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Autore: Layla    28/12/2015    1 recensioni
Leah è la dottoressa dei Pierce The Veil, ama Mike Fuentes da anni, ma proprio quando lei decide che è arrivato il momento di dichiararsi lui inizia una relazione con Alysha Nett.
Lei scappa e, ascoltando il consiglio dell'amico Jacky Vincent, diventa medico dei Falling In Reverse.
Ma la fuga non risolve nessuno dei suoi problemi e sarà chiaro quando le due band dovranno fare un tour insieme.
Leah dovrà fare i conti con i suoi sentimenti e decidere chi vuole veramente: Ronnie o Mike.
Asia è la merchgirl dei Falling in Reverse, da sempre innamorata di Jacky riesce a vivere con lui una notte di passione che porterà a delle conseguenze. Asia vuole scappare, riuscirà a capire che non è la cosa giusta?
Delilah è la nuova dottoressa dei Pierce The Veil. Stringe amicizia con Ronnie, ma quando le cose si faranno serie vorrà scappare. Riuscirà a non farlo e ad affrontare le sue paure?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Fuentes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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16)My heart is  yours

 
Leah p.o.v.

 
Cammino avanti e indietro da almeno un’ora.
Il sole cala lentamente all’orizzonte e ha iniziato a spirare una venticello fresco che mi fa rabbrividire, visto che indosso una maglia a mezze maniche con un teschio stampato sopra e una mini di pizzo.
Gli altri sono seduti sulle rocce che ci sono nel piazzale dove siamo accampati, duecento metri più in là c’è una piazzola dove c’è il pullman dei Pierce The Veil e Delilah mi sta tempestando di messaggi su whatsapp.
Io continuo a scriverle che non è successo niente e guardo la portiera. L’idea di far parlare Jacky e Asia in questo momento è stata mia. Ho pensato che trascinato dalla collera e dalla paura il chitarrista avrebbe finalmente trovato il coraggio per vuotare il sacco.
“Dite che ho fatto bene?”
Chiedo agli altri.
“Non ne ho idea.”
Mi risponde Ronnie.
“Ma è stata una bella pensata, magari con una sana incazzatura in circolo Jacky si dà una svegliata. Spero si svegli o domani mattina ci trovano ibernati.”
Io ridacchio imbarazzata e mi accendo una sigaretta.
“Te l’avevo detto che dovevamo prendere gli alcolici, Radke, quelli almeno scaldano.”
Borbotta Derek.
“Sto cercando di non esagerare e non siamo in Russia.”
Quindici minuti, innumerevoli messaggi di Delilah e di cazzate varie dopo la portiera del pullman si apre e Jacky e Asia escono mano nella mano, entrambi con un sorrisone.
A giudicare da quello lui le ha detto tutto e non ci sarà nessun aborto. Li guardiamo trepidanti.
“Beh.”
Prende la parola Vincent.
“Io e Asia stiamo insieme e lei ha deciso di portare avanti la gravidanza, la famiglia dei Falling In Reverse avrà un nuovo membro.”
L’annuncio viene accolto da urla di trionfo e ben presto la coppietta viene sommersa da abbracci, manate e altre manifestazioni fisiche.
Quando arriva il mio turno sfoggio il mio sorriso migliore.
“Sono felice che tutto si sia risolto per il meglio…Oh! Fatevi abbracciare!”
Li abbraccio tutti e due.
“Non ci sarà alcun aborto, quindi.”
“No, puoi disdire l’appuntamento.”
Io annuisco sorridendo.
“Venite dentro, vi facciamo vedere le radiografie.”
“Aspettate, vogliono venire anche i Pierce The Veil! Delilah mi ha tempestato di messaggi!”
Urlo io.
Gli altri entrano, io avviso la mia collega e mi fumo un’altra sigaretta, sollevata e felice della piega che hanno preso gli eventi.
Una decina di minuti spuntano i Pierce The Veil, Delilah, Sofia, Viviana e Liz.
“Oddio, sono così felice!”
Urla Liz, alzando le braccia verso il cielo.
“Li shippava come una ragazzina.”
Dice ridendo Viviana.
“E allora? Erano così carini!
Oh, ci fanno vedere le ecografie, vero?”
“Sì, entrate.”
Gli altri mi precedono, io entro per ultima e Mike mi si affianca, con disinvoltura passa il suo braccio sul fondo della mia schiena.
“Visto, pessima dottoressa?
Hai trovato l’idea giusta per farli chiarire, il che vuole dire che non sei così pessima come credi.”
Io sorrido timida.
Amo come sappia trovare sempre le parole giuste per tirarmi su, è un lato di lui che ho scoperto da poco, da quando abbiamo domito insieme per la precisione.
Prima che riuscissi a prendere sonno non ha fatto altro che dirmi parole di incoraggiamento, accarezzarmi e baciarmi.
È stata la prima volta che mi sono sentita davvero amata da qualcuno, un ragazzo in grado di accettare i miei scarsi pregi e i miei molti difetti. Mi ha fatto sentire bene, mi ha dato speranza per il futuro e una nuova fiducia nelle mie capacità.
“Grazie di esistere, Mike Fuentes.
Senza di te, non ce l’avrei fatta a sopravvivere a questa crisi.”
Lui mi sorride orgoglioso.
“Ne sono felice.
Ehi, ho pensato una cosa, verresti a cena con me domani?”
Io mi blocco un attimo.
“Non so cosa mettermi.”
“Eh?”
“Sì, vengo!”
La portiera si apre e Vic si affaccia.
“Volete venire o no a vedere l’ecografia della baguette?”
“Baguette?”
“Jaime.”
Urliamo poi insieme.
“Comunque, arriviamo! Volevo un po’ di privacy per invitare a cena la mia ragazza!”
“Timidone!”
Vic se la ride.
Noi entriamo, gli altri sono già affollati intorno al tavolinetto basso della zona relax.
“Dove eravate?”
“Mike voleva un po’ di privacy per invitare fuori la sua ragazza.”
Risponde divertito Vic, sollevando una selva di ululati e di risate.
“Timidone!”
Urla un Ronnie piegato in due dalle risate.
“Cosa c’è da ridere?
Fatemi vedere queste ecografie, piuttosto.”
Rispondo io con le guance tinte di un pallido rosa.
Asia non infierisce e ci passa le ecografie, entrambi guardiamo queste sottospecie di fotografie in bianco e nero in cui a malapena si distingue una figuretta umana in posizione fetale.
Se non avessi sentito il battito del suo cuore stenterei a credere che sia vero, pur essendo un medico.
Ah, il miracolo della vita!
“È bellissimo! È così piccolo, ma già distingui qualcosa.”
Commenta rapito Mike, indicando con le sue lunghe dita il contorno appena accennato della testa e dei piedini.
“Sì, è bellissimo.”
Gli faccio eco io sorridendo, pensando che in fondo è grazie a una delle mie idee brillanti che questa meraviglia potrà nascere. Forse metterò anche questo nel mio studio.
“Complimenti, Asia. Complimenti, Jacky.”
Mike sorride loro mentre gli porge le ecografie.
“Grazie, amico.”
Risponde incerto il chitarrista, io decido che è arrivato il momento di disdire l’appuntamento di Asia e chiamo l’ospedale. La donna all’accettazione sembra sollevata di sapere che la neomamma ha cambiato idea.
“Ok, ragazzi!”
Urlo non appena ho chiuso la chiamata.
“Ho disdetto l’appuntamento di Asia, festeggiamo?”
Annuiscono tutti e in un attimo tutti hanno della birra o del whisky in mano, pronti come solo sanno essere a fare festa. Vic mi porge una bottiglia di birra che accetto volentieri dopo tutta la tensione della giornata.
“Ad Asia, Jacky e alla loro meraviglia!”
Il tono di voce di Ronnie è alto per contrastare il casino, ma quando alza la sua bottiglia di birra tutti lo imitano.
“Ad Asia, Jacky e alla loro baguette!”
Rispondono come un solo uomo.
Beviamo tutti e io sento la tensione scivolare via.
È finito tutto nel migliore dei modi, ora devo solo pensare a come sopravvivere all’appuntamento di domani.
Non che sia sgradito, ma mi mette ansia.
E se Mike decidesse che non mi vuole e che non mi ama?

 

Questa notte dormo veramente male, quindi non mi sorprende ritrovarmi completamente sveglia alle cinque di mattina nel mio letto.
Dormono tutti, si sente solo il leggero russare di qualcuno, i suoni della prima mattina che ben conosco.
Mi alzo, mi faccio una doccia, mi asciugo e pettino i capelli, mi metto un vestito nero e poi vado in cucina. Accendo il mio pc e aggiorno il mio diario – se lo vendessi a qualche editore sarebbe un best seller di sicuro – e il mio mitico studio.
La rivista che me lo ha commissionato troverà delle belle sorprese leggendolo, si tratta una vasta gamma di problemi.
Alle sette ho finito di fare tutto e c’è ancora silenzio – segno che dormono tutti – io prendo una penna e lascio un biglietto in cui dico che vado a fare un giro a Portland.
Il piano è fare colazione in uno dei bar della città e poi fare un giro alla ricerca di un vestito per l’appuntamento di Mike.
Esco dal bus, rabbrividisco nel vento mattutino e alla prima edicola compro dei biglietti per un pullman che mi porti in centro.
L’edicolante me li vende anche se è chiaro che non ama particolarmente il mio look, mi chiede persino se sto bene o se non è il caso di fare qualche analisi.
Lo metto a disagio quando gli dico che sono un medico e che sto benissimo, fisicamente parlando. Venti minuti dopo scendo al capolinea del bus che porta in centro, mi guardo attorno e noto subito una piccola caffetteria italiana.
Italiana significa ottimo cappuccino, uno di quelli che ti tengono sveglia sul serio.
Entro e mi siedo su un tavolino appartato, ordino la colazione alla cameriera e controllo la guida della città e una mappa, per sapere dove cercare quello che mi serve.
“Ecco il tuo cappuccino e la tua brioche, hai bisogno di qualcosa?”
Mi chiede cordiale la cameriera, una bionda abbronzata.
“Un posto dove vendono roba goth.”
Lei corruccia un attimo le sopracciglia – qualcosa mi fa intuire che non veste niente neanche lontanamente goth – poi si illumina.
Mi indica un punto sulla cartina e mi spiega come raggiungerlo, dice che una sua amica a volte ci va quando vuole comprare i vestiti per Halloween.
“Grazie mille.”
Una volta che è tornata al bancone mi bevo il mio cappuccino – divino – e divoro la mia brioche: ho sempre una fame assurda quando non riesco a dormire.
Una volta finito pago il conto e torno a immergermi nel caos contenuto del centro, seguo le indicazioni della bionda e alla fine mi ritrovo davanti a un negozietto che vende solo abiti neri e con foggia ottocentesca.
Apro la porta e il suono purissimo di una campanella annuncia il mio arrivo, una commessa si fa subito avanti e guardo con approvazione il mio cappotto grigio stretto in vita e svasato in fondo, con le tasche rifinite in velluto nero.
“Posso aiutarti?”
Mi chiede gentile.
“Sì, ho bisogno di un vestito per andare a un appuntamento.”
Lei annuisce e me ne mostra diversi, tutti più o meno troppo appariscenti per il mio gusto. Solo dopo un po’vedo l’Abito.
È completamente nero e arriva appena sopra il ginocchio. Parte dal collo, che è decorato da un cameo bianco, scende con una serie di rouches di seta e pizzo, sotto cui si trovano due fiocchi di seta, il corpetto è fatto di seta ricoperta di pizzo, le maniche di seta con dei volants di pizzo sui bordi. La gonna scende larga e in tre punti il bordi di pizzo nero su seta rossa è come sollevato da fiocchi da cui pendono sottili catenelle, sotto il bordo si vede il bordo di un’altra gonna a pieghe di seta con un bordo di pizzo sottile e leggerissimo.
Lo provo e sembra fatto apposta per me, lo compro insieme a una borsa fatta di perline nere, con un piccolo cameo in centro. Un paio di calze nere e di scarpe a tacco alto e sarò perfetta. Ne ho giusto un paio con un tacco e zeppa altissimi e con dei lacci che salgono quasi alla schiava, saranno perfette per compensare la mia statura non esattamente da gigante.
Ho trovato tutto quello che cercavo, non potrei essere più soddisfatta.
Lo pago e prendo il pullman per tornare al tourbus, ignara del casino che si è scatenato.
Non appena apro la porta vengo travolta da una marea di gente, ossia i Falling in Reverse, i Pierce The Veil e le mie amiche. Urlano tutti come dannati e non ci capisco un cazzo.
“Zitti, cosa succede?”
Urlo esasperata.
“Pensavamo che te ne fossi andata.”
Mi risponde Vic, chiaramente sconvolto.
Io li guardo come se fossero ammattiti tutti all’improvviso.
“E perché avrei dovuto farlo?”
Chiedo confusa.
“Te ne sei andata senza avvisare nessuno.”
“Avevo scritto un biglietto e l’avevo attaccato al frigo, possibile che non l’abbia vito nessuno?”
Vado in cucina, lo stacco e lo mostro a tutti che guardano Mike.
“Lui ha controllato la cucina.”
“Scusate, non l’ho visto!”
Lui alza le braccia come a difendersi da un attacco.
“Hai scatenato la terza guerra mondiale per niente, sei peggio dell’ISIS.”
Commenta Ronnie con un tono tra il divertito e l’arrabbiato.
“Ormai è successo, andiamo a mangiare.”
E con questo chiudo l’argomento e mi metto ai fornelli, decidendo che un piatto di pasta è il modo migliore per placare gli animi.

 

Il pomeriggio passa in fretta.
Insieme ai ragazzi pulisco un po’ il pullman, poi mi chiudo in bagno e mi faccio una lunga doccia, mi raso e mi spalmo il corpo di creme di bellezza. Non le porto quasi mai in tour con me, ma questa volta – per fortuna – ho fatto un’eccezione.
Quando esco cinque paia di occhi maschili mi fulminano ostili.
“Mi stavo pisciando addosso, per fortuna sei uscita.”
Jacky supera con uno scatto i suoi amici e io mi rifugio nella zona delle ragazze, indosso un paio di calze a rete autoreggenti, il vestito che ho preso oggi e le scarpe con i lacci alla quasi schiava.
Lascio i capelli sciolti dopo averli pettinati a lungo e stirati con la piastra, vorrei andare in bagno per truccarmi, ma sento ancora dei tumulti in quella zona ed evito.
Mi trucco di nero gli occhi e metto un rossetto rosso scuro sulle labbra, la mia pelle sembra porcellana, questo è l’unico tratto ereditato dai miei antenati che mi piaccia.
Alle otto faccio la mia comparsa nella zona relax, Mike è già arrivato e sta parlando con i ragazzi, smette quando mi vede. Il suo silenzio mi mette a disagio e arrossisco lievemente, senza abbassare gli occhi.
“Sei l’unica che riesce a essere sexy anche vestita da bambolina di porcellana, stai benissimo, Leah.”
“Grazie mille, anche tu stai bene.”
No, è da stupro con quel cappellino, la felpa un po’larga, i pantaloni stretti, la barba non fatta, i capelli un po’ lunghi e il suo piercing con cui ama giocare.
Con grazia mi avvicino a lui e gli bacio la guancia ruvida in modo così leggero che non rimane nemmeno traccia, lo stesso lo sento fremere.
Lui mi prende per mano e sorride.
“Noi andremo. Adios.”
Usciamo dal bus e saliamo su una macchina.
“Dove andiamo?”
“Segreto.”
“Dai, Mike!”
“Nah, nah!”
Se la ride divertito.
Io mi imbroncio leggermente, ma decido di non dirgli più nulla, anche se sono curiosissima di sapere dove mi porterà.
Alla fine ci fermiamo fuori da un piccolo ristorante messicano nel centro di Portland, io lo guardo stupita.
“Qualcuno mi ha detto che sentivi la mancanza della cucina messicana e ho deciso di sfruttare questa informazione.”
Io sorrido, ha raccolto informazioni su di me e non è una cosa che fa con tutte le ragazze.
“Ci hai preso, non vedo l’ora di mangiare qualcosa di messicano.”
Lui mi prende per mano ed entriamo, la ragazza all’ingresso ci guarda stupita: un tizio che sembra un latinos di una qualche gang e una ragazza che sembra una bambola che cammina sono una coppia davvero strana.
“Ho prenotato un tavolo a nome Fuentes.”
“Sì, certo.”
Controlla il suo registro.
“Mi segua.”
Ci fa strada nel ristorante affollato e ci fa sedere su un tavolo che dà sul fiume Willamette, ci lascia i menù e poi scompare.
Chiacchieriamo amabilmente mentre guardo cosa offre la casa, mi piace stare con lui, mi sento in sintonia come non mi era mai successo con nessuno, nemmeno con Ronnie. Forse è stupido, ma sento come se lui fosse la mia anima gemella.
Ordiniamo delle mini empanadas e salsiccia e fagioli neri alla messicana, roba leggera insomma. Probabilmente stanotte sputerò fuoco come un drago grazie alla combinazione di peperoncino e fagioli.
“Perché hai scelto me invece di Alysha?”
Lui punta un dito sulla mia fronte.
“Tu hai questo, Leah, e io lo apprezzo. Davvero.
Ci sei sempre stata quando avevo bisogno di fare dei discorsi seri o ero preoccupato per Vic e io l’ho apprezzato tantissimo . E poi sei bella, davvero bella e con te rido.
Mi piace stare con una persona con cui posso fare l’idiota e che mi appoggia fino a fare l’idiota anche lei.
Smettila con le paranoie e goditi la serata.”
Mi stringe le mani tra le sue.
“Hai sempre le mani fredde.”
“Roba da aristocratiche, pare che si gelino con le prime mestruazioni e tornino calde con la menopausa. Così i principi possono stringerle e scaldarle.”
Io gli faccio l’occhiolino e lui ride.
“Ottima spiegazione.”
Mangiamo quello che abbiamo ordinato, è una bomba, ma è tutto buonissimo. Non mi ero resa conto di quanto mi mancasse la cucina messicana fino a stasera.
“Prendiamo un dolce?”
“No, pensavo di prendere un gelato in giro, c’è un posto che ti potrebbe piacere qui a Portland e ho intenzione di portatici.”
“Va bene.”
Ordiniamo il caffè e poi Mike paga per tutti e due, sono curiosissima, dove mi porterà?
Saliamo in macchina e lui – come prima –  non vuole dirmi nulla, io non mi irrito nemmeno più visto che so che ormai ha buon fiuto per quello che potrebbe piacermi o meno.
Parcheggia e poi mi porta davanti a una porta in puro stile cinese con tanto di leoni, io rimango sbalordita.
“Che posto è questo?”
Chiedo in tono ammirato.
“Questi sono i classical chinese garden di Portland, chiamati anche Lan SU Chinese Garden, sono i più grandi giardini cinesi al di fuori della Cina.”
Entriamo e sono subito catturata dalla magia di questo posto: ci sono ponti, laghetti e vegetazione in puro stile cinese illuminate da lanterne multicolori.
Lui mi prende per mano e seguiamo un sentiero che costeggia il laghetto più grande e arriviamo in una grande casa in stile cinese.
“Questa è una sala da the, ma d’estate vende anche gelati. Stasera è l’ultima sera.”
Compriamo un cono ciascuno, io menta e cioccolato, lui vaniglia e fragola e riprendiamo a passeggiare, attraversiamo un piccolo ponticello un legno. Io guardo ammirata lo spettacolo dei riflessi nell’acqua, mano nella mano con lui.
Questo posto è meraviglioso, romanticissimo e interessantissimo per me che un giorno voglio visitare Cina e Giappone.
Ogni tanto vedo una gigantesca carpa koi passare pigra sotto le ninfee e i fiori di loto.
“Wow, Mike è bellissimo.
Grazie, io… io sono senza parole.”
Lui sorride e mi porta su un altro ponte che ha una specie di terrazza proprio al centro, di forma ottagonale. Qui si ferma, mi guarda dritto negli occhi e mi prende per mano.
“Leah, io ti amo sul serio.
Questa volta voglio impegnarmi in una relazione seria, perché penso che tu sia la persona giusta, quindi… Vuoi essere la mia ragazza?”
Io mi porto la mano libera sulla bocca, in un gesto di educato stupore e poi lo abbraccio più stretto che posso.
“Certo che voglio essere la tua ragazza, Mike!
Ti amo, ti amo tantissimo.”
Sotto la luce della luna e tra quelle delle lanterne cinesi ci baciamo come se non ci fosse domani.
Lo amo e questo il miglior appuntamento della mia vita.
Non so cosa farei senza di lui ora come ora.
Sono felice che abbia deciso di rientrare nella mia vita e spero che decida di rimanerci il più a lungo possibile.

 

   
 
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