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Autore: Xebfwalrk    29/12/2015    0 recensioni
Un ladro, esseri immortali ed un Ondino viaggiano sulla terra ferma, chi per avventure chi per pura abitudine. Un'assassino in cerca di potere e supremazia tenta in tutti i modi di raggiungere il suo scopo. Ignoto è il fato di coloro che incontreranno. Lo scontro finale avverrà in uno spazio ristretto e con la morte della morte si avrà la sua conclusione.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La Vita porta con sé opportunità,
Sta a te coglierle con rapidità.
Si tratta pur sempre di frutti indifesi,
pronti per esser presi.
Con mani agili e sapienti,
Togliendole ai meno abbienti.

 
Dal diario dello stregone
 
 
Quel sorriso affascinante e ammaliante, così sexy da portare via il fiato. Nessuno poteva resistergli, i suoi denti illuminavano qualsiasi stanza in cui entrasse, un suo sguardo dorato risvegliava l'anima di chi incrociasse. Fu così che la conquistò, Argema si chiamava, era la ballerina più bella di tutte, le sue movenze sensuali catturavano l'attenzione di tutti i presenti, lui compreso.
Era distesa sul letto, il vestito che le copriva le spalle larghe e il mantello trasparente attaccato alle braccia lisce e sottili. La schiena leggermente inarcata a invitarlo a concludere la sua opera. Si guardò allo specchio: i capelli lunghi d’oro cadevano appassiti sul volto per la passione, l'addome tonico, le gambe sode e muscolose. Indossava solo un boxer erotico a rete fine che poco lasciava all'immaginazione, il membro barzotto pronto ad entrare in azione con la sua ultima conquista. Lo specchio gli restituì lo sguardo da furbetto. Seguì con l'indice la linea del suo petto perfettamente rasato fin giù al suo addome piatto e sensuale. In quella posizione i suoi fianchi sembravano chiamarlo. Le rimosse quel perizoma striminzito che lasciava in bella mostra quel sedere che era riuscito a farlo impazzire. La mise a nudo e le saltò sopra sentendola ridacchiare. I loro corpi duri si scontrarono contro la morbidezza del letto. Le prese i capelli mori e fluenti tra le mani, li tirò lievemente facendole sollevare il mento, il trucco giallo e ocra le era colato di poco per il sudore e le sue carezze passionali. La baciò con foga sul collo fino a raggiungere le sue labbra.
«Preparati alla tua unica serata di vera passione alla Monarca[1].» le sussurrò, con quella sua voce calda e sensuale, all'orecchio. Quelle parole la eccitarono a tal punto da non accorgersene quando la voltò di spalle e la penetrò da dietro facendole urlare il suo nome. Non soddisfatto le guardò viso, passionalmente arrossato e perso per il momento, la baciò lentamente sul ventre fino a salire al petto magro, leccò il capezzolo mentre si faceva largo tra le sue gambe. La prese ancora, baciandola e leccandola per tutta la notte.
Una nebbiolina sottile aveva appannato le finestre, erano distesi sul letto, nudi. Lui si alzò: sapeva che quell'avventura con la star della Monarca gli avrebbe sicuramente fatto saltare la copertura. Osservò ancora una volta il suo corpo efebico, le gambe lunghe e magre, le cosce toniche e allenate, il petto piatto glabro, si eccitò ancora a vederla nuda su quelle coperte bagnate del loro sudore e dei loro umori. Resisté alla tentazione a stento.
Quando si voltò, probabilmente svegliata dal rumore della zip dei suoi jeans, mostrò il suo sedere, quel sedere che faceva venir voglia di morderlo, di baciarlo, di portarlo via co sé. Cedette. Sbottonò ancora i pantaloni e si mise al suo fianco.
Sfiorò la linea del suo fianco sentendola ridere sommessamente, senza smettere di accarezzarla le baciò la natia sinistra, poi salì sul bacino, sul fianco fino al collo, lasciando una scia di baci bollenti. Quando arrivò alla guancia reclamò la sua bocca, lei si voltò: il trucco della sera prima era sparito perso sulle coperte, le sue vere sopracciglia castane fecero capolino più basse di mezzo centimetro, il naso sembrò più tozzo e il volto meno affilato. Tutte quelle piccole imperfezioni che aveva nascosto con il trucco comparvero. La fece voltare tra le sue braccia, i loro corpi aderivano alla perfezione lasciano a malapena lo spazio per la loro eccitazione. Le sfiorò una guancia, un accenno di barba cominciava a farsi largo sul suo volto. «Buongiorno» le disse.
«Buongiorno.»
Si muoveva lentamente, sensuale, come se fosse sempre sotto i riflettori del palcoscenico. Il movimento cominciò a farsi sempre meno fluido, impercettibilmente. Allora capì.
«Cosa stai cercando?» le domandò sfiorandole le labbra con un bacio sfuggente; le mise le mano sulla spalla, e scese lungo il braccio fino a raggiungere la mano. Stringeva qualcosa d’inaspettato. Si guardarono negli occhi.
«Cazzo, sei della DPI[2]!» le disse, con tono rassegnato, in faccia.
«Scopi bene tesoro» gli disse sfiorandolo con un bacio a sua volta «ma devo terminare la mia missione.» Si schiarì la voce «Gord Dampkins, sei in arresto per furto aggravato, latitanza e aggressioni a civili.» una forza inaspettata animò il corpo di quella ballerina da nightclub. Tentò di ammanettarlo.
Gord fu più rapido e sgusciò veloce dal letto, afferrò jeans e maglietta e scappò verso la porta, notò come l’intarsio a forma di farfalla sembrava sconsigliarli quella via di fuga. Stava per aprire, quanto sentì del trambusto. Non pensò, prese una sedia e la piantò sotto la maniglia in modo che non si aprisse.
«Fermo!» il poliziotto, nudo, gli puntava una pistola contro.
Non gli rimaneva che saltare.
Fece una finta a sinistra e si buttò a destra, sul letto, afferrò le manette e saltò come una rana sul poliziotto che non era più una ballerina. Quello cadde sotto il suo peso. Alla porta tonfi pesanti si fecero largo come rintocchi di una campana a morto.
«Lo so che scopo bene! La prossima volta ti farò il bis, amore mio.» Lo guardò negli occhi un momento «Il tuo culetto mi fa impazzire» lo schiaffeggiò volgarmente. «Alla prossima baby!» la baciò sulle labbra un'ultima volta mentre la ammanettava alla gamba del letto.
La porta stava cedendo, mise i pantaloni e le scarpe, avvoltolò attorno al pugno le vesti di scena della ballerina e spaccò il vetro della finestra, prese la maglia e saltò.
 
Le aveva dato appuntamento là, appena fuori da Ankioha. Erano le 22:47, come al solito era in ritardo, nonostante avesse deciso lui l'orario. Guardò il display dello smartphone 22:56. Fu tentata di chiamarlo. Si mise a cercare il contatto quando sentì un rumore.
«Alia…» ripeté un sussurro.
«Ibraheem, sei tu?»
«Vieni svelta!»
Lo raggiunse, si stavano inoltrando in un campo dove l'erba era ancora più alta.
«Rahim, dove mi stasi portando? Non si vede nulla!»
«Fa piano!»
Alia accese la torcia dello smartphone.
«Spegnila subito! Sennò rovinerai la sorpresa» la rimproverò con un sorriso.
«Devo ricordarti che io non brillo di luce propria?»
«Come sei noiosa!» Ibraheem prese la mano della sorella, da quel contatto scaturì una luce bianca brillante come di milioni si stelle.
«Grazie.» Prese il telefono e si specchiò, vizio dell’epoca moderna che aveva assimilato suo malgrado. I suoi occhi brillavano come la luce che l'aveva toccata.
Arrivarono in uno spiazzo aperto, una tovaglia era stesa a terra, cibo umano restituiva loro sguardi invitanti.
«Buon compleanno!» le gridò, illuminando la zona a giorno.
«Scemo!» lo guardò, erano almeno cinquant'anni che non si vedevano, ma non era cambiato di una virgola, vestiva sempre in giacca e camicia, i suoi capelli lunghi neri come la notte erano lisci e fluenti. I suoi occhi, bellissimi: blu cerchiati di stelle.
«Quanti quest'anno?»
«Non si chiedono gli anni a una signora!»
«Vuole dite che sono tanti!» Rise e urlò, solare come sempre.
Mentre festeggiavano, si accorsero di una presenza anomala. Come l'energia di un altro Jinn ma sbagliata, priva di quella forza della natura che li pervade, di quel sentimento privo di umanità, superiore.
«Hai sentito Rahim?»
«Sì, sembrerebbe come… come di un Ghul. Ma è strano…» non finì la frase. Un sibilo fulmineo li raggiunse, tardi. Qualcosa lo colpì alla schiena, trapassandolo da parte a parte. «Fa male…» rantolò tastando il corpo estraneo che gli usciva dal petto.
Alia fu svelta ed estrasse il pezzo di metallo dal corpo del fratello.
Messi in allerta dall'assalto fecero Tahul, tramutarono nella loro forma di Jinn.
Alia fu investita da una luce azzurra come il mare più cristallino, la sua pelle si fece pallida e i capelli divennero azzurri. Ibraheem esplose in un accecante marasma di stelle, la sua pelle bianca fu cosparsa di punti brillanti.
Quella figura si fece avanti. Era tetra e odorava di morte.
«Alia, ricorda un Jinn Ghul.»
«Non è un Jinn Ghul!»
Lo attaccarono. Ibraheem lo colpì con la sua luce, così abbagliante e dirompente, molto efficace contro un Ghul. L’uomo distese il braccio destro e fendette il flusso di luce trasformandolo polvere scura.
Alia si fece avanti, usò l'acqua che li circondava per congelarlo, questo sortì qualche effetto, ma con un tocco del suo braccio destro distrusse l'incanto facendo piovere neve scura.
«Come può farlo? Non è un Jinn!» Gridò la donna.
Fu rapido, Alia se lo vide davanti, gli occhi castani illuminati da una luce scura e tetra, allungò il suo braccio morto verso lei. Ibraheem lo colpì alla schiena, quel tanto da distrarlo. Lei vide che usava una magia diversa non l’energia Jinn, assorbiva la luce del fratello. Nessun Jinni piò assorbire il potere di un altro Jinn.
«Rahim, non colpirlo!»
All'udire le sue parole, il fratello cessò l'assalto, la creatura, né umana né Jinn, mormorò delle parole e toccò con il braccio sinistro la sua spalla. Alia cadde in ginocchio, il suo corpo era paralizzato.
Ibraheem le corse incontro. L'uomo gli fu davanti e lo colpì al petto. Lo prese per i capelli tirando con violenza, Ibraheem alzò il collo, l’altro glielo afferrò stringendo. Il ragazzo aprì la bocca in un urlo silenzioso. Una boccetta apparve nella mano morta dell'aggressore, ne versò il contenuto in gola allo sventurato e lo buttò a terra.
I poteri di Jinna di Ibraheem ebbero come un'accelerata, si contorceva da dolori inauditi, i suoi occhi erano più brillanti che mai; poi si fermò, a pochi centimetri da terra. Esalò il suo Respiro Jinna[3].
Alia voleva urlare, correre in soccorso del fratello, piangere, impedire che quel mostro dannato uccidesse la sua famiglia.
Quello osservò la luce bianca brillare a pochi centimetri dalle labbra di Ibraheem, come il mostro vorace che era, si cibò dell'essenza di Jinn Silat. Quando ebbe finito il corpo di Ibraheem esplose in polvere luccicante per il suo ultimo viaggio.
 
 
[1] Monarca: locale e bed and breakfast gay nella regione di Arancionia.
[2] DPI: Dipartimento protezione interna.
[3] Respiro Jinna: Anima di un Jinn, racchiude la sua essenza.
 
Questo racconto ha partecipato ai contest:
Fantasy creatures - Non siamo solo mostri.
Indetto da:
Pagina autore Grazianaarena
Pagina giudice Grazianaarena
L'inizio e la fine di ogni cosa [Original Fantasy & Fantasy!AU Contest]
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Pagina autore ManuFury
Pagina giudice ManuFury

 
Questa è un’opera di fantasia.
Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio.
Qualunque somiglianza con luoghi, fatti o persone reali, viventi o defunte, è del tutto casuale.
 
   
 
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