Crossover
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Autore: Odinforce    24/12/2015    4 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Image and video hosting by TinyPic Capitolo 27. Duello dei destini.
 
*Flashback*
Nul restò a guardare, ma non era rimasto solo. In lontananza, nella direzione opposta, c’era qualcun altro, intento ad osservare ogni cosa.
« Cosa fai ancora qui? » domandò Nul impassibile.
Il lungo, gelido respiro di Darth Vader fu l’unica risposta che gli arrivò.
« Arguisco che tu sia venuto a dirmi qualcosa. »
Vader avanzò, avvicinandosi all’incappucciato senza alcun timore.
« Sono venuto a dirti che ora so la verità. So cosa sei, e quali intenzioni hai davvero. »
Nul restò in silenzio. Difficile stabilire cosa gli passasse per la testa, ma poi tirò fuori una risposta sprezzante.
« Bene, e allora? Cosa vuoi, una medaglia? »
« Tu non vuoi alcun vincitore in questo conflitto » proseguì Vader. « Vuoi la distruzione totale, di tutto e di tutti... ma perché tu possa ottenere questo, è necessario lo scontro tra le due fazioni. Non so perché lo fai, e sono certo che se te lo chiedessi non mi risponderesti... voglio che tu sappia che non intendo far parte del tuo gioco perverso. Non prenderò parte al conflitto, se questo mi spingerà a combattere contro mio figlio. »
Nul rise, e si avvicinò lentamente al Sith.
« Sai, avrei potuto convocare molti altri al posto tuo... guerrieri del tuo mondo ben più malvagi e spietati. L’Imperatore, per esempio, o il generale Grievous... o persino quello squilibrato di tuo nipote! »
« Nipote? »
« Ah, lascia perdere. Il punto è proprio questo, Any: avrei potuto scegliere qualcun altro, ma non l’ho fatto. La nemesi di Skywalker non potevi essere che tu. Sai perché? »
Vader non diede alcuna risposta, consapevole di stare per ascoltarla.
« Perché tu sei DarthVader » riprese Nul. « Sei il migliore... il guerriero più celebre di tutto il tuo mondo, persino più del tuo temerario ragazzo. Sei ricordato per molte cose, sia come eroe che come malvagio. Tu non ti rendi nemmeno conto di quanto sei importante in questo scenario... né di quanto tu lo sia stato per qualcuno in particolare. È proprio per questo che ti ho scelto; io mi aspetto da te molto più di un banale duello... e so già che non mi deluderai. »
« Io non ucciderò mio figlio » ribatté Vader dopo una pausa.
« Oh, fai come ti pare allora. Ma ricordati che Luke è ancora là fuori da qualche parte » e indicò in alto, oltre il soffitto umido della metropolitana. « Se te ne starai in disparte, stai pur certo che egli troverà la sua fine per mano di qualcun altro. »
« Maledetto...! »
Il Sith fece un passo in avanti, ma fu subito bloccato dalla mossa successiva di Nul. L’incappucciato aveva sollevato una mano e la puntava verso di lui: Vader non riusciva di colpo a respirare, come se una mano invisibile lo stesse strangolando. Riconosceva la tecnica, proveniva dal potere della Forza.
« Dunque, com’era la battuta? » commentò Nul. « Oh sì... trovo insopportabile la tua mancanza di fede! Hahaha... ti è molto familiare, vero? Dopotutto, sono stati parecchi gli ufficiali imperiali morti ai tuoi piedi per mano del tuo disappunto... e non dimentichiamo che fu così che uccidesti la tua adorata moglie! »
Passarono appena pochi secondi, poi il pavimento cominciò a tremare; le pareti e le colonne si spaccarono, dal soffitto cominciarono a piovere calcinacci. Vader lanciò un urlo spaventoso: contemporaneamente riuscì a spezzare il controllo che Nul aveva su di lui, e l’onda di Forza che sprigionò riuscì a spingerlo all’indietro, buttandolo a terra.
« Nul » dichiarò il Sith, ansimando. « Non so chi sei... ma per quanto tu credi di conoscermi, non potrai mai capirmi! Perciò ti do la mia parola: se Luke morirà, tornerò a cercarti... e ti ucciderò! »
Nul scoppiò a ridere, ancora sdraiato a terra.
« Non puoi uccidere chi non è mai nato » ribatté, « ma sentiti libero di provarci... sai dove trovarmi! »
Vader gli voltò le spalle, non avendo altro da aggiungere. Il suo respiro affannoso non riuscì a coprire il suono di quella risata che echeggiava ancora tra le gallerie della metro, insieme alle ultime folli parole di Nul.
« Sono fiero di te, Any! Ti stai comportando bene! »
*Fine Flashback*
 
« Ricorda, Luke... la Forza sarà con te. »
Luke Skywalker aprì gli occhi. Era solo, per cui accettò fin da subito l’idea che la voce che credeva di aver sentito fosse semplicemente riemersa dai suoi ricordi. Scoprì di essere disteso su un letto in una camera sconosciuta, illuminata da una lampada. Non aveva alcuna ferita e, a parte i pantaloni, nemmeno i vestiti; li trovò appoggiati su una sedia lì accanto, insieme alla spada laser. Non aveva la più pallida idea di dove fosse finito, né di come ci fosse arrivato; l’ultimo ricordo che aveva riguardava la distruzione del Titanic, e la massa d’acqua che lo aveva travolto mentre la nave affondava.
Cercò di fare una cosa alla volta; per prima cosa si alzò dal letto, recuperando la sua roba, per poi uscire dalla camera. Non percepiva alcuna presenza nei paraggi, ma qualcosa lo turbava lo stesso; in effetti sentiva la Forza scorrere potente tutt’intorno a sé, esattamente come nella sua galassia d’origine. E allora una strana sensazione cominciò a invadere la sua mente...
Possibile che fosse tornato a casa?
Il luogo restava comunque ignoto. Avanzando lungo il corridoio notò quanto fosse lussuosa e ben curata l’abitazione; sicuramente doveva trattarsi della tenuta di qualche nobile. Inoltre, più avanzava e più sentiva un senso di familiarità crescere dentro di lui. Si sentiva perfettamente a suo agio, un po’ come aveva detto Jake Sully a bordo del Titanic.
Un suono attirò improvvisamente la sua attenzione. Luke alzò lo sguardo e vide due piccole figure correre lungo il corridoio, sparendo oltre una soglia in lontananza; sembravano dei bambini. Eppure non aveva percepito alcuna presenza... incuriosito, il Jedi avanzò con cautela, raggiungendo la soglia.
Luke si trovò così in un’ampia terrazza, dalla quale si godeva una bella vista sul panorama: un grande lago argenteo che circondava l’isola su cui sorgeva la villa. Alzando lo sguardo, il Jedi vide montagne e verdi prati a perdita d’occhio, sotto un cielo grigio tremendamente familiare: lo stesso sotto il quale aveva viaggiato in compagnia dei Valorosi. Questo bastò a ricordargli di non essere tornato a casa.
Altre voci attirarono nuovamente la sua attenzione. Luke abbassò di nuovo lo sguardo e vide i bambini, accanto al muretto in fondo alla terrazza: di età e altezza uguale, erano un maschio e una femmina, entrambi vestiti di bianco; molto probabilmente erano fratelli. Il bambino aveva corti capelli biondi e giocava con un bastone, agitandolo come se fosse una spada. La sorella aveva un viso gentile e lunghi capelli scuri, acconciati in modo molto familiare: era come se avesse due ciambelle ai lati della testa.
« Guarda, Leila! » esclamava tutto contento. « Guarda cosa so fare! »
Leila?
Mentre Luke ripensava al nome appena udito, quel bambino lanciava il bastone in avanti; questo fece un volo di alcuni metri, per poi tornare indietro come se fosse un boomerang.
« Wooow » fece la bambina, ammirata. « Sei bravissimo, Luke! »
« Hehe... questo è il potere della Forza! Un giorno diventerò un Jedi, proprio come nostro padre. »
Luke rimase dov’era, impietrito dallo stupore. Non capiva cosa stava succedendo, ma su una cosa non poteva avere dubbi: quei bambini davanti a lui erano una versione più giovane di lui e di sua sorella... insieme, nonostante non si fossero mai incontrati in tenera età. Oltretutto sembravano non fare caso al Jedi, come se fosse invisibile.
« Luke, Leila! » chiamò un’altra voce all’improvviso. Luke si voltò, appena in tempo per vedere un’altra persona fare la sua comparsa sulla terrazza: una giovane donna, molto bella e aggraziata dai lunghi capelli castani, vestita con un elegante abito azzurro e bianco. Anche lei sembrò non fare caso al Luke adulto mentre raggiungeva i bambini con fare amorevole.
« Su, venite dentro » disse la donna. « La cena è pronta... indovinate cosa abbiamo preparato? »
« Pasticcio di gramelia! » dichiarò la piccola Leila con un sorriso.
« Bravissima, tesoro... sai davvero leggere nel pensiero, allora. »
Leila si limitò a sorridere, ma il piccolo Luke riprese la parola.
« Ormai stiamo diventando bravi con la Forza, mamma... credi che papà ci insegnerà presto le arti Jedi? »
« Ne sono certa » rispose la madre. « Ma per diventare grandi e forti come vostro padre, occorre innanzitutto mangiare sano... e la cena vi sta aspettando in tavola. Da bravi, su, ora rientriamo in casa. »
« Siiii! »
E senza degnare l’altro Luke di uno sguardo, il trio si allontanò da lui, sparendo oltre la soglia. Il Jedi era senza parole: aveva appena visto qualcosa d’incredibile, a tal punto che persino i pensieri facevano fatica a concretizzarsi sottoforma di un’unica parola.
Madre...
Aveva appena fatto un passo in avanti, pronto a seguire quella magnifica visione, quando udì un nuovo rumore alle sue spalle: un respiro gelido, metallico... inconfondibile alle sue orecchie. Si voltò e vide Darth Vader, in piedi sulla terrazza.
« Padre...? »
« Ben svegliato, Luke » disse il Sith, avvicinandosi piano al ragazzo. « Ti sei ripreso in fretta, a quanto vedo. »
Luke rimase dov’era, sempre più sorpreso.
« Mi dispiace che le circostanze del nostro incontro sono quelle che vedi » aggiunse Vader, « ma questo non m’impedisce di essere felice di rivederti. »
« Ma che significa? » domandò infine Luke. « Che sta succedendo? Cos’è questo posto? Come ci sono arrivato? E poco fa... ho davvero visto...? »
« Tua madre, sì » completò Vader, chinando il capo. « La madre che avresti potuto avere, ma che non hai mai conosciuto... per causa mia. »
Ci fu una pausa. Luke fu colpito dal tono di voce usato da Vader: non aveva mai sentito un tale rammarico nelle sue parole, perché a lungo erano stati nemici. Ora, nonostante il solito aspetto che aveva mantenuto ad ogni loro incontro, pareva comunque irriconoscibile.
« Ma com’è possibile tutto ciò? »
« Questo posto » spiegò Vader, spostando lo sguardo sulla tenuta, « è forte del potere della Forza. Esso è influenzato dalla memoria, nel caso chi vi mette piede sia un Jedi o un Sith; evoca i ricordi, le esperienze vissute... persino i sogni. Li rende materiali, come se fossero davvero davanti ai nostri occhi.
« Dopo che ho disertato dai ranghi di Nul, ho vagato su Oblivion per un po’, fino a raggiungere questo posto. Forse ero destinato ad arrivarci, poiché è stata la Forza a guidarmi fin qui. All’inizio non c’era nulla, ma poi ha preso gradualmente forma in base a ciò che ricordavo... così ho infine creato questo: ho ricostruito il luogo che sarebbe dovuto essere casa nostra. »
« Casa... nostra? » ripeté Luke, guardandosi intorno.
« Già. Questo posto è la replica fedele di Varykino, situato nella regione dei laghi di Naboo... la patria di tua madre. Lei e io abbiamo vissuto qui per un breve periodo, prima che tutto precipitasse nell’oscurità. Furono i giorni più felici della mia vita, e sognai il futuro che avrei voluto avere insieme a lei.
« La Forza deve aver guidato anche te fin qui, dopo che sei stato separato dai tuoi amici » aggiunse, voltandosi a guardare Luke. « Ho visto nei tuoi ricordi ciò che ti è accaduto da quando hai messo piede su Oblivion: la tua alleanza con gli altri eroi e le varie peripezie, fino al naufragio. Le acque ti hanno trascinato via privo di sensi, fino ad approdare ai confini di questo luogo. Ti ho trovato laggiù, ancora svenuto, e ti ho portato in casa; hai dormito per diverse ore, ma pare che tu ti sia ripreso perfettamente. »
Luke annuì. Nel frattempo, i bambini e la loro madre riapparvero sulla terrazza, materializzati dal nulla per volere di Vader. Stavano fermi sul posto, come in attesa, e guardavano il Sith con aria felice. Luke rimase a guardarli per un po’, la mente ricolma di pensieri di ogni sorta; era commosso, ma al tempo stesso turbato.
« Parlami di lei » disse infine, guardando l’immagine di sua madre.
Vader annuì.
« Padmé Amidala » disse, « era una donna bella, buona e coraggiosa, sempre propensa ad aiutare chi fosse in difficoltà, anche a costo di sacrificare sé stessa. Si diede alla politica fin da giovanissima, al punto da diventare una delle più giovani regine di Naboo; non ebbe tempo, tuttavia, per dimostrare le sue capacità di sovrana, perché poco tempo dopo la sua nomina il pianeta fu assediato dalla Federazione dei Mercanti. Era il primo atto dei Sith per rovesciare la Repubblica, ma all’epoca non lo sapevamo. Io conobbi Padmé in questo frangente, mentre lei sfuggiva al blocco della Federazione: la sua astronave fu costretta ad un atterraggio di fortuna su Tatooine... dove avvenne il nostro primo incontro. »
Una nuova immagine prese forma sotto lo sguardo di Luke: sua madre Padmé, poco più che ragazzina, in compagnia di un bambino di dieci anni; questi aveva i capelli biondi e indossava abiti tipici di Tatooine, e fissava incantato la giovane di fronte a lui.
« Tu sei un angelo? »
« Cosa? »
« Un angelo. Sono le creature più belle dell’universo... vivono sulle lune di Iego, credo. »
« Sei uno strano bambino. Come sai tutte queste cose...? »
Il sorriso lusingato di Padmé fu l’ultima cosa a scomparire di quell’immagine, sotto lo sguardo emozionato di Luke.
« All’epoca ero uno schiavo, costretto a lavorare per un mercante » intervenne Vader. « Se non fossi stato bravo a riparare marchingegni non sarei durato a lungo; fu così che incontrai Padmé e l’uomo che l’accompagnava... il maestro Jedi Qui-Gon Jinn. Lui vide subito il potenziale in me, e dopo averli aiutati a riparare la loro nave mi fu offerto di andare con loro per diventare un Jedi. Accettai, sebbene l’idea di dover abbandonare mia madre fosse per me insopportabile... e vissi a lungo con la paura di perderla. »
Nel frattempo si era manifestato un nuovo ricordo: il piccolo Anakin insieme a un’altra donna, sua madre, la quale lo vedeva partire verso un nuovo destino.
« Tra me e Padmé si sviluppò nel frattempo una forte amicizia » riprese Vader. « Arrivai persino a donarle un ciondolo intagliato da un albero, affinché si ricordasse di me. Sapevo infatti che non saremmo rimasti insieme a lungo: lei aveva il suo mondo da salvare, io dovevo iniziare il mio apprendistato come Jedi... ma ero pronto a portarla sempre nel mio cuore. Tuttavia, c’era innanzitutto la crisi su Naboo da risolvere: la nostra vittoria fu pagata a caro prezzo, con la morte del maestro Qui-Gon. »
Altre immagini cominciarono ad apparire e scomparire rapidamente: il piccolo Anakin a bordo di un caccia mentre una grande astronave esplodeva alle sue spalle; il corpo di un maestro Jedi bruciava lentamente nella sua pira funeraria; poi la regina Amidala, vestita di bianco, in piedi davanti al suo popolo con un globo luminoso tra le mani.
« Passarono dieci anni, prima che potessi rivederla » disse Vader. « Padmé rimase regina per due mandati, poi assunse la carica di senatrice di Naboo. In quel momento, la Repubblica affrontava i primi giorni verso la sua caduta: un gran numero di sistemi, controllati nell’ombra dai Sith, minacciavano di separarsi e iniziare una sanguinosa guerra. Padmé era uno dei maggiori sostenitori dell’impiego di una soluzione diplomatica per sistemare la crisi, così venne subito presa di mira dai nemici: sfuggì per miracolo a un attentato alla sua vita, dopodiché fu deciso di affidarla alla protezione dei Jedi. Fu così che si presentò l’occasione di rivederci. »
Un nuovo ricordo si manifestò: Padmé, cresciuta di dieci anni, era in compagnia di due Jedi: uno – Luke lo riconobbe a stento – era il maestro Obi-Wan Kenobi, con barba e capelli lunghi; l’altro era Anakin, un giovane alto e bello con i capelli corti, l’acconciatura tipica degli apprendisti Jedi.
« Any? » diceva Padme, visibilmente sorpresa. « Caspita, come sei cresciuto! »
« Anche tu sei cresciuta... voglio dire, in bellezza! »
L’immagine svanì, mentre il giovane Jedi sfoggiava un’espressione imbarazzata.
« Non ero mai stato più felice di rivedere qualcuno » riprese Vader. « Per dieci lunghi anni ero stato lontano da lei, ma non l’avevo mai dimenticata. Fui incaricato di proteggerla, mentre Obi-Wan indagava sui responsabili degli attentati alla vita di Padmé. Ci rifugiammo insieme a Naboo... dove fu compiuto il passo decisivo sulla strada del nostro amore. »
Anakin e Padmé riapparvero poco più in là, sulla ringhiera della terrazza, intenti ad osservare il lago; poi si fissarono negli occhi e, lentamente, si scambiarono un bacio.
« Il nostro amore era forte, reciproco... ma avrebbe complicato enormemente le nostre vite. A un Jedi non era concesso amare, per le troppe conseguenze negative che avrebbe comportato; e Padmé aveva i suoi doveri da senatrice cui adempiere. Come potevamo stare insieme, con una crisi interplanetaria all’orizzonte? Ma negare i propri sentimenti... è come impedire a un pianeta di girare intorno al sole; perciò, mentre nella galassia scoppiava la Guerra dei Cloni, io e Padmé decidemmo comunque di stare insieme, ignorando ogni conseguenza. »
Poco lontano, sempre sulla terrazza, apparve una nuova immagine: Anakin e Padmé, in abiti nuziali, in compagnia dei loro droidi, si scambiavano un altro bacio per unirsi segretamente in matrimonio. Luke notò il braccio destro di suo padre, ora artificiale.
« In seguito, le cose cominciarono a precipitare » disse Vader. « Tre anni dopo l’inizio della guerra, i Separatisti non erano stati ancora sconfitti e il Cancelliere Supremo aveva guadagnato sempre più potere, ufficialmente al solo scopo di garantire ordine nella Repubblica. Io e Obi-Wan lottavamo con gli altri Jedi e l’esercito di cloni, spostandoci da un pianeta all’altro per mantenere l’ordine, e con il tempo mi ero fatto una fama di grande condottiero. Nel frattempo, Padmé era rimasta incinta; all’inizio ne fui felice, ma presto la gioia venne offuscata dalla paura... la paura di perdere tutto. Cominciai ad avere terribili visioni, in cui Padmé moriva durante il parto; avrei fatto qualsiasi cosa pur di impedirlo... pur di allontanare la morte da coloro che amavo. E il Cancelliere mi offrì il suo aiuto, offrendomi di passare al Lato Oscuro per ottenere il potere necessario. »
Luke vide suo padre in ginocchio, lo sguardo perso nel vuoto, ai piedi di un uomo anziano sfigurato che riconobbe quasi subito: l’Imperatore.
« Che follia... credere che il Lato Oscuro della Forza fosse capace di tanto » ammise Vader dopo una pausa. « La morte è parte naturale dell’esistenza. Nulla al mondo, nemmeno la Forza, può sconfiggerla. Ma ero giovane e ingenuo... e il Cancelliere, Signore Oscuro dei Sith, ne approfittò per convincermi ad aiutarlo nel suo colpo di stato contro la Repubblica e i Jedi; in quel momento divenni Darth Vader, apprendista del neoproclamato Imperatore. Ormai caduto nel Lato Oscuro, guidai il massacro dei Jedi su Coruscant, poi uccisi i capi separatisti su Mustafar. Padmé scoprì cosa avevo fatto e mi raggiunse: sperava di potermi ancora salvare, riportarmi al suo fianco e ripristinare la democrazia. Ma per me era troppo tardi... e quando vidi che Obi-Wan era con lei, pensai che mi avessero teso una trappola per uccidermi. »
Un’altra immagine, molto più drammatica. Luke vide sua madre, incinta, parlare con Anakin con aria supplichevole; Obi-Wan Kenobi era poco lontano, lo sguardo serio.
« Vieni via con me » pregava Padmé, « aiutami a crescere nostro figlio! Anakin, io ti amo! »
« Bugiarda! » gridò Anakin, accortosi di Obi-Wan. « Eri d’accordo con lui! Mi hai mentito... lo hai portato qui per uccidermi! »
« Anakin... no... ti prego... »
Poi accadde qualcosa di orribile. Anakin puntò una mano contro Padmé, strangolandola con il potere della Forza. La scena si dissolse, mentre Obi-Wan interveniva...
« In un istante... in quel terribile momento, presi tutto ciò che avevo di più caro » disse Vader, « e lo frantumai tra le mie dita tremanti di rabbia. Obi-Wan fu costretto ad affrontarmi in un duello all’ultimo sangue, dal quale ne uscii sconfitto; le fiamme di Mustafar bruciarono il mio corpo, riducendomi in questo stato... e Anakin Skywalker sprofondò per sempre nell’oscurità.
« Per lungo tempo ho creduto di aver ucciso Padmé e il bambino quel giorno su Mustafar... del tutto ignaro della verità. Per lungo tempo ho creduto a una menzogna, finché non ho saputo il tuo nome dopo la distruzione della Morte Nera. Padmé non era morta subito, ma avevo compromesso irreparabilmente la sua salute: fu portata in salvo e partorì. Fu così che nasceste, tu e tua sorella... ma vostra madre morì dopo avervi dato alla luce.
« Che ironia... avevo lottato disperatamente per impedire l’avverarsi della mia premonizione, ma furono proprio le mie azioni a far sì che accadesse. E per quanto ci abbia provato, ho dovuto convivere con questo rimorso per venticinque anni, prima di ritrovare la luce grazie a te. »
Vader tacque, non avendo altro da aggiungere. Il suo racconto era terminato. Luke restò in silenzio a sua volta: era troppo impegnato a versare in silenzio lacrime calde per la commozione. Mai in tutti questi anni aveva potuto conoscere così a fondo sua madre; nemmeno i racconti di Obi-Wan dall’aldilà e le ricerche fatte a Coruscant gli avevano fornito una tale quantità di informazioni su di lei. E l’immagine che aveva di fronte, irreale come un sogno, ma molto più consistente di un’olo-proiezione, rendeva inutile qualsiasi spiegazione.
Suo padre aveva parlato con enorme amarezza per tutto il tempo. Sembrava davvero un’altra persona, non lo spietato Signore Oscuro dei Sith da cui era dovuto scappare per quattro anni, prima del loro scontro decisivo.
Che cosa poteva a dire a un uomo già consapevole dei suoi errori? Uno che aveva già intrapreso il cammino della redenzione? Lo aveva sempre saputo, fin da quando aveva scoperto di essere suo figlio: in lui c’era ancora del buono... e ora Vader faceva del suo meglio per mantenerlo nel suo cuore, anche nel mondo in cui erano intrappolati.
Rimasero in silenzio per un po’, osservando il gentile ondeggiare sulla superficie del lago. Su quella terrazza ci si sentiva al riparo da tutto, stretti nell'abbraccio dei monti che sorgevano da ogni direzione. Non fosse stato per l’orribile cielo plumbeo sopra le loro teste, sembrava di trovarsi davvero sullo splendido mondo di Naboo.
« Luke » disse Darth Vader, spezzando il silenzio. « È mio desiderio che tu rimanga qui. In questo posto sarai al sicuro, lontano dalla guerra che sta consumando il mondo. »
« Cosa? Dici sul serio? » fece Luke, incredulo.
« È l’unica soluzione. Continuare a combattere non porterà a nulla. Non esiste la speranza in questo mondo, né la vittoria: Nul non concede niente di tutto questo, a parte la sofferenza. »
« Ma tu cosa sai di questa storia? Se hai incontrato Nul, allora saprai le sue intenzioni, il suo piano. »
« Non so molto, in verità. Nul è un’incognita, un viaggiatore. So che un tempo era un eroe del suo mondo, caduto in disgrazia a causa di chissà quale tragedia. Ora viaggia per tutti i mondi conosciuti, reclutando eroi e malvagi allo scopo di vederli combattere in violenti e strazianti cicli di battaglie. È in grado di replicare qualsiasi potere e capacità, per questo nessuno è mai stato in grado di contrastarlo. Offre a tutti una sfida, insieme alla speranza di tornare al proprio mondo in caso di vittoria... ma è solo un inganno. Nul brama la distruzione totale, cosa che può ottenere grazie a questi conflitti che organizza: essi sembrano coinvolgere non solo questo mondo, ma anche tutti gli altri... compreso il nostro.
« Nessuno può sottrarsi alla sfida di Nul... l’unica alternativa che ti offre è il vagare nel suo regno per l’eternità, finché ogni cosa non sarà ridotta in cenere. E se tu proseguirai per questa strada, non ho alcun dubbio che subirai la stessa sorte. »
Luke scosse la testa.
« Non ho mai avuto intenzione di sottostare alle regole di Nul » dichiarò, « e nemmeno i miei amici. Per questo ci siamo messi in viaggio per trovarlo, e convincerlo a riportarci a casa. »
« Un proposito ammirevole, ma inutile » disse Vader. « Nul non può essere convinto, né sconfitto. Questo è il suo mondo, e non lascerà andare nessuno finché ne avrà il controllo assoluto. Hai visto tu stesso i resti delle battaglie precedenti, vagando per il Cimitero dei Mondi... e ormai manca poco perché se ne aggiungano altri ad esso: quelli dell’ultima battaglia. »
« L’ultima? Che cosa vuoi dire? »
« Tu e i tuoi amici, Luke, siete forse gli ultimi eroi rimasti. Nul ha quasi terminato il suo ciclo di battaglie... e quando sarà terminata anche questa, lui avrà ottenuto ciò che vuole. Ogni mondo sprofonderà nelle tenebre. Per sempre. »
« E allora cosa dovrei fare? » ribatté Luke, infiammandosi. « Restarmene qui mentre i miei amici combattono a rischio della vita? Lo sento chiaramente, sono ancora vivi... sono là fuori da qualche parte, nel tentativo di ricongiungersi. Non li abbandonerò! »
« Perché ti preoccupi tanto per loro? Sono estranei, appartenete a mondi diversi. Ah, capisco... vedo che ora porti qualcuno di loro nel tuo cuore; la giovane avventuriera ti è diventata molto cara. »
Luke si voltò, recuperando lo stupore. L’immagine di Lara si era manifestata accanto a lui: stava in piedi, immobile come una statua, ma la sua espressione era viva; quegli occhi intensi, ciò che Luke pregava di rivedere presto...
« Per lei sarei pronto a morire, se necessario » ammise il Jedi, tornando a fissare suo padre. « Se dentro di te vive ancora Anakin Skywalker, dovresti capire quello che provo. »
Darth Vader emise un lungo, gelido respiro prima di rispondere. L’immagine di Padmé e dei bambini era ancora lì, nei pressi del muretto.
« Sì, lo capisco. Dopotutto sono arrivato a sacrificare me stesso, a uccidere e a distruggere pur di ottenere il potere necessario per salvare tua madre. Le mie mani sono macchiate del sangue di innumerevoli innocenti... tutto perché ero accecato dalla paura di perdere la mia amata. Ho commesso un terribile errore solo per amore. È per questo che ti chiedo, come padre, di non commettere i miei stessi errori. Resta qui, figlio mio... permettimi di proteggerti, almeno per questa volta. »
Luke era restio a crederci. Darth Vader lo stava pregando di fare ciò che chiedeva. Ma lui aveva già deciso.
« Non posso » dichiarò il giovane. « Apprezzo il tuo sforzo, padre, ma non posso fare ciò che mi chiedi. Non posso abbandonare i miei amici mentre affrontano un simile pericolo; se non posso vincere questa guerra, devo almeno informarli su ciò che ho appreso. »
« Se lascerai questo luogo, non potrò proteggerti. »
« Allora vieni con me » insisté, porgendogli una mano. « Uniamo le forze, come volevi un tempo. Combatteremo insieme: nessun nemico è invincibile, e Nul avrà la sua debolezza. Noi la troveremo, e sconfiggeremo questo ennesimo avversario! »
Un'altra pausa, un altro respiro gelido.
« Unire le forze » ripeté Vader. « Combattere insieme. Insieme al tuo gruppo di amici, forse? Sono grandi guerrieri, intrepidi eroi, non posso negarlo; sono queste qualità che rendono unito il gruppo... e proprio per questo, io non posso farne parte. Nonostante tutto ciò che mi è accaduto, appartengo ancora al Lato Oscuro, Luke... non si fiderebbero mai di me, e tu lo sai. »
Luke fu sul punto di ribattere, ma poi cambiò idea. Aveva ragione: lui avrebbe potuto garantire per suo padre quanto voleva, e anche Sora (dopo il loro recente incontro)... ma i Valorosi non lo avrebbero mai accettato completamente.
« Allora non c’è più niente da fare » disse il Jedi, voltando le spalle a suo padre con un sospiro. « Io non ho più niente da fare qui. Tu resta pure qui con i tuoi ricordi, se tanto ci tieni... io andrò avanti, verso la speranza. »
Mosse appena due passi in avanti, quando un rumore fin troppo familiare alle sue spalle lo costrinse a fermarsi. L’accensione di una spada laser. Non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per sapere cosa stava per accadere.
« Non mi lasci altra scelta, Luke » disse Darth Vader. « Farò quello che devo... per proteggerti. »
In un gesto fulmineo, Luke accese la sua spada laser e si voltò, appena in tempo per intercettare l’attacco di suo padre. Vader aveva spiccato un balzo enorme, dritto contro il figlio, atterrando davanti a lui; le due lame s’incrociarono, verde contro rossa.
A questo punto non ci starebbe male una bella colonna sonora in sottofondo, tipo Duel of the Fates, perciò invito i lettori a metterla durante la lettura di queste righe. Fu un duello violento tra padre e figlio, uno scontro di forze, di idee e di poteri: Vader attaccava con forza, costringendo Luke a indietreggiare lungo la terrazza. La velocità con cui le loro spade s’incrociavano era altissima: il duello continuò cosi per alcuni minuti tra parate e attacchi, ad un certo punto il pavimento finì e Luke saltò sul muretto. Vader colpì questo con un fendente, tagliandolo di netto; il Jedi saltò ancora più lontano, visibilmente sconvolto. Suo padre era davvero disposto a questo pur di trattenerlo sull’isola?
« Non posso lasciarti andare via, Luke! » dichiarò Vader. « Non perderò anche te... e se dovrò mozzarti le gambe per farti restare qui, così sia! »
Allungò una mano verso il giovane, scagliando un fulmine di Forza su di lui. Luke alzò la spada appena in tempo per parare il colpo; i fulmini si abbatterono sul muretto e le piastrelle del pavimento, portando distruzione intorno ai duellanti. Luke avanzò di qualche passo, ben deciso a restare in piedi di fronte a suo padre; Vader insisté ancora per qualche secondo, finché il figlio non fu abbastanza vicino. Cessò l’attacco, e contemporaneamente sferrò un violento fendente alle gambe di Luke; il giovane saltò sopra di lui e atterrò alle sue spalle. Alzò la spada, ma esitò un istante di troppo: Vader si voltò e parò l’attacco.
« Complimenti... sei migliorato molto dal nostro ultimo incontro » commentò il Sith. « Deve essere trascorso più tempo di quanto pensassi. »
« Sono un Cavaliere Jedi! » dichiarò Luke, serio. « Sto ricostruendo il vecchio Ordine, insieme alla Repubblica... il Lato Chiaro della Forza tornerà a risplendere sulla galassia, grazie a me! »
« E così deve essere... ma se morirai qui, ciò che desideri non potrà accadere! »
Ci fu una nuova serie di colpi con la spada laser. Stavolta fu Vader a indietreggiare, sopraffatto dalla nuova tenacia con cui Luke attaccava; i due lasciarono la terrazza ed entrarono nell’edificio, ancora a stretto contatto. Si separarono di nuovo e scatenarono il caos dappertutto: le loro lame affettavano tutto ciò che non era fisso al pavimento, nel tentativo di colpirsi; in pochi attimi furono distrutti mobili e altri pregiati pezzi d’arredamento, nulla più che illusioni... ma che ugualmente soccombevano alla furia distruttiva del duello.
Vader afferrò Luke per la gola, con una forza tale da farlo piegare all’indietro. Il Jedi non riuscì a reagire: la sua stessa lama era troppo vicina al viso, bloccata dall’altra mano di Vader, pronta a colpirlo alla minima reazione.
« Basta così, Luke » lo ammonì Vader, implacabile. « Non costringermi a farlo! »
« Ugh... non... posso... abbandonarli! »
Luke riuscì a colpire suo padre alla schiena, con un calcio. Il Sith cadde in avanti e mollò la presa. Si rialzarono entrambi nello stesso momento, al centro della stanza: avevano perso le spade laser, ma questo non li rendeva inermi agli occhi dell’altro. Puntarono le mani l’uno contro l’altro, spingendo con il potere della Forza; la pressione era tremenda, l’aria vibrava nel punto in cui i due poteri si scontravano, e il pavimento cominciò a spezzarsi...
L’onda d’urto investì entrambi. Luke fu respinto all’indietro, andando a sbattere contro una parete; Darth Vader subì la stessa sorte. I loro poteri si erano eguagliati ancora una volta... da quel duello non sarebbe uscito facilmente un vincitore.
Vader si rialzò per primo, ansimando; recuperò subito la spada laser, poi rivolse lo sguardo sul figlio. Per un attimo pensò di aver vinto, ma poi dovette ricredersi: Luke si stava rialzando, e recuperò la spada a sua volta.
« Sei testardo » commentò Vader, mentre entrambi riattivavano le loro armi. « Mi domando da chi hai ereditato questo carattere.
« Risponditi da solo! »
La voce furiosa del Jedi fu seguita dal suo nuovo attacco, tale da sorprendere lo stesso Vader. Luke si era lanciato in avanti su di lui e aveva sferrato un fendente; il Sith riuscì a deviarlo sulla porta, facendola a pezzi. Tornarono a incrociare con violenza le loro lame in un nuovo corridoio: ormai l’intera villa si stava trasformando nel loro campo di battaglia. Uno scontro che entrambi non desideravano, ma che ritenevano necessario.
Luke iniziò a percepire un grave pericolo. La Forza intorno a Vader provocava reazioni negative all’ambiente: piccoli oggetti saltavano via o si rompevano, le vetrate e le pareti si spaccavano... persino il cielo tuonava, minaccioso di tempesta. Dopotutto la villa era una creazione di Vader, era ovvio che ci fosse un legame con le sue sensazioni.
Ora, la sua ira stava riducendo tutto a pezzi.
Una nuova spinta di Forza investì Luke in pieno, troppo forte perché riuscisse a contrastarla. Il Jedi fu spazzato via insieme a buona parte del corridoio, atterrando dopo un breve volo su una superficie solida. Si alzò in piedi e scoprì di essere tornato sulla terrazza di prima. Vader atterrò di fronte a lui, per nulla intenzionato a rinunciare: ormai aveva perso il controllo, era più che evidente... i danni provocati alla villa parlavano chiaro.
Non poteva sperare di sconfiggerlo in quelle condizioni... solo uccidendolo avrebbe potuto fermarlo. Ma non era questo ciò che voleva... non aveva mai voluto uccidere suo padre, nemmeno quando era necessario per riportare la pace nella galassia. La storia si stava ripetendo, con una sola differenza: era Nul a guidare l’orchestra, non l’Imperatore... quel maledetto, lo sapeva, si stava godendo lo spettacolo chissà dove.
Quasi non si accorse di essere finito in ginocchio sotto i colpi furiosi di Vader. Le loro lame erano di nuovo a stretto contatto, e il Sith premeva sulla sua con una forza immensa. Luke non avrebbe resistito a lungo...
Darth Vader fu distratto improvvisamente da qualcosa. A pochi metri da loro stavano ancora Padmé e i bambini: lei fissava il Sith con aria terrorizzata, stringendo a sé i figli in modo che non guardassero. Un’immagine silenziosa, ma carica di amarezza... una visione insopportabile.
Passarono pochi secondi, poi Vader prese una decisione. Smise di spingere sulla spada e si staccò lentamente da Luke, disattivando nel frattempo la spada; non disse nulla, limitandosi a respirare pesantemente.
Luke era nuovamente incredulo.
« E ora che ti prende? » chiese. « Hai deciso di arrenderti? »
« Da un certo punto di vista, sì » rispose Vader piano. « Da un altro punto di vista, potrei dire che ho scelto di lasciarti andare. È la cosa giusta. »
« Perché? Come hai fatto a prendere questa decisione all’improvviso? »
Vader si voltò a guardare Padmé e i bambini, che lentamente si stavano tranquillizzando.
« Tutti i padri, prima o poi, devono lasciar andare i propri figli. Devono rispettare le loro decisioni, per quanto possano trovarsi in disaccordo. Inoltre... tua madre non avrebbe voluto vederci così. Non avrebbe mai permesso ciò che abbiamo appena interrotto. »
Luke guardò sua madre, e in un attimo fu d’accordo con ciò che aveva appena sentito. Consapevole di non essere più in pericolo, abbassò la guardia e ripose la spada laser.
« Mi lascerai andare, allora? »
« Sì » rispose Vader. « Forse c’è speranza, dopotutto. E affinché tu possa tornare dai tuoi amici al più presto, voglio darti una cosa... vieni con me. »
Il Sith guidò Luke verso una scalinata oltre la terrazza; la discesero insieme fino a raggiungere un livello inferiore: là, accanto alle colonne che conducevano all’uscita, si trovava un vecchio modello di speeder bike, identico a quelli usati dai soldati imperiali sulla luna boscosa di Endor. Vader spiegò di averlo recuperato dal Cimitero dei Mondi, subito dopo aver disertato. Luke lo fissò incerto per un po’, poi montò in sella con calma.
« Ricorda ciò che ti ho detto su Nul » lo avvertì Vader. « Non posso impedirti di affrontarlo, ma sappi che non scenderà a patti con nessuno. Non si fermerà finché non sarà l’unico ancora vivo su questo mondo. »
« D’accordo » disse Luke. Fu tentato di invitarlo nuovamente a unirsi ai Valorosi, ma lasciò perdere. Era certo che avrebbe ottenuto la medesima riposta, perciò avviò lo speeder senza aggiungere altro, pronto finalmente a partire.
« Luke. »
Il Jedi si voltò.
« Che la Forza sia con te. »
Luke sorrise. Di tutte le cose che si aspettava di sentire da suo padre, questa andava certamente in fondo alla lista. Si disse che Darth Vader non era cambiato, dopotutto... stava solo ricordando chi era sempre stato.
« Grazie, padre. Che la Forza sia con te. »
E gli porse la mano destra; Vader esitò, poi la strinse con vigore. Si separò dal figlio pochi attimi dopo, riprendendo la sua solita posa rigida. Così rimase dov’era, mentre Luke metteva finalmente in moto e sfrecciava fuori dalla villa, rapido come un fulmine.
Vader sospirò, fissando l’opera realizzata con i suoi ricordi. Padmé e i due bambini erano di nuovo accanto a lui, silenziosi ma felici; sembravano approvare la scelta che aveva fatto.
Ora non restava che aspettare. Luke era sempre stato l’ultima speranza per la salvezza del loro mondo... ora lo era diventato per tutti i mondi, insieme al suo gruppo di intrepidi alleati. 
   
 
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