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Autore: edslovingness    26/12/2015    1 recensioni
Questa storia è ispirata, solo per alcuni tratti, dalla vicenda di Romeo e Giulietta di Shakespeare.
In ogni caso, personaggi, contesto e trama appartengono a me.
-
Dal capitolo primo:
La strada cominciava a farsi buia; tirò fuori la torcia dallo zaino e l'accese. Osservò l'ambiente attorno a lei, incuriosita. C'era una lapide in mezzo agli alberi, coperta di foglie; rabbrividì. Non le erano mai piaciute lapidi, bare e cimiteri, e quella sembrava stranamente fuori posto. Si avvicinò lentamente e scostò le foglie per leggere meglio cosa c'era scritto; la superficie era rovinata e antica. Strizzò gli occhi, avvicinando la torcia alla pietra.
-Sai leggere?-
Sobbalzò così violentemente che la torcia le cadde dalle mani. La raccolse e si voltò di scatto.
Accanto ad un albero, qualche metro più in là, c'era una persona. Le tremavano le mani, mentre gli puntava la torcia contro, e la persona si avvicinava.
Era un ragazzo. Non poteva avere più di diciannove anni. Ed era chiaramente della zona d'Argento.
Era stata beccata.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-Un po' di silenzio, per favore!- gridò Jason. Gli si avvicinò un ragazzo dell'area Argento; gli disse qualcosa a bassa voce, e gli strinse la mano. -Silenzio!- urlò poi, rivolto ai ragazzi del suo squadrone, che si zittirono subito.
-Grazie- disse l'altro. -Molto bene. Innanzi tutto, piacere, mi chiamo Jason. Sono il comandante minore dello squadrone di cui fanno parte i membri della Resistenza dell'area Carbone-. Guardò il ragazzo accanto a lui, facendogli un cenno. Lui si schiarì la voce. -Io mi chiamo Matthew. Sono il comandante dello squadrone della Resistenza dell'area Argento-.
-Benvenuti, tanto per cominciare. Vi abbiamo chiesto di venire qui perché abbiamo pensato che fosse il caso di discutere di quello che faremo prima dell'attacco agli altri comandanti, e di come abbiamo intenzione di organizzare l'attacco-.
Tutti tacquero, impazienti. Savannah aggrottò le sopracciglia. Aveva un brutto presentimento; c'erano cose che non avevano ancora detto?
-Innanzi tutto partiamo dall'organizzazione dell'attacco- esordì Matthew -è piuttosto semplice. Come già sapete, ci sono tre comandanti minori, e uno maggiore, per ciascuna delle due aree, quindi in tutto otto comandanti, e noi dovremo eliminarli tutti una volta che ci sarà arrivato il segnale. Siamo un discreto numero di persone, quindi potremo dividerci in quattro gruppi per le basi Argento e altri quattro per le basi Carbone; quando arriverà il segnale, ogni gruppo si dirigerà in una delle basi e procederà con il resto del piano-.
-Ma come fate a dire che ci faranno entrare, o arrivare fino ai comandanti? Non sembrerà strano che un gruppo di soldati di un altro squadrone arrivi così, dal nulla?- chiese una ragazza della Resistenza di Carbone, scettica.
-Ci faranno entrare grazie ai nostri infiltrati nel governo, che avranno già spodestato i magistrati che si oppongono alla Resistenza- spiegò Jason -manderanno un messaggio avvertendo del nostro arrivo, inventando una scusa come per esempio l'avaria di munizioni, o qualcosa di simile. A quel punto ci faranno entrare di sicuro-.
-E una volta uccisi i comandanti?- gridò qualcuno dal fondo del gruppo. -Ci avete sempre detto che a quel punto ci sarebbe stata la ritirata, ma non avete mai chiarito fino in fondo come sarebbero andate le cose-.
Matt si grattò la testa. -Quella è la parte più pericolosa del piano. Dovremo chiuderci nella stanza del comandante e aspettare che il nuovo governo annunci la ritirata; a quel punto i due eserciti torneranno alle aree, e saranno definitivamente sotto il nostro controllo-.
-State scherzando?-.
Savannah si voltò. Il ragazzo dell'area Argento aveva parlato.


*


-Pensate che le cose possano andare lisce, così? Che nessuno si accorgerà che abbiamo ammazzato il comandante? E anche ammesso che le cose vadano bene fino alla ritirata, non pensate che ci saranno delle rivolte? Le Aree sono piene di fanatici che credono nella guerra, credete che accetteranno il nuovo regime senza battere ciglio?- esplose, incredulo. Quando gli avevano spiegato il piano aveva tralasciato questa parte organizzata in modo così approssimativo, e gli avevano detto che sarebbe stato facile controllare tutto, avrebbero fatto tutti gli infiltrati del governo. Spostò lo sguardo su Matt. -Mi avevi detto che era un piano a prova di bomba-.
-Certo che ci saranno delle rivolte, ma i fanatici della guerra, come li chiami tu, sono in minoranza rispetto a noi della Resistenza. Abbiamo il governo e le forse dell'ordine dalla nostra parte- replicò frettolosamente l'altro.
-E della popolazione cosa mi dite?- esclamò indignato -sono migliaia di persone abituate alla guerra e all'odio, e volete sbatterle in un nuovo mondo così, dal nulla, e pretendere che non reagiscano minimamente? Sarà facilissimo per mio padre reclutare persone d'accordo con lui, Matt, lo sai bene-.
Un brusio di chiacchiere concitate si era alzato dopo il suo intervento; c'erano persone che erano d'accordo con lui, che litigavano con persone che invece pensavano fosse un idiota.
-Okay, calma- esclamò il ragazzo che aveva detto di chiamarsi Jason. Tutti si zittirono. -Sappiamo che non è un piano perfetto. Potrebbe benissimo non funzionare, e potremmo morire tutti. Oppure potrebbe riuscire perfettamente e potremmo cambiare il mondo di adesso. Non lo sapremo mai se non proviamo- tacque per qualche secondo e guardò Dante intensamente -io sono qui perché so che organizzare un piano perfetto non è possibile, e perché so che se anche non funzionasse, questa cosa farebbe scalpore. Magari ogni singolo componente della Resistenza verrebbe fatto fuori, ma se c'è una cosa che so è che puoi uccidere un uomo, non un'idea: se là fuori ci sono persone che la pensano come noi, quando sapranno che cosa siamo riusciti a fare, e quanta gente si era riunita per farlo, cercheranno di continuare il nostro lavoro. Ne sono sicuro-.
-In più sono sicuro che riusciremo a contenere le rivolte, Dante. Non appena sarà iniziato il nostro nuovo regime, i membri del governo come tuo padre che non saranno d'accordo verranno messi in carcere finché non siamo sicuri di poterli tenere sotto controllo. E' un metodo barbarico, ma ci serve per poter organizzare una società migliore- aggiunse Matt, in tono gentile.
Il biondo sospirò, passandosi una mano tra i capelli, sussultando quando si rese conto di quanto erano corti adesso. Poi annuì, esausto. -Va bene, ho capito-.
Non aveva capito per niente, invece, e non era assolutamente convinto del piano. Ma ormai aveva accettato, e non poteva più tornare indietro; in più, lui odiava davvero la guerra, e quello era l'unico modo per provare a fermarla.
-Molto bene- riprese Jason -ovviamente, non potremo attuare il piano finché non arriverà il segnale, e fino ad allora non possiamo starcene qua a girarci i pollici, perché darebbe troppo nell'occhio. Abbiamo già rischiato moltissimo ritirandoci così presto dalla battaglia, e se gli altri squadroni si accorgessero della nostra assenza durante le battaglie saremmo fottuti- fece una pausa, torcendosi le mani nervosamente -per questo siamo obbligati a partecipare alle battaglie-.
Dante chiuse gli occhi, mentre il gruppo di ragazzi dietro di lei esplodeva in grida di protesta. Era ovvio che avrebbero reagito così: si erano uniti alla Resistenza per mettere fine alla guerra, non avrebbero mai accettato di parteciparvi.
-No. Ve lo potete scordare- esclamò una ragazza bionda e muscolosa -Matt, non ci avevi detto niente di questa parte del piano. In effetti, ci avete lasciato all'oscuro di molte cose, a quanto vedo-.
-Non vi abbiamo lasciato all'oscuro di niente, Jane. Vi stiamo dicendo tutto- replicò l'altro.
-Ce lo state dicendo adesso- esclamò un ragazzo dell'altra area, in tono furioso -aspettate adesso a dircele, queste cose? Adesso che non possiamo più tornare indietro?-.
-E' ovvio che lo hanno fatto. Se ci avessero detto tutta la verità, si sarebbero presentate la metà delle persone!- esclamò una ragazza bassa, dai capelli rasati a zero, facendo un passo avanti -non posso crederci, Jason. Tutti i vostri discorsi sulla rivoluzione, e adesso arrivate qui e ci dite che dobbiamo andare ad ammazzare? E a farci ammazzare?-. Grida di assenso si levarono dalla piccola folla, rendendo inutili i tentativi di Jason e Matthew di parlare. Dante si voltò e osservò la ragazzina dell'area di Carbone. Se ne stava in mezzo alla gente urlante; sembrava stanca. Improvvisamente, fece un passo avanti.
-E cosa avreste fatto?- urlò, sovrastando le voci degli altri. Dante si chiese da dove venisse tutta quella voce, in un corpo così piccolo.
Nessuno tacque per ascoltarla, finché Matt non gridò così forte da arrochirsi un po'.
Lei sospirò e fece un altro passo avanti, nervosa. -Cosa avreste fatto se vi avessero detto prima queste cose? Non sareste venuti?- guardò la folla, facendo scorrere lo sguardo su ogni volto presente -ve lo dico io cosa avreste fatto. Sareste stati costretti ad andare in guerra, perché ormai siete soldati, e vi sareste fatti ammazzare lo stesso. E chi non ci sarebbe andato sarebbe rimasto a casa, a guardare i suoi amici che si fanno ammazzare. A quel punto cosa sarebbe cambiato? Se pensate di fermare una guerra senza versare del sangue, non avete capito assolutamente nulla e non dovreste essere qui-.
-E tu non hai problemi ad andare la fuori e andare contro cosa credi?- disse la ragazza bionda in tono sprezzante -non hai problemi ad ammazzare altre persone innocenti?-.
-Certo che ha problemi. Cosa credi, che sia facile per tutti meno che per te?- la interruppe una ragazza dai capelli rosa, che si avvicinò a Jane fino ad arrivarle davanti -siamo tutti nella stessa barca. Sono qui perché voglio porre fine agli spargimenti di sangue. Ed è quello che mi rende diversa da quelli che sono là fuori. Loro sono qui e credono nella guerra; tu ti preoccupi di non andare contro i tuoi principi, ma un qualunque soldato della mia area ti ucciderebbe senza esitare solo perché se sei dell'area opposta. E molti di loro non cambieranno idea col nuovo regime. Ci saranno ancora persone che si odiano a vicenda senza nessun motivo: sei davvero così preoccupata per la vita di persone così, o preferisci lottare per la vita delle persone che sono davvero innocenti?- tornò a rivolgersi alla folla di persone -nessuno vi chiede di andare fuori e fare una carneficina. Dovete uccidere solo se è necessario, solo per difendervi, ma dobbiamo andare là fuori. Se ci facciamo scoprire sarà tutto inutile-.
Tacque, e si avvicinò a Savannah, che la guardava con gratitudine.
-Bene. I vostri dubbi sono chiariti?- domandò Matt, senza ottenere una risposta uniforme dalla folla. -Lo prendo per un sì. Sentite, non tutti sono obbligati a partecipare alle battaglie, e non dobbiamo partecipare a tutti, ma a quella che avverrà tra due giorni sì, per cui chi si oppone radicalmente alla cosa può astenersi, ma non potete essere troppi, o il resto dell'esercito se ne accorgerà, per cui mettetevi d'accordo. E' tutto. Il mio squadrone si prepari, tra poco torneremo alla nostra base- concluse, e la folla si disperse. Matt lo stava cercando con lo sguardo ma Dante non gli andò incontro: aveva altro da fare.
Si incamminò tra la gente, guardandosi attorno con attenzione. Si chiese come avrebbe reagito se avesse provato a parlarle.
Si era quasi arreso ormai, quando vide una figura bassa, dai capelli corti camminare velocemente verso la porta d'uscita dalla stanza. Allungò il passo e riuscì a piazzarsi proprio davanti a lei, prima che uscisse. -Ciao- disse, semplicemente.
Lei lo guardò impassibile per qualche secondo, poi lo superò e continuò a camminare.
-Dai, aspetta- la prese per un braccio, e lei si divincolò, fulminandolo con lo sguardo. -Ma che vuoi?- ringhiò.
Lui sorrise, strafottente. -Andiamo. Adesso siamo dalla stessa parte, potresti essere un po' meno ostile-.
-Sono già molto meno ostile di quanto lo sarei in condizioni normali, fidati-.
-E' perché ti ho dato della pezzente? E dai, scherzavo- alzò gli occhi al cielo -non puoi mica avercela con me per tutta la vita-.
-Tecnicamente posso-.
-Avresti dovuto dire: “Okay, non fa nulla, mi spiace per il pugno che ti ho dato”-.
-Ma non mi dispiace affatto-.

-Dovrebbe. Mi hai fatto male- disse, incrociando le braccia al petto.
Lei sbuffò. -Sì, come ti pare. Insomma, si può sapere cosa vuoi?-.
Dante fece spallucce. -Niente. Non conosco nessuno della tua area, sai com'è. Volevo approfondire il nostro così gradevole rapporto-.
-Vuoi un altro pugno, per caso? Perché quello sicuramente ci renderebbe più intimi-.
-Che carattere antipatico- borbottò lui -non potresti essere gentile? Io ci sto provando, con tutta la mia buona volontà. Neanche tu sei proprio la persona più simpatica dell'universo-.
Lei lo squadrò. -Non ho ancora capito perché ti importi così tanto di essere gentile con me, ma va bene. Se ti piace pensare che adesso abbiamo fatto pace, ti perdono-.
-Tu perdoni me?- esclamò lui, ridendo sarcastico.
-Sì. Ti perdono per essere l'individuo più insolente e fastidioso che io abbia mai incontrato- replicò lei in tono di sfida.
-Bene. Io perdono te per essere la ragazza più bassa e violenta della terra, invece-.
Si fissarono intensamente per un bel po' di secondi, con uno sguardo che vacillava dall'incuriosito all'ostile.
-Sono d'accordo con te- disse lei, improvvisamente.
-Sul fatto che sei la ragazza più bassa e violenta della terra?-.
-No- alzò gli occhi al cielo, spazientita -sto provando a essere gentile, non rendermi la cosa ancora più complicata di quello che è. Mi riferivo a quello che hai detto prima, mentre parlavamo del piano. Anche secondo me è instabile. Non penso che riusciremo a portarlo a termine senza nessun intoppo-.
Lui annuì, sorpreso e impacciato. -Grazie-.
-Di niente-.
Tacquero, imbarazzati. Era molto più facile insultarsi pesantemente, che farsi i complimenti.
-Parteciperai alla battaglia?- chiese lui infine. Lei annuì. -Sì. Penso di sì-.
-Allora ci vedremo lì. Ciao- disse, voltandosi e andandosene. Matt lo aspettava vicino alla botola: i suoi compagni avevano già iniziato a tornare nel tunnel. Il ragazzo lo guardò strano, come se stesse cercando di decifrare cosa stesse pensando, e poi saltò giù nel buco nel pavimento. Dante si guardò indietro un'ultima volta, ma non vide la ragazzina di Carbone. Mentre saltava, atterrando in piedi -non senza vacillare un po'- pensò che forse avrebbe dovuto iniziare a chiamarla per nome.


*


-Era lui?-.
Savannah sussultò, trovandosi Jason accanto all'improvviso.
-Gesù. Avverti, prima di arrivare alle spalle della gente così-.
-Scusa. Allora?-.
-Sì, era lui- rispose Savannah, esasperata.
-E che ti ha detto?- chiese lui, incuriosito.
Lei fece spallucce. -E' stato strano. Si è scusato per cosa mi aveva detto la prima volta che ci siamo incontrati-.
-E tu ti sei scusata per il pugno?-.
Lei sorrise. -Jess ti ha detto proprio tutto?-.
-Tutto. Anche che secondo te era carino- disse, scherzosamente.
-Ma non è vero!- strillò indignata. Lui rise e le scompigliò i capelli. -Andiamo, stiamo decidendo di parteciperà alla battaglia-.


-


Savannah si sistemò l'elmetto sul capo. Era accanto a Carly, in uno dei cinque gruppi che avrebbero partecipato alla battaglia: la ragazza dai capelli rosa era stata scelta come capitano di uno di essi, e Jason aveva voluto che Savannah stesse con lei.
Alla fine, non molte persone avevano scelto di non partecipare alla battaglia, o perlomento non tante rispetto a quante invece lo avrebbero fatto. Adesso una piccola folla di gente osservava, dalla porta della sala comune, i compagni che erano pronti ad uscire.
Jason si avvicinò a Carly e le disse qualcosa sottovoce, dandole una pacca sulla spalla. Spostò poi lo sguardo su Savannah e disse solo:-Stai attenta-.
-Anche tu- rispose lei.
Quando se ne fu andato, Carly le si avvicinò. -Lo conosci bene?-.
-Sì. Perché?-.
-E' carino. Magari mi ci combini un appuntamento?- ghignò lei.
-E' sposato- disse lei, esasperata dalla sua mancanza di serietà in momenti come quello, ma anche contenta che la ragazza fosse così tranquilla: la rendeva meno nervosa.
-Peccato- replicò lei, delusa. Jason gridò qualcosa e qualcuno aprì il portellone, mentre i primi gruppo iniziavano a correre fuori. Carly si voltò verso di lei. -Stammi vicino-.
Corsero nella foresta per diversi minuti: dovevano raggiungere delle trincee designate, in cui sarebbero rimasti. In quel modo sarebbero stati visti dai compagni d'esercito, ma non avrebbero dovuto andare in battaglia aperta.
Pioveva a dirotto e Savannah faceva fatica a vedere, nel buio della boscaglia: il terreno era scivoloso e fangoso e i suoi abiti erano giù zuppi e appesantiti.
-Ci sono dei gruppi di soldati nemici nella boscaglia. State attenti- disse Marvin, un altro dei comandanti di uno dei cinque gruppi, nell'auricolare.
-Mettiamoci a file di tre. Chi sta ai lati guarda a destra o a sinistra, quelli al centro davanti e dietro!- gridò Carly, sistemandosi al centro della prima fila. Savannah si sistemò alla sua destra e scrutò in mezzo alla boscaglia: ogni tanto qualcuno dell'esercito d'Argento spuntava dagli alberi, ma erano sempre gli altri a sparare, con grande sollievo di Savannah: uccidere quel ragazzo durante la prima battaglia era già stato fin troppo traumatico, per lei.
Corsero per un'altra mezz'ora, indisturbati, poi Carly si bloccò: qualcuno stava urlando delle coordinate negli auricolari, dicendo di un gruppo massiccio di soldati nemici che si stava avvicinando.
-Sono vicini a noi- urlò Savannah.
-Disperdetevi in gruppi di poche persone e andate senza farvi vedere!- gridò Carly.
-Non possiamo dividerci!- gridò il ragazzo alla sua sinistra.
-Sono quasi il triplo di noi! Se ci trovano, siamo morti! Andate!- gridò lei, e tutti si dispersero. Savannah seguì Carly insieme ad altri ragazzi, che si diressero in mezzo alla boscaglia più fitta. -Prendiamo una scorciatoia per la trincea- disse Carly.
-Sistemiamoci a due file di tre con un apri file e un chiudi file- propose un altro ragazzo, e Carly annuì.
-Chiudo io la fila- si offrì Savannah, e si sistemò in fondo al gruppo: correvano guardandosi attorno, e lei si voltava indietro spesso, per assicurarsi che nessuno li stesse seguendo.
Non mancava molto al loro arrivo alla trincea, quando Savannah sentì un rumore sinistro venire dall'alto. Fece appena in tempo a gridare di fare attenzione agli alberi quando alcuni soldati piombarono giù dai rami bassi. Uno di essi puntò il fucile contro Savannah, ma lei fu più veloce e le sparò alla mano. Lui gridò e le assestò un calcio nello stomaco così forte che la fece cadere a terra, senza fiato. Le strappò la pistola di mano; “E' la fine” pensò Savannah, chiudendo gli occhi. Il rumore dello sparò arrivò, ma stranamente si rese conto di essere ancora vivo. Qualcuno la tirò su di peso: le girava la testa e sentiva il sapore del suo stesso sangue salirle per la gola: quel calcio l'aveva davvero stesa.
-Andiamo!- le gridò un ragazzo, trascinandola per un braccio.
Arrivarono alla trincea in pochi minuti. Il ragazzo l'aiuto a sedersi e lei iniziò a tossire, sputando sangue.
-Cazzo, ti ha davvero messa K.O.- osservò lui, buttandosi accanto a lei, e affacciandosi sul bordo della trincea.
-Già- mormorò lei tra i colpi di tosse -grazie..- aggiunse, rendendosi conto di non sapere il suo nome.
Lui scrollò le spalle. -Nessun problema. Sono Newt-.
-Savannah-. Si guardò attorno: quasi tutti quelli del suo gruppo erano lì. -Dov'è Carly?- chiese poi, notando la mancanza della ragazza.
Il ragazzo accanto a lei si irrigidì e la guardò dispiaciuto.
Lei sussultò incredula. -No-.
-Mi dispiace. Le sono piombati addosso dall'alto e le hanno sparato. Hanno ammazzato molto di quelli del nostro gruppetto-.
Savannah lo fissò incredula. Si passò una mano tra i capelli. -Ho capito- disse, in tono monotono.
-Vuoi piangere? Perché non sono bravo con queste cose- disse lui, spaventato.
Savannah scosse la testa. Rimase a sedere a fissare il vuoto per diverse decine di minuti, mentre tutti intorno a lei stavano di vedetta. Infine si tirò su in ginocchio, barcollando, e ignorando le proteste di Newt. Si toccò l'orecchio destro: aveva perso l'auricolare. -Dammi il tuo auricolare- disse, con la voce spezzata. -Dammelo!- gridò.
-Te lo do, d'accordo- disse lui, in fretta, levandosi l'arnese dall'orecchio e porgendoglielo -tieni-.
Lei lo afferrò con mani tremanti. -Jason- disse -Jason, mi senti?-.
-Savannah?-. La ragazza sospirò e si accasciò, tenendosi la testa tra le mani. Non aveva perso tutti. Jason era ancora vivo.
-Savannah? Tutto bene? Siete in trincea?- ripeté Jason.
-Sì. Sì, siamo qui. Voi siete arrivati?-.
-Sì, ce l'abbiamo fatta. Cosa è successo alla tua squadra?-.
-Ci siamo dovuto dividere e ci hanno attaccati- disse, in tono stanco.
-State tutti bene?- chiese lui, preoccupato.
-Quasi tutti- mormorò lei. -Non tutti-.
Ci fu un po' di silenzio. Jason aveva capito. Non sapeva come aveva fatto, ma aveva capito. -Mi spiace, Sav-.
-Lo so- rispose lei -vado di vedetta. Ci vediamo dopo-.
Si avvicinò a Newt e gli porse l'auricolare. -Puoi tenerlo- disse lui, in tono gentile. Lei gli sorrise debolmente e afferrò il suo fucile, sistemandosi accanto a lui. Aveva smesso un po' di piovere, e adesso goccioline piccole ma fastidiose cadevano ostinate sulle loro teste, bagnavano i loro fucili e si confondevano con le loro lacrime.


*


Dante si buttò a terra, contro il muro. Era stanco. La battaglia era stata un vero inferno: ore sotto la pioggia in quella schifosa, fangosa trincea.
Osservò i suoi compagni: alcuni erano radunati attorno a corpi di ragazzi morti, altri si fasciavano feriti. Un ragazzo nell'angolo urlava dal dolore: gli avevano sparato alla gamba, e stava perdendo molto sangue.
-Portate i feriti nell'infermeria della base e fate cosa potete- gridò Matt, chiudendo la porta blindata e togliendosi l'elmetto. -Mettete i corpi nella stanza più grande che trovate. Li bruceremo quando avremo tempo- aggiunse, rivolto a due ragazzi dietro di lui. Dante si alzò e si avvicinò. -Ciao-.
Matt lo guardò. -Ti sanguina la testa. Vai in infermeria-.
-Non è niente- disse lui, toccandosi la fronte.
Lui aprì la bocca per ribattere, poi la richiuse e scosse la testa. -Allora vieni con me in sala comune. Tra poco arriveranno quelli della Resistenza di Carbone-.


-


I ragazzi dell'area Carbone erano tanto fradici e acciaccati quanto loro. Si arrampicarono su per la botola a fatica, mentre gli altri davano una mano a tirarli su. Non erano venuti in tanti, e non era un buon segno.
Il loro comandante si avvicinò a Matt. -E' stato tragico. Non torneranno mai più in battaglia-.
Matt sospirò e si passò una mano tra i capelli fradici. -Lo so. Ed è un problema, perché non possiamo permetterci di non farci vedere. Ho incontrato un altro comandante, che mi ha chiesto dove eravamo spariti durante la prima battaglia-.
-Okay. Troveremo il modo. Intanto dobbiamo riprenderci- mormorò Jason, massaggiandosi le tempie, e salendo con Matt su uno dei tavoli della sala comune, per iniziare a parlare.
Intanto Dante ascoltava poco e nulla del loro discorso e girava in mezzo alla folla, chiedendosi dove potesse essere, e se potesse esserci. Per quel che sapeva, poteva essere morta.
Incontrò Bellamy, che portava su per le scale il corpo di una ragazza. Dante sussultò quando vide che era Norma.
Si appoggiò al muro, esausto e provato. Non aveva avuto preso la faccenda della battaglia abbastanza seriamente: era stato assolutamente orribile. Si era resa conto solo in quei momenti di cosa fosse davvero la guerra, e di quanto fosse stanco di sentirne parlare.
-Sei vivo-.
Alzò lo sguardo. Savannah era in piedi accanto a lui; aveva i capelli pieni di terra e acqua, e i vestiti zuppi che ancora gocciolavano. -Già-.
Lei si sedette accanto a lui. -Non è stato bello-.
-Sei qui per dire cose ovvie?-.
-Scusa-.
Tacquero, con il sottofondo di Jason e Matt che parlavano, sovrastando le lamentele e le proteste di tutti gli altri.
-Hai perso qualcuno?- chiese lui, voltandosi a guardarla. Si sentiva strano a parlarle: aveva pensato così spesso al loro primo incontro che adesso averci una conversazione priva di insulti pareva assurdo.
Lei stette in silenzio per un po', guardandosi le mani in grembo. -Un'amica-.
-La ragazza con i capelli rosa?-.
-Sì-.
-Mi dispiace. Sembrava una a posto-.
Lei fece spallucce. Non voleva parlarne e si capiva. Si voltò verso i lui. -Ti sanguina la testa-.
-E a te il labbro. Cosa è successo?-.
-Mi hanno presa a calci- ammise, imbarazzata.
-Potevi dare uno dei tuoi pugni. Avrebbe funzionato- le disse, provando a tirarla un po' su. Lei fece un sorriso minuscolo. -A te che è successo?-.
Lui fece spallucce. -Un ragazzo della tua area ha provato a spararmi, ma non aveva più munizioni, così mi ha tirato il fucile in testa-.
-Ingegnoso- commentò lei, e rimasero in silenzio.
-Non la conoscevo da molto- fece lei all'improvviso. -Solo da poco prima dell'inizio della guerra. Ci vedevamo alle spedizioni, stavamo insieme qualche volta fuori dal contesto di addestramento. L'ho conosciuta meglio quando ho scoperto che faceva parte della Resistenza. Era davvero una a posto-. Sembrava che stesse riflettendo ad alta voce. -Un po' matta. Ma mi tirava su il morale. Compensava il mio pessimismo-.
-Effettivamente hai l'aria di una pessimista-.
-E tu hai l'aria di uno che non prende le cose sul serio-.
-No, infatti- disse lui, ridendo sottovoce -direi che anche noi due ci compensiamo-.
Lei si voltò di scatto a guardarlo e per un attimo temette di averla offesa in qualche modo; era già pronto a schivare un altro pugno, quando sorrise. Fu strano vederla sorridere sul serio e non in modo sarcastico.



*
Eccoci di nuovo qua!
Auguri! In ritardo! Come il capitolo!
Abbiate pietà, sto organizzando la festa di Capodanno e sono molto sotto pressione – come al solito, faccio tutto all'ultimo.
Come il capitolo precedente, questo scorre velocissimo, e ha molti dialoghi e poche descrizione, e in più mi piace poco, ma contiene elementi importanti: innanzi tutto, finalmente i nostri due protagonisti si parlano senza picchiarsi, e poi la nostra povera Carly passa a miglior vita. So che non vi siete probabilmente affezionate più di tanto a lei, perché se n'è parlato poco, ma ovviamente la nostra Sav è molto traumatizzata dalla cosa. Cosa succederà? I ragazzi della Resistenza vorranno tornare in battaglia?

Ho deciso che da ora in avanti dedicherò alcuni paragrafi anche ad altri personaggi, per non incentrare totalmente la storia su Dante e Savannah, ma non preoccupatevi, loro rimarranno la nostra parte principale.
Ho detto tutto. Spero davvero che il capitolo vi piaccia, e perdonatemi per gli errori.
Vi prego di lasciare una recensione, mi farebbe davvero, davvero piacere sapere cosa ne pensate.
A presto!
Sofia

   
 
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