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Autore: Ludos98    28/12/2015    3 recensioni
La Dimensione Magica si trova a un punto di rottura, e c'è soltanto un modo per ripristinare l'ordine e scacciare le forze del male. Eppure, a volte, un desiderio ci trascina in situazioni più grandi di noi. L'anticonformista Musa verrà catapultata in un mondo a lei estraneo, e, si renderà conto, che, tutto ciò in cui ha creduto, tutto ciò che ha sempre pensato, non è assolutamente vero.
Dal testo:
"-Voglio essere diversa, un po’ speciale. [...] Voglio che qualcuno mi ami per ciò che sono, e non per quello che rappresento. Voglio trovare un posto in cui sentirmi straordinaria, e soprattutto non voglio restare in uno dove sono obbligata ad essere ordinaria, per via delle circostanze."
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Musa, Riven, Stella, Valtor, Winx
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Chapter 3: White Horse
Per come la vedo io,
esistono due tipi di persone al mondo:
quelle buone e quelle cattive.
Eppure, prima di scegliere da che parte stare,
queste persone erano figli, mariti e padri di qualcuno.
Io sono una persona.
E’ abbastanza?
Una settimana dopo
Alfea
Il sole caldo di fine agosto filtrava attraverso la finestra della camera di Musa, la quale era in via di ristrutturazione. Infatti, il pavimento era stracolmo degli scatoloni che il nonno le aveva inviato, molti dei quali erano ancora sigillati, di mensole e attrezzi vari.
Quella mattina, lei e Riven si stavano dedicando alla pittura delle pareti. La giovane fata aveva chiesto l’aiuto dello Specialista, e quest’ultimo non poté rifiutare, poiché doveva occuparsi di lei, e, inoltre, sentiva come se dovesse sdebitarsi e ringraziarla per averlo strappato dalle grinfie della morte.
Era trascorsa una settimana dallo scontro con le Trix, e, mentre tentavano di capire come mai li avessero attaccati, i due avevano avuto l’opportunità di conoscersi meglio. Infatti, sembrava che fossero amici da una vita, nonostante sapessero poco l’uno dell’altra.
-Allora, hai intenzione di raccontare a Faragonda quanto è successo? – la stuzzicò lui, mentre si occupava delle rifiniture intorno alla finestra, senza distogliere lo sguardo. Musa alzò gli occhi al cielo, seccata. Ormai glielo ripeteva da una settimana, e la risposta della ragazza era sempre la stessa. Quindi, la fata non comprendeva perché continuasse a porgliela. – Potresti ottenere le risposte che cerchi, sai.
Musa sospirò, contando mentalmente fino a dieci, poiché non voleva assalirlo. Infondo, Riven era confuso tanto quanto lei. Certo, lui conosceva bene le Trix, ma non aveva ancora capito dove volessero andare a parare.
-Te lo ripeto, in caso l’informazione non fosse giunta al cervello: non è necessario che lei lo sappia. – affermò risoluta, aggrappandosi saldamente con una mano alla scala, sulla quale si trovava, mentre utilizzava l’altra per dipingere di rosso le parti più alte della parete. – Siamo vivi, è l’unica cosa che conta.
Riven sbuffò, non capacitandosi di quanto fosse testarda. Eppure, una parte dello Specialista riusciva a immedesimarsi in lei: infondo, nemmeno lui aveva fatto rapporto al preside Saladin.
La realizzazione della stanza procedeva lenta, ma, per averla iniziata da una settimana, erano già a buon punto. Come da programma, l’unico aspetto che Musa aveva mantenuto intatto era la moquette bianca. Invece, qualche giorno prima, aveva trascinato Riven di nuovo a Magix, ed era riuscita a sostituire il letto da principessa con un uno più funzionale: abbastanza ampio, rivestito da un copriletto giallo, e dotato di qualche cuscino arancione sparso qua e là.
Inoltre, aveva optato per dei mobili in legno chiaro, poiché i precedenti, in legno bianco, non le piacevano affatto. Quindi, aveva sistemato una cassettiera in prossimità del letto, sulla quale Flora si era preoccupata di lasciare un geranio, all’interno di un vaso. Musa vi aveva aggiunto una foto incorniciata della sua prima esibizione in pubblico. Aveva 10 anni, e non si sarebbe mai dimenticata quella giornata.
Al di sopra, vi era uno specchio dalla forma tondeggiante. Mentre, dall’altro lato del letto, si trovava un comodino, il quale era dotato di una lampada piuttosto strana, che Musa adorava. Anche qui, la fata aveva voluto personalizzarlo, aggiungendoci una foto scattata insieme a suo nonno, qualche anno fa.
Riven fischiettava, mettendo a dura prova la pazienza di Musa. La ragazza necessitava di silenzio assoluto, affinché stendesse il colore in maniera omogenea.
-Senti, tu hai ragione. – confessò, ruotando il capo nella sua direzione e gesticolando con la mano che stringeva il rullo per pittura. Riven smise di fischiettare, prestando attenzione. Non pensava che avrebbe mai ascoltato quelle parole. Eppure, non provava nessuna sensazione di vittoria. – Ma non posso dirlo a Faragonda: lei mi rivelerebbe storie, che non sono pronta a sentire. Quindi, cambiamo discorso.
In più, c’era stato quello strano sogno, che Musa non riusciva a spiegarsi e di cui non aveva parlato a nessuno, neppure a Riven. Non aveva dimenticato le immagini fugaci, che si erano palesate dopo lo scontro, le quali riguardavano una versione bambina di entrambi.  La fata non era giunta a una soluzione, poiché non sapeva se ci fosse un collegamento tra le due vicende.
-Okay, come vuoi. – concordò, sollevando le mani in segno di resa, e afferrando un rullo, per aiutarla a pitturare la parte inferiore, mentre Musa si occupava della superiore. – Lo sapevi che oggi è il compleanno di Stella?
Lei sbiancò.
No, non lo sapeva.
Si fermò improvvisamente, dispiacendosi per quanto poco conoscesse la sua mentore. D’altra parte, Stella non le aveva dato modo: infatti, non si era fatta vedere molto in giro, se non durante i pasti. Il resto del tempo lo aveva trascorso  segregata nella sua stanza, a combinare chissà cosa.
Tuttavia, voleva rendere quella giornata memorabile. Insomma, glielo doveva.
-Tu come fai a saperlo? Da dove vengo io, i ragazzi non ricordano mai le date importanti. – chiese, socchiudendo leggermente gli occhi, mettendosi sulla difensiva. In effetti, era vero: Andy confondeva sempre il giorno del suo compleanno, facendola infuriare ogni volta. Non voleva che accadesse lo stesso alla Fata del Sole e della Luna.
Riven sorrise, divertito. Avveniva di rado, e Musa lo aveva notato, infatti, quando i loro sguardi si incrociarono, le si scaldò il cuore.
-Ti ricordo, che la conosco da molto più tempo di te. – probabilmente, Riven era colui che la conosceva meglio di tutti. Comunque, non aveva adoperato il suo solito tono freddo e distaccato, per sottolineare il fatto che avesse ragione, anzi si poteva percepire un pizzico di ironia nella sua voce. – Inoltre, i ragazzi della Dimensione Magica sono diversi: quando si tratta di qualcosa di importante, lo ricordano sempre.
Lo Specialista aveva mantenuto gli occhi fissi in quelli di Musa, senza mai abbassarli, mentre rispondeva, soffermandosi in maniera decisa sull’ultima frase.
Senza comprendere il motivo, la ragazza avvampò, imbarazzata, ed interrompendo la connessione che si era creata tra i due, poiché distolse lo sguardo, tornando a concentrarsi sulla parete.
Ci stava forse provando con lei?
No, impossibile.
Lui aveva il compito di proteggerla, non certo di sedurla.
-Visto che sei più informato di me, - balbettò lei, riportando la conversazione a una temperatura normale. Deglutì, cercando le parole giuste, poiché, in quel momento, il suo cervello era un miscuglio di idee. – sai se ha organizzato una festa?
Riven fece una smorfia, e scrollò le spalle, provocando ilarità in Musa, la quale non provava più l’imbarazzo di qualche istante prima. Sinceramente, il ragazzo non ne aveva idea.
-Di solito, era Re Radius a occuparsene. – ammise mestamente, poiché aveva sentito cosa stesse accadendo su Solaria, e ricordando le feste maestose degli anni precedenti. Musa intravide la nostalgia nei suoi occhi, e lo comprese: era la stessa che provava nei confronti del nonno. – Ma, considerando gli ultimi avvenimenti…
Non fu necessario aggiungere altro, dato che Musa aveva visto il notiziario e sapeva che il padre di Stella l’aveva ripudiata, per ragioni misteriose, ed era in procinto di sposare la contessa Cassandra.
Forse, aveva trovato il motivo per cui la fata del Sole e della Luna si era segregata in camera sua.
Gli ingranaggi del cervello di Musa iniziarono a elaborare dei piani, e, alla fine, le venne in mente un’idea, che avrebbe risollevato l’animo di Stella, e reso Riven meno nostalgico dei bei tempi andati.
-Ho trovato: organizziamole una festa a sorpresa! – esclamò entusiasta, alzando verso l’alto il rullo. Aveva un sorriso contagioso, e si sentiva eccitata al solo pensiero, poiché nessuno l’aveva mai fatto per lei. Quindi, provava il desiderio di prepararla per Stella, nonostante la conoscesse a malapena, perché aveva l’impressione che sarebbe diventata una persona molto importante nella sua vita. – Possiamo scegliere un tema, e io potrei cantare una canzone che ho scritto di recente!
La sua mente viaggiava con la fantasia, e già immaginava l’espressione contenta di Stella, nel vedere alcune delle persone a cui teneva di più, riunite per festeggiare quel giorno speciale. Purtroppo, Riven la riportò con i piedi per terra.
-Non penso sia una buona idea, Stella odia le sorprese. – smorzò l’entusiasmo della fata, la quale smise di sorridere per un attimo, nell’udire quell’affermazione. – Poi, abbiamo poco tempo per organizzarla e Faragonda non ci concederà mai il permesso.
A questi dettagli non aveva pensato, ma non l’avrebbero fermata: quando Musa si prefissava un obiettivo, lo raggiungeva.
In un modo, o nell’altro.
-Tentar non nuoce. – affermò convinta, sorridendo in una maniera quasi inquietante. Stava prendendo il sopravvento la versione perfezionista di Musa. Diede un’ultima passata alla parete, e appoggiò il rullo nella scatola, che si trovava sul gradino più alto della scala. – Inoltre, non abbiamo bisogno di Faragonda, poiché la festa si terrà a Fonterossa.
Riven le aveva raccontato che nella scuola per Specialisti, organizzavano spesso feste, in cui erano invitate fate e streghe. Quindi, le sembrava un territorio neutrale perfetto per l’occasione. Purtroppo, lei non sapeva della rottura tra Brandon e Stella, e ciò avrebbe causato non pochi problemi, quella sera.
Il ragazzo rimase inizialmente spiazzato dalla proposta, ma, riflettendoci a fondo, non ebbe nulla da obiettare. In fin dei conti, fate e Specialisti condividevano un profondo legame da secoli.
-Per me va bene, ne parlerò col preside Saladin. – assentì Riven, e la fata tornò a sorridere, felice. Non vedeva l’ora di mettersi all’opera, e lo Specialista, nonostante non fosse così entusiasta, sapeva che, alla fine, l’avrebbe seguita anche in questa folle avventura. Infondo, era lì per quello.
-Fantastico! – dichiarò Musa, allegra. Prese a gesticolare, comportamento che si palesava quando provava emozioni forti. – Il piano iniziale è questo: tu vai a parlare con Saladin, mentre io andrò a informare Faragonda dei nostri programmi serali.
Riven non ebbe il tempo di acconsentire, poiché, mentre scendeva dalla scala, Musa inciampò su se stessa e gli piombò addosso. Non era riuscito a prevedere le sue mosse, per cui si ritrovarono entrambi sul pavimento morbido, ricoperto dalla moquette bianca.
La fata riaprì prima un occhio e poi l’altro, comprendendo che lo Specialista aveva attutito la caduta, e che si trovava a pochi centimetri dal suo viso. Inizialmente, non aveva notato quanto fossero magnetici gli occhi del ragazzo: avrebbe potuto fissarli per ore, senza stancarsi.
Oltre a ciò, le mani di Musa erano finite sul petto possente di Riven, e si rese conto solo in quel momento di quanto fosse allenato. Invece, le sue braccia le cingevano la vita. Da vicino, la pelle della giovane fata risultava ancora più perfetta, e lo Specialista sarebbe rimasto a contemplarla a lungo, se fosse stato per lui.
-Potrei baciarti, adesso. – le propose, sorridendo compiaciuto. In realtà, c’erano almeno mille ragioni per le quali non avrebbe dovuto dirlo, ma si trattava di Riven, quindi, chiaramente, aveva fatto la prima cosa che gli era passata per la testa. Forse, nel suo subconscio, desiderava davvero baciarla.
Eppure, non l’avrebbe mai ammesso apertamente.
-Ti piacerebbe. – lo canzonò Musa, sorridendo a sua volta. Il comportamento dello Specialista era piuttosto insolito, e, poiché aveva la certezza che la stesse prendendo in giro, l’unico modo per ripagarlo con la stessa moneta, era utilizzare il sarcasmo. Inoltre, decise di aggiungere un pizzico di pepe alla situazione, per metterlo alla prova: si avvicinò al suo orecchio sinistro, e ci sussurrò dentro una frase. – Un bacio non si chiede, si dà e basta.
Dopodiché si alzò, non aspettando la reazione di lui, perché infondo la temeva, e varcò a grandi passi la soglia della stanza, ritrovandosi col fiato corto e tentando di metabolizzare ciò che era appena successo.

 
Nella stanza adiacente, Stella si stava drogando. Non aveva fatto altro, per tutta la settimana, e, adesso, iniziava a pagarne le conseguenze. Infatti, non riusciva più a distinguere cosa fosse vero e cosa no. Quindi, le capitava spesso di avere delle allucinazioni riguardanti il padre, quando il cervello decideva di torturarla e rendere lo sballo meno divertente, oppure, riguardanti Brandon.
Come quella mattina.
Negli ultimi giorni, era andato a trovarla sovente attraverso le visioni, per cui Stella si affrettò a ingerire la polvere di fata, poiché desiderava vederlo.
A differenza della prima volta, preferì iniettarsela in vena, mediante una siringa che aveva rubato dall’infermeria del collegio, perché aveva constatato, che la sostanza entrava in circolo più rapidamente. 
Nascose le prove del misfatto nel comodino, il quale si trovava vicino al letto, e la sensazione di leggerezza non tardò ad arrivare. Si accasciò sui cuscini, socchiuse gli occhi, sorridendo, e, quando li riaprì, Brandon era seduto accanto a lei.
Il ragazzo aveva le stesse sembianze che assumeva nella vita reale: capelli castani spettinati, occhi marroni, mento squadrato e un sorriso irresistibile.
-Sapevo che saresti arrivato. – ammise, accennando una risatina nervosa, e rizzando a sedere di scatto. Giocherellò con una ciocca dei lunghi capelli biondi, e si avvicinò lentamente al viso dello Specialista, il quale avrebbe soddisfatto i suoi desideri proibiti. Si guardarono negli occhi un istante, poi presero a baciarsi voracemente. Le mani di Brandon le palpavano tutto il corpo, mentre quelle di Stella si erano soffermate sui pettorali, già scoperti. – E’ un piacere vederti.
Come accadeva nella maggior parte delle allucinazioni, lui non parlava. La fata del Sole e della Luna non aveva trovato una spiegazione, poiché ciò che le importava era godere e nient’altro.
Tra un bacio e l’altro, gli aveva sfilato i pantaloni, rivelando un’erezione gonfia ed desiderosa di unirsi alla sua. Stella si era tolta la camicia da notte bianca, mostrando il seno nudo, e concedendogli di toglierle le mutandine. In realtà, Brandon non l’avrebbe mai fatto, perché Stella aveva un aspetto orribile, provato dalle droghe che stava assumendo. Ma lì, nella loro dimensione, lo fece.
Adesso che erano entrambi nudi, iniziava la parte divertente. Infatti, lui la stese sul letto, e poi prese a baciarle ogni fibra del corpo, aumentandone l’eccitazione. Stella percepiva l’erezione di Brandon sulla sua, e, quando capì che non ce l’avrebbe fatta ad aspettare ulteriormente, allargò le gambe per permettergli di entrare. Il ragazzo comprese subito le intenzioni della fata, e procedette con la penetrazione.
Nonostante fosse una visione, Brandon conosceva il corpo di Stella, e sapeva, che non avrebbe dovuto fermarsi, fin quando non l’avesse deciso lei.
La schiena della ragazza si inarcò, buttò il capo all’indietro, e si strinse saldamente alle lenzuola del letto, pronta a raggiungere il massimo del piacere. Non mancava molto, e, dopodiché, avrebbe ricompensato lo Specialista.
Purtroppo, il divertimento fu interrotto da quest’ultimo.
-Sorgi e splendi, Stella. – parlò per la prima volta da giorni, rivelando di possedere la stessa voce del vero Brandon. Sorrise compiaciuto, allontanando il suo membro dalla vagina della Principessa di Solaria, prima che potesse raggiungere l’orgasmo. Lei sbiancò, mostrando un’espressione incredula e al tempo stesso seccata. L’effetto della polvere di fata stava svanendo, decisamente. – E’ il tuo compleanno!
In seguito, lui scomparve, riportandola prepotentemente alla realtà: era nuda, nel suo letto, sudata, e non ricordava ciò che avesse appena fatto.
Volse lo sguardo verso il calendario, affisso sulla parete del bagno e vide la data: 18 agosto 2004.
Era il suo compleanno, e l’aveva dimenticato.
 
L’acqua tiepida della doccia bagnava il corpo nudo di Aisha. Rientrava nelle sue abitudini mattutine, altrimenti non riusciva a svegliarsi. Tuttavia, quel giorno si era destata prima del solito, poiché voleva riprendere gli allenamenti, per mantenere il fisico in forma, affinché fosse pronta ad affrontare le lezioni di Autodifesa dell’ispettrice Griselda a settembre.
L’obiettivo che si era prefissata, comprendeva coprire l’intero perimetro della scuola, correndo. Inoltre, in seguito alla scappatella avuta con Bloom al lago di Roccaluce, aveva stabilito che non sarebbe più andata a letto con lei, fin quando non avesse lasciato Sky. Difatti, durante il corso della settimana, aveva tentato di evitarla in ogni modo: alzandosi presto, trascorrendo la maggior parte del tempo a Magix, o addormentandosi di proposito sul divano della sala comune.
Eppure, nonostante i suoi piani fossero studiati minuziosamente, quella mattina, Bloom la colse in contropiede.
-Che ne dici di risparmiare un po’ d’acqua? – domandò la fata della Fiamma del Drago, aprendo decisa la porta a vetri della doccia, e sorridendo maliziosa. Lei non era stupida, e sapeva perfettamente che Aisha stesse facendo tutto ciò, per punirla. Quindi, aveva scelto il momento in cui la riteneva più debole, così da poter sfruttare la situazione in suo favore. Indossava una maglietta nera attillata, la quale fungeva da pigiama e ne risaltava le forme, e un perizoma del medesimo colore.
Aisha stava cercando in se stessa la forza di respingerla, ma certi impulsi erano impossibili da reprimere. L’unico pensiero, che persisteva nella sua mente, riguardava quanto desiderasse strapparle i vestiti di dosso e possederla lì, nella doccia.
Si morse il labbro, come se avesse bisogno di aggrapparsi a un appiglio per non cedere. Purtroppo, Bloom la conosceva fin troppo bene, e glielo lesse in faccia, che, infondo, la voleva più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Tolse la maglietta con un rapido gesto, gettandola sul pavimento del bagno, mostrando il candido seno, il quale fece accrescere l’eccitazione della fata dei Fluidi. Dopodiché, sfilò le mutandine, allontanandole con un calcio, e si diresse sicura verso la ragazza.
-Bloom, penso che dovresti uscire. – tentò di stroncare il rapporto sessuale sul nascere, indietreggiando, anche se aveva la certezza, che Bloom non l’avrebbe ascoltata. Infatti, non lo fece.
Le afferrò il viso con entrambe le mani, e prese a baciarla con foga. In seguito a tale gesto, ogni resistenza di Aisha crollò, e ricambiò il bacio, penetrandole la bocca con la lingua, sollecitando quella di Bloom a seguirla. Fu come tornare a respirare dopo una lunga apnea, ed entrambe accantonarono i loro problemi, per impegnarsi affinché l’altra raggiungesse il massimo del piacere.
Involontariamente, Miss Perfettina l’aveva spinta contro il muro, e una gamba di Aisha le cinse i fianchi, così da annullare ogni barriera tra i due corpi bagnati. Quest’ultima era la fata dei Fluidi, quindi adorava fare sesso sotto la doccia.
La rilassava.
Mentre Bloom era intenta a baciarle il collo, sul quale si sarebbe ritrovata un succhiotto nelle ore successive, Aisha le percorse l’intera schiena, utilizzando le mani, con il fine di soffermarsi sul sedere della ragazza, che iniziò a palpeggiare. Poi, senza preavviso, le infilò un dito all’interno e il corpo della fata si irrigidì un istante, sorpresa, e cominciò a emettere gemiti di piacere nei secondi che seguirono.
Nonostante Aisha le stesse regalando un servizio non indifferente, la fata della Fiamma del Drago era ancora arrabbiata per come l’aveva trattata la settimana precedente. Quindi, spostò l’attenzione dal collo della ragazza ai seni, sapendo con certezza che avrebbe ceduto. Infatti, lei tolse il dito dal suo sedere, assorta, abbandonandosi completamente alla parete, impaziente affinché Bloom andasse a trovarla nell’intimità.
Tuttavia, tornò lucida, un attimo prima che potesse mettere la bocca sulla sua vagina, e l’allontanò in maniera brusca. Aisha ribaltò la situazione, afferrandola per le spalle, e sbattendola violentemente sul muro, continuando a baciarla. Per quanto fosse eccitata, voleva dimostrarle che non era il giocattolo di nessuno, che non poteva irrompere nella doccia e possederla, per poi nasconderla nell’armadio della vergogna.
Quindi, decise che sarebbe stata Bloom la prima, e unica, a raggiungere l’orgasmo, quella mattina.
-Questo sì, che si può definire un buongiorno. – disse la fata, tra un gemito e l’altro, attaccandosi saldamente alla parete, per evitare di cadere a terra, strafatta di piacere. Di certo, Aisha sapeva il fatto suo, poiché capitava di rado, che Bloom non godesse a pieno, durante il rapporto. Proseguì convinta, fin quando non udì la ragazza urlare il suo nome, e giudicò il lavoro concluso. – Wow, Aisha, non mi deludi mai.
C’era un non so ché di sprezzante nel tono di voce, il quale rivelava la vera natura della fata: arrogante e ipocrita.
Porse una mano ad Aisha, la quale la strinse, e si alzò lentamente, tornando alla stessa altezza di Bloom. Inizialmente, quest’ultima non voleva ricambiarle il favore, poiché doveva comprendere che non avrebbe mai più dovuto comportarsi così, poi trovò un altro modo per rendere il tutto agonizzante: il bagnoschiuma.
Afferrò il flacone, e si versò una parte del liquido sulla mano, avvicinandosi di nuovo alla ragazza.
-Sarà meglio darsi una ripulita, prima di uscire di qui. – affermò divertita, accennando un sorriso, e ponendosi alle spalle di Aisha, iniziando a insaponarle le spalle, i seni, il ventre, l’inguine. La fata dei Fluidi non ebbe il tempo di obiettare, nonostante volesse farlo, per dirle che desiderava soltanto, che la penetrasse con qualsiasi cosa, pur di riuscire a godere. Il mancamento di tale risultato, le stava provocando un prurito interno non indifferente, che l’avrebbe portata alla pazzia nei minuti successivi, se Bloom non avesse fatto il suo dovere. Eppure, la ragazza non parlò, poiché sapeva che ne sarebbe valsa la pena.
La fata della Fiamma del Drago giocherellò beatamente con l’intimità di Aisha, la quale appoggiò il capo sulla sua clavicola, preparandosi a gemere. Bloom le infilò un paio di dita all’interno della vagina, e, nonostante il corpo della fata si raddrizzò per un istante, tornò a rilassarsi e a godere del servizio.
Riusciva a sentirlo, ormai non mancava molto. Una volta raggiunto, nient’altro avrebbe avuto più importanza.
Un altro minuto, e quello si sarebbe trasformato nel miglior risveglio di sempre.
Purtroppo, la voce di Sky interruppe la magia.
-Amore, sei sotto la doccia?! Pensavo di andare a fare un giro, dato che ho la giornata libera. – adoperò la solita voce smielata, che irritava chiunque gli stesse vicino. Aisha lo odiava, e non solo perché lui era fidanzato ufficialmente con Bloom. No, lei non concepiva il fatto che una persona potesse essere tanto cieca nei confronti di chi ama. La Principessa di Domino lo stava tradendo da mesi, ormai. Non era possibile che lui non sospettasse nulla. – Oppure, potrei raggiungerti lì dentro.
Bloom impallidì, all’idea che Sky aprisse la porta e le trovasse in quella situazione. Allontanò prontamente la mano dall’intimità di Aisha, riponendo l’altra sulla sua bocca, intimandola a tacere, e si affrettò a chiudere l’acqua. Poi, affrontò la questione di petto, impedendo il disastro.
-Tu resta qui, me ne occupo io. – sussurrò nell’orecchio della fata, la quale era tesa tanto quanto lei. Nessuno avrebbe mai immaginato che, soltanto qualche minuto prima, si stessero regalando orgasmi a vicenda. Dopodiché, alzò la voce, rivolgendosi allo Specialista. – Sì, mi piacerebbe fare una passeggiata! Aspetta, esco dalla doccia e andiamo.
In seguito, il tutto si susseguì rapidamente: Bloom si mise addosso un telo bianco, lasciando la fata dei Fluidi nuda, infreddolita e insaponata, all’interno della doccia. Si richiuse la porta alle spalle, lasciandola, tuttavia, accostata, permettendo di intravedere quanto stesse succedendo nell’altra stanza.
Aisha ebbe un tuffo al cuore, quando li vide baciarsi e comprese il motivo per il quale lei non gli avrebbe confessato della loro relazione segreta. Sky rappresentava sicurezza, un ottimo partito, mentre, tra le due era iniziato tutto come l’avventura di una notte.
Lei sarebbe stata sempre un gioco agli occhi di Bloom.
 
-E’ un disastro! – sbraitò la preside Faragonda, camminando nervosamente nel suo ufficio. Quel tono non le si addiceva, poiché la donna riusciva a mantenere la calma anche nelle situazioni più disperate. Eppure, in seguito a quanto era accaduto la settimana precedente, non aveva idea di come proseguire con il piano per salvare la Dimensione Magica. Si sentiva persa, e non cedere al panico risultava ogni istante assai arduo. – La traccia di Musa può essere percepita da chiunque, ora.
Nonostante la giovane fata non gliel’avesse confidato, Faragonda conosceva la verità riguardo lo scontro avuto con le Trix, che l’avevano spinta a mutare forma per la prima volta. Infatti, nel medesimo momento in cui era avvenuto, Musa aveva rilasciato delle onde magnetiche, percepibili da qualsiasi creatura magica, nei pressi di Magix e dintorni.
In termini tecnici, si trattava della traccia
La traccia era un strumento di localizzazione, presente nel corpo di qualsiasi fata, la quale si attivava al momento della prima trasformazione. Chiaramente, alcune erano più forti di altre. Quella di Musa rientrava nella suddetta categoria, poiché lei conteneva l’intero potere di Melody.
-Qui c’è lo zampino di Valtor, ne sono certa. – affermò risoluta, e le sue teorie si rivelarono esatte, purtroppo. Lo stregone aveva chiesto alle Trix di provocare Musa, affinché si trasformasse. In realtà, questa richiesta ambigua faceva parte di un piano molto più grande, che nessuno avrebbe mai conosciuto veramente. – Non so come proteggere Musa, adesso.
Difatti, l’anziana donna temeva che, una luce forte come quella posseduta dalla ragazza dai capelli blu, potesse essere spenta dall’oscurità.  
Nonostante gli anni cominciassero a farsi sentire, lei era determinata e non avrebbe mai permesso che le forze del male prevalessero sul bene.
-Potresti dirle la verità. – suggerì l’ispettrice Griselda, l’interlocutrice di quella conversazione. Era una donna alta e snella, capelli castani che superavano appena il mento, e dallo sguardo severo, il quale provocava terrore nelle studentesse. Anche se, infondo, sotto la corazza di ghiaccio che si era creata, lei teneva moltissimo alle sue alunne. Insegnava Autodifesa e ricopriva anche il ruolo di assistente personale di Faragonda. Tuttavia, col tempo, le due erano diventate amiche. Infatti, la preside non avrebbe condiviso con nessun altro membro del consiglio scolastico il suo turbamento. Nel corso degli anni, un legame indissolubile le aveva unite: avevano combattuto insieme nella Compagnia della Luce, durante la Guerra Oscura, assaporando il piacere della vittoria. Inoltre, avevano partecipato ai loro rispettivi matrimoni, assumendo la veste di testimone. Infine, Griselda le era stata accanto, aiutandola ad affrontare, la precoce dipartita del marito.
-Non è ancora arrivato il momento. – contestò, voltandosi verso l’amica, e appoggiandosi alla scrivania, per poi sedersi sulla solita poltrona rossa. Si evinceva la stanchezza dal volto affaticato della preside, e Griselda detestava il fatto di non poter aiutarla in alcun modo. – Ho bisogno di più tempo, per pensarci.
L’insegnante di Autodifesa annuì, nonostante non fosse d’accordo. Lei riteneva che Musa dovesse essere messa al corrente del suo passato, e di ciò che era in grado di fare con i suoi poteri. Mentirle non significava proteggerla, piuttosto mettere a rischio la sua vita.
Eppure, non proferì parola, poiché Faragonda aveva anni di esperienza in materia, quindi non si sarebbe permessa di controbattere.
-Le assegnerò un compito, affinché non possa lasciare la scuola. – decise infine la preside, adoperando un tono di voce fermo, per sottolineare che non ci sarebbero stati ripensamenti. Afferrò carta e penna, con lo scopo di inviare una Lettera Volante, nella stanza di Musa, inserendo tutte le istruzioni. Il piano consisteva nell’invitarla a sistemare la biblioteca, lavoro che l’avrebbe tenuta occupata per giorni, mentre lei guadagnava tempo al fine di trovare un modo per distruggere il male. – Poiché è al sicuro solamente qui.
Purtroppo, le intenzioni di Faragonda risultarono vane, perché Musa varcò la soglia, cogliendola di sorpresa. La ragazza si era recata lì, per ottenere il permesso di organizzare una festa a Stella nella scuola di Fonterossa. Aveva udito le ultime frasi pronunciate dalla preside, e, nonostante pensasse che stavano parlando di lei, accantonò prontamente l’idea, per non peccare d’arroganza.
-Salve, preside Faragonda! Scusi se mi intrufolo così, ma la porta era socchiusa. – tentò di giustificarsi l’allieva, indicando con una mano la porta alle sue spalle, poiché aveva percepito la tensione nell’aria. Infatti, aveva compreso che qualcosa non andasse per il verso giusto, però preferì stare al gioco e mostrare un sorriso di circostanza. L’anziana donna la invitò a sedersi, e lei accettò, concentrandosi al massimo per raggiungere lo scopo. – Volevo chiederle, se fosse possibile organizzare una festa, in onore del compleanno di Stella, questa sera a Fonterossa.  
Musa non era solita supplicare, ma il tono utilizzato sembrava piuttosto simile. Infondo, le serviva il suo consenso, prima di trasferire una scuola di fate in un collegio maschile, pullulante di testosterone e ormoni impazziti, per una notte.
O almeno, era così che immaginava gli Specialisti.
D’altra parte, Faragonda avrebbe voluto impedirglielo, esclamando un sonoro “No!”. Poi si ricordò dell’immagine, che doveva mantenere di fronte alle studentesse. Inoltre, la scuola di Fonterossa era abitata da guerrieri e Maghi, quindi Musa sarebbe stata al sicuro lo stesso.
-Trovo che sia una splendida idea. – affermò, nascondendo le sue vere emozioni. Musa balzò in piedi improvvisamente, felice, poiché avrebbe avuto l’opportunità di fare qualcosa di bello per Stella. – Su, su corri! Hai poco tempo, però sono sicura che preparerai un party senza precedenti.
La ragazza dai capelli blu ringraziò la preside, e si diresse in tutta fretta verso l’uscita della stanza, lasciando le due donne da sole. Non vedeva l’ora di mettersi a lavoro. 
Faragonda e Griselda si scambiarono un’occhiata fugace, poi l’anziana signora affermò l’ovvietà:
-Dopo la festa, le racconterò tutto.
 
Andros, lo stesso giorno
Le prigioni del pianeta di Aisha si trovavano al di sotto dell’ingresso del palazzo reale, e, probabilmente, erano le più anguste e inquietanti dell’intero universo magico.
Rappresentavano una sorta di anticamera agli orrori presenti nella Dimensione Omega, nonostante anche lì venissero rinchiuse persone malvagie, coloro che commettevano crimini non pronunciabili ad alta voce. Infatti, lo stregone Valtor vi aveva risieduto per circa 12 anni, in seguito a quanto era accaduto durante la Guerra Oscura.
Eppure, in quel momento, vi si aggirava fiero, come se fosse già il padrone del mondo. Non sapeva, che il cammino sarebbe stato lungo e tortuoso, prima di raggiungere l’obiettivo.
Mentre camminava tra i corridoi, alcuni criminali si sporsero attraverso le sbarre, per attirare la sua attenzione, poiché avevano intuito, che ormai era lui il signore indiscusso di Andros. Tuttavia, Valtor li ignorò, proseguendo a passo deciso, in direzione della meta.
Indossando un completo bordeaux in lino, un paio di stivali costosi, e avendo i lunghi capelli lisci ben pettinati, sembrava un pesce fuor d’acqua, rispetto al luogo triste e misero in cui era.
Lo stregone si fermò davanti a una cella, distante dalle altre, nella quale si trovava il nonno di Musa.
L’uomo anziano era seduto sul pavimento freddo, ed aveva i polsi incatenati a delle manette magiche, che gli avrebbero impedito di praticare incantesimi per fuggire. Non aveva propriamente un bell’aspetto: si notava dal suo sguardo quanto fosse disidratato, il che poteva essere considerato un eufemismo su Andros. Inoltre, non potendo adoperare la magia, si sentiva debole.
Valtor lo aveva fatto prigioniero la settimana precedente, e, da quel momento in avanti, si era rifiutato di mangiare, poiché lo stregone non sembrava disposto a rivelargli il motivo del rapimento.
La situazione sarebbe cambiata negli istanti che seguirono.
Il cattivo si piegò sulle ginocchia, avvicinandosi alle sbarre della cella, e porgendogli un vassoio con un bicchiere d’acqua e una minestrina.
-Ti consiglio di accettare il pasto, stavolta, perché ho intenzione di svelarti tutto. – esordì lo stregone, altezzoso, allungando il braccio. I due si scrutarono per qualche secondo, mantenendo lo sguardo fisso, e aspettando che l’altro cedesse. Alla fine, il nonno abbassò il capo, arrancando fino al cibo, che afferrò con foga, utilizzando l’ultimo briciolo di forza che gli rimaneva.
-Cosa vuoi da me, Valtor? – sussurrò l’uomo anziano, poiché aveva la gola secca, dato che non parlava da giorni. Si portò il cucchiaio, ripieno di minestra, alla bocca, e ne ingerì il contenuto. Non aveva un buon sapore, ma gli sembrò di aver recuperato le forze dopo un solo boccone, quindi prese a mangiare frettolosamente.
-Tua nipote. – ammise, sorridendo compiaciuto. Nessuno avrebbe mai conosciuto il vero piano di Valtor, però, in quel frangente, confessò parte delle sue intenzioni. Infondo, il nonno non aveva modo di scappare, per cui avrebbe custodito quel fardello, impotente. – La farò passare al lato oscuro.
Il nonno spalancò gli occhi, sbigottito. Lui conosceva lo stregone da tanto tempo, e sapeva che, dietro a quella frase criptica, si nascondeva molto di più. Infatti, si scervellò, tentando di comprendere dove volesse andare a parare. Ma, la mancanza di ossigeno e glucosio nel sangue, gli impedì di giungere ad una conclusione.
Poi, conosceva anche sua nipote, e, poteva affermare con certezza che non si sarebbe lasciata sedurre dal male. Il cuore di Musa era stracolmo di bontà, poiché l’aveva cresciuta così. Quindi, la rivelazione di Valtor provocò ilarità nell’anziano signore.
-Lei è più forte di te, e non accetterà mai. – sottolineò, ridacchiando divertito. Tuttavia, a causa della debolezza del suo corpo, la risata uscì come un gemito soffocato. Avvicinò una mano alla bocca, e la tosse scosse l’organismo del nonno.
Il sorriso non era ancora scomparso dal volto dello stregone, perché lui pensava di avere già la vittoria in tasca. Avrebbe scoperto a sue spese, che in realtà gli avversari erano molto agguerriti.
-Oh, ma è per questo che sei qui. – confessò, rilassato, tornando in posizione eretta, e incrociando le braccia al petto. Il nonno seguì i suoi movimenti, senza distogliere mai lo sguardo, aspettando trepidante che Valtor terminasse la frase. – Tu sei il mio piano B.
Stavolta, non necessitò di ulteriori spiegazioni. Aveva compreso quanto fosse crudele il piano dello stregone, e si sentì perso all’idea di non poter intervenire per evitarlo.
Lui avrebbe spinto Musa oltre il limite, ricattandola, e, poiché si trattava del nonno, lei avrebbe ceduto, provocando caos e distruzione.
Un sabotaggio dall’interno, geniale.
Detto ciò, Valtor alzò i tacchi e si preparò a ripercorrere il cammino a ritroso.
-Ti abbiamo già sconfitto una volta, perché la luce prevale sempre sull’oscurità! – il nonno si aggrappò alle sbarre, e adoperò tutta la voce che gli era rimasta, affinché capisse, che i buoni non avrebbero smesso di lottare. Ottenne la reazione sperata, dato che Valtor interruppe la camminata e girò il capo.
L’anziano signore socchiuse gli occhi, trattenendo invano il fiatone, causato dallo scatto che aveva appena fatto, e sperò di non risultare pietoso in quelle condizioni. Tale affermazione creò una crepa nella corazza di ghiaccio del cattivo, destabilizzandolo. Anche se, cercò di non darlo a vedere.
-E se spegnessi quella luce? – la domanda non era rivolta a nessuno in particolare, ma provocò inquietudine nel nonno, il quale non ebbe il tempo di rispondere per le rime, poiché Valtor accelerò il passo, dirigendosi verso l’uscita della prigione.
 
Alfea
Il consenso di Faragonda aveva reso Musa felicissima, poiché significava che la sua idea poteva realizzarsi, prendere vita. Nonostante non si aspettasse di convincerla subito, adesso era arrivato il momento di elaborare un piano. Infatti, mentre si dirigeva verso la camera di Stella, reggeva sulla mano destra un vassoio, il quale conteneva una speciale colazione – da – compleanno, e utilizzava la sinistra per scambiarsi messaggi con Riven, al fine di accordarsi sui dettagli.
Sì, lei era mancina.
Dopo una serie di discussioni, accompagnate da faccine minacciose, avevano trovato un punto d’incontro: la festa sarebbe cominciata alle 20, e avrebbe avuto come tema gli anni ’80, poiché, a detta di Riven, la fata del Sole e della Luna adorava quel periodo.
Musa era rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che, le differenze tra la Terra e la Dimensione Magica, diminuivano ogni giorno di più.
Il ruolo assunto dalla fata novella consisteva nell’essere il leader del piano, quindi delegare i lavori pesanti agli Specialisti, intanto che lei distraeva Stella.
Infondo, era una signora, e non si sarebbe sporcata le mani.
Invece, le Winx avevano proposto di occuparsi del catering e Musa non ebbe nulla da obiettare.
Giunse davanti alla porta della Principessa di Solaria, si mise il telefono in tasca, e diede un leggero colpo, poiché non voleva imbattersi in un’ipotetica furia, in caso interrompesse il suo sonno sacro.
Eppure, nessuno rispose.
Provò ancora, ma non ottenne alcun segnale di vita, quindi decise di entrare senza permesso.
-Buongiorno! – esclamò, una volta appurato che Stella non stesse dormendo, e si richiuse la porta alle spalle. Avanzò in direzione del letto disfatto e vi appoggiò il vassoio, guardandosi intorno. La sensazione che aveva percepito, varcando la soglia, era quella di un pesante odore di chiuso misto a qualcos’altro, che, però, non riusciva ad identificare. – Oggi qualcuno si è dimenticato di fare colazione. Per fortuna, ci ho pensato io a chiedere un favore alla cuoca!  
Affinando l’udito, Musa sentì lo scrosciare dell’acqua, per cui dedusse che la fata del Sole e della Luna doveva trovarsi sotto la doccia. Sebbene fossero trascorse solo due settimane dal loro primo incontro, aveva avuto modo di conoscerla, e, poteva affermare con certezza, che non sarebbe uscita di lì prima di mezz’ora.
Quindi, ne approfittò per curiosare in giro.
La camera di Stella era senza dubbio una delle più ampie che avesse mai visto, da quando frequentava Alfea. D’altronde, lei era una principessa, e meritava il meglio. Infatti, non aveva nemmeno una compagna di stanza.
Adiacente alla finestra vi era il letto a baldacchino, il quale aveva una forma circolare, ed era rivestito da un copriletto color salmone. Oltre a ciò, delle tende celesti lo sovrastavano, e Musa pensò che fossero molto utili per impedire alla luce del giorno di insinuarsi.
Uno specchio avente una cornice dorata, era affisso sul muro, e si trovava proprio tra il letto e una scrivania. La ragazza dai capelli blu non si sorprese nel notare, che la superficie fosse principalmente costituita da cosmetici, piuttosto che da libri scolastici. Infatti, le spuntò un sorriso.
Tornando a sedersi sul letto, una scatolina chiusa ermeticamente, lasciata sul comodino, attirò la sua attenzione. L’afferrò, e, dopo aver svitato il coperchio, si versò parte del contenuto sulla mano.
Polvere di fata.
Non aveva ancora avuto l’occasione di osservarla da vicino, dato che il suo apprendistato era iniziato da circa una settimana. Però, l’aveva studiata durante l’ora di Storia della Magia della professoressa Daphne, e ne conosceva le proprietà.
La polvere di fata era una sostanza che si manifestava per la prima volta al raggiungimento della trasformazione Enchantix, e si percepiva nelle ali. Aveva delle doti curative, poiché era in grado di risanare la maggior parte delle ferite di guerra, e, soprattutto, poteva spezzare gli incantesimi oscuri.
Tuttavia, la sorella di Miss Perfettina le aveva avvisate: la polvere di fata non doveva essere assunta in maniera incosciente, perché provocava assuefazione e conduceva alla dipendenza.
Pertanto, la domanda di Musa sorse spontanea: perché Stella ne custodiva una scorta?
Le sue ipotesi furono confermate, quando la fata del Sole e della Luna spalancò la porta del bagnò, rivelando il terribile aspetto che aveva ottenuto a causa di quella sostanza stupefacente. Infatti, il viso aveva perso il colorito roseo che la contraddistingueva, sostituendolo con un pallore spettrale. Gli occhi gonfi erano circondati da aloni rossi, ai quali si aggiungevano due occhiaie, che sottolineavano il fatto che non dormisse da giorni. Le labbra risultavano screpolate e secche.
Indossava un accappatoio rosa pastello, e, Musa ebbe come l’impressione che il suo corpo sembrasse ancora più fragile. I lunghi capelli biondi bagnati le ricadevano sulle spalle, fungendo da cornice a quel quadro spaventoso.
-Perché stai ficcando il naso nella mia roba?! – sbraitò Stella, in maniera aggressiva, incrociando le braccia al petto. Persino la voce aveva qualcosa di diverso: era più bassa, carica di risentimento. Musa posò prontamente la scatola sul comodino, nonostante ormai l’avesse colta con le mani nel sacco.
Letteralmente.
-Ti ho portato la colazione! – provò a sviare il discorso, sorridendo impacciata, e sollevando il vassoio, il quale giaceva sul letto. Sperò di riuscire a mantenerla tranquilla, giocandosi la carta della colazione. Insomma, era stata un’impresa ardua convincere la cuoca a preparare dei pancake al cioccolato, affiancati da un latte bianco caldo. Lì, le persone andavano avanti nutrendosi di aria. – Buon compleanno!
Stella alzò gli occhi al cielo, annoiata. Gli anni precedenti avrebbe adorato trovarsi al centro dell’attenzione, ma non quel giorno. La sua nascita le ricordava la vita di sofferenze e rinunce che aveva condotto fino a quel momento.
Non sarebbe stato più così.
-Oh, beh grazie. – la canzonò, mostrando un sorriso di circostanza, il quale assomigliava a una smorfia. Prese tra le mani il vassoio, e lo appoggiò prepotentemente sulla scrivania, rischiando di rovesciare il contenuto della tazza. Poi, tornò da Musa, e, aveva stampata in volto un’espressione talmente cattiva che la ragazza dai capelli blu fu costretta ad indietreggiare, spaventata. – Ora, rispondi alla mia domanda: perché stai ficcando il naso nella mia roba?
Musa non aveva mai interagito con un drogato, prima d’ora, quindi non era affatto esperta in materia. Certo, ne aveva visti nel corso della sua vita da umana, ma non si aspettava che fosse un problema che affliggeva anche i giovani, in un mondo, il quale appariva apparentemente perfetto.  
Pertanto, non sapeva come approcciarsi.
-Stella, ti stai drogando!? – uscì più come un’esclamazione che una domanda, però aveva bisogno di sentirselo dire. Altrimenti, la situazione non sarebbe sembrata reale. La sua parte ingenua sperò vivamente di sbagliarsi, e che Stella avesse passato solo una nottataccia. Ma, infondo, era certa di aver indovinato. – Hai un aspetto terribile!
L’intenzione di Musa era quella di intaccarla in ciò che le importava di più, affinché crollasse. Purtroppo, le persone che hanno una dipendenza, sono le prime a negare il problema. Infatti, Stella finse di non curarsene, scrollando le spalle con fare seccato.
-Grazie tante. E quindi? Posso smettere quando voglio. – la ragazza dai capelli blu dovette trattenersi dal ridere, poiché Stella sembrava non capire che una volta dentro, uscirne era assai difficile. A volte, quasi impossibile.  Lei aggrottò le sopracciglia, con aria di sfida, come se dovesse convincere più se stessa che gli altri. – Inoltre, le creature magiche non possono morire se si fanno di polvere di fata.
Questo era vero, però Musa aveva letto nel libro che la suddetta sostanza, se ingerita sovente, provocava danni permanenti nei cinque sensi, o peggio, nei poteri magici. Stella ricopriva il ruolo di sua mentore e guida, e non poteva permettersi di rimbecillirsi da un giorno all’altro.
Per cui, decise di investigare, al fine di arrivare alla fonte del problema.
-E’ per tuo padre? – chiese, senza preamboli. La barriera che Stella si era creata, iniziò a sgretolarsi. Infatti, non appena Musa nominò Re Radius, le lacrime premettero negli occhi della fata, impazienti di uscire e inondarle il viso. Eppure, rimase in silenzio, incapace di proferire parola, e fissando un punto nel vuoto. Se l’avesse fatto, la sua voce si sarebbe spezzata in un pianto disperato. – Puoi parlare con me, Stella!
In quel momento, la fata del Sole e della Luna crollò. Si accasciò sul letto, scoppiando in lacrime. Di solito, sarebbe stata in grado di controllare le sue emozioni, ma, l’assunzione compulsiva di polvere di fata, le rendeva squilibrate.
Musa andò a sedersi cauta accanto a lei, poiché non voleva invadere il suo spazio vitale in un frangente così delicato. Si avvicinò lentamente, cingendole le spalle con le braccia, come se avesse paura di toccarla, temendo che potesse respingerla.
Invece, Stella si abbandonò in quell’abbraccio, coprendosi il volto con le mani, per la vergogna.
-La vita è dura, io ci provo. – biascicò, tra un singhiozzo e l’altro. Il petto le si abbassava e le si alzava velocemente, quindi Musa allentò la presa, affinché riprendesse a respirare in maniera regolare. – Però mio padre non mi parla, Brandon mi ha lasciata per telefono e…
Non terminò la frase, perché riprese a piangere. La fata novella le accarezzò i capelli, tentando di calmarla. In realtà, l’ultima confessione l’aveva resa piuttosto interdetta: insomma, che razza di persona è una che lascia l’amore della sua vita per telefono?
Uomini.
-Quando mi drogo, ho delle visioni e spesso c’è Brandon. – proseguì, allontanandosi da Musa, e asciugandosi le lacrime. La ragazza dai capelli blu rabbrividì all’idea che fosse già arrivata a quello stadio. Doveva intervenire, assolutamente. – Non è per il sesso, è solo che mi manca.
Wow, quante passioni in comune avevano gli adolescenti terrestri e quelli della Dimensione Magica. Seriamente, per Musa era inconcepibile il fatto che una persona troncasse una storia senza fornire ulteriori spiegazioni.
Quei due avevano bisogno di confrontarsi e lei conosceva il modo e la situazione affinché ciò avvenisse.
-Certo, la vita è dura, ma sei tu a decidere quanto renderla tale. – rientrava nel repertorio delle frasi criptiche del nonno, che solo adesso riusciva a comprendere pienamente. Musa si alzò in piedi, cercando in se stessa tutta la positività da trasmettere alla sua mentore. – Poi, oggi è il tuo giorno! Quindi noi adesso usciremo, dimostrando al mondo, e a Brandon, che non sono degni di averti.
Alla fine, un sorriso spuntò sul volto di Stella, e Musa già la considerò una vittoria. Non fu difficile convincerla, dato che le propose di andare a fare shopping. Ma, la fata del Sole e della Luna era ignara del fatto che fosse uno shopping mirato, per la sua festa a sorpresa.
Inoltre, Musa realizzò solo in quel momento quanto il piano elaborato da lei e Riven fosse concreto: dopotutto, avrebbe dovuto davvero distrarla.
Le persone sfuggono via come il vento.
Spesso, coloro che ci circondano,
 sono quelli distanti anni luce.
Loro non comprenderanno mai il tuo essere semplicemente speciale,
perché non hanno visto le lacrime nascoste dietro a un sorriso.
 
Fonterossa, la sera
Dopo aver trascorso l’intera giornata a Magix, in cui Musa aveva approfittato per acquistare ulteriori decorazioni per la sua stanza, tra spese, confessioni e cibo, le due fate stavano tornando ad Alfea. Nonostante Stella non sapesse, ciò che gli altri avevano architettato in occasione del suo compleanno.
Riven aveva suggerito alla ragazza dai capelli blu di prendere l’autobus 1012 (sì, perché nella Dimensione Magica i bus avevano quattro cifre), poiché vi era una fermata che consentiva di accedere liberamente alla scuola per Specialisti e Maghi.
Musa rimase impressionata, quando vide il veicolo spiccare il volo, affinché potesse raggiungere la piattaforma di atterraggio della scuola. Difatti, il collegio maschile di Fonterossa era probabilmente l’edificio più imponente che lei avesse mai scorto: sospeso nello spazio vuoto, forma triangolare rovesciata, rivestito in metallo nella parte inferiore, dove si trovavano i dormitori, classificati in ordine d’età. Mentre, la parte superiore era ricoperta da una tettoia in rosso mattone, composta da una serie di giardini, ed infine, da una cupola, la quale rappresentava l’arena in cui si svolgevano scontri, spettacoli e, come nel loro caso, feste.
-Musa, perché siamo qui? – domandò la fata del Sole e della Luna, ignara, una volta scese dal veicolo, mentre si accingevano a salire al piano superiore, mediante un ascensore. Stella era bionda, quindi non l’avrebbe mai capito. Inoltre, nello stato d’astinenza in cui era, sarebbe stato impossibile formulare un ragionamento logico.
Eppure, durante il corso della giornata, la Principessa si era riformattata, mascherando l’aspetto orribile di quella stessa mattina, e nessuno avrebbe mai ipotizzato che stesse facendo uso di droghe.
Indossava un tubino aderente verde smeraldo, il quale risaltava le sue forme, arrivava a metà della coscia, e la clavicola era contornata da una pelliccia color rosa pastello, che si abbinava con gli orecchini a forma di cuore.
I lunghi capelli biondi erano sciolti, fatta eccezione per la frangia, che l’aveva raccolta attraverso alcuni fermargli, lasciando intravedere la fronte. Ai polsi portava dei braccialetti delle stesse tonalità del vestito, mentre ai piedi aveva un paio di scarpe col tacco.
Musa aveva la certezza che sarebbe stata la più bella quella sera. Infondo, Stella era la festeggiata.
-Aspettami qui. – le ordinò, uscendo dall’ascensore, ritrovandosi nel giardino di Fonterossa, il luogo concordato per inscenare la sorpresa. Musa si diresse verso la sala ricreativa degli Specialisti, con l’intenzione di depistarla, mentre Stella rimase lì, sul portico, a contemplare la notte illuminata da innumerevoli astri. – Cerco Riven, e poi ce ne andiamo.
La scusa che avevano deciso di utilizzare, consisteva nel dover consegnare allo Specialista gli orari scolastici di Musa, affinché lui potesse organizzarsi con i suoi. Chiaramente, era una bugia, poiché l’orario definitivo non sarebbe stato reso pubblico prima di settembre.
Ma questo Stella non poteva saperlo.
La ragazza dai capelli blu proseguì la camminata a passo deciso, fin quando non si rese conto che la sua mentore non la stava più guardando, infatti si nascose dietro una colonna. Volse lo sguardo verso il cortile e notò con piacere i visi di Winx e Specialisti, appartati a ridosso degli alberi, come stabilito.
Attirò la loro attenzione, e, sollevando un braccio, li sollecitò ad invadere il campo visivo di Stella, in seguito al conto alla rovescia.
3,
2,
1.
-Sorpresa! – esclamarono voci, che la fata del Sole e della Luna conosceva. All’improvviso, sbucarono dal nulla Winx e Specialisti, facendola sobbalzare per lo spavento. Nessuno le aveva mai organizzato una festa a sorpresa, nonostante fosse una principessa. Lei era abituata a celebrazioni in grande, però la rendeva felice pensare che qualcuno ci tenesse così tanto da preparare ciò. Quindi, la prima reazione che ebbe fu quella di shock completo: non si capacitava di quanto stesse accadendo, sbatteva ripetutamente le palpebre per capire se fosse un sogno o meno, e la bocca era spalancata con il fine di sottolineare la sua incredulità. – Buon compleanno!
Dopo aver compreso che non si trattasse di un sogno, Stella avrebbe voluto piangere di gioia. Le sue emozioni erano ancora fuori controllo a causa della polvere di fata, e sarebbe scoppiata lì, se le Winx non fossero corse a stritolarla, in un tipico abbraccio di gruppo tra amiche.
Si sentì a casa, per la prima volta dopo mesi, e il suo corpo si rilassò, godendosi il momento. Tra le loro braccia, Stella abbandonò persino l’idea di continuare a drogarsi. Non aveva bisogno di assumere stupefacenti, se era circondata da così tante persone che le volevano bene. Purtroppo, l’ipotesi fu accantonata negli istanti che seguirono, quando osservò gli Specialisti e vide Brandon.
Il cuore prese a batterle all’impazzata, e il corpo si irrigidì di nuovo, immobilizzandola. Durante il corso della settimana precedente, aveva tentato di immaginare come sarebbe stato il loro primo incontro di seguito alla rottura, e dedusse che non sarebbe stata pronta neanche tra un milione di anni.
La presenza dello Specialista influenzava ancora la vita di Stella, e lei sperò vivamente che non facesse nulla, altrimenti avrebbe pianto sul serio, senza riuscire a contenersi. Infondo, abusando della polvere di fata, aveva rimandato una reazione che il corpo necessitava di sperimentare, per poter andare avanti.
Per fortuna, Brandon rimase accanto ai suoi amici, osservando il caloroso abbraccio tra le Winx, e sforzandosi di sorridere, al fine di mascherare le emozioni contrastanti che stava provando. Lui non voleva nemmeno partecipare alla festa, però era stato convinto dagli altri Specialisti, i quali non sapevano che si fossero lasciati.
Si odiava per averla fatta soffrire, troncando la loro relazione in quel modo, ma restava convinto che le sue motivazioni fossero giuste. Se avesse avuto l’occasione di trovarla da sola, glielo avrebbe spiegato quella sera.
-Grazie ragazze, davvero. – confessò Stella, sciogliendo l’abbraccio e facendo qualche passo a ritroso. Si obbligò a sorridere, poiché non avrebbe permesso a Brandon di rovinarle la serata. Eccetto Musa, nessun altro era a conoscenza che lui l’avesse mollata per telefono, ed era meglio così. Insomma, aveva una reputazione da mantenere! – Siete state geniali ad organizzare il tutto senza che mi accorgessi di nulla. Temevo lo aveste dimenticato.
La fata del Sole e della Luna non poteva immaginare che l’idea fosse nata dalla mente diabolica di Musa. Negli ultimi tre anni, erano state le Winx le sue persone, quindi non riusciva nemmeno a pensare che una ragazza appena conosciuta, fosse capace di sforzarsi tanto per renderla felice.
Flora, che era la più umile del gruppo, intervenne affinché la Principessa di Solaria scoprisse la verità.
-Veramente, il merito è di Musa. – rivelò, indicando la ragazza dai capelli blu, la quale era rimasta in disparte, poiché ancora non si sentiva parte integrante della comitiva. Infatti, si allontanò dal portico, da dove aveva osservato la scena, per dirigersi verso gli altri.
Sorrise timidamente, dato che detestava essere al centro dell’attenzione. Probabilmente, se avessero organizzato un evento del genere in occasione del suo compleanno, si sarebbe chiusa in bagno per tutta la durata della festa. Musa era fatta così: evitava di prendersi il merito, anche quando doveva farlo.
Inoltre, avrebbe voluto schiaffeggiarsi, perché aveva spedito la lista degli inviti prima che la Principessa di Solaria le confidasse di essersi lasciata con Brandon. Mettendola, di conseguenza, in difficoltà.
In cuor suo, forse Stella l’aveva sempre saputo, infatti non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni, poiché improvvisamente tutto divenne chiaro: Musa si era impegnata affinché uscisse dalla sua stanza, e si rendesse presentabile, mentre Winx e Specialisti si occupavano del resto.
Wow, che piano geniale!
Le due non si abbracciarono, perché non era sufficiente un contatto fisico, a sottolineare quanto la fata novella avesse fatto per la sua mentore, durante il corso dell’intera giornata. Musa l’aveva vista in uno dei suoi momenti più oscuri, e Stella non doveva ringraziarla per averle organizzato una festa.
Lei già lo sapeva.
Quindi, si scambiarono una serie di sguardi, dietro ai quali vi si nascondevano parole non dette, ma sentite.
Poi, Riven comparve sulla scena, parlando per la prima volta da quando si trovavano lì.
-Non menzionate il mio contributo, mi raccomando! – sbraitò, fingendosi offeso, e facendosi largo tra la folla, mostrando tutto il suo fascino. Indossava un paio di pantaloni grigio scuro, che mettevano in risalto il colore dei capelli, e una camicia di cotone bordeaux, abbottonata distrattamente, la quale lasciava intravedere il petto dello Specialista. Infine, al collo portava un foulard nero, che rispettava fedelmente il tema del party. Era la prima volta che Musa lo vedeva in borghese, e dovette ammettere a se stessa che non fosse affatto male. Inoltre, sperò di non essere arrossita, poiché aveva ripensato alla situazione imbarazzante, che si era creata tra i due, solo qualche ora prima. – Tanti auguri, Stella.
Negli istanti che seguirono, accadde l’impensabile: Riven abbracciò Stella, e lei ricambiò.
Non era un abbraccio qualsiasi, sembrava confidenziale. Si conoscevano da moltissimo tempo, e il legame che li univa non poteva essere spiegato a parole. Lo Specialista si sentiva in colpa per averla evitata nell’ultimo periodo, quindi desiderò di rimediare alle sue mancanze attraverso quel gesto. D’altra parte, ogni volta che le possenti braccia di Riven avvolgevano il corpicino esile di Stella, lei provava sicurezza.
Quella sera non fu da meno, e fu felice che Musa avesse scelto proprio lui come aiutante. Infondo, era la persona adatta: conosceva lati di lei celati al resto del mondo.
La ragazza dai capelli blu rimase sconcertata di fronte a ciò che stava succedendo. Certo, lo Specialista le aveva rivelato di aver fatto la sua conoscenza tanti anni prima, quindi inizialmente la fata novella aveva pensato che si fosse instaurata un’amicizia profonda tra i due.
E, se in quell’abbraccio si nascondesse qualcosa di più?
Musa non aveva idea del perché stesse elaborando la suddetta teoria. Forse, era dettata dal fatto che, la stessa mattina, Riven ci aveva provato spudoratamente con lei, e adesso stava stringendo in maniera calorosa Stella, e lui non era un tipo espansivo, questo l’aveva capito.
I suoi sentimenti erano un misto di incertezza e fastidio, nonostante non ne comprendesse il motivo. Infondo, avevano trascorso insieme soltanto un paio di settimane: potevano essere considerate sufficienti per provare gelosia nei confronti di qualcuno?
Preferì non darsi una risposta, poiché non le sarebbe piaciuta.
O forse sì.
-Che la festa abbia inizio! – esclamò Riven, interrompendo il momento catartico, pur mantenendo un braccio intorno alle spalle di Stella, mentre utilizzava l’altro per incitare Winx e Specialisti a dirigersi verso l’arena. Gli altri si avviarono, entusiasti all’idea di mangiare, bere e divertirsi, invece Musa aspettò di essere l’ultima, per incamminarsi.
La sua testa era piena di pensieri, ma decise di metterli a tacere, per il momento, e godersi la serata.
 
Durante la festa
Il risultato ottenuto fu strabiliante: ai lati, avevano allestito alcuni tavoli, i quali erano stati suddivisi rispettando le passioni di Stella (trucchi, vestiti e scarpe), per permettere alle persone di consumare un pasto sedute, o semplicemente, per riposarsi tra un ballo e l’altro.  In quel momento, la preside Faragonda sorseggiava una bevanda assieme all’ispettrice Griselda, la quale era affiancata dal professor Palladium. Musa decise di invitare anche gli insegnanti, poiché, sin da subito, aveva compreso quanto non ricoprissero solo quel ruolo nei confronti delle studentesse. Infondo, erano maestri di vita e lei riteneva giusto che partecipassero ad un passo così importante nel percorso della fata del Sole e della Luna.
Il perimetro dell’arena era addobbato da innumerevoli striscioni verdi, il colore preferito della festeggiata. Quando Riven glielo aveva rivelato, la ragazza dai capelli blu rimase parecchio stupita, poiché convinta che fosse il rosa.
Al centro della pista fate e Specialisti ballavano spensierati, seguendo il ritmo della musica, e scattandosi occasionalmente qualche foto. Invece, Musa si trovava vicino al tavolo delle bevande, e teneva in mano un bicchiere di punch al limone. Sembrava essere il drink più alcolico in quella dimensione, perciò dovette accontentarsi.
Nonostante fosse fiera del successo riscontrato, non riusciva a divertirsi. Ad eccezione delle Winx e i loro rispettivi ragazzi, non conosceva nessuno e non era mai stata brava a stringere nuove amicizie. L’esperienza glielo dimostrava. Infatti, le pareva di essere tornata indietro nel tempo, quando Andy la trascinava ai party contro la sua volontà e lei si annoiava terribilmente.
Scrollò le spalle, con l’intenzione di allontanare qualsiasi ricordo che riguardasse quella persona orribile. Adesso stava vivendo la vita alla quale era sempre stata destinata, e sebbene avesse incontrato ostacoli durante la strada, lei ce l’avrebbe fatta a renderla diversa dalla precedente.
-Come mai gli organizzatori di una festa sono coloro che se la godono di meno? – domandò Riven, comparendo dal nulla, facendo sobbalzare la fata novella, la quale era immersa nei suoi pensieri, e versandosi del punch in un bicchiere. Appoggiò la caraffa sul tavolo, afferrando il suo drink, e voltò il capo in direzione di Musa, aspettando una risposta che, tuttavia, lei non aveva. – Insomma, guarda: hai creato tutto questo in meno di 24 ore. Dovresti essere soddisfatta di te stessa.
La ragazza dai capelli blu deglutì, tentando di formulare una frase sensata. Ogni volta che lo vedeva, non poteva fare a meno di pensare a ciò che era accaduto la stessa mattina, e non comprendeva come mai lui fosse così tranquillo. Inoltre, l’immagine dell’abbraccio tra lo Specialista e Stella, perseguitava senza sosta la mente della fata, disturbandola.
-Non avrei potuto farlo senza il tuo aiuto. – ammise, spiazzandolo. Infondo, era vero: se non avesse avuto le conoscenze di Riven, non sarebbe stata in grado di organizzare tale evento. Lui si stava portando il bicchiere alla bocca, ma, in seguito a quell’affermazione, rimase a fissarla, incuriosito. Notò che indossava un top a righe colorate, il quale aveva una sola manica lunga e le lasciava scoperta gran parte della pancia, dei pantaloncini di jeans e un paio di sneakers. Naturalmente, i capelli erano raccolti in due codini. – Grazie mille, a proposito.
Riven annuì, e bevve un sorso del suo drink, trovandolo abbastanza buono. Musa fece lo stesso. Entrambi si scambiarono sguardi complici, dietro ai quali si nascondevano parole che non avevano il coraggio di dire. Lei avrebbe voluto accennare all’episodio divertente di quella mattina, ma non sapeva come introdurre il discorso, per cui rimase in silenzio. Lui avrebbe voluto complimentarsi per il suo abbigliamento, però non aveva idea di come approcciarsi, senza risultare volgare.
-Perché hai abbracciato Stella prima? – chiese Musa, deglutendo e allontanando il bicchiere, e interrompendo il silenzio imbarazzante che si era creato. Distolse lo sguardo, poiché non riusciva a reggere il contatto visivo. Era giunta alla conclusione, che non si sarebbe divertita fin quando non avesse scoperto la verità. Non conosceva le ragioni del suo malessere, e sperò che Riven le desse la risposta che stava cercando. – Mi siete sembrati intimi.
Lo Specialista dovette trattenersi, altrimenti sarebbe scoppiato a ridere e non avrebbe più smesso. Non pensava di essere costretto a spiegare un gesto così naturale. Lui voleva bene a Stella, quindi gli sembrava il miglior modo per dimostrarglielo. Eppure, dal tono di voce utilizzato dalla fata novella, capì che, forse, i suoi fini erano altri.
-Sei gelosa? – la punzecchiò, attirandone l’attenzione, poiché i loro occhi tornarono a incrociarsi. Riven sorrise fiero, dato che comprese di aver toccato un tasto dolente. Infatti, Musa arrossì, per poi squadrarlo e inarcare un sopracciglio. – Stella ed io siamo amici da moltissimo tempo.
Anche se, tale termine non era sufficiente a descrivere il loro rapporto. Il sentimento che li univa era talmente profondo e positivo, che aveva superato gli errori di entrambi. Spesso lui si chiedeva cosa avrebbe fatto, se non avesse avuto al suo fianco una persona come la fata del Sole e della Luna.
Inoltre, confessare alcune delle motivazioni per cui aveva abbracciato Stella, significava riportare alla luce il suo passato, e Riven non era ancora pronto a condividerlo con lei.
-Cosa?! Io? No! – esclamò convinta. Poi prese a giocare con una ciocca dei capelli, e la suddetta azione rendeva evidente che stesse mentendo. Eppure, non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce. Sorrise nervosa, cercando di non distogliere nuovamente lo sguardo, nonostante avesse voluto farlo. – Mi sembrava strano, tutto qui.
Stavolta fu Riven a girare il capo. Scrutò i volti di ogni invitato, fin quando non posò gli occhi sulla festeggiata: Stella si trovava al centro della pista, insieme alle Winx, e pareva divertirsi come una pazza.
Appunto, non era vero.
Chiunque, prestando maggiore attenzione, avrebbe notato le risatine eccessive, l’affetto che dimostrava nei confronti di persone che non la conoscevano davvero, e il ballare canzoni che non le piacevano affatto.
-Sta fingendo di divertirsi, anche se non capisco il motivo. – affermò lo Specialista, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Musa si sentì malissimo, poiché necessitava di condividere quel fardello con qualcuno, ma non sapeva se potesse fidarsi o meno di lui. Quindi, si limitò a scrollare le spalle. – Tu ne sai qualcosa?
Per fortuna, il professor Codatorta impedì alla ragazza dai capelli blu di rispondere, perché parlò attraverso il microfono, facendo ammutolire gli ospiti.
-Adesso, è arrivato il momento più speciale della serata. – esordì, stringendo saldamente il microfono, affinché la voce uscisse forte e chiara. Gli invitati interruppero le loro azioni, per scoprire di cosa stesse parlando l’insegnante. Infatti, nonostante l’uomo fosse bravissimo nelle arti marziali, si sentì a disagio, quando vide tutti quegli occhi puntati addosso. Anche se, proseguì lo stesso. – Musa canterà una canzone in occasione del compleanno di Stella!
Tutti spostarono lo sguardo sulla fata novella, incluso Riven, sebbene lui sapesse. Ora che era stata chiamata in causa, non poteva più tirarsi indietro.
La principessa di Solaria sorrideva curiosa, poiché non vedeva l’ora di ascoltarla. Non aveva dubbi che fosse bravissima, dato che, quando si esercitava sotto la doccia, la udiva sin dalla sua stanza, dall’altro lato del corridoio. Eppure, nessuno aveva mai cantato per lei.
Per cui, si sentì onorata.
-Augurami buona fortuna. – disse in tono di sfida a Riven, lasciandogli il suo drink. Si avviò verso il palco improvvisato, senza aspettare una risposta. Ma dovette fermarsi, poiché lui parlò, complicando ulteriormente la situazione tra di loro.
-Non ne hai bisogno. – il cuore di Musa perse un battito, però proseguì la sua camminata, nonostante tale affermazione l’avesse confusa. Lo Specialista non l’aveva mai sentita cantare, ma percepiva che sarebbe stata all’altezza e avrebbe stupito tutti quanti. Inoltre, una piccola parte di lui moriva dalla voglia di ascoltarla, sin da quando le era balenata in testa l’idea.
La fata novella giunse sul palco per esibirsi davanti a molte persone per la prima volta in vita sua, e, avrebbe scoperto tempo dopo, che non sarebbe stata l’ultima.
 
Musa si avvicinò al microfono a gelato, il quale era appoggiato su un’asta apposita, e lo strinse con entrambe le mani. Provò sicurezza, poiché si era sempre esercitata con quella tipologia. Inoltre, come già affermato in precedenza, nonostante lei detestasse essere al centro dell’attenzione, la situazione si ribaltava completamente, quando si trattava di cantare.
Fece un respiro profondo, da cui trarre coraggio, e schioccò le dita, affinché partisse la base.
-Buon compleanno, Stella! – esclamò entusiasta, mentre tentava di focalizzarsi sulla nota d’attacco. Da sempre, la reputava la parte più complessa, poiché l’inizio avrebbe determinato l’esito finale, che, purtroppo, o per fortuna, era fornito dal pubblico. Inoltre, l’ansia crebbe, nel momento in cui si rese conto, di esibirsi per la prima volta da sola. Non ci sarebbe stata alcuna band di supporto alle sue spalle, bensì lei e un microfono. – Ti auguro di pretendere un giorno in più.
La fata novella aveva le luci del palcoscenico puntate in faccia, quindi non poté scorgere la reazione della sua mentore, ma sperò vivamente che avesse recepito il messaggio. Musa non avrebbe permesso che lei si arrendesse per nessuna ragione al mondo.
 
Creo que el deseo más grande que tengo es volar.
La mente me ayudaria a acercarme a ti (a ti)
 
La ragazza dai capelli blu aveva scritto suddetta canzone, in seguito al sogno della settimana precedente. Era sempre stata una sua particolarità, ovvero quella di buttare giù dei testi in base alle emozioni che stava provando.
Musa alzò gli occhi al cielo, sperando, attraverso tali parole, di avvicinarsi alla misteriosa donna, la quale aveva affermato di essere sua madre.
Ahora mirame fijo a los ojos,
Siente el latido del corazón
Te aseguro que lo haré
Volando yo lo sé
¡Que voy a estar junto a ti!
 
Allontanò una mano dal microfono per indicarsi gli occhi, per poi portarla sul cuore. Le luci diminuirono l’intensità, permettendole di vedere il pubblico. Infatti, rimase colpita nel notare quanta gente fosse lì ad ascoltarla. Anche se, ormai l’ansia era sparita. Poiché poteva guardare le persone che aveva di fronte, Musa indicò Stella, la quale sorrise contenta.
 Regalame otro dia más
Porque quiero verte aquí
 
Abrazarte y sonreir.

Per scegliere il titolo della canzone, si era ispirata a quello che la Regina le aveva detto, cioè che avrebbero avuto un giorno in più. Lei aveva plasmato a sua immagine e somiglianza il discorso, trasformandolo in una supplica, senza conoscerne il motivo. Infondo, Musa era cresciuta con suo nonno, che le aveva trasmesso più amore di qualsiasi genitore fittizio. Quindi, la fata non capiva perché volesse abbracciare e sorridere insieme ad una persona che non aveva mai incontrato.
Regalame otro dia más,
porque tienes que saber
que anoche te soñé.
 
Afferrò il microfono, per poi staccarlo dall’asta e iniziare a camminare sulla scena. Non riusciva mai a stare ferma, quando si esibiva. Riven, il quale non si trovava molto distante dal palcoscenico, rimase estasiato nell’ascoltare la voce di Musa. Immaginava che fosse brava, ma, non appena attaccò col ritornello, un sorriso beato gli comparve sul viso.
Las cosas dificeles se van a arreglar
Y de ahora en más
Aunque estemos distantes
Sé que estaras cerca de mi.
 
Questa strofa era dedicata in parte a Stella, poiché, inconsciamente, aveva indovinato che qualcosa non andasse, ancor prima che lei si confidasse. Infatti, voltò il capo nella sua direzione.
Invece, la seconda parte si riferiva al nonno. Lui era una presenza costante, sebbene si trovasse in un altro universo al momento. Per sottolineare quanto ne sentisse la mancanza, allungò una mano verso il cielo, e la strinse a pugno. Come se, mediante quel gesto, potesse annullare le barriere che li separavano.
Es como si estueviese a tu lado
Siento mi corazon explotar
No hay manera de borrar
Tu sonrisa va a quedar
Dibujada en mi
 
Interruppe la camminata, poiché le note da raggiungere nel suddetto pezzo erano davvero alte, e Musa necessitava fermarsi, affinché eseguisse correttamente la respirazione col diaframma. Spalancò il braccio con il quale non reggeva il microfono, e, in seguito, portò una mano al petto, la quale evidenziava che il suo cuore stesse esplodendo. Tutti dovettero concordare con Riven, nell’aver avuto i brividi in quel momento. Lo Specialista non si impressionava facilmente, ma la voce della fata novella gli faceva venire la pelle d’oca, e sarebbe rimasto ad ascoltarla per ore, incantato.
Regalame otro dia más
Porque quiero verte aquí
Abrazarte y sonreir.
Regalame
otro dia más,
porque tienes que saber
 
Intonò il secondo ritornello con più enfasi, poiché l’attiva partecipazione del pubblico le trasmetteva sicurezza. Difatti, molte persone saltavano, urlavano, e cantavano con lei. Questo la rese immensamente felice, e avrebbe voluto piangere di gioia, però prima doveva concludere la canzone.
Voy a ayudarte a borrar
Todas las dudas que tengas
La unica cosa que importa eres tu
Estas en mi vida y ya
Sé que no terminará…
 
Musa si fermò all’estremità del palco, così da poter osservare gli invitati, e, inaspettatamente, nel pronunciare le prime due frasi della strofa, guardò dritto negli occhi Riven, il quale era stato lì tutto il tempo. Forse lo fece perché, in cuor suo, avrebbe voluto rivelargli quello che stava combinando Stella, e quindi, cancellare qualsiasi dubbio.
Successivamente, indicò di nuovo la fata del Sole e della Luna, poiché sentiva che sarebbe diventata una delle persone più importanti nella sua vita, e non l’avrebbe lasciata andare.
Regalame otro dia más
Porque quiero verte aquí
Abrazarte y sonreir.
Regalame
otro dia más,
porque tienes que saber
 
Tornò alla postazione iniziale, e rimise il microfono nell’asta. Le luci si alzarono, nascondendo il pubblico, e Musa guardò un punto fisso davanti a sé.
Que anoche te soñé.
 
Il pubblico applaudì per cinque minuti, e la ragazza dai capelli blu sorrise fiera, perché ce l’aveva fatta. Era stata in grado di esibirsi da sola, di fronte una folla di persone quasi sconosciute. Un paio di settimane prima non l’avrebbe mai immaginato, poiché riteneva che il suo sogno fosse stato archiviato dopo l’occasione persa, ma, in realtà, non sapeva, che era appena cominciato.
 
Vialetto di Fonterossa
Nel frattempo, Aisha aveva appena lasciato l’arena, per dirigersi verso la fermata dell’autobus, che l’avrebbe riportata ad Alfea. Non sopportava più di vedere Bloom e Sky scambiarsi effusioni dappertutto, poiché il comportamento della fata la faceva soffrire ed era stufa di sentirsi così. Eppure, nonostante la principessa di Andros si mostrasse forte agli occhi altrui, non era coraggiosa.
L’amore che provava nei confronti di Bloom l’aveva consumata a tal punto, da renderla impassibile ad eventi che avrebbe potuto cambiare, se solo l’avesse voluto. Quindi preferiva scappare, piuttosto che lottare per ciò in cui credeva.
-Perché stai andando via? – domandò una voce familiare, arrestando il suo passo svelto. Era Bloom, chiaramente. La loro relazione poteva essere definita come un tira e molla continuo: quando Aisha le dimostrava di essere presente, la principessa di Domino fuggiva, e viceversa. Un antico proverbio diceva che l’amore non è bello se non è litigarello, ma era davvero questo ciò che univa le due ragazze? La fata dei fluidi ebbe una sensazione di dejà vu, che le ricordò la loro prima volta. Anche se, quella sera, aveva la certezza, che non sarebbe terminata nello stesso modo. – Vuoi fare sesso? Perché io sono pronta. 
Tale affermazione confermò le sue ipotesi, e fece crescere in lei una rabbia, che sarebbe scoppiata negli istanti che seguirono. In quel momento, realizzò che, andandosene senza proferire parola, gliel’avrebbe data vinta.
Inoltre, Bloom non si era preoccupata minimante di abbassare la voce, quando le aveva rivolto quella domanda, e il suddetto gesto enfatizzava il fatto che non le importasse davvero di lei. Per la fata della Fiamma del Drago era stato semplice accettare la sua sessualità, mentre Aisha ci stava ancora lavorando. Ogni tanto si chiedeva, come avrebbero reagito i suoi genitori, all’idea che non si sarebbe mai sposata, o che non avrebbe avuto dei figli. Probabilmente, se si fosse confidata con loro, avrebbe causato una sofferenza immensa, infatti preferì evitare.
Ma, non poteva permettere che la principessa di Domino le calpestasse i sentimenti senza battere ciglio.
-Dio, Bloom! Io sono una persona! Ho dei sentimenti! – sbraitò, voltandosi, e adoperando un tono di voce talmente adirato, che la rossa dovette indietreggiare di qualche passo, temendo che potesse assalirla. Forse, all’epoca ne sarebbe stata in grado. I sentimenti negativi, che avevano oppresso il petto di Aisha fino a quel momento, stavano uscendo allo scoperto. Infatti, iniziava a sentirsi meglio. – Non sono il tuo giocattolo personale.
Per un istante, Bloom rimase interdetta. Colei che aveva sempre la risposta pronta, non sapeva cosa dire. Forse, in cuor suo, ci teneva davvero, ma non era mai stata capace di dimostrarglielo.
Quindi, si avvicinò e le cinse i fianchi, sorridendo maliziosa. Rimase sorpresa, nel vedere che Aisha non l’avesse respinta subito.
-Capisco. Sei arrabbiata con me perché non hai raggiunto l’orgasmo stamattina? – chiese, fingendosi ingenua. La fata dei fluidi avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo, ma non lo fece. Oh no, non se l’era presa per quello. Aisha detestava il fatto di dover essere sempre una seconda scelta, quando per lei Bloom era la prima. – Posso rimediare.
La principessa di Domino tentò di intrufolarsi nella sua intimità, infilando una mano al di sotto della gonna verde pisello che indossava, però Aisha interruppe l’azione sul nascere. Le afferrò il polso, e la spinse via violentemente.
Non era mai stata una persona manesca, ma l’incoerenza della fata la stava facendo impazzire.
-Lasciami in pace! – esclamò, non curandosi che qualcuno potesse ascoltarle e comprendere la situazione. Adesso, era soltanto stufa. Per la prima volta, da quando la conosceva, Bloom temette ciò che la ragazza era in procinto di dire. Gli occhi socchiusi, le sopracciglia aggrottate, e la bocca ridotta a una semplice linea, non preannunciavano nulla di buono. – Ho chiuso con questa storia, fin quando non capirai cosa vuoi, perché io già lo so.  
Detto ciò, Aisha alzò i tacchi e si incamminò verso la fermata dell’autobus, lasciando la fata sconvolta, che, inaspettatamente, si ritrovò il viso rigato dalle lacrime.
Alla festa
Il party stava giungendo al termine, poiché Stella aveva appena finito di scartare i regali, i quali erano stati molti, ma il suo preferito sarebbe rimasto indubbiamente la canzone di Musa. Non aveva ancora avuto modo di complimentarsi con lei, e non vedeva l’ora, dato che non conobbe mai nessun altro che cantasse così bene. Eppure, la fata novella sembrava essersi dissolta nel nulla.
Comunque, la principessa di Solaria rimirava un ciondolo a forma di rosa, donatole da Helia e Flora, quando Brandon fece la sua comparsa. 
Lo Specialista aveva atteso l’intera serata, poiché l’ex ragazza era sempre circondata da altre persone, per interagire con lei. Sentiva di doverglielo, altrimenti l’avrebbe catalogato come idiota per il resto della sua esistenza, e non lo desiderava affatto.
-Stella, possiamo parlare un minuto? – domandò cauto, siccome non l’aveva notato e preferiva non spaventarla. La fata del Sole e della Luna distolse l’attenzione dal regalo, e posò lentamente gli occhi su Brandon. Era esattamente identico al ragazzo delle sue visioni, ma, in qualche modo, lui risultava più reale.
Durante tutto il corso della settimana precedente, aveva fantasticato su un ipotetico confronto, in cui lo Specialista l’avrebbe implorata di tornare insieme, perché si era reso conto di aver commesso un errore. Eppure, ora che stavano vivendo il momento, Stella realizzò di non avere niente da dirgli.
Infondo, se l’avesse amata davvero, non avrebbe aspettato così tanto prima di farsi vivo.
-No, Brandon. Non voglio parlare con te. – ammise, adoperando il tono di voce più distaccato che possedeva. Lui rimase sorpreso, nell’udire tale risposta. Tuttavia, la conosceva bene, e riusciva a distinguere quando stesse scherzando o meno. Purtroppo, si trattava del secondo caso. Il ragazzo dai capelli castani non riteneva di avere ragione, però voleva che Stella lo ascoltasse. – Perché tu mi hai lasciata, per telefono, e io pensavo di essere sbagliata, invece sei tu ad esserlo.
Per troppo tempo, forse per tutta la vita, Stella si era sentita inferiore rispetto agli altri. Ostentare la sua bellezza era un mezzo per dimostrare di essere all’altezza. Probabilmente, tale comportamento fu scaturito dall’assenza quasi totale di una madre, dato che i genitori avevano divorziato quando lei era molto piccola.
In ogni caso, si ripromise che non sarebbe accaduto mai più. La fata del Sole e della Luna non aveva bisogno di un ragazzo per essere forte, e ne avrebbe dato prova a tutti quanti.
Soprattutto, a Brandon.
-Per favore, ascoltami. – la supplicò, provando a scalfire la corazza di ghiaccio che si era creata. Eppure, Stella non sembrava intenzionata a cedere. Si poteva intuire dallo sguardo annoiato che rivolgeva nei suoi confronti. Inoltre, ad un certo punto, si guardò intorno, disinteressandosi completamente di ciò che le stava dicendo, e sbadigliò. – Vorrei spiegarti il motivo per il quale ti ho lasciata.
La principessa di Solaria non necessitò ulteriori spiegazioni, poiché corrispondeva ad affondare il coltello in una ferita aperta, e scelse di evitare. Infatti, liquidò il discorso con un gesto della mano.
-Brandon, non mi interessa. – insistette, facendo una smorfia con la bocca. Lo Specialista provò a giocarsi l’ultima carta, ovvero lo sguardo da cane bastonato, poiché in passato aveva funzionato svariate volte. Tuttavia, se un tempo Stella si era lasciata convincere, adesso non sarebbe più successo. Difatti, afferrò la sua borsetta, e si preparò a sorpassarlo con nonchalance. – Ora, scusami, ma ho bisogno di farmi.
La fata del Sole e della Luna si avviò in direzione del giardino, per appartarsi dietro ad un albero e drogarsi in pace, separandosi da un Brandon incredulo, il quale purtroppo si sentiva impotente, poiché l’aveva persa.
Le persone non ci deludono,
siamo noi a sopravvalutarle.
Loro sono quello che sono sempre state,
eravamo noi che avevamo bisogno di vederle migliori.
 
Cortile di Fonterossa
In realtà, Musa non si era dissolta nel nulla. Aveva abbandonato la festa al termine dell’esibizione, per riflettere su quanto accaduto nel corso della giornata, e piangere, senza che nessuno la vedesse.
Lei non si considerava emotiva e debole, però forse era stata sopraffatta dagli eventi dell’ultima settimana: il sogno, lo strano comportamento di Riven, il segreto di Stella e il fatto di aver cantato in pubblico per la prima volta.
Quindi, l’unica via d’uscita che il corpo doveva aver trovato, poteva essere espressa mediante le lacrime, che ne rigavano il candido viso. 
Eppure, nonostante stesse esternando le sue emozioni più intime, non riusciva a sentirsi meglio. Provava ancora un forte dolore al petto, e detestava di non conoscerne la ragione. Aveva bisogno di urlare, ma chi l’avrebbe ascoltata?
-Eccoti qui. Ti stanno cercando tutti! – esordì una voce maschile alle sue spalle. Sebbene lo conoscesse da poco, avrebbe distinto il tono tagliente di Riven ovunque. Lo Specialista aveva notato l’allontanamento precoce della fata novella, e, in quanto suo guerriero, ebbe il dovere di andare a vedere dove si fosse cacciata. Percepì sollievo, quando la vide lì, adagiata al tronco di un albero, viva. Lei si irrigidì di colpo, non appena udì quell’esclamazione. Oltre a sentirsi fragile, ciò che Musa non tollerava, era mostrarsi così davanti agli altri. Non voleva che qualcuno la guardasse con compassione, o pietà. Dato che la ragazza dai capelli blu sembrava non rispondere, Riven insistette. – La canzone era bellissima. Certo, hai stonato un paio di volte…
Lui non lo pensava davvero. Infatti, non avrebbe mai dimenticato la sensazione di beatitudine che il canto di Musa era stato in grado di trasmettergli. Tuttavia, doveva provocare una reazione in lei, perché aveva compreso che non stesse affatto bene.
Tale affermazione ruppe la bolla di sapone in cui si era rinchiusa, e la fece uscire di testa, poiché l’unica attività che l’aveva sempre contraddistinta, era proprio il canto e nessuno doveva provare a giudicarla. Soprattutto uno Specialista, il quale non ne sapeva nulla.
-Come ti permetti?! – gridò, voltandosi e osservandolo per la prima volta, da quando era arrivato. La fata novella tentò di nascondere il fatto che avesse pianto, tirando su col naso e sistemandosi il mascara colato, ma inutilmente. Aggrottò le sopracciglia, e Riven capì che non avesse inteso la battuta, poiché intravide le vene fuoriuscire dal suo collo. – Sai perché ho scritto questa canzone?
No, lui non poteva saperlo.
Per tutta la settimana, avevano giocato agli amiconi, dimenticandosi che erano poco più che conoscenti, i quali si erano ritrovati a trascorrere del tempo insieme, poiché costretti da terze parti. Forse, in circostanze diverse, non si sarebbero mai parlati.
Comunque, lo Specialista scosse la testa, in silenzio. Se si fosse accorto prima dello stato emotivo instabile in cui era, non avrebbe osato proferire parola. Purtroppo, comprendere le ragazze gli risultava ancora un mistero.
-L’ho scritta in seguito ad un sogno, in cui c’era una donna la quale affermava di essere mia madre, quando io so per certo che è morta! – la voce si spezzò in un pianto, che Musa non riuscì a trattenere e si odiò per questo. Non ne aveva mai parlato con nessuno, nemmeno con Stella o la preside Faragonda, dal momento in cui era avvenuto. Sebbene non avesse stabilito se poteva fidarsi di lui o meno, il bisogno di dirlo ad alta voce era insopportabile. Riven rimase spiazzato da tale reazione, e desiderò abbracciarla, rassicurandola che si sarebbe risolto tutto per il meglio, però si trattenne. Inoltre, pensava che non si trattasse di una coincidenza il fatto che anche Musa stesse avendo dei flashback, di cui non ricordava la provenienza. – Quindi, perdonami se non rido.
La ragazza dai capelli blu smise di piangere, e fece ciò in cui era una campionessa: alzare i muri. Tuttavia, non sapeva che avrebbe riscontrato un valido avversario in Riven.
Entrambi si misero sulla difensiva, e questo atteggiamento sarebbe sempre stato uno dei principali problemi alla base della loro relazione. Necessitavano di confidarsi, ma, per qualche assurda ragione, non farlo risultava più semplice.
-Scusa, pensavo di conoscerti abbastanza da poter scherzare con te. – confessò, sincero. Tuttavia, Musa lo percepì come un affronto e provò risentimento. Lei sosteneva che nessuno la conoscesse sul serio, tranne suo nonno. Di conseguenza, non poteva accettare che lo Specialista la canzonasse su una tematica così importante e delicata.
-Questo è il problema: tu non mi conosci affatto. – la fata novella non voleva risultare cattiva, ma il tono utilizzato esprimeva il contrario. In parte, tale affermazione risultava vera, poiché Riven l’aveva incontrata da bambina, in una situazione non proprio favorevole, e molte cose erano cambiate da allora. Inoltre, la ragazza dai capelli blu non sarebbe stata lì a Magix, se lo Specialista non l’avesse aiutata a scappare anni prima. Dovevano giungere ad un compromesso, però non sarebbe stato facile. – Per cui, ti prego, d’ora in poi, comportati solo come una guardia del corpo, così non ci saranno ulteriori fraintendimenti.
Successivamente, si allontanò, poiché non avrebbe sopportato un’altra risposta pungente, per tornare alla festa e fingere di divertirsi. Riven non rimase dispiaciuto dalla suddetta comunicazione. Infondo, ne aveva sentite di peggio. Però, avrebbe fatto in modo che a pentirsi fosse lei.
 
Musa stava rientrando nell’arena, quando scorse tra gli alberi un’esile figura dalla chioma dorata, seduta ai piedi di un tronco, mentre stringeva tra le mani una scatolina a lei familiare.
Stella.
L’audacia mostrata nei confronti di Brandon, qualche istante prima, sembrava essere scomparsa. Infatti, la fata novella trovò la sua mentore in lacrime, che fissava il contenuto del recipiente con aria assorta.
Lei sapeva perfettamente cosa contenesse, e sperò che l’amica non ne avesse già abusato, altrimenti riportarla alla realtà, sarebbe stato uno spettacolo terribile.  
Nonostante Musa avesse appena discusso con Riven, doveva essere forte per entrambe, così fece un respiro profondo, si asciugò il residuo delle sue lacrime, e si avvicinò cauta alla fata del Sole e della Luna.
-Stella, cos’è successo? – chiese, per attirarne l’attenzione, dato che non l’aveva vista arrivare. Musa era consapevole che non ci fosse domanda più sbagliata, poiché glielo si leggeva in faccia, ma scelse di evitare un contatto fisico immediato, temendo la reazione adirata della stessa mattina. Le emozioni della principessa di Solaria erano ancora troppo volubili, per poterle prevedere. Difatti, rimase semplicemente lì, a contemplare un punto fisso. L’astinenza cominciava a colpire. – Dimmi che non hai usato ciò che penso.
No, Stella non si era ancora drogata. 
Aveva avuto con sé la scatolina contenente la polvere di fata per tutto il giorno, ma non ne aveva sentito il bisogno fino alla conversazione scambiata con Brandon. In un primo momento, aveva persino pensato che, rivolgergli tali parole, l’avrebbe fatta stare meglio, ma stava scoprendo a sue spese, quanto quell’ipotesi fosse sbagliata.
Lei provava una sensazione di vuoto all’interno del petto, che, prima o poi l’avrebbe inghiottita e cancellata per sempre. Aveva udito ciò che la ragazza dai capelli blu le aveva domandato, però anche parlare risultava arduo.
-Io sono sola, Musa. – evase la domanda, ammettendo ciò che per Stella rappresentava l’ovvietà. Tutti gli uomini della sua vita l’avevano abbandonata,  e non si poteva più tornare indietro. La fata novella, nell’ascoltare quelle parole, provò il desiderio viscerale di stringerla tra le braccia e rassicurarla, dicendole che ci sarebbe sempre stata lì, per lei. – Ho perso mio padre, il mio pianeta, Brandon. Hai la vaga idea di quanto abbia voglia di farmi in questo momento?
Certo, Musa non riusciva ad immaginarlo. Sebbene il suo passato fosse travagliato, per ciò che ne sapeva, non poteva competere con il presente di Stella. Spesso, tra la gente, la ragazza dai capelli blu si era sentita sola, ma accadeva perché non erano le persone giuste.
Quindi rimase in silenzio, poiché non aveva nulla da dire che potesse farla stare bene. Infondo, l’amicizia si basa su questo: insieme nel bene e nel male.
-Ho bisogno di un momento per dimenticare tutto. – proseguì supplichevole, dato che non riscontrava repliche dall’altra interlocutrice. Le sembrava l’unica soluzione plausibile, sebbene non comprendesse come mai non si fosse drogata prima dell’arrivo di Musa. Forse, era spaventata da ciò che l’aspettava dopo: le visioni, lo stordimento, la ripresa della conoscenza. Però, più di tutti, temeva i problemi, che non se ne sarebbero andati davvero. – Per favore, lasciami in pace. Non posso farlo se sei qui.
Musa si mise in ginocchio di fronte a lei, e le strinse calorosamente le mani. Finalmente, la fata del Sole e della Luna la guardò. Adesso era giunto il momento di parlare, e non avrebbe adoperato uno dei consigli contorti del nonno, bensì qualcosa che sentiva nel cuore.
-No, non lo farò. Io non ti lascio. – affermò convinta, fissandola dritta negli occhi. Tale azione, sottolineava quanto Musa tenesse alla ripresa della sua mentore. Nonostante si conoscessero da poco, c’era stata subito una connessione tra le due, che, col tempo, si sarebbe trasformata in un legame indissolubile. Tutto iniziava da qui, dalle seguenti parole pronunciate dalla fata novella. – Ora, tu hai bisogno di una persona a cui aggrapparti. Io sarò quella persona. Sarò la tua persona.  
Poi, Stella scoppiò in un pianto disperato, dovuto all’emozione e alla tristezza, e Musa l’abbracciò di conseguenza, sforzandosi di non commuoversi, sebbene fosse difficile. Tra le braccia della ragazza dai capelli blu, la fata del Sole e della Luna ebbe la certezza, che non si sarebbe mai più sentita sola.
Mai più.
Invece, succede a volte,
che una persona entra a far parte della tua vita,
e la stravolge completamente.
Ti spinge oltre i limiti,
 e ti fa notare cose,
 che prima non avresti mai immaginato.
Non possono essere definite “amiche”,
perché sono persone.
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Alfea, qualche ora dopo
Musa rientrò nella sua stanza a tarda notte, una volta che il party terminò definitivamente. Dopo essersi assicurata che Stella si addormentasse senza assumere stupefacenti, si diresse verso la Meringa, esausta.
Sì, avrebbe continuato a chiamarla così, nonostante non assomigliasse più ad una caramella.
Richiuse la porta alle spalle, e non vedeva l’ora di sdraiarsi sul letto e cadere tra le braccia di Morfeo. Tutto ciò sarebbe avvenuto nel giro di pochi minuti, se non le fosse caduto l’occhio su alcuni scatoloni inviatile dal nonno, che non aveva ancora aperto.
Tale decisione era dovuta dal fatto che temeva di scoprire qualcosa in più sul suo passato, il quale poteva rivelarsi peggiore di quanto immaginasse, e che non era preparata a conoscere.
Eppure, quella sera si sentiva ispirata, poiché, se la principessa di Solaria era stata in grado di rinunciare alla polvere di fata, lei doveva capire cosa ci fosse all’interno degli scatoloni.
Ne afferrò uno a caso, sul quale vi era scritto Melody, e si sedette sul letto.
Dentro, vi trovò gli oggetti più disparati: un vestitino da principessa, che doveva aver indossato in un’altra vita, degli spartiti, e un libro.
La copertina antica, sulla quale c’era il disegno di una chiave di violino, attirò la sua attenzione e decise di concedersi una sbirciatina. Sfogliando le pagine, notò con piacere che si trattava di incantesimi, e la calligrafia lineare corrispondeva a quella del nonno, quindi un sorrisone spuntò sul viso della ragazza dai capelli blu. Le mancava il vecchietto dalle frasi contorte, le mancava come l’aria.
Chissà, forse proprio nel passato che non ricordava, i suddetti oggetti appartenevano a lei, per tale motivo il nonno glieli aveva inviati. In realtà, la ragione non era importante, poiché la fecero sentire meno nostalgica di quanto già non fosse.
Tuttavia, mentre rimetteva a posto il libro, cadde un foglio ingiallito, che evidentemente non apparteneva al volume, e leggerne il contenuto, la sconvolse completamente.
Si trattava di una profezia, e Musa iniziò a sudare freddo, quando comprese che, forse, il suo destino era stato già scritto.
 
Andros, nello stesso momento
Il covo subacqueo dello stregone cominciava a non essere abbastanza per la sua grandezza, ma, prima di spostarsi, doveva tastare il terreno. Infatti, durante la visita alle prigioni di Andros, aveva mandato le Trix in spedizione.
Le tre streghe si erano intrufolate alla festa di Stella, sotto mentite spoglie, per osservare il nemico e carpirne le debolezze. Fu arduo assecondare i folli piani di Valtor, e non utilizzare i poteri contro le Winx, ma lo fecero comunque, poiché si fidavano di lui.
Infatti, sebbene all’inizio si annoiassero a morte, dato che dovevano fingersi fate, la situazione migliorò quando le coppiette presero a discutere tra di loro. Icy aveva assistito alla sfuriata di Aisha nei confronti di Bloom, ed era rimasta piacevolmente sorpresa, nello scoprire che quelle due avessero una storia. Non l’avrebbe mai immaginato.
Invece, Stormy aveva origliato la discussione tra Stella e Brandon, e rideva ancora al pensiero che una bambolina come la fata del Sole e della Luna potesse drogarsi. Infine, Darcy aveva scelto di spiare Riven, per via dei loro trascorsi irrisolti, e, di conseguenza, sapeva ciò che Musa gli aveva detto.
-Le abbiamo osservate, e ognuno di loro ha una debolezza. – prese la parola Darcy, poiché nemmeno le sue sorelle sembravano aver capito il piano dello stregone. Le Trix si trovavano in piedi di fronte al trono di pietra, sul quale era seduto Valtor. Lui sperava che si trasformasse in oro, un giorno. – Ma, qual è la debolezza di Musa?
Lo stregone ridacchiò divertito, come se gli avessero raccontato una barzelletta. L’ilarità fu provocata dal fatto che, non comprendeva come le Trix non vedessero la risposta, la quale era davanti ai loro occhi.
Valtor si alzò e iniziò a passeggiare nel nascondiglio, unendo le mani dietro la schiena, fino a fermarsi vicino allo specchio, che gli consentiva di avere una visione sul mondo esterno.
-Non capite? Lei considera Winx e Specialisti le sue persone. – disse, facendo comparire immagini della festa, che ritraevano il momento della sorpresa, l’esibizione di Musa, le diverse discussioni. Le tre streghe strizzarono gli occhi, ancora non comprendendo dove volesse andare a parare, ma desiderose di scoprirlo. – Ognuno di loro rappresenta una debolezza per Musa.
Le persone mentono,ingannano, feriscono.
Ma a loro sta bene così,
poiché non hanno una coscienza.
Eppure, questo non le rende meno persone di altre.
Alla fine della giornata,
ciò che ci rende degni di definirci tali,
è come vediamo noi stessi.
Io ero la principessa di Solaria,
ho perso mio padre e l’amore della mia vita.
Però sono una persona,
e questo mi basta.
 


Spazio dell'autrice.
Salve popolo di EFP!
E' passato troppo tempo dall'ultima volta, e mi dispiace moltissimo di ciò, ma, come avrete notato dalla lunghezza del capitolo, non è stato semplice finirlo. Comunque, prima della fine dell'anno, volevo assolutamente pubblicarlo, quindi eccolo!
Stavolta la dedica non c'è, però le persone coinvolte sanno che penso sempre a loro mentre scrivo. :3
Vi auguro di passare un felice anno nuovo (non odiatemi troppo per quello che è accaduto), e di trovare delle "persone" che vi fanno sentire degni di definirvi tali.
Un abbraccio,
-Ludos98
Ps. L'accenno di caratterizzazione al personaggio di Bloom è dovuto al fatto, che ho scritto quella scena la sera di Natale, e insomma siamo tutti più buoni!
Pps. Lo so che adesso siete tutti "LUDO, ESCI LA PROFEZIA!", ma c'era già un sacco di carne al fuoco e preferisco inserirla nel capitolo 4. #sorrynotsorry



 
       
  
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