Fumetti/Cartoni europei > Winx
Segui la storia  |       
Autore: Nuray    24/12/2015    2 recensioni
Un nuovo pericolo sembra in agguato; le Winx dovranno nuovamente combattere. Ma se gli unici a sapere come fare fossero dei nemici precedentemente sconfitti? E se l'unico modo per venirne a conoscenza fosse liberarli?
Dal 1° capitolo: "NON PUO' LIBERARLI, LA PREGO MI DICA CHE NON LO FARA'"
Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità ;P
[storia sospesa]
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~CAPITOLO 10
Flora si svegliò lentamente e pian piano mise a fuoco il blu scuro del soffitto. Si alzò scostando il lenzuolo candido e si diresse a passo deciso verso il bagno; lì fece velocemente la doccia e dopo essersi pettinata rientrò in camera dove si vestì con dei pantaloni di lino bianco e una canottiera verde scuro, ai piedi dei semplici sandali intrecciati. Davanti allo stesso specchio integrale che usava per comunicare con le amiche raccolse i lunghi capelli in una coda alta e guardò il suo riflesso. Subito i suoi occhi furono catturati dal sigillo che, nero, risaltava sulla pelle color caramello della fata arrampicandosi su tutto il braccio, dalla spalla al polso, come fosse edera.
Proprio in quel momento iniziò a rosseggiare, Flora lo strinse con l’altra mano e cadde in ginocchio preda del dolore
Perché mi rifiuti?” chiese una voce profonda nella sua testa
“È colpa tua! Se la mamma è morta è colpa tua! Non hai fatto niente per aiutarla! Niente!” urlò la fata guardando davanti a se: non si trovava più nella sua stanza a Minas Ithil ma in un luogo buio dove l’unica luce erano il suo corpo, avvolto da una luminescenza bianca, e i due occhi eterocromi, dorato e argento, che la fissavano dall’alto
Non ho potuto difenderla perché mi respingeva, proprio come fai tu ora. Volevo bene a Iris, era la mia compagna; una donna estremamente coraggiosa. Ha dato la vita per te, come sua madre fece con lei.” disse tristemente
“Non pronunciare il suo nome!” esclamò Flora
Credi che io non stia male? Credi che sia insensibile? Ho visto morire tante di quelle persone, e solo per una mia scelta. So che adesso è difficile, che desideri solo che io non sia mai esistito, lo capisco, ma il mio potere, quello che disprezzi tanto è lo stesso che permetterà a te e ai tuoi amici di arrivare salvi alla piramide di Aletheia. Sarò sempre disponibile ad aiutarvi, tuttavia…” proprio mentre stava per concludere la frase la fata venne riportata alla realtà da una mano calda che le si posò sulla spalla, si girò e vide gli occhi del padre
“Stai bene?” chiese preoccupato Rubin alla figlia che rispose con un cenno d’assenso.
Dopo che si fu alzata i due si diressero in cucina, per fare una colazione veloce con ciò che i domestici avevano lasciato loro, prima di andare in una delle stanze sotterranee del castello. Quando Flora vi mise piede ne rimase incantata come le altre volte: l’acqua scendeva in cascatelle regolari dalle pareti, per poi percorrere i canali scavati nel marmo del pavimento che veniva gradualmente sostituita dal cristallo trasparente fino ad arrivare al centro della sala dove il minerale permetteva di stare in piedi sopra la polla al contrario in cui venivano convogliate tutte le acque prima di essere rigettate fuori dalle cascatelle in un ciclo infinito.
La fata si fermò proprio al centro della sala e a un gesto del padre chiuse gli occhi, si concentrò, e i capelli vennero mossi da un vento invisibile mentre il fluido sotto di lei si illuminava di un azzurro brillante risalendo i canali e le cascate fino a far risplendere ogni singola goccia d’acqua presente nella stanza circolare. Come le altre volte tese le mani davanti a se e concentrandosi fece comparire sopra i palmi una fiamma rossa; sentendo sulla pelle il calore che emanava sollevò lentamente le palpebre e la guardò prima di farla mutare: al cremisi all’arancio, al giallo, al bianco. Dal bianco al celeste, al blu chiaro, al nero. Un colore diverso, un calore diverso, uno scopo diverso, un prezzo diverso.
Flora fissò le fiamme davanti a lei, avvertendo il freddo e l’odore metallico che emanavano sul viso prima di scagliarle contro le figure d’acqua che il padre aveva creato e faceva muovere con precisione grazie alla magia dei sigilli. Tutte le sagome furono distrutte in poco tempo, senza lasciare traccia alcuna della loro presenza. Prima ancora che la fata potesse riprendere fiato altre dieci si avventarono su di lei, costringendola a difendersi con un muro di fuoco verde prima di richiamare le fiamme nere e investire le marionette con un torrente di oscurità.
Si fermarono solo quando Rubin notò che il livello dell’acqua era sceso drasticamente; guardò la figlia che capì al volo. Flora giunse le mani davanti al petto, come in preghiera e chiudendo nuovamente gli occhi iniziò a emanare una lieve luce nivea che si espanse improvvisamente, inglobando l’intera stanza. Non appena si dissipò il consigliere vide che il fluido era stato completamente rigenerato. Solo allora il volto si distese in un sorriso, dolce, rivolto alla figlia.
“Hai imparato in fretta” commentò
“Grazie ma… Non è come se stessi apprendendo qualcosa di nuovo… È più come se lo sapessi già fare e stessi solo ricordando… Non riesco a descriverlo bene” rispose Flora
“È normale, dopotutto questa magia è radicata nel tuo essere. Bene! E ora che ne dici di andare in sala a mangiare qualche pasticcino prima di rinchiuderti in laboratorio?” chiese con una luce complice negli occhi.

*******

“Mamma, fra quanto arrivano Flora e il papà?” domandò Miele seduta alla tavola mentre mangiava una brioche ripiena di crema di rose
“Vedrai che arriveranno subito tesoro” rispose Rose tenendo una tazza di latte caldo tra le mani assorbendone il calore.
Infatti i due varcarono l’ingresso proprio in quel momento ma fecero appena in tempo a sedersi prima che un folletto entrasse dalla finestra aperta e consegnasse a Rubin una lettera facendo un inchino.
“Il Consiglio delibererà oggi pomeriggio alle tre; è richiesta sia la tua presenza che quella di Faragonda; è già stata avvisata” disse
“Anche la Direttrice?” chiese Flora
“Sì, pensiamo che siccome i due casi sono collegati debbano essere analizzati insieme.” spiegò il padre
“Quindi dopo partirai?” domandò Miele con la voce incrinata guardando il bombolone al cioccolato che ora non pareva più tanto invitante
“Non subito: ci vorranno almeno altre due settimane, sempre che ci diano il permesso” rispose la maggiore, cercando di rassicurare la sorella
“Non devi dubitarne, quando si tratta di mettere a rischio la tua vita per gli altri nessuno ti può fermare. Scusatemi, non ho più fame” disse duramente l’arancione alzandosi e uscendo dalla stanza ignorando i rumori che la inseguivano.
Camminò a lungo nei corridoi del castello fino ad arrivare davanti al portone che dava l’accesso alla torre che ospitava la biblioteca, lo guardò a lungo come se volesse imprimersi nella mente ogni singolo intaglio.
“Perché devi andare via?” chiese a Flora che in piedi dietro di lei attendeva che facesse la prima mossa
“Miele… Lo sai che non posso non andare” disse la fata quasi implorandola
“Lo so; tu devi sempre salvare il modo, aiutare le persone, ma noi, a noi ci pensi mai? Ti preoccupi mai della nostra famiglia? DI ME?” urlò liberandosi di un peso che non poteva, non riusciva più a sopportare.
“Sono stati bellissimi questi tre anni, un sogno, finalmente dopo sei anni di lotte abbiamo potuto passare del tempo insieme. Non voglio finisca. Tu non hai idea di quanto io sia stata male sapendo di non poterti aiutare, sapendo che eri in pericolo. Quando ho saputo dal Papà che Nabu era morto per le fate terrestri ho pianto: era anche mio amico, uno dei pochi di voi che non mi trattava come una bambina. Eppure ero sollevata, incredibilmente sollevata che si fosse sacrificato lui e non te per salvare delle persone che nemmeno conoscevi!” aggiunse cercando di asciugare le lacrime che scendevano dagli occhi, troppe e troppo veloci per potervi riuscire.
Flora l’abbracciò, forte, accarezzandole i capelli, lunghi fino alla vita come era solita fare quando era bambina, un gesto che Iris faceva con lei quando era triste o preoccupata e che nel suo inconscio aveva passato alla sorella.
“Mi dispiace” sussurrò “Mi dispiace. Non immaginavo di averti ferita così tanto, io volevo solo difenderti: era per te che combattevo, non per le mie amiche e nemmeno per me stessa ma per te.”
“TU NON SAI MAI NIENTE! CREDI DI AIUTARE GLI ALTRI MA INVECE LI FAI PREOCCUPARE SOLO DI PIÚ!
Ogni volta, ogni volta che partivi io andavo al tempio del Grande Drago e lo pregavo di proteggerti, ma lui non mi ascoltava, neanche suo figlio lo faceva! Ero proprio una stupida a pensare che mi potessero aiutare!” disse Miele
“Non è vero, lo sono io che non ho compreso i tuoi sentimenti, se l’avessi fatto, probabilmente avrei potuto spiegarti e magari sarebbe cambiato qualcosa.” ribatté invece la sorella
“Ci sono troppi condizionali” disse l’arancione singhiozzando
“Hai ragione” rise piano l’altra
“Avete finito?” domandò un piccolo troll del deserto guardandole con gli occhi neri
“Kvasil, perché sei qui?” chiese sorpresa Flora
“IO?! Che diavolo fate voi qui! Siete davanti alla mia biblioteca! E comunque stavo per chiamarti, ho scoperto qualcosa” rispose lui sparendo oltre la porta mentre si grattava gli accesi capelli arancioni con sfumature rosse
“Ho capito, ci vediamo tra poco” disse la minore prima di venire fermata dalla sorella che prendendola per mano la costrinse a seguirla.
Le due entrarono e come sempre la prima cosa che videro fu la scala a chiocciola al centro che permetteva di raggiungere ai piani superiori; iniziarono a percorrerla e quando giunsero fino quasi a toccare il soffitto, interamente affrescato, poterono vedere la disposizione delle librerie che partivano dalla parete e si espandevano a raggiera intorno alla scala*. Salirono fino al primo piano dove Kvasil le condusse fino ad una scrivania ricolma di libri, fogli e carte spiegate
“Come mi ha comandato il Signore ho studiato tutti i testi che abbiamo su Oleandro, le forze presenti e la profezia ma non sono riuscito a ricavarne molto. Tranne un paio di cosette: ho scoperto che l’arma di Terra è un’arma incantata e che attorno alla piramide vi è una barriera che impedisce alle Ombre di avvicinarsi e permette di usare liberamente la magia ma ne sono attratte quindi lì ce ne è una concentrazione maggiore.
Ci sono poi delle prove da superare per poter raggiungere la gemma sopita, non ho idea di cosa si tratti, però forse riuscirò a scoprirlo: mio fratello, quello che lavora nella biblioteca del Clan della Terra, beato lui, ha detto che mi aiuterà a cercare e insieme dovremmo riuscire anche a creare una mappa abbastanza attendibile e a segnare un itinerario abbastanza sicuro grazie ai resoconti e ai diari di viaggio che possiedono ma non garantisco nulla. E ti ho preparato un piccolo elenco di cose che potranno tornarti utili.” disse porgendole un foglio con un elenco scritto sopra prima di esclamare, agitando un pugno per aria:
“E ora fuori di qui! Non sopporto i capelli sul pavimento e sui tavoli!”
Le due sorelle scapparono via ridendo e si fermarono solo dopo aver oltrepassato il portone.
“Quindi? Vai nel quartiere commerciale?” chiese Miele iniziando a camminare seguita dalla sorella che leggeva
“Non oggi: devo finire di preparare alcune pozioni e mi servirà tutto il tempo che ho prima della convocazione” rispose l’altra alzando gli occhi
“Ma non potevi fartele preparare?” domandò la sorella non capendo il comportamento della fata Guardiana
“No, alcune sono particolari e ci devo lavorare io” spiegò la più anziana stropicciandosi gli occhi con due dita
“Capisco. A proposito, ti avanza della menta?” chiese Miele guardandola
“Certo. Ma a te cosa serve?” s’informò Flora restituendole lo sguardo
“Pensavo di evocare uno spirito e ho bisogno del profumo. La prenderò più tardi” avvisò la minore
“Chi volevi chiamare?” Chiese curiosa la primogenita
“Avevo i mente un silvano ma non so ancora chi.” rispose iniziando a salire le scale
“Divertiti sorellina e salutami Rekht” la salutò Flora con un sorriso divertito
“Non nominarlo!” urlò la sorella disperata
Arrivata nel laboratorio fece una piccola magia per aprire le pesanti tende e permettere alla luce di entrare senza alcun impedimento rivelando le forme delle ampolle e degli altri strumenti ordinatamente disposti sui banconi.
La prima cosa, dopo aver indossato il camice, fu controllare lo stato dei composti preparati il giorno prima notando con piacere che dopo una notte di riposo avevano assunto l’aspetto desiderato permettendole così di procedere, con un imbuto, all’imbottigliamento in ventisette boccette di vetro aperte a collo largo permettendo alla soluzione di respirare. Le mise poi in parte prima di passare ad una pozione tonificante usando estratto concentrato d’assenzio e unendo della radice triturata precedentemente di Maca che mise in un contenitore trasparente sopra la fiamma del fornello e attese, mescolando che passassero i venti minuti necessari alla soluzione per acquistare il tipico colore bianco latte prima di filtrarla attraverso un foglio composto da un impasto particolare di erbe per eliminare le impurità ripetendo il processo altre tre volte.
Era così presa dal suo lavoro che non si accorse dello scorrere del tempo fin quando un domestico non venne a chiamarla
“Signorina, è pronto il pranzo” chiamò un uomo sulla quarantina con la carnagione scura tipica del sud di Limphea
“È così tardi?! Scusami Dubaku, ti ho fatto fare strada per niente” si scusò la fata chiudendo la porta dopo essersi tolta il camice
“Si figuri” rispose l’altro rivelando dei denti perlacei
“Come sta la tua famiglia?” chiese Flora camminando in fianco a lui
“Bene, grazie. Mio fratello mi chiama spesso sa? Sua figlia è da poco entrata nell’adolescenza e quindi gli sta facendo venire un diavolo per capello, quindi ha bisogno di sfogarsi e mi chiede qualche consiglio.” raccontò ridendo
“Auguragli buona fortuna da parte mia, ne avrà bisogno. E Asami?” domandò la fata
“La vedo poco ultimamente: è sempre impegnata a studiare. Ha detto che vuole essere preparata per il livello di conoscenze he Alfea richiede; io le ripeto che se continuerà così è inutile che vada a scuola ma non mi ascolta. A volte è dura avere una figlia intelligente” rispose l’altro con un sospiro
“Quindi è confermata l’ammissione?” s’informò la castana
“Sì, ci sono stati alcuni problemi nella consegna ma alla fine è arrivata. Dopo di lei e buon pasto” augurò Dubaku lasciandola passare
“Grazie, altrettanto” rispose la fata entrando nel salone e sedendosi al suo posto.
Lasciò vagare lo sguardo incontrando volti noti; era tradizione del Clan dell’Acqua mangiare tutti insieme e allo stesso livello: grandi tavolate identiche percorrevano in lunghezza la sala fino ad occuparla tutta, l’unica diversa era quella del capoclan, perpendicolare rispetto alle altre e messa strategicamente in un punto dove bastava alzare la voce per essere sentiti da tutti i commensali.
C’era stato un tempo in cui solo le persone di alto rango potevano sedersi, mentre ora risuonava il chiacchiericcio allegro della servitù mischiato a quello degli ospiti e dei funzionari che mangiavano assieme a loro stringendo nuove amicizie e lasciandosi alle spalle i problemi legati alla loro posizione parlando delle cose più futili con la tranquillità e la naturalezza che solo un abitante di Limphea possedeva.
Quando anche gli ultimi piatti furono posati sulla tovaglia iniziarono a mangiare le cibarie che erano state abilmente cucinate.
“Vieni nello studio quando ti sei cambiata, useremo il teletrasporto” ordinò il padre alla figlia
“Si” rispose Flora giocando con gli strozzapreti nel piatto
“Vedrai che andrà tutto bene” tentò di rassicurarla Rubin
“Lo spero davvero” commentò la fata della natura mettendo in bocca un boccone enorme

*************

Alfea, stesso momento
La direttrice della famosa scuola per giovani aspiranti fate stava controllando i frutti della catalogazione, che aveva imposto, degli artefatti magici nascosti nelle camere segrete.
La signorina Barbatea e il professor Avalon si erano offerti di aiutarla assieme ad alcuni docenti recentemente assunti; tuttavia la scuola custodiva oggetti che non potevano essere mostrati a tutti e stanze che dovevano rimanere celate a occhi indiscreti, per questo aveva diviso in gruppi i volontari e in base a chi ne faceva parte li mandava in questo o quell’altro posto. Il Salone degli Incanti, ad esempio, era accessibile solo a lei, all’Ispettrice Griselda e ai professori Wisgiz e Palladium, che erano entrambi impegnati. Anche l’Archivio era proibito ai più giovani e ad occuparsene era la signorina Barbatea con l’aiuto di Concorda.
“Quanta conoscenza e storia lasciata a prendere polvere” pensò Faragonda guardando la differenza di altezza tra i due plichi di fogli con scritti gli elenchi, quello degli oggetti conosciuti con quello degli oggetti sconosciuti.
In lato, un'altra pila, molto più piccola delle altre, stava a riposo, guardarla le fece venire il mal di testa: la situazione in cui si trovavano le Winx era strana, quasi anomala. Di solito era l’avversario a farsi avanti e loro imparavano a conoscerne la magia e parte della storia, attraverso le conoscenze contenute nei libri; era la prima volta che non sapevano cosa avrebbero dovuto combattere, la prima volta che mettevano mano alle armi fisiche e, sicuramente, la prima volta che sia alleavano con un avversario di quella portata.
Gli Stregoni del Cerchio Nero, i maghi neri che avevano catturato e sterminato le fate della Terra e attaccato la sua scuola dimostrando un potere enorme, gli stessi che stavano per esiliare da quella dimensione Morgana e le sue guerriere che si erano salvate solo grazie al sacrificio di Nabu. Aveva ripensato spesso a quegli avvenimenti, con la sensazione che ci fosse qualcosa che non tornava; le abilità degli stregoni ad esempio: si erano rivelati estremamente forti e con la volontà e l’intelligenza per portare a termine il loro piano eppure non l’avevano fatto, anzi, uno di loro aveva anche perso la vita; e il mago di Andros, che si trovava in bilico tra la vita e la morte, non era stato ucciso da Ogron, nonostante questo avesse sentito la vita brillare nel suo corpo, debole, ma presente.
Ogron; anche lui era un bel mistero: il leader dei maghi, il fratello di Flora; tra tutti il suo comportamento era il più ambiguo, sembrava gli importasse impossessarsi della magia della Terra eppure si era fatto imprigionare su Omega e ora si era alleato con loro, accettando un contratto che andava a loro svantaggio. Come se non bastasse sembrava che si fosse ricordato dell’esistenza della sorella solo dopo che questa aveva recuperato la memoria.
I ricordi di Flora, dopo averli visti e aver letto i documenti che le aveva portato aveva compreso parte degli atteggiamenti dello stregone eppure si erano sollevate molte domande. Tra queste una l’assillava da giorni: Com’era possibile che una bambina di quell’età potesse percepire l’energia? Era un’abilita che veniva insegnata a partire dalle scuole medie, c’erano stati casi in cui qualcuno aveva manifestato prematuramente quella capacità, eppure si parlava di persone estremamente dotate e la fata della natura non rientrava in quel gruppo.
Sentiva come se mancassero dei pezzi importanti, necessari, per comprendere appieno la situazione.
Un bussare alla porta la fece riemergere dal flusso dei pensieri; l’ispettrice fece capolino
“Direttrice, un messaggio per voi da Limphea” disse posando sulla scrivania un giglio arancione che si aprì permettendo al polline di vorticare e creare una scritta dorata a mezz’aria:

Egregia Direttrice Rosalba Faragonda
Il Consiglio Delle Razze di Limphea si premura di avvertirla che delibererà questo pomeriggio alle ore 15; si prega di essere puntuali.
Cordiali saluti


Il polline si disperse nell’aria cancellando ogni traccia del messaggio
“Griselda, per favore puoi avvertire i professori della mi assenza e occuparti temporaneamente della scuola?”
“Certo. Vado subito” rispose quella uscendo e portando via il fiore
“Ti ringrazio” disse Faragonda mentre la porta si chiudeva lasciandola di nuovo sola

*************

Limphea, ore 15:00
“Sei pronta?” domandò Rubin alla figlia sentendo il cigolio che annunciava la sua entrata.
La squadrò per controllare che fosse tutto a posto ma notò che Mia l’aveva istruita a dovere: l’abito in velluto blu lungo fino ai piedi in stile medievale esaltava la sua figura, la scollatura a barca era nascosta da uno scialle bianco ricamato all’uncinetto, avvolto più volte intorno alle spalle. Le maniche erano strette fino a poco sopra il gomito e da lì cominciavano ad allargarsi, arrivando fino al ginocchio. I capelli invece erano tirati indietro in una coda sulla nuca, intrecciati e decorati con alcune perline dalle varie sfumature di blu.
“Vieni” la chiamò alzandosi e dirigendosi dentro il cerchio di rune incise nel pavimento stesso; quando furono entrati entrambi i simboli si illuminarono e le loro figure scomparvero dal Castello dell’Acqua per ricomparire nel Castello Magno. I due percorsero in silenzio i corridoi fino ad arrivare ad un meraviglioso portone di legno bianco con incise sopra le tappe più importanti della storia di Limphea.
Flora attese fuori mentre il padre varcò la porta.
La fata si sedette sui soffici cuscini delle panche e attese leggendo le vicende del suo pianeta; riconobbe la creazione dei Clan e il patto di fratellanza che seguì alle guerre tra famiglie, l’alleanza tra i satelliti, la morte di Oleandro e il conseguente squilibro delle forze che agivano su Limphea, la dichiarazione di neutralità agli altri pianeti per il desiderio di stare lontani dai conflitti.
Non si accorse della presenza affianco a lei fin quando questa non posò la amano sulla sua spalla.
“Direttrice Fargonda!” esclamò riscuotendosi
“Ciao Flora, come stai?” domandò l’anziana sedendosi al suo fianco
“Bene, la ringrazio. Sono solo un po’ stanca. Mi sto allenando parecchio.” rispose la fata tenendo le mani in grembo
“Sei riuscita a diventare una danzatrice di quarto livello?” chiese la direttrice, informandosi sulla sua istruzione
“Si, con il punteggio più alto. Anche se ho ancora molta strada da fare” rispose la fata della natura con un lieve sorriso dipinto sulle labbra. Proprio in quel momenti i due battenti si aprirono e una voce intimò loro di entrare.
Obbedirono varcando la porta che si chiuse alle spalle e si trovarono in una stanza aperta semicircolare al centro dell’attenzione di centosettanta paia d’occhi. I consiglieri le fissavano dall’alto del loro ruolo. A parlare per prima fu la regina Alcyone Roshanak, sovrana di Limphea.
“Benvenute innanzi al Consiglio delle Razze, Direttrice Faragonda di Alfea e Flora di Limphea.
In questa giornata luminosa, sotto lo sguardo degli astri e gli spiriti il Consiglio rivela il proprio volere”
“Per prima cosa, parleremo della richiesta di far entrare a Limphea i membri restanti dell’Ordine del Cerchio Nero.” tuonò una voce nelle menti di tutti i presenti; a parlare era stato l’ambasciatore della stirpe dei draghi della Terra, circondato dagli altri dieci araldi delle razze draconiche, giunti dal quarto satellite.
“In seguito a un’attenta analisi delle circostanze, è stato deciso che ai tre stregoni è concesso di posare i piedi sulla terra del pianeta” proferì la voce fresca di una Aurea, ninfa della brezza, portando via un peso dalla direttrice della scuola per fate
“La seconda questione concerne il permesso di andare su Oleandro.
A tale richiesta è seguito un lungo dibattito, a pochi è concesso varcare la barriera del pianeta morto” rimbombò la voce di un gigante a torso nudo
“A Vostra Altezza la Principessa Ereditaria Aisha di Andros è concesso il permesso” disse un anziano folletto dei prati a mezzaria
“A Sua Altezza Reale la Principessa Ereditaria Stella di Solaria è concesso il permesso” proferì un nano dalla barba finemente intrecciata
“A Sua Altezza Reale Bloom di Domino è concesso il permesso” disse un maestoso grifone dalle possenti ali cremisi
“Alla Fata Guardiana Musa di Melody è concesso il permesso” proferì la profonda voce di un Gargoyle
“Alla Fata Guardiana Tecna di Zenith è concesso il permesso” disse quasi annoiato un vampiro dagli occhi d’oro
“Allo stregone Anagan è concesso il permesso” urlò per farsi sentire un Abitante-di-sotto di Limphea
“Allo stregone Gantlos è concesso il permesso” disse tranquillamente un Fauno
“Allo stregone Ogron, alias Crisantemo, esiliato di Limphea è concesso il permesso” annunciò un Silvano dalla tipica pelle verdognola
“Alla Fata Guardiana Flora di Limphea è negato il permesso” la voce cristallina di un elfo delle vette calò come un macigno nella sala
“Rosalba di Magix, Flora di Limphea, ora potete parlare” informo la voce imperiosa della Regina.
La Direttrice Faragonda decise di agire per prima, notando che la sua ex-studentessa aveva serrato i pugni come preda di un attacco di rabbia
“Signori del Consiglio mi sento in dovere di contestare l’ultima vostra decisione: Flora è una persona davvero capace, ed è essenziale per questa missione”
“Tutti noi sappiamo che è un ottima fata, tuttavia non possiamo permetterle di andare su Oleandro per il semplice motivo che è la sua magia a mantenere Limphea in equilibrio” esordì Alcyone
“Perdoni la mia ignoranza Vostra Altezza” disse la direttrice facendo intendere che non aveva capito. La regina allora generò dalla mano quattordici globi luminosi; uno al centro e gli altri tredici che gli ruotavano attorno
“Il pianeta è sospeso dentro il reticolo energetico generato dai suoi satelliti. L’energia che producono è molto intensa e una parte di essa è usata da Limphea stessa per sostenersi. Normalmente questo non darebbe alcun problema e non ne ha dato per i secoli che vennero prima della caduta di Oleandro. Con la sua morte l’equilibro si spezzò e Limphea si ritrovò senza parte della sua energia e incapace di sostenere la pressione del reticolo. Il potere di Flora, con la sua sola presenza mantiene e ricrea l’equilibrio che secoli fa si ruppe.
Normalmente la lascerei andare senza problemi ma Oleandro è avvolto in una barriera che lo isola completamente e quindi la sua magia verrebbe anch’essa bloccata e il nostro pianeta rischierebbe la distruzione.
Siamo consapevoli che lasciandola andare potremmo ripristinare il potere del luogo morto ma nel frattempo Limphea soffrirebbe moltissimo e quante morti ci sarebbero tra la nostra gente?” esclamò la regina comprendendo con un gesto anche gli ambasciatori nella sale e i popoli che rappresentavano
“Quindi si tratta di proteggere il pianeta dagli squilibri energetici che causerebbe il reticolo e dargli una certa quantità di energia? Giusto?”
“Molto semplificato ma sì, in teoria è corretto” rispose il rappresentante di un clan minore dell’Acqua
“Allora ho la soluzione. O almeno la scuola di Alfea possiede un manufatto che forse è in grado di risolvere il problema”
“Però sarebbe giusto controllare. Roshanak, Rubin, Eliana potreste mandare uno dei vostri per controllare e magari un elfo o un centauro potrebbero venire con voi. Chiederemmo volentieri anche ai nostri Imperatori di inviare alcuni draghi ma penso che a causa del nostro aspetto potremmo causare parecchi danni.” disse armoniosamente la voce di un drago Purpureo creando una rete telepatica per collegare le menti dei consiglieri permettendogli così di discutere liberamente.
Il tempo a una nuvola di passare davanti al sole e prendendo la parola un centauro annunciò:
“È stato infine deciso che il giudizio nei confronti di Flora di Limphea verrà rimandato a dopo l’analisi accurata dell’oggetto. Il Concilio si ritira”
Le due fate fecero un inchino e uscirono senza mai rivolgere le spalle ai consiglieri.

*************

Luogo sconosciuto, sera
Una luce rosso malsano illuminava i muri in pietra della piccola sala le sagome di due figure si stagliavano contro di lei; un gocciolio continuo risuonava nell’ambiente.
La prima, femminile, sembrava sostenere la seconda, chinata su qualcosa. Pochi secondi dopo cadde immobile sul pavimento gelido senza emettere un lamento. La luce divenne più intensa e la prima figura sorrise, vedendolo
“Come stai?” domandò una voce di donna
“Meglio rispetto a ieri e peggio rispetto a prima. Il sangue mi rinvigorisce. Ti sono grato per quello che stai facendo per me, mia cara Hel**” rispose una voce maschile
“Plutone*** sta cercando di trovare un modo per passarti altra energia. Comunque, mi devi delle cavie, Hades” disse l’altra
“Ti risarcirò, non temere. Dopotutto dobbiamo attendere solo un altro mese.
Ho sentito parecchi movimenti sulla superfice, cosa succede?” chiese interessata la luce.
“Niente di particolare: ho aiutato Plutone a ingrandire la sua biblioteca. Abbiamo distrutto un intero ordine monastico, ci ho ricavato almeno cento volontari per gli esperimenti, novantanove se contiamo questo” rispose Hel indicando la figura che giaceva a terra
“Immagino che tu l’abbia sgozzato” disse la voce rossa
“Esattamente, mi conosci bene.” confermò la regina dell’oltretomba guardando il sorriso che si apriva sul collo dell’uomo a terra
“Ora devo proprio andare. Ganclati** dice che Teta1097 si è svegliata. Rimani invisibile come al solito**** e questi sedici anni di attesa avranno il loro lieto fine” salutò Hel allontanandosi e rivelando una sorta di piedistallo su cui era posata una pietra dalle mille sfaccettature.


*Finestra sull’autore*
Salve a tutti!
Come sempre, scusate l’immenso ritardo ma ho avuto parecchi problemi con la scuola e quindi non ho potuto ne pubblicare ne recensire, esclusa qualche improvviso momento di libertà.
Allora: Intanto buona Vigilia di Natale a tutti. Posto oggi come regalo anticipato, sperando che qualcuno legga.
Spero che il capitolo sia piaciuto e io personalmente mi ritengo abbastanza soddisfatta; altre due settimane/capitoli e si andrà su Oleandro.
Non ho molto da dire questa volta: il collegamento tra i nomi dell’ultimo paragrafo dovrebbe essere abbastanza evidente ma scanso equivoci faccio una piccola didascalia qui sotto e per rendere più chiaro a tutti com’è fatta la biblioteca provo a inserire un immagine stilizzata che a quanto pare non riesco a allegare se avete qualche dubbio su com'è fatta potete pure chiedermelo nella recensione o via MP, scusata ma dono negata al computer ^^'.
Gli strozzapreti invece sono tipo degli gnocchi di spinaci, molto buono se cucinati con lo speck ma su Limphea sono vegetariani… quindi…
Ringrazio come sempre i lettori silenziosi, coloro che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite e quelle tre anime buone che hanno recensito il capitolo precedente: MartiAntares, che è sommersa dallo studio, Florafairy7, che pubblica sempre, e Gaira che si è fatta avanti.
**Hel, “nascosto, morte”, è la dea della morte e regina dell’oltretomba della mitologia norrena; figli di Loki e della gigantessa Angrboða. Vive nel regno conosciuto come Helheimr, “mondo/regno/patria di Hel”, o Hel, ma nella fanfiction sarà Helheimr per evitare di fare troppa confusione, e dimora in un palazzo chiamato Eliudhnir, "freddo di nevischio", un palazzo privo di qualsiasi conforto, oblungo e scarno. I suoi servi sono: Ganclati, "ozioso", e Ganglöt, "sciatta".
Come fece Dante per Caronte nella sua Commedia rivisiterò il personaggio usando però i nomi nordici a esso associati (Non mi fa bene studiare la Divina Commedia XD).
***Plutone, da Ploutos (greco) che significa “ricco”, signore dell'Averno (gli inferi) è l’Ade della mitologia romana anche qui rivisiterò il personaggio mantenendo il più possibile i collegamenti.
****Mi riferisco al significato del nome: Hades/Ade/Ades significa: “invisibile, nascosto”

Alla prossima, Buone Feste e Buon Natale a tutti ^^
Nuray

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Winx / Vai alla pagina dell'autore: Nuray