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Autore: Fiamma Drakon    09/03/2009    1 recensioni
Un alchimista... un demone devastatore... legati per la vita da una profezia annunziata secoli prima. Riuscirà Edward Elric ad impedirgli di stendere un velo di morte sul mondo?
Genere: Malinconico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5_Profezia Di nuovo in camera d’albergo, Edward e Alphonse si sedettero l’uno accanto all’altro. Erano decisi a scoprire di cosa parlasse la profezia.
Un silenzio carico di tensione chiaramente percepibile attorniava i due, come un’invisibile aura emanata da loro, come un’indistruttibile morsa d’acciaio.
Edward prese il foglietto dalla tasca e lo dispiegò lentamente. La grafia era niente meno che impeccabile. Il contenuto, più che un testo, pareva una poesia:

“Verrà il giorno in cui
la malvagia creatura tornerà
figlia di demoni
a portare la morte fra noi,
da un giovane dai capelli
di rifulgente oro fuggirà
ma legata ad esso resterà.
La vita d’uno
dall’altro dipenderà
finché la morte non arriverà
così crederanno.
Se la fulgida luce incompleta
nel cielo oscuro brillerà
il legame verrà spezzato
ed uccidersi potranno”

Edward indugiò con lo sguardo sull’undicesima riga. “Così crederanno”. Che cosa intendeva dire con quelle parole? Forse esisteva una remota possibilità che lui ed Elizabeth non fossero uniti per la vita?
Era fuori discussione. Aveva percepito il dolore fisico immediatamente dopo la separazione. Aveva sentito il sangue salirgli su per la gola e uscire ripetutamente dopo la separazione, quasi fosse stata aperta una ferita nel suo inconscio. La loro unione invisibile era qualcosa di innegabile, purtroppo.
Ma l’ultima frase della profezia sembrava trovare un’eccezione. Sembrava esserci un momento in cui quel legame che tanto a lungo il biondo aveva odiato sembrava spezzarsi temporaneamente. Quel legame che lo aveva reso infelice per quindici anni. Esisteva un momento in cui non era attivo?
“La fulgida luce incompleta”... che cosa significava? Quando avrebbe potuto verificarsi una simile circostanza?
Edward rilesse attentamente la profezia per cinque volte, quasi volesse impararla a memoria. In realtà, il biondo stava cercando di capire se dietro quelle parole ci fosse un significato intrinseco più profondo e meno criptico. Ma sembrava essere solo una semplice profezia. Tutto quello che riusciva a leggere era tutto ciò che c’era da capire. Prima di attaccare Elizabeth, Edward era certo che dovesse decifrare l’ultima frase. Ne andava della sua vita. Se c’era un modo, una minuscola speranza di sfuggire alla morte per mano dell’altra metà, Edward l’avrebbe accettata senza protestare.
- Fratellone... tu hai capito a cosa fa riferimento l’ultima frase? -
- No, Al... ma è mia intenzione scoprirlo... -
- Comunque quel che volevo farti notare era questo... -
Alphonse indicò la terza riga.
- “Figlia di demoni”...? - chiese serio Edward.
- Sì... da quel che ho capito, tu credevi che Elizabeth fosse qualcosa di... tuo. O meglio, un tuo errore. Ma dalla profezia non sembrerebbe... -
Il biondo rimase in silenzio, mentre nella sua mente prendeva forma un nuovo flusso di pensieri, diverso da quelli che seguivano le altre sue riflessioni, più intenso, nel quale ogni cosa sembrava prendere una piega diversa da quella reale.
- Quindi non è mia... non è un mio errore genetico. Elizabeth è figlia di demoni, non una creazione del mio inconscio. Ma se così fosse realmente, come la profezia lascerebbe supporre, allora perché ha preso forma nel mio corpo? Perché io sono stato coinvolto in questa faccenda per tutta una vita? Perché non qualcun altro... che ne so... il colonnello. O papà. O Winry. Perché proprio io? Che cosa ho io di tanto diverso e speciale affinché un demone venga ad abitare nel mio corpo? -
- Chi può saperlo? Forse le tue capacità ti hanno elevato ad un livello superiore a quello dei comuni esseri umani... - esclamò una vocina nella testa del biondo.
- Uhm? Ma chi sei? -
- Io? Oh, scusa... mi sono dimenticata di presentarmi... piacere. Io sono la tua coscienza -
- Coscienza? Perché, io ho una coscienza? -
- Naturalmente, carino. Tutti hanno una coscienza. Ma non mi sono fatta avanti per spiegarti queste cose -
- Ah, no? -
- No. Volevo dirti di Elizabeth. È stata legata qui dentro per quindici anni e ho avuto modo di conoscerne il temperamento, purtroppo... -
- Davvero? -
- Sì. E anche la ragione per cui ha scelto di vivere rinchiusa in te... -
- E perché? -
- Le tue doti. Hai dedizione, forza d’animo, coraggio e una conoscenza pressoché infinita dell’Alchimia. Puoi fare cose che agli altri alchimisti è precluso fare. E lei sapeva che, prendendo forma dal tuo corpo, avrebbe acquisito una parte delle tue conoscenze... -
Edward serrò i pugni, cercando di mantenere i nervi saldi. Alphonse, accortosi dell’improvviso scatto del fratello, si voltò verso di lui.
- Fratellone... che cos’hai? -
Ma Edward non lo stava ascoltando, perso com’era nelle proprie riflessioni. Elizabeth lo aveva sfruttato solo per essere più forte quando sarebbe uscita? Che trucco vile.
La rabbia gli divampò dentro con la forza di un incendio, occupando tutto lo spazio disponibile nel suo inconscio. Era furente, forse anche qualcosa di più. Sentiva montare dentro una rabbia incontrollabile, nonostante quella già esistente avesse occupato tutto lo spazio disponibile. Aumentava intensità di secondo in secondo. Presto non sarebbe più stato in grado di trattenerla. Davanti a lui, tutto sfumò, assumendo un’inquietante tonalità tendente al rosso. Ormai era totalmente in balia della furia devastatrice che cresceva rapidamente d’intensità. Poi, di colpo, tutta la rabbia svanì e un sorrisetto maligno gli si dipinse sul volto. Elizabeth si credeva davvero brava quanto lui? Ebbene, sarebbe stato tutto da vedere.
- Fratellone... tutto bene? -
- Al... noi troveremo Elizabeth. E quando l’avrò trovata, la ucciderò -
Ormai non era più questione di proteggere chi amava. Ormai non si trattava più di impedire che il mondo venisse distrutto. La guerra che aveva cercato in tutti i modi di evitare sarebbe stato lui a chiamarla. Perché ormai Elizabeth aveva passato il segno. Aveva versato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Perché nessuno poteva permettersi di usarlo.
Perché lui era l’Alchimista d’Acciaio.
   
 
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