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Autore: DeaPotteriana    24/12/2015    3 recensioni
Questa fanfiction era già stata postata, ma ho deciso di riscriverla completamente, in quanto non mi sembrava...mia. Quindi questa è la Re-edizione de "L'Ultima Black".
E se Sirius Black avesse avuto una figlia?
Questa è una raccolta di avvenimenti della vita di Helena Kaitlyn Black, una vita difficile, passata nella rabbia, nel dolore e nella solitudine. Una vita passata senza genitori, con una famiglia dura e razzista e un padrino troppo buono per riuscire a gestire la figlioccia.
Questa storia narra di questo e di molto altro. Narra di un'amicizia eterna, una scuola che fa da casa e una Casa che non sembra adatta a Kait; parla di una guerra in arrivo, di lacrime trattenute a stento e di lutti strazianti. È solo una fanfiction, ma immaginate come sarebbe stata la vita della figlia di Sirius Black, se solo fosse esistita.
Non siete curiosi?
Vorrei dimostrare, in questa storia, che a volte il dolore toglie il fiato, che l'amore spesso non basta e che essere un eroe ha sempre il suo prezzo. Spero di riuscirci.
EDIT: STORIA INCOMPIUTA, NEGLI ULTIMI 2 CAPITOLI SPIEGO COME FINISCE.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, I fondatori, Il trio protagonista | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Isn't that what a great story does? Makes you feel?'
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Ho idea che questo capitolo scatenerà controversie. Ad ogni modo, eccolo ;) quasi fosse il mio regalo di Natale per voi :*
Vi avviso che ho cambiato un paio di cose rispetto alla trama originale... Ma ne parliamo alla fine ;)





Amore in ballo


Kait guardò la prima prova del Torneo dalla fila più bassa degli spalti, schiacciata tra Ron ed Hermione come se entrambi avessero paura di vederla crollare dall’ansia. Riuscì a mantenere la calma in qualche modo, nonostante lo stomaco le si fosse attorcigliato fino a farla quasi vomitare nel momento stesso in cui Harry era stato ferito ad una spalla. “Va tutto bene,” la rassicurò Hermione.

Poi ci fu una fiammata da parte del drago e la riccia afferrò con forza il braccio dell’amica. “Va tutto bene?” ripeté, stavolta in un pigolio esitante.

Ron non sembrava più in vena di litigare con nessuno. “Stanno cercando di farlo fuori,” sbottò stringendo le mani sulla ringhiera degli spalti. Kait aveva passato giorni interi a cercare di convincerlo, ma decise di non rinfacciarglielo - soprattutto perché era troppo presa dal sollievo. Harry aveva infatti l’uovo stretto al petto e il drago era già tra le mani degli esperti, che lo trattennero e lo fecero calmare.

Mai come in quel momento avrebbe voluto baciare il suo ragazzo; quasi avesse percepito il suo pensiero, Harry allungò una mano e mosse l’uovo come stesse brindando - no, come se glielo stesse dedicando.

Kait sapeva che un gesto del genere non voleva dire che tra loro andasse tutto bene, però non riuscì a impedirsi di essere più tranquilla, il petto scaldato dall’affetto. Quando si ritrovarono tutti e quattro insieme e si abbracciarono, poi, fu come rinascere.

Harry e Krum arrivarono primi a pari merito, ma andava bene così - Ron era di nuovo con loro, Hermione non era più sull’orlo di una crisi di nervi, Harry non si era ancora voltato verso Corvonero e Kait… Kait era stretta alla sua famiglia.

Sarebbe andato tutto bene.


 

Arrivò dicembre e con esso la neve. Fu divertente notare i francesi tremare correndo nel parco e, al contrario, i bulgari godersi il freddo a cui erano stati abituati fin da bambini.

L’intera scuola fu costretta, invece, a fare prove di ballo a porte chiuse. Kait non ebbe problemi, - si costrinse anche a scrivere una lettera a Narcissa per ringraziarla delle lezioni, giusto per essere gentile - ma Harry… Kaitlyn quasi non riusciva a credere che qualcuno potesse dimostrarsi così impacciato. Era davvero triste, come cosa, soprattutto perché i campioni avrebbero aperto le danze.

Davvero non ci teneva a fare una figuraccia, perciò approfittò di ogni secondo libero per insegnare almeno la base dei balli più classici; il minimo indispensabile per mantenere la faccia.

“Quando mi vedrai con il vestito,” mormorò la ragazza all’orecchio di Harry durante una di quelle prove, “perderai la testa.”

Stava cercando di interessarlo in tutti i modi alla danza e a lei. Non le piaceva per niente l’idea di star perdendo la presa su Harry, ma per qualche ragione a dicembre le cose migliorarono leggermente.

Che fosse perché Kait non era sempre presente quando lo era Cho Chang, o perché Potter fosse un po’ più discreto, questo non le era dato saperlo. Cercava, comunque, di mantenere la calma e di ripetersi incessantemente che sarebbe andato tutto bene. Non era sicura se stava sperando o mentendo a se stessa.

Ma andava bene così - giusto?

Passò Natale con un’allegria contagiosa; non c’era studente che fosse tornato a casa, quell’anno, e nemmeno Kait lo fece, sapendo che Remus avrebbe trovato il modo di vedere Sirius. Non era sicura di come avrebbero fatto, tuttavia era abbastanza positiva al riguardo e, per quanto non vedere nessuno dei due la innervosisse, non si sarebbe persa il Ballo del Ceppo per nulla al mondo. L’atmosfera di Hogwarts era, poi, troppo bella per non approfittarne.

Stava chiacchierando con Fleur e altre due francesi a proposito dei vestiti che avrebbero indossato, quando Hermione le arrivò di fianco di corsa, stringendole la mano tanto forte da costringerla ad alzarsi in velocità, dopo una parola di scuse.

“Che c’è?”

“Mi ha invitata al Ballo!” sbottò l’amica quando furono sole. Kait sgranò gli occhi.

“Ron?!” chiese con un sorriso incredulo. “Non pensavo av-”

“Non lui!” rispose Hermione, già meno emozionata. “E allora…”

Victor Krum!

Kait per poco non soffocò con la propria saliva e si diede un colpo sul petto giusto per essere sicura di riuscire a respirare. “Scherzi?” non riuscì a trattenersi dal mormorare. Hermione, grazie a Merlino, non se la prese.

“Non pensavo neanche ti piacesse,” continuò Kait dopo un po’, stringendo l’amica in un abbraccio. “È diverso da come pensavo che fosse, sai?” ammise infine la riccia. E sì, la Black lo sapeva.
Karkaroff sarà pure stato un Mangiamorte, ma Victor - Victor era un gentiluomo.

Fu quindi con tanto, tanto piacere che il fatidico giorno Kait aiutò Hermione a prepararsi, sistemandole i capelli, truccandola e pensando solo dopo a se stessa. Era così fiera della Grifondoro, neanche il cambiamento fosse stato merito suo.

Eppure la vedeva cresciuta e si sentiva il cuore traboccante di felicità.

Kait scese le scale prima dell’amica, sapendo che tanto, finché gli altri non si fossero allontanati, Hermione non si sarebbe mossa - se l’era legata al dito, che Ron l’avesse data così per scontata, e sinceramente la Black era piuttosto d’accordo con lei. Era stato un po’ insensibile.

Si lisciò il vestito un’ultima volta, sistemandosi i capelli in modo che le facessero un bell’effetto sulla schiena e sul petto; li aveva chiusi in un’acconciatura complicata, lasciando lunghe ciocche libere il cui nero contrastava il bianco e l’argento del vestito. Non si era truccata pesantemente, ma Kait non si era mai sentita tanto bella.

Scese le scale.

Alla base, quasi al centro della Sala Comune, Jackson alzò lo sguardo su di lei e dimenticò di respirare.

Anche Kaitlyn ebbe una reazione simile, perché lo stomaco le si chiuse in una morsa e così il petto, e subito arrossì.

Poi Harry si fece avanti, superando Jackson, e lei si costrinse a ingoiare l’impeto di delusione e forzare un bel sorriso. Dedicò un occhiolino a Ron, che annuiva con approvazione, e baciò Harry come se non ci fosse un domani. Doveva farlo, doveva concentrarsi sul suo ragazzo, o non sarebbe mai uscita da quella situazione.

Quando si separarono e si sorrisero, diretti verso la Sala Grande, Kait colse l’occhiata di Jackson… E si rese conto che sì, magari aveva ingannato Harry, Ron, Dean e chiunque fosse stato con loro nella Sala Comune, ma Jackson no. Jackson non ci aveva creduto neanche un istante.

Sarebbe finita male, se lo sentiva.
Sperava solo di poter attutire il colpo.

Si rese conto che le cose non potevano che peggiorare quando scoprì che Cho era al fianco di Cedric, con cui Harry aveva avuto scontri già a causa del Quidditch. Non perse l’occhiata imbarazzata tra la Corvonero e il Grifondoro, tuttavia si costrinse a fingere il contrario, sperando di poter mantenere intatta la storia tra lei e Harry semplicemente evitando i problemi. Era così infantile… 

“Pronto?” mormorò quando si sistemarono al centro della Sala Grande, gli occhi di tutti puntati su di loro. Era il momento giusto per dimenticare ogni cosa, Kait ne era sicura, così sorrise all’altro e gli sussurrò a mezza voce la posizione giusta dei piedi e delle braccia. Quando la musica cominciò, comunque, venne tutto più o meno naturale - a parte per il fatto che fu Kait a portare, e le bastò un’occhiata per rendersi conto che mezza Casa di Serpeverde e Jackson lo avevano notato.

Quest’ultimo rimase in disparte per tutta la prima parte della sera, rifiutando costantemente gli inviti delle studentesse imbarazzate. Sembrava che non esistesse ragazza che non avesse desiderato un ballo con lui almeno per un secondo.

La canzone finì e subito ricominciò un altro lento; Harry socchiuse gli occhi, ma strinse comunque Kait a sé, appoggiandole le labbra prima sulla fronte e poi su una tempia. Ballarono così per un po’, in silenzio, prima che la Black decidesse di parlare.

“Mi manchi,” mormorò nascondendo lo sguardo nel collo dell’altro. “Sono qui,” rispose lui senza capire - o forse fingendo, perché Kait dubitava qualcuno potesse essere tanto cieco da non vedere che si stavano allontanando. La fece volteggiare due volte prima di stringerla di nuovo a sé.

“Non è vero,” sussurrò lei, ma sapeva che era inutile. Harry, infatti, aveva lo sguardo fisso su Cho e Cedric, impegnati in un’amichevole chiacchierata con alcuni compagni delle rispettive Case.

Senza poter sopportare oltre, Kait si staccò di scatto. Era stata sciocca a pensare che ignorare il problema potesse in qualche modo risolverlo e ora ne pagava le conseguenze.

“So che ti piace Cho,” disse quindi continuando ad ondeggiare così da non attirare troppe attenzioni al centro della pista. Harry, invece, si impietrì, costringendola a farlo muovere a forza. “Va’ da lei,” gli ordinò, “io terrò occupato Cedric per un po’.”

“Non esiste, io…”

“Dai, Harry, so che lo vuoi.”

Il ragazzo fece un bel respiro. “Io sto con te,” le fece notare con tono quasi disperato, come se l’avesse ripetuto decine di volte dentro di sé, sempre meno convinto.

“Non sei costretto,” dovette ammettere Kait. “Puoi chiuderla qui. Posso farlo io. O possiamo aspettare di parlarne domani, con la mente più lucida.”

Potter annuì. 

“Ora va’ da Cho.”

“Perché lo stai facendo?” fu l’ultima cosa che chiese lui prima di eseguire. 

Perché penso di starmi innamorando di te,” avrebbe voluto rispondere Kait. Invece, da brava codarda qual era - che poi dai, cosa ne sapeva lei, dell’amore? - si limitò a un “tengo a te”, che era vero ma non la fece sentire meglio comunque.

Cedric fu invitato a ballare da una dell’ultimo anno in quel momento, rendendo inutile la presenza di Kait, che si stava quindi per allontanare dalla pista da ballo quando una mano le strinse la spalla e la fece sussultare.

“Jackson,” mormorò con voce spenta. Al centro della Sala, intanto, Harry e Cho danzavano imbarazzati. Fu davvero un sollievo vedere che l’amico non avrebbe fatto commenti al riguardo.

“Posso avere questo ballo?” chiese invece. La guidò con dolcezza, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi, un’espressione colma di affetto sul volto. La strinse a sé, costringendola ad alzare il viso ogni volta che lo abbassava nel tentativo di non mostrare troppe emozioni. Kait finì per appoggiare la fronte sul suo petto e subito Jackson si accostò a sua volta. Stava per dire qualcosa quando udì un singhiozzo soffocato.

“Non qui,” la fermò subito, spingendola con gentilezza verso l’uscita della Sala. Se Harry notò la loro scomparsa, non lo disse.

Si nascosero in un angolo del castello e subito Kait si lasciò crollare seduta su un gradino, la testa tra le mani. Jackson le sistemò accanto e le sfiorò la schiena con tre dita, portandola poi ad appoggiarglisi addosso. “Va tutto bene,” sussurrò mentre Kait tratteneva le lacrime con determinazione. Non avrebbe pianto per Harry. Non avrebbe pianto per… “Mi ha spezzato il cuore,” gemette.

“Forse risolverete,” cercò di rassicurarla Jackson, nonostante quelle semplici parole lo stessero divorando dall’interno. Subito Kait si allontanò, scattando in piedi - l’altro la imitò, confuso ma pronto a tutto.

“Tu non lo vuoi davvero,” sbottò la Black con astio.
“So che sei arrabbiata, Kay, però devi capir-”

“Mi vorresti per te, vero?” continuò Kait avanzando verso di lui. “Ho visto i tuoi pensieri, so che odi Harry, che non lo reputi abbastanza. Ma sono io, Jackson! Sono io a essere troppo poco per lui.”

“Questo non è vero,” reagì l’amico. “Se Potter non riesce a capire quanto è fortunato a stare con te allora è davvero un idiota!”

“Sei innamorato di me.”

A quella constatazione Jackson si fermò, senza fiato. Dirlo ad alta voce era ben diverso dal pensarlo e il fatto che fosse stata Kaitlyn, a farlo, rendeva tutto più scioccante.

“Sì,” ammise. Non aveva più senso nasconderlo, o fingere che andasse tutto bene. Era innamorato di Kait e un anno in America non era bastato a dimenticarla; dubitava ci sarebbe mai riuscito, a questo punto.

La ragazza lo fissò con gli occhi pieni di lacrime, poi avanzò di scatto e gli prese il viso tra le mani.

“Non sono in grado di risponderti come vorresti,” soffocò un altro singhiozzo, “perché non so cosa sia, l’amore.”

“Non è vero, Kay, tu…” e non riuscì a terminare la frase, perché i due pollici gli si posarono sulla bocca, sfiorandogli ripetutamente il labbro inferiore.
“Ma se dovessi darvi una descrizione…” continuò imperterrita, “sarebbero gli occhi luminosi di Harry e i suoi capelli sempre incasinati.”

Jackson trattenne il fiato, il cuore che si spezzava ogni secondo di più.

“Sarebbe il suo sorriso quando vince una partita di Quidditch e il suo sospiro tremante quando siamo accoccolati davanti al caminetto e si sente a casa. La rabbia che prova se faccio qualcosa che mi mette in pericolo.”

Kait fece un ulteriore passo avanti, fissando l’altro negli occhi senza il coraggio di distogliere lo sguardo.

“Sarebbe il suo perdono dopo tutto ciò che è accaduto l’anno scorso - di cui tu non sai niente.”

Si avvicinò ancora; gli era ormai a pochi centimetri dal viso.

“È questo l’amore, per me,” disse.

E poi lo baciò.

Fu solo un leggero sfregamento di labbra all’inizio, un tocco di una farfalla, delicato, dolce. Jackson rimase immobile, gli occhi subito serrati… E poi spinse entrambi contro il muro, la schiena di lei pressata sul marmo, senza via di fuga.

Il bacio divenne vorace, famelico, e le labbra si schiusero.

Kait sentì sulla lingua il sapore salato delle lacrime, e si rese conto che Jackson stava piangendo. La baciava con disperazione, stringendole i fianchi quasi nel desiderio di imprimere per sempre il suo tocco su di lei.

Kait avrebbe potuto dire di più, quella sera.

Avrebbe potuto rivelargli che l’amore era Harry e tutte le qualità e i difetti che tanto apprezzava in lui, ma che era anche altro.

Che era la leggera spallata che Jackson le rifilava dopo una battuta pessima. Che era la sua mano nel rialzarla da terra dopo un combattimento più impetuoso di altri, la dolcezza nell’abbracciarla e darle la sensazione che non l’avrebbe mai lasciata. Era la mano che le sistemava i capelli dietro l’orecchio e il sorriso di un bambino che aveva diviso la propria palestra e il proprio padrino quando lei aveva poco o niente.

Per questo continuò a baciarlo per quella che sembrò un’eternità. Perché il cuore le doleva tanto da causarle fatica nel respirare e perché non era giusto, non era giusto per niente.

Perché nel momento in cui si fosse allontanata, tutto le sarebbe crollato tra le dita.
Fu anche per questo che, quando si staccò, mantenne lo sguardo basso e si dileguò immediatamente verso la Sala Grande, senza voltarsi mai indietro.

Avrebbe risolto con Harry e quindi negare l’amore per-di Jackson era stata la cosa giusta da fare. Ora lui sarebbe stato libero di dimenticarla, di andare avanti.

 

Jackson rimase immobile, appoggiato con la fronte sul muro.

Le parole di Kait erano state tanto forti da colpirlo al petto come una coltellata.

Vi avrebbe di certo creduto - se solo lei si fosse ricordata le regole base dell’Occlumanzia mentre si baciavano.

“Ama anche me,” mormorò Jackson, il cuore traboccante di emozioni.

Sorrise.






 

NdA

Ehm ehm ehm. Hola.
Lo so, lo so. Bel caos, eh?
Prima di tutto, ho cambiato un paio di cose - Harry che balla con Cho è la più evidente. Spero non vi dispiaccia, mi serviva come scena e mi piaceva da impazzire... In più non so, il fattoc he Harry sia così impedito con le ragazze mi lascia divertita e innervosita insieme ahah
Jackson, invece, in questo è un po' più maturo. E qui ha una minima rivincita.

Avrei un sacco di cose da dire a proposito di questo capitolo, ma i nonni chiamano ed è pur sempre la Vigilia. Quindi spero vi sia piaciuto e vi siate goduti questo piccolo regalo... E soprattutto buone feste ^^


Un abbraccio forte,

Dea

  
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