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Autore: Neferikare    25/12/2015    1 recensioni
Per Jaqueline è il primo Natale fra un branco di draghi che passano le loro giornate a mangiare e complottare, e la paura che lo facciano anche ora è tanta: ma a Natale, si sa, siamo tutti più buoni, raptor compresi.
E forse è proprio per questo che la rossa, durante un'improvvisa nevicata che copre la calda terra del Brasile, capisce che la sua vera famiglia, seppur un po' fuori dagli schemi degli umani, è proprio quella che ha trovato fra quelle mura.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fuori dalla finestra il paesaggio era completamente coperto da un manto immacolato che lasciava trasparire qua e là punte nerastre di alberi ormai assopiti, i camini delle case che respiravano denso fumo grigio che andava confondendosi con la sottile nebbiolina biancastra che la neve disegnava nella danza che il vento continuava a dettare a suo piacimento; in quel paesaggio degno di un film Disney il tempo sembrava fermarsi ad ogni nuovo fiocco che le nubi lasciavano cadere, persino l’intera città era come addormentata in quella mattina, come se tutto il marcio del mondo venisse coperto da un velo candido e puro.
Non succedeva sempre, però, era un’atmosfera che solo una mattina speciale come quella poteva creare: quella di Natale, nessun’altra.
Perché ovunque si andasse, ovunque ci si trovasse, il 25 dicembre era Natale: tutti erano come pervasi da una sensazione di benessere e pace dei sensi che durante il frenetico anno appena passato e quello ormai alle porte aveva lasciato sulla pelle, ed era meglio godersela fino a quando la mezzanotte non tornava a scandire i monotoni ritmi quotidiani.
Dopo essersi infilata almeno cinque maglioni ed essersi strizzata nell’abbigliamento che utilizzava solitamente quando andava a sciare, Jaqueline era corsa in giardino e si era letteralmente buttata in quell’immensa coltre di neve che aveva ricoperto tutto il mondo circostante: era un evento decisamente insolito che a Rio de Janeiro nevicasse, ma questa volta era successo, e lo aveva fatto in occasione del primo Natale che avrebbe passato insieme alla sua nuova famiglia di lucertole aliene che aveva sostituito la sua, di famiglia.
Si era messa a correre senza meta per svariati minuti, gettandosi a terra quando si stancava e riprendendo la sua folle corsa ogni volta che sentiva la spirito natalizio impregnarle i polmoni, o almeno lo aveva fatto fino a quando le gambe avevano ceduto stremate e l’avevano costretta a sdraiarsi su di una montagna di neve alta diversi metri che pareva più una soffice catena montuosa: poteva non rotolarsi anche in quella?
Era allora salita sulla cima di quell’Himalaya personale ed aveva iniziato a comportarsi come un bambino la prima volta che vede la neve, girandosi e rigirandosi nella stessa mentre disegnava figure angeliche mai viste prima; ad un certo punto, quando anche il fondoschiena aveva iniziato a congelarsi, si era messa seduta sulle ginocchia ed aveva semplicemente osservato il paesaggio intorno, sentendo una strana pace pervaderle l’anima, o almeno lo aveva fatto fino a quando non le era sembrato di aver visto muoversi qualcosa fra la neve.
Con le dovute cautele si era avvicinata a quella rientranza nevosa strisciando sulla pancia nemmeno fosse un soldato durante l’addestramento fino a quando non si era trovata a pochi centimetri dalla stessa, e allora aveva allungato una mano per tastarne la consistenza.
Poi si era presa un infarto.

Appena le sue dita avevano sfiorato quel soffice manto bianco questo era caduto lasciando posto ad una gigantesca pozza di oro liquido che si era pian piano dischiusa fino a rivelare una pupilla ellittica che si era mossa per guardarla dall’alto in basso: solo allora si era ricordata che c’erano dei raptor, in quel giardino.
Era stata questione di secondi prima che sentisse il terreno sotto di lei tremare, così si era aggrappata alla prima sporgenza solida che aveva trovato e l’aveva stretta a sé come meglio poteva: il candido manto che prima ricopriva quella strana montagna aveva iniziato a cadere lasciando spazio a dei meno morbidi cristalli di ghiaccio traslucido che l’avevano presto circondata su tutti i lati, quelle immense pepite d’oro che avevano completato il quadro di schegge e zanne alte quanto lei che avevano lanciato un ruggito soffocato quasi stessero sbadigliando e la povera Jaqueline che, se rima giocherellava con la neve fresca, ora si trovava bloccata a dieci metri d’altezza proprio sul muso di Diantha.
La raptor aveva dovuto incrociare gli occhi per riuscire a vederla e dopo un a serie di non meglio definiti ruggiti di scherno, o almeno era così che la rossa li aveva interpretati, aveva poggiato il muso a terra facendola scendere nel  modo più sicuro possibile per poi sedersi sulle zampe posteriori tenendo il collo parallelo al terreno vicino alla ragazza:
«Buon Natale anche a te Diantha, davvero buon Natale!­» aveva urlato sperando che la sentisse, ed a giudicare dal bagno di saliva di raptor che l’aveva investita qualche secondo dopo doveva proprio essere stato così; era ancora immersa in quello scambio di auguri fatto di ringhi compiaciuti e sorrisi incredibilmente luminosi quando un tonfo spaventoso l’aveva fatta cadere per terra terrorizzata: forse l’abominevole uomo delle nevi era arrivato fin lì con un volo intercontinentale, o forse Babbo Natale si era schiantato con la sua slitta in giardino e Diantha sarebbe andata a banchettare sul cadavere di Rudolph!

E invece no, niente di tutto questo: l’unico responsabile di tutto quel trambusto era stato Ricardo che, preso probabilmente dall’entusiasmo nevoso, si era gettato a capofitto con le ali spalancate  nel mare bianco che si era formato nel proprio giardino con un entusiasmo che di solito era difficile vedergli addosso, l’immenso corpo dello stesso colore che si perdeva fra un cumulo di neve e l’altro mentre la coda alzava intere zolle di terra candida sporca di foglie catapultandola direttamente sul muso di Diantha, che nel frattempo si scuoteva scaraventando divertita delle schegge ghiacciate, ovviamente incurante delle persone che avrebbe potuto ammazzare.
Tuttavia, proprio quando Jaqueline gli era corsa incontro a braccia aperte, non era più riuscita a vedere nulla che non fosse della neve messa alla bene e meglio, così aveva iniziato a guardarsi intorno confusa e attonita: fu una manciata di secondi e alzando lo sguardo vide solo una lunga figura biancastra che era uscita da un cumulo nevoso per poi rigettarsi in un altro e infine, terminata l’inconsueta nuotata invernale, gli era spuntato davanti appoggiando il muso freddo e liscio fra le mani della rossa che lo aveva accolto nell’incavo fra il collo e la spalla poggiandosi allo stesso a sua volta nemmeno fosse un grosso cane:
«Auguri anche a te mio piccolo drago squamoso: tanti, tantissimi auguri di buon Natale e tutto il resto, anche se quando ci sei tu con me il nostro Natale è tutto l’anno, vero tesoruccio?» disse la ragazza prendendosi di rimando quelle che erano del tutto simili a fusa di un gatto decisamente troppo cresciuto, forse un modo per manifestare il proprio assenso o forse solo per prepararsi a mangiarla male.
Probabilmente il primo, ma magari si sbagliava.

Quella che invece guadava la neve stizzita era Berenix, accucciata su un albero con le ali abbandonate a terra con le quali Ricardo si dilettava a giocherellare nemmeno fosse un cucciolo alle prese con chissà quale scoperta, la quale non degnava nessuno di uno sguardo nessuno ma si limitava a sonnecchiare penzolando la coda; la poveretta ci aveva anche creduto al potersi rilassare comodamente sdraiata, ma non ci volle molto prima che Ricardo, particolarmente preso dall’entusiasmo natalizio, gli aveva afferrato una coppia di ali e l’aveva tirata giù di peso dall’albero facendola precipitare nella neve dando inizio ad una serie di rotolamenti con amichevoli morsi annessi che distruggevano buona parte dei piccoli arbusti nei dintorni.
L’ultimo a fare la propria conoscenza con la neve fu Oregon, che se ne stava poco lontano affiancato da Cassandra, ovviamente strizzata in un sensuale quanto pratico completo da sci verde smeraldo e oro pallido, con un’espressione indecisa sul da farsi; la rossa corse incontro alla donna entusiasta e la abbracciò dolcemente:
«Sei l’ennesima persona a cui lo ripeto, e magari sembro pure un po’ schizzata di cervello, ma comunque sia… buon Natale anche a te!»
«Oh non preoccuparti piccola, sei perfettamente in linea con la giornata.» rispose ridendo e invitandola a camminare per raggiungere gli altri tre:
«Hai già avuto modo di divertirti anche tu con loro o sei solo rimasta a guardare?» domandò poi girandosi ogni tanto per vedere se Oregon si era mosso
«Oh sì, anche troppo a dire la verità: mi hanno quasi sotterrata una decina di volte e probabilmente mi sono rotta un’unghia, ma non credevo che i raptor fossero così amichevoli con la neve, sembrano quasi bambin… senti Cassandra, ma Oregon cosa sta facendo?» rigirò la domanda curiosa.
Era abbastanza lecito chiedersi cosa stesse facendo, soprattutto quando si vedeva il raptor appoggiare appena una zampa sul manto innevato e ritrarla subito dopo dubbioso; l’altra fece spallucce e rise ancora una volta:
«Per un raptor che trasuda magma dalle squame è difficile toccare la neve senza scioglierla, credo sia solo preoccupato di rovinare la festa agli altri quindi niente, per oggi il mio adorato marito se ne starà a guardare.»
Guardare? Solo guardare? Stava scherzando?
Jaqueline assunse un’espressione davvero convinta a quel punto:
«Oggi è Natale, non può starsene in disparte, non è questo lo spirito giusto per questa festa!» asserì tornando indietro ed avvicinandosi ad Oregon, che intanto aveva preso a guardarla torcendo il muso come un cane quando gli si fa un verso strano
«Avanti, non dirmi che preferisci startene qui al rotolarti come quei due nella neve fresca, eh? Muovi quelle chiappe  squamose su, muovile!» gli ordinò spingendo inutilmente la coda in avanti, anche se in realtà quella non si muoveva di un solo centimetro.
Oregon l’aveva lasciata fare per un po’, poi si era stancato ed era andato ad accucciarsi in un angolo dove la neve era subito scomparsa appena il suo corpo l’aveva toccata, costringendo Jaqueline ad una mesta quanto triste ritirata che l’aveva riportata in mezzo a quel campo di battaglia di draghi innevati ai quali si era da poco unita Cassandra, che infatti stava dilettandosi nel lanciare palle di neve ghiacciata da Diantha verso Berenix e Ricardo, la prima che se le mangiava spacciandole per granite ed il secondo che aveva perso l’equilibrio ed era caduto sulla schiena iniziando a fare angeli di neve di dimensioni abnormi.
Un’illuminazione, ecco cos’era stata quella.

Senza perdere tempo Jaqueline era corsa verso Cassandra e le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio poi, fra una risata e l’altra, le due donne avevano riunito i tre raptor a complottare dietro la mastodontica coda di Diantha, che di certo era un buon modo per nascondere qualsiasi cosa stessero pianificando agli occhi di Oregon; sicuramente lui li aveva sì visti, ma non aveva dato peso a cinque creature esaltate da una festa che sul suo pianeta non esisteva nemmeno.
Lui non aveva dato peso alla cosa, ma la palla di neve semi ghiacciata che gli era arrivata addosso un peso doveva decisamente averlo a giudicare da come lo aveva lasciato, con un’ala aperta e l’altra incastrata fra la testa e la zampa.
Dopo lo sgomento iniziale si era subito rialzato scrollandosi la neve di dosso non senza una certa fatica, poi aveva guardato con uno sguardo cupo gli altri che se ne stavano a farsi gli affari loro fischiettando ed aveva lanciato un ruggito minaccioso del quale a nessuno era importato molto; stava giusto giusto tornando a dormire quando una seconda palla lo aveva colpito sulle ali e, nel momento in cui aveva girato la testa per guardarli, una l’aveva colpito in mezzo agli occhi scatenando delle risate incontrollate da parte delle due donne e rotolamenti vari da parti dei raptor rimasti, Diantha con i suoi ringhi di scherno compresa:
«Che c’è Oregon, qualcosa da ridire? D’altronde tu non puoi certo difenderti, o mi sbagl-» non aveva fatto in tempo a finire che il raptor, di tutta risposta, aveva sollevato con la coda un’ondata di nevischio che l’aveva costretta a ricadere sulla schiena per non rimanere accecata:
«Vuoi la guerra? E guerra sia allora!» annunciò la rossa mettendosi in groppa a Ricardo che le dava una mano a recuperare velocemente la neve per colpire chiunque fosse sulla sua traiettoria; nonostante l'indecisione iniziale di Oregon alla fine anche lui si era unito alla battaglia, soprattutto quando Cassandra gli era salita sul collo dandogli un bacio sulla fronte coperta di spesse squame nerastre, inverosimilmente calde ma non bollenti com’erano solitamente, e divertendosi molto più di quanto si sarebbe aspettato: nonostante ci fossero effettivamente chiazze innevate che andavano qua e là diradandosi per il calore del raptor, Diantha riusciva a sopperire la mancanza con i propri poteri evocando cristalli di ghiaccio così sottili da essere neve a tutti gli effetti, dando una mano al figlio a non sentirsi propriamente il guasta feste della situazione.
Fu durante quella lotta all’ultima palla di neve, tra una codata di sfida ed un morso d’affetto, che Jaqueline si guardò intorno vedendo il vero spirito del Natale: lei che rideva a non finire quando le arrivava una palla di neve sul fondoschiena facendole perdere l’equilibrio, Ricardo che si era trovato con la coda all’aria dopo che sua nonna gli aveva fatto lo sgambetto con la coda, Diantha che nel suo elemento naturale dava il meglio di sé, Oregon che si sentiva finalmente a proprio agio, Cassandra che stava accoccolata al compagno senza lasciarlo un attimo, Berenix che poteva pensare a qualcosa che non fosse la guerra o il proprio dovere.
Stare uniti in famiglia, ecco qual era il significato del Natale, stare con le persone che si amano e passare con loro l’unico giorno dell’anno in cui tutto, persino le preoccupazioni e i dubbi per il futuro, passavano in secondo piano: e Jaqueline, la sua famiglia, l’aveva trovata fra quelle mura.



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Angolino dell’autrice

Buona Natale 2015 a tutti!!!
Ve la siete trovata Diantha sdraiata in giardino o vi ha visitato Oregon quest’anno? :’D
Quest’anno volevo proprio fare una one shot sul Natale, forse per compensare il fatto di non averla fatta l’anno scorso, e mi sono detta “Quale argomento migliore se non in Natale in casa raptor?” ed eccoci qui, con questa fan fiction veloce che però da parte sua mi piace :3
Che dire, vi auguro un buon Natale ed un sereno anno nuovo, sperando possiate passarlo il più serenamente possibile con le persone che amate :)
   
 
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