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Autore: Happy_17    27/12/2015    3 recensioni
Non esiste la magia. Fairy Tail è una palestra, e i nostri personaggi sono dei judoka.
La nostra Lucy sarà un po' diversa da come la conoscete, ma devo avvertirvi che in realtà la storia è molto più incentrata su Natsu e Lucy che sul judo.
Un grosso bacio, Happy.
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Giorno dopo la nostra Lucy si diresse al palazzetto dello sport della città di Magnolia. Era nervosa e temeva di non farcela, anche se adesso aveva un motivo in più per voler vincere.
Dopo aver fatto la fila ed essersi pesata la ragazza uscì dalla stanza e dopo aver atteso i suoi compagni insieme andarono a fare colazione. Natsu si era presentato al palazzetto con tre quarti d'ora di ritardo e dopo aver fatto colazione a sua volta i ragazzi si diressero sugli spalti attendendo il loro turno. La prima categoria ad essere chiamata fu quella di Gray, poi quella di Gajeel, quella di Gerard e così via. Continuarono per un bel po' visto che i ragazzi erano molto numerosi e in più la loro categoria era la più cospicua. I suoi compagni si erano qualificati quasi tutti, tranne la piccola Levy, che li avrebbe comunque accompagnato al torneo e il povero Gerard. La sua ragazza tentò di consolarlo in tutti i modi, ma lui sembrava non volesse saperne. La sua Erza era incredibile e dopo solo 10 secondi di combattimento aveva mandato a terra l'avversaria. Anche Gerard non era stato da meno, non fosse per il fatto che quello ad essere a terra dopo i primi 10 secondi era stato proprio lui. 
L'unico incontro rimasto era la finale di Lucy.
Le mancava davvero poco per vincere, ma era sempre più agitata. Quando sentì chiamare il suo nome scese dalla sedia e si diresse verso la transenna in modo da poterla scavalcare, anche se qualcuno pensò bene di trattenerla.
"Ei Lu!"
Lei non disse niente, si voltò e basta.
"Non ho intenzione di dire nulla"
La ragazza lo fissò con un'espressione stranita, le ci vollero un paio di secondi per capire che quello era il modo di Natsu per dirle che aveva fiducia in lei.
Non importava da quanto tempo si conoscessero, certe volte quel ragazzo era indecifrabile. 
"Ma certo! Sta a guardare socio, proteggerò sicuramente il futuro."
Nessuno forse capì quella risposta, tranne Natsu. La ragazza alzò il pollice e l'indice mentre si dirigeva verso il tatami centrale per l'ultimo combattimento. Il ragazzo rispose con il medesimo gesto.
In molti chiesero cosa intendessero con quel gesto, ma lui rispose solo:"quel gesto è il segno della nostra promessa!"
"Promessa?" chiesero gli altri in coro
"Già" disse lui "Mirai o mamoru. 
Quando mio padre è morto mi sentivo solo da morire. Il futuro sembrava quasi che non esistesse.
Dopo qualche giorno dalla sua scomparsa incontrai Lucy. Non ci eravamo visti nè sentiti, lei non era stata con me. Ma sapevo che mi aveva pensato.
In un certo senso l'aveva sentita accanto anche se non me ne aveva dato apparentemente motivo, ma io la conoscevo. La conoscevo abbastanza da sapere che non sapeva cosa fare o cosa dire, e mi conosceva abbastanza da capire che avevo bisogno del mio tempo da solo. Ero consapevole, però, che se avesse potuto se lo sarebbe preso volentieri lei il mio dolore pur di non vedermi più in quel modo. Aveva 14 anni eppure era già più forte di qualsiasi altra persona avesse mai conosciuto, lei poteva reggere, e anche se non ci fosse riuscita, non le sarebbe importato.
Il giorno in cui la incontrai in quello che da sempre era il nostro parco ci scambiammo quella promessa.
Da allora, anche se poi ci siamo lasciati, Lucy non ha mai dimenticato, ne è venuta meno a quello che aveva detto. Aveva dato la sua parola, quindi l'avrebbe mantenuta a costo della vita, e so che continuerà a mantenerla, anche tra 10, 20, 40 anni. Lei ci sarà, mi salverà. Non importa la lontananza tra noi. Anche se non potremo vederci, anche se saremo separati, lei veglierà sempre su di me."
Concluse il suo discorso tornando a guardare la sua Lucy, ma la trovò a terra che si reggeva il braccio. Guardando meglio si rese conto che una macchia rossa si allargava sulla manica immacolata del suo judogi. 
Natsu sentì Erza che urlava dicendo che Lucy non aveva ferite, l'aveva vista mentre si cambiava, le sue braccia erano immacolate.
L'aveva ferita. La sua avversaria la temeva a tal punto da averla ferita.
Natsu scavalcò la transenna furibondo affiancando il maestro davanti al tatami. 
"Maestro la prego fermi l'incontro. La prego."
"Natsu sai bene che non posso."
Nel frattempo quello che doveva essere il maestro dell'altra ragazza rise voltandosi verso di loro.
"Oh non preoccupatevi. Sarà lei stessa a fermare l'incontro. Non reggerà ancora a lungo."
Natsu non capì più niente.
"Come può dire questo? Lei approva le scelte della sua allieva?!"
"Quali scelte? Non mi pare che abbia fatto nulla di male. Avete per caso visto la mia allieva con qualche arma?!"
Natsu restò allibito dalla mancanza di sportività di quello stupido che si ostinavano a chiamare maestro.
Si voltò nuovamente verso Lucy e la vide proprio nell'istante in cui l'arbitro si avvicinava.
"Signorina, desidera consultare il medico?"
Era come se non fosse successo niente. Come poteva fare finta di nulla? Allora anche l'arbitro era corrotto. 
Se Lucy avesse chiesto un consulto medico il combattimento sarebbe finito e per un attimo ci sperò davvero. Finché non sentì la voce della bionda suonare forte e chiara.
"No, non voglio un consulto medico!" Piano piano Lucy si stava alzando, si mise su una gamba anche se l'altro ginocchio era ancora a terra.
"Mi avevano parlato di te, Lucy Haertphilia. Ma sei molto più sciocca di quanto mi aspettassi. Cosa speri di fare ridotta in quelle condizioni? Perché non ti arredi?!" Chiese l'avversaria con un ghigno dipinto sul viso.
"È per la mia promessa." Disse la ragazza. "Per due anni ho aspettato e rivangato il passato. Ho cercato di farmi forza, anche se non era mai abbastanza. Ho fatto di tutto per non arrendermi mentre aspettavo che lui tornasse insieme alla felicità che mi era stata ingiustamente sottratta. Ho vissuto per due anni tentando di tener fede a quella promessa per me tanto importante, svegliandomi e combattendo giorno dopo giorno, solo perché mi sembrava l'unico modo per averlo accanto, per sentire che ancora c'età qualcosa che ci legava. Ho dovuto imparare cosa significhi vivere come se ci fosse un pezzo che manca. Forse non riuscirò a vincerla questa competizione, le mie condizioni sono quelle che sono, ma di una cosa sono certa: non mi arrenderò.
Non verrò meno alla mia promessa. Ho giurato di fare del mio meglio in questa competizione e nella vita, affinché il mio futuro possa essere protetto.
Voglio che lui veda quanto sono diventata forte, voglia che sappia che sono in grado di adempiere al compito che mi ha dato.
Non esiste niente a cui abbia mai dato importanza più di quel futuro che ho sognato con te. E tanto lo so che stai ascoltando Natsu, e voglio che tu sappia che ogni cosa che ho fatto in questi due anni, ogni nuova tecnica, ogni avanzamento di grado, avevano un fine ultimo. Ogni briciolo di forza che ho trovato dentro il mio cuore era per te, per costruire con te quel futuro che credo di aver sognato sin da bambina. Perciò oggi, dimostrerò che non sono più la piccola frignona che piangeva ogni volta che in palestra veniva sbattuta a terra o non riusciva a fare una tecnica. Oggi mostrerò a tutti che tipo di persona sono diventata, quindi non mi arrendo!" 
Concluse Lucy che oramai si era rialzata e fissava la sua avversaria con il fuoco negli occhi.
Natsu pensò di non averla mai vista bella come in quel momento. Una regina che sarebbe dovuta cadere si era rialzata per mostrare che non avrebbe mollato senza combattere. Lo sguardo della sua biondina faceva trasparire orgoglio da ogni parte e lui ne era talmente inorgoglito che avrebbe voluto urlare come un matto che lei stava parlando di lui.
"Sei ridicola." La schernì l'avversaria. "Fatti sotto principessina."
"Sono tutta un fuoco" ghignò lei. 
Quella frase Natsu la diceva sempre prima di combattere. A lui i combattimenti piacevano tanto, lo eccitavano, Lucy invece li evitava perché non le piaceva dover alzare le mani a qualcuno, ma quel modo in cui Natsu affrontava i combattimenti quella frase che da sempre lo aveva caratterizzato le dava coraggio.
Il combattimento continuò mentre tutti gli spettatori lo seguivano con il fiato sospeso. Natsu non avrebbe saputo dire chi delle due avrebbe vinto alla fine è per un secondo non volle nemmeno guardare.
Questo almeno finché non sentì alle sue spalle un Gray particolarmente eccitanto urlare "l'ha presa!" Fu allora che Natsu si voltò e la vide.
Quella tecnica che le era sempre piaciuta le stava regalando la vittoria più bella della sua vita.
Aveva vinto. La ragazza che in quel momento stava davanti ai suoi occhi era la campionessa assoluta della categoria 52 kg.
Quando Natsu sentì l'arbitro urlare "ippon" fece un salto così alto che per poco non fece cadere la sedia a terra. Aveva vinto. La sua Lucy aveva vinto. 
Si mise a correre tornò al suo posto e prese il lenzuolo a cui aveva lavorato l'intera notte. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a dirlo nel modo giusto, quindi lo aveva scritto.
Attaccò lo striscione alla transenna e lo srotolò. Lucy, che nel contempo era scesa dal tatami, si voltò nella sua direzione e lo vide.
Ci fu un istante in cui credette che qualcuno potesse sentire il battito del suo cuore, troppo accelerato per essere normale. Non riusciva a dire nulla. Si mise le mani davanti alla bocca per coprire i singhiozzi e pianse alla vista di quella scritta.
"Ci è stata data una seconda opportunità. 
La coglieresti con me?"
L'amore di dieci lunghi anni, ecco cos'era quello. 
Natsu scese dalla transenna proprio mentre Lucy fu chiamata a prendere il premio. La ragazza si voltò, preso un foglio di carta e una penna e chiese all'arbitro di scrivere la frase che lei voleva. Quando salii sul podio e le venne consegnata la medaglia alzò il foglio sulla testa così che lui potesse vederlo. 
"Sì! E non importa quanti secoli possano passare, sceglierò te! Avrei sempre scelto te."
Adesso era Natsu che sentiva il suo cuore battere come una mandria di bufali impazzita. Lui però lo aveva sempre saputo che era lei l'amore della sua vita. Lo sapeva che si sarebbero ricongiunti o che forse non si erano mai lasciati. 
"We will met again" aveva scritto su quella panchina, e ad ogni passo che la sua meravigliosa ragazza stava facendo verso di lui, sapeva che aveva avuto ragione.
"Andremo avanti insieme."
"Lo so."
"Non hai paura che io possa andare via un'altra volta?"
"Un po' forse si. Ma credo in noi. Ci credo così tanto perché questo cuore non l'ho mai sentito battere tanto forte come quando sei con me."
Si scambiarono un bacio e la Fairy tail scoppiò in un sonoro applauso.
Quando si separarono Natsu notò che Lucy era bianca in volto e pensò bene di portarla dal medico, che le disse che aveva perso almeno un litro di sangue e che quindi doveva riposare. Dopo aver dato i punti alla ferita il medico la riconsegnò a Natsu che caricandosela sulle spalla la riportò a casa. Natsu sapeva che non avrebbe trovato nessuno a casa di Lucy, il padre non c'era mai. Lucy gli passò le chiavi e lui aprì la porta. Quella casa era esattamente come la ricordava. La appoggiò sul divano e le chiese se volesse qualcosa da mangiare. Lei rispose che si, aveva fame e così mangiarono e risero insieme proprio come due anni prima.
"Lo so io e lo sai anche tu. Saremo sempre insieme tu ed io, perché per quelli come noi, non ci sarà mai nessun addio." Pensò Lucy ricordando la dedica di un autore alla donna che amava alla prima pagina del suo libro.
"Siamo un re ed una regina, un bambino ed una bambina. Il trono era una panchina e vorrei tutto come prima." Pensò Natsu ricordando vagamente una canzone che due anni prima le aveva dedicato perché sembrava parlasse proprio di loro due. 
Così tra schiamazzi e risate quello strano rapporto riprese ed entrambi sapevano che non si sarebbe più sfaldato. Perché loro due lo sapevano che non so sarebbero mai più persi. 
"Ti amo" disse lui sorridendo.
"Non sai quanto" disse lei completando la frase di lui.
Tutto era tornato come era sempre stato, e loro erano felici così.
   
 
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