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Autore: FreWolfie5    25/12/2015    4 recensioni
Iris Luna era una di quelle ragazze che si ritrovano a metà strada fra l'oscurità e la luce. La sua vita era abbastanza strana e avvolta nel mistero, ma a lei piaceva così com'era...finché un giorno la sua intera esistenza venne sconvolta.
Iris si ritroverà ad affrontare una realtà del tutto nuova, piena di sfide mortali e lotte senza precedenti. In compagnia di alcuni fra i più valorosi eroi sulla terra, si getterà in un'impresa oltre ogni limite dando vita ad una amicizia che sovrasterà qualsiasi avversità.
TRATTO DALLA STORIA
-Ma guardali. A volte penso che sarebbe stato molto meglio essere come loro. Gli adulti continuano a ripeterti “mi raccomando, sii te stesso” come se fosse facile, ma non è affatto così. Io ho deciso di essere me stessa ed ecco che cos'è successo, mi sono ritrovata sola. Le persone hanno paura di restare sole, è una cosa del tutto naturale, non mi sorprende che il resto del mondo decida di indossare una maschera pur di essere accettato-.
Desideravo tirare fuori dalla mia mente quelle parole mai pronunciate da un sacco di anni, ma non ne avevo mai avuto l'occasione.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Le Cacciatrici, Mostri, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima, dopo o durante la lettura si consiglia l'ascolto della seguente canzone: 
Scream by Zac Efron (High School Musical: Senior Year) 



Rimasi per ore seduta nel bel mezzo della foresta in compagnia di Fenrir. La mia vita era cambiata per sempre, nel giro di mezza giornata ero diventata di nuovo orfana. Ancora non riuscivo a pensare che mio padre fosse morto davvero, una parte di me sperava di svegliarsi e scoprire di essersi immaginata tutto, di essere solo stata vittima di un terribile incubo. Più ci pensavo e più continuava a non avere alcun senso. 
Mio padre era morto. E per cosa, poi? Una stupida impresa? No, questo non l'avrei mai accettato. Lui non era di certo uno sconsiderato, se la cavava sempre, riusciva a rendere possibile qualsiasi cosa. Dovevo scoprire cosa ci fosse sotto, dovevo sapere. Non mi sentivo affatto pronta ad ascoltare la storia di come mio padre si fosse coraggiosamente sacrificato per il bene della missione o roba simile, ma restare all'oscuro di tutto mi rendeva ancora più infuriata. Decisi di andare a caccia della verità malgrado le conseguenze della mia decisione. 
Mi alzai da terra e m'incamminai verso il campo con il mio cucciolo al seguito. Quando arrivai al confine che divideva la foresta dalle colline, mi bloccai improvvisamente. Ero davvero pronta ad affrontare ciò che mi aspettava? Condoglianze vuote ed inutili, facce dispiaciute, compassione indesiderata. Odiavo far preoccupare gli altri o coinvolgerli nei miei problemi, era molto più semplice fingere che andasse tutto bene, sdrammatizzare, sorridere e comportarsi da indifferente. In solitudine avrei avuto un sacco di tempo per piangere, crollare, arrabbiarmi o scappare per un po'. Così superavo le difficoltà, in segreto e personalmente, senza la presenza di esterni. Funzionava piuttosto bene. 
Fenrir percepì la mia agitazione ed iniziò a sfregare il muso contro la mia mano, io gli accarezzai la testa affettuosamente. 
-Siamo solo io e te, amico mio- 
lo avvisai sospirando
-Ce la caveremo-. 
Mi tenni vicina alla costa, sperando così di avere meno probabilità di incrociare qualcuno lungo il percorso. Volsi lo sguardo verso l'orizzonte. Mi era sempre piaciuto il mare, aveva un effetto rilassante su di me. Ascoltare le onde infrangersi contro gli scogli mi aiutò ad abbandonare la paura per il futuro. L'acqua era di un verde brillante e luccicava sotto ai raggi del sole, malgrado il tempo fosse ancora incerto. La sabbia mi entrava nelle scarpe ad ogni passo, ma non me ne curai più di tanto. Fenrir saltellava al mio fianco, formando buche profonde sotto alle sue zampe. Continuando ad avanzare, mi accorsi che mancava poco alla Casa Grande. Sapevo bene che se avessi chiesto informazioni dirette agli altri eroi genealogici o al signor Sean non avrei ottenuto alcuna risposta utile, perciò pensai di cercare qualche indizio per conto mio. Stranamente, l'edificio era completamente deserto e ne fui sollevata. Mi aggirai attorno alle colonne, perlustrando il perimetro con attenzione. Di certo gli eroi non erano così stupidi da lasciare documenti o indizi riguardanti l'impresa segreta incustoditi sotto gli occhi di tutti. Stavo ragionando sul da farsi quando all'improvviso sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla. Trasalii e mi voltai di scatto per incrociare un paio di occhi verde smeraldo. Davanti a me c'era una ragazza più o meno della mia età con rossi capelli ricci e abiti macchiati di vernice colorata dovunque. Il suo viso era coperto da adorabili lentiggini. 
-Oh, mi dispiace. Non volevo spaventarti, perdonami-
si scusò 
-Non fa niente, tranquilla-
risposi 
-Tu sei Iris?-
chiese la rossa. Mi stupii della sua domanda, ancora non mi ero abituata al fatto che le persone conoscessero il mio nome o sapessero anche solo della mia esistenza. A scuola girovagavo per i corridoi come un fantasma, perfino per i compagni di classe risultavo una sconosciuta, era già tanto che gli stessi professori si accorgessero della mia presenza in aula. Le cose al campo erano diverse, ma non sapevo se fosse un bene o meno. Quando sei invisibile, non ti devi preoccupare di ciò che la gente penserà di te e puoi agire come più ti piace, un po' come un ninja, silenziosamente nell'ombra. 
-Sì, sono io-
mi costrinsi a rispondere prima di perdermi totalmente nei miei pensieri
-Ho sentito parecchio parlare di te in questi ultimi giorni. Io sono Rachel-
si presentò la ragazza porgendomi la mano. Quando la strinsi, capii subito di trovarmi davanti ad una persona in gamba. Il sorriso che seguì quel gesto era sincero, gentile e amichevole. In confronto alla sua, la mia mano era un blocco di ghiaccio, gelida e irrigidita. Una volta sciolta la stretta, notai di avere le dita leggermente sporche di tempera blu e verde e quasi mi venne da ridere. 
-Vedo che ti piace dipingere-
osservai ad alta voce 
-A dire il vero è il mio passatempo preferito-
confessò lei. Più la analizzavo, con il mio solito vizio di scansionare le persone, più mi sembrava interessante. Notavo una semplicità sconvolgente nel suo modo di fare, ma allo stesso tempo intuivo che Rachel possedeva dei propri schemi, uno stile di vita tutto suo, intricato e originale. Poteva essere considerata lei stessa un'opera d'arte vivente, umile e alla portata di chiunque, ma comprensibile fino in fondo solo a pochi acuti osservatori. 
-Anche a me piace molto disegnare, mi aiuta a non dimenticarmi mai di niente-
-Quindi te la cavi con la memoria visiva-
-Si può dire così-
minimizzai. 
-Allora, non è molto che sei qui al campo. Ti trovi bene?-
-Certo, qui sono tutti molto simpatici e gentili, non avrei potuto chiedere di meglio. Anche tu sei una semidea?-
Rachel fece una piccola risatina 
-Io? Oh, no. Sono l'Oracolo del campo. Ho ricevuto il dono di riuscire ad annunciare profezie, anche se non capisco quasi mai il senso di quel che dico ed è una cosa che accade all'improvviso, non posso controllarla-
-Quindi sei come l'antico Oracolo di Delfi? Wow!-
esclamai ammirata.
-Tu invece?-
-Io sono...figliadiZeus-
dissi tutto d'un fiato 
-Come, scusa? Non ho capito-
-Sono...figlia di Zeus-
ripetei rassegnata 
-Addirittura figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi?-
-A quanto pare-.
La ragazza rimase in silenzio a guardarmi per un po', forse anche lei era brava a leggere dentro le persone. Apprezzai il fatto che non mi stesse osservando in modo diverso rispetto a prima e considerai un bonus il fatto che non sapesse nulla di mio padre, quello vero. Una situazione imbarazzante e dolorosa risparmiata.
-Deve essere difficile stare al tuo posto. Di certo la gente si aspetterà grandi cose da te-
-Beh, allora credo che rimarrà delusa. Eccomi qui-
dissi, allargando le braccia 
-Una normalissima semidea qualunque-
-Mi piacciono le persone qualunque-
commentò la rossa sorridendo. Sì, era decisamente in gamba. 
-Allora credo che ci vedremo ancora qui in giro. Mi ha fatto piacere chiacchierare con te-
-Anche a me-.
Salutai la mia nuova conoscenza con un gesto rapido della mano e mi voltai per correre a riprendere la mia missione. Prima che potessi anche solo fare un passo sentii Rachel prendermi per il polso. Mi girai nuovamente dicendo 
-Devi dirmi qualche altra co...-
ma non feci in tempo a finire la frase. La rossa era a dir poco inquietante. I suoi occhi divennero totalmente verdi ed una strana nebbia cominciò a vorticarle attorno, partendo dai suoi piedi fino ad avvolgerla totalmente. La sua stretta divenne ancora più vigorosa, impedendomi ogni possibilità di fuga. Quando parlò, mi venne la pelle d'oca. La sua voce rispecchiava totalmente il suo aspetto: da raggelare il sangue. 

Colui che è perduto gli eroi incontreranno
quando luce e tenebre si uniranno.
Il tempo sfuggito dovranno recuperare
se la rovina del mondo si vorrà evitare,
il frutto del fuoco che è stato rubato 
lungo il cammino verrà ritrovato.
la figlia del cielo ad un bivio sarà posta 
e capirà quanto il futuro costa.

Non appena finì quella che sembrava una filastrocca assurda e senza senso per poco non cadde a terra sul procinto di svenire. Per fortuna riuscii a ritornare in me alla svelta e l'afferrai prima che succedesse. Non riuscivo a capirci più niente! Tentai di chiamare Rachel e farle riaprire gli occhi scuotendola delicatamente. Dopo qualche minuto, con mio immenso sollievo, si riprese. Si mise una mano in fronte, ancora leggermente stordita, poi mi chiese di spiegarle cos'era successo, così le raccontai di quella...cosa. Descrissi la scena meglio che potevo, anche se non sapevo bene nemmeno io come reagire davanti ad una cosa del genere, era tutto troppo strano e confusionario. Era accaduto nel giro di cinque secondi, ma quando ci ripensai su, mi accorsi che, con la mano di Rachel serrata sul mio polso, sembravano ore. 
Terminata la mia spiegazione, la ragazza mi guardò e fece un sospiro rassegnato, poi disse
-Quello che hai appena visto era il dono della profezia. Apollo mi ha dato il compito di rivelare questa particolare profezia a quanto pare-
-Quindi quei versi descrivono il futuro?-
-Penso di sì. A quanto pare succederà qualcosa...qualcosa di bello grosso-
-Che cosa? E che significano tutte quelle frasi in rima?-
Rachel fece spallucce 
-Non lo so. Io annuncio solo la profezia, non la interpreto, né tantomeno so che cosa voglia dire. Te l'ho detto, è una cosa improvvisa e complicata- 
-Beh...a questo penseremo dopo. Ora, se non ci sono altre stranezze, profezie o filastrocche, io vado. Ci vediamo, Rachel-
la salutai correndo attraverso la stanza. Un altro interrogativo da aggiungere alla lista delle mie preoccupazioni...fantastico!
Cosa avrei dovuto fare? Ero talmente disorientata. Avrei mai trovato delle risposte? 
Mi sarebbe piaciuto avere mio padre vicino, lui sicuramente avrebbe saputo cosa fare. Mi avrebbe detto di restare calma, poi mi avrebbe dato dei meravigliosi consigli e i avrebbe sorriso per incoraggiarmi. Perché? Perché nulla sembrava avere un senso? Perché non riuscivo più a capire quale fosse il mio posto? E se non avessi mai trovato le risposte che cercavo? Se non avessi trovato alcun indizio? 
Dopo la scomparsa di papà niente era andato per il verso giusto. Ce l'avrei fatta anche senza di lui? Avrei preso la decisione giusta? 

Angolo Autrice 
Rieccomi qui! Sono riuscita a pubblicare il capitolo malgrado la mancanza di un modem internet con una connessione provvisoria! Forse è un po' più corto del solito, ma spero che lo apprezziate comunque. Buone vacanze!
Baci 
Fre<3
   
 
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