratello, con solo gli occhi dell'albero-diga a testimoniare degli atti da loro commessi.

Lyanna decise di alzarsi dal letto, non le sarebbe servito a niente tentare di addormentarsi, non aveva chiuso occhio. E, dopo ciò che era successo la sera precedente, ne aveva tutte le ragioni.
Cercò di non pensarci, nonostante le immagini di lei e il principe nel bosco l'avessero tormentata per tutta la notte.
Si vestì velocemente, - anche quel mattino doveva indossare un altro odioso vestito elegante, sullo strascico del quale, probabilmente, sarebbe inciampata per tutto il giorno. Si chiese quando sarebbe potuta finita quell'insopportabile tortura - e uscì dalla sua tenda.
Doveva assolutamente trovare Benjen e parlargli dell'idea del Cavaliere dell'Albero che Ride, sperava che almeno lui non la giudicasse, o la rimproverasse a riguardo.
Svoltò l'angolo, cercando di orientarsi tra quell'intrico di tende e arazzi colorati.
Sapeva dov'era Benjen. La sera prima aveva notato un reclutatore dei Guardiani della Notte, al banchetto di inaugurazione, e non ci voleva un genio per capire che avrebbe trovato suo fratello insieme a lui. Era sempre stato il sogno del ragazzino quello di arruolarsi nella confraternita, e di diventare un eroe.
Continuò a camminare tra tende e strette vie, per poi arrivare ad una piccola area, allestita allo scopo di ospitare i futuri guardiani della notte, dove sperava di trovare suo fratello.
In effetti lo trovò, ma quello sbagliato.
Ned era appoggiato al tronco di un albero, mentre parlava con il suo amico Robert, il quale, come suo solito si atteggiava vantandosi di chissà quale cosa, probabilmente una delle sue ultime conquiste.
Lyanna si bloccò di colpo, fortunatamente sembrarono non averla notata. Non aveva molta voglia di parlare con Ned, sopratutto dopo quello che era successo la sera prima. Non riusciva a non sentirsi in colpa per ciò che aveva fatto, in un certo senso era stato come tradire la fiducia di suo fratello. E poi, come predetto, dopo la bravata del vino, Ned le aveva rifilato un discorso sull'onore, il rispetto, l'importanza dell'impressione che avrebbero fatto fare alla loro famiglia, e tutte cose che non le importavano assolutamente.
E poi sinceramente, stava anche cercando di evitare Robert il più possibile.
Così corse verso la direzione opposta a quella nella quale stava andando, guardandosi alle spalle per evitare di essere vista dai due. Non fu una grande idea, poiché appena qualche secondo dopo sbatté la testa contro quella di qualcun' altro.
– Ehi! Ma sei matta, avresti potuto rompermi il naso! Si può sapere dove stai andando così di corsa? – Benjen era proprio davanti a lei e la guardava accigliato, mentre si teneva il naso con una mano.
– Sta zitto e vieni con me. – Disse lei prendendolo per un braccio e cercando di andare il più lontano possibile da Ned e Robert.
– Dove diavolo stiamo andando? – Le chiese suo fratello guardandola male.
Lei alzò gli occhi al cielo, poi rivolgendosi a lui disse – Dobbiamo parlare di come risolvere la situazione di Howland, quindi voi venire con me senza fare storie o no?
Suo fratello annuì senza esitazioni.

– Assolutamente no! Sei completamente impazzita? Ci farai ammazzare entrambi!
Si erano recati nella tenda di Benjen, nel tentativo di trovare un po' di riservatezza, in modo che Lyanna potesse riferire a suo fratello, la sua idea. Cosa che del resto fece. Peccato che lui non sembrò averla presa molto bene.
– Perché no? Insomma è un piano geniale, ci guadagniamo tutti, e poi, in caso dovessero scoprirmi uccideranno me, non te. – Provò a convincerlo lei, senza però ottenere un gran risultato.
Il ragazzino sta volta la guardò come se fosse davvero impazzita – Stai scherzando? E a chi pensi che daranno la colpa per averti procurato l'armatura. Mi dispiace, ma Bran ha già provato a strangolarmi troppe volte per i miei gusti, dopo che gli ho tirato quella secchiata d'acqua in testa. – Lyanna alzò gli occhi al cielo. Possibile che suo fratello fosse così superficiale? C'era in gioco la dignità di una persona, un loro amico. Non poteva abbandonare Howland, non dopo avergli promesso la sua protezione.
– Benjen è la migliore occasione che abbiamo per vendicare il nostro amico. Prima sembravi d'accordo con me sul fatto che fosse necessario punire quei tre. Quale soluzione potrebbe essere migliore di battere i cavalieri per cui lavorano, e poi chiedere loro di punirli? Pensaci sarà fatta giustizia e nessuno di noi ci andrà di mezzo, e poi, lo dobbiamo ad Howland. – Benjen sembrò essere colpito dalle sue parole. Rimase a rimuginarci sopra qualche minuto e poi rispose.
– Forse hai ragione, è un buon piano, ma è rischioso. Se durante il torneo ti ferissi? E se ti scoprissero? Lyanna, se dopo averli battuti, cosa che non dubito riuscirai a fare, scoprissero che sei una donna ti ucciderebbero, te ne rendi conto? - Sembrava davvero preoccupato, di solito Benjen era un ragazzino allegro, ma quando si parlava di cose importanti sembrava diventare un'altra persona, serio e coscienzioso, a volte le ricordava Ned.
Nonostante questo non avrebbe mai potuto lasciarsi scappare quell'occasione, era l'unico modo per dimostrare quanto valeva, o perlomeno, per dimostrarlo a se stessa, e poi non aveva intenzione di abbandonare il suo amico dopo tutto quello che gli avevano fatto.
– Ti prego Benjen, ti prometto che starò attenta, parteciperò sotto falsa identità, te lo prometto non mi scopriranno. – Lyanna sfoggiò la migliore faccia da da “povera fanciulla sconsolata” che aveva nel suo repertorio.
Benjen sembrò cedere.
– Non potremmo chiedere a Ned o Brandon di partecipare? – Chiese lui speranzoso, forse tentando di farle cambiare idea.
– Non accetterebbero mai, Brandon partecipa già al torneo, e Ned ci darebbe un divieto assoluto, loro non lo devono sapere, deve rimanere una cosa tra noi, capito?
Lyanna adorava Ned, sapeva che non avrebbe dovuto avere preferenze, ma tra i suoi fratelli era quello che amava di più, nonostante questo, a volte non riusciva a capirlo, insomma l'onore era una buona qualità in una persona, ma comunque non era l'unica cosa che contava nella vita. E Ned avrebbe decisamente dovuto lasciarsi un po' andare.
Benjen la fissò per un attimo, poi con un sospiro cedette.
– E va bene, ti aiuterò a partecipare al torneo. – La felicita di Lyanna esplose, corse verso suo fratello, e lo strinse in un abbraccio.
Poi Benjen disse – Va bene, ho capito, sei felice, ma se mi stringi ancora un po' mi soffocherai. – Lei si sciolse dall'abbraccio. Lui continuò – Ma, per la cronaca Cavaliere dell'Albero che Ride è un nome orribile.
– Questo non è vero. – Disse lei.
– E invece sì. – rispose lui.
Lyanna alzò gli occhi al cielo esasperata – Allora, dove sarebbe quest'armatura?
– Seguimi. – Disse Benjen.
Lyanna lo seguì, fino a quando lui non si fermò davanti ad un armadio in mogano lucido. Aprì le ante rivelandovi all'interno la famosa armatura, se così la si poteva chiamare. Era un insieme di parti arrugginite e mal assemblate di diverse armature. Sembrava quasi che suo fratello fosse andato a raccogliere i pezzi di scarto delle armature di altri cavalieri.
– Tu questa avresti il coraggio di chiamarla armatura? – Chiese lei scettica, con quell'affare addosso si sarebbe ferita soltanto camminando.
Lui la guardò con un espressione tra il deluso e il divertito – Beh, vedi di accontentarti di quello che hai, perché non sono riuscito a trovare di meglio.
Lyanna riportò lo sguardo sulla trappola mortale che suo fratello voleva farle mettere. Alla fine si convinse che, l'armatura, sarebbe stata più comoda di almeno la metà dei vestiti che aveva dovuto indossare negli ultimi giorni.
– Si può sapere dove l'hai trovata? – Domando lei incuriosita.
Benjen si torse le mani, come faceva quando era nervoso – Se io mantengo il tuo segreto tu mi prometti di non dire a nessuno quello che sto per riferirti? – Lei annuì vigorosamente, incitandolo a continuare – Quell'uomo di ieri sera, il reclutatore dei guardiani della notte, mi ha aiutato lui a procurarmela. Gli ho parlato del mio desiderio di entrare nella confraternita, lui ha risposto che sarebbe onorato di avermi tra loro. Così ho preso la mia decisione decisione, penso che presto mi arruolerò. E' il mio sogno da una vita Lyanna, e adesso che mi si presenta l'opportunità, non posso sprecarla, mi capisci? Ma ti chiedo di non dirlo a nessuno, non vorrei che nostro padre fosse deluso dalla mia decisione, o che mi impedisse di diventare Guardiano della Notte.
Lei rimase colpita dal ragionamento profondo del fratello, si rese conto che erano nella stessa situazione, tutti e due sarebbero stati costretti a rinunciare a ciò che volevano, ma almeno per suo fratello c'era una speranza, lui doveva realizzare il suo sogno, e lei lo avrebbe incoraggiato, e aiutato a tutti i costi.
Si rivolse a lui – Benjen, ascoltami, tu non stai deludendo nessuno, decidere di entrare nella confraternita ti fa molto onore, e se nostro padre te lo impedisse sarebbe davvero un idiota.
Lui la strinse in un abbraccio che lei subito ricambiò – Grazie Lya. – Poi si sciolsero dall'abbraccio – E adesso che facciamo? – Disse lui indicando l'armatura con un gesto del mento.
Lyanna si avvicinò all'armadio e prese tra le mani il vecchio scudo ricoperto di ruggine, poi chiese – Quanto sei bravo a dipingere alberi-diga?
Benjen inarcò un sopracciglio, incredulo.

La giostra stava per iniziare.
Dopo ore di lavoro per tentare di raffigurare sullo scudo dell'armatura, quello che sarebbe dovuto essere un albero-diga sorridente, - anche se somigliava più a un ramoscello secco - Lyanna e Benjen si erano avviati verso l'armeria dove Ned e Brandon li stavano aspettando.
Questa era un complesso di legno, simile a una scuderia, in un certo senso, ma alle pareti erano addossate armi di ogni genere, spade, mazze, lance.
C'era un via vai incredibile di scudieri e cavalieri in armatura e munti di lancia, qualcuno già sul proprio destriero e pronto per l'inizio del torneo.
Lyanna si trovò leggermente a disagio in mezzo a tutti quegli uomini, mentre camminava al fianco di suo fratello, con il suo sontuoso abito da lady indosso. Quanto avrebbe pagato per un semplice abito comodo, come uno di quelli che indossava per cavalcare.
Continuò a guardarsi intorno e a scrutare tra la folla, cercando una persona ben precisa... Chissà se lui era lì.
Poi Benjen le indicò l'angolo dell'armeria, dove si trovavano i loro fratelli.
Brandon, già pronto e in armatura, stava parlando con Catelyn, che, in risposta, rideva alle sue parole. Probabilmente si stava vantando, come al solito, di come avrebbe vinto, senza nessuno sforzo il torneo.
Tipico di Brandon.
Mentre di fianco a loro Ned era preso da una coinvolgente conversazione con Robert, mentre lo scudiero di quest'ultimo stava tentando di allacciargli il parabraccio dell'armatura, piuttosto invano visto che il suo signore non smetteva di gesticolare.
Benjen si avvicinò al quartetto, e a malincuore lei lo seguì.
Robert si voltò, e le sorrise. Lyanna si trattenne dal prenderlo a schiaffi, se ripensava al modo in cui l'aveva guardata la sera prima, poteva ancora sentirsi avvolgere dalla rabbia, ma decise di stare ferma, anche perché in confronto a ciò che aveva combinato lei, la notte precedente, quello era niente.
Le venne incontro e le diede il consueto baciamano, poi, sempre sorridendo disse – Lady Lyanna è un piacere vedervi.
Lei cercò di trattenersi dal dirgli che avrebbe preferito morire piuttosto che vederlo, e rispose – Il piacere è mio lord Robert.
Lui le si avvicinò - un po' troppo - per non farsi sentire dai suoi fratelli – Ho notato che mi stavate osservando ieri sera lady Lyanna. – Il suo tono era quasi malizioso, e questo, per poco non le fece cambiare idea riguardo la sua decisione di non perderlo a schiaffi.
– Io osservo molte cose lord Robert, e voi anche fin troppe. – Rispose lei tagliente, riferendosi al modo in cui l'aveva guardata la sera precedente.
Robert rimase a fissarla basito, forse la sua risposta era stata un po' troppo fredda, ma non le importava.
Poi lui si girò verso di Ned annunciando che sarebbe andato a sistemarsi nella sua postazione per il torneo.
Si girò di nuovo verso Lyanna e disse – Spero tiferete per me, lady Lyanna.
Aveva uno sguardo sicuro in viso, come se avesse già conosciuto, o dato per scontato la risposta.
– Ma certo, milord. – Si limitò a rispondere lei. Anche se avrebbe preferito vedere la sua brutta faccia sbattere a terra tra la polvere dopo essere stato disarcionato.
Poi Robert se ne andò.
Ned le si avvicinò – Non potevi essere più cortese? – Le chiese.
– Sono stata cortese. – Rispose lei. Suo fratello scosse la testa rassegnato.
Brandon li raggiunse - con un sorriso da ebete, a causa del bacio che gli aveva appena dato Catelyn, per augurargli buona fortuna - e rivolgendosi a Lyanna disse – Vedo con piacere che tu e Robert stavate parlando. Hai visto in che modo ti guardava ieri sera? Io l'avevo detto che con quel vestito avresti attirato tutte le attenzioni.
– Oh, sta zitto! – Rispose lei. Forse aveva attirato fin troppe attenzioni.
Poi rivolgendosi anche agli altri Brandon disse – Sarà meglio che andiate a prepararvi sugli spalti, il torneo sta per iniziare.

Il torneo era iniziato ormai da qualche ora.
Lyanna sedeva nel settore della platea riservata alla famiglia Stark, con Ned e Benjen al suo fianco. Nella parte davanti a loro, del parapetto in legno che circondava gli spalti, era appeso lo stemma della famiglia Stark, un meta-lupo su campo argento, che ondeggiava leggermente al soffiare del vento. Il settore di platea confinante alla loro destra, invece, era riservato ai Baratheon, - qualche idiota doveva aver pensato che le avrebbe fatto piacere stare accanto al suo promesso sposo - E vi sedeva Stannis Baratheon, sempre rigido e composto, circondato da altri lord provenienti dalle Terre della Tempesta.
Mentre la parte di platea che confinava a destra del loro settore era riservata ai Tully, e vi erano seduti lord Hoster, i suoi tre figli, e Petyr Baelish. Almeno, se Brandon non avesse vinto il torneo, avrebbe comunque potuto conversare con la sua promessa sposa.
A una decina di metri a destra dei Tully era situato il settore della famiglia Martell dove  sedevano Elia Martell insieme alla sua bambina Rhaenys, e a suo fratello Oberyn Martell, mentre in piedi alle loro stalle stazionava un membro della Guardia Reale, quello che probabilmente doveva essere Lewyn Martell, loro zio.
Lyanna trovò strano il fatto che Elia e Rhaenys non fossero nello spazio adibito alla famiglia reale, ma non biasimò Elia, capiva perché volesse tenere le distanze dal re.
Vedere la principessa Martell giocare con la bambina che teneva in braccio le fece male, ricordandole dolorosamente chi era il marito di quella donna e il padre di quella bambina. Tentò di concentrarsi su altro.
Di fianco ad Elia la sua dama da compagnia Ashara Dayne stava sorridendo in direzione di Ned, che la guardava incantato.
Lyanna interruppe quello scambio di sguardi chiedendo al fratello – Le hai almeno parlato, ieri sera?
Ned arrossì all'istante, e rispose – Sì, beh... Più o meno...
Lei scosse la testa, alzando gli occhi al cielo – Ned, sei proprio un caso disperato.
Lui tornò a fissare lady Ashara, come se non l'avesse neanche sentita.
Lyanna sposto lo sguardo sulla parte sopraelevata della platea, quella dove, rosso su nero campeggiava lo stemma del drago a tre teste.
Il re sedeva su una grande sedia in legno di quercia, munita di braccioli, e tamburellava le dita sul legno, impaziente. I suoi occhi di un viola più tetro e spento di quelli del figlio, erano folli, come se il re fosse stato appena colpito da una scarica elettrica. Odiava ammetterlo, ma quell'uomo la spaventava, e non era facile spaventarla.
Alla fine decise di concentrarsi sul torneo, dove l'ennesima coppia di astanti stava per contendersi la vittoria.
Forse troppo tardi si accorse che uno dei due contendenti era suo fratello Brandon, che si stava preparando per la partenza.
Mentre nella corsia opposta si trovava Rhaegar Targryen.
Il principe montava uno stallone nero come la notte, che scalpitava impaziente, sbattendo gli zoccoli a terra. La sua armatura nera come l'ossidiana rifletteva i raggi del sole, e i rubini incastonati sul pettorale - a formare la sagoma del drago a tre teste - brillavano come fiamme, toccati dai raggi solari. Mentre sulle spalle aveva drappeggiato un mantello rosso sangue.
Lui percorse gli spalti con lo sguardo, finché i suoi occhi non si puntarono su di lei. Si fissarono a vicenda per qualche minuto, fu quasi come se le centinaia di persone presenti al torneo fossero sparite, in quel momento, c'erano solo loro.
Poi il principe distolse lo sguardo, e si infilò l'elmo nero, sul quale erano scolpite tre teste di drago.
I due contendenti impugnarono le lance e partirono, l'uno contro l'altro.
Lyanna trattenne il fiato per ansia, si rese conto di avere paura, ma la cosa peggiore era che non aveva paura per suo fratello, come avrebbe dovuto, ma per Rhaegar. E se Brandon l'avesse ferito?
I cavalli si vennero incontro al galoppo, mentre i loro cavalieri si preparavano all'attacco, in tutta la platea il solo suono udibile era lo scalpitio degli zoccoli.
Poi il rumore del legno che andava a cozzare e distruggersi contro un armatura. La lancia del principe Rhaegar che si distruggeva sul pettorale di Brandon, e suo fratello che cadeva a terra.
Il pubblico esplose in un boato di applausi e acclamazioni per il principe.
Rhaegar si tolse l'elmo rivelando un sorriso, i loro sguardi si incontrarono di nuovo, e Lyanna si accorse di star sorridendo a sua volta, non ne sapeva il motivo, era felice e basta.
Dopodiché il principe fece dietrofront, e in groppa al suo destriero scomparve della sua visuale.
Dopo qualche minuto, Brandon, ancora sporco di terra, e con l'armatura indosso, ma integro, li raggiunse tra gli spalti. Era chiaramente, pieno di rabbia per la sconfitta, - sicuramente non avrebbe fatto una bella figura con Catelyn - questo non le fece comunque evitare di mettere il dito nella piaga, come suo solito.
Si rivolse a lui e chiese – Allora Bran, com'è stato farsi battere “da una stupida donnicciola del sud”?
Ned e Benjen scoppiarono a ridere come dei pazzi, mentre Brandon rispondeva seccamente con un – Sta zitta!
Per il resto della giornata si susseguirono decine di astanti a contendersi la vittoria. E purtroppo Robert non fu disarcionato, ne cadde a faccia avanti, anzi, riuscì ad avere un posto tra i campioni.
Ad un tratto Benjen le picchiettò una spalla, lei si volto verso di lui, che teneva gli occhi puntati su tre cavalieri, già pronti per partecipare alla giostra, sui loro scudi c'erano i simboli delle case Fray, Haigh e Blount. Erano gli uomini per cui lavoravano i tre scudieri che avevano aggredito Howland.
Lyanna e Benjen si scambiarono uno sguardo.
Era ora che il Cavaliere dell'Albero che Ride scendesse in campo.

Lyanna era pronta sulla linea di partenza.
Poco prima aveva finto di non sentirsi bene, in modo da congedarsi dai suoi fratelli, naturalmente Benjen l'aveva coperta, andando con lei, e poi aiutandola ad indossare la scomodissima armatura - che per quanto fosse pesante era comunque più comoda del vestito che aveva indosso fino a qualche istante prima - .
Dopodiché suo fratello l'aveva abbracciata, augurandole buone fortuna, mentre lei si infilava l'elmo, e abbassava la celata.
Adesso stava per partire all'attacco, verso uno dei tre cavalieri, mentre era in groppa alla suo giumenta dal manto marrone scuro, Stardust, - che sperava Bran e Ned non riconoscessero - .
Impugnò la lancia da torneo, mentre si preparava a partire.
Un uomo annunciò i nomi dei partecipanti. Stranamente nessuno le aveva fatto domande, quando, tentando di imitare le voce di un uomo, aveva annunciato di chiamarsi Cavaliere dell'Albero che Ride, probabilmente erano spaventati dall'uso che “il cavaliere misterioso” potesse aver fatto della spada che teneva allacciata alla vita, se avessero fatto troppe domande.
Stardust scalpitò sotto di lei, a quanto pareva erano entrambe nervose, Lyanna provò a calmare la cavalla, accarezzandole il collo con una mano.
Poi la bandiera che segnava l'inizio della contesa si abbasso, e partirono al galoppo.
Si era sempre sentita a suo agio a cavallo, come se fosse nata per quello, ma mentre avanzava verso il suo avversario ebbe paura, non di ferirsi, ma di essere scoperta, Benjen aveva ragione, l'avrebbero uccisa.
In quel momento non poteva pensarci, doveva concentrarsi sulla gara.
Mancava meno di un metro di distanza, Lyanna tentò di puntare la lancia verso il pettorale dell'armatura del cavaliere di casa Blount.
Poi chiuse gli occhi aspettando la sua fine. E la sua lancia colpì l'avversario facendolo cadere con un tonfo da cavallo.
Avrebbe voluto urlare di gioia, ce l'aveva fatta, era riuscita a vincere, ed era stato anche più facile di quanto credesse. Un senso di potenza si fece largo dentro di lei, era come se fosse stata capace di fare qualsiasi cosa, come se, per la prima volta, fosse stata davvero la padrona di se stessa.
Probabilmente furono la forza che le aveva infuso la vittoria di quell'incontro e l'adrenalina che aveva provato, a farle vincere l'incontro seguente, e quello dopo ancora.
E così, in poco meno di un ora il Cavaliere dell'Albero che Ride era riuscito a vincere tre incontri consecutivi, aggiudicandosi un posto tra i campioni, e Lyanna era riuscita a fare giustizia al suo amico Howland.
Dopo tutto quel tempo passato a concentrarsi sui propri avversari, riuscì finalmente a voltare lo sguardo verso il pubblico esultante.
C'era Benjen che la applaudiva, mentre le faceva un occhiolino di intesa.
Vicino a lui Robert Baratheon stava urlando qualcosa nell'orecchio di Ned, guardandola in cagnesco. Si poteva sapere che cosa voleva quell'uomo?
Ma non era l'unico a guardarla in quel modo, nella parte più alta degli spalti il re in persona la fulminava con lo sguardo, come se l'avesse già vista bruciare davanti ai suoi occhi. Il sovrano si voltò verso Rhaegar, proprio in piedi affianco lui, dicendogli qualcosa con sguardo accigliato, il ragazzo sembrò tentare di replicare, ma il re era impassibile, alla fine il principe, rassegnato, abbassò il capo in segno di rispetto. Poi portò il suo sguardo verso quello di Lyanna, non poteva vedere il viso di lei sotto la celata dell'elmo, ma la guardava inarcando le sopracciglia, probabilmente interessato e curioso di sapere chi si nascondeva sotto quell'armatura. Lei rimase qualche istante a guardarlo, era incredibilmente attraente, anche con la fronte corrucciata, e le labbra strette in un linea dura. Lyanna ebbe voglia di baciarlo, di fiondarsi sulle sue labbra come aveva fatto la sera precedente, e di perdersi nei suoi baci.
– Mio signore. – udì una voce alle sue spalle, si voltò ancora in groppa al cavallo. Uno dei tre cavalieri che aveva battuto - quello di casa Haigh - si era rivolto a lei, mentre gli altri due lo accompagnavano seguendolo a ruota.
Lui continuò – Mio signore, io ed i miei compagni volevamo chiedervi umilmente un grande favore – Lyanna gli fece gesto di continuare – Come voi ben saprete, avendoci battuti, avete di conseguenza vinto le nostre armature e i nostri cavalli, adesso vi preghiamo di restituircele.
Lyanna ci pensò su. Era perfetto, gli scudieri avrebbero pagato per quello che  avevano fatto. Cercò il più possibile di imitare la voce di un uomo, anche se il suo finto vocione rimbombava in modo strano sulle pareti dell'armatura – Vi restituirò quello che vi appartiene, ma ad una condizione, dovrete insegnare ai vostri scudieri cos'è l'onore.
I tre si guardarono increduli, poi il portavoce parlò – Ma certo mio signore, sarà fatto come desiderate – Gli altri due concordarono con lui annuendo.
C'era riuscita veramente, giustizia era stata fatta, ora poteva abbandonare le sue false spoglie.
Sorridendo orinò al cavallo di voltarsi e se ne andò via.

Lyanna era nella foresta, dove stava cercando un luogo dove abbandonare scudo ed armatura.
Procedeva al passo in groppa al cavallo, con ancora armatura ed elmo indosso. All'orizzonte il sole era sempre più basso, mentre lasciava il posto al buio della sera.
Sembrava tutto tranquillo, finché non udì lo scalpitio degli zoccoli, e il nitrito dei cavalli. Si voltò e li vide, un gruppo di uomini che la seguivano a cavallo. No, non avrebbero mai dovuto prenderla, o avrebbe potuto pagare con la vita.
Lyanna spronò il suo cavallo al galoppo, addentrandosi tra le tenebre della foresta, nel tentativo di seminare i suoi inseguitori.

 

La baciava.
Baciava le sue labbra morbide, il suo collo, la clavicola, fino ad arrivare ai seni, mentre i loro corpi nudi si sfioravano.
Era bellissima, con la pelle candida e morbida, gli occhi grigi, e i capelli scuri sparpagliati sul cuscino bianco.
Si strinse ancora di più a lei sovrastandola. Entrambi ansimavano e gemevano presi dalla passione. Lui le percorse il fianco sinistro con una mano, poi le afferrò la coscia e la strinse, mentre la ragazza portava la gamba sopra la sua schiena , cercando di trattenere un gemito più forte degli altri.
Una delle sue mani era intrecciata tra i capelli candidi di lui, mentre con l'altra gli si aggrappava alla schiena.
Riprese a torturarle il collo, baciandolo e morsicandolo leggermente, quando, tra un ansimo e l'altro la sentì sussurrare il suo nome.
– Rhaegar...
– Rhaegar!
Il principe si svegliò di soprassalto, tirandosi a sedere.
Era ancora a letto, nella sua tenda, e sulla soglia di quest'ultima Arthur, con sua lucente armatura, lo guardava di traverso.
– Era ora! Sapete da quant'è che vi chiamo?
Di solito Arthur non perdeva mai il controllo della calma, ne era irrispettoso, e, anche se erano amici da una vita, di rado, e solo quand'erano soli, tenevano un atteggiamento confidenziale.
– Scusatemi Arthur, non devo essermi reso conto dell'orario.
Il cavaliere sospirò, scuotendo la testa – Questo era certo, vostra maestà, visto che il torneo inizierà tra poco meno di un'ora, e voi siete ancora qui.
– Cosa? – Rhaegar si alzò definitivamente dal letto – E non potevate dirmelo prima? Perché siete venuto a chiamarmi solo adesso?
– E' stata la principessa Elia a chiedermelo, era preoccupata per voi, ha detto che ieri sera siete andato via nel bel mezzo del banchetto, e non siete più tornato. – Rhaegar ripensò alla sera prima, a Lyanna. Da quando gli aveva rivelato il suo nome, questo lo aveva tormentato, non lasciandogli più tregua. Per tutta la sera era stato perseguitato dal pensiero di lei, e poi, c'era stato quel sogno.
Si rivolse all'uomo in piedi davanti a lui – Potete andare ser Arthur, dite ad Elia di non preoccuparsi, e che può tranquillamente prendere posto in tribuna.
Arthur annuì, chinò il capo con rispetto e uscì dalla tenda.
In quel momento Rhaegar non poté fare a meno di pensare a lei. Quello che era successo la sera prima, sapeva che non sarebbe mai dovuto succedere, non poteva comportarsi in quel modo, non nei confronti di Elia, la moglie che gli era sempre stata fedele, ma non era riuscito a trattenersi, non dopo la confessione di Lyanna, non aveva neanche pensato, si era semplicemente fiondato sulle sue labbra.
E, forse, si sarebbe anche fermato, ma l'intensità con cui lei aveva ricambiato quel bacio, in quel momento Rheagar l'aveva voluta più di qualsiasi altra cosa no avesse mai voluto, e, se non fosse stato per l'intervento del fratello di lei, non sapeva se sarebbe riuscito a fermarsi.
Dall'istante in cui lei era scomparsa nella foresta, verso la voce che la chiamava, il desiderio del principe non aveva fatto altro che aumentare.
Non era solo la sua bellezza, ma il modo in cui gli aveva parlato, così diretta e indomita, nessuno si sarebbe mai azzardato a rispondergli in quel modo, ma lei sì. Era questo che gli piaceva, era diversa, ed oltre a infondergli quel senso di libertà ed indipendenza, non lo giudicava in modo diverso solo perché era il principe, anzi, era persino arrivata a rimproverarlo. Ed aveva perfettamente ragione, non avrebbe mai dovuto alzare la voce, e trattarla come l'aveva trattata, ma dopo aver saputo che era promessa a Robert Baratheon, aveva completamente perso la ragione.
Era stato come se qualcuno gli avesse strappato una parte di se stesso, ma il dolore che aveva provato inizialmente nell'apprendere la notizia, era subito stato sostituito dalla rabbia. Ora era sicuro che avrebbe spaccato i denti a Robert.
Non poteva sopportare di perderla, non poteva sopportare che gliela portassero via, in quel momento era stato così spaventato, che non aveva pensato alle conseguenze delle sue azioni, le aveva gridato contro in quel modo orribile, senza che lei avesse fatto niente di male.
Nonostante questo, Lyanna gli aveva decisamente risposto per le rime. Era come se fosse stata animata da un fuoco, e dopo le sue parole tutto aveva più senso. Il motivo per cui aveva pianto, le supposizioni di Rhaegar erano fondate, non era una ragazza superficiale come le altre, il suo dolore era più profondo, dettato dalla decisione delle sua famiglia di obbligarla a sposarsi.
Ma quando gli aveva confidato di non amare Robert Baratheon, e di aver accettato di sposarlo solo perché obbligata, il principe aveva perso completamente il controllo.
Non ci aveva pensato due volte e si era fiondato sulle labbra di lei.
In pochi secondi quel semplice bacio si era trasformato in qualcosa di intenso, intenso come la speranza di non perderla per sempre, di restare con lei, nonostante sapesse che di lì a pochi giorni sarebbero stati obbligati a separasi. L'aveva baciata con foga, guidato da una passione che non aveva provato con nessuna donna, neanche con sua moglie. Non riusciva a staccarsi da lei, per quanto si sentisse in colpa, e per quanto sapesse che quel gesto era sbagliato. Non sapeva fino a dove si sarebbe potuto spingere, se non fossero stati interrotti.
Per qualche secondo era rimasto seccato da quell'intrusione, non avrebbe mai voluto allontanarsi da Lyanna. Ma poi si era reso conto che probabilmente era no stati salvati dall'irreparabile. L'aveva salutata con un semplice bacio, molto più dolce del precedente, e con la promessa di rivederla. Promessa che forse lei, saggiamente, non avrebbe rispettato.
Ed ora era lì, nella sua tenda, a pensare, per l'ennesima volta, ai fatti accaduti la notte precedente, che per quanto volesse dimenticare, restava bene impressa nella sua mente.
Cercò di pensare a qualcos'altro, doveva partecipare ad un torneo, ed aveva promesso alla sua bambina che avrebbe provato a vincere.

Il torneo era iniziato ormai da qualche ora.
Dopo aver indossato la sua armatura nera, decorata con rubini rossi, che andavano a formare lo stemma dei Targaryen sul pettorale, si era avviato verso l'aria riservata alla giostra.
La pista, dove proprio in quel momento si stavano affrontando due cavalieri, era circondata da lunghe file tribune, poste circolarmente intorno ad essa. Su queste, sedevano centinaia di persone, che ad ogni vittoria applaudivano il vincitore.
Gli spalti situati più in alto, erano organizzati settori confinati, dove sedevano le famiglie più importanti dei Sette Regni, e di fronte ai quali erano appesi gli stemmi di ogni famiglia.
In un soppalco sopraelevato, rispetto agli spalti, svolazzava lo stemma dei Targaryen.
Suo padre, il re era seduto su una grande sedia di legno, simile ad un trono, accompagnato da due membri della guardia reale, mentre scrutava con disgusto la gente che acclamava dalla platea sottostante, il suo popolo.
Rhaegar contrasse la mascella, come poteva quell'uomo comportarsi così, nei confronti dei suoi sudditi?
Ma in un certo senso la loro permanenza ad Harrenhal era stata tranquilla, il re aveva mantenuto il controllo, e non aveva ancora combinato stupidaggini, a differenza di lui. Cos'avrebbe detto sua madre se avesse saputo quello che aveva fatto, disonorando sua moglie e sua figlia?
Sicuramente sarebbe stata delusa da lui, gli aveva affidato un compito, e lui doveva essere in grado di rispettarlo.
Portò lo sguardo sul settore riservato alla famiglia Martell, dove sedevano sua moglie e sua figlia. Insieme, lui e Elia, avevano deciso, che, visto il precario equilibrio mentale del padre, sarebbe stato meglio, che lei e Rhaenys rimanessero con i Martell. Elia sicuramente non ne era dispiaciuta.
In quel momento, gli rivolgeva lo sguardo, con un dolce sorriso che le illuminava il viso, mentre Rhaenys, seduta tra le sue braccia rideva e lo salutava con la manina. Di fianco ad Elia, suo fratello Oberyn, lo guardava in cagnesco, come al solito.
L'annunciatore gridò il nome dei prossimo partecipanti, Rhaegar Targaryen e Brandon Stark.
Doveva essere uno dei fratelli di Lyanna, un membro della famosa famiglia che la stava costringendo a sposare lord Baratheon. A quanto pareva sarebbe stato piuttosto facile vincere quell'incontro, il principe era parecchio motivato.
Si portò sulla linea di partenza, e poi volto lo sguardo verso gli spalti, cercando tra le persone una ragazza dai lunghi capelli bruni e gli occhi grigio chiaro.
Poi la vide, seduta dietro al parapetto dove campeggiava lo stemma della famiglia Stark. Ancora più bella della sera precedente, con indosso un abito azzurro chiaro, dall'amplia scollatura, che lasciava scoperte le stesse clavicole che lui aveva baciato la sera prima. Aveva i capelli sciolti, leggermente mossi dal vento, e le labbra rosse e carnose, che lo attiravano, quasi ammaliandolo. Avrebbe voluto scendere da cavallo e raggiungerla sugli spalti, anche se sarebbe stato stupido e sconsiderato, non riusciva a starle lontano, ne a resisterle.
Lyanna ricambiò il suo sguardo, fissando gli occhi, grigi come nubi temporalesche, nei suoi.
Al principe tornò in mente la loro discussione della notte precedente, il dolore che aveva avvertito nella voce di lei.
Si volto, e si infilò l'elmo con le tre teste di drago. Tutta la rabbia della sera prima riemerse, sapeva cosa voleva dire essere obbligati da qualcun' altro a sposarsi, lo aveva provato lui stesso, e non avrebbe mai permesso che succedesse la stessa cosa a Lyanna. Magari non avrebbe risolto molto, vincendo contro Brandon Stark, ma sicuramente sarebbe stata una soddisfazione personale.
La bandiera si abbassò, e il principe spronò il cavallo al galoppo. Sapeva esattamente a che velocità andare, dove colpire, e con quanta forza, aveva compiuto quei gesti così tante volte, che ormai era quasi sistematico.
Un paio di secondi, e il suo avversario era a terra, mentre il pubblico esultava alla sua vittoria.
Si tolse l'elmo, insolitamente felice. Di solito la gloria e la vittoria non lo attiravano più di tanto, ma stavolta lo aveva fatto per lei.
Cercò il suo sguardo tra le persone sedute nella platea. Sorrideva, sembrava quasi sollevata, e lo guardava regalandogli quel sorriso spontaneo, era la cosa più bella che avesse mai visto.
Poi rammentò che non avrebbe mai dovuto vederla, lei non avrebbe mai dovuto sorridergli, era promessa, e lui doveva smetterla di cercarla con lo sguardo, anche se faceva male, anche se era insopportabile, lui aveva una famiglia, e poi, era inutile sperare in quello che non ci sarebbe mai stato.
Ancora in groppa al suo cavallo si voltò ed usci dalla pista.

Doveva ammettere che il cavaliere misterioso era davvero notevole.
Dopo la sua prima vittoria, Rhaegar era andato ad accomodarsi sugli spalti, ed ora si trovava in piedi, di fianco a suo padre, che osservava la scena irritato, stringendo spasmodicamente il bracciolo della sedia, mentre il pubblico applaudiva la terza vittoria di seguito del Cavaliere dell'Albero che Ride. Era così che avevano presentato il misterioso uomo, che in pochissimo tempo, aveva battuto ben tre avversari, aggiudicandosi un posto tra i campioni.
Certo, il cavaliere era parecchio strano, sembrava davvero molto basso, ma la cosa più insolita era la sua armatura, un insieme di pezzi arrugginiti che provenivano, molto probabilmente, da diverse armature, e, sullo scudo, vi era dipinto un albero-diga sorridente.
Quell'immagine ricordò a Rhaegar qualcosa, anche se, sul momento, non seppe definire cosa, con precisione.
Forse la sua mente gli giocava brutti scherzi, ma ebbe l'impressione che, sotto la celata dell'elmo, il cavaliere lo stesse osservando.
Probabilmente era solo la curiosità di sapere chi c'era sotto quel travestimento, a farglielo credere.
Suo padre si volto verso di lui. Non avevano mai parlato da quando erano arrivati ad Harrenhal, era evidente che il re sapesse cosa suo figlio aveva tentato di fare, Rhaegar avrebbe dovuto vergognarsene, ma non fu così, anzi doveva trovare un altro modo di togliere suo padre dal trono, e al più presto.
Il re lanciò un occhiata di disgusto verso il cavaliere misterioso, e disse – Gli avevo ordinato di restare ad Approdo del re! E lui osa presentarsi qui, infrangendo i miei ordini! Quando farò prendere quel ragazzino idiota di Jaime Lannister, giuro che lui e suo padre pagheranno quest'insubordinazione con il fuoco.
C'era una sfumatura inquietante negli occhi di suo padre. Evidentemente credeva che il cavaliere fosse Jaime Lannister, il che era possibile, certo, ma, per quanto il ragazzo fosse desideroso di partecipare al torneo, non era comunque talmente stupido da disobbedire agli ordini del suo re. E poi, osservò Rhaegar, quell'uomo era decisamente troppo basso per essere ser Jaime.
– Padre quell'uomo, potrebbe anche non essere Jaime Lannister, non credo che il ragazzo disobbedirebbe ad un vostro ordine.
– Non credi? Quello è il figlio di Tywin Lannister, lo stesso uomo che tramava di nascosto per sottrarmi il mio regno! E anche se non fosse lui, potrebbe comunque essere un pericolo per il tuo re! Ti ordino di catturare quell'uomo e di portarmelo, a qualsiasi costo! – Rhaegar strinse la mascella, stava per replicare, quando suo padre aggiunse – E dopo aver tentato di spodestarmi, figliolo ti conviene fare quello che ti dico, se non vuoi finire al suo posto.
Il sangue si gelo nelle vene di Rheagar. Non pensava che suo padre avesse potuto accusarlo così apertamente. Il tono del re era stato talmente distaccato, che si sarebbe stentato a credere che si stesse rivolgendo al proprio figlio.
Il principe annuì – Certo, vostra maestà. Catturerò il misterioso cavaliere e lo porterò da voi.
Suo padre, come niente fosse, riportò lo sguardo al torneo.
Rhaegar non avrebbe voluto accettare, ma ne sarebbe potuta valere la vita di Elia, o di Rhaenys, e non poteva permettere che succedesse loro qualcosa di male, sopratutto per colpa sua.
Avrebbe dovuto catturare il Cavaliere dell'Albero che Ride.

Erano ore che procedevano al passo nei boschi, dov'era stato avvistato per l'ultima volta il misterioso cavaliere.
Dopo il perentorio ordine di suo padre, Rhaegar aveva organizzato una squadra di cinque uomini, - lui, Arthur, Jon Connington, e altri due membri della Guardia Reale - e si erano messi sulle tracce del cavaliere. Il quale, - nonostante le orme fresche, lasciate dal suo cavallo - sembrava scomparso nel nulla. In più stava anche calando la notte, quindi sarebbe stato ancora più difficile trovarlo.
Ma non poteva permettersi di ritornare dal re a mani vuote.
– Cosa è venuto a fare, quel bizzarro cavaliere, nella foresta?
Era stato Jon a parlare. Jon Connington, oltre ad essere il giovane lord di Posatoio del Grifone, era anche uno dei più vecchi amici del principe, si era sempre dimostrato molto fedele a Rhaegar, molto più di quanto non lo fosse mai stato nei confronti di Robert Baratheon, del quale era un vassallo. Questo a lui, di certo, non dispiaceva affatto.
– Non lo so. – Rispose Arthur per lui – Ma c'è qualcosa di insolito in quell'uomo, si muove in modo strano.
– Si muove in modo strano? - Domandò Jon.
– Sì. – Rispose Arthur – Faccio parte della guardia reale, so come si muove un uomo in combattimento e... Beh, quello non sembrava un uomo.
Jon inarcò un sopracciglio – E cosa pensi che sia, un orso che si finge cavaliere?
– Shhh... - Il principe fece loro segno di avvicinarsi. Aveva visto qualcosa muoversi tra la boscaglia.
E all'improvviso eccolo lì, il Cavaliere dell'Albero che Ride stava spuntando fuori dal bel mezzo del bosco.
– Perfetto, è stato più facile di quanto credessi, ora andiamo a prenderlo! – Disse Jon rivolgendosi a Rhaegar.
– No Jon! – Il principe tento di fermarlo, ma questo era ormai partito al galoppo.
Lui lo seguì, accompagnato dagli altri cavalieri.
Proprio in quel momento, il cavaliere dalla strana armatura si girò, accorgendosi della loro presenza. Poi, a sua volta, spronò il cavallo al galoppo.
Così ebbe inizio un lungo inseguimento.
Sicuramente il cavaliere misterioso aveva un talento nel cavalcare, sembrava leggero come una piuma, non aveva mai visto nessun uomo andare ad una tale velocità sul dorso di un cavallo.
Era quasi come se fosse stato trasportato dal vento, perfettamente nel suo elemento. Di quel passo sarebbe stato impossibile raggiungerlo.
Ma grazie agli dei, quel giorno la fortuna girava dalla sua parte.
Proprio davanti a loro si snodava un torrente, l'acqua andava ad una tale velocità che sarebbe stato impossibile attraversarlo.
Il Cavaliere dell'Albero che Ride si fermò un attimo, poi, con sua somma sorpresa, continuo la corsa, tentando di attraversare il corso d'acqua a cavallo.
Rhaegar, senza pensarci un secondo, si lanciò all'inseguimento.
Mentre il suo cavallo incespicava tra le acque del torrente, non fece neanche caso alle voci dei suoi compagni, che dall'altra sponda chiamavano il suo nome.
Il cavaliere dall'albero sorridente disegnato sullo scudo arrivò sull'argine opposto del fiume, e si addentrò nella foresta. Ma il suo cavallo zoppicava, ora sarebbe stato molto più semplice raggiungerlo.
Giunse a sua volta sull'altra sponda, e si lanciò all'inseguimento.
Dopo essersi addentrato nella foresta, si accorse di aver perso le traccie della sua preda. Così seguì la direzione dalla quale gli sembrò stesse provenendo un nitrito, finché non si ritrovò in una piccola radura.
Il cavallo dal manto scuro era accasciato a terra, e non riusciva a rialzarsi. Non c'erano tracce del suo cavaliere, ma comunque non poteva essere andato troppo lontano.
Rhaegar smontò da cavallo e fece qualche passo, ormai era calata la notte.
Quasi non si accorse del colpo di spada che stava per colpirlo alla spalle, fece appena in tempo a tirare, la sua arma, fuori dal fodero, e a parare il colpo.
Il misterioso cavaliere indietreggio, e, con ancora l'elmo indosso si bloccò qualche secondo a guardarlo quasi pietrificato. Il principe approfittò della distrazione per colpirlo ad un braccio, causandogli una ferita sanguinante. L'avversario si strinse il braccio cercando di trattenere un urlo.
Poi passò all'attacco. Iniziarono a susseguirsi colpi, fendenti e parate.
Rhaegar doveva ammettere che, nonostante la sua statura, era davvero un notevole guerriero, si muoveva con scioltezza e leggiadria, quasi fosse un fulmine.
Ad un tratto si sentì colpire ad uno zigomo con l'elsa della spada, ed indietreggiò di qualche passo.
Quando rialzò lo sguardo il cavaliere stava correndo verso la foresta, lo raggiunse con poche falcate, e con un solo colpo lo disarmò, facendo cadere a terra la sua spada.
Gli si avvicino, e gli tirò via l'elmo, rivelando l'ultima cosa che non si sarebbe mai aspettato.
Una cascata di capelli scuri le scese lungo il viso adagiandosi sulle sue spalle.
Rhaegar rimase a bocca aperta per qualche secondo. C'era una ragazza davanti a lui, non riusciva a distinguerne bene il lineamenti, al buglio, ma ora era tutto molto più chiaro.
Tentò di avvicinarsi, ancora sotto shock, mentre lei indietreggiava – Siete voi... Il Cavaliere dell'Albero che Ride, ma-ma... Siete una donna.
Poi lei parlò – Senza offesa, mio principe, ma questa non è la più acuta delle osservazioni.
La sua voce. Avrebbe potuto riconoscere quella voce tra mille. Si avvicinò ancora di più a lei, e riuscì a scorgere i suoi tratti, la pelle chiara, gli zigomi alti, gli occhi grigi.
No, non poteva essere proprio lei.
– Lady Lyanna?
Lo guardò un attimo, poteva scorgere il terrore, nei suoi occhi.
Lyanna lo spintonò, e cercò di correre via, ma lui fu più veloce. La afferrò per i polsi, e la attirò a se, mentre lei si dimenava, tentando invano di liberarsi dalla sua presa.
– Ah! – Non si era accorto di starla stringendo proprio dove era ferita. La ferita sanguinante che lui le aveva causato. Il senso di colpa lo avvolse, e se l'avesse ferita gravemente? E se lei l'avesse odiato?
– Fammi vedere quel taglio, è profondo? – Tentò di tenerle fermo il braccio, ma invano, visto che lei continuava ad agitarsi.
– Lasciami andare! – Gli rispose con tono aspro strattonando i polsi più forte di prima.
Le si avvicinò, mentre lei ansimava, notevolmente spaventata – Lyanna, guardami.
Lei alzò lo sguardo verso il suo. Sembrò calmarsi un po'
– Non ti farò del male, te lo prometto.
Continuava a guardarlo spaesata, con i suoi occhi grigi – Ti prego, non dirlo ai miei fratelli, non dirlo a Robert, nessuno deve saperlo, o mi uccideranno.
Lo supplicava con lo sguardo, sembrava così indifesa in quel momento, al contrario di qualche secondo prima, quando l'aveva quasi battuto in duello.
Rhaegar rivolse lo sguardo allo scudo con l'albero-diga sorridente, che giaceva a terra, adesso si ricordava dove l'aveva visto. Era lo stesso albero della sera prima, quello davanti al quale si erano baciati. “Il Cavaliere dell'Albero che Ride”.
L'avvicinò ancora di più a se, i loro nasi erano distanti solo qualche centimetro – Lyanna, non lo dirò a nessuno, te lo prometto. Ma smettila di cercare di scappare da me.
Lei  chiuse gli occhi, e annuì piano.
Lasciò la presa sui suoi polsi.
Sentirono dei rumori provenire dalla foresta, dovevano averli seguiti.
Lei si voltò verso di lui, lo sguardo che implorava aiuto.
– Prendete il vostro cavallo e seguitemi. – Disse Rhaegar – Dobbiamo andarcene da qui.

Si erano allontanati parecchio, dal punto in cui si trovavano prima.
In quel momento, lui e Lyanna erano seduti su di un tronco, poco lontano dal margine della foresta.
Si era tolta l'armatura, e adesso indossava solo sei pantaloni di pelle, una casacca bianca, e degli stivali di cuoio.
Avevano nascosto i resti dell'armatura sotto un albero cavo, nella foresta, e poi, avevano concordato insieme nel lasciare lo scudo appeso su di un ramo - così il giorno dopo, avrebbe potuto dare una spiegazione convincente a suo padre -.
Ora Lyanna teneva la testa bassa, mente si fissava le punte degli stivali assorta.
Non avevano parlato molto, dopo essere arrivati lì, ma lo sorprese che fu proprio lei a rompere quel silenzio.
Sospirò – Immagino vogliate spiegazioni per tutto questo.
Annuì, e lei iniziò a raccontargli tutta la storia.
Di come aveva salvato il suo amico Howland Reed dai suoi aggressori, battendosi con la spada, a come con suo fratello aveva trovato l'armatura e organizzato di partecipare al torneo. Fino a quando quello stesso giorno, aveva sconfitto i tre cavalieri, durante il torneo, e chiesto loro di punire i propri scudieri.
Alla fine del racconto Rhaegar rimase in silenzio per qualche minuto.
Non sapeva che dire, lei, una semplice ragazza, e non solo si era battuta per difendere il suo amico, violando le regole del suo stesso padre, ma era riuscita, da sola, a sconfiggere dei cavalieri esperti, senza aver mai giostrato in vita sua.
Non aveva mai incontrato nessuno con un coraggio ed una forza di volontà simili.
Lyanna avrebbe meritato di vincere il torneo.
Non lui, o qualche altro vanitoso lord, ma Lyanna. Aveva partecipato per il bene di qualcun' altro, pur sapendo qual'era la posta in gioco, ed era persino riuscita a vincere contro tutti i suoi avversari.
Avrebbe voluto premiarla lui stesso, in qualche modo, ma non sapeva come.
Lei alzò finalmente lo sguardo da terra – Adesso vi sembrerò una stupida ragazzina ribelle che non sa stare al suo posto.
Rhaegar si lasciò sfuggire una breve risata, mentre la fanciulla lo guardava sorpresa – No non penso che siate stupida, ne incosciente. Al contrario penso che siate la persona più altruista e coraggiosa che abbia mai incontrato, Lyanna. Dovreste essere ricompensata per il vostro gesto.
E anche la più bella, avrebbe voluto aggiungere, ma non lo disse ad alta voce.
Un sorriso si aprì sul viso di lei.
Era così spontanea e naturale, non si curva dei convenevoli, e delle cortesie.
– Chi vi ha insegnato a combattere in quel modo? – Chiese lui curioso. O forse era solo un pretesto per restare, anche pochi secondi di più, con lei.
Guardò davanti a se, come persa nei ricordi, e sorrise – Mio fratello Ned. Da piccoli giocavamo sempre con le spade di legno. Mio padre non voleva che imparassi, voleva che fossi una lady. Ma, quando non ci vedevano, Ned mi insegnava sempre qualche nuova mossa. Mio padre insegnava a lui, e mio fratello insegnava a me. E nel tempo, diciamo che ho potuto migliorarmi un pochino.
Lui la guardò incredulo – “Un pochino”? Mi avete quasi battuto.
Il sorriso di lei si allargò.
– A proposito dei vostri fratelli, spero che non siate dispiaciuta che abbia battuto vostro fratello Brandon, durante la giostra? – Chiese lui.
Lei scoppiò a ridere – Dispiaciuta? Scherzi? Quell'idiota se lo meritava proprio!
Rhaegar le sorrise – Ma non era vostro fratello Benjen “l'idiota”?
– Sì, ma Brandon lo è di più. – Rispose lei.
Stavolta furono in due a ridere.
– Potreste farmi un favore – Lui annuì, facendole segno di andare avanti – Durante il torneo, fate cadere Robert a faccia in giù da cavallo per me.
Quella fu la richiesta più allettante che gli avessero fatto in tutta la giornata, e sicuramente non sarebbe stato scontento di soddisfarla.
Scoppiarono a ridere di nuovo.
Cominciava ad amare quell'insolita ragazza dai gusti maschili, e il carattere forte tipico della gente del Nord.
Ma in lei oltre alla forza, e a quella corazza dura, c'erano la dolcezza, l'altruismo, e la delicatezza che la rendevano unica.
Non riuscì a trattenersi, e le chiese – Cavalcate perfettamente, combattete come un uomo, e vincete tornei, c'è qualcosa di tipicamente femminile che vi piace?
Lei sembrò pensarci su, poi rispose – I fiori. Beh, non i vostri variopinti fiori del sud. Le rose blu che crescono a Grande Inverno. Non so il motivo, ma le ho sempre adorate, probabilmente, perché sono gli unici fiori che, non solo, resistono al gelido inverno, ma fioriscono e crescono più forti al freddo.
Le rose blu d'inverno. Di tutte le cose, non avrebbe mai immaginato, che le potessero piacere dei semplici fiori, ma in fondo, era chiaro che avevano un significato più profondo per lei.
Lyanna si alzò da sedere raccogliendo la sua spada da terra, sorrideva.
– Avete detto che sono brava a combattere. Al Nord non fanno altro che omaggiare le qualità del principe. Dicono anche che siete un ottimo guerriero. Ora lo scopriremo.
Rhaegar non si tirò di certo indietro davanti alla sfida che gli aveva lanciato. Si posizionò davanti a lei, e sfoderò la spada, sorridendole a sua volta – Mostratemi di cosa siete capace ragazza-lupo.
Lei si lanciò all'attacco, tentando di colpirlo con un fendente, che però lui parò subito.
Così iniziò una strenua contesa della vittoria composta da parate e colpi mancati. Mentre combattevano non simisero neanche per un secondo di sorridersi a vicenda. Erano anni che Rhaegar non si divertiva in quel modo.
Doveva ammetterlo Lyanna era parecchio brava, era agile e veloce, anche se non abbastanza. Avrebbe potuto disarmarla parecchie volte, ma non l'aveva fatto, per il semplice motivo di far continuare quella dolce tortura.
Sembravano ore che combattevano, quando, la schiena di Lyanna indietreggiando andò a sbattere contro il tronco di un albero.
Era in trappola, ansimante per la fatica, mentre piccole gocce di sudore le scendevano lungo la fronte.
A quella vista Rhaegar non riuscì più a trattenersi. La disarmò con un colpo, poi buttò anche la sua spada a terra, bloccandola con il proprio corpo contro l'albero.

 

I loro visi erano distanti solo qualche centimetro, poteva sentire il respiro caldo di Rhaegar sulla propria pelle, mentre si avvicinava sempre di più alle sue labbra.
– Lyanna... - Le sussurrò. Ormai i loro nasi si sfioravano. In quel momento Lyanna voleva solo le sue labbra incolate alla proprie, le sue braccia che la stringevano. Voleva lui.
Ma non poteva. Non avrebbero mai potuto, lui era sposato, e se questo non gli importava, era compito suo ricordarglielo. Non poteva vivere con il rimorso di averlo portato via ad una altra donna, alla sua famiglia.
Anche se la lontananza l'avrebbe distrutta.
Gli appoggiò una mano sul petto, e fece pressione, allontanandolo da lei.
Rhaegar le sfiorò la guancia con una mano – Lyanna.
– No. – Disse lei secca staccandosi definitivamente da lui – Non possiamo, non potremmo mai, Rhaegar, tu sei sposato, non dovresti  pensare a me, dimenticami.
Lui la fissò disperato – Lyanna ti prego...
Provò ad afferrarle un braccio, ma lo strattonò via dalla sua presa – Lasciami in pace, hai capito! Non mi guardare mai più! E non mi parlare mai più! Tu non sei niente per me! Come io non dovrei essere niente per te! E da adesso in poi sarà come se niente fosse accaduto. Quindi stammi lontano, hai capito?!
Detto questo si volto, lasciandolo solo nella foresta, e senza guardarsi indietro, scappò il più lontano possibile da lui, mentre una lacrima le rigava la guancia.

 

 

 

 


Note Autrice:
Ommioddio sono riuscita finalmente a caricare questo maledetto capitolo.
In anzitutto vorrei scusarmi per il ritardo, ma come vi avevo precedentemente, la settimana dell'8 sono stata fuori di casa. In più questa settimana ho avuto pochissimo tempo per scrivere, e il capitolo e anche molto più lungo degli altri.
Prima di tutto vorrei ringraziare davvero di cuore “SLVF” ed “Herm87” per le splendide recensioni, spero davvero che continuerete a riservarmi commenti così positivi nelle prossime recensioni. Poi ci tengo a ringraziare “akinamikaze” per aver aggiunto la mia storia alle seguite, e naturalmente, come sempre ringrazio tutte le persone che si fermano anche soltanto a leggere.
Passando al capitolo, ho fatto una fatica immane a scriverlo, ma sono abbastanza soddisfatta ( vi è piaciuto il regalino di Natale?), penso che aggiungerò il prossimo capitolo verso giovedì della prossima settimana, se faccio in tempo.
Allora mi dispiace, ma non mi posso dilungare troppo nel commento, per mancanza di tempo.
Il capitolo inizia subito coi botti, infatti li ritroviamo soli nella foresta, dove dopo un'animata conversazione si baciano ( alleluia direte voi).
Come avete potuto osservare sono entrambi parecchio attratti l'uno dall'altra, sopratutto Rhaegar. Ma c'è comunque la questione morale dei rispettivi matrimoni che li “limitano”.
Comunque la giornata seguente entrambi hanno rimorsi, più o meno.
Lyanna e Benjen si organizzano e intavolano la storia del Cavaliere dell'Albero che Ride. Mi sono divertita davvero a parlare del loro rapporto. E penso che mi piaccia molto questa versione sarcastica di Lyanna.
Poi abbiamo lo svolgimento del torneo dai vari punti di vista ( ho cercato di descrivere i combattimenti al meglio, anche se non sono molto soddisfatta del risultato).
E non scordiamoci del nostro personal shopper Brandon che continua a sostenere la tesi del vestito acchiappa uomini.
Il comportamento di Robert è odioso, e Lyanna in poche parole lo manda molto velatamente a quel paese.
In seguito passiamo alla parte di Rhaegar, e dei suoi sogni un po' ambigui... Il ragazzo è visibilmente cotto di Lyanna, e le sbava dietro come un cane.
Comunque il re manda lui, e la sua banda di amici stalker a cercare il Cavaliere dell'Albero che Ride, che poi lui scoprirà essere Lyanna.
La scena finale in cui combattono è una delle mie preferite, e rispecchia molto il carattere di Lyanna.
Alla fine i due si stanno per baciare, o qualcos'altro, quando la coscienza di lei si fa sentire. Urla contro di Rhaegar ( è tutta una strategia per allontanarlo, naturalmente) e se ne va via, senza però sentirsi male a sua volta.
E questo è il capitolo. Fatemi sapere la vostra opinione, mi raccomando.
Ci risentiamo al prossimo capitolo.
Baci Lucy.

   
 
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