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Autore: milly92    09/03/2009    5 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
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Il Desiderio Di Compleanno Avverato

Ciao a tutti!

Purtroppo oggi vado molto di fretta, devo finire di studiare letteratura greca per l’interrogazione di domani.

Grazie mille a coloro ch hanno recensito: Giulls (tesoro, davvero è uno dei tuoi preferiti? Sono commossa! Ti voglio tanto bene! ^^), giunigiu95 (scusa l’errore, è che i nomi originali sono altri e devo modificarli! ^^), vero15star (è stato un piacere chattare con te tesoro, e spero che questo “fatidico” cap sia di tuo gradimento! Ti voglio bene!), 95_angy_95 (ok, i lavori per la statua per Andrea sono già iniziati! xD), Angel Texas Ranger (eh si, la tua nometanea ha rimesso la testa a posto! E Ada è la ragazza di Francesco! ^^).

Vi lascio ad un cap moooolto dolce!

A venerdì

la vostra milly92.

Capitolo 49

Il Desiderio Di Compleanno Avverato

“Tante Deb a me, tante Deb a me! Tante Deb a me e Andrea a te!”.

La mattina del 7 agosto mi svegliai sobbalzando. La prima cosa che vidi fu un soffitto diverso da quello di casa mia e poi, a completare quel senso di smarrimento, trovai Andrea seduto sul mio letto, perfettamente vestito e pettinato.

Il mio contrario, ovvio, che avevo una piccolissima camicia da notte rosa e i lunghi capelli disordinati.

“Andrea,che ci fai qui?!” urlai, inveendo mentalmente contro le lenzuola del letto che non avevo a causa del caldo e che, di conseguenza, non potevano coprirmi, mentre lui terminava la sua improbabile canzoncina di auguri.

“Ed io che mi aspettavo gli auguri!” protestò, mettendo un finto broncio.

“Oh, si, è vero! Auguri!Buon compleanno!” dissi, strofinandomi gli occhi e avvicinandomi per dargli due baci sulle guance.

“Grazie” rispose mentre mi avvicinavo, prima di voltarsi di proposito e far si che lo baciassi sulle labbra invece che sulla guancia.

Aprii gli occhi per la sorpresa, ma continuò a trattenermi a sé e a baciarmi con un ritmo lento ma sempre più incalzante.

Mio malgrado mi  separai di botto,alzandomi e parandomi le mani davanti, con il fiatone, quasi come se avessi fatto una corsa chilometrica.

Cavoli, che bel risveglio….

“Andrea, calma” iniziai, con il cuore che batteva a mille. “So che abbiamo un appuntamento ma… Preferirei che le cose andassero lentamente, ci siamo rivisti dopo tanti anni e… Voglio passare un po’ di tempo con te prima di arrivare a certi comportamenti, anche se ovviamente…”.

“Ovviamente cosa?” domandò lui innocentemente, alzandosi dal letto e avvicinandosi, con quell’aria da bravo ragazzo che mi faceva impazzire.

“Ovviamente…” tentai di continuare, mentre il sole appena sorto gli illuminava il viso e gli rendeva gli occhi color miele. Miele che avrei tanto voluto assaggiare e riassaggiare per l’eternità.

“Ovviamente…?” domandò nuovamente, divertito, continuando ad avvicinarsi finchè non mi appiattii contro il muro e mi cinse la vita con le braccia.

“Ovviamente mandi in tilt dicendo una semplice parola come “Ovviamente”…” terminai sussurrando, sporgendomi verso di lui.

“E tu mi mandi in tilt solo sussurrando, siamo pari” sussurrò anche lui, accarezzandomi una guancia e continuando a scendere  con la mano fino alle spalle, facendo abbassare la bretella della camicia da notte e proseguendo verso i fianchi.

“Come dobbiamo fare?” domandai sorridendo maliziosamente per la prima volta, perdendo ogni brandello di lucidità.

“Io un’idea ce l’avrei” rispose.

“Dimmi, sono qui”.

“Lo so, e so anche che non te ne andrai…” terminò, annullando la distanza tra noi e baciandomi con foga.

In quel preciso istante mi sentii esplodere, presa da un’insana voglia di sentirmi stringere da lui e stringerlo a mia volta. Risposi, mentre le nostre lingue iniziavano una lotta che non ammetteva sconfitti…

Ci separammo dopo parecchi minuti, quando lui, non soddisfatto prese a baciarmi il collo, spingendomi verso il letto.

Avevo paura di star commettendo un grosso sbaglio, ma forse era per questo che desideravo essere lì con tutta me stessa.

Sentivo la pelle scottare ogni volta che i nostri corpi si scontravano , ma all’improvviso la porta bussò.

“Deb, sei sveglia?”.

Era la voce di Eliana; udendo ciò ci separammo di botto, e risposi: “Si, Eli, mi sto vestendo” con una voce che suonava innaturale.

“No, perché volevo dirti che io e Ross usciamo con Niko e Pierre, ci vediamo a pranzo, ok?”.

“Ah, ok, buon divertimento” dissi. Aspettammo il rumore della porta d’entrata che si chiudeva prima di guardarci.

“Andrea… Dovremmo darci un taglio” iniziai. “L’appuntamento è stasera, fino ad allora non dobbiamo vederci e… far si che ciò si ripeta, ok?” domandai, imponendolo più a me stessa che a lui.

Lui annuì. “Si, scusa, avevo perso il controllo ma… nemmeno tu hai fatto nulla per fermarmi” spiegò, guardandomi maliziosamente.

Gli buttai il cuscino in faccia, dicendo: “Scemo! E poi, che ci facevi qui?”.

“Sono entrato dalla finestra, volevo vederti dormire, ma poi non ce l’ho fatta più…” spiegò.

“Non devi più permetterti! Davvero, mi metti in soggezione…” gli imposi. “Ed ora torna a casa, su!”.

“Ok, ok! Ma, dimmi, perché vuoi andarci piano, nel senso che vuoi conoscermi meglio?” domandò.

“Perché voglio che sia una cosa speciale, ci tengo a te, e vorrei che fosse una cosa duratura” spiegai, con aria di semplicità. “Ora sono cresciuta, e non voglio commettere i vecchi errori”.

Andrea annuì. “Allora direi che ne vale la pena aspettare” constatò, avvicinandosi alla finestra. “Vale lo stesso per me, ma purtroppo non è colpa mia se perdo il controllo quando sei nelle vicinanze” ammise.

Ci sorridemmo, prima che mi decidessi a tirarlo per un braccio. “Puoi usare la porta di casa, scemo!”.

Quando uscì mi ritrovai a passeggiare da sola per la casa, quella casa che conoscevo da sole ventiquattro ore ma in cui avevo già vissuto momenti magici, ascoltando la radio. Proprio in quel momento mandarono una canzone di Britney Spears abbastanza vecchia, “Sometimes”,ma che poteva esattamente riassumere quello che provavo.

You tell me you're in love with me
That you can't take your pretty eyes away from me
It's not that I don't want to stay
But everytime you come too close I move away
I wanna believe in everything that you say
Cuz it sounds so good
But if you really want me, move it slow
There's things about me you just have to know


Sometimes I run
Sometimes I hide
Sometimes I'm scared of you
But all I really want is to hold you tight
Treat you right, be with you day and night
Baby all I need is time

I don't wanna be so shy, uh-uh
Everytime that I'm alone I wonder why
Hope that you will wait for me
You'll see that, you're the only one for me
I wanna believe in everything that you say
Ah cuz it sounds so good
But if you really want me, move it slow
There's things about me, you just have to know



Just hang around and you'll see
There's no where I'd rather be
If you love me, trust in me
The way that I trust in you


All I really want is to hold you tight
Be with you day and night

 

Tu mi dici di essere innamorato di me
come che non riesci a togliere il tuoi begli occhi via da me
Non è che non voglio rimanere
Ma ogni volta che ti avvicini troppo a me io mi allontano
Voglio credere in tutto quello che dici
Perché suona così bello
Ma se mi vuoi veramente, vacci piano
Ci sono delle cose di me che devi ancora sapere
A volte scappo
A volte mi nascondo
A volte ho paura di te
Ma tutto quello che voglio veramente è stringerti forte
Trattarti bene, stare con te giorno e notte
Baby tutto quello di cui ho bisogno è tempo!
Non voglio essere così timida
Tutte le volte che sono sola mi chiedo perché
Spero che mi aspetterai
Lo vedrai che sei l'unico per me
Voglio credere in tutto quello che dici
Ah perché suona così bello
Ma se mi vuoi veramente, vacci piano
Ci sono delle cose di me che devi ancora sapere
Rimanimi qui vicino a me e vedrai
Non c'è altro posto in cui preferirei essere
Se mi ami, fidati di me
Nel modo in cui io mi fido di te

 

La canticchiai allegramente dicendomi che allora non era pazza a voler aspettare un po’ visto che qualcun’altro aveva pensato ciò prima di me!

Continuavo a domandarmi cosa mi fosse preso; non avevo mai perso il controllo in quel modo.

Ma ho anche diciannove anni, ci sono ragazze che alla mia età sono già madri…

Arrossii, ripensando ad Andrea, a me, a noi, ai suoi baci, alle sue mani che fino a poco prima mi stavano accarezzando dolcemente… Dovevo andarci piano, non dovevo scottarmi.

Passai la giornata pensando, ogni volta che Eliana e Rossella mi chiedevano cosa stessi pensando mi limitavo a rispondere: “Niente, sono in ansia per stasera” e cambiavo stanza.

Eppure, che cavoli, avrei dovuto pensare all’università, a quali corsi frequentare…

Eliana e Rossella mi aiutarono a decidere cosa indossare; alla fine optai per un abitino bianco, perché a giudizio di Rossella “esaltava i miei occhi e i miei capelli”.

“Mi raccomando, fai il più tardi possibile e non fare la santarellina. Almeno in modo eccessivo” mi ammonì lei mentre uscivo di casa, sorridendo.

“Tranquilla” le risposi, facendo l’occhiolino e scendendo. Mi assicurai di avere il regalo, un braccialetto di oro bianco, nella borsetta e raggiunsi Andrea che mi aspettava fuori al palazzo, davanti alla sua auto.

Quando lo vidi trattenni il respiro, era bellissimo come sempre, anche se indossava dei semplici jeans e una camicia nera a mezze maniche.

“Ciao” disse.

“Ciao… E ancora auguri” dissi. Mi diede un lieve bacio sulla guancia e mi fece segno di salire in auto. “Scusa, ma prima cera un paparazzo poco distante”.

Accese la radio, come per riempire il nostro silenzio iniziale, e quando mise in moto disse: “Allora, non sei curiosa di sapere dove andremo?”.

“Si, ma voglio sembrare educata, almeno solo per un’ora” ironizzai.

“Tranquilla, farò finta di non aver sentito” stette al gioco. “E comunque non te lo dirò lo stesso dove andiamo!”.

Lo guardai, fingendomi offesa. “Va bene, ok…” iniziai, ma fui interrotta dalla suoneria del mio cellulare.

“Cavoli, è mamma…” lo informai.

“Rispondi,sono curioso! E salutamela” aggiunse.

“Si. Pronto, mamma?”.

“Debora! Come va?” mi domandò subito.

“Benissimo, mamma, benissimo! Ma te l’ho già detto oggi” le ricordai, visto che mi aveva chiamato tre ore prima.

“Si, lo so, è solo che mi sentivo sola…” disse.

“Mamma, anche tu mi manchi” qui Andrea mi guardò, ghignando, “Ma purtroppo è per il mio futuro, no?”.

“Si, hai ragione. Cosa fai, comunque?”.

“Sono in auto con Andrea, Eliana, Rossella e… Dante, andiamo un po’ in centro” mentii. “Ti saluta Andrea” aggiunsi.

“Bene, ricambia e divertiti. Ci sentiamo domani, ciao tesoro!”.

“Ciao mamma, ti voglio bene!” la salutai, staccando prima che potesse dire altro. Guardai Andrea, che continuava ad avere un sorriso stampato in faccia. “Ricambia i saluti”.

“Non andiamo in centro, comunque” sogghignò.

“Ho dovuto mentire visto che non lo sapevo” lo presi in giro.

“Si, ma resta il fatto che sei una figlia cattiva”.

“E’ solo colpa tua” lo rimbeccai.

Ci guardammo con i sopraccigli levati prima di scoppiare a ridere e iniziare a canticchiare la canzone che stavano dando in radio, “Il peso della felicità” di Massimo, che era uscita l’anno prima.

“Perché sono felice qui con te ma mi sento in colpa per chi non sa cosa sia la felicità, poi penso che nessuno pensava a me quando non la conoscevo e allora rido, e ti bacio e rido e sorrido e ti penso…”.

“Max è con noi” dissi.

“Si, pensa che è grazie a lui che ci siamo rincontrati” mi ricordò lui. “Gli devo un favore”.

Annuii, mentre una domanda mi attanagliava. “Quando hai saputo del battesimo hai mai sperato che fossi invitata?”.

“Si, anche se non avevo molte speranze dopo che non eri venuta alle nozze”.

“Io quando ti ho visto aprire la porta ci sono rimasta” rivelai. “Ma ci avevo sperato” aggiunsi.

La canzone terminò, e con essa anche il tragitto che Andrea aveva percorso: fermò l’auto, e mi fece cenno di scendere.

Intorno era ormai tutto buio, c’erano tanti bar illuminati e abbastanza passanti.

“Ora mi devi scusare, ma devo fare una cosa in stile “Tre metri sopra il cielo”, anche se ammetto di odiare tutte quelle scemenze” disse Andrea.

“Cioè?” domandai divertita. Quell’appuntamento, anche se non era ancora iniziato per davvero, mi incuriosiva, teneva sveglia in me la felicità che provavo in quei giorni.

Per tutta risposta lui estrasse dalla tasca una benda nera, facendo una smorfia.

“Wow, ahaha!” esclamai, scoppiando a ridere.

“Dai, su, che mi sento già in imbarazzo” si affrettò a dire, legandomela dietro la nuca e facendo si che non vedessi nulla.

“Ora però devo aggiungerci una cosa mia, altrimenti è troppo facile per te capire dove stiamo andando” dichiarò.

Annuii, e sentii un tuffo al cuore quando lo sentii sollevarmi da terra. D’istinto mi aggrappai a lui, e fu bellissimo sentire il suo respiro vicinissimo a me. “Ma così non vale, non posso vedere la tua espressione, puoi farmi qualche smorfia a tradimento”.

Lo sentii ridere prima di dire: “Solo quello? Potrei fare cose ben peggiori…”.

“Ah-ah, ad esempio?” lo schernii.

“Venderti a qualche banda di cinesi in cerca di organi, o abbandonarti dopo averti legata ad un lampione, per esempio” disse, con finto tono crudele, provocandomi uno stupido brivido di paura.

Dopotutto sono pur sempre con un venticinquenne che ho rincontrato da poco per le vie di Roma o qualche paesino lì vicino alle nove di sera…

“Idiota, taci o mi tolgo la benda!” lo rimproverai.

“Ok, ok, diciamo che il massimo che mi sentirei di fare è baciarti a tradimento, ma non ho intenzione di farlo visto che sono un gentiluomo e rispetto gli accordi” dichiarò con tono leggero, facendomi ridere. “Oh, ecco, siamo arrivati…”.

Intorno a me sentivo un inconfondibile rumore di onde…

Mentre ero ancora tra le sue braccia mi autorizzò a togliermi la benda. Eseguii, emozionata, e rimasi stupita ritrovandomi per davvero su una spiaggia. La luna piena si rifletteva sul mare, e poco distante c’era un tavolino con due sedie e un candelabro sopra che illuminava il tutto.

“Oh, ma è stupendo!” esclamai senza fiato, voltandomi e trovandomi vicinissimo al suo  sorriso.

Non disse nulla, ma mi strinse a sé, accarezzandomi i capelli, mentre io mi stringevo più intorno al suo collo. Entrambi avevamo il respiro corto, ci stringevamo senza un preciso motivo, ci sfioravamo, ma senza sorridere, come se solo in quel momento ci rendessimo conto di essere stati lontani per tre anni.

“Mi sei mancata da morire” confessò, mentre scendevo dalle sue braccia. “E anche se alla fine mi sono abituato, il tuo pensiero è sempre stato qui” aggiunse, prendendo la mia mano e conducendola vicino al suo cuore.

Annuii, sentendo le lacrime agli occhi, e lo abbracciai. “Non me lo dire, io… Io sono stata una stupida, non so come ho potuto ripensare a Niko alla finale, dopo tutto quello che c’era stato tra me e te! Spero mi perdonerai” rivelai, senza guardarlo negli occhi.

“Io non ce l’ho mai avuta con te” disse semplicemente, riacquistando il sorriso. “Ma ora, dai, andiamo, la cena ci aspetta”.

Mi accompagnò vicino al tavolino, spostò la sedia e mi fece accomodare. Suonò il campanello che c’era sul tavolo, e due camerieri comparirono da lontano, portando un carrello con sopra la cena e la torta e se ne andarono. Iniziammo a parlare, finalmente, del più e del meno, dei vari aneddoti vissuti in quei tre anni…

“E poi, non puoi immaginare che colpo mi è venuto all’esame! Il professore di geografia astronomica, alla fine del colloquio, dice: “Bene, signorina, sono d’accordo con la commissione nel metterle 35…” e stava già scrivendo quando domanda: “Lei è la signorina Braccio, giusto?”. Ci è voluto la mano di Dio per convincerlo che non ero io, stava per mettere il voto ad un’altra, che per di più non era ancora andata al colloquio”  dissi poco prima della torta.

“Ma dai! Non so come abbia fatto questo professore a non ricordarsi il tuo nome, se avessi un’alunna come te sarebbe la mia preferita…”.

“Lecchino!” lo rimproverai affettuosamente.

Fece finta di non avermi ascoltato, perché disse: “Invece io all’esame di stato mi inventai di sana pianta la parte di arte, era una materia che odiavo, e come professoressa c’era una di un’altra sezione, una tipa rimbambita, che alla fine, dopo che gli ho descritto la “Guernica” di Picasso, mi guarda compiaciuta e dice: “Bene, signor Romani, immagino abbia approfondito molto…”. Poi ovviamente alla fine fu lei a convincere la commissione a darmi 30” disse, ridendo.

Lo guardai scioccata, scuotendo il capo. “Che fortuna! Ma con quanto ti sei diplomato? .

“89/100” rispose. “Spero di essere degno di frequentare una ragazza che ha preso tre punti in più  a me…”.

“Forse no, ma diciamo che dopo questa bellissima sorpresa sono anche disposta ad interrompere il nostro accordo” concessi, imitando di nuovo lo sguardo malizioso che gli avevo rivolto quella mattina.

“Bellissima sorpresa?” domandò, guardandomi attentamente.

“Si, è sempre stato il mio sogno cenare a lume di candela su una spiaggia con il mio principe azzurro” rivelai. “Ma da quel che ho capito non ti importa del fatto che sono disposta ad interrompere il nostro accordo e che ti ho appena chiamato principe azzurro” aggiunsi, cercando di provocarlo un po’.

Andrea sorrise, scuotendo il capo. “No, certo che mi importa! Ma dopo la torta, voglio prima esprimere il desiderio” dichiarò, mettendo i piatti vuoti sul carrello e prendendo la torta con su un grande 25.

“Allora è arrivato il momento del regalo” annunciai mentre accendeva le candeline, prendendo la borsa e prendendo il pacchetto. “Buon compleanno”.

“Grazie… Ma il vero regalo che mi hai fatto è un altro” disse, dopo averlo aperto e aver indossato il braccialetto.

Lo guardai, aspettandomi qualche frase sdolcinata, ma con mia grande sorpresa lui estrasse dei fogli dalla tasca e li aprì.

“Cos’è?” domandai senza capire, avvicinandomi.

Andrea si schiarì la voce e iniziò a leggere. “Il breve periodo che passai con Andrea fu la parte più bella di tutta l’avventura a Music’s Planet.  Mi sentivo felice come non lo ero mai stata e sentivo di essere ricambiata al 100%. Finalmente dopo molte ricerche, sentivo di aver trovato quella che poteva essere la mia dolce metà, ma purtroppo a ricordarmi che ciò non era possibile, ci pensava la finale che incombeva sempre più rapidamente, accorciando sempre di più il filo del tempo che ci teneva uniti. Spesso pensavo a cosa sarebbe successo una volta usciti dal loft, e provavo una fitta allo stomaco pensando che di sicuro prima  poi l’avrei trovato fotografato su tutti i giornali al fianco di qualche ragazza famosa. Ma dovevo godermi ogni istante con lui. E così feci”.

Terminò di leggere, alzando lo sguardo e trovandomi meravigliata. “Tu hai letto il mio romanzo?” domandai. Non sapevo perché, ma mi sentivo un po’ imbarazzata nel sapere che lui aveva letto quelle pagine.

“Era nella pen drive che mi hai dato, l’ho aperto innocentemente e quando ho trovato quella parte mi sono sentito di nuovo lì nel loft, con te vicino, più piccola, più insicura … Ma al cosa più bella è stato leggere che a te dispiaceva davvero di vedermi al fianco di qualcun’altra, anche se alla fine siamo di nuovo qui, io e te, senza nessuno tra i piedi… Ora ci sono, anche se quei giorni sono lontani migliaia di chilometri”  affermò, riponendo il foglio in tasca.

“Si… Spegni le candeline, su!” lo incoraggiai. “Tanti auguri a te, tanti auguri  a te…” iniziai a cantare, battendo le mani.

Spense le candeline, poi si voltò a guardarmi, con un’espressione da bambino dipinta in volto.

“Esaudisci il mio desiderio?” domandò lentamente.

“Guarda che è anche il mio desiderio, dopo stasera ho capito che in certe occasioni il cervello non va ascoltato…” gli rammentai, sorridendo e avvicinandomi.

Prese il mio volto tra le sue mani e mi baciò dolcemente, con calma, come per ricordarmi che quella sera era tutta nostra, che non c’era nessuno a darci  fretta. Risposi con altrettanta calma, chiedendomi da quanto tempo era che desideravo un momento del genere, e non mi accorsi nemmeno di finire stesa sulla sabbia al suo fianco, dove restai finchè entrambi non ci addormentammo come dei bambini tra un bacio e l’altro.

“Per la prima volta il mio desiderio di compleanno si è avverato” mi annunciò parecchie ore dopo, quando mi svegliai e mi ritrovai con la testa sul suo petto, guardandolo un po’ stranita, mentre l’alba tingeva il cielo di rosa e arancione.

“Quale sarebbe precisamente?” gli domandai dopo averlo baciato per dargli il buongiorno.

“Quello di essere il tuo ragazzo, no?” mi ricordò, accarezzandomi i capelli.

Risi, prima di fingere una faccia smemorata. “Perché, io e te stiamo insieme?” feci.

“Si, da ben sette ore” mi ricordò, circondandomi la vita con le braccia e ribaciandomi a sua volta.

Restammo avvinghiati finchè il mio cellulare non prese a squillare, rivelando un sms di Eliana: “Deb dove sei?  Sei già uscita o non ti sei proprio ritirata? Rispondi, siamo preoccupate”.

Andrea lo lesse, e fece una faccia soddisfatta. “Permetti che chiamo io?” domandò, godendosela un mondo.

“Ma certo, mio prode cavaliere…”.

Inutile dire che finimmo di nuovo avvinghiati a fare i piccioncini, e Eliana l’avvertii solo un’ora dopo, mentre eravamo in macchina per ritornare  a casa.

 

Qualche Anticipazione:

“Spero che questo ritardo di almeno sette ore sia valso a qualcosa” sghignazzò Francesco.

________

“Cioè, hai diciannove anni e non hai mai… Oddio” fece Rossella.

________

“Certo che lo voglio, so che non me ne pentirò” decisi, ritornando a baciarlo e slacciandogli la camicia.

________

Per tutta risposta gli passò il giornale; Andrea indugiò un secondo prima di cacciare gli occhi fuori dalle orbite ed esibire un’espressione sconvolta.

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Dalla macchina uscì una ragazza dalla chioma bionda e luminosa, tutta arrabbiata. “Ma dico io, chi gliel’ha data la patente?” urlò, avvicinandosi.

 

  
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