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Autore: manueos85    27/12/2015    2 recensioni
Il rapporto tra genitori è figli non è mai semplice... Soprattutto quando il padre in questione è l'Hokage e il figlio risponde al nome di Boruto Uzumaki!
Una bravata con i fiocchi si merita una punizione esemplare e questo segna l'inizio di un lungo viaggio in un intreccio di ricordi vecchi e nuovi. A fare da guida un Virgilio d'eccezione: Sasuke Uchiha.
Nota: Questa storia partecipa al Contest "The journey that opened his eyes - Quel viaggio che gli aprì gli occhi - Naruto Contest" indetto da Nede
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 2

 

Lo shinobi non aveva più detto una parola e aveva continuato a camminare senza nemmeno voltarsi a controllare se lui lo stesse seguendo oppure no. Boruto scrutava la sua schiena come se volesse perforargliela mentre camminava svogliatamente. Diede un calcio a un sassolino, sbuffando.

Ma dove accidenti lo stava portando? E per fare cosa?

Se si fosse trattato di Iruka-sensei, non avrebbe esitato a tempestarlo di domande, ma quell'uomo taciturno metteva soggezione solo a guardarlo e il ragazzino preferì limitarsi a incenerirlo un'altra volta con gli occhi. Chissà cosa avrebbe fatto se si fosse dato alla fuga. Forse non se ne sarebbe nemmeno accorto.

Boruto si fermò, considerando seriamente quel pensiero. Sfruttando il balconcino della casa proprio lì accanto, sarebbe stato un gioco da ragazzi scalare l'edificio ed eclissarsi fra i tetti.

“Non ci pensare nemmeno.” Sasuke-sensei si era fermato qualche metro più avanti e aveva parlato senza neanche guardarlo. “E sbrigati.”

Boruto sbuffò.

“Non ci stavo pensando” mentì, incrociando le braccia dietro la testa e ostentando indifferenza.

Lo shinobi non replicò, ma, del resto, Boruto stava imparando a non aspettarselo nemmeno più.

“Si può sapere dove mi stai portando?” chiese infine, vinto dalla curiosità.

Si erano lasciati alle spalle le porte del villaggio già da diversi minuti e, anche se i chunin di guardia al cancello erano sembrati sorpresi di vederli insieme, si erano limitati ad un educato saluto nei confronti del jonin.

“Tra poco lo vedrai” fu la laconica risposta.

“Che barba! Non capisco perché mi hai trascinato qui. Andare a lezione all'accademia e sorbirmi le chiacchiere di Iruka-sensei sarebbe stato molto più divertente che fare questa scampagnata insieme all'amichetto del cuore di papà.” Quando gli rispose il silenzio, Boruto continuò: “Perché voi siete sempre stati amici, vero? Avete fatto l'accademia insieme e siete stati anche nello stesso team. E adesso lui è Hokage e a te tocca fare da guardiano a suo figlio. Che grande missione, per uno shinobi di così alto livello!”

Non fece in tempo a pronunciare quelle ultime parole che una mano lo afferrò per la spalla e, prima che se ne rendesse conto, si trovò con la schiena contro il tronco di un albero e un kunai puntato alla gola. Il volto del maestro era a pochi centimetri dal suo e Boruto inghiottì a vuoto.

“L'Hokage e io non siamo sempre stati amici” gli rispose alla fine, in tono glaciale. “Lui è stato il mio più acerrimo rivale, ma è stato anche l'unico a guadagnarsi il mio rispetto.”

Lo lasciò andare e un momento dopo fece un gesto con il kunai come a mostrargli la valle che si apriva davanti a loro. Boruto si avvicinò cauto al bordo dello strapiombo e guardò giù. Sul fondo, un fiume originava dalle acque di una cascata e scorreva tranquillo attorno ai resti di quelle che dovevano essere state delle enormi statue. Si distinguevano ancora i blocchi scolpiti a forma di mani.

“Sai che posto è questo?”

Alla domanda dello shinobi, Boruto scosse la testa.

“Si chiama Valle della Fine. Ed è stato proprio qui che ho deciso di essergli leale.”

“Perché?”

Non era riuscito a bloccare le parole e quella domanda gli era uscita di getto. In fondo, era sinceramente incuriosito. Aveva sempre pensato che il padre e Sasuke-sensei fossero amici praticamente dalla culla, ma quello che aveva appena detto lo shinobi dava ad intendere che qualcosa fosse accaduto in passato. Qualcosa che lui ancora non conosceva.

“Sei così sicuro di voler proprio sapere?”

Lo sguardo di Sasuke-sensei era ancora più serio del solito e Boruto prese un profondo respiro prima di annuire.

 

***

 

Sasuke usò il kunai per disegnare un sigillo sul terreno prima di evocare il jutsu. All'improvviso si alzò un forte vento, che fece stormire le cime degli alberi, ma si quietò quasi subito. Nulla pareva essere cambiato e Boruto guardò dubbioso lo shinobi accanto a lui.

“Per cosa dovrebbe servire il tuo jutsu?” gli chiese, il tono leggermente sprezzante.

“Fai silenzio e osserva” fu la replica.

E in quell'esatto momento, il silenzio della vallata fu spezzato da una violenta esplosione. Quando la polvere tornò a depositarsi, Boruto poté scorgere le figure di due ninja ritti uno di fronte all'altro sulle colossali statue ritte ai lati della cascata, ma erano troppo distanti per poterli vedere in viso.

“Ehi!” esclamò. “Quelle statue prima non c'erano!”

“Ti sbagli.”

“Ma se fino a un momento fa erano a pezzi sul fondo del fiume! Come hanno fatto a tornare intere?”

“Non l'hanno fatto.”

“Eh? Ma se stanno proprio lì?” E Boruto indicò con il dito i due colossi. “Non dirmi che si sono riparate da sole! E chi sono quei due?”

“Non dire cretinate. È ovvio che non si sono aggiustate per miracolo.”

“E allora come...” Il ragazzino tacque un momento, folgorato da un pensiero, poi emise un grido. “Il tuo jutsu! È stato quello! Non dirmi che questo che sto vedendo è il passato?”

“Sono colpito. Non sei così stupido come sembri. Significa che non sei del tutto senza speranza. Ma devo correggerti. Non stai solo vedendo il passato. Ci sei dentro.”

“Ma... ma...”

“Adesso vorresti farmi il piacere di chiudere il becco? Volevi sapere, no? E allora stai zitto e guarda.”

Intanto, i due ninja si stavano affrontando senza esclusione di colpi. La potenza dei due attacchi era tale che, anche a quella distanza, avvertivano lo spostamento d'aria causato dai colpi e il rombo delle statue che si spezzavano, franando a terra. Il crollo sollevò una nuova nuvola di polvere, ma nemmeno quello fermò i duellanti. Poi, uno dei due evocò dei cloni e creò una sfera di chakra di dimensioni incredibili. Boruto aveva visto soltanto una persona creare un rasengan simile e in quel momento capì.

“Ehi! Ma... quello è mio padre!”

Il suo avversario rispose con un colpo simile. Si equivalevano, nessuno dei due riusciva a prevalere sull'altro. Boruto era impressionato. Non aveva mai visto nessuno combattere ad un tale livello. Si voltò all'improvviso verso lo shinobi. Lui sembrava osservare lo scontro, ma per la prima volta aveva un'espressione diversa. Pareva assorto, come perso nei suoi pensieri.

“Quello che sta combattendo contro mio padre... Sei tu, non è vero?”

Sasuke annuì.

“Ma state combattendo come se voleste davvero uccidervi! Vi odiavate così tanto?”

Ci fu un'esplosione più grande delle altre, poi il silenzio tornò a regnare nella valle. Pareva che il combattimento fosse infine terminato. Tra i resti delle statue, due figure giacevano l'una vicina all'altra.

“Non ci odiavamo” rispose alla fine lo shinobi, pronunciando le parole lentamente. Distolse lo sguardo da quel se stesso più giovane e dal suo vecchio avversario, poi si voltò e si avviò per tornare al villaggio.

Boruto lanciò un ultimo sguardo ai due prima di seguirlo. Le domande avevano cominciato ad affollarsi nella sua mente.

“E allora perché avete combattuto così duramente? Vi siete conciati proprio male. Come avete fatto a sopravvivere a una battaglia simile?”

“Fortunatamente Kakashi-sensei e Sakura ci hanno trovati poco dopo, altrimenti non saremmo stati in grado di tornare indietro, coperti di ferite com'eravamo. Tuo padre non ti ha mai raccontato di aver perso così il braccio?”

Boruto scosse la testa.

“Io persi il sinistro, lui il destro. Tsunade-sama riuscì a crearne uno artificiale per entrambi, anche se il suo ha sempre funzionato peggio del mio. Sono convinto che siamo arrivati a combattere così perché, quando eravamo più giovani, ci facevamo dominare troppo dalle nostre emozioni. Io sono quello che sono, ma tuo padre è il testardo più cocciuto che mi sia mai capitato di incontrare e non c'era verso di fargli cambiare un'idea, una volta che se l'era messa in testa. Ma adesso non posso dire che ci odiavamo. Avevamo solo una visione molto diversa su quello che deve essere il compito dell'Hokage.”

“Allora adesso gli sei leale solo perché ti ha battuto?”

“No. Gli sono leale perché mi sono reso conto che la sua visione è migliore della mia.”

Boruto sbuffò. “La sua visione non è per niente la migliore, visto che non mantiene mai le sue promesse. Come può essere l'Hokage migliore se non rispetta nemmeno la parola data?”

“Un ragazzino come te non può capire tutto. Sei ancora troppo immaturo.”

“Smettetela di dire tutti che sono immaturo!” sbottò Boruto, inalberandosi. “E non mi dire che anche tu lo difendi!”

“Non difendo nessuno. So solo cose che tu non sai.”

“Allora ditele anche a me, così posso capire!”

“Non sono cose che ti si deve dire, ma che tu devi comprendere da solo, altrimenti non serve a niente.”

“Uffa!”

Boruto camminò in silenzio per qualche altro minuto, le braccia conserte.

“Però...”

Sasuke non si fermò, ma girò leggermente la testa verso di lui, come se lo stesse ascoltando.

“Quando eravate nel team 7 insieme, tu e papà eravate amici.”

“Sì.”

“E cosa è successo? Perché poi siete diventati nemici?”

“È una lunga storia.”

“Ti prego, dimmelo! Lui non mi ha mai raccontato niente!”

“Forse aveva le sue buone ragioni.”

“Ma se non mi dite mai niente, come posso capire?”

“Sei noioso.”

Boruto mise il broncio e, suo malgrado, Sasuke non poté fare a meno di fare un sorrisetto obliquo.

“Quell'espressione è identica a quella che faceva lui quando qualcosa non andava come voleva.”

“Eh?”
“Te l'avranno detto in tanti, ma tu gli somigli davvero molto.”

“Sì, me lo dicono tutti. È una rottura!”

“A me dicevano che somigliavo molto a mio fratello, ed è stata quella la causa di tutto.”

“Perché?”

“Perché avevo deciso di seguire un cammino di vendetta, accecato dall'odio che nutrivo per lui. Tuo padre tentò di impedirmelo e combattemmo l'uno contro l'altro in quella stessa valle. Alla fine, io lo sconfissi e lasciai Konoha. Fu in quello scontro che graffiò il mio coprifronte.” Indicò la placca metallica con il simbolo della Foglia che indossava. “Sembra quasi la riga che si incide sui coprifronte degli shinobi rinnegati e in un certo senso ero proprio quello. Ma tuo padre è davvero un gran testardo. Non smise mai di cercare di convincermi a tornare e me lo chiese di nuovo al termine della battaglia che hai appena visto.”

“E perché quella volta hai accettato? Perché ti ha sconfitto?”

“No.”

“E allora perché?”

“Perché mi mostrò una visione migliore.”

“Uffa! Che noia! Ancora questa storia della visione!” Boruto stirò le braccia verso l'alto, poi intrecciò le mani dietro la nuca. Diede un calcio a un rametto prima di lanciare un'occhiata a Sasuke. “Comunque, questo non cambia niente! Mio padre mi ha fatto troppe promesse che non ha mantenuto e non lo perdono!”

Com'era prevedibile, lo shinobi continuò a camminare senza rispondere e a Boruto non restò altro da fare che seguirlo sbuffando.

  
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