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Autore: Gattina Pazza    27/12/2015    1 recensioni
Alice si è ferita accordando fiducia alla persona sbagliata.
Zane è il migliore amico di chi le ha fatto così male.
Alice vorrebbe solo dimenticare e vivere tranquilla,ben protetta dietro un muro impenetrabile.
Zane vuole conoscere Alice, e salvarla dalla sua solitudine.
Riusciranno i due a incontrarsi? O le difficoltà impediranno loro di sfiorarsi,
pur trovandosi a meno di un passo di distanza l’uno dall’altro?
***
-Che mossa?
-Mah, qualcosa del tipo: “chiedermi della mia vita dopo aver appena cercato di vendermi nuovamente al tuo carissimo amico” ti va bene come risposta?
-Io non sto cercando di venderti a nessuno, ragazzina. Voglio guadagnare la tua stima, fino a che non ti fiderai abbastanza di me da raccontarmi la tua versione.
-Cosa?
-Voglio sentirla. Hai ragione, io so solo quello che mi ha detto Damian, ma chi mi dice che non ci sia altro? O che lui mi abbia riferito solo quello che gli faceva comodo?
-Va bene, frena un attimo… E perché dovrebbe interessarti?
-Questo è un segreto, ragazzina. Ora vado davvero, perché temo che se ti rimarrò davanti ancora per un secondo mi ucciderai sul serio. Ma sarò qua anche domani, sappilo…
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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9. La donna che può e vuole diventare
 
“Ehi, ti va di venire a casa mia domani sera? I miei sono fuori, puoi passare la notte da me”; il messaggio di Zane scintillò sullo schermo del mio cellulare. Dopo una rapida occhiata, lo girai e tornai a dedicarmi sul libro che avevo davanti. Accidenti, quella sì che era una brutta situazione. Provai a concentrarmi sulle parole stampate, ma con scarso successo. La mente non faceva che tornare alle due settimane appena trascorse e all’invito per la sera successiva.
Con Zane le cose andavano bene. Ci sentivamo sempre per messaggio, cominciando la giornata con un buongiorno un po’ timido e terminandolo con una buonanotte molto più calda. Eravamo usciti tre volte, sempre fuori dal centro per non ritrovarci in “zona Damian”; prendevamo un caffè, seguiva una passeggiata nel parco tenendoci per mano e concludevamo limonando su una panchina. Non era male, come programma.
Però quell’invito ovviamente mirava a qualcosa di ben preciso, che io non ero sicura di essere pronta ad affrontare. Zane sapeva che non ero ancora andata a letto con nessuno e avevo letto da qualche parte che gli uomini adorano le vergini, gli dà la sensazione di essersi impossessato di una parte intima di loro, se riesce a rubare la loro prima volta. E Zane mi piaceva molto, però non mi fidavo ancora così tanto di lui. Certo, per quel sabato non dovevo preoccuparmi, perché avevo già acconsentito ad andare a ballare con un’amica… ma come mi sarei comportata la prossima volta che me lo avesse chiesto? Dovevo parlargli e illustrargli le mie riserve, o ci avrei solo fatto la figura della puritana? Mi passai entrambe le mani sul viso, sospirando.
Quando le tolsi e tornai a riaprire gli occhi, mi accorsi di non essere più sola. –Stai davvero ignorando i miei messaggi come sospettavo, allora.
Zane si avvicinò di un passo al tavolo della biblioteca su cui ero praticamente sdraiata. Non riuscii ad evitare che un’espressione colpevole mi si dipingesse sul volto. –Era così ovvio?
Lui sorrise appena. Quindi si accomodò sulla sedia accanto alla mia, dopo averla avvicinata. –No, in realtà. Rispondi solo meno e in modo più ambiguo e stringato del solito. Non è così ovvio. Però ormai ti conosco.
-Ci parliamo praticamente da cinque settimane, e i primi sette giorni non valgono perché non facevo che insultarti. Cosa ne vuoi sapere di me?
-Evidentemente abbastanza, visto che ho capito che mi stai evitando.
-Non ti sto propriamente evitando.
-Però...?
-Be’…
-Concludo io: però la mia proposta ti ha messo in difficoltà.
-Ma no!- provai a dire. -… sì.- mi arresi subito dopo.
-E sai cosa?  Capisco che potesse essere fraintesa.
-Non è che non mi piaci, Zane.
-Ok, evita uscite come queste, sembra che mi stai lasciando.
Piegai appena in avanti la testa, senza riuscire a reprimere un sorriso. –Scusa, ma davvero. Non mi sento pronta per andare fino in fondo.
-E infatti non è quello che voglio. Però possiamo almeno dormire insieme, no?
-Cosa?- mi accorsi di aver riso con troppa forza e che parecchie teste si erano voltate nella nostra direzione, per poi abbassarsi. Ormai eravamo conosciuti tra i frequentatori della biblioteca come i due rompiballe e la quasi totalità di loro si era rassegnata alla confusione che facevamo quando eravamo insieme. Però piacevamo come coppia, quindi nessuno ci aveva ancora detto nulla. –Zane, dai. Nessuno ci crederebbe.
-Perché no?
-Vuoi davvero solo dormire?
-Ovvio che no, scema. Vorrei fare un sacco di altre cose con te su un letto. Credimi, non puoi nemmeno immaginare quante. Però, finchè non lo vuoi anche tu… be’, mi sparerò dei gran porno e basta.
-Sei matto.- fu l’unico commento che mi venne in mente.
-Credo anch’io. Allora, siamo d’accordo?
-È che ho già promesso a Kate che sarei andata al Pool con lei…
-Kate? Quella che abita vicino a me, in centro?
-Sì…
-Perfetto, allora! Dì ai tuoi che vai da lei a dormire e quando uscirete vi verrò a prendere quasi là davanti.
Gli lanciai un’occhiata sospetta. –“Quasi” davanti?
Prima di rispondere Zane distolse lo sguardo. -Ci potrebbe essere gente che conosco al Pool…
-Già.- abbassai a mia volta lo sguardo. Non avevo il diritto di sentirmi così delusa. Sapevo sin dal momento in cui avevo accettato di dare un mese a quella storia assurda che le cose non potevano che andare così, e in nessun altro modo. Eppure, non riuscivo a non avvertire una punta di insofferenza. –Non ci avevo pensato, scusa.
-Alice…
-Va bene così, Zane.- gli assicurai, azzardando un sorriso e cercando di apparire sicura di me. –Allora, a che ora vogliamo fare sabato?
Senza dire una parola, Zane mi prese il viso tra le mani e mi baciò. In quel momento, ogni cosa andò al suo posto; non immaginavo che la scelta che avevo appena preso avrebbe segnato la mia vita in modo radicale.
 
Quella sera la discoteca si riempì all’inverosimile; comprensibile, d’altronde, dato che era una delle ultime settimane di giugno. Tutti i ragazzi più piccoli ancora in città si riunivano alla Pool il sabato sera per divertirsi e festeggiare adeguatamente l’inizio dell’estate. Ovviamente, c’era anche parecchia gente che come me si trovava nel bel mezzo degli esami. Forse non era un’idea brillante quella di andare a festeggiare proprio allora, ma il mio esame era fissato tra due settimane e dopo aver preso quasi il massimo del punteggio agli scritti… be’, mi meritavo un po’ di sano divertimento. Kate, che potevo definire la mia migliore amica, era l’essere umano con cui in quel periodo avevo contatti più volentieri; l’unica che conoscesse dal primo all’ultimo minuto della mia storia con Damian e che sapeva dell’esistenza di Zane (avevo provato a mentirle a riguardo, raccontandole che avevo chiuso anche con lui, ma ovviamente mi conosceva bene e non si era fatta fregare).
Dopo due drink eravamo entrambe allegre e felici al punto giusto e ci ritrovammo a ballare come pazze tra di noi; venivamo universalmente considerate (e ne eravamo consapevoli) come belle ragazze, gli occhi di tutti i maschi attorno a noi ci erano puntati addosso e la cosa non ci infastidiva minimamente. Metti una bella ragazza scatenata e che vuole divertirsi, e aggiungi pure che non sembri una tipa facile da quel punto di vista e il piatto è servito. Anche se non me ne vantavo in giro, mi faceva piacere che i ragazzi mi guardassero.
Dopo una scappata al bagno, verso mezzanotte e mezza, io e Kate ci ributtammo nella mischia. Non passarono nemmeno cinque minuti che lei sbiancò in volto, cosa di cui mi accorsi nonostante l’oscurità. La guardai preoccupata perché mi spiegasse. Kate biascicò qualcosa di confuso, che ovviamente non riuscii a capire a causa della musica frastornante. A quel punto, avvicinandomi a lei con uno strattone, esclamò: -Zane è qui. E non è da solo.
Mi voltai di scatto nella direzione verso cui lo sguardo di Kate era fisso. E mi si gelò il sangue nelle vene. Aveva ragione. Zane era appena arrivato. E non da solo. –Merda…- mormorai. Anche in mezzo alla confusione, credo che Kate percepì il tremore della mia voce, perché mi prese immediatamente la mano. –Vuoi che ce ne andiamo?- mi alitò nell’orecchio.
-No.- risposi subito, scuotendo la testa. –Perché dovrei scappare? Non ho fatto nulla di male a Damian e mi basterà ignorare Zane finché sarà con lui.
-Alice, questa storia non andrà a finire bene.
-Stai tranquilla, Kate. Anzi, sai che ti dico? Passiamoci pure davanti, voglio vedere se si azzarda solo a guardarmi.
Kate, un po’ con delle suppliche e un po’ minacciandomi, riuscì a farmi desistere dall’intento, ma ci spostammo a lato in modo da riuscire a parlare senza avere i soliti maschi idioti che cercano di palparti sulla pista da ballo.
-Ma non doveva venirci a prendere all’uscita?
-Evidentemente il programma della serata è cambiato. Ho lasciato il cellulare a casa, non aveva modo di avvertirci.
-Sì, certo che però poteva evitare di venire proprio qui con quel pattume camminante.
-Dio, Kate, è per questo che ti amo.
-Lo so, lo…
Fu allora che le voci ci interruppero. Nonostante la musica e la confusione, raggiunsero le mie orecchie e mi rimbombarono in testa come se mi fossi trovata in una radura deserta. –Stronza!
-Sparisci, racchia!
-Porta la tua faccia da troia da qualche altra parte!
Mi voltai lentamente. Il gruppo di Damian si trovava a poca distanza tra noi. Di nome li conoscevo tutti, dal primo all’ultimo gente che non potevo soffrire. Il mio ex se la rideva di gusto, completamente ubriaco. Ma ancora peggio degli insulti e della sua faccia compiaciuta era il fatto che Zane, con gli occhi fissi su di me, era quello che gridava più forte di tutti. In un attimo lessi tutto quello che non poteva dirmi a voce: il rimpianto per ciò che stava facendo e anche le motivazioni. Era stata un’idea di uno degli altri per vendicare Damian e il modo in cui l’avevo rifiutato in gita; e ovviamente tutti avevano approvato. Perché avrebbero dovuto provare la minima compassione per me? E se solo lui si fosse tirato indietro, avrebbe destato sospetti sconvenienti. Lessi tutto questo nei suoi occhi, unito al rimorso e seppi che non credeva nemmeno ad uno degli insulti che mi stava tirando addosso. Però, con la stessa certezza, seppi che quella era la fine.
Kate non rimase inerte come me e subito si scagliò come una furia contro al gruppo di idioti, che si disperse rapidamente con risa di scherno. L’unico a non muoversi di un millimetro fu Zane, che mi rimase davanti imbambolato. Gli sorrisi dolcemente, l’ultimo gesto di gentilezza che promisi gli avrei riservato. Non lo odiavo affatto, anzi. Zane si era rivelato fondamentale per me, se non ci fosse stato lui al mio fianco, probabilmente sarei caduta nuovamente tra le braccia di Damian. E mi piaceva ancora, stavo bene in sua compagnia. Forse la scintilla che era scoccata tra noi un giorno avrebbe potuto tramutarsi in amore saldo e duraturo.
Ma la me stessa che sapevo di poter e volevo diventare, non avrebbe mai accettato una situazione simile. Così gli sorrisi, perché il giorno dopo avrei dovuto essere crudele con lui, per far crollare definitivamente il ponte che si era creato tra di noi. Non so se Zane lo comprese, ma per me la nostra breve storia terminò in quell’istante, non quando lo mollai il giorno seguente. Una frase mi rimbombò in testa e se prima l’avevo giudicata banale, solo allora mi resi conto di quanto fosse vera, in realtà: a volte è necessario rinunciare a fare ciò che ci renderebbe felici, e scegliere quello che è giusto per noi, quello che ci meritiamo. Zane era la felicità, in quel momento; e contemporaneamente la cosa giusta per me stessa era lasciarlo.
Mentre questi pensieri mi attraversavano la mente, mi avvicinai a Kate, che continuava a gridare ingiurie a destra e a manca. Posandole una mano su una spalla, senza smettere di sorridere un solo istante, le sussurrai: -Ora è il momento di andare, Kate.
-Alice…
-Va tutto bene. Non fare quella faccia sconvolta. Non è successo nulla.
-Quei figli di puttana…
-Senti, posso chiederti un favore?
-Certo, tutto quello che vuoi.
-Posso venire a casa tua come avevo raccontato ai miei?
Kate mi guardò per un lungo istante. –Certo.- mi rispose prima di abbracciarmi. La lasciai fare, lei mi strinse così forte che mi venne da chiudere gli occhi. L’ultima persona che mi aveva stretto a quel modo era Zane, anche lui a pochi passi di distanza, e immobile di fronte a me. E mi guardava spaesato come un cucciolo abbandonato a lato della strada. Ma non ricambiai quello sguardo, sarebbe stato troppo.
-Andiamocene.- ribadii staccandomi. Mi sentivo soffocare, dovevamo uscire da quel posto.
Kate non se lo fece ripetere. Scoccando un’ultima occhiata di traverso a Zane, mi prese per mano e si avviò a passo spedito verso l’uscita. Lasciai che mi trascinasse, sgombrando la mente dai pensieri che si accavallavano uno dietro l’altro. Uscimmo da quel posto con dignità, ed io non mi voltai nemmeno una volta indietro, nonostante sentissi gli occhi di Zane fissi su di me mentre mi allontanavo da lui definitivamente. 
   
 
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