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Autore: Wendy96    24/12/2015    1 recensioni
C'è chi paragona l'amore all'amicizia considerandoli quasi dei pari, come fossero un'unica entità.
Perché no? Certo, si possono confondere, ma credetemi se vi dico che questi si trovano su due universi paralleli, due strisce di terra tenute insieme soltanto da un ponte che solo gli amici più intrepidi, quegli amanti sventurati legati ad una persona accanto a loro da sempre, tentano di attraversare fianco a fianco.
E Darcy aspetta su quel ponte da tutta la vita; avanza silenziosa lungo la via in cui amore e amicizia si fondono certa di essersi lasciata tutto alle spalle, di essere finalmente riuscita a dimenticare LUI.
Ma sarà proprio vero che il tempo cura le ferite e lenisce ogni pena di un cuore innamorato? E se quel fulmine a ciel sereno che ha squarciato le sue giornate felici fosse la scintilla capace di riunire due anime rimaste distanti troppo a lungo?
Nulla accade per caso, e Darcy lo capirà prima ancora che possa realizzarlo.
Questa è la storia di un'amicizia e una novità che cambierà per sempre due vite parallele.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doccia.
Ecco una cosa che amo alla follia: una doccia bollente. Litri di acqua calda che ti scivolano addosso insieme allo shampoo e al bagnoschiuma con quel profumo forte da uomo, ma che stranamente non mi nauseava. La doccia è per me un momento sacro, il mio tempio di vetro opaco e acqua scrosciante dove rinchiudermi per distaccarmi dal mondo e uscirne immacolata (sono una di quelle persone fissate con l’igiene, sì).
Ero lì tranquilla a canticchiare un pezzo dei The Fray seduta a terra con le ginocchia il più possibile strette al petto quando sentii la porta del bagno aprirsi e, schiudendo un occhio, vidi entrare Harry come se niente fosse.
«Che ci fai qui?! Fuori!» gli urlai strofinandomi l’occhio in fiamme per lo shampoo entratoci dentro
«Mi scappa!»
«La fai dopo.»
«Darcy, non abbiamo più dodici anni, ho visto più donne nude di quante credi, una in più non mi cambia la vita.»
«Mi dà fastidio.»
«Chiudo gli occhi» disse parandoseli con una mano. «Più tranquilla?»
Con un mugugnato annuii.
Chiusi il getto d’acqua e immersi tre dita nel barattolo del balsamo che poi spalmai per bene sulle punte cercando di districare i capelli a nido di rondine.
«Pensavo che poi te ne saresti andato» osservai vedendolo sedersi sulla tavoletta del WC chiusa rivolto verso della doccia, «E ti sei scoperto gli occhi.»
Ignorò completamente la mia lamentela. «Ho voglia di parlare un po’. Dove sei stata oggi?»
«Da Zayn. Abbiamo fatto graffiti a casa sua tutto il giorno.» Sorrisi al ricordo.
«Oh, ma perché a me non lo fa mai fare?!»
«Styles, ti conosce troppo bene.»
Riaprii il getto d’acqua sciacquandomi per l’ultima volta corpo e capelli.
«Che poi non ho capito perché hai chiamato Zayn.»
«Non volevo stare solo ed ero arrabbiata con te, dovevo sfogarmi.»
«Io faccio una cosa carina per te e tu ti arrabbi. Ah, continuo a non capire voi donne!» Scosse il capo sospirando.
«No, caro, non stiamo parlando di donne, qui stiamo parlando solo di me» accentuai bene l’ultima parola. «Ora chiudi gli occhi, devo uscire.»
«Ma esci e basta, no?»
«Harry, fallo!»
Non volevo essere vista così, già m’imbarazzava essere vista nuda in generale, figuriamoci incinta con le smagliature ovunque, le caviglie a cotechino e il pancione che m’impediva di vedermi i piedi!
Svogliato, si girò dall’altro lato permettendomi di uscire gocciolante e fasciarmi il corpo con un asciugamano verde piuttosto lungo, poi mi fermai un attimo a guardarlo in silenzio immaginando come sarebbe stata la nostra convivenza se non fossi stata in attesa.
“Magari sarebbe entrato a farti compagnia rendendo la doccia ancora più bollente… No! Devo reprimere questi pensieri!”
«Fatto. Puoi girarti.»
Fissò lo sguardo su di me squadrandomi da capo a piedi prima che mi girassi verso lo specchio alle mie spalle cominciando a spazzolarmi i capelli.
«Bene, ora che hai finito tocca a me.»
Si sollevò in piedi, si sfilò la maglietta e la gettò a terra. Vidi il suo viso contorsi in un’espressione dolorante e poi si portò una mano sulla spalla sinistra prendendo a tastarla. Ha sempre avuto mal di schiena, e credo che tutto lo stress di quel periodo non gli facesse affatto bene.
«Ehi, hai ancora male alla schiena?»
«Sempre.»
Gli presi un polso e lo feci appoggiare al lavandino mettendomi dietro di lui.
«Vediamo se sono ancora brava…» dissi afferrandogli le spalle fredde con le mani bagnate e rattrappite dall’acqua. Presi a compiere una serie di movimenti circolari con i pollici e facendo pressione con le dita sui punti che sentivo più rigidi per la contrattura, ma più facevo pressione e più lo sentivo sciogliersi.
«Come ho fatto tutto questo tempo senza le tue mani? Le usi da dio!» disse con tono decisamente carico di piacere.
«Sì, lo so, sono brava.» Ridacchiai soddisfatta.
«Brava?! Potrei avere un orgasmo da un momento all’altro!» Piegò la testa in avanti fissando il lavello.
Per fortuna non poteva vedere il colore delle mie guance! Non so cosa mi prese, se per gli ormoni, l’astinenza o cosa, ma il contatto delle mie mani sulla sua schiena nuda cominciò a farmi provare piacere nel farlo, eccitazione a dirla tutta, e cominciai ad avvampare sempre più, il respiro si fece affannoso e sentii la solita strana sensazione tra le gambe. E poi era lui a parlare di orgasmi…
«Ehm… d-devo andare» bofonchiai staccandomi da lui ed uscii praticamente di corsa da bagno per evitare di fare danni. «Cazzo, Gray, ma che ti prende? Passi anni a dimenticarlo e poi ti lasci andare con un massaggio? Sei seria?! Nemmeno lo avesse fatto lui a te!» mi rimproverai in un sussurrò andando verso camera mia pensando a cosa avrei indossato.
Non avevo la minima idea di dove saremmo andati quella sera, Louis ha gusti semplici, ma adora coccolarsi un po’, e Eleanor non mi sembrava da meno, quindi optai per qualcosa di elegante ma senza esagerare: trovai in fondo all’armadio un abitino nero con scollo a barchetta e le maniche a tre quarti lungo fino a metà coscia che stranamente mi entrava ancora, misi un paio di calze velate nere a piccoli pois, dei calzettoni neri alti fino al ginocchio e, per non sembrare un becchino (quello è già il look preferito di Harry), indossai un lungo cardigan stampato.
I capelli, non avendoli asciugati, avevano la solita “piega” non liscia e decisamente non mossa che sistemai facendo uno chignon con la ciambella, poi trucco ed ero pronta.
Andai in bagno certa che lo avrei trovato lì, e non mi sbagliavo, solo che si era vestito anche lui con jeans neri, una camicia nera (diciamo trasparente con una lieve puntina di nero) una giacca elegante anch’essa nera e una sciarpina grigia messa lì per cambiare un po’ colore.
«Perché sembri sempre un becchino quando usciamo?» constatai.
«Tu invece sei carina quando usciamo la sera.»
«Allora andiamo, sono le 8:15.»
Uscimmo e partimmo in macchina verso quella che sarebbe stata una serata… sorprendente.
Non mi sbagliavo, figuriamoci se Tomlinson ci avrebbe portati in un locale scialbo. Il The Ivy era veramente in centro alla citta, sulla West Street, davanti al St. Martins Theatre. Un alto palazzo angolare molto lungo e fuori affollatissimo tra turisti che si fermavano a scattare una foto alla struttura o speranzosi di ritrarre uno dei loro VIP preferiti uscire dopo una bella mangiata. L’angolo con l’insegna è molto particolare, con una finestra dai vetri scuri con uno spicchio di luna bianca, e sopra c’è un bell’orologio dal quadrante bianco con la bordatura rosata.
Sulla fiancata destra del locale ci aspettavano un po’ appartati Louis e Eleanor, e potei vedere nettamente lui avvicinarsi a lei per schioccarle un bacio sulle labbra.
«Oddio, come sono carini!» esclamai entusiasta tirando la manica del cappotto di Harry.
«A volte anche troppo carini, soprattutto da quando si sono rimessi insieme, ma lo sono solo quando sono soli. In gruppo ci si diverte con loro.»
Lei mi dava l’impressione di essere una ragazza sempre ben vestita e molto carina, ma comunque una divertente con la quale si può parlare. La immaginavo proprio come Louis insomma, solo più semplice.
«Ragazzi! Siete arrivati!» ci salutò Eleanor con entusiasmo vedendoci avvicinarci (probabilmente più che un saluto era un modo per richiamare Louis che ci dava le spalle chiudendola al muro).
Si voltò rapido lasciando scendere la mano dal fianco della ragazza.
«Darcy, come sei carina!» osservò lui abbracciandomi e dandomi i soliti baci sulle guance.
«Anche voi due lo siete, dico sul serio! V’invidio da morire!» dissi facendo arrossire Eleanor.
«Sentito, riccio? Coccolala un po’ che se lo merita.» Louis gli diede una gomitata facendolo gemere prima di girarsi prendendo la mano della ragazza ed entrando del locale.
Se fuori aveva un certo fascino, oh, dentro il The Ivy è tutta un’altra storia! Non è affatto un locale chic, anzi, ha il tipico aspetto di un pub, solo più tranquillo e con classe. Le luci soffuse creavano un’atmosfera molto intima, e la cosa migliore fu che nessuno ci disturbò al nostro tavolino verso al fondo del locale.
Tra una risata e l’altra, al momento del dessert finimmo anche sull’argomento matrimonio, tema a noi molto vicino per via di alcuni nostri amici già sistemati o prossimi al grande passo, e ognuno disse la sua.
«Non lo so, credo che per come stanno le cose adesso sposarsi sia un azzardo» disse Louis togliendomi le parole di bocca.
«Sì, da un lato hai ragione, ma se ci si ama e si hanno le possibilità è giusto che farlo.»
«La penso come El. È tutta questione di possibilità e, soprattutto, di tempo» intervenne Harry scrollando le spalle.
«Beh, mi sembra ovvio! Ci vuole tempo per decidere questo genere di cose, se non si finisce come mia madre con Tr… mio padre» si corresse immediatamente Louis non chiamando il padre col nome di battesimo. Si vedeva benissimo che fosse ancora arrabbiato con lui, e non aveva tutti i torti ad esserlo. «E con questo» si voltò verso Eleanor alla sua sinistra, «amore, sto dicendo che non ho intenzione di sposarti per ora. Ti tocca aspettare.»
«Che novità… Finirà che si sposeranno tutti tranne noi che, a conti fatti, siamo la coppia più longeva.» Fece roteare gli occhi. «Anche loro due varcheranno la navata prima che io potrò finalmente essere la signora Tomlinson» continuò indicandoci.
«Poco ma sicuro! Il mio bambino ha bisogno di un padre, e io non voglio stare sola per sempre.»
«Punto uno, non sei sola. Punto due, il tuo bambino ha già un padre, ed è pure piuttosto sexy» rettificò Harry come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
«Stai forse dicendo che mi sposeresti?» Mi girai verso di lui con un sopracciglio alzato e la bocca semi aperta, indecisa se reggergli l gioco o mandarlo a stendere.
«Perché non dovrei?» rispose stendendo il lato sinistro delle labbra facendo spuntare la profonda fossetta su quel lato.
«Quante cazzate spari ogni giorno.» Scossi la testa ridendo e portai lo sguardo sul piatto. Per quanto fosse stata una risposta scherzosa, sentirlo dire da lui mi riempii il cuore. Quando sollevai lo sguardo, incontrai gli occhi dolci di El che mi scavarono dentro e mi sorrise.
«Ragazzi, devo andare in bagno» disse lei alzandosi in piedi.
«Perché devi sempre annunciarlo come se interessasse a tutti?» fece Louis prendendo in giro la fidanzata.
«È per chiedere a Day se deve andare anche lei, idiota!» Gli sbatté il tovagliolo verde in faccia.
«In effetti me la sto facendo addosso, quindi…» E anch’io mi alzai in piedi.
«Che poi non l’ho ancora capita questa cosa che le ragazze hanno paura di andare in bagno da sole, esiste un blocco per tenere la porta chiusa» praticamente ci urlò dietro Harry, e noi due ci voltammo contemporaneamente fulminandoli con lo sguardo prima di continuare a camminare verso il bagno.
Una volta dentro, io mi chiusi in uno dei piccoli bagni dalle mattonelle caffè latte (sarei scoppiata se non avessi fatto pipì!), e quando uscii mi trovai Eleanor a risistemarsi il trucco davanti allo specchio dove l’avevo lasciata poco prima.
«El, non dovevi andare?»
«Era più che altro una scusa per parlare senza quei due.»
«Mhm… parlare di cosa?»
«Da quanto tempo sei innamorata di Harry?»
Spalancai gli occhi, spiazzata. “E adesso che faccio?! Io mi faccio la mia vita tranquilla e arriva lei che mi smonta tutto in una sola sera?
«Ehm… El, noi siamo amici.»
«Day, sono una ragazza, capisco questo genere di cose. Tranquilla, lui non lo sa un po’ perché è un uomo e un po’ perché è Harry Styles, la persona meno intuitiva che conosca.» Rise rassicurandomi appoggiandomi una mano sulla spalla in una carezza.
«Okay, forse provo qualcosa per lui, ma non credo sia amore» ammisi più per convincere me stessa che lei, sempre più certa della sua ipotesi.
«Sicura di non volerne parlare? A volte il consiglio femminile aiuta, lo dico per esperienza.»
«Davvero, non penso ci sia nulla da dire, probabilmente sono un po’ confusa perché abbiamo ripreso la nostra vita da dove l’avevamo lasciata un secolo fa e sto confondendo il volergli molto bene con la cotta che aveva per lui allora. Sei molto carina ad avermelo chiesto, grazie.»
«Se lo dici tu…» disse aprendo la porta.
«El?» la richiamai e attesi che si voltasse a guardarmi interrogativa, «Quello che ci siamo dette… vorrei rimanesse tra noi.»
«Non ne parlerò, prometto.»
Tornammo al tavolo dagli altri due che si stavano tranquillamente facendo i fatti loro.
«Allora? Andiamo?» ordinò El appoggiando le mani sullo schienale della sedia di Louis.
«Signori, attenti, il generale Calder è arrivato… agli ordini, capo.»
«Ma il conto?» chiesi guardando il riccio.
«Baby, è cosa fatta.» Mi strizzò l’occhio in un gesto d’intesa.
«Harry! Perché fai sempre così! Che odio!»
«Ehi, non prendertela con me! Ha fatto tutto Tomlinson, io volevo scappare e far pagare a voi.»
«Lou!»
«Piccola, dovresti farti viziare un po’ ora che puoi» disse lui strizzandomi l’occhio.
Uscimmo fuori e ci guardammo tutti e quattro come a dire “ora che si fa?”.
«Ragazzi, Nick chiede se lo raggiungiamo in un locale. Vi va? È da un po’ che non lo vedo» se ne uscì Harry dando una veloce occhiata al telefono. Notai subito l’occhiatina che si lanciò l’altra coppia, e non prometteva nulla di buono.
«Scusa, Harry, ma sono un po’ stanca. Lou, se vuoi va’ con loro…»
«No, dai, ti faccio compagnia» disse dandole un affettuoso bacio sulla tempia cingendole le spalle con un braccio. «Ragazzi, divertitevi anche per noi.»
Strinse la mano come al solito a Harry e baciò me, poi Eleanor mi abbracciò e mi sussurrò «Se ti annoi, abbiamo il telefono acceso, e tu hai i nostri numeri.»
Inizialmente non capii a cosa si riferisse, ma questo lo scoprirete dopo.
Ci separammo ed Harry mise in moto la macchina verso questo famoso locale di cui non avevo mai sentito parlare.
Quello sì che era un posto veramente affollatissimo! Già dall’esterno si capiva che posto fosse, uno di quelli pieni di celebrità in cui la maggior parte delle persone mi guardavano male, mentre Harry era come un re là dentro: tutti lo salutavano e gli sorridevano.
«Harry, c’è qualcosa che dovresti dirmi?» gli urlai per sovrastare il volume della musica.
«Ci sono venuto molte volte con gli amici, qui c’è bella musica e i cocktail sono fantastici. Nick!» Si fermò all’improvviso e abbracciò un ragazzo con un bicchiere a metà in mano.
«Styles! Allora è vero che ti sei fatto vivo! Mi sei mancato, amico!»
“È una mia impressione o mi ha appena scaricata?”
Mi schiarii la voce e tirai un calcetto allo stinco di Harry ricordandogli che purtroppo per lui ero ferma al suo fianco.
«E lei è Darcy, la mia migliore amica» mi presentò dandomi una spintarella sorridendomi.
«Enchanté» fece il ragazzo con la T-shirt stampata baciandomi la mano. «Nick Grimshaw.»
«Ragazzi, aspettate un attimo qui, torno subito» disse di sfuggita Harry lasciandoci soli.
Non mi piaceva quel ragazzo, non so il perché, ma aveva qualcosa che non mi convinceva.
«Allora… Darcy» ruppe l’imbarazzante silenzio il ragazzo, «che ci fai tu a Londra?»
«Visita di cortesia ed un vecchio amico, e bambino in arrivo» risposi stendendo indietro i vestiti per rendergli più visibile la mia rotondità.
«Oh, ma dai! Allora non è sempre così attento come crede!» Rise svuotando il bicchiere.
«Non è suo, si è solo proposto di aiutarmi.»
Mi si avvicinò per sussurrarmi all’orecchio con l’alito caldo d’alcol «Com’è vivere sulla celebrità degli altri?»
Sgranai gli occhi. “Come si permette? Nemmeno mi conosce!”
«Il tuo visino pulito è su tutte le riviste di gossip. Ti fa sentire importante, dolcezza?»
«Ti rode che passi più tempo con me, eh Grimshaw?» gli risposi per le rime e lui mi si allontanò guardandomi con un ghigno e le mani sollevate.
«Touché.»
Harry spuntò all’improvviso senza giacca e con la camicia aperta in modo da scoprire completamente le rondini sul petto, le maniche arrotolate a scoprire gli avambracci.
«Andiamo a ballare!» c’incitò prendendo i polsi a entrambi tirandoci verso la pista, ma io mi scansai.
«Andate voi, ho un po’ male hai piedi.»
«Day!» obiettò lamentoso.
«Dopo vengo, te lo prometto.» Gli sorrisi.
Mi baciò la fronte e si allontanò dicendomi «E vedi di non bere in mia assenza.»
Resoconto della serata: tutto il tempo al bancone del bar a sorseggiare chicissimi cocktail analcolici massaggiando con Louis e El che, per farmi ingelosire un po’, continuavano a mandarmi foto di loro in pigiama sdraiati sul letto a guardare film, ma almeno mi aiutarono a superare la serata.
«Un altro Caribbean Cocktail, principessa?» mi chiese gentilmente il barman davanti al quale avevo passato tutta la serata, un bel ragazzo dai cortissimi capelli biondi e gli occhi grigi risaltati da un contorno d’eyeliner.
«Così mi vizi, biondino» accettai l’ennesimo drink analcolico offertomi da lui.
«Almeno ti faccio parlare un po’, il tuo amico ti ha abbandonata.» Indicò la pista con un’alzata del mento asciugando una serie di bicchieri.
«Vado a riprendermelo, sono stanca. Se non dovessi ritornare, chiama aiuto.»
Bevvi una lunga sorsata e mi diressi in pista alla ricerca del mio riccio.
Dovetti sgomitare a lungo tra la folla sudata ed esaltata prima di trovarmi Harry seduto su un divanetto rosso in un’area chiaramente riservata del locale. Nick bevve una sorsata dalla bottiglia stretta nella sua mano che poi passò ad Harry che fece lo stesso prima di sollevare il viso di una ragazza praticamente sdraiata su di lui intenta a lasciargli languidi baci sulla porzione di pelle lasciata scoperta dalla scollatura della camicia e appiccicare le labbra su quelle di lei suscitando l’ilarità del gruppo.
Sparsi sul basso tavolino di fronte a loro c’erano una serie di bottiglie vuote e bicchieri sparsi qua e là, tutti segni che mi fecero capire quanto fossero carichi d’alcol.
«Harry! Harry!» lo richiamai raggiungendolo. Sospirai perché già immaginavo quanto avrei dovuto penare per convincerlo a seguirmi.
«Darcy! Finalmente anche tu ti unisci a noi!» fece euforico per l’alcol in corpo, e tutti esultarono.
«No, voglio andare a casa.»
«Così presto? Sciogliti un po’.»
«Sono le 4, il concetto di “presto” ora è relativo. Per favore.» Mi avvicinai a lui stringendogli il polso tirandolo leggermente sperando che capisse quanto fossi stanca. Invece rimase a guardarmi totalmente impassibile con un sorrisetto stampato in viso.
«Ah! È uscita proprio la tua amichetta!» gridò Nick e tutto il gruppo rise, anche Harry.
Inizialmente non capii, poi vidi la bottiglia rovesciata sul tavolo che puntava proprio me.
«Sul serio? Non siete un po’ cresciuti per questo tipo di gioco?» “Che tristezza…”
«No, è uscita lei! Devi baciarla!» continuò a sbraitare Nick dando uno scossone a Harry.
«Non posso, lei è la mia… Darcy» fece lui aggrottando le sopracciglia.
Stavo morendo di sonno, volevo un letto e avrei fatto qualsiasi cosa per andarmene. Mi sporsi in avanti afferrando Nick per il coletto della T-shirt avvicinandolo a me avendo ormai chiaro che in quel momento fosse lui ad aver pieno controllo del mio amico
«Se lo bacio mi prometti che mi lascerete andare a casa?» sibilai a denti stretti.
«Tutto quello che vuoi, bimba, sempre se lui è d’accordo.» Fece un cenno del capo verso Harry che mi guardava con un misto tra il divertito e il confuso prima di annuire.
«E va bene, facciamolo.» Sospirai alzando gli occhi al soffitto. «Spostati!» intimai alla ragazza incollata ad Harry occupando il suo posto. Rimanemmo qualche istante occhi negli occhi, e lessi la confusione sul suo viso, come se in realtà non capisse cosa stesse per succedere.
«Day, ma che…» biascicò spalancando gli occhi.
«Stiamo giocando, no? E giochiamo allora.»
Avvolsi le dita alla sua sciarpa tirandolo verso di me premendo le mie labbra sulle sue.
Fu un bacio molto innocente, eppure sentii qualcosa scattare in me, in entrambi. Anche se durò appena una manciata di secondi e le mie intenzioni fossero ben diverse, si tramutò in qualcosa di intimo, non un casto bacio tra fratelli, ma qualcosa di più.
Quando percepii il mio cuore accelerare i battiti, allontanai Harry da me e portai l’attenzione su Nick alle sue spalle. «Contento, vostra maestà?»
«Permesso accordato. Sei libera, Daisy
«Buona serata, Neal.» Storpiai a mia volta il suo nome per non dargli la soddisfazione di ripeterglielo come se lo avesse davvero dimenticato e lui, avendo capito il mio gioco, sollevò un bicchiere nella mia direzione in un brindisi a me.
Sollevai praticamente di peso Harry dal divanetto e lo trascinai fuori. Non me ne fregava nulla che avesse lasciato lì la giacca, l’avremo ripresa il giorno dopo.
Fuori dal locale venimmo accecati dai flash dei paparazzi accalcati attorno a noi. Ero nel panico, ma per fortuna Harry ritrovò un momento di lucidità e spinse via un uomo che mi era venuto contro urlandogli in faccia l’unica cosa che non avrebbe dovuto dire.
«Stai indietro, così non la lasci respirare! Non vedi che è incinta?»
La fine. Si accalcarono ancora di più, ma grazie all’intervento dei buttafuori riuscimmo a salire in macchina sigillandoci dentro.
Avevo il fiatone, mi mancava letteralmente l’aria presa dal panico causato dalla reazione a quella sua rivelazione ai media.
«Darcy, tranquilla. Respira» continuava a ripetermi accarezzandomi la schiena, e piano piano ritrovai la regolarità nel respiro.
«Non avresti… dovuto dirlo» mi uscì in un ansimo.
«Prima o poi se ne sarebbero accorti. Possiamo parlarne domani? Sono a pezzi.»
«Va bene, basta che non vomiti, ti prego.»
Si addormentò all’istante, nemmeno il tempo di partire con l’auto ed era già era andato; se ne stava tutto raggomitolato sul suo sedile come un bambino, troppo ubriaco per tenere gli occhi aperti.
Vi risparmio la storiella di me che praticamente lo trascino in casa, lo porto su per le scale fino in camera sua e cerco di togliergli i vestiti per poi rinunciarci e lasciarlo con i jeans addosso, e dovette anche metterlo a letto.
La mia ricompensa? Quella notte faceva più freddo del solito, e il corpo di chi ha bevuto in genere è più caldo. Funzionò come un’efficiente coperta termica.
  
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