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Autore: midnight_light    25/12/2015    4 recensioni
-"Sono le cose che amiamo di più, a distruggerci"- disse improvvisamente Sakura [...]
-"E tu ne sei un esempio"-concluse. Sasuke le si avvicinò lentamente, facendo incontrare i suoi occhi neri con quelli di lei verde smeraldo...
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 2

Se ne stava avvolto nel silenzio della sua -maledetta- villa, a farsi logorare dalla consapevolezza –paura- di essere rimasto solo, di non avere più nessuno ormai. Si era rintanato -come una serpe- nella sua casa piena di fantasmi.
Teneva lo sguardo fisso nel vuoto, ma lui ci vedeva i suoi genitori morti, lo sguardo di suo fratello Itachi e il suo sorriso prima di accasciarsi a terra, morto. Che stupido era stato, aveva compiuto la sua vendetta, era riuscito a rivendicare il suo clan, e allora perché non era ritornato a casa quando era ancora in tempo? Perché aveva continuato a versare sangue innocente? Semplice, non aveva più nessuno ad aspettarlo a casa, nessuno che credesse ancora in lui.
 Almeno, credeva che fosse rimasta Sakura.
 
Ma a quanto pare si sbagliava, e la cosa peggiore era che i fantasmi della sua famiglia che gli aleggiavano intorno gli urlavano “L’hai voluto tu. È solo colpa tua.” e sapeva fin troppo bene che era vero.
Quel bacio che le aveva donato rappresentava una specie di cura per Sasuke, come se potesse espiare tutti i suoi peccati, come se potesse cancellare tutto il male che aveva fatto. Ma non si sarebbe mai aspettato una ribellione così decisa da parte di Sakura.
Gli bruciava quel rifiuto, non poteva accettarlo.
 
Potevi aspettartelo, dopo tutto quello che le hai fatto…
 
Scosse la testa cercando di reprimere quella stupida vocina -coscienza- che gli rimbombava in testa da quando aveva ricevuto il “no” della ragazza.
Quando se n’era andato sapeva che avrebbe perso tutti, ma lei era l’unica che l’aveva rincorso implorandolo con le lacrime agli occhi di rimanere o di portarla con lei; sapeva che tutti l’avrebbero odiato ma lei avrebbe continuato ad amarlo…
…ma aveva tirato troppo la corda e ora stava impazzendo all’idea di non avere neanche più lei dalla sua parte, di essere rimasto solo definitivamente.
La ferita non si era ancora rimarginata.
 
 
Fissò il suo riflesso senza riconoscerlo veramente.
Davanti a sé vedeva una figura alta, magra -troppo- e bianca -troppo bianca-, con la pelle deturpata da cicatrici, con occhi spenti che avevano perso il loro colore smeraldino, segnati dalla stanchezza e pieni di violenza; sotto di essi c’erano dei piccoli segni neri con sfumature violacee, causati dal poco riposo e dagl’incubi che infestavano la sua mente e il suo animo.
Un fantasma.
L’unica cosa che risaltava sulla sua pelle bianca, oltre alle cicatrici, c’era quel livido viola sul suo collo. Ci passò sopra due dita e lo sentì pulsare sotto i polpastrelli freddi. Non poteva ancora crederci che Sasuke abbia potuto farle questo, davvero si aspettava ancora che gli andasse dietro dopo quello che le aveva fatto passare? Dopo tutti i rifiuti che si era sentita dire?
 
-“Stupido egoista”- sibilò chiudendo con forza l’anta dell’armadio.
Le immagini di Sasuke che le metteva il panno sulla fronte, che la guardava come non aveva mai fatto, che la baciava… subito il suo cuore perse un battito per poi ricominciare a pulsare sempre più forte, le sue guance cominciarono a bruciare e si passò le labbra con un dito, seguendone il contorno, ripercorrendo i punti dove le labbra del moro si erano posate dolcemente… le vennero ancora i brividi lungo la schiena.
Si sentiva quasi in colpa per averlo colpito, ma ormai non poteva farci niente. Scosse la testa. Non doveva più pensare a lui, doveva lasciarsi tutti i sentimenti che aveva provato alle spalle, per non soffrire più.
 
Prese la maglietta rosa che era stata buttata malamente sul letto con uno scatto veloce e se la infilò con fretta, per coprire le cicatrici che ormai facevano parte di lei e della guerra passata…
qualcosa cadde sul pavimento, attirando subito la sua attenzione. Ormai tutto la spaventava, anche il più piccolo rumore. Il tonfo l’aveva provocato il libro che le aveva donato il Maestro: “Hunger Games”.
Lo raccolse e rimase ad ammirare la ghiandaia imitatrice arancione e ne seguì il contorno con un dito.
 
-“Tieni”- le aveva detto il Maestro Kakashi porgendole il libro.
Sakura lo aveva accettato un po’ confusa. Di certo non era un tipo da regali, lui.
-“Un libro? Come mai me lo regala?”- chiese, alternando il suo sguardo dal libro al Maestro.
-“Bè… credo che sia adatto al contesto in cui ci troviamo. Ti piacerà. Leggilo e capirai.”- le disse salutandola con un cenno della mano prima di scomparire fra gli alberi, lasciandola a fissare perplessa quel volatile stampato sulla copertina.
 
L’aveva accantonato per un po’ su uno scaffale a prendere polvere. Non era mai stata una ragazza che amava leggere, le uniche parole che aveva letto erano quelle dei complicati libri di anatomia e medicina che le faceva studiare la Signorina Tsunade.
Ma un giorno particolarmente noioso in cui non aveva niente da fare lo prese, si mise su una panchina e cominciò a leggerlo, e subito fu rapita da quelle parole, dove una ne attirava l’altra, formando immagini nella sua mente, come un film.
Non riusciva a smettere di leggerlo, provando le stesse emozioni che provava la protagonista. Voleva sapere il finale, voleva sapere se alla fine quella coppia sfortunata si sarebbe salvata. Lo finì in due giorni e capì perché il jounin leggeva così tanto.
I libri sono come un rifugio in cui ti abbandoni quando vuoi evadere dalla realtà opprimente.
Scoprì che oltre a quel libro ce n’erano altri due, così andò subito a comprarli, scoprendo il volto stupefatto e compiaciuto del Maestro quando gli aveva detto che le piaceva leggere, per lui fonte di orgoglio.
 
Si era seduta sul letto a guardare ipnotizzata il libro tra le sue mani e solo allora capì il perché di quel regalo. In effetti, Sakura si sentiva Katniss; certo, una versione dai capelli rosa, ma pur sempre Katniss.
La guerra rappresentava l’arena, dove la pazzia e la crudeltà dei guerrieri distruggevano tutte le barriere della razionalità. Per salvarsi dovevano uccidersi l’un l’altro, anche fra compagni, ma non per loro volere: erano tutte pedine mosse da uomini più potenti di loro, ancora più potenti degli stessi Kage.
Senza contare che Peeta le ricorda Naruto. Sono uguali, pensò. Non solo per i capelli biondi ma anche perché sanno arrivare ai cuori delle persone usando solo le parole; ma amano qualcuno che non potrà mai ricambiarli appieno.
Poi c’è Sasuke che le ricorda Gale. Certo, Sasuke è molto più oscuro del ragazzo del 12, ma tutti e due provano odio verso una società che in qualche modo li usava. Si capisce che Katniss è innamorata di Gale, ma lui tradì la sua fiducia proprio come ha fatto Sasuke.
Ma alla fine Katniss scelse Peeta e Sakura non poté fare a meno di chiedersi se alla fine avrebbe scelto Naruto.
Scosse il capo cercando di accantonare quel pensiero in un angolo della sua mente e si alzò dal letto prendendo un respiro profondo e andò in bagno.
Si doveva preparare per l’appuntamento con Shon.
 
-“Un altro”- disse rivolto al barista con voce impastata dall’alcool.
L’uomo dall’altra parte del bancone lo guardò un po’ interdetto, scegliendo se dare l’ennesimo drink a quel ragazzo già troppo ubriaco, o no. Alla fine glielo dette, soddisfando il desiderio del moro.
Aveva deciso di uscire da quella casa infestata sennò sarebbe diventato più pazzo di quello che era; scelse di far star zitta la sua stupida coscienza che continuava ad opprimerlo. Era uscito di casa senza una meta precisa ed entrò nel primo squallido bar che trovò. Entrò alle 3.00 del pomeriggio e lì ci rimase fino alle 8.00 di sera, ordinando un bicchiere dopo l’altro. Riuscì nel suo intento di uccidere momentaneamente i suoi pensieri grazie a quelle bevande che bruciano e offuscano la mente.
Voltò la schiena al bancone e con un sorriso compiaciuto posò quel vetro freddo sulle labbra bevendone il contenuto trasparente. Lo finì tutto e cominciò a guardare fuori dalla finestra dove vide… dei capelli rosa. Posò il bicchiere sul bancone dietro di lui continuando a guardare fuori, provocando un colpo secco del vetro sulla superficie di legno.
Restò lì qualche secondo cercando di capire  se quello era il frutto di tutto quell’alcool o no. E no, non si trattava di un’allucinazione.
 Strinse gli occhi, cercando di mettere a fuoco quell’immagine sfocata, sporgendosi in avanti, e vide che Sakura non era sola, no… di fianco a lei c’era un ragazzo dai capelli neri e corti che le sorrideva.
Anche lei sorrideva, ma ad un ragazzo che non era lui.
Una strana sensazione si diffuse nel suo petto e nel suo stomaco, opprimendoli, e non era l’alcool a farlo.
 
 
*ANGOLO AUTRICE*
E come promesso, ecco il secondo capitolo! (un po’ in ritardo, scusate per l’attesa eheh).
Spero vi piaccia e recensite perfavore. Scusatemi se ci sono errori grammaticali, li correggerò quando lo rileggerò con più calma, ma ho dovuto pubblicarla per forza visto che ero i ritardo. J
Ah e spero che abbiate passato un Buon Natale! 
   
 
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