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Autore: Elenami55    23/12/2015    4 recensioni
Avete presente uno di quegli incontri che avvengono per puro caso? Provate ad immaginare che il comandante della prima flotta di Barbabianca, Marco la Fenice e quello della seconda, Portgas D Ace, incontrino e costringano ad entrare nella loro ciurma due sorelle di nome Emi ed Umi, entrambe piratesse. Ipotizzate ora che Marshall D Teach alias Barbanera consegni la minore delle due, Umi, alla Marina per poter entrare nella Flotta dei Sette. Come reagirà Barbabianca? Ed il nostro caro Pugno di Fuoco riuscirà a non farsi catturare da Barbanera nonostante sia andato alla sua ricerca?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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33. Addio


È ormai tarda notte. Nel cielo scuro, privato delle stelle da alcune nuvole, brilla la luna, bianca e luminosa come non mai. Qualche nuvoletta la oscura per alcuni attimi, ma viene in seguito spazzata via dal vento; lo stesso vento che sfiora la superficie marina, sospingendo le piccole onde verso il legno della Moby Dick. Qui esse si infrangono, creando un dolce suono che culla i marinai nel loro sonno, l’agognato premio dopo una lunga giornata di lavoro.
Sul ponte della nave un ragazzo dai capelli neri come il buio che lo circonda osserva l’immensità della notte, perdendosi nei propri pensieri. Sono già cinque giorni che non si fa vedere ad anima viva; come uno spettro vaga per i lunghi corridoi della nave per poi giungere sempre lì, sul ponte della sua “casa”, per potersi godere la pace che solamente quel momento della giornata può regalargli. Ace non è mai stato un tipo riflessivo o che si pone tanti problemi, cosa che sicuramente chiunque può garantire, ma in questi giorni si sente pesante e colmo di incertezze e paure, dovute forse al ricordo della sua vera identità: Gol D Ace.
Al solo pensiero il comandante della seconda flotta scuote il capo, come ad imporsi di dimenticare, dimenticare quel nome che sempre gli ha causato -e gli causerà- tanti problemi. Lui ha sempre odiato suo padre; non vuole saper niente di lui, non vuole nemmeno sentirlo nominare. Nessuno amerebbe il figlio di Gol D Roger e di questo Ace è ben conscio. Ancora ora si stupisce della comprensione dei suoi compagni, ai quali non importa il sangue che scorre nelle sue vene. Pugno di Fuoco però non riesce ad accettare questo marchio, vuole morire perché infondo sa che la sua esistenza è un peccato. Però sente che una parte di lui vuole vivere, vivere per i suoi compagni, per suo fratello Rufy, per Emi e per trovare una risposta alla domanda che lo assilla da quando ne ha memoria: “avrei mai dovuto nascere?”.
La brezza notturna accarezza la pelle di Ace, facendolo tornare con la mente al luogo dove si trova. Il ragazzo si guarda intorno, lo sguardo misto ad un senso di estraneità che gli riempie il cuore. Improvvisamente i suoi occhi si bloccano su una figura seduta sopra una cassa ed il suo corpo ha un sussulto: non si aspettava di trovarsela dinanzi ed ora come ora non sa cosa dire per scusarsi della sua assenza. Se ne è andato, colpito al suo tallone d’Achille, dopo che lei ha confessato con sforzo immane l’identità di suo padre. Avrebbe dovuto confortarla, riservarle uno dei suoi soliti sorrisi o magari un bacio, ma niente. Si è nascosto da lei, l’ha lasciata sola con le sue paure solamente perché anche lui le conosce e non vuole affrontarle. Non vuole rivelare alla sua ragazza la propria identità, consapevole del fatto che una delle persone a lui più care lo abbandonerà.
- Ti sei accorto di me, finalmente!- esclama la voce di Emi.
Ace non sa come rispondere e la ragazza è ormai scesa dalla cassa e gli si sta avvicinando.
- Ho sentito dire dal cuoco che durante la notte spariva del cibo dalla dispensa e guarda un po’ chi trovo qui- si ferma davanti al moro e lo guarda dall’alto in basso.
Alza il sopracciglio destro, notando che Ace non sembra in vena di parlare o anche solo di scherzare.
- Hey, fiammifero, sei arrabbiato con me? Sai, non ti facevo così. Non pensavo che non mi volessi più parlare solamente perché  sono la figlia di un ammiraglio.- va dritta al punto Emi, simulando una superficialità a lei estranea.
Il comandante della seconda flotta di Barbabianca intuisce immediatamente la recita della diciannovenne rinomata per le sue doti recitative: vuole indurlo a parlare, accusandolo ingiustamente. Certo, potrebbe ottenere gli stessi risultati con un po’ più di gentilezza, ma la Tigre del Mare Orientale non ama particolarmente esporre il suo lato tenero. È  abituata a farsi vedere sempre dura e sicura si sé, in modo che i nemici la temano e non osino far del male alle persone a lei care.
Infondo siamo simili” pensa Pugno di Fuoco, rivolgendosi poi alla ragazza.
- Non mi importa di chi sei figlia, a me piaci comunque-
Emi, che si aspettava di tutto meno che una risposta simile, si siede di fianco al moro.
- Bene, allora grazie- fa un lieve sorriso, alzando lo sguardo al cielo.
La luna è stata nuovamente oscurata dalle nuvole ed il vento questa volta non sembra interessato ad aiutarla a tornare visibile.
- Emi…- inizia Ace, cosciente che non può più andare avanti senza sapere la risposta della sua indomabile vice -…se Gol D Roger avesse un figlio, tu che faresti?-
- Proprio niente, a meno che lui non venga a rompermi le scatole- risponde lei, indecisa se rimaner seria o ridere dopo aver scoperto il cruccio del suo superiore.
- Ma è il figlio di un mostro, merita di morire-
- Ace, se sei veramente il figlio del Re dei Pirati, non dovresti farti tutti questi problemi. Era l’uomo più famoso del mondo e sinceramente non penso fosse un mostro. Cioè, cosa dovrei dire io allora? Mio padre mi odia, è intenzionato ad uccidermi ed ha ammazzato mia madre; in confronto Gol D Roger è un agnellino.- sentenzia la Tigre del Mare Orientale, visibilmente provata dal ricordo del suo famigliare.
- Gol D Roger non è mio padre, mio padre è Barbabianca-
- Abbiamo un padre in comune allora.– Emi si alza –Ho voglia di formaggio, vado a farmi un panino. Se mi cerchi sai dove sono- si allontana.
Ace la guarda, ancora incredulo della sua risposta, per poi abbassarsi il cappello sugli occhi e sorridere. Emi è davvero strana a volte…







 
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È l’una di notte passata quando Satch si decide finalmente a chiudere quel dannato tomo sui frutti del diavolo ed a interrompere per un attimo la sua lettura. Sono passate quasi quattro ore da quando siamo venuti in biblioteca ed è da circa il medesimo tempo che mi annoio.


-Stasera vieni a giocare a nascondino con me, Satch?- gli ho chiesto appena usciti dal salone da pranzo.
-Ahahah, non sei un po’ grande per giocare a nascondino?- mi guardava, divertito.
La mia espressione è mutata da quella di bambina felice a quella di bambina abbastanza arrabbiata per la presa in giro. Non volevo giocare veramente, era solo una scusa per arrivare al suo frutto.

-Non sono grande per il nascondino, voglio giocare-
-Però io non posso giocare, sorellina: devo fare delle ricerche in biblioteca su questo bel frutto. Chiedi a Marco, di certo lui ti accontenterà!- sghignazzava, sventolandomi l’oggetto dei miei desideri davanti agli occhi.
In quel momento ho pensato a quanto sia dispettoso Satch.
-Sai benissimo che al mio Marco non piace il nascondino! E visto che non mi vuoi tra i piedi vengo a fare le ricerche con te!-
-Non ho mai detto che non ti voglio tra i piedi- ridacchiava –e una mano mi farebbe comodo. Andiamo!- tutto contento, si è incamminato.



Sospiro al ricordo della nostra conversazione. Pensavo che con il passare del tempo si sarebbe addormentato sui libri, lasciando il frutto del diavolo incustodito e invece è ancora in piedi ed ora ha iniziato un altro volume. Ma come è umanamente possibile leggere così tanto? Eheheheh… parlo proprio io che so benissimo che Marco legge ventiquattro ore su ventiquattro... Beh, il mio Marco è il mio Marco: a lui tutto è permesso! Alzo gli occhi al cielo, sbadigliando e mi schiaffeggio leggermente le guance per riprendermi dall’improvviso attacco di sonno. Di solito a quest’ora io ed Emi siamo già a dormire, ma stasera lei se n’è andata per –a sua detta– menare a sangue il suo comandante sino a quando lui non confesserà il suo problema con lei ed io ho fatto la “genialata” di venire qui. Francamente sto maledicendo sia me stessa sia Satch sia lo stupido frutto.
- Umi, se vuoi andare a dormire fa’ pure- mi osserva Pizzetto –non voglio subire le ire della nostra cara tigrotta per averti trattenuta- mi sorride.
Ricambio il sorriso e mi volto verso la finestra, guardando fuori: è buio pesto.
- Ho detto che ti avrei aiutato-
- Non mi sembri di grande aiuto, sorellina- si alza e mi si avvicina.
- Grazie tante, eh!- gli lancio un’occhiataccia.
- Sei adorabile con il visino assonnato, cucciolotta- ride e mi scompiglia i capelli.
Mi dimeno e lo spingo via, lanciandogli un qualche insulto. Odio quando mi chiama così! Lo fa apposta per farmi arrabbiare, quel cretino! Però infondo, molto infondo, mi piace questo suo atteggiamento: mi sa di famiglia unita, cosa che ho sempre desiderato.
Scendo dal tavolo su cui ero seduta ed incrocio le braccia al petto.
- Me ne vado, Pizzetto. Buona lettura e buona notte, vecchietto!- gli faccio la linguaccia e corro verso la porta, aprendola e scappando via, ridendo.
So perfettamente che il mio fratellone acquisito odia essere definito “vecchio”, data la sua indole da play boy che deve in qualunque modo attirare l’attenzione delle ragazze.
Mi fermo una volta arrivata nei pressi delle scale portanti al piano superiore della nave e riprendo fiato.
- Uh, che corsa!-
Chiudo gli occhi ed inspiro, buttando poi fuori l’aria. La corsa non fa per me! Riaperti gli occhi, la vista di una figura da me già incontrata mi fa sobbalzare.
- È una bella sera, vero?- mi sorride cordialmente l’uomo.
È appoggiato alla parete, il bastone da passeggio viola tenuto tra le mani e puntato a terra. Indietreggio di alcuni passi, nervosa. Ma quando è arrivato?
- Sì, bella serata- spero con tutta me stessa che la mia risposta basti a liquidarlo, perché mi mette i brividi.
I suoi occhi neri mi osservano, quasi incuriositi e i suoi orecchini brillano alla luce della lampada ad olio appesa ad un gancio sulla parete.
- Ti piace questa ciurma?-
- Sì-
Sorride nuovamente, enigmatico; un brutto presentimento si fa largo nella mia mente ed io ho come l’impressione che la persona di fronte a me non sia un semplice uomo appartenente alla ciurmaglia, infatti non si è mai fatto vedere in sala da pranzo. Perdo un battito, mi viene paura; lo osservo come si osserverebbe il proprio predatore e con la velocità di un lampo scatto via, decisa a correre da Satch.
Un colpo secco sulla schiena, seguito da un altro sui polpacci mi fa ruzzolare a terra. Mi piego sul pavimento, abbracciandomi le gambe e massaggiandole con le lacrime che già mi scendono lungo il viso. La schiena mi pare rotta e sento la parte lesa pulsare dal dolore. L’uomo mi si avvicina ridendo e si china davanti a me.
- Ora tu verrai con me, va bene?- estrae un dischetto dorato legato ad una catenella dalla sua camicia ed inizia a farlo dondolare a destra e sinistra davanti ai miei occhi, probabilmente per ipnotizzarmi –Faremo giusto una passeggiata e tu mi obbedirai-
Per un attimo mi sfiora l’idea che questo trucchetto da ciarlatani non funzioni, come del resto tutti gli stupidi trucchetti di magia, però, appena provo ad urlare per attirare l’attenzione di qualcuno, la mia voce si spezza ancor prima di arrivare alle labbra.
- Procediamo- si alza, riponendo al proprio posto nella blusa il dischetto.
Il mio corpo si solleva senza un mio ordine e segue il suo nuovo padrone nel dedalo di corridoi della Moby Dick. Più volte provo a liberarmi dal controllo dell’uomo, ma senza risultati. Mi arrabbio con me stessa per la mia inutilità e la mia debolezza e rimango a rimuginare.
Dopo poco arriviamo davanti alla biblioteca e ci fermiamo. Un senso di stupore mi invade, ma nel mio cuore si accende un barlume di speranza, consapevole della presenza di Pizzetto nella stanza. Il gigante con il bastone da passeggio bussa alla porta.
- Capitano- dice, aprendola ed entrando.
- Zeahahahahah! Laffitte, finalmente- esclama una voce a me familiare.
Non appena varco la soglia della camera, il sangue mi si gela nelle vele. Mi si forma un groppo alla gola; vorrei gridare, singhiozzare, svegliarmi da questo incubo, ma non posso: Satch, il mio amico, il mio fratellone è disteso a terra con un pugnale conficcato nella schiena, il braccio destro mozzato e il sinistro ancora teso verso la sua spada che probabilmente ha tentato di afferrare per difendersi. Copiose lacrime scendono lungo le mie guance per poi cadere a terra. Mi sento devastata, vuota, impotente; il rimorso mi assale. La gola mi brucia per lo sforzo che la mia voce sta facendo per uscire, senza risultati naturalmente.
- Il gatto ti ha mangiato la lingua, Umi? Zeahahahahah, da quando sei così silenziosa?- mi schernisce Teach.
Lurido bastardo, potessi muovermi io…
Il groppo alla gola si fa insopportabile ed emetto un roco gemito.
- Zeahahahahah! Zeahahahahahahah!- si sgola dalle risate il ciccione, sollevando la mano e mostrandomi il frutto del diavolo di Satch.
Un impeto di rabbia mi investe: ha fatto tutto ciò per averlo!
- So che lo desideravi da molto, vero? Zeahahahahahahah!- divertito al massimo e all’apice della sua malvagità lo mangia con avidità –Andiamocene da questa bagnarola ora. Zeahahahah! La fama e il trionfo ci aspettano là fuori, Laffitte!- se ne va via.
- Certo, capitano!- sghignazza il nuovo sottoposto di Teach, seguendolo.
Il miei piedi si incamminano a loro volta, costringendomi ad andare dietro ai due sporchi cani ed io, prima di uscire dalla biblioteca, lancio ancora un’occhiata a Satch. Addio, amico mio…











Nota dell’autrice
Bentornati a tutti, gente! Lo so, mi considererete tutti un’enorme s*t*r*o*n*z*a per aver pubblicato un capitolo triste prima di Natale, ma vedete quest’atto dalla parte buona: vi ho risparmiato circa quindici giorni di ulteriore attesa. Beh, non c’è da dire molto sul suddetto capitolo, eccetto che per un po’ di tempo la nostra cara piccola Umi non interverrà più come narratrice nella storia, la quale sarà incentrata principalmente su Emi ed Ace.
Ora vi lascio. Vi auguro un buon Natale e un felice anno nuovo! Alla prossima!

 
   
 
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